La nascita della celeste Sofia

La celeste Sofia e l’essere Antroposofia


 

La descrizione fatta alla fine della prima parte dell’incontro spirituale con l’Antroposofia quale reale essere del mondo soprasensibile, ha sollevato una serie di domande, senza le cui risposte, verrebbero meno la concretezza e la chiarezza necessarie per qualsiasi osservazione spirituale. Infatti una simile osservazione non considera solo la realtà soprasensibile in generale, ma anche sempre degli esseri spirituali assolutamente concreti.

Tuttavia, prima di cercare di rispondere alle domande così formulatesi, tratteremo inizialmente la più ampia e difficile questione della collocazione gerarchica della santa Sofia, come pure il luogo e il carattere della sua azione nel nostro cosmo.

Ci rendiamo subito conto della singolare difficoltà di questo tema quando ci occupiamo dei tre autori che hanno dedicato ad esso tutta una serie di indagini nella seconda metà del diciannovesimo e nella prima metà del ventesimo secolo. Questi tre autori sono il filosofo e poeta Wladimir Solowjeff e i due teologi ortodossi Pawel Florenskij e Sergej Bulgakow.1

 

Studiando le loro opere sulla Sofia si giunge a un singolare risultato: nonostante esse contengano numerose, geniali supposizioni, pensieri profondi e potenti immagini poetiche che si imprimono nell’anima, la domanda fondamentale che sorge in modo naturale nel lettore rimane senza risposta soddisfacente, vale a dire la domanda: ma cosa rappresenta questo misterioso essere Sofia nel cosmo spirituale?

Si può anche dire che le risposte date alle domande del lettore dalle opere degli autori citati sono di tale vastità e varietà, che alla fin fine il lettore si ritrova al punto in cui si trovava all’inizio, nonostante il notevole arricchimento conseguito attraverso la conoscenza di queste opere. Nell’insieme sorge l’impressione che questi autori non abbiano descritto tanto la Sofia in qualità di concreto essere spirituale, quanto piuttosto i diversi aspetti della sua manifestazione, per così dire le sue proiezioni sui diversi piani e gradini gerarchici dell’esistenza soprasensibile.

 

In tal senso Wladimir Solowjeff rappresenta fino a certo punto un’eccezione; egli oltre a tentare di osservare e caratterizzare l’essere cosmico della Sofia, disponeva anche di una concreta esperienza spirituale in tale ambito, l’esperienza soprasensibile di uno degli aspetti della realtà spirituale della Sofia, che descrisse nel suo poema Tre incontri. Ciò nonostante dal suo insegnamento è estremamente difficile formarsi una concreta immagine dell’essere della Sofia.2 Come potremo vedere più avanti, questa molteplicità nelle rappresentazioni presente sia in Solowjeff sia negli altri due scrittori, è dovuta a particolari motivi.

 

Osservando in retrospettiva lo sviluppo del tema della Sofia nel corso dell’evoluzione spirituale dell’umanità, da Solowjeff giungiamo al poeta e mistico tedesco Novalis e da esso a Jakob Bòhme e alla letteratura rosicruciana, quindi a una serie di primi mistici della chiesa orientale e ancora alla vasta letteratura gnostica dei primi secoli cristiani, pervenutaci tuttavia solo in scarsi frammenti; infine possiamo considerare la cabala e le opere di Re Salomone, che contengono una delle più antiche descrizioni della Sofia pervenuteci in forma scritta.3

 

L’indagine di un passato ancora più lontano per la conoscenza della Sofia viene eseguita dalla moderna scienza dello spirito.

Dobbiamo cercare le sue sorgenti nelle profondità degli antichi misteri caldei; da là Abramo portò con sé la conoscenza di questi misteri circa 2100 anni prima della nascita del Cristo. Da allora la conoscenza di questi misteri si è tramandata fino a Re Salomone, costituendo anche nei tempi successivi una parte dell’antica tradizione esoterica ebraica. La dottrina occulta degli antichi misteri caldei della Sofia,4 risalente alle origini del terzo periodo di civiltà postatlantica (che ebbe inizio nel 2907 a.C.), fu caratterizzata da Rudolf Steiner nella conferenza dell’11 agosto 1924.

