Oriente e occidente considerati spiritualmente

O.O. 186 – Esigenze sociali dei tempi nuovi – 29.11.1918


 

Sommario: Oriente e occidente considerati spiritualmente. Residui jahvetici nella vita attuale.

 

Nelle considerazioni sugli avvenimenti contemporanei che vennero qui svolte nella nostra cerchia, avevo accennato all’esigenza di una strutturazione sociale derivata dagli impulsi della nostra epoca. Non intendevo elaborare un programma, lo dico espressamente perché sapete che non tengo in alcuna considerazione i programmi; i programmi sono astrazioni. Quanto avevo detto non deve avere valore di astrazione, deve essere una realtà. Alle varie persone, alle quali ho parlato di questi impulsi sociali nel corso degli ultimi anni, dimostrandone la necessità, ho presentato la cosa nel modo seguente: « Quanto vi ho detto – e non è affatto un programma astratto – vuole realizzarsi nel mondo nel corso dei prossimi venti o trent’anni attraverso gli impulsi storici. Voi potete (e allora esisteva la possibilità di parlare in questo modo alle persone che avevano il potere, oggi non lo hanno più) o adeguarvi alla realtà con intelligenza ed aderirvi, o vedere che le cose si realizzeranno in modo caotico attraverso cataclismi, attraverso rivoluzioni, perché per queste cose non vi è altra alternativa nel corso degli eventi storici del mondo. Al giorno d’oggi esiste l’esigenza che si comprendano tali cose ricavandole dagli impulsi realmente attivi nel mondo. Come ho messo ripetutamente in evidenza non viviamo in un’epoca in cui uno possa pensare che debba succedere questo o quello. Oggi può dire efficacemente qualche cosa in merito alle esigenze dell’epoca solo chi è in grado di osservare ciò che vuol realizzarsi nel tempo ».

 

Allora potei fare soltanto uno schizzo di quanto devo considerare una necessità che vuole realizzarsi, ed oggi – solo per avere un punto di riferimento – vorrei ripetere brevemente che si era parlato del fatto che la struttura sociale confusa, che ha provocato in tutto il mondo i fatti catastrofici degli ultimi anni, deve essere semplicemente sostituita da quella triarticolazione della struttura sociale di cui ho parlato la volta precedente. Avete potuto vedere che la triarticolazione ha lo scopo di dividere, in settori separati, ciò su cui finora si basava in modo confuso l’unitaria, l’apparentemente unitaria organizzazione dello stato; vale a dire nei tre settori di cui ho indicato come primo quello dell’ordinamento politico in senso stretto, come secondo il settore dell’ordinamento sociale, dell’ordinamento economico, e come terzo quello della libera produzione spirituale. Questi tre settori si articolano – e precisamente nel corso dei prossimi decenni la cosa si manifesterà anche a quelle persone che sono restie a comprenderla oggi – questi tre settori si articoleranno in modo autonomo in ogni direzione. Ci si sottrarrà ai gravi pericoli ai quali, altrimenti il mondo continuerà ad andare incontro, soltanto se si sarà disposti a comprendere queste cose. Le si potranno però comprendere soltanto a condizione di approfondirle effettivamente. Perché non si fraintenda quanto dirò in seguito, vorrei precisare ancora che il problema sociale non lo dobbiamo né creare, né discutere in modo teorico. Nel corso delle ultime osservazioni avrete potuto vedere che esso esiste, che deve essere accettato come un dato di fatto, come una cosa reale, e che si deve solo afferrarlo e comprenderlo nel modo giusto, come un fatto naturale.

 

Avrete anche osservato che tutti gli impulsi necessari dell’avvenire, sviluppati qui domenica scorsa, si prestano a superare adeguatamente e ordinatamente i resti, di cui siamo completamente compenetrati, di quanto si ritrova ancora dai tempi antichi nella nostra struttura sociale. Anzitutto, approfondendo i risultati pratici della struttura sociale di cui ho parlato domenica scorsa, osserverete che essi si prestano a superare, e superare concretamente, ciò che coloro che si denominano socialisti, ma che vivono più di illusioni che di realtà, vogliono superare in maniera non corrispondente alla realtà. Quello che deve essere superato è la divisione della struttura sociale in classi, e approfondendo il problema ciò risulterà da quanto ho esposto domenica scorsa. Quello che si deve conquistare nel senso dell’epoca dell’anima cosciente, del quinto periodo post-atlantico nel quale viviamo, è il fatto che alle divisioni in classi subentri l’uomo. Sarebbe quindi molto pericoloso scambiare la mia esposizione della scorsa domenica con quanto in svariati modi penetra da tempi sorpassati nella nostra attuale organizzazione sociale. Dalle regole presenti nell’evoluzione del mondo ha da venire il superamento di quanto dall’antica Grecia penetra nella nostra struttura sociale: la partizione dell’umanità in caste alle quali è affidato rispettivamente il compito di provvedere alla nutrizione, alla difesa, all’insegnamento. È questo che deve essere appunto superato da quanto ho indicato domenica scorsa, perché la divisione in caste è quella che porta il caos nella nostra attuale struttura sociale. Questa divisione può essere superata se gli uomini non saranno suddivisi nel modo descritto domenica scorsa, più o meno in caste. Le caste spariranno in modo del tutto naturale. La necessità storica tende all’articolazione dei rapporti e al fatto che l’uomo, appunto come uomo, e non come astrazione ma come essere vivente, sia il legame fra le tre parti dell’organismo sociale. Se parlo del fatto che ci si deve indirizzare alla giustizia politica, all’organizzazione economica, alla libera produzione spirituale, non si tratta di una divisione in caste per la nutrizione, la difesa e l’insegnamento, ma del fatto che i rapporti siano articolati in questo modo, e che l’uomo come tale non possa più appartenere ad una classe se le condizioni del mondo si articolano effettiva mente in questa maniera. L’uomo come tale è inserito nella struttura sociale e rappresenta appunto il collegamento fra i diversi elementi sociali. Non esisterà una particolare casta economica, una particolare casta per la produzione degli alimenti, ma una struttura di condizioni economiche. Allo stesso modo non esisterà una particolare classe per l’insegnamento, ma le condizioni saranno tali che la produzione spirituale sarà libera. Allo stesso modo non si avrà una particolare casta per la difesa ma, per quanto riguarda il settore politico, si dovrà tendere sempre più in maniera liberaldemocratica a quanto si cerca di realizzare ora in modo confuso per tutti i tre campi.

 

Si tratta appunto del fatto che il passaggio dal tempo antico a quello moderno richiede che l’uomo sia situato nel mondo come uomo. Non altrimenti acquisteremo la possibilità di comprendere le esigenze del nostro tempo, se non mettendoci in condizione di comprendere veramente l’uomo come tale. Naturalmente ciò può avvenire soltanto con l’atteggiamento che proviene dalla scienza dello spirito.

