L’entità di Jahvè e il suo significato nel divenire del mondo e dell’umanità / Jahvè quale portatore della Croce

L’aurora della rivelazione


 

Per comprendere l’entità di Jahvè, non vi è altra via che considerarla in connessione con l’intero divenire del cosmo.

Se si vuole infatti conoscere un’entità spirituale,

non la si deve mai scindere dal suo nesso con la propria e con le altre Gerarchie.

Nel mondo fisico un singolo oggetto può essere considerato a sé,

nel mondo spirituale, invece, il singolo può essere conosciuto solo mediante il suo nesso con il tutto.

 

Pertanto in questa considerazione dedicata all’entità di Jahvè, occorrerà dapprima fornire gli elementi indispensabili ad una comprensione dell’attività complessiva delle Gerarchie spirituali.

Cercheremo di non dare all’esposizione una forma astrattamente filosofica, ma di far sì che la sua verità parli direttamente al cuore. Vi sono ambiti in cui l’argomentazione astratta è tanto inopportuna, quanto lo sarebbe comparire in abiti comuni in una celebrazione di gioia festante o di lutto solenne. Una parte di questa considerazione illustrerà perciò alcuni importanti nessi in forma narrativa.

 

Ai primordi dell’esistenza l’Entità del Padre pensò le idee di tutti gli esseri e le cose.

 

Dopo aver pensato tutte le idee dell’Universo, Egli riposò. Nuove idee non vengono più create dal Padre. Tutte le idee, infatti, fino alla fine del mondo, furono da Lui già pensate, ossia create, al principio. Il riposo del Creatore nel ‘settimo giorno’, di cui si parla nella Genesi, significa appunto che tutti i pensieri della creazione erano stati ormai pensati.

 

I pensieri del Padre sarebbero però rimasti come meri pensieri per l’eternità,

se il Figlio non avesse insufflato loro la vita.

Il Figlio emana vita, insufflandola nei pensieri del Padre.

In tal modo essi diventano entità viventi.

 

Vi sono, tuttavia, ancora molti pensieri che riposano nella sfera del Padre,

nei quali il Figlio non ha ancora insufflato la vita.

La vivificazione dei pensieri del Padre per mezzo del Figlio avviene di continuo,

e sorgono perciò nuove realtà nell’universo.

 

I pensieri del Padre divenuti entità, penetrano infine nel divenire del mondo mediante lo Spirito,

il quale li realizza.

Essi si realizzano in quanto la volontà dello Spirito, compenetrandoli, li introduce nel mondo dell’azione.

 

Il divenire del mondo sorge dunque come opera dell’eterna Trinità.

Si tratta tuttavia di un processo molto complesso, cui prendono parte innumerevoli entità.

Le entità delle Gerarchie spirituali operano sotto la guida della divina Trinità.

 

Ciò avviene, per altro, in modo che la loro attività si distingua a seconda della singola Persona1 della Trinità, sotto la cui guida ciascuna di esse si trova. Vi sono Gerarchie del Padre, del Figlio e dello Spirito, i cui compiti si distinguono in modo corrispondente.

 

Parlando in generale,

la prima Gerarchia – Serafini, Cherubini, Troni – è la più vicina al Padre;

la seconda Gerarchia – Kyriotetes (Dominazioni), Dynameis (Virtù), Exusiai (Potestà) – al Figlio;

e la terza Gerarchia – Archai (Principati), Arcangeli, Angeli – allo Spirito.

Le tre Gerarchie operano in accordo con gli impulsi provenienti dalla Trinità.

 

Questo in generale. Se si considera invece la realtà concreta nei suoi singoli aspetti, si scopre che le tre Entità primordiali sono attive in tutte e tre le Gerarchie.

Ciascuna delle tre Gerarchie si divide a sua volta in una triade, ciascun membro delle quali è in relazione con una delle Persone della Trinità.

