Il corso dell’anno come respiro della Terra e le feste ad esso collegate.

O.O. 223 – Il corso dell’anno come respiro della Terra e le quattro grandi festività – 31.03.1923


 

Sommario: Il corso dell’anno come respiro della Terra e le feste ad esso collegate. Solstizio d’inverno-inspirazione: nascita di Gesù. Misteri egizi e caldei. Pasqua: inizio dell’espirazione; datazione della Pasqua. San Giovanni: espirazione. San Michele: inizio dell’inspirazione. La lotta di Michele col drago. Il 29 settembre, la festa di Michele.

 

Quando ci avviciniamo con l’anima alle grandi festività dell’anno

è bene ricordarne il significato partendo dalla conoscenza dei nessi cosmici spirituali,

e oggi vorrei farlo nel senso di esporre come esse, che nel corso di lunghi tempi

sono state pur sempre stabilite sotto l’influsso delle conoscenze spirituali,

vadano comprese in rapporto a tutta la costituzione della Terra.

 

Parlando della Terra e dei suoi eventi, ci deve essere chiaro

che non dobbiamo intenderla soltanto come la semplice unione di minerali e di rocce,

come la vedono la mineralogia e la geologia,

ma dobbiamo considerarla come un organismo vivente e animato

che dalle sue forze interne produce il mondo vegetale, animale e anche fisico-umano.

 

Se dunque parliamo della Terra nella prospettiva nella quale intendiamo farlo oggi, dobbiamo intendere il suo essere formato dal complesso di tutto ciò che è vivente, che è animato nel corpo; arriviamo così a quel che ora appunto esporrò.

Sappiamo che la Terra, con tutti gli esseri che ne fanno parte (basti osservare il manto vegetale che ricopre la sua superficie), modifica del tutto il suo aspetto nel corso dell’anno, modifica per così dire la fisionomia con la quale essa si rivolge all’universo. Ogni volta, dopo un anno, l’aspetto della Terra è arrivato al punto in cui si trovava l’anno precedente. Basti pensare a come, rispetto a tutte le variazioni del tempo atmosferico, alla crescita delle piante, alla nascita degli animali, l’evoluzione della Terra sia arrivata in questa fine di marzo del 1923 più o meno al punto in cui era alla fine di marzo del 1922.

 

Oggi vogliamo osservare questo ciclo della Terra come una specie di grande respiro che essa compie rispetto al cosmo che la circonda. Possiamo intendere come processi respiratori anche altri fenomeni che si svolgono nella Terra e attorno alla Terra. Possiamo anche parlare di un respiro giornaliero della Terra.

 

Oggi esamineremo il corso dell’anno come un grande processo respiratorio della Terra,

nel quale però essa non inspira o espira aria,

ma le forze che ad esempio operano per la crescita delle piante,

le forze che in primavera fanno spuntare le piante dal terreno e in autunno ve le ritirano,

che fanno appassire le loro parti verdi e in ultimo ne fanno cessare la crescita.

 

Come ho detto dunque non parleremo del respirare aria, ma dell’espirare ed inspirare forze di cui si può avere una parziale idea quando si osserva la crescita delle piante nel corso di un anno. Oggi vogliamo porci davanti all’anima questo annuale processo respiratorio della Terra.

 

Osserviamo anzitutto il periodo nel quale la Terra si trova nel cosiddetto solstizio d’inverno, nell’ultimo terzo di dicembre, secondo il nostro attuale conteggio del tempo. Dobbiamo confrontare questo periodo del processo respiratorio della Terra con la fase della nostra respirazione polmonare in cui abbiamo inspirato, quando abbiamo in noi l’aria inspirata e la elaboriamo, quando cioè tratteniamo il respiro. Nello stesso modo la Terra ha in sé le forze rispetto alle quali parlo qui di inspirazione ed espirazione. Fino alla fine di dicembre essa trattiene quelle forze.

