Dall’avvento a Pasqua attraverso le sette virtù misteriche – Gli antichi e i nuovi misteri

Il corso dell’anno come via di iniziazione – Dall’avvento a Pasqua


 

Dopo avere visto la via interiore che l’anima può intraprendere nel periodo che va da San Michele a Pasqua attraverso la cura di determinate virtù, vogliamo ora ricapitolare brevemente quanto è stato detto.

 

Chi aspiri alla compartecipazione esoterica di questa parte dell’anno,

deve progressivamente conquistarsi sette qualità o virtù:

giustizia, temperanza (misura e avvedutezza),

coraggio (presenza di spirito), saggezza,

fede, amore, speranza.

 

Le prime tre appartengono alle cosiddette «virtù platoniche» e sono collegate alle tradizioni degli antichi misteri precristiani, mentre le ultime tre sono collegate ai nuovi misteri cristiani. La quarta virtù, la sapienza o Sofia costituisce il trapasso tra le prime e le seconde tre, così come lo Spirito Santo che discende dal Padre e dal Figlio, abbraccia in eternità sia il passato sia il futuro dell’evoluzione del mondo.

 

Il principio della Sofia, che nei misteri del cristianesimo esoterico appare

come il corpo astrale dell’uomo purificato e lucente1

si manifesta nel nostro quinto periodo postatlantico

come anima cosciente pienamente sviluppata che, simile a calice finemente lavorato

si prepara ad accogliere il principio superiore del Sé spirituale.

 

In relazione alla nascita del Sé spirituale nell’anima cosciente Rudolf Steiner dice:

▸ «Il passaggio dal corpo astrale al sé spirituale non dobbiamo figurarcelo così semplice. L’io metamorfosa il corpo astrale lentamente e progressivamente nell’anima sensitiva, nell’anima razionale e nell’anima cosciente. L’io lavora senza sosta. Ed è soltanto quando esso ha condotto il corpo astrale verso l’anima cosciente che è in grado di purificarlo a tal punto che in esso possa sorgere il sé spirituale»;2

e più oltre:

«Coloro che avevano sviluppato il Sé spirituale venivano chiamati “figli di Dio”; per loro “la luce splendette nelle tenebre” ed essi “accolsero la luce”» (vedi Gv. 1,5).

 

Esteriormente essi erano uomini di carne e sangue, ma entro sé portavano un uomo superiore. Nella loro interiorità, dall’anima cosciente, era nato il sé spirituale. La «madre» di un siffatto uomo spiritualizzato, non è una madre corporale: egli la porta nella propria interiorità: è l’anima cosciente purificata e spiritualizzata. Essa è il principio dal quale viene partorito l’uomo superiore. Questa nascita spirituale, una nascita nel senso più elevato, è descritta nel vangelo di Giovanni.

Nell’anima cosciente purificata si trasfonde il sé spirituale ovvero lo Spirito Santo.

A questo allude la frase: «Ho veduto lo spirito scendere come colomba dal cielo e fermarsi sopra di lui.»3

 

Poiché l’anima cosciente è il fondamento nel quale si sviluppa il sé spirituale

essa viene chiamata «madre del Cristo» e, nelle scuole occulte, «Vergine Sofia».

Attraverso la fecondazione della vergine Sofia il Cristo potè nascere in Gesù di Nazareth.4

 

Questa nascita di un’entità superiore nell’anima dell’uomo è altresì contenuta nella composizione della parola: ‘Anthropos-Sophia’ che possiede per questo un notevole contenuto meditativo.

Se alla visione immaginativa queste parole ci apparivano nel quadro natalizio della Maria-Sofia che tiene in braccio l’anima natanica, il vero anthropos,

alla conoscenza ispirativa ne cogliamo il legame con l’Epifania, cioè con il mistero della discesa dello spirito solare del Cristo mediante la divina Sofia in Gesù di Nazareth, nell’anima natanica (l’anthropos).

 

In linea con le nostre considerazioni precedenti possiamo rappresentarci la nascita di questo essere superiore nell’anima dell’uomo, come un processo nel quale alle tre virtù precristiane (di cui il portatore è Gesù di Nazareth, e cioè l’anima natanica in cui visse, fortificandola per diciotto anni, l’io di Zarathustra5) si aggiungono le tre nuove virtù portate nella storia dal Cristo che si congiungono a quelle antiche mediante la virtù centrale della sapienza, ovvero la Sofia.

 

In tal modo abbiamo il seguente quadro complessivo:

• attraverso lo sviluppo delle virtù antiche (giustizia, misura e avvedutezza, coraggio)

• perveniamo al presente, alla sapienza, alla Sofia

che si mostra come anello di congiunzione tra passato e futuro, evoluzione precristiana e cristiana,

• quest’ultima rappresentata nelle virtù di fede, amore e speranza.

