02 – A proposito dei quattro eteri


 

La conoscenza goethiana ed antroposofica della natura

poggia sulla conoscenza dell’essere vivente e della manifestazione.

 

• Sperimentiamo la realtà attraverso la percezione ed il pensiero.

• Gli organi di senso ci danno la percezione della manifestazione; l’essenza, viene colta prima di tutto come idea.

• L’idea in noi ha il carattere di un’immagine, mentre nelle cose della natura essa è essenzialmente attività.

 

Per sperimentare la realtà spirituale dell’essere,  sono necessarie la conoscenza immaginativa, l’ispirazione e l’intuizione.

• La percezione dell’idea nella sua realtà crea i fondamenti della scienza.

• Il ruolo dell’idea nella scienza dev’essere perfettamente chiaro.

 

Si esaminino poi in questo modo i quattro elementi ed i tre stati di aggregazione della materia.

Solido, liquido, gassoso, provengono dalla percezione.

La terra, l’acqua, l’aria ed il fuoco sono idee che si manifestano in modi assai diversi,

l’acqua ad esempio come pioggia, vino, carburante.

Essa presenta le qualità (percezioni) di umida, fredda, fluida ecc.

L’acqua è un’entità spirituale che sta alla base di tutto ciò che è liquido, umido, ecc.

 

I quattro elementi, così come sono conosciuti dall’antichità ed i quattro eteri che R. Steiner ha scoperto,

sono delle entità spirituali la cui realtà (il vederli)

nei mondi elementari viene sperimentata grazie alla conoscenza immaginativa.

 

Solitamente, per essere coscienti degli oggetti, bisogna cercarli e conoscerne le manifestazioni grazie agli organi di senso.

A questo fine i fenomeni della natura devono venir ordinati,

come il Goethe ha fatto con la luce, in modo così esemplare, nella sua teoria dei colori.

 

Ciò che Goethe ha descritto come entità di luce è identico a ciò che R. Steiner chiama etere di luce.

Inoltre R. Steiner ha nominato anche tre altri eteri:

l’etere di calore, l’etere del suono (o etere chimico) e l’etere della vita:

si tratta dei fondamenti dei fenomeni di temperatura, di suono (oppure chimici), e di vita.

 

Il nome degli eteri indica il campo, nel regno della manifestazione, nel quale li si può di preferenza trovare.

Essi possono agire separatamente o insieme.

Da soli agiscono in modo fisico, tutti insieme sono portatori della vita.

Le loro manifestazioni debbono essere dunque ricercate sia nell’inorganico che nell’organico.

 

Rudolf Steiner ha chiarito la comparsa degli eteri ed i loro reciproci rapporti.

Essi appaiono nell’evoluzione costantemente correlati ad un elemento ed ad una forza fisica, nell’ordine seguente:

 

• etere di calore – elemento fuoco – forza fisica calore (calore estinguente),

• etere di luce – elemento aria – forza fisica tenebra (addensante),

• etere del suono – elemento acqua – forza fisica gravita (immobilizzante),

• etere della vita – elemento terra -forza fisica scissione (frantumante),

 

e tutto ciò in modo che, ad ogni suo stadio planetario, si aggiunga alla Terra una nuova triade caratteristica.

 

L’antico Saturno si compone di calore – fuoco – fuoco estinguente.

Sull’antico Sole si aggiungono luce – aria – tenebra,

sull’antica Luna suono – acqua – gravità,

sulla Terra l’etere della vita, l’elemento terra e la forza fisica della frantumazione.

Il mondo terrestre attuale sì compone dunque di

quattro eteri, quattro elementi e quattro forze fisiche.

 

 

Per quanto riguarda quelle che vengono chiamate sub-natura,

• etere luce corrotto – elettricità,

• etere del suono corrotto – magnetismo,

• etere di vita corrotto – III° forza,

bisogna, per conoscerle, partire da una nozione particolare che verrà esposta più avanti.

 

Per ora bisogna acquisire una rappresentazione soddisfacente degli elementi e degli eteri,

cioè studiare i fenomeni del mondo, e riconoscere in essi l’espressione di ciascuna di queste idee (etere, elemento).

R. Steiner stesso ha descritto più ampiamente l’apparizione degli eteri.

Ma, per mezzo delle sue indicazioni fondamentali, è possibile caratterizzarli fin nei particolari.

Per fare ciò si può partire dal fatto che forze fisiche ed eteri

si comportano come dei contrari, con gli elementi al centro.

 

Il calore di Saturno si è infatti dispiegato in due correnti di sviluppo opposte:

una corrente discendente verso aria, acqua, terra,

ed una ascendente verso l’etere di luce, del suono, della vita; essi appaiono come una totalità

e, in ogni tripletta, sono in completa polarità come il positivo ed il negativo.

Si può raffigurare questa concatenazione in uno schema

in cui gli elementi vengono arbitrariamente indicati come positivi:

 

 

Per apprendimento o per esperienza conosciamo gran parte dei fenomeni che caratterizzano gli elementi. Partiamo da un fenomeno noto. Forniamone dapprima nel pensiero la rappresentazione contraria corrispondente e cerchiamola nel mondo percettibile come ima manifestazione dell’etere.

Ma per fare ciò è dapprima necessario liberarsi dalle rappresentazioni fisiche attuali che ognuno porta in sé, ed osservare senza pregiudizi i fenomeni fisici.

(Perché possa nascere un’immagine completa degli eteri, dovremo pure riunire i diversi punti di vista complementari che verranno esposti più oltre).

 

Cominciamo con lo studio della triade     tenebraaria – luce.

Siamo costantemente attorniati da aria e da luce, viviamo in esse.

Percepiamo l’aria come elemento di riempimento tra le cose;

percepiamo la luce sulle cose, ma non nello spazio libero tra esse.

La luce separa, pone su ogni oggetto un limite di luce-colore.