 

Quanto ho esposto deve essere considerato, come ho detto di recente, avendo presente un ampio quadro dell’evoluzione del mondo. Ho indicato alcuni degli elementi di questo quadro. Per poter procedere nella descrizione di condizioni come quelle che ho incominciato a tratteggiare domenica scorsa vorrei partire di nuovo, direi, dall’occulto, per dimostrare che queste cose non si possono trattare nel modo in cui si ama pensarle e senza considerare le condizioni reali, ma si devono esaminare osservando l’andamento dei fatti. Pertanto incomincerò dicendo che la struttura sociale deve avere come fondamento la comprensione sociale. È questo appunto che da decenni non si è avuto. Nel campo che qui si tocca, è stato fatto il maggior numero di errori. La stragrande maggioranza degli uomini appartenenti alle classi dirigenti non aveva la minima comprensione sociale. Per questo motivo non ci si deve meravigliare affatto che trasformazioni come quelle che avvengono nell’Europa centrale sembrino alla gente delle forme nuove sorte dalla terra, forme alle quali non era affatto preparata. A chi ha comprensione sociale quelle trasformazioni non giungono inaspettate, ma temo che gli uomini continueranno ad avere lo stesso atteggiamento che avevano avuto prima del 1914. Come allora sono stati sorpresi dalla guerra mondiale che era nell’aria, così si condurranno nei confronti di un fenomeno ancora più importante. Mentre dormiranno, lasceranno di nuovo irrompere ciò che si estende nel mondo come movimento sociale. Tenendo conto dell’attuale attività pensante dell’umanità, sarà probabilmente impossibile evitarlo, come non si poté impedire che la presente catastrofe sorprendesse gli uomini impreparati.

 

Gli è che anzitutto ci si deve familiarizzare col fatto che in realtà, nel mondo, gli uomini non agiscono in questo o quel modo in base ad idee astratte, ma che nell’istante in cui la loro azione ha effetto sociale, essi agiscono come sono indotti ad agire dagli impulsi che sono negli avvenimenti mondiali in cui l’uomo è inviluppato. Ancor oggi gli uomini non osservano una cosa elementare; parlo per esperienza in quanto negli ultimi anni ho dovuto parlare dì queste cose con persone delle più varie professioni e classi, e so come stanno le cose quando si tratta di questi argomenti. Si tratta del fatto che gli uomini dell’oriente e dell’occidente – alla strutturazione a venire prenderanno parte tutti gli uomini – sono del tutto diversi quanto ai loro impulsi, sono del tutto diversi quanto a quello che vogliono. Certamente se si considera solo l’ambiente sociale più prossimo, non si può pervenire ad una chiara opinione su quel che necessariamente avviene nel mondo. Si perviene ad una chiara opinione quando si giudicano le cose realmente devo ripetere il termine in base agli impulsi che sono insiti negli avvenimenti del mondo. Nei prossimi due, tre decenni gli uomini dell’occidente, vale a dire gli stati dell’Europa occidentale e della relativa appendice americana, diranno la loro e diranno la loro gli uomini dell’Europa orientale con il retroterra asiatico, ma ognuno parlerà in modo del tutto differente perché gli uomini sparsi sulla terra hanno necessariamente idee diverse su quello che l’uomo sente e deve sentire come esigenza della sua dignità e del suo essere qui sulla terra. Non se ne può parlare se non ci si vuol rendere conto del fatto che in avvenire devono manifestarsi certe cose che gli uomini preferirebbero evitare.

 

Domenica scorsa avevo detto che in avvenire sarà semplicemente impossibile trovare idee sociali efficaci e fruttuose, altrimenti che cercando la verità al di là della soglia della normale coscienza fisica. Nell’ambito della coscienza fisica normale non si trovano idee sociali efficaci. Tali idee sociali devono accostarsi agli uomini nel modo da me descritto la scorsa domenica. Ma ciò significa nel contempo che in avvenire non ci si dovrà esimere dall’acquistare, per quanto a ciascuno possibile, conoscenze del mondo spirituale. Nel campo della vita giornaliera, anche nel campo della scienza, si può continuare per molto tempo ancora senza acquistare conoscenza di quella che qui abbiamo indicata come soglia del mondo spirituale. In mancanza di meglio se ne può fare a meno. Per quanto riguarda la vita sociale non si può fare a meno di avvertire ciò che qui è stata sempre chiamata soglia del mondo spirituale. Infatti al giorno d’oggi gli uomini, anche se incoscientemente, sentono l’impulso che tende sempre più ad avviarsi a coscienza di creare una struttura, sociale tale da permettere ad ogni uomo di essere in modo adeguato uomo sulla terra.

 

Gli uomini delle più diverse regioni della nostra terra sentono in maniera poco chiara, ma tuttavia istintiva, che cosa sia la dignità umana, l’esistenza degna dell’uomo. L’astratto socialista democratico moderno crede che si possa dare senz’altro una definizione internazionale della dignità umana, del diritto umano, ma questo non si può fare perché, volendo darne una definizione, bisogna necessariamente pensare che la vera idea dell’uomo esplica azione viva al di là della soglia del mondo spirituale-animico, dato che l’uomo appartiene al mondo spirituale. Pertanto l’idea esatta e completa relativa all’uomo può venire solo dal di là della soglia del mondo spirituale. Effettivamente proviene di là. In realtà se un americano, un inglese, un francese, un tedesco oppure un cinese, un giapponese, un russo parla dell’uomo, ed al riguardo porta ad espressione dei concetti, delle idee, per quanto esse siano insufficienti, nel suo subcosciente vive un elemento molto più completo che però deve essere afferrato. E quel che vive nel subcosciente, questo elemento più completo, tende con forza ad entrare nella coscienza. Pertanto possiamo dire che nell’evoluzione storica del mondo siamo arrivati al punto in cui nei cuori umani vive un’immagine dell’uomo. Non si può dunque sviluppare una comprensione sociale senza prestare attenzione a tale immagine dell’uomo. Essa vive nel subcosciente. Nel momento in cui essa tende a diventare cosciente, e quando diventa effettivamente cosciente, può essere afferrata soltanto con le capacità – quanto meno con le capacità comprese, capite – con le capacità della coscienza, di natura soprasensibile, che sono accolte dal sano raziocinio umano. Negli uomini oggi socialmente attivi vive un’immagine dell’uomo che può rimanere incosciente, istintiva, fino a quando non sorga in lui l’impulso a chiarire la cosa. Se però la vuol chiarire lo può fare soltanto guardandola nella luce che viene dal di là della soglia. A chi osservi spiritualmente in modo obiettivo, risulta che l’immagine dell’uomo, aleggiante istintivamente nelle anime, è nell’uomo occidentale del tutto diversa da quella dell’uomo orientale. Questa sarà una questione di grandissima importanza in avvenire. Essa porta i suoi effetti in tutte le reali condizioni; agisce nel disordine russo, nella rivoluzione dell’Europa centrale, agisce nella confusione che si sta preparando nell’occidente fino all’America. In altre parole, se lo si vuol capire, bisogna considerare alla luce della coscienza soprasensibile quanto si sta preparando. Deve essere afferrato con le capacità derivanti dalla coscienza soprasensibile, dato che non esiste alcun modo per capire, con la coscienza che deriva dal sensibile, l’immagine dell’uomo che istintivamente è presente tanto nell’uomo occidentale quanto in quello orientale.

