Introduzione – Relazione tenuta dopo il ritorno da Koberwitz

O.O. 327 – Impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura – 20.06.1924


 

Relazione tenuta a Dornach il 20 giugno 1924, di ritorno dal corso di Koberwitz

 

Sono appena di ritorno dal viaggio a Breslavia e Koberwitz; esso è stato utile soprattutto per uno scopo preciso, collegato alle mete generali dell’antroposofia. In primo luogo si tratta della circostanza che, come è noto, un certo numero di agricoltori inseriti nella Società Antroposofica aveva richiesto che venisse tenuto per loro un corso con particolare riguardo al campo agricolo, a cose concernenti E agricoltura. Vi sono affluiti particolarmente coloro che in seno alla nostra Società praticano l’agricoltura; avevano lo scopo seriamente inteso di ricevere spunti provenienti dall’indagine antroposofica in questo settore del lavoro umano.

Per un settore così legato alla pratica della vita, si tratta naturalmente di spunti per il lavoro pratico e non di teorie; si attendevano cioè di ricevere spunti assolutamente pratici.

 

Si è trattato di un’iniziativa in sé conchiusa e molto soddisfacente per i partecipanti perché essi, con i membri della Presidenza del Goetheanum: signora Steiner, dettame Vreede e dott. Wachsmuth, furono ospiti nel castello di Koberwitz del nostro caro amico conte Keyserlingk.

Si può proprio dire che vi fu un’accoglienza particolarmente sentita sotto l’aspetto antroposofico; non fu infatti cosa da poco quella di accogliere tutto il gruppo dei partecipanti in un luogo distante tre quarti d’ora di macchina da Breslavia, e non solo di farli sedere per ascoltare le conferenze, ma anche di ospitarli riccamente; il gruppo era di più di cento partecipanti e doveva essere rifocillato ogni giorno.

 

Provenienti da Breslavia, i partecipanti arrivavano a Koberwitz di solito circa alle undici della mattina, perché a Koberwitz non si poteva pernottare. Quindi cominciava la conferenza, che durava fino all’una. Poi la conferenza si trasformava In pranzo, durante il quale gli ospiti potevano usare quasi Finterò castello, e ciò che vi si trovava era molto interessante. Il pranzo durava fin verso le due, e poi veniva ad aggiungersi ancora una discussione su argomenti agricoli fino alle tre. Tutto questo si svolgeva a Koberwitz e durò dieci giorni.

 

Ci si può così render conto di quanto sia stata ricca l’accoglienza, e devo dire chiaro che non fu facile per la contessa e il conte Keyserlingk organizzare il corso; esso era stato promesso da lungo tempo, ma io ero stato sempre impedito di andare. Per convincermi ad andare, già dal convegno di Natale era stato qui a Dornach il nipote del conte Keyserlingk al quale, prima di partire da Koberwitz, era stato detto: “O mi porti la precisa promessa che questo corso sarà tenuto entro il prossimo semestre, o non tomi più a casa”. Con questa prospettiva il nipote, che del resto ha realizzato parecchie cose originali nel mondo, apparve qui e parlò con tanto calore che dovetti promettergli che il corso avrebbe avuto luogo al più presto.

Esso non potè ugualmente aver luogo tanto presto e si svolse quindi a Pentecoste, una Pentecoste veramente antroposofica.

 

Nella tenuta di Koberwitz e nei suoi dintorni c’è davvero qualcosa di speciale. Si tratta di un’azienda agricola di cinquemila ettari, una delle più grandi, nella quale si può vedere molto in fatto di agricoltura; effettivamente abbiamo anche visto molto, perché tutto ci fu mostrato con straordinaria affabilità.

Appena si arriva a Koberwitz si nota subito una cosa, quando ci si accinge al primo atto di lavarsi le mani: si nota che l’acqua del lavabo contiene del ferro. Il terreno di Koberwitz è ricco di ferro, e mi venne effettivamente l’idea che quel terreno potrebbe servire a molti usi, proprio grazie al suo ricco contenuto di ferro.

 

Avvertivo realmente dappertutto rincontro con il ferro, e per questo già dalla prima mattina, salutando i padroni di casa, dissi che a Koberwitz si è soprattutto colpiti dal fatto che tutto sa di ferro: ferreo era stato il nipote nella sua insistenza quando comparve qui a Natale, il terreno è tutto intriso di ferro, il luogo è dominato da qualcosa di energico e volitivo, tanto che non potei fare a meno di accennare alla ferrea contessa e al ferreo conte. Davvero c’era qualcosa di ferreo nel comportamento morale delle persone.