 

Ad esempio, in una stanza, l’aria collega gli oggetti, la luce li separa, li rende distinguibili, la tenebra li annulla. Quando siamo in un luogo, in uno spazio chiuso o all’aria aperta, ci troviamo sempre in una sfera di colore e di luce che ci circonda sotto forma di muri, cielo, ecc. La luce crea frontiera, un limite che ci accerchia completamente, da tutti i lati. In questo spazio interiore essa crea le distanze e le condizioni dello spazio: qui, là dietro, davanti. Il significato di ciò si può sperimentare quando si accende la luce in una stanza oscura: immediatamente tutto diventa evidente, la luce delimita gli oggetti, li rende distinguibili, segna il loro posto, mostra il loro rapporto di altezze e volumi e raccoglie tutto in uno spazio comune grazie ad una periferia di luce e di colore. Quando il sole si alza, non solo divengono visibili gli oggetti, cresce anche lo spazio. La candela che vacilla mostra come lo spazio si allarghi e si restringa. La stessa cosa si può provare con gli occhi, che sono organi di luce, quando si guarda vicino e lontano.

 

La luce crea lo spazio limitando, avvolgendo. Luce e spazio sono inscindibili.

La luce è attivamente creatrice di spazi.

L’aria è passiva nei confronti dello spazio; l’aria riempie completamente lo spazio disponibile.

L’aria è “contenuto” e non crea nessuna frontiera.

 

Questa descrizione presuppone come noto il fatto

che lo spazio non è un contenitore disponibile in anticipo,

ma un’idea che diventa parvenza a causa della separazione delle cose.

 

La luce è la condizione fondamentale per l’apparire dello spazio,

poiché crea la possibilità di distinguere.

 

Il diverso rapporto dell’aria con lo spazio si manifesta anche in ciò che segue:

• l’aria è in sé non-orientata, senza struttura, caotica, da cui il nome di gas (da chaos).

• La luce è strutturata, orientata, irraggiante dalla sorgente luminosa verso la periferia.

 

Così come il raggio della vista parte dal nostro occhio in modo idealmente rettilineo,

la luce è in ogni sua parte una linea retta.

 

La proprietà caratteristica dell’aria è la sua elasticità: essa è estensibile e comprimibile.

Il contrario di elasticità è durezza.

La luce può venir spezzata, ed è di conseguenza divisibile.

 

Si percuota l’aria con un bastone: l’aria si sposta e si riunisce di nuovo dietro ad esso.

Un bastone posto davanti ad una candela accesa separa la luce in fasci di raggi;

essi non si riuniscono più, ma seguono una traiettoria rettilinea.

 

Un’altra proprietà costitutiva dell’aria è la tensione. Non esiste aria senza un certo grado di tensione.

La tensione crea e conserva la coesione. Si può rarefare l’aria finché si vuole, essa resta sempre in coesione.

 

• La luce produce il fenomeno contrario che agisce in qualche modo verso l’esterno. Prendiamo una sorgente luminosa, una fiamma di candela; non è importante ciò che la tiene insieme ma piuttosto ciò che si distacca da essa, ciò che essa da, ciò che diffonde verso la periferia. All’aumento o alla diminuzione di tensione corrisponde una maggiore o minore intensità luminosa, ovvero un maggiore o minore spazio di luce. Il fatto che la luce dilata ed estende lo spazio si manifesta nel mondo organico con il fenomeno della crescita, dell’allungamento e dell’aumento di volume. La statura di un organismo, il volume che esso occupa è l’espressione dell’etere di luce attivo in lui.

La pressione è in relazione con la tensione e ne rappresenta in un certo modo l’aspetto polare. Essa è azione dall’esterno verso l’interno. Si osservi l’involucro d’aria della Terra. Dall’esterno esso comprime la Terra. Il contrario di comprimere è aspirare.

 

Dunque, se l’opposizione tra eteri ed elementi esiste nel modo indicato, la luce deve agire aspirando. Lo fa?

Si, basta considerare attentamente i fenomeni che le si collegano.

La periferia, l’orizzonte, siano essi vicini o lontani, si accaparrano il nostro sguardo.

 

Si tenti ad occhi aperti di non vedere: si noterà allora, osservando la forza che si deve mettere in opera per mantenere vuoto lo sguardo come la luce abitualmente lo trascini, lo tragga verso la periferia, verso la superfìcie degli oggetti.

Oggi il fenomeno visivo viene spiegato come l’irrompere dei raggi luminosi nell’occhio: penetrandovi essi attraggono la nostra coscienza verso la periferia, verso lo spazio. In modo analogo la luce afferra i germogli di patate dalla cantina oscura verso la chiarità, fa sì che i fiori si volgano verso il sole e ne seguano il percorso. Oltre a questo eliotropismo, tutto il mondo vegetale manifesta un fototropismo che deve essere distinto con precisione.

 

Da ogni lato l’aria viene schiacciata verso la Terra in modo centripeto.

Da ogni lato l’etere di luce viene aspirato dalla Terra verso la periferia.

Questa realtà diviene osservabile nello sviluppo della pianta.

Da ogni lato le piante tendono dalla Terra verso le sfere cosmiche.

 

Osserviamo degli abeti situati in luoghi della Terra fra loro opposti: essi mostrano l’azione reale delle forze attive alla periferia le quali sono aspiranti contrariamente alla pressione dell’aria. L’attività dell’etere di luce soggiace a queste forze.

 

Tensione e pressione manifestano, nell’elemento aereo,

la sua tendenza verso l’interno, verso un punto centrale.

• Raggiare ed aspirare, come pure l’azione di “limitare”, mostrano le relazioni della luce con la periferia, con la sfera.

• Il punto è un principio costitutivo dell’aria così come il cerchio ne è uno per la luce.

 

Riassumendo si può dire che l’etere di luce si manifesta irradiando, illuminando ed aspirando,

conformando e limitando.

All’esterno rende visibili i limiti del volume delle cose,

all’interno, quale forza di crescita, causa l’occupazione dello spazio da parte degli esseri viventi.

Differenzia l’esteriore dall’interiore.