 

Abbiamo anche visto che le prime quattro virtù

si pongono in rapporto con gli involucri dell’uomo: corpo fisico, eterico ed astrale e con l’io stesso.6

Cosa possiamo dire invece delle tre nuove virtù, la cui sorgente è l’impulso del Cristo

che opera nell’io umano e che, dopo averlo ricolmato, si riversa negli involucri apparendo

• nel corpo astrale come fede,   • nel corpo eterico come amore   • e nel corpo fisico come speranza?

 

Secondo quanto dice Rudolf Steiner, queste tre virtù fondamentali dei nuovi misteri cristiani, che come forze puramente interiori e sostanziali costruiscono e danno forma agli involucri umani, devono ricevere sempre nuovo nutrimento per il loro sviluppo.

Solo ricevendo un determinato nutrimento esse possono realizzare nell’essere umano il compito a cui sono predestinate. E un tale nutrimento è costituito oggi dalle verità della scienza dello spirito contemporanea o antroposofia, la sola che oggi è atta a risvegliare nell’umanità le forze di fede, amore e speranza mediante la sapienza, la Sofia.7

 

Per sua stessa natura la scienza dello spirito ad indirizzo antroposofico

non è soltanto un insegnamento teorico,

ma è chiamata a diventare per l’uomo un vero nutrimento, un pane di vita

in grado di trasformare e fortificare i suoi involucri al punto che il Cristo vi possa vivere:

 

▸ «Prendiamo ora le verità che ci trasmette l’antroposofia8 e diamole come cibo alle forze di fede dell’anima, allora il manas [il sé spirituale] si formerà spontaneamente, la metamorfosi del corpo astrale in manas avverrà di per se stessa; accogliamo queste verità, e cibiamo con esse l’amore, e il buddhi [lo spirito vitale] sorgerà spontaneamente; accogliamo le verità antroposofiche, e diamole come nutrimento alla speranza, e l’uomo spirito, l’atma, sorgerà spontaneamente.»9

 

Da queste parole vediamo che le sette virtù coinvolgono l’intero uomo,

formando il saldo fondamento dei misteri cristiani del nostro tempo,

il cui fine ultimo

è il risveglio in ciascun uomo del suo archetipo divino, vale a dire

il Cristo cosmico

che si trasfonde nell’autentico anthropos (l’anima natanica).

I misteri odierni non annullano quelli del passato, bensì li accolgono in sé, li trasformano e li innalzano a un grado superiore.10

Possiamo ora compendiare il tutto nel modo seguente:

 

 

A un esame più attento si può riscontrare che questo schema è una specie di metamorfosi del motto inciso a caratteri invisibili sotto l’immagine della nuova Iside, la divina Sofia.(1)

 

Questo motto proclama:

«Io sono l’uomo. Io sono il passato e l’avvenire.

Ogni mortale dovrà sollevare il mio velo.»11

 

Nell’ambito della nostra trattazione ciò significa: l’uomo settemplice, che abbraccia passato, presente e futuro dell’evoluzione del mondo, la cui essenza esoterica può rivelarsi oggi ad ogni anima umana che intraprenda il cammino dei nuovi misteri, attraverso lo sviluppo delle sette virtù.

 

Il moderno iniziato cristiano, sviluppando in sé le virtù di fede, amore e speranza a un grado tale che diventino per lui organi di conoscenza immaginativa, ispirativa ed intuitiva, può effettuare ricerche nella cronaca dell’akasha anche intorno ai destini cosmici e terrestri dell’entità del Cristo.

 

Rudolf Steiner dice nella conferenza del 18.12.191312 che:

• il ricercatore che voglia indagare le azioni del Cristo nella storia del mondo a partire da Saturno e fino a Vulcano deve avere acquisito la capacità di sperimentarsi quale essere pensato dall’angelo, vale a dire sperimentare in coscienza l’attività soprasensibile dell’angelo nel proprio corpo astrale.

• Ma per rinvenire le azioni del Cristo anche nelle susseguenti epoche di cultura è necessario offrire in sacrificio le proprie forze vitali all’arcangelo, cioè vivere coscientemente la sua presenza nel corpo eterico.

• Infine, per poter leggere nella cronaca dell’akasha gli avvenimenti concreti della vita terrena del Cristo-Gesù è necessario sperimentarsi quale nutrimento spirituale delle archai, vale a dire sperimentare coscientemente l’opera delle archai entro il corpo fisico.

 

Questi processi per loro natura altro non sono che le forze della fede, dell’amore e della speranza divenute sostanzialmente reali, che aprono rispettivamente le porte del regno degli angeli, di quello degli arcangeli e del regno delle archai (a un gradino preliminare sta l’interiore metamorfosi del pensiero, sentimento e volontà).

 

Nel corso generale dell’evoluzione umana, i gradini qui abbozzati si esprimono nel fatto

che in avvenire, ad iniziare già dall’epoca nostra,

entità gerarchiche sempre più elevate diventeranno apportatrici

della nuova conoscenza soprasensibile del Cristo per tutti gli uomini di buona volontà,

cioè saranno le guide dirette verso il Cristo.

