La via dell’impulso del Cristo attraverso le parti costitutive dell’uomo, e il suo riflesso nei vangeli

Il corso dell’anno come via di iniziazione – Dall’Epifania a Pasqua


 

Il periodo dell’anno più adatto

per compenetrare i propri involucri (corpi astrale, eterico e fisico)

con l’impulso del Cristo presente nell’io, è quello che va dall’Epifania a Pasqua.

 

• Questo periodo è il riflesso dei tre anni di permanenza dell’entità del Cristo nei tre involucri di Gesù di Nazareth, dal battesimo al Giordano fino alla crocifissione. Infatti la realtà sostanziale di quei tre anni in cui il Cristo camminò sulla Terra che si compirono con la morte e la resurrezione, è il sacrificio del Dio che si fa gradualmente uomo, che da figlio di Dio diviene figlio dell’uomo: «Ecce homo».

In senso occulto si tratta dell’unione delle forze immortali dell’io macrocosmico del Cristo con gli involucri oscuri e mortali dell’uomo, che a mezzo di tale unione vennero metamorfosati in qualcosa di superiore. Egli unisce il passato più remoto con il futuro più lontano, manifestando nei suoi tre anni di permanenza sulla terra il fine e il senso di tutta l’evoluzione.

 

• Durante il primo anno

l’io del Cristo si unisce nell’uomo-Gesù al corpo astrale,

che è frutto dell’antica incarnazione lunare del nostro pianeta,

e lo trasforma in Sé spirituale raggiante, scopo ultimo dell’evoluzione di Giove.

 

• Nel secondo anno

l’io del Cristo si congiunge al corpo eterico di Gesù,

dono dell’antico stato di Sole, e lo trasforma nello Spirito vitale

ricolmo di cosmico amore e méta dell’evoluzione di Venere.

 

• Infine nel terzo anno

l’io del Cristo si unisce con il corpo fisico di Gesù di Nazareth,

eredità dell’antico Saturno, e lo metamorfosa nell’Uomo spirituale

ripieno delle forze cosmiche del sacrificio, imperituro corpo di resurrezione,

scopo ultimo dell’intera evoluzione del mondo,

che verrà realizzato dall’uomo solo nel più lontano avvenire, su Vulcano.

 

Cosicché i tre anni del Cristo sulla Terra abbracciano l’intera evoluzione universale: da Saturno a Vulcano, dall’apparire dei primi germi del corpo fisico dell’uomo fino al momento in cui egli stesso sarà creatore nel cosmo in quanto Uomo spirituale.

 

Questo grandioso cammino macrocosmico può essere ripetuto oggi dall’uomo col proprio io su scala microcosmica nel periodo che va dall’Epifania a Pasqua. Ciò però non in modo sostanziale, come fece un tempo il Cristo, bensì in forma metamorfosata attraverso la propria coscienza.

Infatti l’impulso del Cristo penetrando dall’io negli involucri è in grado di elevare la coscienza umana a quelle regioni cosmiche dalle quali provengono tali involucri a ogni nuova incarnazione, preparati dalle entità spirituali superiori. In altre parole: immergendosi con l’impulso del Cristo nei propri involucri, l’uomo penetra gradualmente nelle loro sorgenti originarie e cioè nelle diverse sfere del macrocosmo.

 

Rudolf Steiner dice:

▸ «Gli uomini percorreranno l’evoluzione terrestre passando da incarnazione a incarnazione e coloro che avranno impregnato la loro anima delle forze di quella personalità che un tempo si manifestò [il Cristo] ascenderanno ad altezze sempre maggiori [del mondo spirituale] (…) Gli uomini che lo vorranno potranno compenetrarsi della forza del Cristo, dapprima interiormente e quindi sempre più anche esteriormente. Così l’avvenire non solo comprenderà la natura del Cristo, ma l’accoglierà in sé.»1

 

Vediamo allora che il cammino spirituale nel corso dell’anno ci conduce dall’autoconoscenza (dal solstizio d’estate a Natale) alla conoscenza del mondo (dall’Epifania al culmine dell’estate). L’archetipo di questa via ‘microcosmica’ nel macrocosmo, che percorriamo in quest’epoca con la nostra coscienza, è costituito dalle esperienze degli apostoli.

