Le concezioni di Indiani, Egizi, Babilonesi ed Ebrei

O.O. 353 – La storia dell’umanità e le civiltà del passato – 01.03.1924


 

Sommario: Le concezioni di Indiani, Egizi, Babilonesi ed Ebrei

L’atmosfera dei cimiteri pesa anche sul pensare umano. L’effetto riequilibrante dei tigli dei noci e anche della vite sul corpo astrale e sull’io. Le emanazioni dei cadaveri agiscono sull’acqua. La situazione attorno a Neudòrfl. Gandhi. La ferrovia di Bagdad. Le caste e la saggezza indiane. Gli Indiani vedevano il corpo fìsico spiritualmente. Gli dèi egizi: Osiride, Tifone e Iside. Gli Egizi vedevano il corpo eterico e lo consideravano spirito. Le mummie egizie. La conoscenza delle stelle dei Babilonesi e la loro visione del corpo astrale. Gli Ebrei avevano soltanto un Dio invisibile, Jahvè, e arrivarono così all’io.

 

Buongiorno, signori! Avete pensato qualcosa per oggi?

 

Il sig. Dollinger: Vorrei chiedere perché succede che chi abita vicino a un cimitero spesso non è molto vitale e risulta pallido [l’interrogante fa l’esempio da cui si conferma l’asserzione]. Vorrei sapere qual è il ritmo nei corpi e se ci potrebbero anche essere effetti positivi.

 

Dott. Steiner: Credo di poter dare una risposta abbastanza buona in merito, perché da quando avevo otto anni e fino ai diciotto ho vissuto molto vicino al cimitero. Allora devo esser stato molto pallido, e quindi un po’ è vero. Secondo le indicazioni da Lei date, per me la cosa corrispondeva.

 

Il nostro era il cimitero di un piccolo paesino, aveva forse seicento abitanti; il cimitero non era molto grande. Comunque era molto vicino alla stazione e alla casa dove noi abitavamo. Parecchia gente viveva piuttosto vicino al cimitero, come appunto succede in paesi del genere. Vi era la chiesa con attorno il cimitero e poi le case; si poteva sempre vedere lo stato di salute delle persone che abitavano vicino al cimitero. Si può però dire che vi erano consistenti differenze fra le persone; ad esempio, il parroco che viveva vicino al cimitero non era pallido e gracile, ma piuttosto corpulento e di bell’aspetto. Questi sono i miei ricordi di allora.

 

L’idea che possiamo farci è che se d’altra parte si cerca di avere condizioni salutari, e ciò spesso avveniva nei luoghi in cui il cimitero era vicino alla chiesa, non si può dire che la cosa sia troppo dannosa. In quei posti vi erano spesso alberi di noci. I noci sono tali che col profumo che diffondono rafforzano molto la salute. Dobbiamo ora presumere che in quei luoghi vi fossero sani istinti e anche giuste abitudini, per cui la chiesa era sì nell’abitato dove la gente viveva, ma tutt’attorno crescevano castani, noci e anche tigli. I tigli e i noci contrastano così e pareggiano gli effetti dannosi portati dai cimiteri.

 

Va tenuto presente anche dell’altro: occupandoci con più precisione di ciò che vuol sapere il sig. Dollinger, vale a dire l’effetto sui corpi superiori, ci deve essere chiaro che di quelli che ho indicati, solo il corpo fisico e quello eterico agiscono vivificando, mentre il corpo astrale e l’io non vivificano, ma in sostanza indeboliscono; essi operano come anima e spirito. Dalle molte cose che ho avuto occasione di dire, avrete visto che il corpo fisico e quello eterico sono come una pianta: crescono e formano organi. Se avessimo solo corpo fisico e corpo eterico saremmo sempre privi di sensi. Condurremmo una vita come le piante, se di continuo non distruggessimo qualcosa in noi; solo perché in noi vi è sempre distruzione, non abbiamo una vita di sonno come le piante. Il corpo astrale e l’io distruggono, polverizzano. Nell’uomo sempre si distrugge e si costruisce. Il corpo astrale è quello che in effetti distrugge di più nell’essere umano. Tutte le sostanze espulse delle quali ho parlato sono in effetti distrutte dal corpo astrale e dall’io. Il corpo eterico vi partecipa solo un poco. L’ho già spiegato.