Posso ora schematizzare così quel che avviene per la Terra. Pensiamo la Terra (vedi disegno seguente, rosso): rispetto a tale respiro possiamo sempre considerare solo un emisfero, quello in cui viviamo; in quello opposto vi sono appunto condizioni opposte. Dobbiamo sempre pensare la respirazione della Terra in modo che in una parte della Terra vi sia l’espirazione, e nella parte opposta l’inspirazione; in questa conferenza non occorre tenerne conto.

Pensiamo dunque il dicembre e il respiro che viene trattenuto nella zona in cui viviamo (giallo nel disegno).

 

        Dicembre

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La Terra ha del tutto inspirato e trattiene in sé le forze delle quali appunto ho parlato. Possiamo dire che in questo periodo dell’anno la Terra ha in sé la propria componente animica. Ha tratto del tutto in sé la propria parte animica, perché le forze di cui parlo sono appunto l’elemento animico della Terra. Alla fine di dicembre la Terra ha del tutto in sé il proprio elemento animico. Lo ha del tutto assorbito, così come l’aria è in noi dopo che l’abbiamo inspirata.

È il periodo nel quale giustamente viene posta la nascita di Gesù, perché la Terra è, per così dire, nell’intimo possesso di tutte le proprie forze animiche. Poiché Gesù nasce in questo periodo, egli viene generato da una forza che ha in sé tutta la componente animica della Terra.

 

Al tempo del mistero del Golgota, gli iniziati ancora degni della antica iniziazione collegavano un profondo significato alla convinzione che si erano formati, secondo cui la nascita di Gesù sarebbe avvenuta nel periodo di inspirazione della Terra, quando la Terra trattiene il proprio respiro.

Quegli iniziati più o meno dicevano: quando negli antichi tempi, nei luoghi di iniziazione allora siti nell’ambito della civiltà egizio-caldaica, si parlava di quella entità che rappresenta il massimo essere solare, e si voleva sapere che cosa quell’alta entità avesse da dire agli uomini sulla Terra, ci si formava un’idea del linguaggio di quell’alto essere solare nel seguente modo. Si osservava la luce solare nella sua spiritualità, non direttamente, ma come veniva riflessa dalla Luna. Indirizzando lo sguardo animico alla Luna, con l’aiuto dell’antica chiaroveggenza si vedeva, nel fluire della luce lunare, la manifestazione dello spirito universale. In un modo più esteriore, il senso di quella manifestazione risultava osservando la posizione della Luna rispetto alle stelle fisse e ai pianeti.

 

Nei misteri caldei e, soprattutto, in quelli egizi, nelle ore notturne si osservava la posizione delle stelle, in particolare rispetto al fluire della luce lunare. Proprio come a noi, grazie alle lettere dell’alfabeto che vediamo su un foglio, si chiarisce il significato di quel che leggiamo, così si guardava come l’Ariete o il Toro, o Venere o il Sole stesso fossero posizionati rispetto alla fluente luce della Luna. Dalla reciproca posizione delle costellazioni e delle stelle, soprattutto a seconda di come erano orientate rispetto alla fluente luce della Luna, si leggeva quel che il cielo aveva da dire alla Terra e lo si traduceva in parole. Gli antichi iniziati cercavano il significato di ciò che era stato messo in parole. Cercavano che cosa avesse da dire agli uomini l’Essere che più tardi venne chiamato Cristo. Gli antichi iniziati vedevano quel che le stelle, nella loro relazione con la Luna, potevano dire alla vita della Terra.

 

Quando poi si approssimò il mistero del Golgota, vi fu una grande metamorfosi animico-spirituale in tutte le scuole dei misteri. Gli iniziati più anziani dissero ai loro discepoli: ▸“Da ora in avanti viene il tempo in cui non si dovranno più osservare le costellazioni rispetto alla fluente luce della Luna: in avvenire l’universo parlerà in modo diverso agli uomini della Terra, e si dovrà osservare la luce del Sole direttamente. Dobbiamo indirizzare gli sguardi spirituali tesi alla conoscenza dalle manifestazioni della Luna a quelle del Sole”.

