L’ascensione: un segno dell’azione del Cristo nella vita dell’uomo dopo la morte

Il corso dell’anno come via di iniziazione – Pasqua, Ascensione, Pentecoste.


 

«Io sono la via, la verità e la vita», queste parole del Cristo Gesù rendono in modo stupefacente la sostanza dei colloqui dei quaranta giorni. In relazione a quanto già detto possiamo dire: con queste parole il Cristo indica che, grazie al mistero del Golgota, egli stesso diventa la «via» che conduce alla comprensione della «verità» relativa alla morte, la quale, nel suo aspetto attuale, altro non è che l’immagine del Padre, portatore e dispensatore delle forze di vita macrocosmiche.

Per entrare nel suo regno di vita cosmica l’uomo oggi deve accogliere l’impulso del Cristo ovvero, ed è la stessa cosa, percorrere la via che porta all’esperienza del «In Christo morimur» vale a dire all’esperienza del fatto che nel Cristo la morte diventa vita. Questo insegnamento impartito dal Cristo ai discepoli dopo la resurrezione dai morti, trova il suo compimento nella vivente immaginazione dell’Ascensione.

 

Nell’Ascensione, allo sguardo spirituale diretto degli apostoli,

il Cristo innalza il microcosmo, la forma umana spiritualizzata (i corpi fisico ed eterico) al macrocosmo,

mostrandone il loro reciproco legame e l’armonia che si è perduta a causa della falsa immagine della morte.

 

In termini scientifico-spirituali ciò significa che tutti gli elementi formativi dell’entità umana sulla Terra hanno ormai trovato la via per ricongiungersi al loro archetipo nel mondo macrocosmico da cui erano stati un tempo generati.

Nell’itinerario odierno dell’iniziazione ciò corrisponde al quinto grado, così come descritto da Rudolf Steiner ne La scienza occulta:

▸ «L’uomo fu dapprima configurato dalla totalità del mondo che gli è più prossimo; ogni particolare che si trova in lui corrisponde a un processo, a un essere del mondo esteriore. Il discepolo, al corrispondente grado di evoluzione, perviene a riconoscere il rapporto del proprio essere con il macrocosmo.»1

 

• Consideriamo il corpo eterico dell’uomo che, secondo Rudolf Steiner, ha la costante tendenza intrinseca a ricongiungersi con il suo archetipo cosmico, il Sole.2 Se esso dovesse seguire tale tendenza, penetrando nella sfera solare si dissolverebbe del tutto nell’etere cosmico. Esso non potrebbe divenire corpo eterico dell’uomo, e la vita individuale risulterebbe impossibile.

• D’altra parte, se venisse totalmente separato dalla sua sorgente celeste, dalle forze della sfera solare, sarebbe privato del legame con la sua fonte macrocosmica e inaridirebbe, non potendo più servire l’uomo. In ambedue i casi la vita sulla Terra sarebbe impossibile e l’intera evoluzione terrestre dovrebbe arrestarsi.

•Il Cristo ha salvato il corpo eterico dell’uomo da questi due pericoli attraverso il mistero del Golgota e la successiva Ascensione: da un lato il corpo eterico può ora seguire l’aspirazione a riunirsi alle sue primitive sorgenti celesti, dall’altro lato egli stesso, si unisce a tale aspirazione.2

 

In virtù di questo il corpo eterico dell’uomo non perde la sua individualità

anche quando si innalza al macrocosmo,

quell’individualità che sola lo rende corpo eterico umano.

 

Ma possiamo inversamente anche dire: per il fatto che il Cristo si è congiunto al corpo eterico dell’uomo che tende verso il Sole, quest’ultimo, già entro l’ambito terrestre, vale a dire conservando il proprio carattere individuale umano, ha potuto unirsi al suo archetipo cosmico: il Sole;

infatti il Cristo dopo il mistero del Golgota

rappresenta la pienezza delle forze solari nella sfera terrestre

che egli a partire da oggi può dispensare a ogni singolo corpo eterico umano.

