01 – Lo sviluppo delle scienze naturali


 

Gli uomini hanno sempre percepito la loro collocazione come posizione mediana tra il Cielo e la Terra. Verso il basso si va dalla superficie terrestre all’interno della Terra, si va nel mondo infero; sopra di noi c’è lo spazio extraterreno, il cielo stellato, il mondo supremo. Gli antichi Germani chiamavano il regno proprio degli uomini Midgard, il giardino nel mezzo, posto tra Asgard, il regno degli dèi, e Hel, il mondo infero. Noi siamo più abituati a chiamare Midgard «natura», coi suoi quattro regni; il minerale, il vegetale, l’animale e l’umano.

 

Nel corso dell’evoluzione storica gli uomini si sono atteggiati in modo diverso nei confronti dei tre mondi. Si nota che nel corso dello sviluppo culturale si è verificato un cambiamento di quanto costituiva oggetto di conoscenza e di indagine della natura. È mutato l’interesse che l’uomo, in senso lato, rivolge all’ambiente che lo circonda; è cambiato il campo a cui la scienza volge i suoi sforzi; anche se l’ambiente stesso, riguardo ai fattori climatici, geologici e geografici, non è radicalmente cambiato negli ultimi 10-15.000 anni. Si possono considerare immutati anche i rapporti astronomici.

In tutte le antiche culture, anche nelle cosiddette primitive, constatiamo che l’uomo riteneva indubbiamente più importante quanto fluiva dal mondo supremo. Si sentiva legato, guidato e beneficiato dagli dèi e dagli astri, e strutturava la sua vita in famiglia, nella comunità, in agricoltura e nel lavoro, in modo consono a questi influssi.

Questo interesse per la regione celeste e il mondo delle stelle pervenne alla sua maggiore espressione nel periodo di cultura che abbraccia le civiltà assira, babilonese, caldaica, egizia, giudaica, dove risiedono anche gli inizi dello sviluppo storico delle scienze naturali. A quel tempo fu elaborata un’esatta scienza del cielo, sulla quale si fonda anche la nostra odierna astronomia. Si individuarono i confini delle costellazioni, le leggi dei pianeti, le fasi della Luna ed altri fatti ancora. Nei popoli antichi la conoscenza del mondo stellato determinava l’intera vita sociale nell’ambito statale e privato.

I Greci ereditarono molte conoscenze dai Caldei e dagli Egizi, tuttavia l’interesse per il cielo stellato diminuì. Il campo a cui ora essi volsero l’esperienza e la conoscenza fu la natura, e in particolare l’interesse era rivolto alla meteorologia, ai venti, alle acque e ai rapporti geografici.

Si cominciò ad indagare la natura (Physis) riconoscendola come il campo d’azione dei quattro elementi

Fuoco, Aria, Acqua, Terra.

 

Questi quattro elementi non sono sostanze,

ma le idee primordiali, per quanto riguarda le caratteristiche, di tutto ciò che esiste.

• Gli antichi riconobbero così che in natura

tutto è manifestazione dei quattro elementi nelle più diverse mescolanze.

Le conoscenze sull’uomo e la natura si ricavavano guardando l’agire degli elementi.

 

Non era una scienza primitiva ma una scienza basata sull’osservazione meticolosa.

Si scoprì l’intero complesso di leggi o fondamento degli elementi

e le si trovò attuate nella struttura dell’uomo e della Terra.

 

L’osservazione della natura mostra una stratificazione degli elementi.

• Nello strato più basso risiede l’elemento Terra; • al di sopra, l’elemento Acqua;

• poi l’elemento Aria; • e al di sopra, l’elemento Fuoco.

 

Quanto si trova al di là dei due confini, superiore e inferiore,

si sottrasse all’osservazione, come del resto ancora oggi resta impercepibile.

Si avverte comunque che al di sopra degli elementi c’è un’altra sfera d’azione soggetta ad altre leggi.

Questa è la regione etericaEtere significa il «risplendente», l’«irraggiante».

 

Di esso Aristotele dice che è assolutamente diverso dagli elementi, che è eterno e in perenne movimento. Per la conoscenza antica in questa regione roteano le stelle, cominciando dai pianeti, ai quali appartengono anche il Sole e la Luna, e poi le stelle fisse e lo zodiaco, che delimitano l’intera volta celeste.