 

In quella conferenza viene spiegato che in quei lontani tempi gli uomini sperimentavano l’alternanza di veglia e sonno in tutt’altro modo di come la sperimentiamo noi oggi. Non accoglievano in modo così cosciente e distinto le impressioni diurne; la loro vita di veglia era sempre piena di «sogni in stato di veglia», nei quali essi scorgevano l’azione degli esseri spirituali nel mondo naturale che li circondava. I loro sogni non erano così incoscienti e caotici come quelli degli uomini odierni, ma rappresentavano manifestazioni del mondo delle gerarchie più elevate, il cui grembo veniva considerato dall’uomo come la patria originaria del proprio essere. L’antico caldeo denominò questi due stati di veglia e di sonno, che per esso erano ancora qualcosa di essenziale e di vivo, “Apsu” e “Tiamat” (giorno e notte); al suo sguardo interiore essi si rivelavano quali potenti esseri spirituali omnicomprensivi.

 

Nel corso del tempo tuttavia, così si insegnava negli antichi misteri caldei, all’interno del Tiamat era avvenuto un essenziale cambiamento. La visione delle entità gerarchiche più elevate si oscurava sempre più, e al loro posto si presentavano sempre con maggior frequenza figure demoniache. Nella visione era come se Tiamat stesso, il grande grembo della notte, avesse generato queste entità demoniache le quali, congiungendosi, formavano un potente drago alitante fuoco, estremamente ostile e minaccioso per l’esistenza umana.

 

Rudolf Steiner descrisse ciò che poi avvenne nel seguente modo: ▸ «Allora entrò nel mondo un possente essere: ‘Ea’. Chi oggi riesce ancora a sentire i suoni, nell’accordo tra E e A percepisce il riferimento a quel possente essere che prestò soccorso all’uomo secondo l’antica disciplina dei misteri, quando i demoni del Tiamat erano potenti: Ea, Ia, ciò che più tardi, premettendo la particella ‘Soph’ divenne Soph-ea = Sophia.

 

Ea’ è in certo qual modo

ciò che noi definiamo con la seguente espressione astratta:

saggezza operante in tutte le cose.

Ia = la saggezza che agisce ovunque, Sophia.

‘Soph’ è una particella che in certo qual modo significa ‘che è’.

 

Sophia, Sophea, Sopheia = la saggezza operante, la saggezza che agisce ovunque, inviò all’uomo un figlio, il figlio che allora venne chiamato ‘Marduk’ e che con una terminologia successiva usiamo denominare Michele, quel Michele che agisce dalla gerarchia degli arcangeli. È la stessa entità di Marduk, il figlio di Ea, della saggezza: Marduk-Michele».5

 

Negli antichi misteri caldei si raccontava ai discepoli di come Marduk, figlio della Sofia, iniziò a lottare contro il drago che sputava fuoco, della creazione del Tiamat e di come egli lo sconfisse formando con il suo corpo il cielo e la terra: ▸ «Questo veniva insegnato nei misteri: il grande figlio di Ea, della saggezza, ha vinto Tiamat e ha creato con la parte superiore di Tiamat il cielo e con la parte inferiore di esso, la terra».

In questo insegnamento degli antichi misteri caldei è particolarmente importante il riferimento all’arcangelo Michele quale figlio della Sofia o di Ea, la saggezza universale imperante nel tutto.

 

Se ora consideriamo l’evoluzione del nostro cosmo, possiamo chiederci a quale gerarchia appartiene l’essere Ea o Sophia che fu padre ovvero madre di Michele, vale a dire in senso più ampio: a quale gerarchia appartengono i padri degli arcangeli? Nelle comunicazioni della scienza dello spirito troviamo la seguente risposta.