In tal modo,

in virtù di questa unione assolutamente nuova del macro con il microcosmo,

il Cristo non solo ha salvato il corpo fisico dell’uomo (in conseguenza soprattutto del mistero del Golgota)

ma anche il corpo eterico. Di questo ci parla appunto la festa dell’Ascensione.

 

Nella conferenza del 7 maggio 1923 a Dornach, dedicata all’Ascensione e alla Pentecoste, quali feste che procedono direttamente dall’impulso del Golgota, Rudolf Steiner dice in particolare:

▸ «Poniamoci davanti all’anima la scena dell’Ascensione. Gli apostoli, divenuti chiaroveggenti, contemplano la tendenza del corpo eterico umano a salire verso il Sole. Il Cristo si congiunge a questa tendenza e lo trattiene. Questa è l’immagine possente che ci si presenta nell’Ascensione: la salvezza del [corpo] fisico-eterico dell’uomo per opera del Cristo3

 

Così nell’Ascensione del Cristo abbiamo in primo luogo

l’unione dei corpi fisico ed eterico dell’uomo (cioè della forma umana) con il loro archetipo macrocosmico.

 

Il contenuto esoterico degli eventi dell’Ascensione è connesso con la conseguente evoluzione dell’umanità.

 

Per comprendere questo aspetto, bisogna ricordare che l’antica chiaroveggenza atavica,

ancora possesso degli uomini dell’antica Atlantide,

si basava sul fatto che a quel tempo il corpo eterico, in modo del tutto particolare nella sfera del capo,

si trovava ancora al di fuori del corpo fisico, e nel corso dell’evoluzione postatlantica

si unì sempre più con il corpo fisico, per raggiungere la piena fusione con esso al tempo degli eventi di Palestina.

 

Dopo avere compenetrato la materia fino alla massima profondità,

il corpo eterico cominciò il percorso inverso verso il mondo spirituale.

Questo ‘punto di svolta’ del divenire terrestre avvenne nel momento in cui il Cristo discese sulla Terra.

 

• Questo significa che la comparsa del Cristo in un corpo fisico e il conseguente mistero del Golgota, rappresentano il processo che, osservato in modo occulto, pose la base per la progressiva fuoriuscita del corpo eterico dal corpo fisico, vale a dire per il processo che è ancora oggi in atto nell’umanità, e in cui si troverà ancora per alcuni millenni. Lo scopo di questo processo però è la penetrazione nuova e pienamente cosciente nel mondo spirituale.

 

Dice Rudolf Steiner:

▸ «Il corpo eterico dapprima si è calato nel corpo fisico, progressivamente, sempre più fino all’apparizione del Cristo; poi venne il tempo in cui il corso dell’evoluzione cambiò. Nel momento in cui apparve il Cristo, il corpo eterico ricominciò ad uscire, e già oggi è legato meno saldamente al corpo fisico che al tempo della presenza del Cristo».33

 

• Così si può dire che il Cristo, per quanto riguarda il destino del corpo eterico, tramite la sua comparsa sulla Terra e la vittoria sulle forze della morte con la resurrezione, stornò dall’umanità un grande pericolo, il pericolo che il corpo eterico si legasse al corpo fisico al punto da fondersi totalmente ad esso, il che lo avrebbe condotto ad un completo inaridimento.

L’avere evitato questo pericolo rappresenta tuttavia solo il primo grado del processo descritto. Infatti il destino dell’umanità non è solo in relazione con la progressiva fuoriuscita del corpo eterico, ma anche con la direzione che esso imprime nel corso della sua ripetuta fusione con il mondo spirituale. La direzione corretta, vale a dire non luciferica, porta il corpo eterico ad accogliere le forze originarie del Padre, che gli vennero elargite tramite la loro effusione nel Cristo, nell’evento dell’Ascensione.

