00 – Discorso introduttivo

O.O.293 – Arte dell’educazione I° – Antropologia – 20.08.1919


 

Questa sera affronteremo insieme solo qualche aspetto preliminare.

La scuola Waldorf deve essere una vera impresa culturale volta a raggiungere un rinnovamento della nostra vita spirituale del presente.

In tutte le cose dobbiamo tener conto del cambiamento; l’intero movimento sociale ritorna infine alla sfera spirituale [l’intero movimento sociale è rimandato allo spirituale] e

la questione scolastica

è un segmento dell’enorme e scottante problema spirituale del presente.

 

La possibilità della scuola Waldorf deve essere sfruttata

per agire nel sistema scolastico in senso riformatore, rivoluzionario.

Il successo di quest’impresa culturale è affidato alle vostre mani.

Molto è affidato alle vostre mani affinché, proponendo un modello, si possa cooperare.

Tante cose dipendono dalla riuscita di quest’impresa.

 

La scuola Waldorf sarà una dimostrazione pratica della forza di penetrazione dell’orientamento antroposofico verso il mondo. Sarà una scuola unitaria nel senso che ci si preoccuperà di educare e di insegnare come l’essere umano, la natura umana nella sua interezza, richiede. Dobbiamo porre tutto al servizio di questo fine.

Avremo comunque la necessità di fare dei compromessi.

 

I compromessi sono necessari

perché non siamo ancora in grado di portare a compimento un’impresa realmente libera.

Scadenti mete d’insegnamento, scadenti mete finali vengono imposte dallo stato.

Queste mete sono le peggiori possibili, e ci s’illude che siano le migliori.

 

La politica, l’attività politica di oggi, considera l’uomo come costruito con uno stampo,

cerca di imprigionarlo in uno stampo, ben più di quel che avveniva un tempo.

Si considera l’uomo come un oggetto cui vanno tirati i fili,

e si ha la pretesa che questo sia il massimo progresso possibile.

 

L’istituzione scolastica è organizzata in modo inadeguato e con arroganza.

Un esempio e un assaggio di questo è il sistema scolastico della Russia bolscevica, una vera tomba per qualunque reale insegnamento. Andiamo incontro a una dura lotta; quest’impresa culturale va però realizzata.

 

Due forze contrapposte sono da armonizzare.

• Da una parte dobbiamo conoscere i nostri ideali,

• ma dobbiamo anche avere la flessibilità di adattarci a ciò che si discosta da questi ideali.

Armonizzare queste due forze sarà difficile per ciascuno di voi.

Sarà un obiettivo raggiungibile solo se ognuno si impegna con tutta la propria persona.

E lo si deve fare fin dall’inizio.

 

Così non renderemo la scuola irreggimentata, ma governabile, e la governeremo come una repubblica. In una vera repubblica di maestri non avremo dietro di noi i cuscinetti protettivi dei regolamenti promulgati da un preside, dovremo portarvi [portare in noi] ciò che offra le condizioni perché vi sia per ciascuno di noi la piena responsabilità di quanto abbiamo da compiere. Ognuno deve essere egli stesso del tutto responsabile.

Si potrà creare qualcosa che sostituisca la direzione di un preside, organizzando questi corsi di preparazione dove apprenderemo nel nostro lavoro ciò che rende la scuola un’unità. Durante il corso faremo nostro questo elemento unitario, se lavoreremo in modo davvero serio.

 

I contenuti del corso saranno i seguenti:

• prima di tutto un confronto continuo sulle questioni pedagogiche generali;

• in secondo luogo un’esposizione delle questioni particolari e di metodo sulle principali materie di insegnamento;

• la terza parte sarà costituita da una sorta di lavoro seminaristico riguardante i nostri compiti d’insegnamento.

Elaboreremo tali compiti e li metteremo in luce attraverso esercitazioni e discussioni.

 

Ogni giorno affronteremo al mattino gli aspetti più teorici; nel pomeriggio si svolgerà il lavoro seminaristico.

Inizieremo domani alle ore 9 con la pedagogia generale, avremo poi alle 10.30 l’insegnamento del metodo nelle sue peculiarità e nel pomeriggio dalle 15 alle 18 le esercitazioni seminaristiche.

Dobbiamo essere del tutto consapevoli che andrà compiuta in ogni senso una grande impresa culturale.

 

Non vogliamo far diventare la scuola Waldorf una scuola ideologica

nella quale i bambini vengano infarciti con ogni tipo di dogma antroposofico.

Non vogliamo insegnare alcuna dottrina dogmatica,

l’antroposofia non è una materia di insegnamento,

tendiamo però all’applicazione pratica dell’antroposofia.

Vogliamo trasporre ciò che può essere conquistato nell’ambito antroposofico in reale pratica di insegnamento.

 

Nell’applicazione pratica, l’antroposofia è molto più importante come contributo che può venirne all’indirizzo pedagogico generale e al metodo didattico quando passa nell’insegnamento concreto, che non per il contenuto dell’insegnamento stesso.

L’insegnamento religioso verrà impartito nelle comunità religiose. Faremo agire l’antroposofia solo nel metodo di insegnamento. A seconda della confessione, suddivideremo gli alunni fra i vari insegnanti di religione.

 

Questa è l’altra parte del compromesso.

Attraverso compromessi ragionevoli affrettiamo i tempi della nostra impresa culturale.

È necessario divenir consapevoli del grande compito.

Non dobbiamo essere semplici pedagoghi,

dovremo essere uomini di cultura nel grado più alto, nel senso più elevato del termine.

 

Dobbiamo avere vivi interessi per tutto ciò che si svolge nel nostro tempo,

altrimenti saremo cattivi maestri per questa scuola.

Non solo dovremo impegnarci per i nostri compiti particolari.

• Saremo buoni maestri soltanto se avremo vivo interesse per tutto ciò che avviene nel mondo.

Attraverso l’interesse per il mondo dobbiamo anzitutto conquistare

l’entusiasmo che ci serve per la scuola e per i compiti del nostro lavoro.

 

Sono quindi necessarie elasticità di spirito e dedizione al proprio compito.

Solo da esse potremo attingere ciò che oggi può essere raggiunto quando si diriga l’interesse

• prima di tutto alle enormi necessità del nostro tempo,

• in secondo luogo ai grandi compiti di oggi.

Sia le prime, sia i secondi sono molto più vasti di quanto si possa immaginare.