I simboli occulti

O.O. 101 – Miti e leggende nordiche – 07.10.1907


 

Oggi studieremo quelli che si possono definire i simboli occulti, o anche mistici, in relazione al mondo astrale e spirituale. Vi accade spesso d’incontrare certi segni, certi simboli o racconti di cui tutti coloro che hanno delle opinioni materialistiche vi diranno che si tratta di favole. In un modo o nell’altro, si considera che si tratti di un contributo dell’immaginazione popolare, e che è dunque pura fantasia senza fondamento. Oppure troverete delle persone ben intenzionate che si abbandoneranno a congetture a proposito del significato del pentagramma e di altri simboli. In occasione del nostro Congresso di Monaco, per decorare la nostra sala, abbiamo usato anche dei segni e dei simboli, e abbiamo fatto capire con questo che diamo una certa importanza ai simboli occulti.

 

Ma il vero occultista non si abbandona a speculazioni. Egli è alla ricerca di fatti reali. Non arriverete mai al significato di un segno occulto grazie ad una speculazione filosofica, molte cose dette o scritte a proposito dei simboli occulti sono state vane perché erano solo il frutto di speculazione, di una riflessione condotta con piú o meno spirito. Questi segni occulti sono per noi importanti perché sono in un certo senso gli strumenti che ci permettono d’accedere ai livelli superiori.

 

A proposito del significato dei simboli essenziali abbiamo già inteso molte cose, ad esempio, sul simbolismo del numero 666, e in questa occasione abbiamo potuto penetrare profondamente nell’origine religiosa dell’Apocalisse.

 

Quello che oggi ci occuperà in materia di simboli è qualcosa di totalmente differente. Si tratta di simboli che sono stati spesso presenti nella vostra anima e di cui impareremo a conoscere l’origine e il reale valore. Prima di passare ai commenti propriamente detti di tali simboli dobbiamo introdurre uno studio preliminare a proposito degli uomini e vedrete subito per quale ragione per spiegare certi segni o simboli mi riferisco a degli elementi apparentemente relegati nella notte dei tempi.

 

Torniamo a un tempo dell’evoluzione dell’umanità che conoscete tutti grazie ad alcune conferenze. Sapete che la nostra epoca è stata preceduta da un’altra che è stata definita l’èra di Atlantide. In tempi antichissimi, nel posto dove si trova attualmente l’Oceano Atlantico, tra l’America e l’Europa, esisteva un continente, mentre le nostre regioni erano ricoperte a perdita di vista da masse d’acqua. I nostri antenati vivevano su questa terra. In realtà, la maggior parte del popolo europeo proviene non dall’Est, ma dall’Ovest e costituisce la discendenza del popolo di Atlantide. Da questo paese, l’antica Atlantide, dove i nostri antenati e noi stessi abbiamo vissuto nelle precedenti incarnazioni, quando i flutti che formano attualmente l’Oceano Atlantico hanno sommerso l’antico continente, essi sono emigrati lontano verso l’Est.

 

Nell’ultimo terzo dell’epoca di Atlantide, in quella terra che forma l’attuale Irlanda, a Nord-Ovest, dalla popolazione si è staccato un piccolo gruppo che a quell’epoca si considerava come il piú evoluto.

 

Tutto il territorio di Atlantide era ricoperto da masse di nebbia dense e pesanti; per questo nel ricordo dei popoli germanici questo è chiamato “Nifelheim” [dal tedesco Nebel, nebbia]. In quegli antichissimi tempi in cui l’aria era in permanenza carica di spesse masse d’acqua, la vita animica era del tutto differente. In quei tempi, l’antica chiaroveggenza esisteva ancora, gli uomini potevano penetrare con lo sguardo nel Mondo spirituale. Quando si avvicinavano ad un altro essere umano, nella loro anima vedevano certi precisi fenomeni luminosi che indicavano loro se l’uomo era simpatico o antipatico. Avveniva lo stesso con gli animali: quando un essere umano si avvicinava ad un animale, poteva vedere se per lui era pericoloso oppure no. Nel periodo di Atlantide esisteva dunque in un certo senso una chiaroveggenza primitiva.