 

Ora, signori miei, l’atmosfera che sale dai cimiteri è affine a quella che nel corpo astrale è distruttiva nell’uomo, e sostiene quindi quella distruzione. L’uomo viene cioè distrutto di più se abita nei pressi di un cimitero, piuttosto che se abita, ad esempio, in un bosco. Se abita in un bosco sono più forti le sue forze costruttive; se abita vicino a un cimitero sono più forti le sue forze distruttive, di demolizione. Se però non avessimo forze distruttive, come ho già detto*, rimarremmo stupidi per tutta la vita; abbiamo dunque bisogno di forze distruttive. Abbiamo anche bisogno di altro. Avevo detto che posso parlare di queste cose, perché le ho sperimentate proprio in età giovanile, quando molte cose vanno formandosi. Ho sempre avuto la tendenza al pensare con precisione, e devo questa mia attitudine al fatto che il mio destino mi ha portato a crescere vicino a un cimitero. È stato un bene, signori miei, e dobbiamo tenerne conto.

 

Ciò che è dannoso in un cimitero sono i cadaveri che vi si trovano. Essi continuano il processo di distruzione. Quando moriamo, l’alternanza di distruzione e costruzione cessa; continua invece il processo distruttivo, di modo che nelle vicinanze di un cimitero il corpo astrale viene in effetti sollecitato a pensare bene. Anche questo non si può negare.

 

Nella regione in cui io crebbi, il Burgenland, i villaggi erano disposti in modo da avere i cimiteri nel loro centro. È la regione per la quale si è molto disputato. Vi sono alcune città grandi, ad esempio Eisenstadt e altre, ma tanto distanti fra loro che dappertutto ci sono villaggi, ognuno col suo cimitero nel centro. Le cose sono tali per cui si può dire che la gente avesse una certa furbizia contadina. E di nuovo non si può negare che, in effetti, quella furbizia si è formata per l’influsso dell’atmosfera cimiteriale. Hanno limitato l’influsso negativo piantando dappertutto noci e tigli.

 

Nella regione si coltiva anche la vite. L’atmosfera della vite in certo modo equilibra. È noto che il profumo dei tigli è molto forte, e lo è anche quello dei noci, vivificando con ciò il corpo astrale. Vi contribuisce anche l’atmosfera della vite, soprattutto per l’io. Abbiamo così un influsso abbastanza forte sulle parti costitutive superiori dell’uomo.

 

Ora però non va negato che le cose cambiano, cambiando le condizioni. Certo che quando i paesini si ingrandiscono e vi vengono costruite molte case all’intorno, diminuisce l’efficacia degli alberi, il cimitero comincia ad essere più dannoso e allora attorno ad esso la gente diventa pallida. Allora non opera più la compensazione, e la conseguenza è che agisce il cimitero, facendo deperire la gente a causa dell’atmosfera cimiteriale. Ciò ha di nuovo portato a un istinto naturale, quando i paesini sono diventati città, portando i cimiteri fuori dall’abitato.

 

Naturalmente va considerato anche dell’altro. Si ha quando l’effetto cresce e raggiunge il corpo eterico. Il sottile che sale nell’atmosfera agisce sul corpo astrale e sull’io. Se dunque la sottile esalazione dei cadaveri, che sempre aleggia nei cimiteri, si compensa con quello vivificante dei noci, dei tigli e degli ippocastani, agendo solo sulle parti costitutive superiori, quell’effetto non arriva al corpo eterico.

 

Per il corpo eterico avviene che su di esso agisce ben fortemente l’acqua di una certa regione, e l’acqua nei pressi di un cimitero è facilmente filtrata da ciò che proviene dai cadaveri. L’acqua si beve e serve per cucinare. Se dunque in un villaggio vi sono case vicine al cimitero, l’acqua ne viene influenzata e gli alberi più non servono. La natura non aiuta più molto. La conseguenza è che la gente si ammala con facilità di tisi e deve soffrirne moltissimo.