 

Rudolf Steiner descrive il carattere generale dell’ascesa della coscienza degli apostoli alle più elevate regioni del mondo spirituale nella decima e undicesima conferenza del ciclo dedicato al vangelo di Matteo:

▸ «Sappiamo che uno degli aspetti dell’iniziazione è l’effondersi nel macrocosmo. E poiché il Cristo costituisce l’impulso di una tale iniziazione, egli fa da guida ai suoi discepoli fuori, nel cosmo. Come il singolo iniziando effonde la sua coscienza nel macrocosmo e impara punto per punto a conoscerlo, così il Cristo in un certo senso percorre il macrocosmo, indica in ogni dove le forze che vi agiscono e vi fluiscono e le trasmette ai discepoli».2

 

Ma qui sorge una domanda: cosa si intende con «effondersi coscientemente nel macrocosmo e imparare a conoscerlo punto per punto»? Possiamo trovare risposta nelle conferenze sul vangelo di Matteo, dove viene fatta una descrizione particolareggiata dei diversi gradi di coscienza saliti dagli apostoli verso l’esterno, il macrocosmo.

 

• Il primo gradino dell’ascesa della coscienza degli apostoli

è descritto immaginativamente nell’episodio della moltiplicazione dei pani per i cinquemila «sul far della sera»

e dalla scena del Cristo che cammina sulle acque la stessa notte.

 

Si tratta qui del mondo elementare, la cosiddetta sfera lunare o mondo delle anime. Ne sta a dimostrazione il carattere serale e notturno dei due avvenimenti: il loro rapporto con la Luna, signora della notte, vale a dire del mondo che l’anima umana attraversa ogni volta fra l’addormentarsi ed il risveglio. In questo mondo spirituale limitrofo alla Terra, gli apostoli devono operare delle azioni che riguardano il successivo periodo di civiltà e che cominciano a portare oggi i loro frutti. Essi portano i doni di saggezza cosmica ricevuti dal Cristo(1) alle anime che dimorano nella sfera lunare e che dovranno incarnarsi e agire sulla Terra durante il nostro quinto periodo postatlantico.3

 

Nella scena del cammino sulle acque i discepoli sono invece stati già interamente condotti nel mondo astrale elementare, che si manifesta a loro nell’immagine dell’elemento acqueo (e di cui si componeva in altri tempi l’antica Luna su cui l’uomo ricevette il corpo astrale). Gli apostoli, guidati dal Cristo, sono giunti là dove avviene il risveglio della loro coscienza nel corpo astrale, e questo primo ‘risveglio’ è il risultato dell’unione dell’io macrocosmico del Cristo con il corpo astrale di Gesù di Nazareth. A questo punto essi devono sottostare a due tentazioni fondamentali: la paura e ciò che dalla paura deriva: la tendenza all’illusione, all’autoinganno e alla falsità interiore.4

 

• Al secondo gradino

la coscienza degli apostoli penetra direttamente nel puro mondo spirituale, il devachan inferiore.

Questo ulteriore momento di crescita interiore è descritto nella scena della trasfigurazione sul monte Tabor.

 

Solo tre dei dodici sono in grado di elevarsi a tal punto: Giovanni, Giacomo e Pietro. Gli apostoli si immergono dapprima nel mondo dei sei pianeti, il che viene espresso nelle parole del vangelo per cui quest’evento ebbe luogo « dopo sei giorni ».5 Indi si avvicinano spiritualmente al centro dell’intero sistema planetario, il Sole stesso, per farsi incontro alla massima entità solare, il Cristo: «Il suo viso risplendeva come il Sole»6 è detto nei vangeli. Gli apostoli hanno riconosciuto il Cristo avendo destato la coscienza nel corpo eterico, e in virtù dell’unione dell’io del Cristo con il corpo eterico di Gesù di Nazareth essi possono ascendere alla sfera del Sole ovvero alla regione del Devachan inferiore. La prova decisiva che aspetta l’uomo al momento di penetrare coscientemente nel proprio corpo eterico riguarda l’egoismo. Nella scena della trasfigurazione la vittoria sull’egoismo viene descritta con le parole sul comportamento di Pietro e degli altri due apostoli: «Ma non sapeva quel che diceva, poiché erano fuori di sé per la paura»,7 cioè fuori da quella parte dell’essere umano ove sono radicati amor proprio ed egoismo, legati all’attività dell’io inferiore.