 

Ma per conseguire questa comprensione è necessario familiarizzarsi, quando si sia giunti al guardiano della soglia, con due cose, con le due figure in cui si manifesta un elemento determinato e istintivo nell’uomo, da cui egli è propriamente posseduto. E se ne è posseduti tanto in occidente quanto in oriente. Se ne è posseduti fino a che esso rimane istintivo; non se ne è più posseduti soltanto quando si giunge alla chiara coscienza. È necessario familiarizzarsi con la maniera particolare in cui tale elemento, di cui in realtà l’uomo subcoscientemente è posseduto, sale nella vera coscienza, nella coscienza soprasensibile. In duplice modo l’uomo, arrivato al guardiano della soglia, viene a conoscenza del come tale elemento che si agita nei suoi istinti, che pertanto non è lui stesso perché si è se stessi solo in quanto si afferra coscientemente, gli si pone dinanzi. Le cose, per cui in modo istintivo l’uomo è interiormente posseduto, hanno due figure al cospetto del guardiano della soglia. Vale a dire, giunti che si sia alla soglia, risulta che l’elemento da cui si è posseduti ha l’una o l’altra figura. La prima si può indicare come figura spettrale. Ciò che possiede l’uomo si presenta davanti al guardiano della soglia come una percezione esterna; allora ha carattere di allucinazione, ma è una percezione esteriore; si presenta effettivamente agli uomini e si manifesta come una percezione esteriore. Questo è il carattere spettrale. Pertanto quando l’uomo viene a conoscere coscientemente davanti al guardiano della soglia quanto vive in modo istintivo, quanto si agita in lui, davanti al guardiano della soglia dove tutti gli istinti si annullano, dove le cose incominciano ad essere pienamente coscienti e ad introdursi nella libera vita spirituale, quello che vive istintivamente può presentarsi come spettro. Allora ce ne liberiamo, come istinto. Non si deve temere che un tal elemento si presenti come spettro perché possiamo liberarcene solo in quanto nell’oggettivazione lo si vede fuori, perché si ha realmente dinanzi a sé come spettro quello che si agita interiormente. Questa è una delle figure. L’altra possibilità di manifestazione per un tale elemento istintivo è quella dell’incubo. Qui non si tratta di una percezione dall’esterno, ma di una sensazione opprimente o anche di un effetto residuo di una visione da cui si è oppressi, un’esperienza immaginativa che si sente come incubo.

 

Quello che vive nell’uomo si deve manifestare o come incubo o come spettro, se lo si vuol portare a coscienza. Quanto è vero che ogni istinto presente nell’uomo deve sollevarsi man mano e diventare o spettro o incubo per rendere possibile all’uomo di diventare uomo completo, perché solo in questo modo ci si libera dall’istinto, altrettanto è vero che quanto in occidente ed oriente vive inconsciamente, istintivamente nell’uomo come dignità, come immagine dell’uomo, gli si deve presentare in una forma o nell’altra; soprattutto deve essere compresa col sano raziocinio umano. Potrà accadere che lo scienziato dello spirito, lo scienziato attivo dello spirito, possa far apparire plausibile la designazione di un fenomeno come incubo o come spettro; ma esprimerà il frutto della sua esperienza usando parole abituali per rappresentazioni storiche, o altre, in modo da rendere accessibili le sue esperienze al sano raziocinio di coloro che non possiedono ancora le facoltà occulte per mezzo delle quali queste cose possano essere viste.

 

Non potrà mai aver valore la scusa che queste cose non si possono vedere, in quanto tutto ciò che viene veduto con le facoltà occulte viene espresso in rappresentazioni afferrabili dal sano raziocinio umano. Si dà fiducia a chi vede tali cose perché si confida che egli possa dare degli impulsi, ma non è necessario credergli. Infatti quanto egli dice può essere sempre compreso, solo che ci si impegni senza preconcetti.

 

Le cose stanno dunque così: gli istinti, che in occidente vivono come immagine dell’uomo e che tendono ad una struttura sociale, davanti al guardiano della soglia appaiono come spettri, mentre l’immagine dell’uomo negli abitanti dell’Europa orientale e del suo retroterra asiatico si presenta come un incubo. Se si ci fa descrivere da un americano nel quale il fenomeno si manifesta più distintamente la sua immagine della vera dignità umana e si porta questa immagine, occultamente elaborata, fino al guardiano della soglia facendo proprie le esperienze in merito ad essa, l’immagine si manifesta come spettro. Se invece ci si fa spiegare da un asiatico, o da un russo colto, come esso si rappresenti l’immagine dell’uomo, allora questa, su chi giunge con la stessa fino al guardiano della soglia, fa l’impressione di un incubo.

 

Quanto ora vi descrivo è la caratterizzazione di un’esperienza occulta. Essa ha il suo fondamento negli impulsi storici, negli eventi storici. I popoli occidentali, gli inglesi, i francesi, gli italiani, gli spagnoli, gli americani, nel corso della loro evoluzione da tempi antichi fino alla presente condizione ed a seguito di certi impulsi storici, hanno accolto nei loro cuori, naturalmente non in piena e chiara coscienza ma istintivamente, un’immagine dell’uomo che può essere caratterizzata in modo giusto se si esaminano gli impulsi storici.

 

Questa immagine dell’uomo, quella occidentale e quella orientale, deve essere sostituita da ciò che può essere realmente ottenuto per mezzo dell’indagine spirituale; da questo soltanto può derivare una reale strutturazione sociale, non una configurazione che venga retta da spettri e nemmeno una che venga retta dall’incubo. Se ci si pone oggettivamente la domanda del perché l’immagine occidentale dell’uomo è uno spettro, da tutti i fondamenti storici risulta che gli istinti dai quali deriva l’immagine dell’uomo in occidente e che, per esempio, hanno ora condotto al tanto idolatrato cosiddetto programma del mondo di Wilson, si fondano sullo spettro dell’antico impero romano. Tutto quanto man mano si è svolto storicamente, quanto effettivamente ha un carattere assolutamente antiquato, vale a dire un carattere luciferico-arimanico, quanto non è conforme all’immediato presente ma è uno spettro di tempi antichi, è lo spettro del romanesimo. Naturalmente nelle civiltà occidentali si trovano elementi che non hanno affatto relazione col romanesimo. Nelle zone di lingua inglese si trovano elementi che non hanno rapporto con esso. Anche nei paesi latini veri e propri si trovano molte cose che non hanno rapporto col romanesimo. Ma non di questo si tratta, bensì dell’immagine dell’uomo, in quanto egli ha da inserirsi nella struttura sociale. In questi territori detta immagine è senz’altro istintivamente determinata ed influenzata da quanto si è formato nell’ambito della civiltà romana. Essa è ancora, in tutto e per tutto, un prodotto del modo di pensare latino del quarto periodo di civiltà. Quello che vive è un nulla, è qualcosa che agisce come lo spettro di un morto; ed è questo lo spettro che appare all’osservatore occulto obiettivo, se vuol farsi un’idea di che cosa occorra per la supremazia occidentale che deve diffondersi sul mondo.