 

Poi l’umanità è passata attraverso differenti stadi evolutivi; non poteva rimanere a questa antica chiaroveggenza crepuscolare; l’attuale tipo di percezione doveva realizzarsi attraverso i sensi. La chiaroveggenza ha dovuto quindi spegnersi per un certo tempo, ma in avvenire dovrà nuovamente essere riconquistata e venire ad aggiungersi alla chiara coscienza diurna che possediamo oggi. I chiaroveggenti di Atlantide non possedevano personalmente quello che costituisce le basi esteriori della civiltà attuale, cioè l’uso della ragione, dell’intelligenza; hanno dovuto dapprima conquistarlo. L’uomo ha dovuto orientare verso l’esterno i suoi occhi, le sue orecchie, i suoi organi di percezione sensoriale; l’occhio spirituale interiore è passato per un certo tempo in secondo piano. Quando i nostri antenati dell’antica Atlantide sono emigrati verso l’Est, questo avvenimento è stato contemporaneo alla perdita dell’antica chiaroveggenza e all’acquisto della percezione sensibile dell’esterno, all’acquisto d’attitudini quali il saper contare, calcolare, discernere.

 

La capacità di calcolare e di contare ecc. si è formata in quel piccolo gruppo che si è stabilito nelle vicinanze dell’attuale Irlanda. Questi uomini sono all’inizio emigrati verso Est, e quando i flutti dell’oceano hanno cominciato ad invadere le terre sono stati seguiti da altri numerosi popoli; essi sono all’origine della popolazione dell’Europa attuale. Questi popoli avevano dunque una doppia percezione delle cose: l’osservazione esteriore del mondo sensibile, la facoltà di calcolare, contare, combinare che ha permesso di compiere i progressi tecnologici, di costruire le macchine e i mezzi di trasporto di cui disponiamo oggi. Ma quei popoli portavano ancora delle altre cose nel cuore: il ricordo di quell’universo spirituale al quale avevano accesso con la loro visione ed il desiderio nostalgico di riconquistare con ogni mezzo quei mondi spirituali.

 

Cerchiamo adesso di rappresentarci in modo vivente quegli antenati dell’antichissima Europa. Emigrando, non hanno tutti perso simultaneamente il dono della chiaroveggenza. Molti di loro, venuti sul continente Europeo, vi hanno portato le vestigia perfettamente conservate dell’antica chiaroveggenza. Fra quegli antenati erano numerosi quelli che, quando al crepuscolo o durante la notte si sedevano tranquillamente, s’immergevano in una specie di sogno dalle immagini e idee viventi che avevano ben piú di significato dei nostri sogni di oggi; i nostri avi erano ancora capaci di penetrare nel Mondo spirituale con la loro percezione immaginativa.

 

Numerosi erano anche coloro che conservavano non soltanto il ricordo ma anche la facoltà di immergere il loro sguardo nei mondi spirituali in certe circostanze eccezionali. Quanto agli altri, quelli che avevano perduto questa facoltà avevano come contropartita una particolarità che nel corso dell’evoluzione è sparita di piú di quello che abitualmente si pensa. Nei popoli dell’Europa centrale e orientale esisteva in quei tempi antichi una facoltà molto comune e d’intensità tale che oggi non possiamo averne un’idea; questa facoltà è la fede, l’autentica fede. Coloro che avevano qualcosa da comunicare dei mondi spirituali erano ascoltati, incontravano la fiducia, perché l’amore e la fede rappresentavano precisamente una grande forza, una forza considerevole in seno a quei paesi europei. Le critiche e l’insistenza con la quale si cerca oggi di far valere le proprie convinzioni, in quei tempi erano assolutamente inesistenti. Ma è precisamente questa situazione che all’ora attuale rende indispensabile il fatto che ognuno sia guidato individualmente verso il Mondo spirituale. All’epoca in cui regnava una fede assoluta e profonda, non ce n’era bisogno. Se con lo sguardo abbracciamo l’insieme dell’antica popolazione dell’Europa, vediamo che in fondo all’anima quei popoli erano pienamente coscienti dell’esistenza dei mondi spirituali dietro il mondo sensibile.

