Aria e luce nascono sul Sole manifestati dagli Spiriti della saggezza.

O.O.132 – L’evoluzione secondo verità – 01.11.1911


 

Sommario: Aria e luce nascono sul Sole manifestati dagli Spiriti della saggezza che a loro volta sacrificano all’universo il loro essere. La conseguente azione sugli Arcangeli che rispecchiano la luce. La formazione dello spazio in tale rispecchiarsi fra fuori e dentro, passato e futuro. Tutto ciò si manifesta nel Cenacolo di Leonardo.

 

Dalla conferenza precedente si sarà compreso che è difficilissimo descrivere le condizioni passate della nostra evoluzione, le condizioni che hanno preceduto l’origine della nostra Terra. Abbiamo visto infatti che prima è necessario formare concetti e idee atti a comprendere quelle estranee e remote condizioni della evoluzione cosmica.

 

Ho già fatto notare che nella mia Scienza occulta la descrizione dell’antico Saturno e anche quella delle successive incarnazioni planetarie della nostra Terra non sono per nulla esaurienti: perché quel libro è destinato al pubblico, e i lettori non devono restarne troppo fortemente sconcertati. Avevo perciò dovuto rivestire il racconto di immagini tratte dal nostro ambiente usuale. Non è che così la descrizione risulti errata, è però rivestita di immagini in un certo senso illusorie.

 

Si deve perciò prima aprire un varco attraverso la parvenza, per poter poi sempre più penetrare nella verità delle cose. Così per esempio l’antico Saturno è stato descritto (cosa entro certi limiti assolutamente giusta) come un corpo celeste consistente non degli elementi a noi noti come terra, acqua, aria, ma soltanto di calore. Se vi si parla di spazio, si tratta solo di un’immagine; perché, come abbiamo veduto, sull’antico Saturno non esisteva neppure il tempo. Perciò se vi si parla di spazio, è solo un’immagine. Sull’antico Saturno lo spazio nel senso nostro non esisteva affatto, e il tempo nasce solo su Saturno. Se dunque risaliamo fino all’antico Saturno, siamo senz’altro in una eternità priva di spazio. Se dunque ne viene detto qualcosa con un’immagine, ci deve essere chiaro che è un’immagine.

 

Se fossimo entrati nello spazio dell’antico Saturno, non vi avremmo trovato neppure una sostanza altrettanto fine quanto quella che chiamiamo gas, ma soltanto calore e freddo. In realtà non possiamo parlare di passare da uno spazio a un altro, ma solo della sensazione che si prova passando da condizioni più calde a condizioni più fredde. Perciò anche il chiaroveggente, quando risale all’antico Saturno, ha solo l’impressione di uno stato fluttuante di calore, di un calore non spaziale. Questo è peraltro solo il velo esteriore della condizione saturnia. Quel calore o fuoco (come in occultismo viene chiamato) ci si è già rivelato nei suoi sostrati spirituali, e abbiamo visto che sull’antico Saturno esistevano in verità azioni e operazioni spirituali delle quali ci siamo già fatti un’immagine.

 

Abbiamo detto che gli Spiriti della volontà, i Troni, compivano sacrifici e che, se risaliamo in concreto agli eventi saturnii, vi troviamo le offerte sacrificali fluenti dai Troni ai Cherubini; viste per così dire da fuori, si manifestavano come calore.

 

I diversi stati di calore sono dunque l’espressione fisica del sacrificio.

Ovunque nel mondo si manifesti del calore, esso è l’espressione esteriore di qualcosa che vi è dietro.

Il calore è una parvenza, e dietro vi sono le azioni sacrificali di entità.

Se vogliamo veramente caratterizzare il calore, dobbiamo quindi dire:

il calore cosmico è la manifestazione di un sacrificio cosmico, di una cosmica offerta sacrificale.

 

Abbiamo visto poi che dal sacrificio offerto dai Troni ai Cherubini è per così dire nato quello che noi chiamiamo il tempo: ma ho già messo in rilievo che la parola “tempo”, intesa come la intendiamo oggi, non corrisponde alla realtà, perché allora il tempo non consisteva di un prima e un dopo, non era l’astrazione che sentiamo oggi, ma una somma di entità spirituali, erano gli Spiriti della personalità che conosciamo come gli Spiriti del tempo. Gli Spiriti del tempo sono il reale tempo antico, sono i figli dei Troni e dei Cherubini.

Affinché sull’antico Saturno potessero nascere le entità che governano il tempo, fu necessario un sacrificio. Quando si dice che l’antico Saturno consisteva di calore, dobbiamo formarci del calore non soltanto un concetto esteriore fisico (perché “calore” è un concetto fisico) ma il concetto animico che vi sta dietro; dobbiamo giungere a concepire idee che siano ricavate soltanto dalla vita dell’anima, dalla moralità, dalla saggezza dell’anima.

Nessuno può sapere che cosa sia il calore, se non è in grado di concepire che cosa significhi sacrificare tutto ciò che possiede, tutto ciò che ha, ma addirittura tutto ciò che è.