Per caratterizzare la sua azione è necessaria un’espressione nuova e decisa: l’etere di luce “crea lo spazio”.

 

Per studiare la triade     gravità – acqua – etere del suono,

• si può partire dal fatto che l’acqua è una continuità, che in tutte le sue parti è continua.

• Il contrario di continuo, che si dovrà riscontrare presso l’etere del suono, è discreto, incostante, separato.

 

Osserviamo, ad esempio, il fenomeno seguente: quando piove cadono delle gocce separate

che si riuniscono in una pozzanghera, in un ruscello, un fiume, un oceano.

• Nel mare non esistono più gocce separate, ma solo una totalità.

In opposizione a ciò, consideriamo un concerto sinfonico:

esso è costituito da ogni tipo di suoni isolati; se questi si confondessero la musica sparirebbe.

 

La musica non esiste se non grazie agli intervalli, i contrasti simultanei o successivi.

• La musica poggia su di una forza che separa, che distingue, ma le cui parti restano in relazione le une con le altre.

 

Riprendiamo l’esempio delle gocce di pioggia che si riuniscono fino al mare.

Esse si rassomigliano, danno una somma, un tutto.

Questa tendenza a confluire ed a saldarsi, diviene particolarmente evidente

se si guarda una carta geografica dove siano segnati i corsi d’acqua.

 

L’albero ne rappresenta l’immagine esattamente contraria.

Da un tronco unico esso tende a frammentarsi, a dividersi in rami e ramoscelli,

poi in foglie che, in certi casi, si differenziano ancora di più.

L’albero intero deve la sua nascita alla linfa, che è un elemento acquoso.

 

Perché questo liquido si comporta in maniera esattamente opposta a quella dell’acqua normale?

Ciò che dissocia l’unità ed opera la divisione è l’etere del suono attivo nelle forze di crescita.

• L’acqua smorza la pluralità; in realtà essa non ne fa una somma ma un tutto, una massa.

 

L’etere del suono divide, spinge alla frammentazione in numeri ed ai rapporti numerici;

da ciò risultano degli intervalli, delle frazioni, delle duplicazioni,

delle moltiplicazioni, delle divisioni; si può addizionare e contare.

• L’essenza del numero appare per azione dell’etere del suono.

• Per questo R. Steiner lo chiama anche etere del numero. I numeri sono originariamente “discreti”.

Quando si ascolta un suono isolato, questo appare prima di tutto come un’unità che non ha nulla di discreto.

 

Tuttavia i nodi di vibrazione, base di ogni suono, sono discreti.

La loro reciproca distanza è essenziale per il suono e deve essere mantenuta, perché questo resti uguale.

Dei nodi situati in un rapporto definito costituiscono un fenomeno caratteristico dell’attività dell’etere del suono.

Benché scaturite originariamente da radici etimologiche diverse, le espressioni discreto e concreto

sono concetti che possono essere utilizzati per fenomeni radicalmente opposti quali separazione e fusione.

 

Prendiamo ad esempio due gocce di mercurio, poste l’una accanto all’altra.

Nel momento in cui si toccano, esse si uniscono (f.f. di gravità o massificante).

Questo è il fenomeno originale della forza fisica della gravità,

ed allo stesso tempo una manifestazione fondamentale della vita.

Essa si compie nella fusione delle cellule, per esempio al momento della fecondazione (concrescere).

 

Il fenomeno contrario (duplicazione e separazione) appare sotto l’influenza dell’etere del suono:

nel mondo inorganico, ad esempio, nella formazione di nodi sonori, o nelle immagini nate dal suono di Chladni;

nel mondo organico, nella formazione della chioma verde degli alberi,

nella ramificazione, la quale rappresenta la manifestazione macrocosmica e sensibile

di quella realtà di base che è la divisione cellulare.

 

La crescita divergente di una cellula in divisione rivela nel più bel modo l’azione dell’etere del suono.

Al momento della divisione cellulare si producono prima di tutto due nodi,

i centrosomi, dai quali si sviluppa e viene regolato tutto il processo della divisione.

Se si riassumono le diverse tappe della divisione cellulare,

ne risulta un processo completamente identico a quello che genera le immagini sonore di Chladni (discrescere).

 

La fecondazione e la divisione cellulare, eventi fondamentali di tutto il mondo organico,

si comportano come l’elemento acqua o l’etere del suono.

L’azione di questa polarità si rivela fin dentro l’anima

sotto forma di forza fìsica perché unisce e di eterico perché divide.

 

In ultimo luogo, la separazione dei sessi ha la sua origine in questo campo dell’esistenza.

Tutta l’esistenza è precisamente intessuta dagli effetti dell’acqua, del suono e gravità.

Altre polarità divengono visibili nel regno fisico.

L’acqua non è solo ciò che si vede scendere dalla montagna verso valle,

ma è, prima di tutto, per natura, liquida, totalmente.

Ciò significa che essa continuamente scivola e si muove.

 

L’etere del suono al contrario è una forza che forma dei nodi e li mantiene.

L’etere del suono non agisce solo nel regno dell’aria, come suono, ma anche nell’acqua, della quale è fratello.

R. Steiner lo chiama anche etere chimico, poiché è il portatore dell’attività chimica.

 

• Le sostanze si comportano chimicamente secondo la “legge dei numeri”.

• I loro legami e le loro forze chimiche sono manifestazioni dell’etere chimico.

Una soluzione di acido solforico è come attraversata dalla sonorità della legge numerica propria a questa sostanza.

I componenti di una sostanza sono ordinati precisamente nella totalità non in modo arbitrario, ma in nodi che stanno, l’uno con l’altro, in rapporti numerici. Questo comportamento diventa visibile nell’immagine a raggi X di un cristallo o nella rappresentazione in rilievo di una formula svolta. Si vede allora la forza di mantenimento dell’etere chimico. Nel cristallo, tuttavia, i nodi sono fissati, in una soluzione, invece, sono fluidi e oscillanti.

 

Suono ed acqua sono entrambi polarizzati in aspetto passivo ed aspetto attivo.

