00 – Introduzione

Il gruppo scultoreo


 

«Si dovrà soltanto tener presente che proprio nella creazione di questo gruppo

viene preso in considerazione tutto l’impulso fondamentale del nostro Movimento.»

Rudolf Steiner1

«Questo gruppo scultoreo vuole rappresentare ciò che nel senso più intimo

e più profondo, dal nostro Movimento devono sentire le nostre anime. »

Rudolf Steiner2

«Non ho la pretesa che mi venga creduto in modo autoritativo

che sia la vera figura del Cristo, ma io la vedo così,

e rappresento dalla più profonda interiorità che questa è la figura del Cristo.»

Rudolf Steiner3

 

Ci furono poche cose nella vita di Rudolf Steiner con le quali Egli era unito così profondamente e con tutto il suo essere interiore come con la creazione e il compimento della scultura lignea del Rappresentante dell’umanità tra Lucifero e Arimane. Egli sperava anzitutto che questa sua forse più grande opera d’arte fosse collocata nel punto accuratamente preparato a Est, nel vano della cupola piccola del primo Goetheanum. Tuttavia, a causa dell’incendio nella notte di San Silvestro 1922/1923 mediante la mano sacrilega degli avversari, questa speranza fu vanificata.

 

Ciononostante non senza questo motivo centrale, che secondo Rudolf Steiner portava ad espressione l’essere esoterico di tutto l’edificio, il primo edificio salì nelle vastità del cosmo eterico, «in cui vive la saggezza universale pregna di Spirito».4 Infatti, con le forme e con i colori se ne andò anche la rappresentazione pittorica di questo motivo. All’edificio tuttavia, quando «se ne andò morendo»,5 mancava per così dire il suo cuore.

 

Ad esso Rudolf Steiner continuò a lavorare ogni volta, quando ne trovava il tempo tra i molti viaggi e altri enormi impegni. Durante i due anni 1923 e 1924, alla cui svolta ebbe luogo il più grande evento della Società Antroposofica e del Movimento Antroposofico – il Convegno di Natale -, e anche dopo la decisione di Rudolf Steiner di costruire il secondo Goetheanum, derivando da ciò la creazione del suo modello, egli continuò a scolpire la scultura lignea, soprattutto la sua figura centrale, diretto alla meta.

 

Due foto conservatesi di quel tempo documentano in modo eccezionale tale lavoro svolto da Rudolf Steiner maggiormente da solo. In esse vediamo il grande iniziato cristiano del nostro tempo scolpire l’immagine del suo Maestro celeste. Portare una immagine del Cristo sulla Terra fedele alla realtà e dare con ciò conforto e aiuto a tutti gli uomini che Lo cercano, apparteneva senza alcun dubbio ai compiti archetipici di Rudolf Steiner. E se consideriamo veramente con serietà il dato di fatto che il vero nome esoterico del Cristo è «Io Sono»6 e che porta in sé l’archetipo di ogni Io umano, allora possiamo comprendere che in realtà non può esserci nulla tra l’Io dell’uomo e l’Io Universale del Cristo.

Infatti, unicamente qui agisce la più alta intuizione morale dell’uomo, che diventa una comunione spirituale da Io a Io, nella quale l’Io dell’uomo cerca una copia dell’Io del Cristo e la accoglie in sé.7 Quanto con ciò può essere sperimentato nell’intuizione quale diretta presenza del Cristo nel proprio Io, Rudolf Steiner, attraverso la sfera dell’ispirazione, lo portò poi giù nella sfera dell’immaginazione per manifestarlo sulla Terra stessa, quale visibile immagine riflessa del Cristo, nel volto del Rappresentante dell’umanità.

La sorgente primordiale dalla quale venne creata questa figura del Cristo si trovava tuttavia nell’Io di Rudolf Steiner, nel suo Spirito stesso. «Così Rudolf Steiner vedeva questo volto del Cristo, egli disse, nel suo Spirito.»8 E soltanto da tale congiunzione intuitiva del suo proprio Io con l’essere del Cristo egli fu in grado di creare quest’opera d’arte.