 

Per il corso di agricoltura si trattò di sviluppare in primo luogo le basi che reggono lo sviluppo nei diversi settori dell’agricoltura. Tali settori sono molto interessanti e sono anzitutto la crescita delle piante come tale, e poi l’allevamento del bestiame, la silvicoltura, l’orticoltura e così via; si giunge così al fattore più interessante di tutti, al segreto della concimazione che racchiude misteri importantissimi.

 

Di tutti questi argomenti furono sviluppati anzitutto i principi fondamentali e i diversi nessi che nei tempi che corrono risultano essere importanti; lo si creda o no, è infatti proprio l’agricoltura quella che, sotto l’influsso della concezione materialistica, si è allontanata al massimo dai principi razionali. Pochissimi sanno che nel corso degli ultimi decenni è avvenuto in agricoltura che tutti i prodotti di cui ci nutriamo stanno degenerando, e lo fanno con un ritmo velocissimo.

 

Nel periodo di passaggio dal kali yuga all’epoca della luce si osserva proprio che ora sta degenerando non soltanto lo sviluppo morale dell’umanità, ma anche l’operato dell’uomo nei riguardi della terra e di tutto quanto vive su di essa; tutto ha preso un carattere di rapida degenerazione, comprovata anche da diverse statistiche e dalle discussioni che si fanno per esempio nelle associazioni agricole; gli uomini si dichiarano però Invio tenti di fronte a questa situazione.

 

Così anche l’agricoltore materialista, se non è proprio del tutto ottuso e se riflette un poco sulle cose che avvengono giornalmente o almeno annualmente, è persino lui in grado di calmiere in quanti decenni i suoi prodotti avranno raggiunto un lindo di degenerazione tale da non essere più adatti al nutrimento umano già nel corso del secolo attuale.

 

Si tratta quindi di un problema che nella sua vera sostanza è per così dire problema terrestre e cosmico nello stesso tempo, e proprio nell’agricoltura si vede come sia necessario attingere dallo spirito forze oggi del tutto sconosciute, forze significative non solo per un miglioramento nell’agricoltura, ma soprattutto per la sopravvivenza fisica dell’uomo che pur deve vivere con quanto gli dà la terra.

 

Era quindi un argomento di primaria importanza, e furono esposti i principi per illustrare le condizioni secondo le quali piante e animali si sviluppano nei più vari modi, per spiegare come si debba concimare, come ci si possa liberare dalle erbacce e dai parassiti, come si possano combattere le malattie delle piante; in campo agricolo tali principi costituiscono oggi problemi evidentissimi.

 

Dopo aver esposto i principi suddetti, si passò a quel che è possibile fare per giungere a una riforma nella concimazione, nella lotta alle erbacce, ai parassiti animali e ai parassiti in genere, e nella lotta contro le malattie delle piante. Collegato con il corso e con i colloqui che giornalmente avevano luogo, si è così formato un “circolo”, come lo ha chiamato il conte Keyserlingk, che si propone di lavorare in stretto collegamento con la sezione di scienze naturali del Goetheanum, un “circolo” composto dagli agricoltori antroposofi che si erano là radunati; la sezione di scienze naturali del Goetheanum si assumerà così il compito di elaborare i principi fondamentali a seconda della costituzione geologica dei terreni, della composizione dei singoli terreni agrari, delle possibilità foraggiere e di concimazione, e delle altre circostanze che possano interessare, come per esempio la vicinanza di una foresta, le condizioni climatiche e così via. Una volta che questi dati siano stati fomiti dagli specialisti dei vari rami agricoli, spetterà al centro di Dornach l’elaborazione dei principi in base ai quali si dovranno fare gli ulteriori esperimenti, per verificare le indicazioni pratiche esposte nel corso e quel che si è aggiunto durante le discussioni; ognuno potrà così dire, anche se sembrerà strano dirlo, che si è provato e che la cosa va.

 

A questo scopo è necessario che ci sia il previsto circolo degli agricoltori e che esso lavori in stretta unione con la sezione di scienze naturali e con la dottoressa Vreede, perché sono anche necessari dati astronomici.

