La differenza tra l’Antico e il Nuovo Testamento

Il figlio dell’uomo


 

L’evento del battesimo nel Giordano, come adempimento dell’Antico Testamento, fu già trattato nell’ultima considerazione sull’Antico Testamento; non occorre pertanto soffermarsi su di esso, bensì sull’evento spirituale immediatamente successivo, ossia la tentazione nel deserto. Infatti, dopo che l’entità del Cristo aveva, con il battesimo nel Giordano, preso dimora in Gesù di Nazareth, divenendo così il Cristo Gesù, essa, come dice lo scrittore del Vangelo, “fu guidata dallo Spirito nel deserto” (Le 4:1), dove il Cristo Gesù “digiunò per quaranta giorni”.

 

Cerchiamo ora di acquisire un sentimento della grandiosità espressa dalla seguente concisa frase dall’evangelista: “Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto”. Per acquisirne un sentimento è necessario considerare cose pertinenti alle più intime esperienze dell’interiorità umana sulla via verso il mondo spirituale. Dopo che l’entità del Cristo è penetrata, mediante il battesimo nel Giordano, nella corrente dell’umanità, l’ulteriore percorso del suo destino può infatti essere compreso solamente grazie ad una più profonda comprensione dell’umanità stessa, fin nei suoi aspetti più reconditi.

 

Per la comprensione delle figure dell’Antico Testamento fu necessario prendere le mosse da fatti superumani – riguardanti l’attività delle Gerarchie, fino alla divina Trinità – al fine di gettar luce sulle concrete vicende e figure umane. Nel considerare il Nuovo Testamento occorre, al contrario, procedere in maniera diversa. Qui occorre prendere le mosse dall’umano, affinché i legami da esso intessuti conducano al superumano e, più oltre ancora, fino al divino.

 

• Se nel considerare l’Antico Testamento,

l’umano poteva essere compreso solo tramite il divino,

• nel considerare il Nuovo è necessario il procedimento inverso:

qui il superumano, il divino, è comprensibile solo tramite l’umano.

 

Il fatto che questa differenza venga spesso trascurata, che cioè le figure e le vicende dell’Antico Testamento vengano considerate in modo che in esse sia posto in risalto l’umano, e che nel Nuovo Testamento si cerchi invece in primo luogo il divino, porta a quel diffuso disconoscimento della Bibbia, che si esprime in una repulsione verso il ‘profano’ e il ‘troppo umano’ dell’Antico Testamento, mentre il Nuovo viene considerato una fonte per la formazione di dogmi, ovvero un documento dei miracoli compiuti dal Dio incarnato, quali prove della sua potenza divina.

 

D’altra parte, non meno errato è il voler scorgere nel Nuovo Testamento il solo lato umano;

‘l’uomo dei dolori di Nazareth’ non corrisponde alla vera figura del Cristo Gesù.

 

Per penetrare nella sua vera figura, non bisogna fermarsi al suo aspetto umano, bensì è necessario giungere attraverso l’umano al divino. Così, per fare un esempio, non si comprenderanno mai le figure dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, considerandole come personalità puramente umane, viventi il loro personale destino, senza i tre impulsi fondamentali del mondo spirituale delle Gerarchie, i quali soltanto rendono ragione del perché questi tre personaggi appartengano alla Sacra Scrittura.

 

Parimenti non si comprenderà mai la tentazione del Cristo Gesù nel deserto,

se si vuole vedere nel Cristo Gesù soltanto il Dio.

 

Questo è anche il motivo per cui il Vangelo di Giovanni, che ha di mira soprattutto il Dio in Cristo Gesù, nulla riferisce riguardo al grande avvenimento della tentazione nel deserto, ed anche il Vangelo di Marco vi accenna solo brevemente. Se si vuole dare notizia del solo Dio, del Logos, nulla si potrà dire riguardo alla scena della tentazione nel deserto:

in essa non fu il Dio ad essere tentato,

ma il Dio disceso nell’umano.

L’umano era l’oggetto dell’attacco, non il divino.

 

Dunque lo scrittore del Vangelo del Logos ha ragione a tacere riguardo alla tentazione nel deserto. Ma altrettanta ragione hanno lo scrittore del ‘Vangelo della malattia e della guarigione di tutto ciò che è umano’ – quello di Luca – e lo scrittore del ‘Vangelo del peccato originale e della redenzione dell’uomo’ – quello di Marco -, a descrivere la scena della tentazione.

 

Solo mediante la scena della tentazione

è possibile comprendere in maniera unitaria

il dramma divino-umano che si è svolto in Palestina.

 

Appartengono al Mistero del Golgota,

non solo la Trasfigurazione e la Resurrezione, ma anche il Getsemani e la tentazione nel deserto.

Solo cogliendo entrambi i lati del Dio-uomo,

si coglie nella sua unità l’avvenimento divino-umano del Nuovo Testamento.

 

Dopo queste necessarie osservazioni sulla differenza tra il lavoro intorno al Nuovo Testamento e il precedente intorno all’Antico, si può passare a considerare ciò che è indispensabile per comprendere l’avvenimento della tentazione nel deserto.