 

• Così come nell’eone-Terra gli elohim o Spiriti della forma furono i veri padri dell’uomo i quali, come descritto nei primi capitoli della Genesi, all’inizio dell’evoluzione terrestre dotarono l’uomo della sostanza dell’io individuale rendendolo un essere dotato di io, vale a dire un uomo,

• così sull’antica luna, le dynamis o Spiriti del movimento compirono la stessa azione nei confronti degli angeli, divenendo così i loro padri.

• Quindi sull’antico Sole, i kyriotetes o Spiriti della saggezza (così denominati poiché il loro essere consiste interamente di pura saggezza universale) effettuarono la stessa azione riferita agli arcangeli.

• Infine sull’antico Saturno, i troni o Spiriti della volontà dotarono del principio dell’io le archai o Spiriti della personalità divenendo così i loro padri cosmici.6

 

Ne deriva che la formula degli antichi misteri caldei: ▸ «L’arcangelo Marduk è un figlio di Ea, di un essere spirituale di saggezza», dal punto di vista scientifico-spirituale indica soprattutto l’azione comune degli Spiriti della saggezza e degli arcangeli nell’epoca dell’antico Sole.

 

Ora va considerata più attentamente questa azione comune di quel periodo. Una descrizione generale viene data nei relativi capitoli delle due opere di Rudolf Steiner Dalla cronaca dell’Akasha, e La scienza occulta 7. In questi libri tale agire viene descritto prevalentemente da un punto di vista spirituale esteriore. Il suo aspetto interiore, vale a dire quello sostanzialmente esoterico, è stato svelato poi da Rudolf Steiner nel ciclo di conferenze tenute a Berlino nel 1911 L’evoluzione dal punto di vista della veracità.8

 

In questo ciclo Rudolf Steiner illustrò anzitutto l’evento più importante che condusse alla nascita dell’antico Saturno, costituendo con ciò il punto di partenza dell’evoluzione del nostro sistema solare. Si trattò di un sacrificio cosmico compiuto dai troni o ‘Spiriti della volontà e del coraggio’ a favore della gerarchia superiore, quella dei cherubini o ‘Spiriti dell’armonia cosmica’. Ciò che però donarono i troni ai cherubini era una parte del proprio essere e l’espressione esteriore di questo sacrificio fu il calore, calore sacrificale, che divenne sostanza di calore dell’antico Saturno. Questo però non è ancora tutto, e il seguito di quel sacrificio cosmico, che riveste maggiore importanza, venne descritto da Rudolf Steiner nel seguente modo: ▸ «Attraverso il sacrificio che gli spiriti della volontà compiono a favore dei cherubini, avviene la nascita del tempo»,

e continuò: ▸ «Non si tratta tuttavia del tempo astratto, come inteso abitualmente, ma di un essere autonomo. Ora si può cominciare a parlare di qualcosa che inizia. Il tempo inizia con ciò che a tutta prima nasce in qualità di esseri del tempo che consistono in nient’altro che tempo. Nascono esseri fatti soltanto di tempo; sono gli Spiriti della personalità che nella gerarchia delle entità spirituali conosceremo poi come archai. Nell’esistenza di Saturno essi sono soltanto tempo. Noi [nell’eone terrestre] li descriviamo anche come Spiriti del tempo, come spiriti che regolano il tempo. Ma quelli che nascono là [sull’antico Saturno] come spiriti, sono veramente esseri consistenti in assoluto soltanto di tempo».9

 

Così, all’inizio dell’antico eone-Saturno, all’osservazione prevalentemente spirituale-esteriore, abbiamo in un primo momento soltanto «l’ambito dell’eternità priva di spazio»,10 nel quale soltanto a poco a poco si crea un’alternanza di stati d’intensificazione e affievolimento del puro elemento di calore, stati ancora totalmente privi di spazio.