 

Così potei constatare molte cose. Ad alcune ore di distanza da dove abitavamo, vi era un altro piccolo villaggio nel quale quasi tutti abitavano attorno al cimitero. La gente era di indole molto pigra, non riusciva a far nulla, aveva muscoli flosci, nervi flosci, tutto in loro era floscio; erano anche pallidi. Pensavo fra me: da che cosa proviene? Interessante era che da noi, in Neudòrfl, la gente era relativamente sana, anche quella che abitava vicina al cimitero. Ecco un grave problema, per chi intende osservare una zona anche secondo le condizioni degli abitanti. C’era un villaggio nel quale la gente abitava attorno al cimitero e null’altro faceva se non piantare noci, secondo un sanissimo istinto: inoltre prendeva molto spesso l’acqua per cucinare dal ruscello del paese. Vi era una fila di case fra le quali correva il ruscello; c’era la chiesa col suo cimitero, la nostra casa, quella del parroco e anche la scuola; tutta una fila di case col ruscello in mezzo e dappertutto alberi di noce. La gente prendeva l’acqua semplicemente dal ruscello, e nel ruscello naturalmente fluivano i resti, i batteri e i bacilli che filtravano dal cimitero. In effetti la gente che vi abitava non mostrava una gran pulizia. Le case avevano il tetto di paglia, e vicino alle porte vi erano i mucchi del letame dei porcili – un bel legame appunto fra il letame e il porcile – con anche il deflusso dell’acqua sporca nel ruscello; se vi si entrava, lo si guadava in una melma brunastra. Nel suo complesso il tutto non era disposto, come oggi si direbbe, secondo le norme igieniche! Tuttavia la gente era sana, non si poteva negare che fosse sana.

 

Prima di tutto, quando la gente è sana, anche i cadaveri, all’inizio, non sono come altrove, dove la gente è infetta. La cosa però non ha molta importanza. Il grosso problema era piuttosto un altro: da che cosa dipendeva che quella gente fosse sana e gli altri malati, oppure fiacchi e incapaci?

 

Lo si può spiegare: vicino al nostro villaggio ve ne era un altro, un luogo di cura, con una sorgente di acque termali, acque acetose. Tutto il villaggio prendeva l’acqua da bere da là, e quell’acqua termale agiva controbilanciando l’acqua filtrata dal cimitero. Gli abitanti dell’altro villaggio, molto distanti da quella sorgente, appunto non ne usufruivano. Da tutto ciò si poteva direttamente studiare come l’acqua termale, che come ho detto agisce sull’io e sul pensare, ritornava poi sul corpo eterico pareggiando le forze distruttive, filtrate dal cimitero nel ruscello del villaggio.

 

Quando nelle città si ha ancora il cimitero, finché le acque di sorgente non vi vengono condotte da lontano, non è possibile una trasformazione dell’atmosfera cimiteriale. Se in una città il cimitero è ancora nel centro, e l’acqua viene ancora attinta dalla falda, vi sono le peggiori condizioni per la salute, perché allora viene aggredito il corpo eterico, che non può essere governato oltre dal corpo astrale e dall’io.

 

Vediamo così che le condizioni sanitarie sono interessantissime da questo punto di vista. Però non va dimenticato che se la gente che abita attorno a un cimitero è rimasta credente, può sempre di nuovo venir riscaldata dal frequente partecipare alle cerimonie funebri. Anch’esse tendono a pareggiare le condizioni; agiscono sull’io e lo rafforzano. Anche questo va considerato nella sua prospettiva e agisce pareggiando.

È più o meno questo che volevate sapere? C’è forse dell’altro in proposito?

 

Allora, miei signori, vorrei continuare a trattare lo stesso argomento in un suo altro aspetto. Abbiamo già visto molte cose. Nella prospettiva della conoscenza che sempre seguiamo, vogliamo ora guardare dell’altro.

 

Osservando una carta geografica può essere interessante vedere che in una regione vive un popolo e in un’altra un altro. Ci si interessa ai popoli che abitano in regioni vicine. In una carta geografica ci si può però anche interessare a come l’umanità si è evoluta, e allora la carta geografica diviene davvero molto interessante.

