La dualità dell’essere umano secondo forma e figura.

O.O. 128 – Una fisiologia occulta – 20.03.1911


 

Sommario: Per conoscere la natura umana è necessario avere rispetto per l’essere umano, manifestazione dello spirito del cosmo. Alla base della presente esposizione sta l’indagine scientifico-spirituale. La dualità dell’essere umano secondo forma e figura. Cervello e midollo spinale in rapporto al sistema scheletrico. La teoria vertebrale di Oken e di Goethe. Trasformazioni nella sfera dell’encefalo e del midollo: il cervello è un midollo trasformato, ed è più antico. Cervello: facoltà di pensiero e di riflessione. Midollo: funzionalità sognante, istintiva. Il midollo celato nell’encefalo. L’aura del cervello e del midollo.

 

In questo ciclo di conferenze, tenuto su richiesta dei nostri amici praghesi, tratterò un tema che riguarda molto da vicino l’uomo, cioè la sua precisa natura, per quanto concerne la sua stessa vita fisica. Questi argomenti da un lato ci sono molto vicini, appunto perché ci riguardano direttamente, d’altro lato però bisogna riconoscere che essi sono di difficile comprensione. Se infatti in ogni tempo è per così dire risuonato da altezze mistico-occulte il pressante appello “Conosci te stesso”, ciò significa che l’autoconoscenza, l’autentica, vera conoscenza di se stessi, è per noi in fondo molto difficile, e questo non vale solo per l’autoconoscenza individuale, personale, ma anche e soprattutto per la conoscenza dell’entità umana in generale. Proprio perché l’uomo (come appunto dimostra l’eterna esortazione “Conosci te stesso”) è in sostanza molto lontano da sé per ciò che concerne la sua natura, proprio perché ha davanti una via tanto lunga per comprendere se stesso, per certi aspetti anche gli argomenti delle considerazioni che faremo nei prossimi giorni si presenteranno alquanto ardui, e richiederanno molte cognizioni preliminari. Non senza ragione mi sono deciso a parlare di questo tema solo dopo molto tempo e matura riflessione. Si tratta infatti di un tema di fronte al quale, se si vuole giungere a un esame veritiero, è necessario qualcosa che tanto spesso viene tralasciato nella scienza abituale. Per il nostro tema è necessario avere un profondo rispetto per l’essere umano in generale; intendiamoci, non per la natura di un singolo individuo, e tanto meno di noi stessi. Per tutte le considerazioni che faremo è premessa fondamentale che si abbia un profondo rispetto per il significato dell’entità umana nel senso più vero della parola.

 

Come si fa a sviluppare un tale sincero rispetto? In nessun altro modo che prescindendo da come l’uomo ci si presenta nella vita quotidiana (ed è indifferente che si tratti di noi stessi o di un altro), riuscendo a sollevarsi al pensiero: l’uomo, con tutta la sua evoluzione, non esiste come essere fine a se stesso, ma come manifestazione dello spirito, dell’intero universo divino-spirituale; è una manifestazione della divinità universale, dello spirito del cosmo. Per chi riconosce che tutto quanto ci circonda è manifestazione di forze divino-spirituali, è anche possibile sentire quel rispetto non solo per la sfera divino-spirituale, ma anche per le sue manifestazioni. Quando si dice che si tende a una sempre più perfetta autoconoscenza, ci deve essere chiaro che non bisogna aspirare alla autoconoscenza per semplice curiosità, o anche per smania di sapere, ma perché si deve sentire il dovere di arrivare in modo sempre più perfetto alla conoscenza delle manifestazioni dello spirito universale attraverso l’uomo stesso. In tal senso vanno intese le parole: rimanere ignoranti quando è possibile conoscere, costituisce un peccato contro il fine divino determinato per l’uomo. Lo spirito universale ha infatti posto in noi la forza di acquisire conoscenza; se non vogliamo acquisirla, rifiutiamo (cosa che invero non sarebbe lecita) di essere una manifestazione dello spirito universale, e finiamo per diventare sempre non una sua manifestazione, ma una sua caricatura.