 

Studieremo adesso il processo del nuovo modo di vedere dell’uomo che, con l’aiuto dei suoi sensi, volge ormai il suo sguardo verso gli oggetti. Ho già detto che in quel piccolo gruppo di persone raggruppate nel Nord, nelle vicinanze dell’Irlanda, si è prodotto un avvenimento: è stata conferita all’uomo la facoltà di calcolare, di contare e di concepire delle combinazioni. Prima, ho anche detto che a quel momento la testa eterica dell’uomo si è inserita nella testa fisica. Mentre prima la testa eterica si trovava all’incirca a livello delle sopracciglia, all’esterno del cervello fisico, da quel momento è entrata all’interno, costituendo un’unità delle due teste, l’eterica e la fisica. Per questo fatto l’uomo ha acquistato la facoltà di avere coscienza di sé, del suo Io, e ha acquisito la facoltà di vedere e giudicare gli oggetti.

 

Negli antichi abitanti di Atlantide, la testa eterica, che coincide oggi con la forma della testa fisica, trovandosi leggermente davanti alla fronte, dava origine alla loro chiaroveggenza e conferiva loro la possibilità di penetrare con il loro sguardo nel Mondo spirituale. Immedesimiamoci ora con l’anima di quel popolo, ritorniamo a quei tempi antichi quando la testa eterica degli uomini era ancora completamente al di fuori del loro corpo fisico, poi riportiamoci in seguito alla fine di Atlantide, quando le due teste già coincidevano. L’abitante di Atlantide poteva vedere come le testa eterica entrasse progressivamente nella testa fisica; poteva vederlo perché aveva ancora la chiaroveggenza. Ma come vedeva questo inserimento progressivo della testa eterica in quella fisica? Era per lui un fenomeno del tutto eccezionale. Cercheremo di rappresentarcelo in Spirito. Ve lo descriverò.

 

L’abitante di Atlantide si domandava: da dove mi vengono le forze che mi sono date adesso? Prima l’uomo vedeva attorno a sé il Mondo spirituale. Cosa gli faceva vedere quel Mondo spirituale che lo circondava? Bisogna che sia ben chiaro per voi. Se tutto d’un colpo poteste diventare chiaroveggenti allo stesso grado di un abitante di Atlantide, cosa succederebbe nella vostra anima? Vedreste attorno a voi delle entità spirituali. Il mondo fisico si popolerebbe di entità del piano astrale, spirituale, che potreste vedere. Come sarebbe possibile? Grazie alle vostre capacità che avreste allora sviluppato, mentre attualmente sonnecchiano nella vostra anima. Vi sembrerebbe come se qualcosa irraggiasse verso l’esterno dall’interno di voi stessi. Quello che oggi irraggia da voi verso il mondo esterno, all’epoca dell’antica Atlantide cominciava giusto a penetrare in voi per radiazione. A quell’epoca, per l’uomo di Atlantide, tutte le percezioni che l’uomo può avere oggi, sotto forma di concetti relativi al Mondo spirituale, rappresentavano delle entità viventi, egli si rendeva conto che qualcosa si insinuava in lui e attivava le sue facoltà. Si diceva: comincio a vedere delle cose con i miei occhi, a sentire dei rumori, dei suoni con le mie orecchie, comincio a vedere quello che, all’esterno, è percettibile con i sensi. Da dove vengono queste facoltà? Esse penetrano, per radiazione, dall’esterno verso l’interno dell’uomo.

 

Prendiamo ancora una volta in considerazione l’antica Atlantide. Il paese era ricoperto da vaste zone umide nebbiose; questi banchi di nebbia non avevano la stessa densità all’inizio e alla fine del periodo atlantideo. Soprattutto nei dintorni dell’attuale Irlanda essi erano differenti da quelli che si trovavano nelle altre regioni. Nella zona meridionale di Atlantide essi erano ancora tiepidi e anche molto caldi, come delle masse di fumo caldo, bruciante; verso il Nord erano piú freddi. Verso la fine del periodo di Atlantide si produsse un notevole raffreddamento. E fu proprio questo raffreddamento delle masse di nebbia, questo freddo nordico, che ebbe per effetto di far sorgere come per magia dall’uomo questa nuova visione, questa nuova vita dell’anima nell’uomo. Sotto il calore rovente del Sud del continente di Atlantide l’intelletto, e ancor piú la capacità di giudizio, non avrebbero mai potuto svilupparsi nell’umanità. L’atlantideo che viveva vicino all’Irlanda sentiva penetrare in sé delle facoltà che lo impregnavano, permettendogli di vedere, di sentire ecc., quello che accadeva al di fuori di lui grazie agli organi sensoriali. Prendeva atto di questa trasformazione come dovendola al raffreddamento delle masse d’aria.