Per i Greci la Terra non era solo il centro del mondo, l’universo stesso era un organismo racchiuso dalla sfera stellare più esterna, il «cielo di cristallo», che avvolgeva il cosmo come una membrana celeste; esso avvolgeva e teneva unito il ben ordinato «tutto». È difficile farsi una rappresentazione di questo confine, e già allora sollevava delle contraddizioni. (Ciò che è inteso lo si può afferrare nel modo più semplice pensando al piano posto all’infinito della geometria sintetica).

Nel contesto di questo organismo vivente universale, di questo macrocosmo, i pianeti sono organi le cui sfere d’azione coinvolgono e danno ordinamento anche alle condizioni terrestri.

 

L’uomo riunisce, nel suo corpo e nel suo essere,

tutti i fattori presenti sulla Terra, nelle sfere planetarie e nell’universo,

ed è così una reale immagine rispecchiata dal macrocosmo ovvero è un microcosmo.

 

Questa concezione dell’uomo e del mondo costituì fino all’inizio dell’Evo Moderno il fondamento delle conoscenze sull’uomo e sul mondo. L’insegnamento sui quattro elementi fu elaborato e ampliato nell’alchimia, come del resto anche l’insegnamento sulle sfere planetarie e la volta celeste.

La relazione tra uomo e mondo trovò una formulazione

nel rapporto tra macrocosmo e microcosmo.

 

A mano a mano che ci si avvicina all’Evo Moderno si perde sempre più la conoscenza del mondo come unità al cui centro si trova la Terra. Le sfere sono sperimentate come angusti involucri che occludono la visione dell’infinito. La forza ordinatrice del mondo, fin dai primordi sperimentata dall’umanità come proveniente dal cielo, viene percepita sempre più debolmente. Si giunge a liberarsi di essa e a far valere le leggi terrene anche sulla regione celeste.

Con Copernico la Terra, fino allora concepita immobile, cominciò a muoversi; e si giunse alla rappresentazione della Terra roteante attorno all’astro solare. Keplero formulò poi le famose «leggi di Keplero» sul movimento dei pianeti, che sostengono pienamente il sistema copernicano eliocentrico. Come vero padre della scienza moderna viene però considerato Galilei, da quando i procedimenti empirici e la matematica assunsero il riconoscimento di valori scientifici assoluti. Giordano Bruno spezzò le sfere dischiudendo lo sguardo allo spazio infinito. Le Gerarchie persero così la loro sede.

Giordano Bruno insegnava entusiasticamente che la divinità e l’anima del mondo si dovevano cercare da allora in poi in tutti gli elementi e in tutti i fatti della creazione. Per questa sua idea della divinità immanente egli morì nel 1600 sul rogo.

 

In tempi ancora recenti l’interesse dei ricercatori si orientò sempre più verso la Terra stessa: si penetrò nelle leggi della fisica e della chimica fino all’interno della Terra; il centro di essa venne riconosciuto come centro di gravità, e ciò condusse all’idea della gravitazione. Il vero e proprio campo di interesse della fisica e della scienza naturale diventò tutto quanto è misurabile, la massa e l’energia potenziale.

Da Newton in poi sono applicabili all’intero cosmo solo le leggi meccaniche.

 

Scomparvero anche i quattro elementi, poiché la chimica moderna pervenne a una conoscenza della sostanza assolutamente nuova. Si estrassero le sostanze dalle profondità della terra; si impiegarono le ricchezze del suolo, il carbone, il petrolio, il gas terrestre; si scoprirono e indagarono i singoli elementi chimici.

Lo sviluppo della fisica condusse alla conoscenza sempre più approfondita delle vere e proprie forze della Terra, consentì l’impiego dell’energia calorica, della forza gravitazionale e, dalla metà del XIX secolo, rese possibile l’utilizzo dell’elettricità e del magnetismo. Questo sviluppo pervenne all’attuale culmine con la fisica atomica, quantistica, e nell’impiego della energia nucleare.

Percorrendo la via dalla conoscenza stellare fino alle particelle elementari, la scienza non ha soltanto scoperto e indagato sempre nuovi fenomeni e accadimenti, ma ha anche perso di vista quanto era stato osservato e conosciuto in precedenza.

 

La scienza moderna è convinta che le leggi fisiche siano le uniche valide in assoluto nell’intero cosmo,

e si è formata l’opinione che nel nostro mondo sia realtà soltanto quanto è pesabile, misurabile, ha massa e potenziale.