 

Questo secondo grado si può caratterizzare anche in un altro modo.

Nei tempi antichi, quando il corpo eterico si trovava ancora in gran parte al di fuori del corpo fisico, in virtù della sua diretta connessione con il mondo spirituale, esso portava in sé l’originaria saggezza cosmica, sotto forma di forze vitali che lo compenetravano.

Queste originarie forze vitali del corpo eterico, si mostrarono però ampiamente esaurite, quando esso fu immerso completamente nel corpo fisico. Questo portò al fatto che il corpo eterico, al momento di fuoriuscire dal corpo fisico, fosse interiormente vuoto, privato di ogni forza vitale, di cui però ha bisogno per preservare dall’esterno il corpo fisico dalla distruzione durante l’esistenza terrena.

 

Detto altrimenti, il corpo eterico ha bisogno di nuove forze eteriche, in modo che uscendo dal corpo fisico

non sopravvengano il decadimento (malattia) o la morte prematura di quest’ultimo.

E queste nuove forze eteriche necessarie a corpo eterico, le donò il Cristo, quando tramite l’Ascensione si unì con esso.

 

▸ «L’impulso del Cristo ha riversato la vita nel corpo eterico dell’uomo, nuova vita, dopo che la vita si era consumata. E l’uomo, guardando al futuro, può dirsi: “Quando un giorno il mio corpo eterico sarà fuoriuscito dal corpo fisico, io dovrò essermi sviluppato al punto che il corpo eterico sia completamente compenetrato del Cristo. Il Cristo deve vivere in me. Nel corso del mio sviluppo terreno, nel mio corpo eterico, io devo a poco a poco compenetrarmi completamente del Cristo”».

 

La possibilità che questo avvenga, fu donata all’umanità dal Cristo con l’Ascensione.

Così Pasqua e Ascensione sono inscindibilmente collegate l’una all’altra,

e determinano insieme il destino del corpo eterico e con questo del futuro dell’umanità.

 

Ma non è ancora tutto, poiché a questo secondo stadio ne segue ancora un terzo.

Infatti così come Pasqua e Ascensione sono inscindibilmente collegate, così lo è l’Ascensione con la Pentecoste, vale a dire che l’individuo umano diventa cosciente del processo descritto. Senza questa presa di coscienza l’uomo orientato in senso materialistico è minacciato di perdere la coscienza individuale nei mondi superiori, quando con la fuoriuscita del corpo eterico si svilupperà una nuova chiaroveggenza.

 

▸ «Allora subentra per lui il pericolo di ciò che si può chiamare “morte spirituale” (…) Si tratta di un effettivo soccombere nei mondi spirituali, di qualcosa che minaccia gli uomini se essi, all’ingresso del mondo spirituale, non portano con sé la coscienza di questo mondo».3b

 

Questa «coscienza del mondo spirituale» può fornire all’uomo il legame lo spirito di Pentecoste,

che dona una vera comprensione del mistero del Golgota:

▸ «Attraverso questa particolare vittoria sulla morte, se essa viene compresa nel giusto modo, viene mostrato all’uomo come deve vivere per portare nel futuro la coscienza che esiste un mondo spirituale. Questa è l’unione con il Cristo».

 

Così in avvenire dovrà compiersi una triplice unione con il Cristo:

• l’unione con il suo incorruttibile corpo di resurrezione,

• l’unione con le sue forze vitali cosmiche

• e l’unione con la luce della nuova coscienza spirituale,

che svela il significato cosmico-terreno delle azioni del Cristo.

 

Con ciò abbiamo già toccato il contenuto dei prossimi capitoli.

Ad essi deve però comunque precedere la descrizione di un’ulteriore aspetto della festa dell’Ascensione.