 

La percezione degli oggetti esteriori da parte degli organi dei sensi è possibile grazie ai nervi. Ad ogni organo di senso corrispondono dei nervi distinti provenienti dal cervello. Abbiamo dei nervi ottici, olfattivi, uditivi e cosí via. Questi nervi, che oggi permettono agli uomini di essere coscienti delle impressioni ricevute dai sensi, erano inattivi prima che fosse data la percezione sensoriale dell’esteriorità delle cose. Non conferivano la percezione esteriore, avevano un ruolo interno. L’Atlantideo vedeva delle forze avvicinarsi, penetrare in lui e trasformare i suoi nervi in organi di sensi. E la sua impressione della situazione era che delle correnti che venivano dall’esterno penetravano a fiotti nella sua testa e impregnavano totalmente i suoi nervi cranici.

 

Ora, i nervi cranici diventati attivi a quell’epoca, e che possono essere messi in evidenza ancora sul piano anatomico, sono in numero di dodici paia, di cui dieci si articolano partendo dalla testa e attivano i differenti organi sensibili.  Per esempio, quando muovete gli occhi, è grazie al nervo oculomotore e non al nervo ottico. Dunque, dieci paia corrispondono ai differenti organi dei sensi e due paia, molto piú profonde, permettono di stabilire gli scambi fra la percezione sensibile e l’attività cerebrale. L’Atlantideo sentiva dodici correnti penetrare in lui, nel suo cervello e fino alle radici del suo corpo. Ne aveva la visione. Quello che adesso avete in voi sotto forma di nervi è stato a quell’epoca creato in lui dalle dodici correnti che l’hanno penetrato affinché si formasse la sua presa di coscienza. Se si deve l’apparizione di questi dodici cordoni nervosi al raffreddamento dell’aria ed al fatto che il Nifelheim diventava un paese freddo, c’era tuttavia bisogno ancora d’altro per dare forma agli organi sensoriali dell’essere umano. Prima della formazione degli organi sensoriali dell’uomo, il cuore stesso aveva tutt’altra funzione. In un essere capace, grazie alla chiaroveggenza, di far sorgere come per magia davanti alla sua anima i colori e i suoni del suo ambiente, la circolazione sanguigna non poteva che essere del tutto differente da quella dell’atlantideo a cui il mondo esteriore diventa progressivamente percettibile grazie ai sensi esterni. Questa formazione del cuore non avrebbe mai potuto avere origine nelle zone fredde di Atlantide. Non poteva provenire che dal fatto che la stimolazione dell’organizzazione umana aveva la sua fonte in altre contrade. È dunque la parte piú calda, meridionale, di Atlantide che è all’origine della trasformazione del cuore.

 

Rappresentatevi il modo in cui i due tipi delle correnti, quelle fredde venute dal Nord e le calde venute dal Sud, hanno influenzato Atlantide. Le correnti calde hanno permesso alla natura del fuoco di introdursi nel cuore, di accendervi la fiamma dell’entusiasmo, mentre l’altra parte della natura umana ha ricevuto i suoi stimoli dal freddo del Nord. Le correnti che venivano dal Nord hanno modificato la struttura del cervello dell’uomo al punto da farne un pensatore, un essere che percepisce con i sensi. La testa dell’atlantideo aveva una tutt’altra costituzione da quella dell’uomo odierno. Sono proprio le forze delle dodici correnti nordiche che hanno generato il pensatore. Mentre le correnti calde venute dal Sud hanno fatto nascere in lui i suoi sentimenti, il suo modo di percepire e le sue attuali facoltà sensoriali. Il sangue, sul quale queste influenze si ripercuotevano, è penetrato nel cuore, che per questo è diventato un organo del tutto differente. La modificazione del sangue, questo succo che nutre l’uomo, e di tutta la circolazione sanguigna ha anche implicato un cambiamento della nutrizione esteriore del corpo fisico. Cosí possiamo dire: a quel tempo, delle forze provenienti da due distinte direzioni hanno lavorato nell’uomo. Il suo corpo fisico è stato profondamente modificato, in modo tale che ha potuto da una parte accogliere il cervello e dall’altro venire alimentato dal sangue necessario a questo essere umano rimodellato.