 

È nostro dovere tendere alla conoscenza, per diventare un’immagine sempre più fedele dello spirito universale. Solo dando un senso alle parole “divenire un’immagine dello spirito universale”, solo se ciò ha un significato per noi dobbiamo riconoscere che la conoscenza è per noi un dovere; solo allora potremo sentire giustamente il senso di rispetto di cui abbiamo parlato per l’entità umana. Per chi poi vuole osservare in senso occulto la vita e l’essenza dell’uomo, è assolutamente necessario compenetrarsi di questo senso di rispetto per la natura umana: esso solo infatti consente di destare la nostra vista e il nostro udito spirituali, l’intera nostra facoltà di veggenza spirituale, cioè le forze che ci permettono di penetrare nei sostrati spirituali della natura umana. Il veggente, lo scienziato dello spirito che non fosse capace di provare al più alto grado rispetto per la natura umana, fin nelle fibre più profonde della propria anima, nulla saprebbe percepire della più profonda essenza dell’entità umana, dell’immagine dello spirito; anche se il suo occhio spirituale fosse in grado di scorgere altri segreti del mondo rimarrebbe chiuso rispetto a tutto quanto si riferisce alla vera e profonda natura dell’essere umano. Possono anche esservi molti veggenti capaci di scorgere certi aspetti dell’ambiente spirituale che circonda la nostra esistenza: se manca loro quel rispetto, vien loro meno anche la facoltà di guardare nelle profondità della natura umana, e non potranno mai parlarne in modo adeguato.

 

La scienza che studia i processi vitali umani si chiama “fisiologia”. Qui però essa non verrà considerata nel modo in cui viene vista dalla scienza ufficiale, ma come essa si palesa allo sguardo spirituale, movendo sì dalla conformazione esterna dell’uomo, dalla forma e dalle funzioni dei suoi organi, ma guardando però sempre al fondamento spirituale e soprasensibile degli organi e dei processi vitali. Poiché non abbiamo intenzione di studiare questa “fisiologia occulta” (come la si potrebbe anche chiamare) in modo meno che obiettivo, sarà necessario che in qualche punto si accenni oggettivamente a cose che sembreranno fin dal principio molto inverosimili a chi è più o meno digiuno dell’argomento. Va espressamente sottolineato che questo ciclo di conferenze, ancor più di altri che ho tenuto, costituisce un tutto organico. Non è quindi lecito separare isolatamente dal contesto singoli brani di conferenze, e soprattutto delle prime, perché dovrò esprimere molte cose in modo spregiudicato. Solo dopo avere ascoltato le ultime conferenze sarà possibile formarsi un giudizio su ciò che deve esser detto. Il tema viene qui trattato infatti in modo un po’ diverso da quanto avviene nella fisiologia usuale. Le basi iniziali troveranno conferma in ciò che sarà trattato alla fine. Dovremo dunque procedere per così dire non in linea retta, ma descrivendo un cerchio, sì da ritrovare alla fine i nostri punti di partenza.

 

L’oggetto delle considerazioni che faremo è l’essere umano. Esso ci si presenta ai sensi anzitutto nella sua forma esterna. Sappiamo bene che a quanto se ne può conoscere con l’osservazione esteriore e profana, oggi si devono aggiungere le numerose scoperte fatte dalla scienza. Perciò le nostre attuali conoscenze esteriori dell’uomo risultano sia dall’esperienza comune, dall’osservazione che ognuno può fare su se stesso e sugli altri, sia dai risultati conseguiti dalla scienza, fondandosi sulle sue osservazioni condotte con metodi e strumenti ammirevoli, applicati appunto alla conoscenza del corpo umano.

 

Mettendo insieme, per cominciare, tutto quanto dell’uomo conosce il profano, tutto quanto eventualmente si può avere appreso da descrizioni divulgative, riuscirà forse abbastanza comprensibile che si sottolinei fin d’ora come la figura umana (quale si presenta nel mondo esterno) consista in fondo in una dualità. Per chi voglia penetrare nelle profondità della natura umana è veramente necessario acquistare coscienza che già, quale ci si presenta, l’uomo rappresenta in fondo una dualità per ciò che riguarda la sua forma e la sua configurazione.

 

Una prima parte che anzitutto possiamo chiaramente distinguere è rappresentata da tutto ciò che si presenta racchiuso in organi che assicurano la massima possibile protezione dal mondo esterno. È tutto quanto rientra nell’ambito del cervello e del midollo spinale: sono parti della natura umana solidamente racchiuse da formazioni ossee capaci di garantire una protezione sicura. Volendo presentare schematicamente ciò che rientra in questo ambito possiamo farlo con una figura.