Bisogna essere consapevoli che le conoscenze dell’odierna astronomia e astrofisica sull’universo non costituiscono alcuna vera conoscenza della sopranatura. Si tratta di concezioni, valide per le sostanze della Terra e nell’ambito delle forze terrene, proiettate impropriamente nelle vastità del cielo. Come gli elementi scomparvero dalla coscienza nel passaggio all’Evo Moderno, così alla fine del XIX secolo, fu allontanato l’etere dal suo ultimo rifugio: la fisica.

 

VISIONE D’INSIEME E PROSPETTIVE

Nel corso dello sviluppo storico l’umanità orienta la sua attenzione alle tre regioni sopra accennate:

• il mondo soprannaturale delle stelle,

• l’ambiente della natura,

• il mondo subnaturale all’interno della Terra e della materia.

 

Questo mutamento di interesse non vive però in modo chiaro nella coscienza dell’uomo,

sebbene le condizioni culturali e la civiltà ne subiscano l’influsso ricevendone l’impronta.

La nostra civiltà è improntata da un’immensa fede nel progresso della scienza naturale,

sorta dai grandiosi risultati della tecnica moderna.

 

Dall’altra parte un numero sempre più grande di uomini diventa consapevole

che l’orientamento unilaterale dell’interesse verso le forze interne e profonde della Terra

nasconde un pericolo per l’umanità.

 

Rudolf Steiner descrisse chiaramente questa situazione già nel 1925:

«Con le sue rappresentazioni l’uomo vive ancora nella natura, anche se egli trasporta il suo pensare meccanico nella concezione della natura.

Ma con la sua vita volitiva egli vive nella meccanica del procedere tecnico, e su così vasta scala, che da un pezzo l’epoca scientifica ne ha ricevuto un colore tutto nuovo.

La massima parte di ciò che oggi opera nella civiltà attraverso la tecnica, e in cui l’uomo con la sua vita è irretito in sommo grado, non è natura, ma subnatura. È un mondo che si emancipa dalla natura, verso il basso. La subnatura deve venir capita come tale. Potrà venir capita solo se l’uomo, nella conoscenza spirituale, salirà alla natura superiore extraterrena per lo meno altrettanto quanto con la tecnica è disceso nella subnatura. La nostra epoca abbisogna di una conoscenza che vada al di sopra della natura, perché interiormente deve venire a capo di un contenuto di vita, pericoloso nella sua azione, che si è sommerso al di sotto della natura».

 

Non si tratta di ritornare a vecchie forme di conoscenza, bensì di conquistarsene delle nuove. Il campo di interesse si deve ampliare, così pure le forze di conoscenza. Ciò si è verificato in modo fondamentale con Rudolf Steiner, poiché egli ha esposto e applicato in modo esteso i metodi per l’ampliamento della conoscenza. Poterono così riaffiorare, ed essere indagati in modo nuovo, regioni dell’esistenza caduti in oblio. Una quantità quasi illimitata di nuovi fatti e realtà venne sperimentata, conosciuta e resa accessibile alla coscienza odierna.

La scienza dello spirito a orientamento antroposofico rappresenta un grandioso completamento delle scienze naturali. Scienze naturali e scienza dello spirito antroposofica conducono insieme a un’immagine del mondo e dell’uomo, a una conoscenza, come non si è mai avuta nelle epoche passate. Nessun fatto noto della fisica moderna è stato invalidato dalle conoscenze di Rudolf Steiner; egli ha indagato ex novo una profusione di fatti e realtà. In futuro si giungerà a riconoscere che Rudolf Steiner è uno dei più grandi scienziati, e questo avverrà quando si deciderà di prendere in considerazione e di verificare i suoi nuovi pensieri (10, 11, 12).

 

Si può inserire a questo punto una sua osservazione presa dal libro

Elementi fondamentali per un ampliamento dell’arte medica:

«Non si tratta di una presa di posizione contro i metodi scientifici riconosciuti con cui opera la medicina moderna. Questa viene da noi pienamente accettata nei suoi principii. E siamo del parere che quanto qui è dato debba essere adottato nella pratica dell’arte medica solo da chi possa a pieno diritto chiamarsi medico nel senso di tali principii. Tuttavia, a quanto si può sapere intorno all’uomo con i metodi scientifici oggi riconosciuti, noi aggiungiamo ulteriori conoscenze alle quali si giunge con metodi diversi e, da questa ampliata conoscenza dell’uomo e del mondo, ci vediamo costretti a lavorare per un ampliamento dell’arte medica».

Questo vale anche per le scienze naturali.