 

Non serve affatto rifiutare queste cose senza conoscerle, dato che le condizioni dell’umanità nel periodo presente non lo consentono più. Quanto occorre è di tenere gli occhi aperti. Lo spettro del romanesimo si aggira nell’occidente, e se recentemente ho richiamato l’attenzione sul destino di vari popoli occidentali, in particolare di un singolo popolo, il francese, ciò si deve mettere in relazione col fatto che appunto i francesi sono i più abbarbicati allo spettro del romanesimo; né possono liberarsene a causa delle loro istintive disposizioni di temperamento e caratterologiche. Questo è uno degli aspetti, quello relativo all’occidente.

 

Per quanto riguarda l’altro aspetto, anche in oriente si afferma una certa immagine dell’uomo in quanto destinata ad inserirsi nella struttura sociale. Questa immagine è certamente tale quale già risulterà dalle esigenze dei fatti, da ciò di cui ho sempre parlato, e cioè che nell’oriente europeo si prepara particolarmente il sesto periodo di civiltà. Se si osserva però la cosa dal punto di vista dell’epoca presente, l’immagine dell’uomo che oggi vive nell’Europa orientale e nel suo retroterra asiatico non è quella che in modo naturale si svilupperà in avvenire e che l’uomo dovrebbe necessariamente sviluppare già oggi per conoscenza. È un’immagine che appare come un incubo, se la si accoglie e si arriva con essa al guardiano della soglia per osservarla.

 

Questa immagine appare anche come incubo perché gli istinti, che si sono sviluppati in oriente in occasione della determinazione dell’immagine stessa, vengono nutriti da una forza ancora incompleta. Solo nell’avvenire, cioè nel sesto periodo di civiltà postatlantica, essa raggiungerà tutto il suo sviluppo. Ma questa forza ha bisogno di un impulso che la sostenga. Prima del risveglio della coscienza (e la coscienza si deve risvegliare a partire dall’oriente), essa ha bisogno di un fondamento istintivo. Tale fondamento istintivo, che vive ancor oggi negli uomini dell’oriente quando si fanno un’immagine dell’uomo, agisce come un incubo. Come tutti gli antichi impulsi rimasti dal romanesimo, e in quanto derivati da esso, hanno un effetto complementare nell’immagine dell’occidente, così è compito dell’incubo di aiutare l’oriente in maniera del tutto inesplicabile ad arrivare al punto di liberarsene; proprio come avviene dell’incubo che si supera e si respinge, quando esso provoca il risveglio, e ci si rende conto di quanto è accaduto. La forza che deve agire verso l’oriente non è un elemento sorpassato, ma essa agisce proprio nel presente. Si tratta della forza che emana dall’impero britannico. Come in occidente l’immagine dell’uomo diventa spettro a causa degli impulsi del romanesimo, così essa viene spinta a forza nell’anima umana in modo che in tale azione diventi incubo ciò che per molto tempo ancora sarà attivo nelle tendenze dell’impero britannico.

 

La conseguenza di queste due cose è che da un lato, in occidente, quanto era cosciente nell’impulso romano ha incoscientemente una vita residua spettrale, e che quanto si sta preparando, quanto è appunto attivo attualmente, cioè gli impulsi imperiali anglo-americani, sono presenti come incubo, come contrasto dell’incubo, per far in modo che gli uomini dell’oriente producano coscientemente un’immagine appropriata dell’uomo.

 

Parlare di queste cose al giorno d’oggi è scomodo, ed è anche scomodo per gli uomini ascoltarle. Ma siamo ormai giunti ad un periodo dell’evoluzione storica del mondo nel quale si può avere qualche successo se l’uomo, attraverso la sua conoscenza, attraverso la sua piena coscienza, considera gli oggetti del mondo obiettivamente, se si familiarizza effettivamente in modo obiettivo con le cose del mondo. In altro modo non può continuare. Quello che in ultima analisi succede al presente ha lo scopo di costringere l’uomo a sovvertire in un certo modo questi avvenimenti. Ciò che in realtà non può continuare è che, come per lungo tempo si è stati costretti a pensare in un certo modo, si sia costretti a pensare in un altro modo perché in certe zone della terra le cose si sono capovolte. Al giorno d’oggi si può fare la conoscenza di persone che nel corso di alcune settimane si sono trasformate da «valenti» (naturalmente fra virgolette) monarchici in repubblicani estremisti, e in chissà che cos’altro. Sono le stesse persone! Ebbene, come prima non era possibile che da chi per forza era monarchico venisse la salvezza all’umanità, così non può derivare nulla di salutare da chi per forza è socialista, da chi da vero monarchico è diventato, che so, bolscevico; perché ve ne sono anche di questi. Quanto occorre non è né questo né quello. Bisogna invece comprendere che può essere salutare solo quanto deriva dalla libera determinazione dell’anima umana libera, da ciò cui l’uomo stesso si decida, cui perviene attraverso le valutazioni del suo pensare, attraverso le valutazioni del suo cuore e soprattutto per conoscenza. È di questo che si tratta. Altrimenti si deve ripetutamente fare l’esperienza che, indotti dalla necessità delle circostanze, si giudichino le cose ora in un modo e ora nell’altro. Per esempio, chi oggi afferma che Ludendorff è un delinquente, mentre sei settimane fa lo considerava un grande generale, se non ha dei motivi per l’uno o l’altro giudizio, se non lo può fare per libera determinazione di libero animo, sia nel primo caso sia nell’altro ha il medesimo valore per lo sviluppo dell’umanità. Infatti non si tratta solo del fatto che una cosa sia astrattamente esatta di norma una cosa è altrettanto falsa dell’altra ma del fatto che si acquisti la capacità di fare giudizi autonomi. A questo riguardo la scienza dello spirito può servire bene come guida. Ho ripetutamente sperimentato che quanto dico qui, o in genere in campo scientifico spirituale, è giudicato difficilmente comprensibile. Ciò deriva dal fatto che in realtà non si vuole applicare il proprio sano raziocinio alle cose. Si giudica difficilmente comprensibile quello che dico, perché si trova che non è abbastanza comodo arrivarci.

 

Nel corso delle mie conferenze ho anche trattato da vari punti di vista della cosiddetta catastrofe bellica degli ultimi anni e del suo sviluppo fino ad oggi. Spero che si comprenda che gli avvenimenti di queste ultime settimane siano una piena conferma di quello che da anni vado dicendo qui e altrove. Nulla è avvenuto in senso diverso da quanto qui è stato affermato, ed in questi giorni si vede realizzarsi la carta che anni fa disegnai su questa lavagna.