Infatti la festa dell’Ascensione non ci richiama solo al fatto che il Figlio portò nell’esistenza terrena le forze della sfera solare, le forze del regno macrocosmico del Figlio, ma anche al fatto che Egli portava con sé le forze che hanno origine nella sfera del Padre.

Leggiamo nel vangelo di Marco:

«E dopo aver loro parlato, Gesù il Signore fu assunto in cielo nelle sfere celesti dove siede alla destra del Padre universale, quale esecutore della sua volontà».4

 

Se vogliamo comprendere queste parole del vangelo, è necessario ricordare che proprio grazie ai colloqui e alla diretta presenza del Risorto, si era destata negli apostoli la chiaroveggenza immaginativa. È in questo speciale stato di coscienza che gli apostoli contemplano il Cristo risorto e accolgono i suoi insegnamenti durante i quaranta giorni. Ma non è tutto.

 

Come abbiamo visto il reale contenuto delle comunicazioni del Risorto,

fu la rivelazione dei misteri, del nuovo rapporto fra macro e microcosmo.

Per questo il Cristo conclude i suoi insegnamenti

portando gli apostoli ad accogliere le forze in grado di suscitare la conoscenza immaginativa.

Così possiamo dire:

i quaranta giorni che gli apostoli poterono trascorrere con il Risorto,

furono per essi un cammino verso le sorgenti primordiali dell’immaginazione,

verso le sorgenti originarie di ogni vera visione soprasensibile,

verso la superiore sfera del macrocosmo che Rudolf Steiner chiama

«il mondo degli archetipi di tutte le cose.»5

 

Questo mistero della sorgente della conoscenza immaginativa situata nel mondo degli archetipi da cui «le stesse gerarchie attingono le proprie forze»6 e dove il Cristo siede «alla destra del Padre universale», questo mistero viene svelato agli apostoli con l’Ascensione.

 

Vogliamo ora tornare a considerare le parole con cui Rudolf Steiner descrive i rapporti che abbiamo indicati:

▸ «Nel momento in cui possiamo affermare che esiste nel mondo una coscienza chiaroveggente, dobbiamo dire:

allora deve esserci un mondo dal quale fluiscono le forze per l’organo della chiaroveggenza,

e tale mondo è chiamato dalla scienza dello spirito ‘mondo degli archetipi’.

Quello che ci si può presentare alla coscienza immaginativa è (…) un riflesso del mondo degli archetipi,

cosicché noi saliamo nel microcosmo di gradino in gradino attraversando

• il mondo elementare,   • il mondo spirituale,   • il mondo della ragione   • e il mondo degli archetipi1

 

E in un’altra conferenza dello stesso ciclo prosegue:

▸ «Così come

• dalla sostanza del mondo elementare vengono formati gli occhi [e tutti gli altri organi di senso],

• dal mondo spirituale [il devachan inferiore] il sistema nervoso,

• e dal mondo della ragione [il devachan superiore] il cervello dell’uomo,

così a partire dal mondo degli archetipi si formano quelli che noi chiamano gli organi superiori di senso,

quegli organi di senso che ci rendono progressivamente capaci di contemplare il mondo spirituale».8

 

Abbiamo allora globalmente il seguente quadro: nel corso dei quaranta giorni, con l’aiuto della facoltà immaginativa risvegliatasi in loro, gli apostoli accolsero il Cristo risorto e i suoi insegnamenti circa i ‘regni celesti’, cioè i mondi spirituali. Essi poterono penetrare il mistero del rapporto fra macro e microcosmo fino al punto di cogliere il mistero dell’origine delle loro facoltà di visione immaginativa.

Soltanto ora essi comprendono che la chiaroveggenza di cui sono capaci è stata risvegliata in loro dal Cristo medesimo, che li gratifica sulla Terra con la pienezza delle forze macrocosmiche del mondo degli archetipi, suscitando in loro la visione immaginativa. E questa esperienza del Cristo quale nuova fonte di chiaroveggenza immaginativa, cioè quale apportatore delle forze del mondo degli archetipi, si manifestò agli apostoli nell’ascensione del Cristo al mondo degli archetipi, al regno divino del Padre.