 

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In a abbiamo la serie delle ossa vertebrali, le une sopra le altre, intorno al midollo spinale. In b la calotta cranica e le altre ossa del cranio. Nel canale formato appunto dalle vertebre sovrapposte e dal complesso delle ossa craniche, si trova tutto quanto rientra nella sfera del cervello e del midollo spinale. Non si può osservare l’uomo senza rendersi conto che tutto ciò che fa parte di questa sfera, forma in sostanza un’unità in sé conchiusa; d’altra parte, tutto il resto (che potremmo connettere fisiologicamente nei modi più diversi): il collo, il tronco, gli arti, si collega con il cervello e il midollo mediante formazioni che figuratamente si potrebbero descrivere più o meno come filiformi o nastriformi. Esse devono attraversare prima l’involucro protettivo, per potere stabilire la connessione tra le parti racchiuse nel complesso osseo. Possiamo quindi affermare che già a un’osservazione superficiale il complesso umano si manifesta come una dualità: una parte è all’interno dei sistemi ossei menzionati, nei solidi e sicuri involucri protettivi; il rimanente fuori dagli stessi.

Ora dobbiamo prima di tutto gettare uno sguardo superficiale su quel che si trova all’interno delle formazioni ossee. Qui possiamo ancora una volta distinguere facilmente la grande massa del cervello, adagiata nella scatola cranica, e il midollo spinale, appeso al cervello come uno stelo, un cordone organicamente unito ad esso, che si prolunga nel canale vertebrale quasi come un’escrescenza filiforme. Nel distinguere fra loro queste due formazioni, dobbiamo richiamare l’attenzione su qualcosa che la scienza ufficiale non ha bisogno di puntualizzare, ma che invece rileva la scienza occulta, il cui compito è di penetrare nell’essenza delle cose. Occorre cioè far osservare che tutto quel che diciamo riferendoci all’uomo, vale appunto solo per lui. Nel momento infatti in cui si penetra nelle basi profonde dei singoli organi, ci si accorge (e si vedrà nel corso delle conferenze che le cose stanno proprio così) che il significato profondo della funzione di un organo umano può essere molto diverso da quello dell’organo analogo nel mondo animale. Osservando le cose secondo la scienza ufficiale, si potrà pensare che ciò che è stato descritto si può affermare anche a proposito dei mammiferi.

 

Penetrando più a fondo in questi problemi, non si può riferire agli animali ciò che si afferma circa la natura e il significato degli organi umani. L’osservazione occulta ha infatti il compito di esaminare gli animali presi per se stessi, e di ricercare poi se sia possibile applicare ad essi quel che siamo in grado di conoscere riguardo al cervello e al midollo spinale umani. Che gli animali più vicini all’uomo abbiano anch’essi midollo e cervello, non dimostra infatti ancora che, nel loro significato più profondo, tali organi abbiano la stessa funzione nell’uomo e nell’animale. Per usare un confronto: che qualcuno abbia un coltello in mano, non ci dice se voglia squartare un vitello, oppure raschiare via qualcosa. In entrambi i casi sono coltelli, e chi tenga conto solo della forma del coltello, potrà credere che nei due casi si tratti della stessa cosa. In analoga situazione si troverebbe chi, dato che sia nell’animale sia nell’uomo si trovano cervello e midollo spinale, credesse che essi hanno la stessa funzione. Non è però vero. Questo criterio, divenuto abituale nella scienza ufficiale, ha condotto a certe inesattezze che si potranno correggere solo quando essa accetterà a poco a poco di tenere conto di ciò che sul carattere dei diversi esseri può scaturire dalle profondità dell’indagine soprasensibile.

 