 

In questo cammino, che dalle altezze dell’intuizione conduceva di ritorno sulla Terra per rendere accessibili a tutti gli uomini i frutti dell’indagine spirituale, l’ultimo passo che conduceva direttamente nel mondo sensibile era tuttavia quello più difficile. Infatti, il cammino dall’intuizione all’immaginazione viene compiuto ancora al di là della soglia del mondo spirituale. Nell’ultimo passo conclusivo tuttavia, questa soglia deve essere oltrepassata. Affinché qui non avvenga nemmeno una minima deformazione del contenuto indagato nello Spirito e si possa così insinuare nel mondo dei sensi, nella parola, nell’immagine, nel pensiero e nell’azione, è necessaria una forza spirituale del tutto particolare.

 

Rudolf Steiner, come nessun altro iniziato prima di lui, possedeva proprio questa forza come pure la necessaria facoltà di trasformare quanto contemplato nello Spirito.9 Così, con tutto ciò che indagava nel mondo spirituale su questi tre piani, l’intuizione, l’ispirazione e l’immaginazione, egli era in grado di realizzare anche molte attività pratiche sulla Terra. In questo modo ottennero la loro inaugurazione l’arte antroposofica, il primo e il secondo Goetheanum, l’Euritmia, la pedagogia, la medicina, e molte altre attività. Per tutte queste attività creative provenienti dallo Spirito, tuttavia, la creazione del gruppo scultoreo – e in esso soprattutto il volto del Rappresentante dell’umanità – si presenta come esempio dell’immensità creata da Rudolf Steiner nella breve vita di un uomo e messa a disposizione degli uomini e del mondo.

 

Oggi noi stiamo davanti a questa eccezionale e sino ad ora da nessuno superata, rappresentazione del Cristo nel gruppo scultoreo – anche se non potè essere ultimato. E sebbene Rudolf Steiner, anche durante la sua grave malattia, aveva cercato di portare a termine il lavoro alla figura centrale del gruppo, che per tale motivo fu eretto nel suo Atelier, dove egli pure viveva nell’ultimo periodo della sua vita, questo non gli riuscì.

Nonostante la sua crescente debolezza fisica e i molti impegni, ai quali durante la sua malattia doveva e voleva ancora attendere, l’aspirazione di completare la figura del Rappresentante dell’umanità non ha mai abbandonato l’anima di Rudolf Steiner. Accanto alla costruzione del secondo Goetheanum, quale centro del Movimento mondiale, nessun altro compito come questo stava a cuore a Rudolf Steiner.

Dopo la sua esperienza del Mistero del Cristo alla svolta dal XIX al XX secolo, che nella sua autobiografia La mia vita egli descrive come «l’essere stato spiritualmente dinanzi di Mistero del Golgota» (o.0.28, cap. XXVI), la rivelazione di esso a tutti gli uomini di buona volontà – non solo in forma di conoscenza, ma anche mediante l’arte, che lo rende accessibile alla diretta contemplazione – apparteneva alle più importanti mete della sua vita.

 

A tale riguardo si rimane profondamente colpiti, quando si viene a sapere che ancora nell’ultimissimo periodo della sua vita terrena, con ogni miglioramento delle condizioni corporee, Rudolf Steiner pensava di continuare il lavoro alla figura centrale del gruppo. Ancora meno di tre giorni prima della sua morte, quando il venerdì 27 marzo 1925 subentrò un piccolo miglioramento delle sue condizioni di salute, egli espresse subito «l’intenzione di alzarsi per lavorare al gruppo» (0.0. 260a, «Chronik» /«Cronaca»). Marie Steiner lo sapeva e più tardi ricordò che in quel giorno Rudolf Steiner «si sentiva meglio e voleva alzarsi per continuare il lavoro all’espressione del volto nella scultura» (ibidem). Ora non si trattava dell’intera figura del Rappresentante dell’umanità (verso il basso essa era appena plasmata), ma si trattava della cosa più importante, del volto.