 

Osserviamo stavolta una carta in particolare, che ora vedremo più da vicino. Se andiamo verso l’Asia, come ho mostrato una volta parlando di razze umane*, abbiamo ad esempio l’India, l’Asia minore e l’Arabia. Qui l’Asia si avvicina molto all’Europa e anche alle isole che vi vediamo. Abbiamo la Grecia e arriviamo in Africa. Qui troviamo un fiume, il Nilo, e l’Egitto che, come sappiamo, oggi è dominato dall’Inghilterra. Una volta era però indipendente. Oggi vivono dappertutto diverse popolazioni. In India gli Indiani che oggi si ribellano. Furono a lungo dominati dagli Inglesi e lo sono ancora, ma oggi si ribellano; chi guarda all’Inghilterra vede quanto gli Inglesi temano che in qualche modo gli Indiani possano rendersi indipendenti. Oggi vi è un gran movimento indiano per l’indipendenza. Il Mahatma Gandhi* è il promotore del movimento; è stato imprigionato, ma ora è di nuovo libero per ragioni di salute. Anche in Arabia vivono popolazioni che più o meno sono dominate dagli Inglesi; l’Arabia è una contrada dove è difficile muoversi. Sappiamo anche che una delle cause dell’ultima guerra mondiale è stata che si voleva costruire una ferrovia attraverso la Turchia per arrivare da un lato all’India e dall’altro all’Arabia. La voleva costruire la Germania, suscitando l’invidia e la gelosia degli altri popoli; attraverso la Turchia si voleva costruire la cosiddetta ferrovia di Bagdad verso l’Asia. Qui vi è anche la Siria.

 

Nelle più diverse prospettive è interessante la seguente questione: da tempi antichissimi vivevano in quelle regioni popoli che avevano diverse disposizioni nella vita. Basta nominare un paio di cose per trovare come erano diversi quegli uomini nella loro vita. In India vi era ad esempio una rigida suddivisione in caste, a fronte della quale le classi sociali europee sono in effetti solo un’ombra. In India si nasceva in una casta. La casta superiore era quella dei bramini, cioè di coloro che svolgevano un servizio sacerdotale, che potevano studiare qualcosa. In effetti nei tempi più antichi i figli dei bramini andavano tutti a scuola, erano coloro che potevano scrivere e costituivano la casta superiore. Da questa casta erano sì scelti i sacerdoti, ma non i re. Essi erano invece presi dalla seconda casta, quella dei guerrieri. Nessuno poteva però salire dalla casta dei guerrieri a quella dei bramini, perché le caste erano ben divise. La terza casta era quella dei contadini, e la quarta era quella dei lavoratori manuali. Vi era comunque una rigida divisione fra le caste; nell’India antica si era del parere che se qualcuno fosse passato da una casta in un’altra sarebbe stato come se un leone fosse diventato un agnello. Si consideravano le caste tanto divise quanto si vedevano divise le singole specie animali. Di conseguenza la gente non vedeva nelle caste scandalo alcuno. Passare dalla terza alla prima casta sarebbe stato considerato pazzia, come se un leone avesse voluto diventare un bue. La divisione in caste era del tutto ovvia; per la gente era del tutto ovvia. Così era dunque in India.

 

Andiamo ora in Egitto; anche lì vi erano caste. Quel che ora racconto va più o meno riferito a tremila, tremilacinquecento, forse anche quattromila anni prima della nascita del cristianesimo. Per arrivare al tempo di cui io ora racconto dobbiamo risalire di cinque o sei millenni. In Egitto vi erano dunque di nuovo caste, ma non erano così rigidamente separate; il singolo poteva già passare da una casta all’altra. Non erano altrettanto rigide, ma comunque in Egitto vi erano caste. Però ivi tutta l’organizzazione statale discendeva dai sacerdoti, che disponevano di tutto. Anche in India era così, ma tutto era derivato dalla divisione in caste, mentre in Egitto tale divisione non era altrettanto rigida. Era comunque sicuro che ogni legge derivasse dai sacerdoti.

In modo simile erano disposti anche gli altri popoli che vivevano in Siria e nell’Asia minore. Ciascuno aveva le proprie caratteristiche ed era diverso dagli altri.