Naturalmente sarà interessata nel modo più vario anche tutta la Libera Università di scienza dello spirito, e particolarmente la sezione di medicina. Secondo le proposte elaborate durante il corso dai nostri amici, in particolare dal conte Keyserlingk e dal sig. Stegemann, contiamo che l’iniziativa possa assumere sul terreno della pratica un corso favorevole, più favorevole di quanto non sia avvenuto per altre iniziative che furono prese in passato, per altro con premesse non così aderenti alla realtà.

 

La condizione per il successo sta nel fatto che si è insistito severamente e ripetutamente affinché il contenuto del corso rimanga anzitutto proprietà spirituale del circolo degli agricoltori, degli agricoltori che lavorano nella pratica. Erano presenti al corso anche persone interessate all’agricoltura che però non potevano far parte del circolo degli agricoltori; ad esse è stato espressamente raccornandato di non comportarsi nella vecchia maniera antroposofica, di non sciorinare cioè tutto in giro, perché le cose possono conseguire il loro risultato pratico soltanto se tutto il contenuto del corso viene conservato in circoli specializzati e verificato dagli agricoltori. Molte cose richiedono quattro anni per essere verificate, e per questo tempo è necessario che le indicazioni pratiche che furono date non escano dal circolo al quale sono state affidate; non ha infatti alcun senso che si chiacchieri semplicemente di queste cose; esse sono state date per entrare nella pratica. Ci fa un torto vero e proprio chi in un modo qualsiasi parlerà in giro di ciò che ha udito in quella sede.

 

Questi sono i problemi che si riferiscono al corso di agricoltura, e io spero che sia stato fecondo.

A Breslavia si potè anche assistere a una rappresentazione di euritmia; essa ebbe luogo la domenica di Pentecoste, di mattina; la sala era molto affollata e la rappresentazione ottenne un vero successo.

 

Oltre a queste manifestazioni ce ne furono anche numerose altre. Specialmente di mattina i dibattiti sull’agricoltura duravano dalle undici e un quarto circa fino alle tre del pomeriggio; questo avveniva fuori città, a Koberwitz. Parlerò in seguito di che cosa si faceva nell’intervallo. Le altre manifestazioni si svolgevano invece a Breslavia, e ogni giornata veniva conclusa con una conferenza per i soci della Società Antroposofica; il tema principale era il problema del karma, che anche qui a Dornach è stato per settimane oggetto delle nostre trattazioni. Là esso fu riassunto in nove conferenze. Ne ho riferito succintamente nel “Notiziario” aggiunto a “Das Goetheanum” e uscito proprio oggi. Vi si trova anche una relazione su tutto il complesso delle manifestazioni di Breslavia. Vorrei in proposito sottolineare che dalle esperienze fatte ora in varie città, Praga, Berna, Parigi e ora Breslavia, posso dire che tutto quanto è fluito dal Convegno di Natale, la corrente esoterica che ora attraversa tutta la Società Antroposofica e ne è l’elemento nuovo, è adesso presente dopo la effettiva nuova fondazione della Società Antroposofica; è un elemento che prima in essa non esisteva, e potrei dire che ora viene dappertutto accolto nei cuori in modo non soltanto soddisfacente, ma molto intimo; risulta così fondata la speranza che ora, dopo che la Società Antroposofica ha trovato la propria spiritualità con il Convegno di Natale, la Presidenza esoterica di Dornach possa già lavorare con cosciente spiritualità, che si possa da ogni parte rilevare come la nostra corrente non solo si espanda verso l’esterno, ma come venga accolta nei cuori di chi vi ha aderito.

 

Lo si è potuto constatare con estrema evidenza durante le conferenze serali, le conferenze per i soci; la cordialità con la quale esse vennero accolte sia a Breslavia sia a Koberwitz si concretò invero organizzativamente in un modo legato allo spirito; vi era infatti una profonda comprensione antroposofica, una comprensione che si è trasformata e tradotta anche in fatti materiali. Voglio accennare che l’ultima sera, il lunedì, al posto della conferenza vi fu come conclusione di tutto il lavoro un incontro amichevole, una serata allegra. Erano convenuti da lontano numerosi soci; da tempo i soci delle regioni di lingua tedesca non avevano visto qualcosa di simile; erano convenuti dalla Germania meridionale e occidentale, e dalle altre regioni circonvicine; si videro così grandi sale piene di soci. In questo amichevole incontro dell’ultima sera, anche se la maggioranza degli amici aveva già dovuto ripartire domenica, ne rimasero ugualmente circa trecentosettanta, e a tutti fu gentilmente offerta la cena a Breslavia dalla casa Keyserlingk.