In tal modo con questo evento si manifestò agli apostoli il massimo grado di conoscenza del rapporto fra macro e microcosmo, vale a dire la provenienza della facoltà immaginativa dell’uomo-microcosmo: il mondo degli archetipi. In virtù di questo, dinnanzi alla coscienza degli apostoli, venne tolto l’ultimo velo che celava la vera immagine della morte, e che ormai dopo il mistero del Golgota si manifesta come il Padre celeste.

 

Nell’immagine dell’Ascensione

si rivela l’intima natura della morte quale rivelazione della coscienza superiore immaginativa,

la coscienza che ha le sue sorgenti nel regno del Dio-Padre

e porta in sé gli archetipi di tutte le cose e gli esseri del mondo.(1)

La moderna indagine spirituale ci dice che da allora

una delle prime esperienze dell’uomo dopo la morte è la contemplazione dell’Ascensione del Cristo.

 

Questo fatto ha le sue radici nel nuovo ordinamento del mondo risultato dal mistero del Golgota. L’Ascensione gli manifesta la vera e definitiva immagine della morte che fonde indissolubilmente il mondo spirituale più prossimo alla Terra con la più elevata sfera del Padre, con il mondo degli archetipi.9

 

Circa questa esperienza umana del post-mortem, collegata anche al progressivo dissolvimento del corpo eterico nella sfera solare, Rudolf Steiner dice:

«Queste visioni spirituali, come quella che i discepoli ebbero nel giorno dell’Ascensione, si riferiscono in verità a qualcosa che l’uomo già vive nell’uno o nell’altro stato di coscienza. Sappiamo già che dopo la morte l’uomo sperimenta la dipartita del proprio corpo eterico. Con la morte egli depone il corpo fisico. Per alcuni giorni egli conserva il corpo eterico che poi si dissolve e si ricongiunge al Sole. Questo dissolvimento dopo la morte è il suo fondersi con l’elemento solare che irraggia nello spazio in cui anche la Terra si trova.

Dopo il mistero del Golgota, contemplando il proprio corpo eterico che si allontana, l’uomo contempla il Cristo, che è divenuto il suo salvatore per la futura esistenza della Terra. Cosicché, a partire dal mistero del Golgota, ogni uomo che muore ha già effettivamente davanti all’anima l’immagine dell’Ascensione, come l’ebbero gli apostoli in quel giorno in virtù del loro particolare stato di coscienza».10

 

Tuttavia prescindendo dal fatto che oggi ogni uomo dopo la morte contempla l’immaginazione dell’Ascensione del Cristo, c’è una fondamentale differenza tra coloro che, già sulla terra, si sono sforzati di acquisire una vera conoscenza del mistero del Golgota, e coloro che, per una ragione o per l’altra, nella corrispondente incarnazione non hanno sfruttato questa possibilità. Infatti per un uomo del primo gruppo

▸ «questa immagine [l’Ascensione] è, dopo la morte, la più grande consolazione che egli possa avere, poiché egli ora comprende l’intera verità del mistero del Golgota (…) Questa immaginazione dell’Ascensione gli dice in un certo modo: Tu puoi affidare all’evoluzione della Terra tutte le tue successive incarnazioni, poiché il Cristo tramite il mistero del Golgota è diventato il Salvatore dell’evoluzione terrestre».

 

Per colui invece che ha perso la possibilità di una vera conoscenza del mistero del Golgota, le conseguenze di questa visione sono completamente diverse:

▸ «Per colui che con il suo io e con il corpo astrale, dunque conoscendo e sentendo, non compenetra il contenuto del mistero del Golgota, per costui questa immagine è un rimprovero, un rimprovero che gli dice: anche tu devi imparare a conoscere il mistero del Golgota.»