• Nel caso del suono, ciò si manifesta nella polarità fra nodo ed oscillazione.

L’essenziale si svolge tra i nodi.

• Nel caso dell’acqua, è la polarità tra dondolamento ed onde.

 

Consideriamo la cosa seguente: quando si getta un sasso in uno stagno,

si formano delle onde che corrono dal punto di caduta alla riva.

Un tappo di sughero che galleggia sulla superficie dell’acqua danza su e giù fino a che vi sono onde. Sta ad indicare che le particelle d’acqua si muovono dal basso verso l’alto, mentre le onde si allontanano orizzontalmente. Quando le onde sono discendenti, le particelle d’acqua tornano al loro luogo di partenza. L’essenziale è qui il dondolamento dal basso verso l’alto delle particelle, ed il loro rimanere allo stesso posto, mentre l’onda scivola al di sopra; ciò significa che la sostanza rimane e che l’onda ne resta all’esterno.

Tuttavia il principio “onda” appartiene alla natura dell’acqua.

Ciò si percepisce ad esempio nei meandri dell’acqua di un fiume. Legato all’onda e all’oscillazione compare il principio della ripetizione. L’idea del “movimento naturale” ha la sua origine nelle manifestazioni di suono e d’acqua.

 

L’acqua ha un’altra proprietà essenziale: è una massa compatta (azione della ff).

A questo proposito bisogna dire: l’etere del suono è rado, rende radi, fa dei buchi, delle brecce.

Musica e chimica si compongono ad intervalli all’interno dei quali si trova l’essenziale.

Il reticolo cristallino ne da un’immagine visibile. Non è costituito che da buchi.

L’acqua è compatta, ha una massa, l’etere del suono è poroso. Alla massa si collega il peso.

L’acqua è pesante, da la misura di riferimento per il peso.

L’etere del suono è leggero, rende leggeri.

 

Consideriamo di nuovo la soluzione di acido solforico. I numeri indicano, in ultima analisi, dei rapporti di peso, ma nella soluzione le sostanze si comportano come se non avessero peso. Una soluzione di quel tipo è omogenea, ovvero nelle parti superiori della soluzione vi è tanta sostanza quanta nelle inferiori; la pesantezza non ha nessuna influenza sulla sostanza, è senza effetto. Questo è il risultato dell’etere chimico. Non si può dunque chiedere quanto pesa un suono!

Il problema pesante – leggero (ovvero il peso ed il suo contrario, la leggerezza)

appartiene al campo dell’acqua e del suono e non, come spesso si è portati a credere, a quello dell’aria e della luce.

Un suono isolato non rivela completamente la natura dell’etere del suono. È più semplice riconoscere la sua natura generale nell’attività chimica. In una soluzione salina, il sale è regolarmente distribuito in tutta la sostanza, vi si integra in modo regolare.

 

Integrare regolarmente significa in greco: armonizzare.

Armonizzare è la natura originale dell’etere del suono.

Gli Antichi la conoscevano tramite l’armonia delle sfere.

Armonizzare, creare una struttura, ordinare,

presume delle parti che verranno poste in una determinata relazione.

Ecco ciò che produce l’etere del suono, come si vede, ad esempio,

nelle figure di Chladni o nell’insieme delle foglie di una pianta.

 

Riassumendo,

si può caratterizzare l’etere del suono o etere chimico come il principio che separa, crea intervalli, forma nodi,

è una forza “alleggerente”, in opposizione alla pesantezza (f.f. gravità) e agisce armonizzando ed ordinando.

La lunghezza (elemento), il numero (etere) e la massa (forza fisica)

hanno origine nel regno dell’acqua, del suono e della gravità.

 

Per studiare la triade:  etere della vita – elemento terra – forza fìsica di frantumazione,

sarà particolarmente fecondo ricercare le polarità.

 

L’etere della vita è, fra gli eteri, il più difficile da cogliere perché non compare in un particolare campo di sensibilità:

è la forza vivificante che non si trova nell’inorganico.

L’elemento terra si manifesta nello stato solido della materia: il solido è fisso.

L’etere della vita produce il contrario, ovvero la mobilità interiore,

che dev’essere distinta dal movimento ed anche dallo stato liquido.

 

Quando vi è uno scorrere, ogni componente del liquido si pone all’interno del tutto;

con l’etere della vita ogni componente si muove secondo il senso del tutto.

La fissità è legata all’impenetrabilità: un corpo solido afferma il suo volume,

e due corpi solidi non possono occupare lo stesso spazio nello stesso tempo.

 

L’elemento terra respinge, si afferma verso l’esterno.

L’etere della vita è la forza che compenetra l’interiorità, che si afferma all’interno,

che non respinge ma si appropria, creando così la base per l’assimilazione.

Questo è in relazione con un’altra realtà.

 

Il corpo solido ha una superficie che è certamente in rapporto con la natura della sostanza,

ma la cui forma è contingente e dipendente dalle condizioni esteriori.

L’etere della vita crea un involucro che non dipende né dalla sostanza né dall’esterno:

dipende solo dalle condizioni interne e ne è l’espressione.

Il corpo solido è divisibile (ff. di frantumazione), si può spezzettare un gesso;

le sezioni diventano allora completamente indipendenti le une dalle altre

(diversamente da quando la separazione avviene tramite l’etere del suono).

Ci si può anche rompere una gamba, ma in quel caso si manifesta la forza opposta,

quella dell’etere della vita: l’osso può nuovamente guarire, saldandosi, e ridiventare un tutto.

 

L’etere della vita guarisce, risana, realizza un tutto ed una situazione di salute: esso perfeziona.

Quando un lombrico viene tagliato in due, completa ogni pezzetto per farne una totalità;

allo stesso modo l’erba falciata ricresce.

 

L’elemento terra e l’etere della vita isolano.

Ogni pietra è sempre solo un pezzo, una parte; spezzettabile, essa non è costituita che da parti, da dettagli.