È la prima apparizione delle pulsazioni del tempo completamente vivente, per il quale non si può parlare di ‘prima’ o ‘dopo’ come lo intendiamo noi. ▸ «Gli spiriti del tempo [archai] sono il reale tempo antico e sono i figli dei troni insieme con i cherubini».

 

I processi conformanti la sostanza spirituale dell’antico Saturno proseguono anche sull’antico Sole costituendone in certo qual modo il punto centrale. Ma al lavoro degli esseri spirituali sinora descritti, si aggiunge una nuova categoria: sono le kyriotetes o Spiriti della saggezza, i reggenti dell’eone solare, così come i troni furono i reggenti dell’eone saturnio. In piena devozione le kyriotetes si immergono con tutto il loro essere nella visione del grandioso sacrificio compiuto dai troni per i cherubini. Attraverso l’influsso di tale visione sperimentano anch’essi l’impulso di donare qualcosa al nuovo mondo che si sta creando, di effondere una parte del loro proprio essere in esso. La sostanza così fluita può essere definita «grazia», «virtù di donazione, di offerta, dispensatrice di grazia».

 

Rudolf Steiner caratterizzò la «grande virtù di donazione» di questi elevati spiriti gerarchici quale «grazia che si spande intorno ad essi», «grazia da essi infusa», che gradualmente portò ordine nel cosmo dell’antico Sole. Esteriormente questa «virtù di donazione» degli Spiriti della saggezza fluita nel cosmo circostante appare come la nascita di un nuovo elemento nell’universo, come la nascita dell’elemento aria. È l’espressione della «viva produttività creatrice» donata al mondo dagli Spiriti della saggezza, dalla sostanza del loro essere.

 

Un dono ottiene tuttavia il suo vero significato soltanto quando esiste anche un essere che lo accoglie. Ma al principio dell’eone solare, come anche prima, non esisteva ancora lo spazio, bensì tutto era riempito dall’essere vivente del tempo. Perciò, quanto gli Spiriti della saggezza donarono al mondo, ‘rimase’ in un primo momento ‘nel tempo’, vale a dire venne conservato dagli Spiriti del tempo, dalle archai, per trasferirsi soltanto più tardi agli spiriti che fossero stati in grado di accogliere questo dono. Gli spiriti che accolsero l’immenso dono delle kyriotetes furono gli arcangeli, i quali sull’antico Sole raggiunsero per la prima volta la coscienza dell’esistenza individuale.

 

▸ « Così come attraverso un parto, e cioè dal sacrificio dei troni per i cherubini, nascono su Saturno gli Spiriti del tempo,

• così dal dono che gli Spiriti della saggezza fanno al mondo, nascono sul Sole gli spiriti che denominiamo arcangeli.

Sull’antico Sole essi sono coloro che ricevono».

 

Rudolf Steiner descrisse con profondità questo atto del ricevere: ciò che gli Spiriti della saggezza fanno fluire dal loro essere in un periodo precedente, viene accolto dagli arcangeli in un periodo successivo; essi tuttavia non lo trattengono, ma lo riflettono simili a specchio all’interno del Sole.

Con ciò l’immagine dell’antico Sole si rivela al chiaroveggente come segue: al centro gli Spiriti della saggezza «che [emanano] da sé ciò che è il loro proprio essere: lo scorrere di saggezza fluttuante quale virtù di donazione».

 

A questo primo dono fa seguito il suo successivo accoglimento nella periferia formata dagli arcangeli che attorniano l’antico Sole, i quali riflettono nuovamente all’interno del Sole quanto hanno ricevuto dagli Spiriti della saggezza.

Ciò che tuttavia fanno fluire di ritorno gli arcangeli non è quello che avevano ricevuto in origine dagli Spiriti della saggezza. Ciò che avevano accolto era «saggezza emanata»; quello che di essa viene riflesso dagli arcangeli diviene invece luce.