 

Però non bisogna considerare le cose dette qui come sermoni domenicali. Si devono prendere come sono intese, vale a dire come espressioni dei reali impulsi che si sono realizzati o che vogliono diventare realtà. Di conseguenza non voglio esimermi dal tornare ad attirare l’attenzione su certe cose riguardanti il metodo, anche se così a volte mi ripeto. Questi problemi di metodo sono quanto di più importante vi sia nel campo della conoscenza scientifico-spirituale, di cui il nostro tempo ha tanto bisogno. Gli effetti della scienza dello spirito sulla nostra anima sono molto più necessari che l’astratto familiarizzarsi con questa o con quella verità. Si sperimenta di continuo come appunto per la comprensione dei fatti immediatamente esteriori serva quel tipo di struttura animica che deriva dalla scienza dello spirito. Quanto spesso, nel corso di questi anni, ho fatto rilevare come in realtà sia terribile che gli uomini abbiano ripetutamente posta la comoda questione: « Chi ha la colpa di questa catastrofe bellica mondiale? L’hanno gli Imperi Centrali o l’Intesa o chissà chi?», mentre in fondo la domanda in merito al colpevole non può affatto trovare risposta. Bisogna porre la questione in un modo del tutto particolare. Si tratta di porre in giusto modo la questione. Solo allora si può pervenire, ad una comprensione sufficiente, esauriente, vera. Ma al presente l’appello per una tale comprensione non dà adito a speranze. Varie notizie provenienti da Parigi mi ricordano per esempio altri avvenimenti accaduti in precedenza a Berlino e altrove, e non estranei ai presenti malanni. Appunto non si tratta del fatto che si adegui il proprio giudizio – e specialmente il giudizio sui fatti – a quanto è consentito o non consentito, ma che tale giudizio sia dato attingendo alla libera valutazione, all’anima libera. Di questo si tratta.

 

Se si ricordano alcune delle cose da me dette qui nelle ultime settimane, si noterà che esse sono state confermate dai fatti verificatisi nel frattempo. Per esempio ho spiegato come non si può dire, nel senso tanto comodo a molta gente, che la colpa della guerra mondiale sia da attribuire agli Imperi Centrali. Ho detto però che alla guerra mondiale ha notevolmente contribuito il fatto che i governi degli Imperi Centrali erano stupidi. Quello che era stato da me qui esposto proprio durante le ultime conferenze ha trovato nel frattempo piena conferma, nel corso di questa settimana, nelle rivelazioni fatte dal Governo bavarese, concordanti pienamente con le mie esposizioni, in merito allo scambio di corrispondenza fra il Governo bavarese e l’ambasciatore di Baviera a Berlino, il conte Lerchenfels Kofering. Da particolari come questi risulterà sempre più il quadro da me fatto da anni, naturalmente in modo da ricondurre i particolari stessi alla giusta impostazione del problema. Kurt Eisner che in modo così singolare è passato dalla prigione alla carica di Presidente del Consiglio, ha il merito – ed anche tali cose si possono mettere in rilievo – di aver incominciato a pubblicare questi documenti. Nella nostra epoca, in cui si parla tanto degli uomini che si sono dimostrati indegni delle loro cariche, si può ben parlare di un uomo, quale l’attuale Presidente del Consiglio bavarese, senza volerlo adulare. Naturalmente, a seconda del proprio destino e a seconda del modo in cui si è situati nel mondo per effetto di tale destino, ognuno potrà o dovrà dare questo o quel giudizio. Se ci si vuol procurare una comprensione sociale – e l’ho detto da diversi punti di vista – si tratta anzitutto di imparare a capire gli uomini, ad avere interesse per gli uomini, un interesse differenziato. Voler imparare a conoscere gli uomini deve essere il compito per l’avvenire, il campito più importante per l’avvenire. Bisogna imparare ad avere, direi, un certo istinto per dedurre i giudizi dai sintomi. È, per questo che ho tenuto qui le conferenze sullo Studio dei sintomi storici: si ha un quadro completo di un uomo come il Presidente del Consiglio bavarese, Kurt Eisner, se per esempio si considera quanto segue, e non lo dico per esporre alcunché di attuale, ma per illustrare un esempio di psicologia, un esempio di conoscenza dell’anima.

 

Quando non era stata fatta ancora alcuna dichiarazione di guerra, né verso destra né verso sinistra, vale a dire negli ultimi giorni del luglio 1914, Kurt Eisner disse a Monaco che se fosse scoppiata veramente la guerra, non solo i popoli si sarebbero dilaniati ma tutti i troni dell’Europa centrale sarebbero caduti; era la conseguenza necessaria. Egli è rimasto fedele a se stesso. Durante tutti quegli anni egli aveva raccolto intorno a sé a Monaco un piccolo gruppo di persone, sempre perseguitate dalla polizia, tenendo dei discorsi; quando, in un momento molto importante dell’evoluzione degli ultimi anni in Germania, scoppiò uno sciopero, egli fu condannato, ed ora dalla prigione è salito alla carica di Presidente del Consiglio. È un uomo tutto d’un pezzo. Io non lo voglio lodare perché attualmente le condizioni sono tali per cui un uomo può fare errori su errori. Ma vorrei dire che si tratta di considerare sempre le cose che ci si presentano nel mondo proprio come sintomi, e di dedurre dai sintomi ciò che dà origine ad esse, se non si ha la facoltà di riconoscere direttamente dai sintomi l’attività spirituale che sta alla loro base. Bisogna almeno sforzarsi di vedere lo spirituale che sta alla base dei sintomi. In particolare sarà necessario per l’avvenire che si manifesti la comprensione dell’uomo per l’uomo. Con frasi, con programmi, con leninismi non si potrà risolvere il problema sociale, ma lo si risolverà con la comprensione dell’uomo per l’uomo; comprensione che però si può acquisire soltanto se si è in grado di riconoscere l’uomo quale manifestazione esteriore di uno spirituale.

 

Se si considera quello che ho detto, e cioè che davanti al guardiano della soglia in occidente l’uomo fa l’effetto di spettro e in oriente di incubo, in certo modo si avrà l’impulso a vedere in maniera giusta le condizioni del presente: in occidente un’immagine tramontante dell’uomo, che pertanto appare come spettro; in oriente un’immagine sorgente, che però non dobbiamo prendere nella sua forma attuale perché è ancora un’immaginazione dell’incubo, e può manifestarsi nella sua figura reale solo dopo il superamento dell’incubo. Al giorno d’oggi le circostanze sono quindi tali che, se si vuol partecipare ad una discussione sul problema sociale, bisogna guardare più in profondità. E le cose che si devono scorgere in un senso più profondo si riferiscono anzitutto al modo di pensare, alla maniera di pensare che scaturisce da tutto l’uomo, differenziato nelle personalità in tutto il mondo.

 

Che lo spettro del romanesimo potesse acquistare un’influenza così profonda, deriva appunto dal fatto che sostanzialmente nel pensiero umano il pensare secondo la concezione dell’Antico Testamento non è ancora superato. Il cristianesimo in effetti non è che agli inizi. Il cristianesimo non è riuscito ancora a compenetrare effettivamente gli animi. A questo fine ha già fatto quel che era necessario la Chiesa romana che, per quanto riguarda la teologia, è completamente soggetta all’influenza dello spettro romano.

 

Come ho già spesso accennato, la Chiesa romana ha più contribuito a tenere lontana dalle anime e dai cuori umani l’immagine del Cristo, piuttosto che ad introdurvela. Questo perché le rappresentazioni utilizzate nell’ambito della Chiesa romana, per afferrare il Cristo, corrispondono in tutto alla struttura sociale e politica dell’antico Impero romano. Anche se gli uomini non lo sanno, tuttavia questo fatto agisce nei loro istinti.