Anche l’etere della vita crea l’individuale, ma l’individuale è un tutto,

una creazione unica che, conformemente alla sua natura, non ha parti ma membra.

Il tutto vive nelle membra e tramite esse.

 

L’etere della vita è il principio creativo di una totalità.

Questa totalità è, per così dire, rappresentata dalla pelle sana,

che in un certo modo è il punto di partenza della forza dell’etere della vita che impregna tutto.

Questa forza agisce in ogni punto particolare, ogni punto si anima,

e agisce nel senso del tutto; il punto non è parte ma membro.

Ciò si rivela essenziale quando, ad esempio, nelle malattie cancerose,

una cellula si sottrae alla sovranità del tutto e si rende indipendente.

 

La posizione di un corpo nello spazio sia Terra o Sole da dove viene la vita

è del tutto indifferente, casuale, dipendente dall’esterno.

Al contrario, l’etere di vita è ciò che plasma attivamente lo spazio

verso l’interno o verso l’esterno. Ad esempio, polarizza l’ovulo fecondato.

Plasma il corpo umano in funzione della stazione eretta.

 

La forma di un corpo solido è condizionata da fattori esterni: il marmo viene scolpito dall’esterno.

L’etere della vita diversifica la totalità in tutte le direzioni dello spazio; in questo modo produce la forma dall’interno.

La sua azione modella la forma a partire da essa; la totalità stessa si da la propria forma.

Tutte le figure e le forme degli esseri viventi nascono da questa attività plastica.

L’etere della vita crea dei corpi, l’elemento “terra” dei solidi.

 

Riassumendo,

l’etere della vita vivifica e individualizza in modo tale da far nascere delle totalità;

ognuna di esse è limitata da una pelle e si compenetra di se stessa; facendo ciò, si comporta come un’unità.

L’ etere della vita forma i corpi.

La f.f. della frantumazione scinderà le unità.

 

Conoscere ciò che la scienza dello spirito insegna riguardo all’apparire dello spazio,

permette di comprendere in modo diverso gli elementi e gli eteri.

Il fisico F. von Weizsàcker spiega che vi fu un tempo in cui apparve lo spazio:

la scienza dello spirito ha potuto indicare quando ciò sia avvenuto; lo spazio è nato sull’antico Sole.

 

Bisogna familiarizzare con queste insolite rappresentazioni:

quella dell’evoluzione dello spazio, e quella dei due tipi di spazio, lo spazio-punto e lo spazio-superficie.

La moderna geometria sintetica insegna che lo spazio

è una totalità delimitata dal piano infinitamente lontano.

• Lo spazio può essere ormai considerato come sorto dal piano infinitamente lontano o dal punto centrale.

 

Nel primo caso si ottiene lo spazio-superficie, nell’altro lo spazio-punto.

• Queste due rappresentazioni puramente geometriche, intellettuali,

divengono realtà al momento della nascita dello spazio sull’antico Sole.

Appaiono col nascere dell’aria e della luce, e, in particolare,

lo spazio-superficie appare tramite la luce, a partire dalla circonferenza,

e lo spazio-punto tramite la tenebra.

 

Questi spazi s’interpenetrano vicendevolmente, l’origine dell’uno è la fine dell’altro.

Si comportano, l’uno in rapporto all’altro, come positivo e negativo,

e, richiamandoci all’altra nomenclatura degli elementi e degli eteri indicata più sopra,

si può qualificare lo spazio-superficie come spazio negativo,

e lo spazio-punto come positivo.

 

L’altra rappresentazione insolita è quella dell’evoluzione dello spazio.

Anche lo spazio passa per un’evoluzione, non è già dall’inizio pienamente sviluppato.

Lo spazio completamente sviluppato possiede tre dimensioni.

 

R. Steiner spiega che lo spazio non aveva che una dimensione sola sull’antico Sole,

due sull’antica Luna e tre solamente al nostro attuale livello terrestre.

Si possono riunire le indicazioni di R. Steiner nel modo seguente:

– 1 luce       -2 suono        -3 etere della vita

 

DIMENSIONI:       + 1 aria               +2 acqua                +3 elemento terra

 

Cosa significa dunque dire che lo spazio dell’antico Sole non era che unidimensionale?

Ciò vuoi dire che a quel tempo esistevano solo entità unidimensionali,

per la cui presenza lo spazio non si mostrava che unidimensionale.

Sull’antico Sole nacquero luce ed aria. Esse sono entità unidimensionali.

 

Qual’è la caratteristica dell’unidimensionalità? La linearità.

La natura radiante, lineare della luce è già stata messa in evidenza.

Una condizione dell’unidimensionalità consiste nel fatto che un’entità che ne sia il fondamento non deve potersi toccare.

La luce soddisfa questa condizione.

 

 

Prendiamo una sorgente luminosa: essa si sprigiona in modo radiante, dal centro verso la periferia, senza nessun contatto con sé stessa. Anche la condizione del parallelismo è soddisfatta, e ciò tramite il comportamento che andiamo ad illustrare (vedi schizzo).

Questo comportamento viene realizzato dalla pianta.

Le piante, secondo il loro modo di crescere nello spazio, sono esseri unidimensionali che non si toccano mai. Si contempli un ranuncolo, oppure un melo, e si scoprirà che non si toccano mai. Le piante rispettano rigorosamente questa condizione: conformemente alla loro natura sono unidimensionali, tendono verso la periferia e manifestano così l’attività dell’etere della luce.

Ci si rappresenti un campo di cereali: i culmi crescono in modo radiante dalla terra verso la periferia; si osservi un tiglio: non cresce rettilineo, anzi si ramifica, ma rispetta l’unidimensionalità e tende ugualmente dalla terra alla periferia. Per il modo in cui occupa lo spazio, per la sua statura, esso è il risultato dell’etere di luce in lui attivo. La ramificazione della corona manifesta la fissilità della luce nel regno dell’organico. L’unidimensionalità dell’aria è sottointesa nel fenomeno della tensione. Questa esprime la relazione unidimensionale tra due entità.