 

Rudolf Steiner parla di ciò nel suo libro La direzione spirituale dell’uomo e dell’umanità:

▸ «Così come nel nostro quinto periodo di civiltà sono gli angeli a portare dalle altezze il Cristo nella nostra evoluzione spirituale, nel sesto periodo saranno gli arcangeli che, avendo guidato la storia nel periodo protopersiano, riprenderanno la direzione della civiltà. E i principati (spiriti del principio), cioè le archai che guidarono l’umanità nel periodo proto-indiano, dovranno condurre il settimo periodo di civiltà sotto il segno del Cristo. (…) Così l’umanità sarà guidata, passo passo, nel mondo spirituale».13

 

• Riguardo allo sviluppo interiore dell’uomo, in rapporto alla conquista nel corso dell’anno delle citate virtù morali-spirituali, possiamo aggiungere: nella conquista di giustizia, temperanza e coraggio l’uomo deve progressivamente svincolarsi da questo influsso di archai, arcangeli e angeli, e giungere in piena libertà e in totale solitudine alla nascita del Cristo nel proprio io, dalla sostanza madre della saggezza o Sofia. Ma questo influsso egli lo ristabilisce in piena autonomia e coscienza, quando le forze della fede, dell’amore e della speranza siano state metamorfosate in conoscenza immaginativa, ispirativa ed intuitiva.14 Così l’uomo che prima s’era staccato dal macrocosmo gerarchico, comincia di nuovo a penetrarvi in virtù dell’impulso del Cristo da lui accolto in limpida coscienza.15

 

 


 

Note tra parentesi:

(1) – Vedi il gruppo scultoreo di Dornach che illustra il rappresentante dell’umanità tra Lucifero e Arimane. Nella conferenza del 6.1.1918 (0.0.180) Rudolf Steiner mette in connessione il significato esoterico del gruppo con il mistero della nuova Iside.

 

Note:

1 – Vedi O.O. 103, 31.5.1908

2 – O.O. 100, 20.11.1907

3 – Gv. 1,32

4 – Ibidem

5 – Cf. la descrizione dei tre atti celesti dell’anima natanica e il loro riflesso nel tempo di Avvento nel lo e 5° capitolo della II parte.

6 – Vedi capitolo ‘Il tempo d’avvento e le quattro virtù misteriche dell’antichità’.

7 – Leonardo da Vinci ebbe a dire: «L’amore è figlio della conoscenza». Potremmo aggiungere: non solo l’amore, ma anche la fede e la speranza.

8 – Nell’originale è contenuto il termine ‘teosofia’, con in quale a quel tempo Rudolf Steiner indicava la scienza dello spirito ad orientamento antroposofico da lui rappresentata.

9 – O.O. 127, 14.6.1911 (non tradotta)

10 – Vedi anche O.O. 110, 12.4.1909 (mattina).

11 – O.O. 180, 6.1.1918

12 – O.O. 148, 18.12.1913

13 – O.O. 15, cap.3

14 – Al termine dell’episodio delle tentazioni nel deserto, Matteo accenna in modo profetico a questa futura, libera e cosciente unione degli uomini con il mondo delle gerarchie: «Allora il diavolo lo lasciò ed ecco, gli angeli del Signore vennero e lo servivano» (Mt. 4,11; cf anche pag. 90)

15 – Il riferimento al nesso tra le virtù di fede, amore e speranza con le entità della terza gerarchia non contraddice il fatto che queste virtù aprono l’accesso a tutte le tre gerarchie (vale a dire a tutte le nove categorie di entità gerarchiche, vedi nota 160, parte IV). Infatti attraverso la fede l’uomo si avvicina all’entità angelica che opera nel suo corpo astrale. In tal modo egli può innalzarsi immaginativamente alla conoscenza dell’io del suo corpo astrale che vive nel mondo astrale tra gli esseri della terza gerarchia. Attraverso l’amore egli trova contatto con l’arcangelo che opera nel suo corpo eterico. Egli può così in ispirazione innalzarsi alla conoscenza del suo io nel corpo eterico che vive nel devachan inferiore tra gli esseri della seconda gerarchia. Con lo sviluppo delle forze di speranza infine egli si accosta alle archai, la cui azione si estende fin entro il corpo fisico, salendo così alla percezione del suo io nel corpo fisico che vive nel devachan superiore tra le entità della prima gerarchia (vedi conferenza del 20.11.1907, O.O. 100). Così si può dire che l’acquisizione delle tre virtù citate conduce dapprima verso l’esperienza dell’azione delle entità della terza gerarchia entro gli involucri dall’uomo. Da questa segue la contemplazione della seconda e della prima gerarchia perché entro l’uomo, quale microcosmo, la terza gerarchia è servita dagli angeli, la seconda dagli arcangeli e la prima dalle archai.