 

• Il terzo gradino8 è quello dell’ascesa al devachan superiore,

ai confini con la sfera del Buddhi, la sfera della Provvidenza, descritta nella scena al Getsemani.

 

Qui il Cristo esorta gli apostoli ad elevarsi ancora di un gradino nella loro ascesa al macrocosmo. Ma essi non riescono più a seguire il Cristo con la loro coscienza, e lo lasciano solo: si addormentano… Dopo l’arresto del Cristo Gesù la disperazione si impadronisce dei loro cuori e un’impenetrabile tenebra cala sulle loro coscienze. Solo uno di loro, «il discepolo che Gesù amava» si rivela in grado di innalzare la propria coscienza fino alla sfera spirituale in questione, e grazie a ciò continuare a seguire il Cristo per trattenersi infine sotto la croce in modo cosciente. Quell’unico discepolo, l’apostolo Giovanni, incarna da allora il più profondo mistero dell’evoluzione umana il cui significato è svelato da Rudolf Steiner sulla base del vangelo dello stesso Giovanni: « La scrittura deve pertanto essere letta così: «Presso la croce stava sua madre: Sofia». Alla madre egli dice: «Donna, guarda, questo è tuo figlio». Egli affidò a Giovanni la Sofia che era in lui.

Lo rese figlio della Sofia e gli disse: «Ecco tua madre». Vale a dire: oramai tu devi riconoscere come madre la saggezza divina e dedicarti solo ad essa ».9

 

Giovanni, desto nelle forze del proprio corpo fisico in virtù dell’unione dell’io del Cristo con il corpo fisico di Gesù di Nazareth può accogliere sul Golgota la Sofia del Cristo, cioè dello Spirito Santo che fluiva dal Cristo.10 Grazie a questo terzo ‘risveglio’ si manifestò allo sguardo chiaroveggente di Giovanni l’intera sfera del macrocosmo da cui proviene il corpo fisico dell’uomo nei suoi fondamenti spirituali.

Alla sua vista spirituale divennero accessibili i misteri delle sfere stellari dello zodiaco e anche quello che, come massimo segreto del cosmo, si cela oltre lo zodiaco, nella sfera della Provvidenza: il grande consesso stellare dei dodici bodhisattva assorti in eterna contemplazione della perpetua sorgente della luce divina, dell’amore e della vita.

 

Rudolf Steiner ci dice che dal Cristo, che in queste «vertiginose altezze spirituali» può essere trovato «spogliato di tutto ciò che è diventato sulla Terra e nelle sue vicinanze»11, irradia qui una sostanza portatrice della purissima luce della saggezza universale; egli splende della sostanza dello Spirito Santo. E proprio di questa sostanza viene gratificato Giovanni sotto la croce, il cui sguardo chiaroveggente coglie il massimo aspetto dell’entità solare del Cristo, la Sofia del Cristo, la Cristosofia.12

 

Così i tre gradi che gli apostoli salgono nel cosmo costituiscono il graduale risveglio della loro coscienza nei relativi involucri. Il corso dell’anno offre l’occasione per l’anima umana di avvicinarsi a tale esperienza nel periodo tra l’Epifania e la Pasqua. Esso corrisponde alla progressiva penetrazione dell’impulso del Cristo nelle tenebre degli involucri esteriori, partendo dall’io dove si era acceso. Questo dà la possibilità all’uomo di contemplare quelle sfere del macrocosmo che gli si rivelano quando abbia raggiunto i gradi di conoscenza immaginativa, ispirativa e intuitiva.

 

• E ciò che per l’uomo è un cammino microcosmico dell’impulso del Cristo

dall’io al mondo esterno attraverso gli involucri,

per il Cristo stesso è già il cammino macrocosmico di ritorno al cosmo,

ma questa volta in compagnia dell’umanità che gli appartiene.

 

Infatti,

• agendo nell’io dell’uomo il Cristo riconquista a sé la sfera terrestre;

• penetrando nel corpo astrale dell’uomo riconquista la sfera lunare;

• penetrando nel corpo eterico torna signore di tutte le sfere planetarie fino al Sole stesso; e infine,

• compenetrando il corpo fisico egli dona all’umanità il mondo delle stelle fisse,

aprendole l’accesso al sommo collegio della sfera della Provvidenza.

 

 


 

Note tra parentesi:

(1) – Circa il carattere di questi doni di saggezza si dirà in seguito.