Così ▸ «gli arcangeli sono al contempo i creatori della luce, che corrisponde alla loro natura interiore, quale sostanza riflessa della saggezza oppure quale virtù di donazione delle kyriotetes». E l’antico Sole ci appare non ancora nell’emanazione di luce, ma nel rilucere in se stesso.

 

Nel corso di questo processo anche gli Spiriti della saggezza sperimentano qualcosa di nuovo.

▸ «Vedono la propria interiorità diffusa in tutto l’universo [in qualità di saggezza fluttuante] e riflessa dall’esterno in qualità di luce, quale riflesso della propria natura».

 

Ne consegue che le condizioni di ‘prima’ e ‘dopo’ createsi in principio,

a poco a poco si trasformano in ‘interno’ e ‘esterno’»,

vale a dire che «attraverso la virtù di donazione degli Spiriti della saggezza,

sull’antico Sole nasce lo spazio».

 

Questo spazio tuttavia, consiste in un primo momento soltanto nell’unica dimensione sopraindicata (interno-esterno), non esistono ancora né destra né sinistra, né sopra né sotto.

 

• I primi germi dello spazio nel nostro universo sono comunque nati in questo modo dal tempo, quando lo spazio sull’antico Sole era ancora siffatto che ▸ «non dobbiamo rappresentarci nulla [inteso come spazio]» ‘al di fuori’ della sfera d’azione comune di periferia e centro di arcangeli e Spiriti della saggezza, «dovendo pensare lo spazio solo fino agli arcangeli».11

 

Rudolf Steiner riassunse questo intero processo nel seguente modo:

▸ «Otteniamo un quadro completo se ci formiamo la seguente immagine: i troni che compiono il sacrificio inginocchiati dinanzi ai cherubini, mentre gli Spiriti della saggezza si accostano al sacrificio in una sorta di ridda, in una disposizione di devozione verso il sacrificio dei Troni al centro del Sole: in dedizione crescente alla visione del fumo sacrificale [quale aria] che si diffonde in tutte le direzioni, fluendo ed infine addensandosi, facendo fuoriuscire dalle sue nuvole le forme degli arcangeli che dalla periferia riflettono in forma di luce il dono del fumo sacrificale, illuminando l’interno del Sole, restituendo il dono degli Spiriti della saggezza e creando in questo modo la sfera [spaziale] del Sole. Questa consiste di ardente fumo sacrificale di donazione. Gli arcangeli, creatori della luce, si trovano all’estrema periferia del Sole e riverberano successivamente ciò che si è formato sul Sole; ci vuole tempo, ma poi torna riflesso in forma di luce. Che cosa preservano dunque gli arcangeli? Preservano ciò che fu creato in precedenza; i doni degli Spiriti della saggezza che loro accolgono e riverberano; e ciò che fu nel tempo, lo rimandano in qualità di spazio e riflettendolo come spazio, restituiscono quanto loro stessi hanno ricevuto tramite le archai, i principati. In tal modo essi sono gli angeli del principio, poiché in un tempo successivo rendono operante ciò che fu creato in precedenza. Sono arcangeli, messaggeri del principio12

 

Naturalmente a questo grandioso avvenimento non parteciparono soltanto gli Spiriti della saggezza, le archai e gli arcangeli, bensì tutte le categorie delle entità gerarchiche collocate tra gli Spiriti della saggezza e gli arcangeli, vale a dire gli Spiriti del movimento (dynamis) e gli Spiriti della forma (exusiai o elohim).

Nel suo libro Dalla cronaca dell’Akasha 13 Rudolf Steiner descrive, prevalentemente da un punto di vista esteriore, il susseguirsi della partecipazione delle diverse gerarchie ai sette cicli dell’esistenza dell’antico Sole.

 

• Alla fine del primo ciclo, durante il quale si ripete in forma trasformata la condizione originaria dell’antico Saturno, inizia a manifestarsi l’attività degli Spiriti della saggezza.