 

Affinché si veda quale funzione abbia nella storia ciò che abbiamo appreso, vorrei raccontare oggi qualcos’altro di quelle popolazioni. Prendiamone quattro: anzitutto gli Indiani, poi gli Egizi, e poi il popolo che viveva in Mesopotamia. Il Tigri e l’Eufrate sfociano in un golfo e ivi vi era un popolo che più tardi si chiamò babilonese. Consideriamolo come terzo.

 

Sappiamo anche che in quelle regioni si presentò un popolo che più tardi svolse una grande funzione nella storia: sono i Semiti, gli Ebrei, i Giudei. Si diressero anzitutto verso l’Egitto, ma poi ritornarono e si stabilirono in Palestina. Era un popolo relativamente piccolo che però svolse nella storia una grande funzione. Uno dopo l’altro possiamo dunque studiarli: prima gli Indiani, per secondi gli Egizi, per terzi i Babilonesi e per quarti gli Ebrei. Vediamo oggi di considerare questi quattro popoli.

 

Caratteristico in modo speciale degli Indiani era dividere gli uomini in quattro caste, come se fossero classi animali. Si aggiunge la caratteristica religione che essi avevano in tempi antichissimi: non distinguevano fra mondo spirituale e mondo corporeo; nel tempo in cui le antiche popolazioni indiane vivevano in India, non distinguevano fra spirito e corpo. Un albero non veniva caratterizzato come presso molti altri popoli: qui si ha l’albero fisico, che ha in sé lo spirito; non lo distinguevano così. L’albero era in pari tempo spirito, solo più grossolano di quelli umani e animali. Gli Indiani non distinguevano nell’animale corpo e anima: era solo anima, come anche era l’uomo. Non distinguevano corpo e anima. Quando l’antico indiano si interrogava sull’anima, l’aria che inspirava era per lui lo spirito (pur sapendo di inspirare aria). Sapeva cioè che l’aria fuori di lui era spirito che attorniava tutta la terra. Quando poi lo spirito che attorniava la terra cominciava a muoversi, ad agitarsi, lo chiamava spirito che si muove, che agitava tutta la terra: varuna. Era varuna anche ciò che aveva in sé. Se fuori tempestava era sempre varuna, anche in lui. Oggi si sente dire che gli Indiani avevano una religione naturale, perché onoravano il vento e le tempeste, ma si potrebbe altrettanto bene dire che avessero una religione spirituale, perché vedevano spirito in tutto. Non avevano invece il concetto di corpo. Dato che per gli Indiani era così, ogni parte dell’uomo era spirito: il fegato era spirito, il rene era spirito, tutto era spirito. Non distinguevano fra corpo e spirito. Il segreto dell’antica sapienza indiana era appunto non distinguere fra corpo e spirito. Il fegato era spirito-fegato, lo stomaco era spirito-stomaco.

 

Se oggi guardiamo uno stomaco, vi troviamo qualcosa dentro, affinché possa giustamente digerire, e la chiamiamo pepsina. Se non c’è, vuol dire che lo stomaco non ha digerito bene, e dobbiamo immettervi un acido. L’indiano non ne aveva il nome, ma sapeva che era spirito, e diceva che lo stomaco è fatto in modo da essere spirito-stomaco. Da quella indicazione, appunto “spirito-stomaco”, è rimasto un medicamento. Certo oggi si prendono gocce per lo stomaco: non “spirito-stomaco”, ma “spirito di Hoffmann”, secondo il suo inventore, o detto in altro modo; parlando in modo semplice comunque si troverà sempre che il concetto di “spirito” è rimasto nella parola.

 

Gli indiani vedevano ovunque spirito, e per questo non avevano difficoltà nei riguardi dello spirito delle caste, perché vi vedevano qualcosa di spirituale, come vi è qualcosa di spirituale nella differenziazione degli animali.

Occupandosi del modo di vedere degli Indiani, è interessante osservare che essi avevano una precisa conoscenza di tutti gli organi umani. Solo che li vedevano come spirito. L’uomo era composto di tanti spiriti: spirito-polmoni, spirito-stomaco, spirito-rene e così via; in tutto ciò vedevano il corpo fisico. Osservando gli Indiani possiamo dire che erano compenetrati di una visione che era indirizzata al corpo. Vedevano il corpo fisico in quanto spirito.