Se ora consideriamo da un lato il midollo spinale, e dall’altro il cervello, si constaterà facilmente che c’è qualcosa di vero in un’osservazione fatta più di cent’anni or sono da alcuni naturalisti che pensavano davvero. In un certo senso è giusto affermare che il cervello, se lo si osserva bene, è come un midollo trasformato. Questo risulta anche più facilmente comprensibile ricordando che Goethe, Oken e altri attenti osservatori della natura avevano rilevato anzitutto che le ossa craniche presentano certe somiglianze morfologiche con le ossa vertebrali. Goethe ad esempio, che osservava con molta attenzione le somiglianze morfologiche degli organi, si accorse ben presto che se si immaginano le singole vertebre trasformate, appiattite e poi ricurvate, emerge la configurazione delle ossa del cranio. Si prenda cioè una vertebra, e si immagini di estenderla in tutte le direzioni, così che essa si distenda e si appiattisca, dalla sua forma potremo derivare a poco a poco quella delle ossa del cranio. Da un certo punto di vista le ossa craniche si possono quindi considerare come vertebre trasformate. Dunque, proprio come le ossa che racchiudono il cervello possono considerarsi modificazioni delle ossa che racchiudono il midollo spinale, si può concepire anche la massa di quest’ultimo modificata nella forma, gonfiata, differenziata, divenuta più complicata: così dal midollo può risultare trasformato in qualche modo il cervello. Così, ad esempio, una pianta porta in un primo tempo solo le foglie verdi: le trasforma, le differenzia, e a un certo momento nasce il fiore colorato. Come i fiori sono foglie differenziate, allo stesso modo è concepibile che mediante una trasformazione del midollo, mediante la sua evoluzione a un livello più alto, possa essersi formato il cervello. Possiamo dunque scorgere nel cervello un midollo spinale differenziato.

 

Vogliamo ora osservare i due organi da questo punto di vista. Quale dei due andrà considerato come il più giovane? Certamente non quello che presenta la forma derivata, ma quello che mostra la forma originaria. Dobbiamo dunque pensare che il midollo si trovi a un primo stadio, che sia più giovane, mentre il cervello si trova in un secondo stadio, essendo passato in precedenza per lo stadio del midollo; è un midollo trasformato, e perciò va considerato l’organo più vecchio. In altre parole, constatando questa nuova dualità che ci si presenta nel cervello e nel midollo spinale potremo dire: tutte le forze che portano nell’uomo alla formazione del cervello devono essere forze più antiche, poiché devono avere formato in uno stadio precedente l’abbozzo del midollo, e poi avere proseguito la loro azione per trasformare in cervello l’abbozzo del midollo. Deve cioè esservi stato una specie di secondo avvio, quando il nostro midollo spinale non era ancora progredito al punto da aver raggiunto il secondo stadio, essendosi fermato appunto solo a uno stadio precedente dell’evoluzione. Se vogliamo esprimerci con pedantesca esattezza, nel sistema nervoso spinale abbiamo un midollo spinale al primo stadio, e nel cervello un midollo spinale al secondo stadio, un midollo più antico trasformato, un midollo spinale che prima era stato tale, ma poi si è trasformato in cervello.

 

Abbiamo così indicato con precisione di che cosa occorre tener conto per comprendere adeguatamente la massa organica racchiusa in quelle formazioni ossee. A questo punto si deve esaminare qualcosa d’altro, che solo sul terreno dell’occultismo può presentarcisi in modo adeguato. Possiamo porci la seguente domanda: quando avviene una tale trasformazione da una disposizione organica di primo grado a un’altra di secondo grado, questa evoluzione è di tipo progressivo o regressivo? Possiamo infatti supporre due tipi di processi: da una parte un processo che porta un organismo a uno stadio di maggiore perfezione, dall’altra un processo che conduce a fenomeni di degenerazione, di graduale atrofìa.

Osservando il nostro attuale midollo spinale, esso ci si presenta come un organo relativamente poco progredito, giovane, poiché non è ancora riuscito a diventare un cervello. Possiamo però riflettere in due modi diversi sul midollo spinale. Si potrebbe supporre che esso contenga in sé le forze per diventare in futuro un cervello, e sarebbe in un’evoluzione progressiva. Oppure potrebbe essere del tutto privo della disposizione di poter mai raggiungere quel grado, si troverebbe cioè in corso di trasformazione regressiva, in un processo di decadenza, e sarebbe destinato a rimanere soltanto al primo stadio senza mai raggiungere il secondo. Ora, se ammettiamo che il nostro cervello attuale si sia sviluppato a suo tempo dal midollo, ciò significa che quell’antico midollo si è indubbiamente evoluto in senso progressivo, proprio perché è diventato cervello. Se adesso ci domandiamo quale sia la natura del nostro midollo spinale attuale, l’osservazione occulta ci dice: il nostro midollo spinale attuale non possiede la disposizione verso un’evoluzione progressiva, ma si prepara a concludere la propria evoluzione al livello presente. Per esprimersi in modo un po’ grottesco: non si deve credere che un giorno il sottile cordone del midollo spinale si rigonfierà alla maniera del cervello odierno. Vedremo più avanti che cosa vi sia alla base di una tale previsione occulta. Dal puro confronto morfologico di questo organo nell’uomo e negli animali, risulta tuttavia già un primo accenno al perché dell’affermazione suddetta. Se per esempio si osserva un serpente, si vede che la colonna vertebrale fa seguito alla testa con una serie di innumerevoli anelli contenenti il midollo, e che la spina dorsale è formata in modo che potrebbe estendersi pressoché all’infinito. Nell’uomo invece vediamo che il midollo spinale, a partire dal punto cui è attaccato al cervello, si assottiglia sempre più verso il basso e la struttura che vediamo nelle parti superiori si rivela sempre più indistinta mano a mano che si scende verso il basso. Si può quindi già rilevare da un’osservazione esteriore come ciò che nel serpente continua inalterato verso l’estremo posteriore, nell’uomo sembri avviarsi verso una specie di conclusione, di degenerazione. Questa è una prima osservazione comparativa; vedremo poi cosa ha da dire in proposito l’osservazione occulta.