• Durante il secondo ciclo si aggiunge l’attività degli Spiriti del movimento

• e durante il terzo ciclo quella degli Spiriti della forma.

• Durante il quarto ciclo, che costituisce il centro e in un certo senso il culmine dell’intero eone solare, le archai subentrano nell’evoluzione e contemporaneamente negli arcangeli si verifica a poco a poco il risveglio dell’autocoscienza individuale che li conduce al grado di ‘esistenza umana’ simile al grado in cui si trovano gli uomini sulla terra odierna. Così nel periodo centrale dell’eone solare (durante il suo quarto ciclo) la comune azione delle cinque gerarchie, dagli Spiriti della saggezza agli arcangeli, nell’organizzare e guidare la globale vita solare, giunge al completo sviluppo, conformando nell’azione reciproca una sorta di organismo gerarchico unitario.

 

Se aggiungiamo tutto questo alla descrizione dell’aspetto interiore dei processi solari sopra riportata, possiamo dire:

• nel corso del primo ciclo solare si ripete al contempo lo stato originario di Saturno e (sino ad un certo grado) anche il sacrificio cosmico dei Troni per i cherubini.

«Questo sacrificio», così disse Rudolf Steiner, «non lo compiono soltanto durante il periodo saturnio, ma continuano a compierlo durante il periodo solare.»14

 

• Alla fine del primo ciclo, spinti da tale sublime visione, gli Spiriti della saggezza iniziano a loro volta a effondere nel mondo la propria sostanza «quale saggezza fluttuante, quale virtù di donazione».15

• In seguito, nel corso del secondo ciclo, gli Spiriti del movimento che entrano nel processo universale «diffondono questo fumo sacrificale in tutte le direzioni» portandolo «all’esterno»,

• finché nel terzo ciclo si accostano a loro gli Spiriti della forma, i quali «infine» raggruppano «tale fumo sacrificale» (nella periferia) conformandolo in una sorta di «nuvole» dalle quali

• durante il quarto ciclo vengono «create» a poco a poco le «figure degli arcangeli» quali nuovi portatori di un io individuale, vale a dire quali esseri che hanno raggiunto il loro «grado evolutivo umano».

 

Con questa nuova qualità essi sono in grado di accogliere dalle archai o Spiriti del tempo la sostanza di saggezza delle kyriotetes, custodita «fin dal principio» dalle archai, le quali ora intervengono anch’esse attivamente nell’evoluzione solare, e di rifletterla in qualità di luce dalla periferia all’interno, al centro dell’antico Sole, verso l’ambito nel quale dimorano i loro padri, gli Spiriti della saggezza.

 

Così nasce, nel periodo centrale del quarto ciclo solare, conformandosi a poco a poco,

un essere totalmente nuovo comprendente il tutto,

le cui parti costitutive rappresentano le cinque gerarchie,

dagli Spiriti della saggezza agli arcangeli.(1)

Ed è questo essere che secondo l’insegnamento degli antichi misteri caldei

possiamo denominare la cosmica o celeste Sofia.

 

Il suo punto centrale interiore è costituito da esseri che, come la «Ea», consistono di purissima saggezza

(vale a dire, nella terminologia cristiana, Spiriti della saggezza o kyriotetes).

 

La sillaba ‘Soph’, ‘ciò che è’, indica i confini dell’esistenza reale di questo macrocosmico essere-Sofia che si estende dalle kyriotetes fino agli esseri che sono i suoi figli, e cioè fino agli spiriti di grado arcangelico, tra i quali Marduk-Michele negli antichi misteri caldei appariva come uno dei più potenti.

 

Come verrà ancora illustrato,

nel corso dell’ulteriore evoluzione di questa entità sobornica della Sofia,

avverrà un’ulteriore articolazione

con lo sviluppo di una sesta parte costitutiva ‘dal basso’ sull’antica Luna

e di una settima parte costitutiva sulla Terra.