 

I – Indiani: corpo fisico spirituale

 

Interessante è aver scoperto un popolo che aveva una precisa conoscenza del corpo fisico.

Passiamo ora agli Egizi. Se ne conosce una storia rimarchevole. Avevano anzitutto il Nilo. Si potrebbe dire che il Nilo è in effetti il padre nutritore del paese. Ogni anno, quando arriva il luglio, il Nilo esce dal suo letto e vi ritorna in ottobre. L’antico Egizio altro non sapeva se non che il Nilo ha la sua acqua e che essa si ritira durante la stagione fredda; l’acqua esce poi di nuovo dal suo letto, allaga il paese e diviene la benefattrice degli uomini. Quando però l’acqua si ritira in ottobre, rimane una fanghiglia fertile, e non occorre più concimare. In quella fanghiglia venivano seminati i cereali; tutto cresceva e si facevano i raccolti, prima che di nuovo il Nilo allagasse i campi. In effetti così il Nilo preparava ogni anno il terreno. Così gli Egizi erano compenetrati dalla benedizione dell’acqua. Si erano spesso occupati di quel che l’acqua fa nella natura. Oggi siamo ammirati per l’arte dei nostri ingegneri che sanno canalizzare, ma migliaia di anni fa gli Egizi sapevano benissimo canalizzare. Certo quando il Nilo usciva dal suo letto allagava dappertutto, anche dove non doveva. Già nei tempi più antichi gli Egizi avevano predisposto tutto un lago, il lago Mòris. Non esisteva di natura, ma era stato preparato per convogliarvi le inondazioni. L’acqua in eccesso veniva convogliata nel lago Mòris. In senso proprio, gli Egizi avevano dominato la natura artificialmente. L’attenzione era dunque molto indirizzata all’acqua.

 

Così ho già dato una risposta a ciò che il sig. Dollinger aveva chiesto, cioè se l’acqua ha molta influenza sul corpo eterico umano. Per l’istinto che ancora avevano, gli Egizi avevano imparato che l’uomo non ha soltanto un corpo fisico, ma anche un corpo eterico. Interessante è che in India vi erano popoli più antichi, e che molti di quei popoli emigrarono in Egitto attraverso l’Arabia. In Egitto vi era un’antica civiltà che veniva dall’India. Quando gli Indiani emigrarono verso l’Egitto sentirono la benedizione dell’acqua e si dissero: essa non opera sul corpo fisico che avevamo conosciuto in India, ma opera su una parte dell’uomo ancora superiore. Così gli Egizi, e anche gli Indiani, in effetti scoprirono il corpo eterico, soprattutto mediante l’esperienza fatta con l’acqua.

 

Poiché avevano scoperto il corpo eterico, gli Egizi strutturarono tutta la loro religione, che è infatti una religione del corpo eterico. La saga seguente è la più importante della religione egizia. Gli Egizi dicevano (ed è qualcosa che in Egitto si raccontava ovunque, come in un certo periodo si raccontavano in Europa le storie dei Vangeli): vi è un dio elevato che si chiama Osiride e che è il benefattore degli uomini. In effetti è il creatore di tutto ciò che l’uomo ricava dall’elemento acqua. Ha però un nemico. Osiride opera per il bene degli uomini, ma ha un nemico che vive nel vento caldo che viene dal deserto. Gli Egizi avevano cosi due divinità: Osiride e il suo nemico Tifone. Gli Egizi vedevano nella vita umana tutto ciò che vedevano nella natura. Lo attribuivano però al corpo eterico e non, come gli Indiani, al corpo fisico. Raccontavano così il seguito della loro saga: un giorno Tifone rapì Osiride e lo uccise. Iside, la moglie di Osiride, ricuperò però il cadavere e nascose i suoi diversi arti in posti diversi. Vennero costruite tutte le tombe opportune, e da allora Osiride è il signore dei morti. All’inizio era il signore dei vivi, ed è poi diventato il signore dei morti. Gli Egizi pensavano già alla morte.