 

Le rappresentazioni che vigevano nell’Antico Testamento, quelle che anzitutto dobbiamo indicare come le rappresentazioni dell’ebraismo dell’Antico Testamento e che hanno trovato la loro secolarizzazione nel romanesimo – che anche se è diametralmente opposto all’ebraismo tuttavia è in campo secolare quello che l’ebraismo è spiritualmente, quelle rappresentazioni sono penetrate nel nostro presente in via indiretta per il tramite del romanesimo e vi agiscono spettralmente. Secondo la sua vera origine, bisogna cercare nell’uomo questo pensiero non ancora cristianizzato dell’Antico Testamento. Bisogna trovare risposta alla domanda: «Da quali forze deriva proprio questo modo di pensare, quale si manifesta nel pensare dell’Antico Testamento?».

 

Questo pensare dipende da quel che può essere ereditato di generazione in generazione col sangue. La capacità di pensare conformemente all’indirizzo di pensiero dell’Antico Testamento viene ereditata, succedendosi gli uomini, nel sangue. Ciò che ereditiamo, quanto a capacità, dai nostri progenitori, semplicemente per il fatto di essere nati, per il fatto di essere passati per lo stato embrionale prima della nostra nascita, quanto dunque ereditiamo come forze del pensare, quanto vive nel sangue, è il pensare dell’Antico Testamento. Infatti il nostro pensiero si suddivide in due parti distinte. L’una è rappresentata dal pensiero che abbiamo per mezzo della nostra evoluzione fino alla nascita, vale a dire il pensiero che ereditiamo dai nostri padri e dalle nostre madri. Siamo in grado di pensare come si pensava secondo l’Antico Testamento perché siamo stati embrioni. Importante del popolo ebraico antico è che nel mondo, che si attraversa fra nascita e morte, esso non ha voluto imparare nulla oltre alle capacità che si ricevono per il fatto di essere stati embrioni fino al momento della nascita. Si potrà comprendere il pensare secondo l’Antico Testamento soltanto se lo si interpreta nel modo seguente: si tratta del pensare che abbiamo in forza del fatto che siamo stati embrioni.

 

Il pensare che vi si aggiunge è quello che poi acquistiamo dopo il periodo embrionale, nel corso dell’evoluzione umana. Per certe esigenze esteriori, l’uomo acquisisce bensì ogni genere di esperienze, ma ciò non lo porta ad una reale trasformazione del pensare; ancor oggi il pensiero dell’Antico Testamento agisce quindi molto più di quanto non si creda. L’uomo è costretto a vivere qui sulla terra fisica fra nascita e morte. Però non compenetra le esperienze che fa qui, col pensare che gli risulta dalle esperienze medesime. Lo fa in maniera minima, tutt’al più istintivamente. Per lo meno non conduce le esperienze che attraversa fino alla nascita di un modo di pensare particolare. Questo lo fa solo il vero occultista sviluppatosi come oggi si conviene. Egli utilizza la vita che passa qui in modo da risvegliarsi ex novo come si sveglia un bambino dopo che è venuto al mondo. Chi si conduce nel senso indicato dal libro L’iniziazione torna a fare questo, si trova nella condizione in cui è l’uomo comune rispetto all’embrione. Nella vita normale le cose si svolgono però in modo che, pur essendo costretti a fare esperienze, si utilizza solo il pensare che si è acquistato in forza del fatto di essere stati embrioni. Così agiscono gli uomini, così fanno le loro esperienze; non vogliono però progredire, e applicano alle loro esperienze, quanto a contenuto di pensiero, a forma di pensiero, a indirizzo di pensiero, ciò che offre la vita embrionale, vale a dire ciò che il sangue eredita di generazione in generazione.

 

Ora vi è un fatto di fondamentale importanza, ed è che il mistero del Golgota, nella sua peculiarità, non possa mai essere afferrato col pensare che si possiede solo in forza dello sviluppo embrionale. Pertanto anche nelle conferenze tenute qui in questo periodo  ho spiegato che il mistero del Golgota è qualcosa che, per essere onesti, si negherà sempre fintanto che si vorrà restare fermi al pensiero fisico. Il mistero del Golgota, e in genere tutto ciò che è pervaso di cristianesimo, deve essere afferrato non da quanto è lunare, ma da quanto è solare, dal punto di vista che si consegue dopo la nascita in questa vita. Questa è la grande differenza fra ciò che è pervaso da cristianesimo e ciò che non lo è. Quel che non è pervaso da cristianesimo viene governato da un pensare che si trasmette in via ereditaria nel sangue. La comprensione del mondo in senso cristiano viene governata da un pensare che si deve acquistare nel mondo individualmente, come personalità, per mezzo delle esperienze della vita, spiritualizzando queste ultime come è descritto nel libro Iniziazione.

 

L’essenziale è che il pensiero, che si possiede in forza dello sviluppo embrionale, può portare solo a riconoscere la divinità come Padre. Il pensiero invece che si acquista nel mondo attraverso la vita personale nel periodo post-embrionale porta a riconoscere la divinità anche come Figlio.

 

La spinta a servirsi solo di un pensare jahvetico, continua ad avere efficacia, ancora nel secolo diciannovesimo. Tale pensare ha però solo la possibilità di capire quel che dell’uomo rientra nell’ordinamento naturale. Ciò è avvenuto per il fatto che Jahve, vale a dire uno dei sette Elohim, in primo luogo si è impadronito prematuramente della coscienza umana ed ha ricacciato gli altri Elohim. Per questo motivo gli altri Elohim sono stati spinti nella sfera delle cosiddette illusioni, vale a dire sono considerati esseri di fantasia. Ma ciò deriva dal fatto che Jahve ha temporaneamente sloggiato questi spiriti e compenetrato la coscienza umana solo con quanto del periodo pre-embrionale può essere rinvigorito.

 

Ciò è continuato fino al secolo diciannovesimo, perché a seguito del fatto che Jahve ha in certo modo detronizzato gli altri Elohim, che gli altri Elohim sono tornati a farsi valere solo per mezzo della personalità del Cristo e in vari modi si faranno valere uno dopo l’altro per questi motivi la natura umana cadde sotto l’influenza di esseri spirituali elementari di bassa levatura che contrastavano gli sforzi degli Elohim. Pertanto per la coscienza umana il corso dell’evoluzione è stato il seguente: Jahve si è insediato come unico dominatore ed ha detronizzato gli altri. Per il fatto che gli altri sono stati detronizzati, la natura umana cadde sotto l’influenza di esseri di levatura più bassa di quella degli Elohim, e così non solo Jahve estese la sua attività fino al secolo diciannovesimo, ma altrettanto fecero gli dei inferiori in luogo degli Elohim. Anche se il cristianesimo si è esteso, ed ho sempre detto che esso veramente si trova solo agli inizi, l’umanità non lo ha ancora compreso, precisamente per il fatto che gli uomini, appunto, non hanno accolto subito l’azione degli Elohim, ma sono rimasti legati al pensare jahvetico, al pensare suscitato dalla forza embrionale; sono rimasti ancora sotto l’influenza degli avversari degli Elohim.