 

In un locale di Breslavia fu portato quanto necessario per la cena di 370 antroposofi e, come potei notare quella sera, tutti avevano un appetito straordinario, un appetito che viene quando si ammirano dei quadri, perché non si è mai tanto affamati come dopo la visita a una pinacoteca; lo stesso sembra avvenga anche dopo conferenze antroposofiche. Gli effetti delle diverse giornate si erano forse accumulati. Il più bello fu però che, malgrado i trecentosettanta antroposofi con tanto appetito, avanzarono ancora molte cose.

Le conferenze serali concludevano dunque le giornate in modo che ogni giorno era delimitato dal corso di agricoltura e dalle riunioni antroposofiche.

In mezzo vi era un corso di arte della parola tenuto dalla signora Steiner. Vi furono anche due riunioni del gruppo giovanili di Breslavia c due conferenze di classe. L’ultima domenica si Munse ancora dell’altro: venne il sig. Kugelmann con la sua Compagnia teatrale che aveva messo in scena nuove rappresentazioni sulla base del corso sull’arte della parola tenuto due anni fa qui al Goetheanum; ci presentarono la Ifigenia, devo dire con un risultato assai promettente per quanto riguarda le prospettive derivanti dal corso sull’arte della parola.

 

L’attività fu davvero molto intensa; fu inoltre possibile presentare diverse cose a soci che da molto tempo non avevano avuto modo di partecipare a manifestazioni antroposofiche.

Negli intervalli vi erano poi le visite alla tenuta dove si poteva guardare quello che vi era da vedere, e naturalmente si rilevava anche ciò che nell’Europa di oggi si manifesta così chiaramente nella condizione catastrofica dell’economia. Mi riferisco alla vita economica in generale. La tenuta di Koberwitz è condotta in maniera esemplare, e l’agricoltura deve naturalmente venire in primo piano, ma le condizioni economiche sono veramente spaventose in Germania. In conclusione alla sera del lunedì, verso le undici, le manifestazioni erano finite.

 

Martedì potei quindi risalire verso Jena-Lauenstein, dove un certo numero di nostri giovani amici stanno fondando con la signorina lise Knauer un istituto di pedagogia curativa, non solo per bambini ritardati, ma anche per bimbi fisicamente tarati; questi vengono rieducati e portati avanti fin dove è possibile. L’istituto è ancora in via di fondazione, ma mi fu possibile in qualche modo inaugurarlo e vedere i primi bambini che vi saranno accolti. A Lauenstein, vicino a Jena, si è per così dire avviata questa nuova iniziativa.

 

In seguito sono arrivato qui passando da Stoccarda. A parte il resto, ciò che a Stoccarda oggi preoccupa molto è che nella Scuola Waldorf, che sul piano pedagogico-didattico e spirituale sta facendo tanti progressi, la situazione economica è veramente penosa. Si pensi che per esempio stamane ho dovuto riorganizzare la quinta classe in modo che da due ne sono risultate tre; abbiamo così ora una quinta A, una quinta B e una quinta C. Anche la sesta classe ha dovuto esser divisa in tre. La maggior parte delle classi ha due sezioni, perfino le classi superiori. Abbiamo più di ottocento scolari, e l’iniziativa va magnificamente sotto il profilo didattico e pedagogico, e anche sotto quello spirituale; ma la situazione economica è veramente penosa, sconsolatamente penosa.

 

Si pensi che per esempio, nelle settimane precedenti il Natale, avevamo nella Scuola Waldorf un preventivo mensile di spesa di circa 6.000/8.000 marchi, e che oggi esso è salito a 25.000/27.000 marchi a causa del vertiginoso aumento dei prezzi dei generi alimentari in Germania. Naturalmente sono fatti spaventosi, e stavamo recentemente di fronte alla situazione finanziaria di chi, su quei 25.000/27.000 marchi necessari, rimane in passivo di 15.000/17.000; dobbiamo cioè fare il conto con un passivo mensile di 15.000/17.000 marchi-oro.