 

Vi ho già detto che qualche giorno dopo la morte il corpo eterico abbandona il corpo fisico, e allora a poco a poco l’uomo ridiventa cosciente. Nella saga ciò è espresso dicendo che Osiride si allontana e poi viene fatto ritornare da Iside; così l’uomo riacquista la coscienza dopo la morte.

 

Si può così dire che gli Egizi arrivarono a stabilire che l’uomo ha un corpo eterico. Molto interessante! Gli Indiani consideravano ancore il corpo fisico come qualcosa di spirituale. Gli Egizi arrivarono al corpo eterico e lo videro come spirito.

 

II – Egizi: corpo eterico spirituale (Osiride, Tifone, Iside)

 

Tutto ciò che gli Egizi credevano e per cui lavoravano era in effetti il corpo eterico, che dominava tutta la loro visione del mondo.

Degli Egizi si è comunque visto qualcosa: le mummie. Avevo anche detto* che per la medicina medioevale le mummie avevano qualcosa di spirituale. Quando oggi si parla di mummie egizie, la gente intende i cadaveri che venivano finemente imbalsamati e conservati. Ma perché lo facevano? Gli Egizi sapevano solo del corpo eterico e conservavano il corpo fisico affinché, quando ritornavano a vivere, ritrovassero il loro corpo fisico. Se avessero già conosciuto il corpo astrale e l’io, non avrebbero pensato di dover conservare il corpo fisico. Conoscevano solo il corpo eterico, che era molto spirituale. Se avessero saputo del corpo astrale e dell’io, avrebbero detto che essi avevano costruito il loro corpo fisico. Poiché invece conoscevano solo il sottile corpo eterico, credevano di dover conservare il corpo fisico, affinché l’uomo lo potesse ritrovare quando ritornava. Comunque gli Egizi avevano scoperto il corpo eterico.

 

Ora arriviamo al terzo popolo, ai Babilonesi. Essi avevano sviluppato in modo molto forte il pensare, tanto che oggi se ne è conservato parecchio; avevano soprattutto formato il pensare relativo all’osservazione delle stelle. Avevano costruito grandi torri dalle quali potevano osservare le stelle. Avevano così visto che l’uomo non dipende soltanto da ciò che vi è sulla terra, ma da ciò che vi è nelle stelle. Avevano cercato gli influssi delle stelle sull’uomo, e le loro osservazioni erano soprattutto dirette a scoprire come l’anno si divide. Attraverso le stelle l’anno aveva un grande influsso sugli uomini. I Babilonesi si occuparono meno della vita sulla terra e si dedicarono anzitutto all’astronomia, a conoscere l’influsso delle stelle sugli uomini e sulla loro scienza. Giunsero così a suddividere tutto in sessanta o in dodici parti.

 

Ad esempio avevano diviso la moneta in sessanta e in dodici parti. Solo più tardi l’umanità introdusse il sistema decimale, ma ancora oggi si trova l’antica suddivisione babilonese in dodici nello scellino inglese. Quella suddivisione era stata presa dal cielo dai Babilonesi. Su quale parte dell’uomo influisce soprattutto il mondo stellare? Sul corpo astrale, signori miei! Il corpo astrale è del tutto sotto l’influsso del cielo stellato. Poiché però l’odierna astronomia nulla sa del corpo astrale, neppure osserva l’influsso delle stelle sull’uomo. Oggi l’astronomia si occupa di cose che in effetti non hanno un grande influsso sugli uomini. I Babilonesi avevano invece una sottile conoscenza delle stelle e scoprirono così il corpo astrale umano, ed è magnifico. Possiamo così dire che i Babilonesi scoprirono spiritualmente il corpo astrale.

 

III – Babilonesi: corpo astrale spirituale.

 

I Babilonesi per primi scoprirono il corpo astrale. Poiché lo avevano scoperto dalle stelle, dagli astri, venne chiamato corpo astrale, e la conoscenza delle stelle si chiamò astrologia, astronomia. Vediamo dunque che i diversi popoli che si susseguono nella storia scopersero nell’ordine, sempre partendo dallo spirito: gli Indiani il corpo fisico, gli Egizi il corpo eterico, i Babilonesi il corpo astrale.