 

Nei più antichi misteri caldei, che erano un’eredità del precedente secondo periodo di civiltà, quello proto-persiano, e una ripetizione microcosmica dell’antico eone solare, si era ancora conservata la possibilità di ascendere nel mondo spirituale direttamente fino alla sfera degli arcangeli, mentre la civiltà generalmente exoterica del terzo periodo passò sempre di più sotto la guida degli angeli.18(2)

 

E così la celeste Sofia si rivelò nei misteri dell’antica Caldea

soprattutto come una collaborazione

tra il primo degli Spiriti della saggezza (Ea) e il più potente tra gli arcangeli, Michele.

 

Partendo dall’analogia tra l’uomo quale microcosmo e il macrocosmo con le sue entità,

questa relazione può essere illustrata come segue (vedi precisazioni alle fonti indicate)

 

 

In tale contesto diviene comprensibile il processo di nascita del corpo eterico all’epoca dell’antico Sole. Durante il primo ciclo la sua sostanza fluisce dalla sfera degli Spiriti della saggezza; durante il secondo ciclo gli Spiriti del movimento lavorano su di esso coscientemente; durante il terzo ciclo lavorano gli spiriti della forma; durante il quarto le archai, e durante il quinto gli arcangeli.19

 

Poi il corpo eterico è conformato al punto da poter iniziare ad esistere in autonomia al di fuori dell’Essere-Sofia. Infine i futuri angeli e i futuri uomini terrestri svolgono un’azione plasmatrice su di esso, rispettivamente durante il sesto e il settimo ciclo, tuttavia in un primo momento incoscientemente, dimorando anch’essi ancora al di fuori dell’Essere-Sofia cosmico che si va conformando.

 

La natura essenziale della cosmica Sofia dimostra

che al suo essere possono accedere

soltanto quegli spiriti che hanno raggiunto il grado ‘umano’,

questo significa il grado del pieno sviluppo della coscienza dell’io individuale.

Questo tuttavia sull’antico Sole non lo possiedono ancora

né i futuri angeli, né i futuri uomini.

 

 


 

Note tra parentesi:

(1) – Sull’esistenza di tali esseri macrocosmici che comprendono il tutto Rudolf Steiner illustrò un esempio concreto nel ciclo di conferenze ‘Le entità spirituali nei corpi celesti e nei regni della natura’.16 Di questo esempio è stata fatta un’approfondita osservazione nel libro Le dodici notti sante e le gerarchie spirituali precisamente nel capitolo ‘La scrittura stellare come chiave alla cristologia antroposofica Con la parola «sobornostj» in russo si identifica una moltitudine di coscienze individuali che nella loro globalità costituiscono una più elevata totalità organica. Si può dunque definire un essere «sobornico» l’organismo globale delle gerarchie conformatosi sull’antico Sole, il quale essere dispone di una comune coscienza gerarchica («sobornica»).

(2) – Più tardi, nei misteri della quarta epoca di cultura (specialmente in quelli greci), l’Essere-Sophia venne sperimentato in sei articolazioni, ciò significa che la sua parte costitutiva «più bassa» venne percepita negli angeli. Soltanto nella nostra quinta epoca la celeste Sofia può presentarsi dinanzi a noi nei nuovi misteri, nei misteri dell’Anthropos-Sophia, nella sua totale pienezza, in qualità di essere in sé compiuto, il quale nella sua settemplice costituzione rappresenta un archetipo macro-cosmico dell’uomo.

 

Note:

1 – Vedi il poema di Wladimir Solowjeff Drei Begegnungen (Tre incontri) come pure un’intera serie di poesie, come per esempio Ganz in Lazur ist heut erschienen… (È apparso oggi completamente in Lazur…), Meine Konigin hat ein hohes Schlofi… (La mia regina possiede un alto castello…) e altri. Al problema della Sofia è dedicata anche la sua opera iniziale La Sophia, che aveva scritto in francese: La Sophia et les autres écrits frangais (La Sofia e gli altri scritti francesi), Lausanne 1978. Vedi anche Pavel Florenskij, Die Sàule und die Grundfeste der Wahrheit (La colonna e le feste fondamentali della verità), I parte, 11. Brief: Sophia (lla Lettera: Sofia). S. Bulgakov dedicò al problema della Sofia tre opere: Die Braut des Lammes (La sposa dell’agnello), Der brennende Dombusch (Il roveto ardente) e Sophia, die gòttliche Weisheit (Sofia, la divina saggezza).

