Introduzione: la vivente entità dell’anno e le sue principali festività

Il corso dell’anno come via di iniziazione – La festa di Michele


 

Così come il ciclo vitale dell’organismo umano comincia con un atto inspiratorio a cui segue un atto espiratorio, così anche il ciclo vitale della Terra in quanto essere vivente comincia con una grande inspirazione macrocosmica che va dal culmine dell’estate al solstizio d’inverno, a cui segue l’espirazione nella successiva metà dell’anno.1 Questo parallelismo fra micro e macrocosmo, fra l’uomo e la Terra, non si esaurisce nel campo dell’elemento vitale, ma si estende all’ambito più interiore della coscienza.

 

 

La polarità fondamentale dell’esistenza umana

è quella fra coscienza diurna di veglia e ‘coscienza di sonno’.

 

Durante la coscienza diurna l’io e il corpo astrale sono immersi nel corpo fisico e nel corpo eterico;

durante il sonno l’io e il corpo astrale agiscono sui corpi fisico ed eterico dall’esterno, dal macrocosmo.

Durante il sonno il microcosmo umano è sostanzialmente costituito solo dal corpo fisico e dal corpo eterico,

allo stesso modo di un vegetale.

Per questo Rudolf Steiner dice che allo sguardo chiaroveggente,

l’uomo addormentato è paragonabile a un prato estivo fiorito.

 

Qualcosa di simile riscontriamo nel macrocosmo.

Anche la Terra attraversa nel corso dell’anno i due stati di coscienza descritti:

• in inverno il massimo stato di veglia,

• in estate invece il sonno della Terra, il suo beato abbandonarsi alle vastità cosmiche.

L’anima e lo spirito della Terra si distaccano allora dal suo corpo fisico ed eterico

uscendo nel macrocosmo, nelle sfere dei mondi stellari.

 

Rudolf Steiner2 descrive questo processo in forma poetica:

 

Dorme l’anima della Terra

Nell’afa dell’estate:

Chiaro s’irradia

Il riflesso del Sole

Nello spazio esterno.

 

Veglia l’anima della Terra

Nel gelo dell’inverno:

Splende spiritualmente

Il vero sole

Nell’essere profondo.

 

Il lieto giorno estivo

È sonno per la Terra;

La sacra notte invernale

È per la Terra, giorno.

 

• Come Rudolf Steiner ha ripetutamente affermato,

il presupposto fondamentale della coscienza diurna è il pensare,

poiché solo in esso l’uomo si sperimenta in quanto essere pienamente desto.

• Nel sentire egli vive già in un mondo di sogno,

• mentre nel volere egli dorme profondamente, anche durante il giorno.

 

• Così il pensare è il ‘mezzo’ con il cui aiuto l’io perviene all’autocoscienza,

e solo attraverso di esso l’uomo diviene tale nel senso pieno del termine.

«Io sono»: tale esperienza è possibile solo attraverso il pensare.

 

Senza il pensare

l’io esiste solo come sostanza spirituale;

solo attraverso il congiungimento con il pensare

può diventare coscienza dell’io.

 

Solo il pensare permette all’uomo

di sperimentarsi in quanto essere individuale in sé conchiuso.

 

• Al pari dell’uomo, il microcosmo,

anche la Terra è dotata, in quanto organismo macrocosmico, di parti costitutive soprasensibili.

Essa possiede non solo un corpo eterico, ma anche un corpo astrale e un io.

• E così come durante la veglia la coscienza dell’uomo è ripiena dei suoi pensieri,

tramite i quali egli si sperimenta come entità-io,

allo stesso modo la Terra nella sua totalità, nel corso dell’autunno e dell’inverno

si colma dei grandi pensieri universali che fluiscono ad essa dal macrocosmo, dalle vastità stellari.

 

• Così in inverno la Terra riflette sulle proprie esperienze estive nelle vastità del cosmo

e acquista tramite questa riflessione, questa veglia, la propria coscienza di io-planetario.

La Terra in quanto essere macrocosmico sperimenta in dodici mesi,

durante i quali il Sole attraversa le dodici regioni stellari,

ciò che l’uomo in quanto microcosmo sperimenta nel ritmo delle ventiquattro ore.

 

Ma in ambedue i casi, il movimento apparente del Sole assume un significato particolare,

poiché è proprio tale movimento a collegare i due ritmi.