 

L’atlantideo viveva questi fenomeni sotto forma di immagini. In effetti, nella percezione astrale, tutto si presenta sotto forma di immagini. La penetrazione delle correnti spirituali che hanno contribuito alla formazione dei nostri nervi si presentava per lui sotto forma di dodici correnti che discendevano dalle regioni fredde del Nord, e quello che ha modificato la forma del cuore era presentito da lui come il fuoco che risaliva dal Sud. Quello che ha rimodellato la testa fisica per fare quella dell’uomo dotato dell’attuale percezione, si presentava a lui come il simbolo dell’essere originale, e la sostanza nutritiva nell’uomo si presentava come un’altra immagine, quella di un animale che stava nutrendosi.

 

Come si rivolgeva al popolo colui che aveva la facoltà di vedere tutto questo? Come si esprimeva? Si esprimeva per immagini. Perché, in effetti, nessun essere di quell’epoca avrebbe capito quanto abbiamo detto. Ma tutti avevano conservato un’antica chiaroveggenza; quando si parlava loro per immagini, potevano capire le grandi verità essenziali. Questo metodo era ugualmente impiegato nelle scuole druidiche. Gli antichi sacerdoti si rivolgevano al popolo nel modo seguente: «Prima che possiate immergere lo sguardo in questo mondo riempito di piante e di animali, di tutti gli oggetti che adesso siete in grado di distinguere sul piano esteriore, non c’era nient’altro che uno spazio oscuro, spalancato come uno smisurato abisso. Le immagini sono apparse nello spazio grazie alla vostra percezione. Ma tutto quello che adesso esiste, sorge da quell’abisso, da Ginnungagap, nome dell’antico caos germanico». Poi continuava: «Dal Nord sono venute dodici correnti e dal Sud sono venute le scintille di fuoco. L’unione delle dodici correnti del Nord con le scintille di fuoco del Sud ha fatto nascere due creature: il gigante Ymir e la vacca Audhumbla».

 

Chi è dunque il gigante Ymir? Ymir è l’uomo pensante, che è nato, si è formato a partire dal caos, da Ginnungagap; e la vacca Audhumbla rappresenta il nuovo principio di nutrizione e il nuovo cuore. Il gigante Ymir e la vacca Audhumbla si sono dunque riuniti nella forma umana.

 

Come immaginarci il modo con cui il druido, il sacerdote, parlava agli uomini? Possedeva la saggezza, sapeva quello che era accaduto. Si rivolgeva ad esseri che erano riusciti a conservare la loro antica chiaroveggenza in certe occasioni o allora avevano fiducia in lui. Sapeva che sarebbe stato capito se raccontava loro il processo di sviluppo progressivo dell’uomo come appare alla visione astrale. Le dodici correnti venute dal Nord, e che costituiscono le dodici paia di nervi, si uniscono alle scintille di fuoco che sprigionano dal Sud e formano il cuore e il sistema nutritivo. Ecco le due forze che si presentano sotto la forma del gigante Ymir e della vacca Audhumbla. Come tutto questo è ben narrato nella visione germanica della creazione del mondo! Ecco cos’è detto: nacquero due mondi, il freddo Regno di Nifelheim e il Regno ardente di Muspelheim. Da Nifelheim emanano le dodici correnti, da Muspelheim le scintille di fuoco.

 

Andiamo avanti. Sappiamo che all’epoca in cui il corpo eterico della testa si è unito alla testa fisica, è nato l’Io lucido e cosciente. Prima, l’uomo non poteva dire a se stesso «Io». L’uomo aveva certo la sensazione di essere una creatura dotata di un Io, ma non era ancora emersa in lui la presa di coscienza di quest’Io. Con la nascita del suo Io e la presa di coscienza di questo Io, l’uomo non ha potuto far altro che constatare quello che si era modificato e sviluppato. Era diventato un Io nel senso piú elevato del termine.