 

Quel che allora avvenne in primo luogo nella dottrina dei misteri, fece una poderosa impressione sugli uomini che ancora facevano parte degli iniziati dei tempi antichi all’epoca del mistero del Golgota. Gli iniziati giudicavano il mistero del Golgota in questa prospettiva, e dicevano che doveva succedere qualcosa negli eventi terreni che avrebbe determinato il passaggio dall’influsso dell’elemento lunare a quello solare. Giunsero così al significato cosmico della nascita di Gesù; la videro come qualcosa che a partire dalla Terra avrebbe dato l’impulso a non più considerare la Luna, ma il Sole stesso quale guida universale degli eventi celesti. Dicevano anche che l’evento che doveva accadere doveva essere di natura speciale.

 

Cominciarono a comprendere l’interiore significato di quell’evento terreno nell’ultimo terzo di dicembre; cominciarono a comprenderne il senso nel periodo che ora chiamiamo natalizio. Si dicevano: ora tutto deve riferirsi al Sole. Però il Sole può esercitare la sua forza sulla Terra solo quando essa ha espirato le sue forze. Intorno al Natale invece essa le ha inspirate, trattiene in sé il respiro.

Gesù nasce nel periodo in cui, per così dire, la Terra non parla al cielo, in cui la Terra si è del tutto ritirata in se stessa. Gesù nasce così in un periodo in cui la Terra si muove solitaria nello spazio cosmico trattenendo il proprio respiro, in modo che questo possa essere compenetrato dalla forza e dalla luce del Sole. In un certo senso la Terra in questo periodo non offre il proprio elemento animico al cosmo, ma lo trattiene, lo coltiva in sé. Gesù nasce sulla Terra in un periodo in cui essa è sola con se stessa rispetto al cosmo. Cogliamo il sentimento cosmico che sta alla base di tutto ciò.

 

Seguiamo ora la Terra nel suo corso annuale. Seguiamola fino al periodo in cui siamo adesso, dunque più o meno fino all’equinozio di primavera, alla fine di marzo. In modo schematico dobbiamo presentare questa situazione: la Terra (rosso nel disegno seguente) ha espirato; l’anima è ancora per metà nella Terra, ma la Terra l’ha espirata, le fluenti forze animiche della Terra si riversano nel cosmo (giallo).

Se la forza dell’impulso del Cristo era nel periodo di dicembre intimamente legata con la Terra, con l’elemento animico della Terra, troviamo ora che l’impulso del Cristo assieme a quell’elemento animico inizia a irraggiare intorno alla Terra (frecce rosse nel disegno). L’anima della Terra, compenetrata dal Cristo e fluita nello spazio spirituale cosmico, deve ora incontrare la forza della luce solare stessa. Sorge così l’immagine del Cristo che in dicembre si era animicamente ritirato nell’interiorità della Terra, per isolarsi dagli influssi cosmici; il Cristo ora inizia a far espirare le proprie forze con l’espirazione della Terra, le indirizza a ricevere l’elemento solare che gli viene incontro. Abbiamo così un disegno schematico nel quale l’elemento solare si unisce con la forza del Cristo che irraggia dalla Terra.

 

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Nel periodo pasquale il Cristo inizia a collaborare con l’elemento solare,

e quel periodo coincide dunque con l’espirazione della Terra.

Quel che così avviene non va però messo in relazione con la luce riflessa che fluisce dalla Luna,

ma con l’elemento solare.

 

Da ciò deriva la datazione della Pasqua alla prima domenica successiva al plenilunio di primavera.

Nel periodo pasquale dovremmo sentire tutto ciò e dirci: se mi sono unito con la forza del Cristo,

anche la mia anima fluisce con l’espirazione dell’anima della Terra nelle ampiezze cosmiche,

e riceve la forza del Sole che il Cristo porta ora dalla Terra alle anime umane,

così come prima del mistero del Golgota la portava loro dal cosmo.