 

Nell’organico, l’elemento aria appare sotto forma di elasticità: nessun picciolo, nessun culmo esiste senza di lei.

Luce ed aria sono i principi costitutivi della pianta che “nasce” dalle tenebre.

Essa è, in primo luogo, un essere unidimensionale.

Sull’antica Luna appare lo spazio bidimensionale,

poiché l’acqua e l’etere del suono, che nascono durante lo stadio lunare, sono bidimensionali.

 

La superficie è una forma bidimensionale.

L’acqua è per sua natura superficie in ogni sua parte.

Mostra esteriormente la sua superficie, ma allo stesso modo anche all’interno non è che superfici.

Anche la goccia è essenzialmente superficie senza un punto centrale costitutivo.

La bidimensionalità dell’etere del suono risiede nei suoi nodi a coppie.

 

I nodi non sono punti qualunque, ma luoghi coniugati, coordinati,

la cui regolarità spaziale appare quando ci si ricorda

che una delle proprietà di una superficie acquosa è la sua facoltà di riflessione.

Un oggetto qualunque davanti allo specchio appare, ad uguale distanza, come immagine dentro lo specchio.

La superficie dello specchio è reale.

 

Consideriamo ora come reali l’oggetto e la sua immagine, e come virtuale la superficie dello specchio;

ne scaturisce la regola che regge i due nodi equidistanti dal piano mediano irreale,

in rapporto al quale essi sono ordinati uno dopo l’altro.

 

Quello che ho appena enunciato è l’essenza della simmetria, della capacità di formare un’immagine in uno specchio.

La simmetria è un fatto fondamentale dell’organico.

La disposizione a coppie, la destra e la sinistra, sono il risultato dell’etere del suono.

 

La foglia di una pianta  rivela in modo stupefacente l’azione bidimensionale dell’acqua,

la sua simmetria è suono;

• nelle nervature della foglia si espande la linfa,

• nei campi separati di una foglia dalle nervature a rete si svolgono i processi chimici.

 

La bidimensionalità può anche realizzarsi quando si comporta in modo da toccarsi da sé, ad esempio quando la linfa si evolve in tal modo da chiudersi a cerchio o da incrociarsi.

Guardiamo un’ape che, su di un fiore, si toglie il polline dal dorso con le zampe; o un gatto che si lava e, ciò facendo, si tocca continuamente con le zampe e la lingua. Mangiando, l’animale non tocca solo il suo corpo, ma anche il cibo, e camminando tocca il suolo ecc.

 

Ora, il toccare è uno stato intermedio che può evolvere in due direzioni.

Il toccare può condurre ad una fusione oppure ad una nuova separazione.

Il primo effetto è un’azione dell’acqua,

il secondo un’azione dell’etere del suono, come già descritto.

 

Osserviamo come prima cosa il comportamento animale, dal punto di vista dell’elemento acqua. L’acqua è creatrice di superfici. L’ovulo fecondato si sviluppa in una formazione fatta di superfici, la blastula. Questa poi si invagina in gastrula. Al momento della nascita degli organi, quelle superfici che sono l’ectoderma e l’endoderma si piegano in invaginazioni ed evaginazioni sempre nuove. L’animale è, in ogni sua parte, costituito da superfici.

Consideriamo ora il seguente processo: l’ectoderma si invagina e forma l’asse cerebro-spinale; i ripieghi entrano in contatto, e si forma il midollo spinale. In luoghi diversi, anche altre parti del corpo vengono a contatto e si saldano, ad esempio tutto il corpo a livello della linea mediana anteriore. Se ciò non si compie correttamente, resta ad esempio, un labbro leporino. La saldatura è prodotta dall’elemento acqua. Ora, la forza separatrice dell’etere del suono impedisce che tutte le superfici che sono in contatto nell’organismo (ad es. la pleura interna od esterna ecc.) si saldino e formino una sola grande massa. Mantiene separati organi e parti dell’organismo.

 

La base della formazione del corpo animale,  cioè la formazione delle due metà simmetriche del corpo,

risulta dall’attività dell’etere del suono.

A destra e a sinistra, poi, si realizza la condizione per cui l’animale possa toccarsi all’esterno.

Quando avviene questo contatto, non agisce la forza di fusione dell’acqua, ma la forza separatrice dell’etere del suono.

Le zampe non si saldano, le parti che si toccano si separano di nuovo.

Si è costituito solo un contatto provvisorio, e questo si può rinnovare, dunque impregnarsi di una qualità numerica.

Tramite questo contatto e separazione è possibile il movimento dell’animale.

Le tracce di una lepre sulla neve si compongono di punti discreti che ne sono l’immagine.

 

Contatto e separazione sono anche le condizioni fondamentali per la formazione dei suoni;

ciò risulta evidente in ogni strumento musicale.

Il suono e l’acqua sono gli elementi costitutivi dell’animale.

Secondo il codice di formazione, l’animale è un essere bidimensionale.

Elemento terra ed etere della vita producono lo spazio interno, sono tridimensionali.

 

Nel caso della pietra, la tridimensionalità positiva ne produce la rigidità.

Le dimensioni si sono come dissimulate nella rigidità, esse sono equivalenti ed indifferenziate;

non possono essere determinate che arbitrariamente o fortuitamente dall’esterno,

e vengono ricondotte mentalmente a degli assi x-y-z posti in un punto qualsiasi della pietra.

I punti della pietra sono equivalenti tra loro,

ognuno può essere tolto senza disturbare gli altri, ognuno può diventare un punto centrale.

Quando rompo la pietra in pezzetti, in ogni pezzetto

un nuovo punto diventa punto centrale senza che ciò influisca su di lui.

 

Nell’organico il punto centrale diventa reale, ad esempio il nucleo della cellula.

Il nucleo cellulare, come rappresentante dell’elemento terra, è un vero centro.

Questa è la differenza tra la cellula e la goccia che non ha centro reale.

Quando il nucleo si divide non lascia “pezzetti”, ma, tramite la forza dell’etere della vita, forma una nuova totalità.