 

Riassumendo, si può affermare: racchiuso nelle formazioni ossee del cranio abbiamo un midollo spinale evoluto fino a essere diventato un cervello che si trova a un secondo stadio del suo sviluppo; nel nostro midollo spinale troviamo per così dire un altro tentativo di formare un cervello, tentativo però che già ora si rivela senza successo.

 

Da tale constatazione torniamo ora a ciò che pure già conosciamo da un’osservazione profana, esteriore: ai rispettivi compiti del cervello e del midollo spinale. E infatti più o meno noto a tutti che il cervello è lo strumento delle cosiddette funzioni psichiche superiori, dal quale esse sono dirette. Ognuno poi sa che il midollo spinale e i nervi ad esso collegati dirigono le attività psichiche meno coscienti, cioè quelle nelle quali poca riflessione s’interpone fra l’impressione proveniente dall’esterno e l’azione che ne consegue. Se ad esempio veniamo punti a una mano da un insetto, ritiriamo la mano bruscamente: fra la puntura e il movimento di retrazione non si interpone una gran riflessione. Tali attività psichiche vengono a ragione attribuite anche dalla scienza ufficiale all’azione del midollo spinale. Esistono invece altre attività animiche, nelle quali fra l’impressione esterna e ciò che infine conduce all’azione si interpone una riflessione più complessa; esse hanno la loro sede nel cervello.

 

Pensiamo un esempio abbastanza evidente: l’artista che osserva la natura, mette in azione i suoi sensi e raccoglie innumerevoli impressioni; solo nel corso di un certo tempo le elabora nella sua attività psichica. Dopo molto tempo, forse anni, egli passerà a fissare in azioni esteriori ciò che, in una lunga attività dell’anima, sono divenute le impressioni provenienti dal mondo esterno. Qui dunque fra l’impressione esterna e l’attività umana s’inserisce una ricca attività dell’anima. Lo stesso vale per il ricercatore scientifico, e anche per ogni persona che rifletta su quel che vuole fare, che non si precipiti sulle cose come un toro alla vista del rosso. In tutti i casi in cui non si agisce per un movimento riflesso, ma si pensa alle proprie azioni, diciamo che è il cervello lo strumento delle funzioni psichiche.

 

Possiamo approfondire ancor più la questione e chiederci: come si presenta l’attività psichica per la quale impegniamo come strumento il nostro cervello? Si presenta in due modi: anzitutto ne siamo consci nella nostra ordinaria vita di veglia, durante la quale con i sensi raccogliamo le impressioni esterne e le elaboriamo riflettendo ragionevolmente col cervello. Dobbiamo pensare che le impressioni esterne entrano in noi attraverso le porte dei sensi e stimolano determinati processi nel nostro cervello. Se potessimo seguire quel che avviene nel cervello, vedremmo che viene messo in attività dal flusso delle impressioni esterne che vengono poi elaborate col ragionamento; a tutto questo si affiancano anche le conseguenze delle impressioni esterne meno soggette alla riflessione mentale, vale a dire azioni e fatti che dobbiamo attribuire più allo strumento del midollo spinale.

 

Ora dobbiamo volgere la nostra attenzione a due stati in cui oggi viviamo tutta la vita, quando alterniamo la vita cosciente di veglia e la vita inconscia di sonno. Da conferenze precedenti abbiamo imparato che durante il giorno le quattro parti costitutive dell’entità umana sono unite, mentre durante il sonno l’io e il corpo astrale si allontanano. Tutti conoscono lo stato particolare che sta tra la vita cosciente di veglia e lo stato di sonno inconscio: la vita del sogno. Ora ne parleremo in modo semplice, così come può osservarla chiunque.