 

Interviene però anche dell’altro. Nei tempi in cui le cose più importanti sulla Terra si facevano derivare dalla fluente luce lunare, si stabilivano le festività in base a ciò che si poteva osservare nello spazio, a seconda della posizione della Luna rispetto alle stelle. Per stabilire le festività si decifrava il significato che il logos aveva inscritto nello spazio. Guardando la datazione della Pasqua così come l’abbiamo adesso, vediamo che è fissata secondo lo spazio fino a un determinato punto, fino al plenilunio successivo all’inizio della primavera.

 

Fin qui tutto si riferisce allo spazio. Ora però si esce dallo spazio, si arriva alla domenica successiva al plenilunio di primavera, a una domenica che non è databile secondo lo spazio, come accade nel corso dell’anno o come nel ciclo della settimana sempre si succedono il sabato, la domenica, il lunedì, e così via. Ora si esce dallo spazio, per passare dalla datazione spaziale secondo le posizioni della Luna a quella puramente temporale delle domeniche nel ciclo dell’anno.

 

Negli antichi misteri ancora si sentiva che le datazioni antiche erano fatte secondo lo spazio cosmico e che con il mistero del Golgota si usciva dallo spazio cosmico per entrare nel tempo, che a sua volta non era determinato più dallo spazio cosmico. Per così dire, si strappò dalla pura sfera spaziale quel che riguardava lo spirito, e fu una poderosa spinta dell’umanità verso lo spirito.

 

Se ora continuiamo a seguire il corso dell’anno e il respiro della Terra, troviamo che in giugno la Terra presenta una terza condizione. Nel punto che ora osserviamo, essa ha espirato appieno (giallo nel disegno che segue). Tutto l’elemento animico della Terra si è riversato nello spazio cosmico, gli si è donato, e si compenetra con la forza del Sole, con la forza delle stelle. Il Cristo, che è legato all’elemento animico della Terra, unisce pure la propria forza con le forze del Sole e delle stelle che ora fluiscono nell’elemento animico della Terra donatasi al tutto cosmico. È il tempo di San Giovanni. La Terra ha tutto espirato, e nella fisionomia esteriore, nella superfìcie con cui si rivolge all’universo, non mostra la forza propria, come la mostrava in sé nel solstizio d’inverno, ma la forza riflettente del Sole, delle stelle e di tutto ciò che nel cosmo le è esterno.

 

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Soprattutto nel nord dell’Europa gli antichi iniziati sentivano con vivezza l’intimo significato e lo spirito di questo tempo, del giugno. Sentivano la loro anima dedita alle ampiezze cosmiche insieme all’anima della Terra; si sentivano vivere non nella sfera della Terra, ma nelle lontananze cosmiche. Soprattutto si dicevano: viviamo con la nostra anima nelle lontananze cosmiche, viviamo con il Sole e con le stelle; e se volgiamo lo sguardo verso la Terra, che si è riempita di piante germogliate e ha prodotto ogni possibile animale, allora nelle piante germogliate, nei fiori colorati, nel muoversi degli insetti, negli uccelli che volano nell’aria con il loro piumaggio colorato vediamo di nuovo riflettersi in bagliori dalla Terra, come rispecchiandosi, ciò che accogliamo nell’anima quando appunto la abbandoniamo, quando ci uniamo alla sua espirazione per vivere non in modo terreno ma cosmico.

Ma tutto ciò che germogliando in mille colori sorge dalla Terra e si mostra nello spazio cosmico è della stessa natura; è appunto il riflesso, la forza che si riflette, mentre noi portiamo la forza diretta nelle nostre anime umane. Tutto questo sentivano gli uomini che erano ispirati nei luoghi di iniziazione e comprendevano in special modo la festa del solstizio d’estate. Vediamo così la festa di San Giovanni inserita nel grande respiro cosmico della Terra.