Questa azione inizia alla periferia, a livello della membrana cellulare.

 

Le dimensioni della cellula e dell’essere vivente non sono equivalenti;

l’etere della vita differenzia ed orienta la cellula e l’essere vivente secondo l’ambiente circostante.

Da ciò risultano le direzioni alto-basso, destra-sinistra, davanti-dietro,

e solo nell’uomo tutto questo produce il suo pieno effetto.

 

L’uomo è un vero essere tridimensionale.

Ha tre centri: nella testa, nella regione toracica e nella regione delle anche.

Questi centri si dispongono in modo veramente umano solo quando l’uomo è in piedi.

Si è già richiamata l’attenzione sul fatto che la posizione è caratteristica all’elemento terra,

così come la relazione attiva con lo spazio e la conservazione lo sono per l’etere della vita.

Proprio questo è ciò che realizza nel corpo umano la posizione verticale.

E ciò viene espresso anche dal fatto che tutto lo spazio viene determinato in rapporto all’uomo in piedi.

 

Il corpo umano in posizione eretta è la sorgente di tutti gli orientamenti spaziali.

Ciò che è in alto o in basso, vicino o lontano, davanti o dietro, deriva dall’uomo in piedi.

E così nella proposizione: “Davanti alla casa c’è un albero”

è celata l’esperienza dell’uomo in piedi. Tutto è antropomorfico.

Una relatività è possibile solo quando si fa astrazione dall’uomo (e pure dagli altri esseri viventi).

 

Prima che ogni altra cosa della natura, l’etere della vita si offre con maggior evidenza allo sguardo nella pelle umana. Solo l’uomo ha una pelle vera e propria; gli altri hanno pellicce, piume, scaglie, corazze. La pelle umana sana, che delimita plasticamente un’unità, è allo stesso tempo l’espressione dell’interiorità nel suo complesso.

Soltanto l’uomo ha un incarnato. L’elemento terra e l’etere della vita sono, per l’uomo, costitutivi. Egli è una vera e propria natura tridimensionale. Ciò ha come conseguenza il fatto che egli non sia solo un individuo, ma che il suo corpo divenga la base grazie alla quale egli può vivere come individualità.

 

Proprio ponendosi domande su questo argomento

si arriva ad un altro punto di vista che permette di conoscere gli elementi e gli eteri.

R. Steiner, nelle introduzioni agli Scritti scientifici di Goethe,

ha spiegato che “la materia è ciò che riempie lo spazio” in quanto fenomeno del mondo sensibile.

Materia e spazio si condizionano a vicenda.

 

Nell’evoluzione della Terra lo spazio è apparso per la prima volta sull’antico Sole.

Solo da quel momento si può parlare anche di materia.

Luce ed aria sono state le prime cose materiali ad apparire.

La scienza dello spirito punta l’attenzione sul fatto che ogni materialità è luce condensata.

 

Ora, si deve considerare che luce e tenebra si comportano, l’una in rapporto all’altra, come positivo e negativo.

Da ciò consegue che devono esistere materie positive e negative.

R. Steiner richiama più volte l’attenzione su questa realtà.

 

Per formarsi un’idea della materia negativa, è fondamentale sapere che gli eteri si comportano di fronte alle forze fisiche

come l’attivo di fronte al passivo (si paragoni ad esempio

la descrizione prima data delle forze di frantumazione e dell’etere della vita).

La materia negativa è, di conseguenza, materia in forma attiva.

 

Da qui si giunge alle idee di processo e sostanza che R. Steiner ha esposto molte volte. Di conseguenza si distinguerà, ad esempio, silice e processo della silice, oro e processo dell’oro. Raccogliendo tutte le caratteristiche delle f.f. e degli eteri, ed esaminandole nella prospettiva della materia positiva e negativa, ne risulta un quadro d’insieme del problema sostanza e processo, che davvero avrebbe bisogno di una descrizione dettagliata.

 

Fino ad ora è stata omessa la triade:     etere di caloreelemento fuoco – forza fisica calore,

situata dunque all’inizio dell’evoluzione.

Solo ora è possibile affrontarla, poiché è assai diversa dalle tre triadi descritte.

 

Infatti, l’etere di calore non ha né spazio, né dimensione.

L’antico Saturno non è costituito che da calore – fuoco.

Secondo le descrizioni di R. Steiner, il calore è “movimento intensivo”.

Il contrario è movimento estensivo; ciò suppone dello spazio,

il quale non esiste se non a partire dall’antico Sole.

 

Dall’antico Saturno, calore e fuoco non sono nemmeno separati,

sono un’unità mobile; poiché anche la separazione suppone lo spazio

(nello schema, essi vengono descritti assieme, e dalla loro unione risulta

che sulla Terra esistono 12 regni di esistenza: 4 elementi, 4 eteri, 4 forze fìsiche

e, fra questi gruppi, il calore come unico gesto).

 

Sotto quale forma esistono allora calore e fuoco? Sotto forma di tempo!

Sull’antico Saturno appare il tempo, come sul Sole lo spazio.

Il calore fa apparire il tempo.

Tuttavia si può tentare di differenziare un po’ il calore ed il fuoco.

 

La caratteristica dell’elemento fuoco è che esso scompare dal mondo delle percezioni;

tutti gli altri elementi persistono, il calore scompare.

L’etere di calore conduce al mondo dei fenomeni, fa nascere, fa sviluppare.

Che una pianta arrivi, ad un momento determinato, a fiorire,

che la dentatura di un bambino cambi a 7 anni, che la pubertà sopraggiunga a 14 anni,

tutto ciò risulta dall’attività dell’etere del calore.

 

L’etere di calore è un tempo creatore, la sua forza fisica un tempo dissipatore;

essi sono come futuro e passato, si compenetrano nel presente.

Il calore fisico fa maturare.

 

Nel calore di Saturno non c’è materia, poiché la materia vuole spazio.

La sostanzialità in forma di calore deve venir caratterizzata come sostanza, in opposizione alla materia.