 

Si vede che l’attività onirica ha una singolare somiglianza con l’attività psichica inferiore che attribuiamo al midollo spinale; quando infatti le immagini del sogno si manifestano nella nostra anima, non lo fanno sotto forma di rappresentazioni scaturite dalla riflessione, ma con una certa necessità, un po’ come il movimento involontario che facciamo per scacciare una mosca che ci si è posata su una mano. Si compie cioè un movimento di difesa automatico, necessario. Nella vita onirica la situazione è diversa: non si giunge a un’azione, ma le immagini sorgono nel nostro orizzonte psichico con altrettanta diretta necessità di un meccanismo automatico. Come nella vita diurna di veglia non possiamo influire con il ragionamento sul movimento automatico della mano che scaccia una mosca, così non possiamo influire sulle immagini che fluttuano caoticamente nella vita di sogno. Potremmo quindi dire: se osserviamo una persona nella vita di veglia, prescindendo da tutto quanto avviene in lui, se rileviamo solo certi movimenti riflessi automatici, ossia la somma di gesti e di espressioni fisionomiche che avvengono senza l’intervento del ragionamento, abbiamo allora azioni che avvengono per effetto di necessità. Se invece consideriamo l’uomo che sogna, abbiamo solo una somma di immagini (non di azioni in questo caso) che agiscono nell’entità umana. Come nello stato di veglia senza l’intervento del ragionamento si svolgono certe azioni, così nelle caotiche vicende della vita di sogno si susseguono le immagini.

 

Tornando ora a osservare il nostro cervello e considerandolo anche lo strumento della vita di sogno, che cosa dovremmo fare? Dovremmo pensare che in una parte del cervello sia in qualche modo presente un quid che si comporta in modo simile al nostro midollo spinale, preposto a svolgere azioni inconsce.

Dobbiamo anzitutto concepire il cervello come lo strumento della desta vita animica in cui formiamo i nostri pensieri ragionati. In esso è presente, quasi rinchiuso nei suoi sostrati, un misterioso midollo spinale, che non produce azioni ma solo immagini. Mentre il midollo spinale dà luogo ad azioni, sia pure non soggette a ragionamento, il cervello, nel caso del sogno, giunge solo alla formazione di immagini; si ferma per così dire a metà strada.

Nel cervello c’è come il misterioso presupposto di una attività psichica inconscia, che possiamo immaginare come una sorta di inserto con i caratteri del midollo spinale.

 

Non si potrebbe allora affermare che il mondo del sogno ci conduce in modo singolare a intravedere l’antico midollo, quello che nel passato si trovava all’origine del cervello? Se consideriamo il nostro cervello al suo attuale stadio di sviluppo, come strumento della vita di veglia, esso ci appare come si presenta quando lo si estrae dalla scatola cranica; deve però contenere qualcosa che entra in gioco quando la coscienza di veglia si spegne. Qui l’indagine occulta mostra che nel cervello si trova un misterioso “midollo spinale” che è lo strumento della vita del sogno (nella figura, la parte tratteggiata).

 

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Schematicamente si potrebbe disegnare in modo che entro il cervello preposto alla vita pensante, propria della coscienza di veglia, si trovi misteriosamente racchiuso un antico midollo spinale, invisibile alla percezione esteriore. Per il momento vorrei dare per ipotesi la possibilità che quel “midollo” entri in azione quando si dorme e si sogna, e lo faccia come si conviene per un midollo spinale, producendo i suoi effetti per necessità. Siccome però è racchiuso nel cervello, non porta ad alcuna azione, ma solo a immagini, immagini di azioni; infatti nel sogno agiamo appunto solo in immagini. Così la singolare vita caotica che si vive nel sogno potrebbe costituire un indizio del fatto che alla base dell’organo che con ragione consideriamo lo strumento della vita diurna di veglia, cioè del cervello, si trova un misterioso organo che potrebbe rappresentare la sua formazione più antica, dalla quale il cervello si è sviluppato; essa si manifesta ancora nei momenti in cui la parte formatasi più di recente è inattiva e tace. In quelle condizioni si manifesta quello che il cervello era stato una volta; l’antico midollo produce quasi per incanto quel che può fare nelle sue attuali condizioni di inclusione nel cervello: non produce più azioni, ma solo immagini.