 

Esaminiamo adesso tutto quello che è avvenuto nell’uomo. Si è formato quello che proviene dalle dodici correnti, cioè quello che costituisce i dodici nervi del cranio. Ma in lui è nato anche qualcosa che non è legato alla sua testa ma che, per sua natura, proviene dalla vacca Audhumbla. Queste due nature si sono associate; potete costatarlo pensando alla forma. Cercate di rendervi conto come tutto quello che è venuto dal Nord sia rinchiuso nel cranio e nel midollo spinale. Tutto il resto si è aggiunto; le costole e gli organi che esse racchiudono costituiscono tutto quello che viene dal Sud: le scintille di fuoco, cioè la vacca Audhumbla. Questa formazione ha avuto luogo partendo da uno stato totalmente differente dell’umanità e si è unita a quello che esisteva anteriormente. Cosa si è formato? La prima cosa che si è sviluppata, a partire da questo stato totalmente differente dell’umanità, è il principio dei sessi. Questo principio era già stato elaborato nell’antica Lemuria, ma è stato solo con l’apparizione della coscienza dell’Io che questo fatto è arrivato alla coscienza umana. Prima di quel momento, l’uomo ne era piú o meno incosciente; l’atto sessuale era compiuto come in sogno, in uno stato di coscienza ottenebrata. La seconda cosa che fu data all’uomo fu la forma del cuore. E la terza fu il linguaggio, che da allora si è evoluto progressivamente. Il linguaggio è anch’esso una creazione di Atlantide. Senza il linguaggio non potete rappresentarvi l’evoluzione del pensiero, della spiritualità superiore. E non potete neppure rappresentarvela senza la trasformazione del cuore e la presa di coscienza del principio sessuale. Ecco quindi la curiosa organizzazione dell’uomo. Il suo pensiero, la sua visione esteriore sono state integrate nella sua testa. Gli sono state conferite tre cose: il principio cosciente dei sessi, il principio cosciente del cuore e il linguaggio cosciente, espressione della sua entità interiore.

 

Rappresentiamoci adesso come questo appare alla visione astrale. Per il veggente del mondo astrale, questo si presenta sotto forma di immagine: egli vede un albero che possiede tre radici. La prima è la sessualità, la seconda il cuore e la terza il linguaggio. Queste tre radici sono in relazione con lo spirituale, la testa. Degli influssi nervosi circolano in permanenza nei due sensi. Il veggente vede tutto questo sotto forma di un’entità che corre continuamente dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso. Gli sembra che la parte superiore, spirituale, sia continuamente combattuta da quanto viene dal basso. Le due correnti sono in conflitto. La vita dell’uomo nelle sue membra inferiori sarebbe impossibile se esse non fossero costantemente fecondate dalle dodici correnti nervose che vengono dalla testa. Il sangue trasporta dall’alto verso il basso i nutrienti succhi spirituali. Questa è l’immagine che il veggente ha dell’essere umano in divenire che si prepara, dall’ultima epoca di Atlantide, per quella post-atlantidea.

 

Il druido ha dovuto parlare in questi termini agli uomini, per dire loro come vedeva la situazione. Visto che quegli uomini avevano ancora la visione astrale, poteva descrivere loro quello che vedeva sul piano astrale. Per questo insegnava loro: quello che è nato nell’uomo e che oggi vive in lui, l’Io personale, proviene da tre fonti. L’Io, che era già là prima, ma che affiora solo ora alla coscienza, proviene da Nifelheim. Ma c’è un serpente che rode instancabilmente la radice di questa fonte, e il suo nome è Niddhôgr. La veggenza permette effettivamente di vedere il serpente che sta rosicchiando la radice. Gli eccessi del sesso, che non possono essere soffocati, rodono nell’uomo quella radice.

 

La seconda radice è il cuore. È da essa che è derivata la nuova vita dell’uomo. Tutto quello che l’uomo compie, lo fa sotto l’impulso del cuore. Sente quello che lo rende felice o infelice. Sente il presente, ma sente anche quello che porta in germe nel futuro; è attraverso il cuore che l’uomo presagisce il suo vero destino. Per questa ragione i grandi sacerdoti dicevano: alla sorgente da cui nasce questa radice ci sono tre Norne che tessono i fili del destino. Si chiamano Urd, padrona del passato, Verdhandi, che conosce il presente, ciò che è e ciò che si prepara, e Skuld, che conosce l’avvenire. “Skuld” è la stessa parola di “Schuld” [debito in tedesco]. Il futuro procede da quanto è stato sviluppato nel presente, lo supera largamente e deve essere portato verso l’avvenire.