 

Se continuiamo a seguire quel respiro, arriviamo allo stadio che si presenta alla fine di settembre. Le forze espirate cominciano di nuovo a rientrare, e la Terra inizia di nuovo ad inspirare. L’anima della Terra, che si era riversata nel cosmo, rientra all’interno della Terra stessa. Le anime umane, inconsciamente oppure nelle loro impressioni chiaroveggenti, percepiscono l’inspirare dell’anima della Terra come un processo della propria anima. Gli uomini che per queste cose erano ispirati dalle conoscenze iniziatiche, alla fine di settembre potevano dirsi: ciò che il cosmo ci ha dato e si è legato con la nostra propria forza animica grazie all’impulso del Cristo, ora lo lasciamo fluire di nuovo entro la Terra, in quell’elemento terrestre che per tutta l’estate ha fatto solo da riflesso, comportandosi come uno specchio rispetto al cosmo extraterrestre.

Uno specchio però non lascia passare ciò che ha davanti, e poiché in estate la Terra è uno specchio del cosmo, in un certo senso in quel periodo è anche impenetrabile, impermeabile al cosmo e quindi all’impulso del Cristo.

 

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L’impulso del Cristo deve per così dire vivere nell’espirazione, ma la Terra stessa gli è impermeabile (vedi disegno di pagina 18). Le forze arimaniche si insediano saldamente nella Terra impermeabile all’impulso del Cristo. Quando poi l’uomo ha accolto di nuovo nella propria anima, grazie all’espirazione delle forze terrestri, anche quelle del Cristo, si immerge nella Terra arimanizzata.

Nell’attuale corso dell’evoluzione terrestre, a partire dall’ultimo terzo del secolo XIX, all’anima umana che va inabissandosi viene in aiuto dalle altezze spirituali la forza di Michele, che combatte il drago arimanico quando il respiro terrestre rientra nella Terra stessa.

 

Lo avevano profeticamente previsto coloro che già negli antichi misteri avevano compreso spiritualmente il corso dell’anno. Sapevano che il loro tempo non era ancora maturo per questo segreto: che la forza di Michele avrebbe aiutato l’anima umana che andava inabissandosi. Poiché essi sapevano che le anime sempre rinascono, sapevano anche che le forze di Michele, quando intervengono, intervengono in aiuto delle anime umane terrene. In questo senso vedevano il corso dell’anno. A seguito di quell’antica saggezza, troviamo messo in rilievo nel calendario il 29 settembre, il giorno di San Michele Arcangelo, qualche giorno dopo l’equinozio d’autunno. Proprio per la gente della campagna è tanto importante il periodo di Michele.

 

Il periodo di Michele nel corso dell’anno è importante anche per chi vuol capire tutto il senso del nostro tempo. Per inserirsi con la giusta coscienza nel nostro tempo, occorre anche comprendere come nell’ultimo terzo del secolo XIX la forza di Michele abbia iniziato la lotta contro il drago, contro le potenze arimaniche, nel modo in cui oggi appunto vi si deve partecipare. Dobbiamo perciò inserirci noi stessi nel senso dell’evoluzione della Terra e dell’umanità, partecipando in modo giusto con la nostra coscienza a questa lotta cosmico-spirituale.

 

Sino ad ora il giorno di Michele è stata una festa contadina. Ho già detto che cosa intendo con questo: una festa di gente semplice. Si è chiamati ora a concepirla come la festa complementare della Pasqua nel respiro cosmico-terreno dell’anno. Cosi dovrà pensarla l’umanità che di nuovo intenda comprendere la vita terrena anche in senso spirituale.

 

Durante l’espirazione estiva la Terra viene arimanizzata.

Guai se la nascita di Gesù cadesse durante l’arimanizzazione della Terra!

Prima che il corso dell’anno sia di nuovo compiuto e arrivi il dicembre, in cui rinasce l’impulso del Cristo nella Terra compenetrata di anima, le forze spirituali devono purificarla dal drago, dalle forze arimaniche.