 

Così:

• il vivificante impulso d’amore del Figlio opera specialmente tramite i Serafini, le Exusiai e gli Arcangeli;

• la saggezza illuminante dello Spirito attraverso i Cherubini, le Dynameis e gli Angeli,

• mentre la volontà del Padre si manifesta mediante i Troni, le Kyriòtetes e le Archai.

 

Se ora consideriamo l’ordinamento complessivo delle tre Gerarchie spirituali,

risulta la seguente ripartizione in rapporto alle tre Entità primordiali del mondo:

 

• I Serafini appartengono alla Gerarchia del Padre, all’interno della quale sono rappresentanti del Figlio.

• I Cherubini rappresentano lo Spirito, all’interno della Gerarchia del Padre.

• I Troni sono puri rappresentanti del principio-Padre.

 

• Le Kyriòtetes sono spiriti del Padre, all’interno della Gerarchia del Figlio.

• Le Dynameis sono rappresentanti dello Spirito Santo, all’interno della Gerarchia delFiglio.

• Le Exusiai (Elohim) sono puri rappresentanti del Figlio, all’interno della Gerarchia del Figlio.

 

• Le Archai sono Spiriti del Padre, all’interno della Gerarchia dello Spirito.

• Gli Arcangeli sono spiriti del Figlio, all’interno della Gerarchia dello Spirito.

• Gli Angeli sono puri rappresentanti dello Spirito Santo.2

 

Da questa ripartizione, presentata per ora in forma schematica, si evince che:

la Gerarchia delle Exusiai (Elohim) è la Gerarchia del Cristo nel divenire del mondo. L’Entità del Cristo agisce soprattutto tramite essa: le Exusiai sono infatti gli spiriti del Cristo all’interno della Gerarchia del Cristo.

Le Exusiai si suddividono in sette schiere, corrispondenti alle sette sfere planetarie in cui si esplica la loro azione. Ciascuna di queste schiere rappresenta una entità, fungente da guida all’interno di una singola sfera planetaria.

Nell’occultismo si parla quindi dei ‘sette Elohim’, i quali nel loro insieme costituiscono la ‘pienezza’ (pleroma) della vita cosmica, in quanto abbracciano tutte e sette le sfere planetarie.

 

Quando perciò nelle pagine seguenti parleremo dei sette Elohim, si tenga presente che con questo termine vanno intese le sette entità guida della Gerarchia delle Exusiai.

Non si pensi dunque che tale Gerarchia consista solo di sette entità.

Se vogliamo comprendere il Cristo cosmico, dobbiamo guardare ai sette Elohim, come a coloro attraverso cui il Cristo si manifesta nel cosmo. Se, d’altra parte, vogliamo comprendere i sette Elohim, dobbiamo guardare alla vita del Cristo Gesù sulla terra, quale è descritta ad esempio nel Vangelo di Giovanni. Se infatti in Cristo risiedeva la ‘pienezza’, ossia la realtà complessiva dei sette Elohim, essa deve essersi manifestata nella Sua attività terrena.

 

L’esperienza meditativa di tale manifestazione compiutasi nella vita di Cristo sulla terra, costituisce il cammino in sette tappe dell’iniziazione cristiana. Questo cammino viene percorso ancora oggi, appartiene però a una disciplina più elevata rispetto a quella per cui Rudolf Steiner ha dato gli esercizi nel suo libro L’iniziazione, (I parte).3

C’è un solo cammino esoterico cristiano, ma i suoi gradi si differenziano l’uno dall’altro.