 

Come già detto, durante tutto il tempo della sua malattia il plastico del Cristo si trovava nell’Atelier di Rudolf Steiner, che divenne anche il luogo in cui egli morì. Il plastico stava «a sinistra dei suoi piedi»,10 così che giorno e notte Rudolf Steiner potè guardare la figura del Cristo. E là rimase la scultura anche dopo che il 30 marzo 1925 il grande iniziato dell’Occidente aveva deposto definitivamente il suo involucro fisico, per dopodiché, nei mondi superiori, continuare ad agire tanto più intensamente per le mete universali del Cristo.

 

Così, quest’opera d’arte rimane unita inseparabilmente con il destino di Rudolf Steiner. E in tal senso per noi, quali suoi allievi, in questo gruppo scultoreo, che oggi è collocato in un vano particolarmente creato per esso nel secondo Goetheanum, si trova il testamento spirituale di Rudolf Steiner, che ammonisce ad essere fedeli e a persistere nell’assolvere i compiti per il futuro, lasciati all’umanità dal grande Maestro nell’alto incarico del Cristo.

 


 

Note:

1 – Conferenza del 21.10.1917, cit. in A. Fant, A. Klingborg, A. J. Wilkes, Die Holzplastik Rudolf Steiners in Dornach (La scultura lignea di Rudolf Steiner a Dornach), Dornach 2198 1.

2 – 0.0. 159, 15.5.1915.

3 – Conferenza del 28.2.1921, cit. in H. Raske, Das Farbenwort. Rudolf Steiners Malerei und Fensterkunst ìm ersten Goetheanum (La parola del colore. I dipinti e l’arte delle vetrate di Rudolf Steiner nel primo Goetheanum), Stoccarda 1983.

4 – 0.0. 233a, 22.4.1924.

5 – All’inizio dell’almo 1924 nell’articolo «Il Goetheanum nei suoi dieci anni», cap. VI, in cui si trattava di una possibile solenne inaugurazione del Goetheanum, Rudolf Steiner scrive: «Non si è giunti a questo. Il Goetheanum se ne è andato prima morendo» (0.0. 36).

6 – Nella Lezione esoterica del 27 maggio 1909 a Berlino Rudolf Steiner dice in merito: «Il vero unico nome del Cristo è ‘Io Sono’; chi non lo sa, non lo comprende e lo nomina diversamente, non sa assolutamente nulla di Lui. ‘Io Sono’ è il Suo unico nome» (0.0. 266-I)

7 – Vedi dettagli in S.O. Prokofieff, Possano udirlo gli uomini. Il Mistero del Convegno di Natale, vol. I, cap. 1, «La vita di Rudolf Steiner alla luce del Convegno di Natale», Widar Edizioni 2003.

8 – Albert Steffen, Begegnungen mit Rudolf Steiner (Incontri con Rudolf Steiner), cap. «Bildnis Rudolf Steiners» («Ritratto di Rudolf Steiner»), Dornach 1975; corsivi di A. Steffen.

9 – Nel XXII capitolo della sua autobiografia La mia vita (0.0. 28) Rudolf Steiner descrive come intorno all’età di 35 anni era giunto a usare per la prima volta tale forza particolare. In quel periodo nella sua «anima aveva avuto inizio un mutamento profondo». Da allora in modo crescente egli era in grado di congiungere interiormente l’uno con l’altro entrambi i mondi, quello al di qua e quello al di là della soglia. Mediante la sua esperienza del Cristo alla svolta del secolo (vedi ibidem cap. XXVI) questa forza spirituale conquistata venne poi compenetrata dall’Impulso-Cristo in modo tale, da rendere più tardi possibile la fondazione di tutti i coordinamenti pratici dell’Antroposofia dalla pura indagine spirituale.

10 – Albert Steffen, In Memoriam Rudolf Steiner, cap. Il, «Le ultime ore di Rudolf Steiner», Ed. Arcobaleno, Oriago (VE) 1988.