 

Alla terza radice sgorga la sorgente di Mimir, Mimir che beve la bevanda del sapere. È quello che si esprime sotto forma di linguaggio. In cima, la vetta dell’albero penetra nel regno degli spiriti e da questo ambiente spirituale cadono le gocce del fluido nervoso fecondo. Per descrivere tutto questo i sacerdoti dicevano: in cima alle fronde del frassino cosmico c’è una capra che sta pascolando e delle gocce trasudano in permanenza dalle sue corna. La parte inferiore è cosí fecondata senza interruzione dalla parte superiore.

 

Inoltre, uno scoiattolo sale e scende infaticabile, comunicando le dispute che risultano dalle sfide che si lanciano mutualmente le forze dell’alto e quelle del basso, illustrando la lotta continua della natura inferiore contro quella superiore.

 

Ecco come la leggenda germanica presenta questa evoluzione. Secondo essa, il nuovo uomo in questo nuovo mondo assomiglia ad un albero, un frassino, dotato di tre radici. La prima si tuffa nel Nifelheim, il regno primitivo cupo e gelato. Nel centro del Nifelheim si trova la fontana inesauribile Hwergelmir, dalla quale sgorgano dodici correnti che percorrono il mondo intero. La seconda radice si trova a fianco della fontana delle Norne: Urd, Verdhandi e Skuld, sedute sui suoi bordi e che tessono i fili del destino. La terza radice raggiunge la fontana di Mimir. Yggdrasil è il nome del frassino cosmico nel quale si sono riunite le forze cosmiche.

 

Un uomo prende forma nel momento in cui prende coscienza del suo “Io” e in cui dal suo essere intimo risuona la parola “me” oppure “io” [in tedesco ich]. Etimologicamente “Yggdrasil” significa portatore, asse, supporto dell’Io, dove “Ygg” è l’Ich [Io tedesco] e “drasil” ha la stessa radice di “tragen” [portare].

 

Cercate adesso di immaginare il numero di spiegazioni, erudite o no, piene di spirito o senza spirito, che sono state date di questo mito germanico. Queste spiegazioni sono senza valore per l’occultismo. Perché per il ricercatore della scienza occulta prevale il principio secondo il quale tutto quello che è simbolo (e un racconto è anche simbolico) ha effettivamente una realtà nel Mondo spirituale; ed è solo quando sappiamo a cosa corrisponde un simbolo nel Mondo spirituale che conosciamo il vero significato dei miti e dei simboli. Nessuno può afferrare e applicare le forze che presiedono allo sviluppo umano che si trovano negli antichi miti nordici senza ricercarne il senso piú profondo. È grazie all’occultismo che ci appropriamo delle conoscenze del mondo e dell’uomo che i druidi hanno fissato nelle immagini dei miti germanici, non perché hanno inventato delle immagini scaturite da una fervida immaginazione, ma perché erano in grado di vederle. Nella scienza occulta, nessun simbolo si giustifica se non può essere visto nei mondi superiori. Gli antichi miti e le leggende sono i simboli d’una realtà superiore nei mondi superiori. Ci sono degli scritti che rendono conto in modo meraviglioso delle epoche passate. Quando possiamo leggere questi scritti, possiamo immergere lo sguardo molto lontano nelle epoche anteriori e allo stesso tempo il mito ci arricchisce.

 

Se siamo in grado di percepire i miti in questa maniera, quello che ne otteniamo va ben al di là della scienza astratta. La scienza è in grado di mostrare i dodici cordoni nervosi; l’occultista ne fa conoscere l’origine ed anche l’insieme dei rapporti in questo contesto cosmico. Cos’è l’uomo? Un simbolo dello spirito perché procede dal mondo spirituale. Egli è composto da forze spirituali. Se l’uomo ha una giusta percezione di se stesso, si riconosce in quanto simbolo di quanto in lui è eterno. Ecco cosa portiamo con noi oggi e continueremo queste considerazioni fra otto giorni. Rifletteremo allora al senso della frase di Goethe: «Tutto l’effimero non è che un simbolo». L’uomo stesso è un simbolo dello Spirito eterno nell’effimero. Quando l’uomo sa riconoscere questo, si apre per lui la conoscenza del senso della sua propria entità spirituale, eterna e immutabile.

 


 

Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner.

Berlino, 7 ottobre 1907 ‒ O.O. N° 101. Traduzione di Angiola Lagarde.

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