 

Il grado propriamente cristiano [Christus-Stufe] del cammino di iniziazione consiste in sette esercizi, equivalenti alla meditazione sulle sette fasi della Passione di Cristo. Queste fasi sono:

La Lavanda dei piedi – La Flagellazione – L’Incoronazione di spine – Il trasporto della Croce

– La Crocifissione (Morte mistica) – La Resurrezione – L’Ascensione

 

Attraverso questi sette eventi, ognuno dei quali rappresenta al tempo stesso il soggetto di meditazione di un gradino della via di iniziazione, parla la Parola cosmica, il Logos. Esso parla trasmette sette suoni, la cui armonia rivela la ‘pienezza’ che dimorava nel Cristo Gesù. Comprendere questi sette eventi significa comprendere il Cristo quale ‘pienezza’ (pleroma), ossia l’azione complessiva dei sette Elohim, la loro natura comune.

 

Ciascuno dei sette eventi del cammino di Cristo corrisponde all’entità di uno dei sette Elohim.

Perciò il primo Elohim è quello che guida la corrente spirituale-eterica della Lavanda dei piedi nel cosmo.

La Lavanda dei piedi, infatti, non è solo un evento umano, ma anche cosmico. Ovunque una realtà superiore ne serva una inferiore, anziché dominarla con la forza, avviene la Lavanda dei piedi. Così, ad esempio, una ‘Lavanda dei piedi’ si compie nel destino di ogni uomo, in quanto l’Angelo si pone al suo servizio. Gli Angeli custodi non dominano gli uomini loro affidati, ma li servono, abbassandosi dalle altezze spirituali alle profondità dei destini terrestri.

Non si possono neanche comprendere gli occultisti bianchi, se non si intende il loro agire come una lavanda dei piedi.

Il desiderio di dominare è infatti la prima cosa di cui essi si spogliano. La vacuità di ogni brama di dominio e boria esteriore è da loro avvertita fin nei moti istintivi del subconscio. Essi vogliono servire, e nient’altro. Per questo i più alti iniziati lavorano in silenzio: in silenzio provano sollecitudine per l’umanità, in silenzio rendono ad essa il più alto servizio.

 

Come la Lavanda dei piedi è un processo cosmico guidato dal primo Elohim, così le altre sei tappe del cammino di Cristo sono processi cosmici, dietro a cui stanno i restanti sei Elohim. Possiamo quindi parlare dell’Elohim della Lavanda dei piedi, di quello della Flagellazione, dell’Incoronazione di spine, del trasporto della Croce, della Crocifissione, della Resurrezione e dell’Ascensione.

Se consideriamo queste tappe del cammino di Cristo, ci accorgiamo di un fatto: che, mentre fu Cristo stesso a lavare i piedi, a essere flagellato, incoronato di spine e crocifisso, risorto e asceso al cielo, la Croce fu invece portata per Lui da un altro. Egli percorse sei tappe del suo cammino da solo; in una tappa, quella del trasporto della croce, un altro prese il suo posto.

Questo fatto ci porta alle soglie del mistero di Jahvè e dei sei Elohim solari.

 

È infatti una delle verità fondamentali della scienza dello spirito, che la ‘pienezza’ dei sei Elohim risiedeva in Cristo quale spirito solare. Un Elohim invece operò da solo, accanto agli altri sei Elohim solari. Questo Elohim a sé stante è l’Entità chiamata nella Bibbia Jahvè-Elohim. Egli è il quarto Elohim, il portatore della Croce nel cosmo. È l’Entità che ha assunto su di sé la funzione di portare la Croce nel cosmo.

Per comprendere la natura dì Jahvè-Elohim nel suo significato per il divenire del mondo e per la storia dell’umanità, dobbiamo considerare il processo del trasporto della Croce sul piano cosmico, il che ci fornirà una delle principali chiavi di lettura dell’Antico Testamento.

 

 


 

Note:

1 – Nell’originale Wesenheit=entità

2 – Una ripartizione molto simile si trova in Dante, Convivio, libro II, par. V.

3 – Nelle prefazioni alle edizioni del 1909 e dell 1914 del volume L’iniziazione (Wie erlangt man Erkenntnisse der hòheren Welten, O.O. n. 10) Rudolf Steiner aveva annunziato una seconda parte, la quale però, almeno in quella forma, non venne mai alla luce.