Il femminile e il maschile sulla terra e nel mondo spirituale

La celeste Sofia e l’essere Antroposofia


 

È enigmatico il fatto che gli uomini sulla terra sperimentino la Sofìa come un’entità femminile.

Ciò sembra anche essere in contraddizione con le parole del Cristo Gesù nel vangelo di Matteo:

«Alla resurrezione [vale a dire in uno stato puramente spirituale]

non ci saranno né mogli né mariti, ma si è come gli angeli del cielo» (Mt. 22,30).

 

Queste parole ci dicono che nei mondi spirituali non ci sarà una divisione tra i sessi, vale a dire un maschile e un femminile, né tra le gerarchie angeliche né tra le anime disincarnate degli uomini tra morte e nuova nascita. Non c’è però alcuna contraddizione in tutto questo: si tratta invece di un ben determinato mistero.

Per comprenderlo bisogna considerare quanto segue.

 

Secondo le indagini scientifico-spirituali di Rudolf Steiner

ogni essere umano, già durante l’incarnazione terrena, porta in sé l’altro sesso in forma eterica.

 

• Il corpo eterico della donna ha qualità maschili e il corpo eterico dell’uomo ha qualità femminili.1

• Il corpo astrale invece non possiede caratteristiche né maschili né femminili

(sempre che l’uomo durante la vita non segua esclusivamente le passioni animali inferiori, ‘inficiando’ il proprio corpo astrale con l’elemento sessuale; in questo caso la sosta nel kamaloka dopo la morte2 sarebbe particolarmente dolorosa, perché dopo la morte il corpo astrale deve essere purificato anche da questi influssi inferiori).

• L’io umano individuale invece non porta assolutamente nulla in sé che possa richiamare la divisione tra i sessi

e si incarna nelle diverse esistenze alternativamente una volta come donna e una volta come uomo.3

 

Così in ogni essere umano c’è sul piano fisico-eterico un perfetto equilibrio tra elemento maschile e femminile,(79)

il che permette al corpo astrale e all’io di compiere un’evoluzione puramente spirituale sulla terra,

indipendentemente dall’appartenenza all’uno o all’altro sesso.

 

Se teniamo conto che l’anima e lo spirito (io) dell’essere umano

abbandonano il corpo fisico già al momento della morte,

e che il corpo eterico lo fa in genere dopo tre o quattro giorni,4

ne segue che tutta la vita nei mondi spirituali tra due incarnazioni

non ha nulla a che vedere con la divisione dei sessi sulla terra.

 

Tuttavia l’esperienza spirituale millenaria di molti mistici, profeti e saggi, indica che nei mondi spirituali c’è qualcosa che, nella sua manifestazione alla coscienza terrena, può essere definito a ragione ‘femminile’ o ‘maschile’. Di che cosa si tratta?

 

Come abbiamo già spiegato ampiamente in quest’opera,

nel mondo spirituale, nei ranghi ascendenti delle gerarchie, ci sono soprattutto due diverse specie di entità.

• Da una parte abbiamo spiriti individuali che si trovano ai diversi gradi della linea gerarchica.

Si tratta dei singoli angeli, arcangeli e così via sino agli esseri delle massime gerarchie, i cherubini e i serafini.

• Il secondo tipo di esseri sono le entità «composte» o «soborniche»,

costituite da spiriti delle diverse gerarchie che si associano per la realizzazione di un compito comune.

A tal fine essi formano un’entità completamente nuova,

che dispone di una potenza spirituale e di potenzialità creative molto maggiori.

 

Se volessimo tradurre nel nostro linguaggio questa differenza puramente soprasensibile e cercassimo di trovare qualcosa nell’esistenza umana che esprima nel modo più fedele possibile la differenza fra queste due specie di entità spirituali, dovremmo parlare di ‘maschile’ e di ‘femminile’:

• il maschile come portatore della tendenza individualizzante, separatrice, che si chiude in sé;

• il femminile come espressione di una tendenza più sociale, unificatrice,

che unisce in un tutto indiviso parti a diversi gradi di sviluppo.5

Solo in questo senso si può parlare di maschile e femminile nel mondo spirituale.