 

In conseguenza di questa esperienza nel post-mortem e del dolore ad essa connesso, può sorgere nell’anima la decisione:

▸«Cerca per la prossima vita terrena di appropriarti delle forze che consentano anche a te di comprendere il mistero del Golgota».

 

Per concludere è necessario evidenziare ancora un aspetto dell’Ascensione che riguarda la sfera lunare, ovvero dello Spirito Santo, là dove questa immaginazione viene sperimentata dall’anima del defunto subito dopo la morte. Dice Rudolf Steiner al proposito:

 

▸ «Chi parla oggi fondandosi sulla scienza dell’iniziazione deve (…) aggiungere ancora quanto segue:

dopo la morte è l’impulso del Cristo che agisce.

Grazie ad esso l’uomo si sottrae alla sfera lunare, penetra nella sfera stellare-solare dove può lavorare

(grazie agli impulsi degli esseri spirituali del mondo stellare)

all’edificazione dell’organismo fisico per la propria incarnazione successiva.

Dalla sfera lunare egli si stacca però grazie alle forze accumulate nel suo io,

se si è accostato all’entità del Cristo e al mistero del Golgota.»11

 

E poco prima, nella stessa conferenza:

▸ «Come la nostra vita fisica si svolge sotto l’influsso della luce e del calore solare, allo stesso modo dopo la morte la nostra entità fa appello all’eccelso essere solare affinché ci liberi dal nostro ‘nucleo karmico’ e ci accolga nella sfera delle stelle, affinché con l’aiuto della nostra guida solare possiamo elaborare la parte spirituale del nostro futuro organismo fisico».12

 

Ciò che importa per le presenti considerazioni

è che la stessa forza del Cristo «continua ad agire dopo la morte

e strappa l’anima al ‘nucleo essenziale del destino’ e alla sfera lunare…»13

così che «guidata dall’eccelsa entità solare, l’anima umana viene purificata nel passaggio alla regione dello spirito»,14

ovvero, che è poi la stessa cosa, nel passaggio dalla sfera lunare a quella solare.15

 

Cosa si intende qui con «viene purificata», «liberarsi del nucleo karmico»?

Questo «nucleo karmico essenziale», che è anche il ‘valore morale’ dell’uomo,

è il portatore del karma non ancora vissuto16

e per questo dopo la morte deve essere abbandonato dall’anima nella sfera lunare,

affinché i suoi influssi non agiscano in modo da stordire l’anima durante la sosta nelle regioni solare e stellare.

 

• Un tale stordimento o oscuramento della coscienza nelle sfere superiori dell’esistenza cosmica renderebbe impossibile una corretta elaborazione del corpo fisico per la futura vita terrestre. Più tardi, dopo il soggiorno nella sfera solare e nel mondo stellare l’anima, ‘ripassando’ dalla regione lunare, deve nuovamente unirsi alla sostanza karmica che aveva abbandonato, allo scopo di continuare il lavoro di correzione e di pareggio nel corso della successiva vita terrestre.

E poiché la cessione di questa sostanza karmica descritta più sopra, si svolge dopo la morte nella sfera lunare grazie all’unione, ancora sulla Terra, dell’io umano con l’impulso del Cristo, dobbiamo dire:

• per il fatto di liberare l’anima del defunto, per il tempo del soggiorno nella regione solare e stellare, dall’influenza della sfera lunare e del karma negativo che vi si incontra, il Cristo in un certo senso assume su di sé questo karma per il periodo dell’esistenza post-mortem dell’uomo, consentendo all’anima sotto la sua guida, di trovare la via verso una vera Ascensione, partendo dalla sfera lunare, verso quella solare e ancora più in alto fino al mondo delle stelle fisse.