La forza di Michele, la forza che purifica, che vince il malefico influsso arimanico, si deve unire con il respiro della Terra che fluisce da settembre a dicembre, affinché possa avvicinarsi la festa natalizia e svolgersi giustamente la nascita dell’impulso del Cristo, che poi maturerà sino all’inizio dell’espirazione, sino al tempo pasquale.

 

Possiamo così dire: al tempo di Natale la Terra ha accolto in sé la propria anima nella grande inspirazione annuale; l’impulso del Cristo nascerà nell’interiorità della Terra, nell’elemento animico accolto dalla Terra, e verso la primavera fluirà nel cosmo con l’espirazione della Terra. L’impulso del Cristo vedrà l’aspetto stellare, con cui agirà scambievolmente, non più però soltanto in senso spaziale, ma temporale, così che l’aspetto temporale sia estratto dallo spazio.

 

Pasqua è la prima domenica dopo il plenilunio di primavera. L’uomo si eleva con la propria anima al cosmo nell’ambito della completa espirazione terrestre, si imbeve e si compenetra delle stelle, assorbe egli stesso il respiro del mondo col respiro della Terra e si compenetra dell’elemento pasquale. Vi è inserito al massimo al tempo di San Giovanni, dopo aver cominciato a compenetrarsi di ciò che vi era a Pasqua; deve poi ritornare alla Terra con l’anima della Terra e anche con la propria anima, sapendo che ora Michele è al suo fianco, affinché egli possa giustamente inserirsi nella sfera terrena dopo la vittoria delle forze di Michele su quelle arimaniche.

 

Sempre più l’anima della Terra, con l’inspirazione, si ritira ora nella Terra stessa sino al tempo del Natale, che oggi è festeggiato correttamente quando ci si può dire: Michele ha purificato la Terra perché a Natale possa avvenire in modo giusto la nascita dell’impulso del Cristo.

Poi si ha di nuovo l’espirazione verso il cosmo, e con l’espirazione il Cristo prende con sé Michele, affinché questi possa dal cosmo acquisire di nuovo le forze che ha consumato nella lotta contro l’elemento arimanico- terrestre.

A Pasqua anche Michele inizia di nuovo a immergersi nel cosmo, e a San Giovanni vi si intesse al massimo. Chi oggi comprende correttamente ciò che in quanto uomo lo unisce alla Terra, può dirsi: comincia per noi il periodo in cui vediamo in modo giusto l’impulso del Cristo, se sappiamo che nel corso dell’anno è stato accompagnato dalla forza di Michele, se per così dire vediamo il Cristo fluire giù nella sfera terrestre e su in quella cosmica, accompagnato in modo corrispondente da Michele che combatte sulla Terra, da Michele che nelle lontananze cosmiche conquista forze di lotta (si veda la lemniscata).

 

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Così nel nostro tempo anche il pensiero della Pasqua può venir inteso nel suo giusto senso, se si afferra che alla più grandiosa immagine posta a chiarimento dell’esistenza terrena, all’immagine del Cristo che risorge dal sepolcro vittorioso sulla morte, va oggi aggiunta, alla destra del Cristo Gesù, l’entità di Michele, mentre la forza del Cristo compenetra la forza del respiro della Terra nel corso di un anno.

 

Se in ognuna delle quattro grandi festività dell’anno, quindi anche in quella pasquale, rendiamo in noi vivente il pensiero del Cristo, lo facciamo oggi nel senso in cui deve essere vivente, ove lo si voglia vedere presente con piena comprensione quali uomini terrestri. La speranza per la venuta della forza di Michele al servizio della forza del Cristo ha animato coloro che giustamente hanno compreso fino ad oggi l’impulso del Cristo.

 

L’impegno ad essere compenetrati dall’impulso del Cristo nel senso del pensiero di Michele deve oggi svegliarsi in noi in modo speciale. Ce ne compenetreremo nel modo giusto, collegando il pensiero della resurrezione con l’attivo pensiero di Michele, quale è posto nell’evoluzione dell’umanità nel modo che ho spesso esposto.