 

È chiaro comunque che qui si tratta solo di un paragone, di un tentativo imperfetto di esprimere, con l’aiuto di rappresentazioni terrestri, qualcosa che in realtà è di natura puramente spirituale. Nel nostro tempo materialistico è davvero grande il pericolo di cadere in un antropomorfismo primitivo e di trasferire nel mondo soprasensibile la relazione tra i due sessi così come si esprime sulla terra. Proprio per questo motivo Rudolf Steiner parlò molto raramente di questo tema; egli sapeva che la sua comprensione è particolarmente difficile per l’uomo odierno.

Già nel medioevo si conosceva il grave pericolo di varie forme di «mistica erotica», che veniva considerata una delle massime tentazioni luciferiche. Un esempio di una tale deviazione luciferica sta nella dottrina diffusa tra alcune sette sull’esistenza di una ‘trinità femminile’ (per esempio nella figura di madre, figlia e anima santa) accanto alla cosiddetta ‘Trinità maschile’ del Padre, Figlio e Spirito Santo; questo ebbe come conseguenza che il principio della divisione dei sessi e il dualismo ad essa collegato, non solo fu considerato operante nell’intero creato, ma anche oltre i limiti di questo, nella sfera delle massime divinità. Con ciò però il principio trinitario veniva annullato e sostituito con una dualità luciferica, ovvero con «la follia della dualità»,6 secondo un’espressione di Rudolf Steiner.

 

Detto questo, possiamo considerare le singole individualità gerarchiche come rappresentanti del principio maschile nell’universo creato, e le entità «soborniche» (composte) come rappresentanti del principio femminile. A queste ultime appartengono anche la celeste Sofìa, nonché quelle che abbiamo chiamato entità universali del karma (che nelle mitologie antiche furono rappresentate come esseri femminili: norne, parche, furie, erinni, eumenidi e altre).

 

Qui però bisogna considerare quanto segue. Come abbiamo visto l’entità della celeste Sofìa consiste di un’intera serie di gerarchie a cui appartengono rispettivamente numerosi esseri che stanno a diversi gradi di evoluzione: gli angeli, gli arcangeli, e così via. Così

ogni singolo essere può operare nel mondo in due modi:

• può agire in modo individuale, secondo la propria comprensione della massima divinità,

• oppure come parte di un’entità «sobornica»

lavorando così insieme con altre entità alla realizzazione di compiti comuni.

Nel primo caso le manifestazioni di questo essere, usando i termini della nostra lingua terrestre, hanno un carattere ‘maschile’, nel secondo hanno carattere ‘femminile’.

 

Per questo non è nemmeno corretto dire che la Sofìa è quel particolare angelo, arcangelo o arché.

Infatti le sue manifestazioni individuali hanno costantemente un carattere ‘maschile’.

D’altra parte l’intero pleroma della settemplice Sofìa può portare a manifestazione come suo inviato ogni singolo essere fra quelli che costituiscono l’entità «sobornica» della celeste Sofìa, che comprende i ranghi ascendenti fino agli Spiriti della saggezza; per questo ogni angelo, arcangelo e così via, può essere rappresentato sia con l’elemento ‘maschile’ sia con quello ‘femminile’, a seconda che venga considerato nel caso specifico come essere indipendente o come parte della celeste Sofìa.

 

 


 

Note tra parentesi:

(79) – Al nostro tempo ci si discosta invero sempre più da questo equilibrio, ma un approfondimento di questo dato esorbiterebbe dai limiti di quest’opera.

 

Note:

  1. O.O.94, 29.5.1906, O.O. 99, 25.5.1907, e O.O. 118, 5.3.1910
  2. Sul Kamaloka Vedi 0.0. 13, cap. ‘Sonno e morte’
  3. O.O.13, Cap. ‘La vita dell’uomo dopo la morte’
  4. Vedi nota 2 e 3
  5. O.O.99, 4.6.1907
  6. O.O.194, 21.11.1919