 

Studiando che cosa vi è alla base delle saghe babilonesi si arriva sempre alle stelle. Non bisogna però farsi ingannare dalla scienza di oggi e dai suoi libri. Per esempio, uno studioso dice che all’origine di ogni religione vi è un culto stellare, ed esso è quindi all’origine di tutte le religioni. Poi ne viene un altro per dire che tutte le religioni derivano da un culto della natura, che venivano onorati il vento e le tempeste. Un terzo dice; le religioni hanno tutte avuto origine dagli elementi, dall’acqua e dalla sua influenza. Ma da che cosa deriva tutto quel che dice la gente? Chi dice che la religione deriva dallo studio delle stelle ha solo osservato il periodo babilonese e crede quindi che dappertutto sia stato come fu presso i Babilonesi. Chi invece sostiene che la religione deriva dagli elementi ha solo studiato gli Egizi, quindi fa derivare tutto da loro e dice: tutte le religioni sono nate dalla venerazione del vento e delle tempeste. È così perché la gente è limitata e studia solo un problema. Le religioni derivano dalle cose più diverse.

 

Ho però parlato anche di un altro piccolo popolo in Palestina, degli Ebrei, dei Giudei. Essi vivevano sottomessi da altri popoli e non ne erano per nulla contenti. Si può leggere nella Bibbia, nell’Antico Testamento, come gli Ebrei fossero in generale scontenti e come arrivassero a scoprire un’entità spirituale del tutto invisibile. Il corpo fìsico è naturalmente del tutto visibile.

 

Il corpo eterico si manifesta nelle inondazioni, negli effetti delle acque del Nilo. Il corpo astrale dei Babilonesi non è certo visibile sulla terra, ma lo si può trovare studiando le stelle. Gli Ebrei nulla volevano di tutto ciò, ma solo un Dio invisibile. Che cos’è un Dio invisibile? E ciò che agisce sull’io umano. Quindi:

 

IV – Ebrei: io spirituale (Jahvè)

 

Gli Ebrei arrivarono all’io spirituale e lo chiamarono Jahvè. Ed eccoci al problema! Potete leggere libri di storia quanti volete, ma non arriverete a comprendere come progredirono i popoli dell’antichità. Vi si racconterà ogni possibile cosa, di guerre e di re; nel cervello si formerà il caos più assoluto, ma non capirete che cosa è in effetti la realtà. Al massimo si racconterà di religioni, ma non si saprà da dove provengono. Se invece voi sapete che l’uomo consiste di corpo fìsico, di corpo eterico, di corpo astrale di io, che essi furono in successione scoperti dagli uomini, e che ne derivarono le loro visioni della vita, ne ricaverete un’immagine: gli Indiani scopersero il corpo fìsico, gli Egizi il corpo eterico, i Babilonesi il corpo astrale, gli Ebrei l’io. A poco a poco risulta che l’uomo ha queste diverse parti costitutive, che esse non caddero dal cielo e che vennero scoperte dagli uomini in base alle loro condizioni di vita.

 

I – Indiani: corpo fisico spirituale

II – Egizi: corpo eterico spirituale (Osiride Tifone Iside)

III – Babilonesi: corpo astrale spirituale

IV – Ebrei: io spirituale (Jahvè)

 

Gli Indiani, presso i quali sono transitati molti popoli e che perciò sono razzialmente diversificati, arrivano al corpo fisico. Gli Egizi, che si erano tanto occupati dell’acqua, arrivano all’etere e quindi all’uomo eterico. I Babilonesi, che avevano ricevuto dagli altri popoli tutto ciò di cui avevano bisogno per il corpo astrale e presso i quali i sacerdoti avevano costruito alte torri, arrivarono allo studio delle stelle. Infine gli Ebrei, che sempre migrarono (lo si può seguire nelle storie di Abramo, di Mosè e di altri), non erano inclini a venerare qualcosa di visibile negli elementi e arrivarono così all’invisibile Jahvè, che è il creatore e il realizzatore dell’io.

 

Vedete dunque che tutto così ha un senso! Vedete come a poco a poco l’uomo scopre se stesso. Poi l’evoluzione continua, e noi la seguiremo. Signori miei, oggi è sabato e noi ci rivedremo mercoledì prossimo.