In tal modo l’episodio dell’Ascensione ci rivela che dopo il mistero del Golgota il Cristo abbraccia tutta la sfera del post-mortem dell’anima umana. L’azione del Cristo comprende tutte le tre principali regioni del macrocosmo che l’anima attraversa fra due incarnazioni: la regione della Luna, la regione del Sole e quella delle stelle fisse che, nel nostro mondo, sono il riflesso delle sfere sovragerarchiche dello Spirito, del Figlio, e del Padre.

 

• Inoltre nella prima regione il Cristo palesa all’anima la salvezza del corpo eterico

e l’aiuta a sottrarsi provvisoriamente alle conseguenze del suo karma negativo,

liberandola dalle forze lunari che la legano alla Terra.

• Nella seconda regione il Cristo consente all’anima di penetrare correttamente nel regno solare

e qui di metamorfosare le esperienze dell’incarnazione passata in facoltà per la vita seguente.

• Infine, nella terza regione, quella delle stelle fisse, nel regno del Padre, il Cristo guida l’anima

a trarre dalle forze della divina Sofia il progetto dell’‘uomo cosmico’, archetipo del suo futuro corpo fisico.

 

Così l’azione del Cristo si estende a tutte le regioni di vita dell’anima dopo la morte e cioè a tutte le regioni del macrocosmo, le cui forze sono state trasferite dal Cristo sulla Terra in virtù del mistero del Golgota, e collegate direttamente alla vita di ogni singola anima tramite l’Ascensione.

Per questo motivo gli apostoli, che erano stati preparati dai colloqui dei quaranta giorni con il Risorto, poterono sperimentare l’Ascensione non solo come conferma dell’immenso valore del Cristo per la vita dell’anima dopo la morte, ma attraverso quell’evento poterono anche acquisire la piena e definitiva conoscenza del nuovo rapporto instauratosi tra il macro e il microcosmo.

 

 


 

Note tra parentesi:

(1) – Da quanto diremo in seguito risulterà chiaro che, conformemente al Quinto vangelo, l’Ascensione fu per il Cristo un evento che, nella vita dell’uomo, è assimilabile solo alla morte. Perciò le parole del vangelo di Marco citate più sopra ci richiamano anche al fatto che in quel momento il Cristo manifestò visibilmente ai discepoli la morte quale processo di unione col mondo del Padre.

 

Note:

1 – O.O. 13. Vedi anche la descrizione del quinto grado dell’iniziazione cristiano-rosicruciana nella conferenza del 29.6.1907, O.O. 100

2 – Vedi nota 3

3 – O.O. 224, 7.5.1923

3a – O.O. 102, 5.7.1909 e il citato seguente

3b – O.O. 102, 13.4.1908 e il citato seguente

4 – Mc. 16,19

5 – O.O. 119, 28.3.1910 (sera)

6 – O.O. 119, 28.3.1910 (mattino)

7 – O.O. 119, 26.2.1910

8 – O.O. 119, 28.3.1910 (sera)

9 – Altrove Rudolf Steiner chiama il mondo degli archetipi, vale a dire il mondo oltre il devachan superiore, «sfera del Buddhi» o «mondo della Provvidenza» (vedi per esempio conferenza del 25.10.1909, O.O. 116). Vedi anche Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, cap. ‘La pietra di fondazione’.

10 – O.O. 224, 7.5.1923 e le citazioni seguenti

11 – O.O. 215, 15.9.1922

12 – Ibidem

13 – Ibidem

14 – O.O. 215, 14.9.1922

15 – Il 28.8.1923 Rudolf Steiner dice che il Golgota dovette realizzarsi affinchè l’uomo « … attraverso l’insegnamento del mistero del Golgota ricevesse sul la Terra la grande forza di trovare [dopo la morte] il passaggio dal inondo delle anime alla regione dello spirito, vale a dire dalla sfera lunare a quella solare » (O.O. 227, 28.8.1923)

16 – Si può anche dire che questo è il karma lunare, in contrasto al karma solate attraverso il quale il karma individuale umano si unisce con il karma universale.