2 – Nel suo libro Wl. Solowjeff und seine Zeit (Wl. Solowjeff e il suo tempo), Mosca 1990, il filosofo russo A. Lossew differenzia dieci aspetti della Sofia nell’insegnamento riguardante la Sofia, di Solowjeff

3 – Sul problema della Sofia in Novalis vedi: S. O. Prokofieff, Ewige Individua- litàt. Zur karmischen Novalis-Biographie (Individualità eterna. La biografia karmica di Novalis), XII cap.: ‘Christus und Sophia. Mysterien der sechsten Kulturepoche’ (Cristo e Sofia. I misteri della sesta epoca di cultura), Dornach 1987. Il mistico tedesco J. Bòhme toccò il problema della Sofia in molte delle sue opere, per esempio in Vom dreifachen Leben (I tre aspetti della vita), Von den drei Prinzipien Gòttlichen Wesens (I tre principi dell’essere divino), Mysterium Magnum e altri. Dalla letteratura rosicruciana va citato: Geheime Figuren der Rosenkreuzer aus dem 16,en und 17en Jahrhundert (Figure segrete dei rosicruciani del XVI e XVII secolo). La tradizione della Sofia nel cristianesimo orientale risale in parte a Origene e in parte a Atanasio Magno (IV secolo). Questa tradizione tuttavia esiste prevalentemente in forma orale. Il significato che è stato dato ad essa deriva dal fatto che la più importante cattedrale dell’intero cristianesimo orientale a Costantinopoli fu dedicata alla Sofia. Da qui tale tradizione giunse poi in Russia dove fiorì in modo del tutto particolare: molte chiese furono dedicate alla Sofia. Sono famose le grandi cattedrali della Sofia a Kiev e a Nowgorod. In Russia si è sviluppata anche una ricca iconografia della Sofia ed infine alla soglia tra il XIX e il XX secolo venne fatto il tentativo di compenetrare in modo filosofico-teologico il mistero della Sofia (vedi nota 1). Della letteratura gnostica sulla Sofia, sino ad oggi, è rimasta conservata soltanto un’opera completa. Questa è II vangelo della Pistis-Sofia, attribuita alla scuola di Valentino. Rudolf Steiner osservò alcuni aspetti degli insegnamenti gnostici nelle conferenze del 28.12.1913 (O.O. 149) e del 15.7.1923 (O.O. 225). Nella kabbala l’insegnamento della Sofia si trova nel Sefer Ha-Sochar («Il libro dello splendore»); vedi anche nell’Antico Testamento «Il libro dei Proverbi» e il «Il libro della sapienza». Inoltre della Sofia si parla nel «Siracide dell’Antico Testamento».

4 – O.O. 243, 11.8.1924

5 – Ibidem, e la seguente citazione

6 – O.O. 105, 7.8.1908 e nota 7

7 – O.O. 11 e O.O. 13

8 –  O.O. 132

9 –  O.O. 132, 31.10.1911

10 – O.O. 132, 7.1.1911 e le seguenti citazioni

11 – O.O. 132,14.11.1911

12 – O.O. 132, 7.11.1911

13 – O.O. 11, cap. ‘La vita del Sole’

14 – O.O. 132, 14.11.1911

15 – O.O. 132, 7.11.1911 e le seguenti citazioni

16 – O.O. 136, 7.4.1912

17 – 5a edizione Dornach 1992

18 O.O. 15, III cap, e O.O. 129, 24.8.1911

19 – vedi nota 7