 

Nel secolo diciannovesimo, e precisamente negli anni quaranta del secolo diciannovesimo, che spesso ho indicato come un particolare punto di svolta, si verificò la situazione che man mano l’influenza stessa di Jahve sulla coscienza umana venisse sopraffatta dalla potenza degli spiriti che egli aveva chiamato. Ne conseguì che – dato che con la forza jahvetica si può comprendere solo quanto nell’uomo è legato all’ordine naturale, vale a dire al sangue – la primiera ricerca dell’unico Dio nella natura si trasferisse, per l’influenza di cose contrastanti, alla sola scienza naturale atea, al solo pensare ateo, scientifico e, in campo pratico, al pensare utilitaristico. Bisogna tener ben presente questa situazione per gli anni quaranta, per il periodo che ho indicato. Pertanto, per il fatto che Jahve non poté liberarsi dagli spiriti che aveva chiamato, il pensare secondo l’Antico Testamento si trasformò nella scienza naturale atea del tempo moderno che, in campo sociale, è diventata marxismo o qualcosa di simile; nel campo sociale domina così un pensare influenzato dalla scienza naturale.

 

Ciò è in relazione con molti fenomeni che avvengono al giorno d’oggi. L’uomo del presente è semplicemente pervaso da un pensare secondo l’Antico Testamento, trasformato in naturalismo. Contro tale pensare non offre sufficiente difesa né l’immagine dell’uomo che viene dall’occidente né quella che viene dall’oriente, perché esse distolgono l’uomo da una vera, reale comprensione.

 

Al giorno d’oggi è da toccare con mano come gli uomini oppongano resistenza alla comprensione. Ciò si manifesta talvolta in modo patologico. La cosiddetta storia degli ultimi due anni di guerra – l’ho detto recentemente – sarà un problema psichiatrico, di psichiatria sociale. Componendo i fatti in maniera conveniente, per chi sa come si sono svolti, essi offrono, la migliore sintomatologia per la psichiatria sociale degli ultimi anni e degli anni a venire. Naturalmente si dovrà anche trattare la psichiatria in modo un po’ diverso, più delicatamente di quanto non si faccia da parte della medicina materialistica; altrimenti non si metterà mai in evidenza nel modo giusto la psichiatria che si deve studiare avendo per oggetto ad esempio la persona di Ludendorff. Ma bisognerà appunto imparare a vedere in giusta luce una buona parte della storia del periodo più recente. Si potrà ricordare che sin dall’inizio di questa catastrofe, quando si faceva a cuor leggero questa o quella affermazione, ho ripetutamente fatto rilevare che sarebbe stato impossibile, attingendo unicamente a documenti ed a ricerche d’archivio, scrivere la storia di questa guerra catastrofica. Potrà capire come sia stata possibile questa catastrofe solo chi si renderà conto che i fatti più decisivi, che si sono verificati tra la fine di luglio e i primi di agosto del 1914, sono dovuti a coscienze offuscate. Le coscienze degli uomini su tutta la terra erano offuscate, e i fatti sono accaduti per l’azione di potenze arimaniche in quelle coscienze offuscate. Vale a dire che i fatti dovranno essere svelati per mezzo di conoscenze derivanti veramente dalla scienza dello spirito. Si dovrà intendere una buona volta che è passato il tempo in cui si potevano stabilire i fatti semplicemente attraverso documenti, per esempio nel senso dell’esposizione storica di Ranke o, se si vuole, nel senso dell’esposizione storica in un altro campo, per esempio di Buckle o di altri. Questo è importante!

 

Volendo giungere ad una opinione di massima, le semplici simpatie non contano. Ma negli ultimi anni si sono espressi giudizi soprattutto in base a simpatie e ad antipatie, e si continua così ancor oggi. Naturalmente nell’àmbito della simpatia e dell’antipatia si fanno anche dei giudizi giusti, ma questi non hanno un’importanza particolare per l’azione dell’uomo sulla realtà, per mezzo del suo giudizio. Le vie per cui il pensiero orientato in questo o in quel senso diventa epidemico potranno essere particolarmente studiate considerando nell’uomo l’evoluzione del giudizio negli ultimi anni. Che cosa hanno pensato nell’Europa centrale milioni di uomini, e che cosa penseranno? e che cosa si pensa al di fuori dell’Europa centrale? Nell’Europa centrale, fino alla fine di questa guerra, perché al di fuori dell’Europa centrale il fenomeno durerà più a lungo. Ma si tratta realmente del fatto che finalmente ci si abitui ad imparare dagli eventi, ad osservare le cose proprio al fine di giudicare in base agli eventi.

 

Si vorrebbe che il peso degli eventi potesse essere un po’ determinante, decisivo per gli uomini; che fosse determinante il modo in cui al presente gli eventi si svolgono in forma del tutto originale, il modo in cui in precedenza non accadevano. Le cose polarmente più disparate si combinano!

 

La volta precedente ho attirato l’attenzione sul fatto che l’introduzione del bolscevismo in Russia è stato essenzialmente un impulso di Ludendorff. Si sono ripetute abbastanza queste cose, e naturalmente non era necessario dirle al di fuori del campo degli Imperi centrali. Ma non si volle prestare ascolto. Come ho già avuto occasione di dire qui, ho fatto ripetutamente un’esperienza, che è davvero un’esperienza importante. Lo scritto che ho diffuso – l’ho già detto, ma vorrei che non lo si dimenticasse, perché man mano dirò tutte queste cose; tutti devono sapere di che cosa si era trattato – consisteva di due parti. La seconda parte riportava, ma adattate per quel tempo, le condizioni sociali di cui ho fatto un abbozzo, mentre la prima parte riguardava ciò che ritenevo necessario venisse discusso e diffuso.

 

Ho trovato persone che, dopo aver letto la mia esposizione, mi hanno detto che, volendo realizzare il primo punto, ne sarebbe conseguita necessariamente l’abdicazione dell’imperatore tedesco. Potevo rispondere soltanto dicendo che se questa era la conseguenza che se ne traeva, sarebbe pur stato necessario che questo avvenisse. La storia l’ha confermato. L’abdicazione doveva aver luogo. Non doveva avvenire nel modo in cui è accaduta ora, ma sarebbe dovuta derivare da interiore libera decisione. Al primissimo punto sarebbe ovviamente seguito questo fatto. Il primo punto naturalmente non sosteneva che l’Imperatore tedesco dovesse abdicare, ma poneva una determinata richiesta. Se ci si fosse conformati ad essa l’abdicazione avrebbe avuto luogo già da molto tempo, in circostanze del tutto diverse da quelle in cui si compi in seguito.

 

Non mi è mai stato possibile far capire alla gente che quanto avevo scritto era stato dettato dalla realtà. A causa di questo singolo punto non è stato nemmeno possibile guadagnare terreno. Quando esposi il problema ad un ministro degli esteri, gli dissi anche che stava a lui aver criterio e realizzare ora la soluzione, indottovi dalla ragione, o vedere le rivoluzioni che devono sopravvenire nei prossimi decenni e che inizieranno prossimamente.