 

Ecco che l’osservazione stessa della vita distingue nel cervello due stadi. Il fenomeno del sogno ci indica che il cervello è passato per una evoluzione in cui era ancora allo stadio dell’odierno midollo spinale, prima di svilupparsi come strumento della vita diurna di veglia; quando però quest’ultima tace, l’antico organo si fa ancora vivo nei sogni.

 

Da quanto abbiamo detto risulta qualcosa di tipico che si rivela già all’osservazione morfologica: la vita di veglia sta alla vita di sogno, come il cervello evoluto al midollo. Se ora procediamo a un’osservazione occulta, possiamo aggiungere qualcosa a quel che abbiamo ricavato dall’osservazione morfologica. Vedremo in seguito come l’osservazione occulta, l’occhio veggente, possono costituire la base per un’osservazione del tutto essenziale della natura umana, e su che tipo di ricerca occulta si fondino le osservazioni in merito agli organi racchiusi nel cranio e nella colonna vertebrale.

 

Da mie precedenti considerazioni è noto che il corpo visibile dell’uomo non è che una parte dell’entità umana totale: appena entra in funzione la vista spirituale, il corpo fisico si mostra come racchiuso e adagiato in un organismo soprasensibile che, esprimendoci in maniera sommaria, possiamo chiamare l’aura umana. Qui mi limito a citare questo fatto, riservandomi di riprenderlo più avanti, per documentarlo meglio. L’aura umana, in cui il corpo fisico è contenuto come in una specie di nòcciolo, si presenta all’occhio veggente in diversi colori in movimento. Non bisogna però immaginarsi di poter dipingere l’aura con i colori usuali, perché quei colori sono in continuo movimento, si formano e si dissolvono di continuo; qualsiasi rappresentazione pittorica non potrebbe quindi che essere approssimativa, circa come quella di un lampo, che non può venire mai raffigurato se non come figura rigida. Come non si può raffigurare pittoricamente il lampo, così a maggior ragione ciò non è possibile per l’aura, i cui colori sono molto labili e mobili, si formano e si dissolvono di continuo.

 

I colori dell’aura variano in modo molto singolare su tutto l’organismo umano. È interessante osservare l’immagine aurica che si presenta allo sguardo chiaroveggente indirizzato dietro la scatola cranica e la colonna vertebrale. Osservando la parte dell’aura (vista da dietro) in cui si trovano il cranio e la colonna vertebrale, quindi il cervello e il midollo spinale, notiamo che l’aura corrispondente alla parte inferiore del midollo spinale ha un colore di base che potremmo definire verdognolo. Analogamente possiamo indicare un colore predominante per la regione del cervello: un blu-violetto, con caratteristiche che non compaiono in nessun’altra parte del corpo.

Questo colore è posto a mo’ di cuffia, o di elmo, sopra il cranio, da dietro verso avanti.

 

Sotto le parti blu-violette appare di regola una sfumatura di colore, di cui possiamo farci un’idea abbastanza precisa ricordando quella del fiore di pesco. Tra il fior di pesco e il verde delle parti inferiori della colonna vertebrale, la figura umana nella parte inferiore della schiena è percorsa da altre sfumature di colore, difficili da descrivere, in quanto non si presentano con gli stessi caratteri del mondo dei sensi. Contiguo al verde si osserva un colore che non è né verde, né blu, né giallo, ma una specie di miscela di tutti e tre; fra cervello ed estremità inferiore del midollo si mostrano insomma colori che in fondo non esistono nel mondo fisico sensibile. Se dunque è diffìcile descrivere quello che vi si scorge, si può tuttavia affermare con certezza che in alto, nei pressi di quell’antico midollo spinale trasformato e rigonfiato, si comincia con un blu-violetto, per poi arrivare a un tono cromatico chiaramente verdognolo verso l’estremità inferiore della colonna vertebrale.

 

 

Oggi ho voluto collegare alcune osservazioni, possibili solo all’osservazione chiaroveggente, a quel che ho riferito circa l’osservazione prettamente esteriore della figura umana. Domani cercherò di descrivere nella loro dualità anche le altre parti dell’organismo umano che sono connesse alle parti di cui ho parlato oggi. Proseguiremo poi considerando come ci si presenta l’entità umana da un punto di vista complessivo.