 

Note:

1 – O.O.123, 10.9.1910

2 – O.O.123, 11.9.1910

3 – O.O.123, 10.9.1910

4 -Riguardo al primo gradino bisogna aggiungere che secondo Rudolf Steiner (O.O.139, 20.9.1912) gli apostoli poterono raggiungere questo stadio perché vennero ‘adombrati’ dallo spirito di Giovanni il Battista che dopo la morte divenne la loro anima di gruppo e permise loro di elevarsi ai mondi spirituali. Questo è anche il motivo per cui gli episodi della moltiplicazione dei pani e del cammino sulle acque nel vangelo di Marco seguono immediatamente la decapitazione di Giovanni. Ma poiché questo primo grado è un riferimento profetico al quinto periodo di civiltà postatlantico, durante il quale si apre agli uomini la possibilità di contemplare il mondo soprasensibile direttamente confinante con quello fisico, (cf. capitolo: ‘La virtù della fede e il quinto periodo di civiltà postatlantico’) possiamo dire: anche oggi deve accadere qualcosa di simile che dai mondi spirituali ci aiuti ad ottenere questa nuova visione del Cristo, così come lo spirito di Giovanni aiutò gli apostoli a scalare il primo gradino dei mondi spirituali. Di questo aiuto è trattato diffusamente nel capitolo ‘Il lavoro exoterico ed esoterico dei corpi eterici dei grandi iniziati nel XX secolo’.

5 – Mt. 17,1

6 – Mt. 17,2

7 – Mc. 9,6

8 – Questo terzo gradino manca nel ciclo sul vangelo di Matteo; tuttavia esso segue in modo ovvio da tutto quel che è contenuto nelle scene del vangelo già citate

9 – O.O.97, 2.12.1906

10 – Fu proprio Giovanni a descrivere nel modo più esatto la progressiva unione del Cristo con il corpo fisico Gesù di Nazareth. Per esempio solo Giovanni descrive come prima della fusione con il corpo fisico, furono cacciate da esso tutte le forze luciferico-arimaniche: «Ora avrà luogo il giudizio di questo mondo, presto il suo dominatore sarà cacciato fuori» (Gv. 12,31; conferenza del 5.7.1909, O.O.112).

11 – O.O.113, 31.8.1909

12 – Si può anche dire che per Giovanni il mistero di Pentecoste cominciò sotto la croce del Golgota e si compì la sera del primo giorno dopo la resurre zione. Per questo nel suo vangelo troviamo non solo la promessa di mandare lo Spirito Santo, ma anche il riferimento diretto a questo evento (Gv. 20,22). A tutto questo è anche legato il seguente segreto: secondo le leggi della direzione universale i dodici apostoli che circondavano il Cristo sulla Terra sono in un certo senso il riflesso terreno del principio cosmico del dodici che nel mondo del Buddhi, o della Provvidenza, circonda l’entità macrocosmica del Cristo.

Di questo rapporto degli apostoli con il principio archetipico del dodici parla Rudolf Steiner: «Quando fu trascorso il primo terzo del quarto periodo di civiltà postatlantico, i tempi furono maturi e al posto delazione lunare subentrò l’influsso del Cristo circondato dai dodici bodhisattva, clic si rispecchia nella realtà del Cristo Gesù circondato dai dodici apostoli» (O.O.227, 28.8.1923). Ma quel che nelle fasi precedenti dell’evoluzione spirituale degli apostoli agiva su loro in modo inconscio doveva diventare pienamente cosciente al momento dell’ascesa al terzo gradino. Essi dovevano sperimentare lucidamente la fusione con la sfera della Provvidenza, la sfera cosmica dello Spirito Santo, e con ciò diventare testimoni diretti del mi stero del Golgota. Ma questo non avvenne. Dei dodici apostoli solo Giovanni riuscì a raggiungere questo grado e quindi essere il grande rappresentante dell’umanità sotto la croce. Anche l’individualità di Giovali ni il battista «stava sotto la croce» in forma soprasensibile. Essa si uni a Giovanni evangelista al momento dell’iniziazione di Lazzaro e lo aiuto ad innalzarsi a livelli di altissima spiritualità (cf. O.O.238, 28.9.1924 nonché le note alla conferenza di L. Noli e Kirchner-Bockholt nell’edizione del 1974).