 

Ma come è vero questo fatto, che fa riferimento solo a qualche prospettiva pi” ampia, così è vero che era necessario indurre l’Imperatore tedesco ad abdicare, e che una tal proposta aveva questo fine. Ma dicendo questo in una prospettiva meno chiara dell’altra, la si considerò anche come qualcosa di cui non si doveva nemmeno parlare seriamente.

 

Naturalmente allo stesso modo non era necessario che avessero luogo gli ultimissimi eventi che, direi, rivelano obiettivamente lo spirito malsano di Ludendorff. Lo si poteva sapere da gran lunga. Io ho potuto attirare l’attenzione su questo molto tempo fa. Ma, e in ambiente scientifico-spirituale bisogna farlo presente, la gente si ritira spaventata di fronte alla scienza dello spirito medesima, perché la teme; al giorno d’oggi la paura animica è qualcosa che negli animi degli uomini ha una parte ben grande, una parte enorme. Essa si dissimula nelle maniere più varie. Ma la paura animica, il non volersi appressare a qualcosa, ha una importanza del tutto particolare. Bisogna considerare gli avvenimenti in base a questo, e allora li si riconosce come sintomi di cose più profonde. Osserviamo per esempio un fatto di questi ultimi giorni.

 

Che le cose sarebbero avvenute come sono accadute ora, lo poteva sapere da gran lunga ogni osservatore attento delle condizioni e dell’esercito tedesco. Solamente Ludendorff ha capito appena l’8 agosto 1918 di non poter vincere. Egli era l’esperto. Ricordate tutto quanto ho detto man mano degli esperti, dell’imperizia degli esperti! Egli è stato l’esperto che si è sbagliato in tutte le circostanze, e che alla fine solo l’8 agosto ha capito che con l’esercito a sua disposizione non poteva vincere. Persone perspicaci sapevano fin dal 16 settembre 1914 che con questo esercito non si poteva vincere. Ebbene, che cosa fa Ludendorff? Fa chiamare Ballin, dato che Ballin intratteneva relazioni molto amichevoli con l’Imperatore, perché finalmente si rechi dall’Imperatore per dirgli come stanno le cose.

 

Domanderete se non esisteva allora un cancelliere? In verità esisteva un Cancelliere, ma si chiamava Hertling. Se non esisteva un Ministro degli Esteri? Ve ne era uno, ma si trattava del signor von Hintze, proveniente dall’ambiente più ottuso della corte. Esisteva anche un Parlamento, certo, ma ai nostri tempi non vale la pena di parlare di tali appendici della vita pubblica. Dunque, Ludendorff chiamò Ballin e lo incaricò di illustrare la situazione al Comandante in capo delle Forze Armate. Ballin si recò dove l’Imperatore soggiornava (naturalmente sempre lontano dagli eventi importanti a meno che Ludendorff non credesse opportuno far comunicare che questa o quella azione era stata intrapresa in presenza di Sua Maestà, il Comandante in capo delle Forze Armate. E ognuno, al corrente delle circostanze, era in grado di valutare questa « presenza »). Dunque Ballin, che l’Imperatore conosceva e che era un uomo intelligente, andò alla Wilhelmshoehe per rendere edotto l’Imperatore. Naturalmente questo sarebbe potuto avvenire se Ballin avesse potuto parlare con l’Imperatore a quattr’occhi, cosa che avrebbe potuto sempre fare se l’Imperatore precedentemente, all’inizio della guerra, quando in un’altra occasione Ballin lo volle informare, non gli avesse sfiorato in un certo modo le guance. Tuttavia, malgrado lo schiaffo datogli con un ventaglio, egli accondiscese, in considerazione dell’importanza degli eventi, a rendere edotto il suo vecchio amico. Ma quello chiamò il signor von Berg, il quale sapeva far deviare i discorsi – cosa che l’Imperatore naturalmente desiderava – perché non voleva sentire la verità. In tal modo la conversazione non cadde affatto sull’argomento sul quale sarebbe dovuto cadere.

 

Racconto questo solo come fenomeno psicologico. Qui si tratta di un uomo che si trova in mezzo ad eventi di somma importanza, che teme la verità portatagli da un altro e non permette che gli sia esposta. In questo caso lo si vede chiaramente. È, un fenomeno molto diffuso al giorno d’oggi. Dunque Ballin non poté convincere il «Comandante in capo delle Forze Armate » in quanto non poté esporgli il problema. Ludendorff chiamò allora von Hintze e concordò con lui che venisse richiesto l’armistizio all’Intesa. Ciò accadde subito dopo l’8 agosto 1918. Von Hintze promise di prendere contatto con Wilson. Ma non accadde nulla fin verso l’ottobre dell’anno 1918, malgrado non vi fosse dubbio che dovesse succedere quanto accadde durante l’infausto ministero del principe Massimiliano del Baden. Il principe Massimiliano del Baden voleva andare a Berlino a fare tutt’altra cosa. Ma Ludendorff dichiarò che si doveva avanzare la richiesta d’armistizio entro ventiquattro ore, pena la massima sventura. Il principe Massimiliano del Baden lo fece contro la sua primiera decisione. Cinque giorni dopo Ludendorff dichiarò che evidentemente si era ingannato, che non sarebbe stato affatto necessario! Questo è uno degli esempi del modo col quale esperti, esperti riveriti senza che vi sia motivo all’ammirazione, si immischiano in eventi mondiali, dell’atteggiamento e delle facoltà di pensiero con i quali vi s’immischiano. Ma contemporaneamente è un modo per studiare come le opinioni divengano epidemiche. Infatti il giudizio che Hindenburg e Ludendorff fossero dei « grandi uomini » si è realmente diffuso con potenza epidemica, mentre in realtà non erano affatto grandi uomini, nemmeno dal punto di vista più stretto della loro professione. Proprio questi fatti catastrofici sono particolarmente caratteristici per il modo col quale si formano giudizi errati. Tutt’al più un motto di spirito colpisce talvolta nel segno. Se attualmente si va a Berlino, nelle vicinanze della Colonna della Vittoria, nelle vicinanze della grande « sputacchiera », l’edificio del Reichstag che davvero sembra costruito ad imitazione di una sputacchiera, si trova una forma curiosa. Vi si trova precisamente una orribile riproduzione di un uomo, un «Hindenburg», grande, gigantesco; ogni patriota vi doveva infiggere un chiodo per cui a poco a poco quel legno fu tutto ricoperto di chiodi. Si aveva intenzione di conservare quell’orribile arnese inchiodato al Ministero della guerra. Solo lo spirito berlinese azzeccò un giudizio esatto che suonava (segue un gioco di parole sul doppio significato della parola «vernagelt» che significa inchiodato e, in espressione familiare, anche sciocco): « Quando sarà inchiodato del tutto (oppure sciocco del tutto) andrà al Ministero della guerra ».

 

Tutte le cose dovrebbero essere giudicate piuttosto dal punto di vista dal quale ora ho parlato più volte, vale a dire dal punto di vista della sintomatologia della storia, o più in generale della sintomatologia degli eventi che si riferiscono all’uomo. Dal mondo esteriore giungono solo sintomi, e si perviene alla verità soltanto se si riconosce in essi appunto la loro natura di sintomi.