Simili angosciose condizioni pesano assai sull’anima, quando si è radunato un corpo insegnante di oltre quaranta componenti e una scolaresca di ottocento alunni. Con le attuali prospettive economiche, specialmente tedesche, è veramente difficile portare avanti l’impresa.

 

Grazie alla generosità di amici antroposofi è stato possibile coprire in parte il deficit mensile per i prossimi quattro o cinque mesi, con un apporto di circa 10.000 marchi mensili per gli ultimi mesi; restano così scoperti solo i rimanenti 6.000/7.000 marchi mensili. Potrebbero anche venir trovati, se non fosse che proprio nella Società Antroposofica, quando si tratta di cose pratiche, molti si comportano in modo non pratico.

 

Come ho affermato in una recente riunione della Associazione della Scuola Waldorf (e spero che la mia affermazione abbia una vasta eco, perché sono molto più importanti queste cose di quelle spesso messe in giro dagli antroposofi), basta pensare che vi sono in Germania per lo meno diecimila antroposofi, e che se ogni settimana si facesse dappertutto una piccola raccolta di solo mezzo marco, si disporrebbe settimanalmente di 5.000 marchi. La raccolta in sé è molto facile, basterebbe farla effettivamente. Ho affermato allora che nella nostra Società Antroposofica le istituzioni sono fondate su basi tanto deboli che chi realmente desidera offrire il proprio denaro (e lo dico per esperienza) non sa proprio in quale maniera darlo. È pur sempre difficile sopportare una simile condizione della Scuola Waldorf, e in questa occasione cito volentieri l’esempio di come la generosità di amici svizzeri sia stata invece recentemente capace di raccogliere una somma mensile non indifferente, una somma mensile proprio considerevole, ricorrendo in parte a donazioni dirette e in parte creando dei “padrini” per i bambini; “padrino” è chi paga la retta di 25 marchi circa al mese per accogliere un bambino nella Scuola Waldorf. La situazione economica della Scuola Waldorf resta comunque molto preoccupante per il futuro.

 

Se si trovassero ancora 250 o 300 “padrini”, se i contributi dei soci fluissero meglio nelle casse della Società, se si facessero collette, le cose cambierebbero. Naturalmente dobbiamo anche riconoscere che oggi in Germania vi è un’indescrivibile scarsezza di denaro, non perché manchino i valori, ma perché manca il denaro, perché è impossibile la sua circolazione. Nell’Europa centrale la situazione economica è davvero brutta.

 

Con questo ho finito la relazione che volevo fare. Tutto ciò mostra come ogni iniziativa che venga presa su base antroposofica, partendo dal movimento antroposofico stesso, mostri oggi una grande forza. L’aspetto complessivo assunto dalla Scuola Waldorf mostra come l’antroposofia contenga in sé una grande Forza, come appare anche da varie altre forme.

 

Oggi si avverte un vero bisogno di avere ciò che l’antroposofia è in grado di dare. Per esempio era stato indetto un corso di dizione, un corso per l’arte della parola, da svolgere in poche ore perché non si poteva trovare il tempo per dare di più, e si sono prenotate mi pare centosessanta persone o giù di li. Naturalmente in cinque ore non si poteva tenere un corso sull’arte della parola, e lo si è quindi organizzato in modo che solo le trenta persone sedute nelle prime fde ebbero veramente le lezioni pratiche, mentre le altre dovettero rassegnarsi e stare soltanto a sentire. Si può quindi dire che il bisogno di queste cose è profondamente sentito. Sarebbe sufficiente essere in grado di mobilitare le forze presenti per progredire davvero nel lavoro antroposofico.

 

È un fatto che il corso di agricoltura realizzato a Breslavia ha la sua origine nell’iniziativa del ferreo conte e della ferrea contessa Keyserlingk, come pure del nostro vecchio amico che opera quasi da quando esiste il movimento antroposofico: il direttore didattico Bartsch. Già da giovane era diventato antroposofo, ora è pensionato, e si sente ancora tanto giovanile rispetto agli altri da chiamarmi padre nelle parole introduttive di saluto pronunciate la prima sera delle riunioni; ma forse se ne è pentito per tutti i dieci giorni successivi.