 

In quanto microcosmo, l’uomo è legato tramite la propria coscienza dell’io soprattutto al ritmo microcosmico del giorno. Il suo legame con il ritmo macrocosmico dell’anno è altrettanto profondo, anche se molto meno cosciente.

 

L’antroposofia aspira oggi a condurre l’umanità a una cosciente compartecipazione al macrocosmo.

Infatti essa è «una via di conoscenza, che vorrebbe portare

lo spirituale che è nell’uomo, allo spirituale che è nell’universo».3

•  La partecipazione al ritmo macrocosmico della Terra, che si esprime nel ciclo dell’anno,

può rappresentare un modo particolarmente armonico e naturale di cominciare questo nuovo cammino di conoscenza.

 

Nell’antichità, la congiunzione tra uomo e macrocosmo attraverso una simile partecipazione al corso dell’anno, era una necessità vitale per l’umanità, ancorché realizzata in gran parte inconsciamente, tanto che essa doveva venir guidata dalle sedi dei misteri.

Le quattro feste principali costituivano i momenti cardinali della vita spirituale della Terra, che trova la sua espressione esteriore nel mutare delle stagioni.

 

Guidato dalla saggezza dei misteri,

l’uomo si congiungeva attraverso i riti sacri con la sfera solare,

e attraverso di essa con il mondo stellare, il macrocosmo.

 

• Ma alla svolta dei tempi lo spirito solare, il Cristo, discese sulla Terrà e si unì ad essa tramite il mistero del Golgota,

divenendo il nuovo spirito della Terra e conferendo così nuovo significato alle quattro principali feste dell’anno,

cioè la grande croce dell’anno costituita dagli equinozi d’autunno e primavera e dai solstizi d’estate e d’inverno.

 

Infatti fino al Mistero del Golgota il significato di queste feste si trovava sul Sole,

e ciò conferiva ad esse piuttosto un carattere di profezia, di ciò che si sarebbe realizzato solo in avvenire.

▸«Il significato della Terra, prima del Mistero del Golgota, stava sul Sole. Dopo il mistero del Golgota

tale significato si è riunito alla Terra stessa. È questo che l’antroposofia vorrebbe donare all’umanità.»4

Queste parole possono anche essere riferite al significato delle festività dell’anno le quali, dopo il mistero del Golgota,

costituiscono l’espressione del grande mistero cosmico-terrestre del Cristo-Gesù e delle entità spirituali a Lui legate.

 

Alla svolta dei tempi, dalla sfera del Sole, dal grande regno del tempo,

il Cristo discese sulla Terra penetrando nella dimensione dello spazio.5

Con ciò egli ha introdotto l’impulso del tempo (il principio del sette)

nell’universo spaziale (il principio del dodici).

 

Di conseguenza

non solo ha metamorfosato le quattro antiche festività annuali

che ora, quali feste di San Michele, Natale, Pasqua e San Giovanni,

attingono la loro compiutezza dalla luce dell’impulso cristico,

ma ha aggiunto tre nuove feste: Epifania, Ascensione e Pentecoste,

cosicché questo sacro ‘settenario’, similmente alle sette stelle nella mano destra di Dio,6

risplende nelle tenebre dell’esistenza terrestre

diffondendo la sua luce entro lo spazio duodecemplice del ciclo annuale.7

 

La giusta comprensione della rivelazione solare del sette nel dodici

potrà consentire a queste festività di divenire i fari

sulla via che, attraverso il corso dell’anno, conduce l’uomo

a un’unione cosciente e libera con il macrocosmo.

 

Esse potranno così diventare i gradini di un’autentica iniziazione cristiana,

rivelatrice all’uomo del mistero centrale della Terra e guida all’esperienza diretta dell’entità del Cristo.

 

 


 

Note:

1      – O.O.223, 31.3.1923

2      – O.O.40

3      – O.O.26

4      – O.O.226. Discorso del 17.5.1923

5      – O.O.236, 4.6.1924

6      – Apocalisse, 4,5

7      – Parlando dell’immaginazione cosmica della grande «croce dell’anno», costituita dalle quattro feste principali, Rudolf Steiner comincia con l’immaginazione di S. Michele (cfi O.O.229). Dal seguito di questo libro risulterà chiaro che solo esaminando le feste in tale successione è possibile la coni prensione esoterica del corso dell’anno.