Una conoscenza completa degli elementi e degli eteri richiede che venga descritto il loro luogo d’origine.

Nel caratterizzare la coppia luce ed aria ho già richiamato l’attenzione sulla tendenza caratteristica ad ognuna di esse.

• L’aria cerca di raggiungere il centro,  • la luce la periferia.

 

Così R. Steiner ha spesso descritto questa tendenza

di tutte le forze fìsiche e degli elementi ad andare verso il centro,

e quella di tutti gli eteri ad andare verso la periferia.

Gli uni agiscono come se partissero da un centro, gli altri come se partissero dalla periferia.

Nel mondo concreto,

• il centro della Terra rappresenta il centro delle forze fisiche;

• la periferia cosmica, la sfera celeste, è la sorgente degli eteri.

 

R. Steiner chiama le une forze centrali, e gli altri forze universali.

Le forze centrali possono essere colte matematicamente, possono venir ricondotte ad un’origine.

Le forze universali si sottraggono alla matematica, poiché è impossibile effettuare un calcolo partendo dall’infinito.

Quelle forze centrali (soprattutto le f.f.) riscuotono la fiducia della scienza moderna, e vengono utilizzate nella tecnica;

le forze universali le sono invece sconosciute, e per questo essa non può comprendere la vita.

 

La scoperta delle forze universali è uno dei dati più importanti descritti da R. Steiner;

ha un grandissimo significato per il futuro.

• Gli elementi rappresentano i processi,     • le f.f. il fisico,      • gli eteri l’eterico;

il fisico è senza vita, l’eterico è il vero vivente.

 

• In un organismo vivente ha luogo l’azione combinata di tutti gli elementi, gli eteri e le f.f.

Considerati separatamente, elementi eteri e f.f. hanno un effetto inorganico, fisico.

Nell’essere vivente, le f.f. costituiscono il corpo fisico, e gli eteri il corpo eterico.

Nel cosmo essi elaborano il “corpo” terrestre ed il “corpo” cosmico, poiché entrambi sono organismi viventi.

 

La vita terrestre esiste grazie all’interpenetrazione reciproca del corpo eterico e del corpo fisico.

Quando questi si separano, essa si arresta.

Allora il corpo fisico minerale si decompone e va a far parte dell’intera Terra.

Allo stesso modo, il corpo eterico si distacca e viene accolto nella periferia dell’universo.

 

La natura universale degli eteri comporta una conseguenza importante.

Quando gli eteri si impossessano delle sostanze terrestri,

le elevano fuori dal campo d’influenza delle forze centrali, in quello della periferia cosmica.

Ma ciò è, per le sostanze terrestri, un processo di dissoluzione.

 

R. Steiner caratterizza così questo stato di cose:

“Queste forze agiscono da tutti i lati, come se tendessero al centro della Terra. Dovrebbero far sparire completamente, frantumare la sostanza del mondo terrestre, se in questo campo di forze non si intromettesse l’azione dei corpi celesti che modificano la dissoluzione.”

Sulle prime questa dichiarazione appare come non verificabile, ma R. Steiner indica subito dopo dove si possano osservare queste concatenazioni.

“La pianta permette di osservare ciò di cui si è parlato. Le sostanze terrestri vengono sottratte al campo d’influenza terrestre. Tendono all’amorfo. L’effetto del sole e di analoghe influenze dal cosmo modifica questo passaggio verso l’amorfo.”

(“Elementi fondamentali per un ampliamento dell’arte medica secondo le conoscenze della scienza dello spirito”).

Osserviamo, ad esempio, la germinazione di una patata in cantina.

 

Partendo dagli “occhi”, i germogli si allungano sempre di più, disperdono visibilmente la materia della patata fino ad arrivare alla luce, nella quale la forza solare agisce a sufficienza, contiene il germoglio, fa comparire le foglie, in modo che si possa costituire una vera pianta di patate. In fondo, ogni germinazione vegetale è prima di tutto una esplosione ed una dissoluzione della forma. Osserviamo il modo in cui un fagiolo germina, fa scoppiare la membrana, va verso l’amorfo, ed in seguito viene di nuovo configurato da forze formatrici.

Gli eteri agiscono come forze universali dissolutrici, e non come forze creatrici.

Non sono forze formatrici.

 

Nello stesso passo, R. Steiner aggiunge cosa possa essere definito “forze formatrici eteriche”, e da dove queste provengano. Anch’esse sono forze periferiche, tuttavia non provengono dall’intera periferia, ma da luoghi precisi di essa, dal sole, dalle stelle. Sono forze periferiche ordinate. La loro natura e le loro manifestazioni verranno esposte in un lavoro successivo.

 

La presente descrizione è solo uno schizzo dei quattro eteri, che dovrà essere sviluppato in numerose direzioni.

Chi comincia a farsi un’esatta rappresentazione degli eteri non aggiunge solo un qualcosa al suo sapere,

ma acquista anche una chiave che permette di accedere a numerose visioni e collegamenti nella natura e nell’uomo.

 

Si esca fuori, in mezzo alla natura muniti di queste rappresentazioni, e si contempli ad esempio un tiglio.

La sua statura e la sua posizione nello spazio sono manifestazioni dell’etere di luce.

L’artistica ramificazione e la disposizione della corona sono manifestazioni dell’etere del suono.

Il fatto che le innumerevoli foglie, i rami e le radici formino un tutto ha come fondamento l’attività dell’etere della vita.

Il fatto che l’albero abbia 70 anni, e che fiorisca, manifesta il lavoro dell’etere di calore.

 

Allo stesso modo si può contemplare un animale o l’uomo.

In poche parole, gli eteri ci insegnano a riconoscere

ciò che, nel mondo sensibile, sviluppa, ciò che crea spazio, ciò che separa, ciò che unisce;

tutta la natura  può essere osservata e percepita in modo nuovo.

In questo lavoro le espressioni acqua, suono, ecc.

vengono costantemente usate nel senso di elemento acqua, etere del suono ecc.