 

Ecco la relazione di quelle manifestazioni; essa dovrebbe interessare perché forse, partendo dall’antroposofia, si arriverà in un preciso settore a entrare direttamente nella vita concreta. Si vede come in campo antroposofico si possa operare in pari tempo da due direzioni: da quella più altamente spirituale e da quella più pratica; e si opera in senso giusto soltanto quando l’una r l’altra si intrecciano in piena armonia.

 

Le manchevolezze che nell’operare antroposofico posso insorgere con grande facilità nascono proprio perché da un lato quel che è spirituale non trova il passaggio alla vita reale rimane una specie di teoria, una specie di fede nelle parole (neppure una fede nei pensieri, ma una fede nelle parole), mentre dall’altro non si riesce a far capire giustamente che nella diretta azione pratica può in realtà penetrare lo spirito.

 

Si pensi soltanto che oggi nessuno sa che cosa significhi concimare. In proposito si seguono certe tradizioni di origine antica, ma nessuno è in grado di realizzare una vera comprensione dell’essenza della concimazione. In sostanza nessuno, eccettuato chi può attingere allo spirito, sa che cosa significhi in realtà il concime per la terra, perché sia indispensabile e necessario per certe regioni, e come esso sia da trattare. Per esempio nessuno sa oggi che tutti i concimi minerali sono responsabili della degenerazione di cui ho parlato, e che essi contribuiscono più di ogni cosa proprio al peggioramento dei prodotti della terra. Oggi tutti fanno questo semplice ragionamento: la pianta crescendo assorbe una certa quantità di azoto, ed è assolutamente indifferente l’origine dell’azoto impiegato, o sapere come è stato preparato. Invece non è indifferente. Si tratta proprio di distinguere fra azoto e azoto, tra quello che si trova nell’aria mescolato all’ossigeno, cioè un azoto morto, e un altro tipo di azoto; la differenza è grande. Non si negherà che vi è una differenza fra un uomo vivo che cammina e un cadavere, un cadavere umano. L’uno è morto, l’altro è vivente e animato.

 

Lo stesso avviene per le altre sostanze; esiste un azoto morto, ed è quello che si trova nell’atmosfera che ci circonda; in essa l’azoto si trova mescolato con l’ossigeno e svolge una funzione per tutto il nostro processo di respirazione e per tutto il processo di unione vivente con l’aria. Questo azoto deve di necessità essere privo di vita per il semplice motivo che se fossimo costretti a vivere in un’aria vivente, dovremmo continuamente svenire. Che l’aria sia morta, che il suo azoto sia un azoto morto, che il suo ossigeno sia un ossigeno morto, è la premessa di un’aria in cui devono respirare i numerosi uomini che vogliono pensare con mente chiara e cosciente.

 

Invece l’azoto che si trova nella terra, che deve arrivarvi con la concimazione, l’azoto che si deve formare con il concorso dell’intero universo stellare, deve essere vivente. Abbiamo quindi a che fare con due diversi tipi di azoto: quello che sta sopra il livello del suolo, e quello che ne sta sotto. Il primo è morto, il secondo è vivo.

 

Così avviene per tutto. Nel corso dell’era materialistica è stato del tutto dimenticato che cosa è necessario sapere per prendersi cura della natura. Le cose più importanti non d sanno, e così vanno avanti in qualche modo, magari per effetto di buoni istinti; ma anch’essi stanno scomparendo a poco a poco, Le tradizioni svaniscono, e la gente concima i campi secondo la scienza; però le patate e i cereali diverranno sempre peggiori.

La gente sa che tutto diventa peggiore, lo rileva anche statisticamente; oggi esiste soltanto il rifiuto per i suggerimenti pratici provenienti da ciò che si può ricavare da un’indagine spirituale.

 

È di enorme importanza che in queste cose si impari a vedere giustamente. Ho spesso detto anche qui che, avendo un ago magnetico che assume sempre la stessa direzione, con un estremo rivolto verso il polo magnetico nord e l’altro estremo rivolto verso il sud, si considererebbe infantile dire che i motivi che orientano un’estremità verso il nord e l’altra verso il sud risiedono nell’ago stesso. Avendo la terra e l’ago magnetico, si dice infatti che affinché esso volti un’estremità verso il nord e l’altro verso il sud deve esservi da un lato il polo magnetico nord e dall’altro il polo sud; sono essi che fanno dirigere l’ago verso Luna e verso l’altra direzione. Si considera l’intera terra per spiegare l’orientamento dell’ago, si va al di là dell’ago magnetico, e si ritiene infantile cercare la causa del fenomeno nell’ago stesso.

 

Altrettanto infantile è però credere che le osservazioni fatte dalla scienza attuale nella diretta vicinanza delle piante e nei dintorni di esse dipendano da quel che vi si vede. Alla crescita delle piante prende parte finterò cielo con le sue stelle. Questo si deve sapere, questo deve una buona volta entrare nelle teste. Si deve arrivare a dire che una botanica come quella che si studia oggi è altrettanto infantile quanto il parlare dell’ago magnetico nel senso che ho riferito prima.

Ogni persona colta può comprendere certe cose, se ha un senso per le condizioni elementari della vita antroposofica.

 

È anche importantissimo ciò cui accennai per la prima volta l’anno scorso parlando a Penmaenmawr. La gente oggi semplicemente non sa come si nutrono l’uomo e gli animali, per tacere delle piante; crede che la nutrizione consista nell’ingerire le sostanze del mondo che ci circonda: si prendono, si mettono in bocca, e così giungono allo stomaco; una parte viene poi depositata nel corpo e un’altra viene eliminata. Poi si consuma la parte che è stata depositata, anche questa viene infine eliminata e di nuovo sostituita. Oggi ci si rappresenta il processo nutritivo in questo modo del tutto esteriore, ma non è così. In realtà con gli alimenti assimilati attraverso lo stomaco non vengono edificati i muscoli, le ossa e gli altri tessuti; un simile processo vale in realtà solo per la testa; tutto ciò che si diffonde attraverso gli organi digestivi, ulteriormente elaborato, costituisce il materiale per l’edificazione della testa e di tutto quanto si deposita nel sistema dei nervi e dei sensi con i relativi annessi. Per ciò che invece riguarda ad esempio il sistema delle membra o gli organi del ricambio, le sostanze occorrenti per edificare un osso lungo delle gambe o delle braccia, oppure gli organi intestinali per il ricambio e la digestione, non vengono formate dagli alimenti accolti attraverso la bocca e lo stomaco, ma vengono accolte da tutto l’ambiente circostante attraverso la respirazione e perfino attraverso gli organi sensori. Nell’organismo avviene di continuo questo processo: ciò che viene accolto per la via dello stomaco scorre verso l’alto e trova utilizzazione nella testa, mentre ciò che viene accolto per mezzo della testa e degli organi sensori dall’aria e dal più vasto ambiente circostante scorre a sua volta verso il basso e va a costituire gli organi digerenti o il sistema delle membra.

 

Volendo conoscere la costituzione della sostanza dell’alluce, non si deve pensare agli alimenti. Volendo interrogare il cervello per chiedergli da dove prenda la sua sostanza, si deve invece pensare agli alimenti, mentre la sostanza del proprio alluce, per quel tanto che è sostanza sensoria, cioè rivestita di calore e altri elementi simili, viene anch’essa nutrita dallo stomaco; Per quel tanto che è invece tessuto di sostegno e simili, al trova che essa viene accolta attraverso il respiro e attraverso gli orfani sensori, in parte perfino attraverso gli occhi. Come spesso ebbi a spiegare qui, tutto ciò penetra negli organi con un ciclo di sette anni; rispetto alla sostanza che compone il suo sistema delle membra e del ricambio, cioè gli organi, l’uomo è così composto di so stanza cosmica. Soltanto il suo sistema nervoso è edificato con sostanza tellurica, proveniente dalla terra, SI tratta di un fatto di tale fondamentale importanza che la vita fisica dell’uomo e degli animali può essere giudicata soltanto conoscendo queste realtà. Nulla di tutto questo, neppure i nessi e le vie per sapere qualcosa di simile, esiste oggi nella scienza; con la scienza attuale non si arriva a queste conoscenze perché, quando essa lavora con i propri mezzi, non può giungervi. Manca ogni prospettiva, è semplicemente impossibile.

 

Sono questi i problemi a cui bisogna pensare seriamente. Oggi abbiamo la separazione fra teoria e pratica; la pratica odierna è senza spirito, è pura routine.

Quel che proviene dallo spirito cessa di essere non pratico, quando sorga davvero dallo spirito. Si arriva allora a una pratica nel più vero senso della parola.