 

Sacrificare il nostro essere, spogliarci del nostro essere (inteso animicamente), essere pronti a offrire il meglio che abbiamo per la salvezza del mondo, non tenere per noi il meglio, ma offrirlo con dedizione sull’altare del mondo, tutto ciò, concepito come un concetto vivente pervaso dal sentimento della nostra anima, conduce gradatamente a comprendere che cosa vi è dietro la manifestazione del calore.

Si pensi a ciò che anche oggi nella vita moderna è connesso con l’idea del sacrificio: non possiamo pensare che chi offre consapevolmente il dono di sé, lo faccia contro la sua volontà! Se qualcuno offrisse qualcosa contro la sua volontà, dovrebbe esservi costretto per qualche ragione, e si avrebbe una costrizione. Non si avrebbe però ciò che qui è inteso come sacrificio, un’offerta che fluisca spontanea da chi sacrifica. Se uno sacrifica qualcosa non perché ve lo costringa una qualche ragione, e neppure perché speri di ottenerne un vantaggio, ma perché si sente spinto a offrire quel sacrificio da dentro, allora è inconcepibile che egli non provi interiormente una fervida beatitudine. Quando ci sentiamo pervasi di fervida beatitudine, possiamo testimoniare che chi offre un sacrificio si sente invaso da calore, si sente ardere di beatitudine.

 

Abbiamo quindi la possibilità di sentire noi stessi come l’ardore del sacrificio ci venga incontro nella maya del calore universale. Può comprendere realmente che cosa sia il calore solo chi sia in grado di concepire il pensiero: a base del calore che ci si presenta nel mondo, vi è un elemento animico-spirituale che lo genera in virtù del fervore beato del SACRIFICIO. Chi così sente il calore, giunge a poco a poco alla realtà che si cela dietro la manifestazione esterna del calore, dietro la sua illusoria parvenza.

 

Se cerchiamo ora di passare dall’evoluzione dell’antico Saturno a quella dell’antico Sole, dobbiamo prima formarci un concetto che consenta di immaginare la sostanza dell’antico Sole (non di quello attuale). Se infatti leggiamo nella Scienza occulta che l’antico Sole continuò a sviluppare il calore aggiungendovi l’aria e la luce, abbiamo di nuovo soltanto una manifestazione esteriore. Come dietro il calore dobbiamo cercare l’ardore sacrificale degli Spiriti della volontà, così dietro l’aria e la luce dobbiamo cercare qualcosa di morale, se vogliamo comprendere questi due nuovi elementi che sull’antico Sole si aggiunsero al calore. Possiamo formarci un’idea, una rappresentazione, avere una sensazione di che cosa sull’antico Sole fossero l’aria e la luce, solo fondandoci su qualcosa che possiamo noi stessi sperimentare in modo animico-spirituale.

 

Vi è un’esperienza dell’anima che possiamo descrivere. Pensiamo che qualcuno veda una pura e vera azione sacrificale, oppure immagini il sacrificio dei Troni che la volta scorsa abbiamo descritto nell’evoluzione dell’antico Saturno: i Troni che inviano il loro sacrificio ai Cherubini. Pensiamo che chi immagina quel beatifico sacrificio, ne abbia l’anima tutta stimolata e ravvivata. Che cosa sentirebbe la nostra anima osservando l’entità stessa che compie il sacrificio, oppure se con fervore rendessimo vivente quell’immagine nella nostra anima? Chi avesse sentimenti viventi e non restasse indifferente di fronte a quella beatitudine sacrificale, osservandola dovrebbe sentire una profonda commozione: nella sua anima dovrebbe sentire che quel sacrificio è il più bell’evento, la più bella esperienza che sia possibile suscitare nella nostra anima. È proprio una sensazione meravigliosa, e bisognerebbe essere dei pezzi di legno per non provare somma venerazione per la beatitudine prodotta dal sacrificio, per non ricavarne uno stato d’animo di dedizione totale.

 

L’azione sacrificale è dedizione attiva, è dedizione trasposta in attività. La visione della dedizione attiva, della dedizione operante, può suscitare lo stato d’animo di chi nell’osservazione si perde e scorda se stesso. Immaginiamo ora la nostra anima pervasa da quella disposizione, perduta totalmente nell’osservazione: ci avvicineremo in tal modo alla conoscenza superiore. Mai potremmo avvicinarla senza una simile disposizione dell’anima, o per lo meno senza il presagio, senza una vaga eco di essa.

 

• Chi non riesce a far sorgere in sé lo stato d’animo della completa dedizione, non può giungere a conoscenze superiori. Che cosa sarebbe infatti il contrario di quello stato d’animo? Sarebbe la volontà egoistica, l’affermazione della propria volontà.

 

Sono come due poli della vita animica:

• l’abbandonarsi con dedizione a ciò cui si guarda,

• e l’egoistica affermazione di ciò che è in noi. Sono due principi opposti.

La volontà egoistica è distruttiva per la reale conoscenza, per il compenetrarsi di saggezza.

• Nella vita corrente si conosce la volontà egoistica solo come pregiudizio;

e i pregiudizi distruggono sempre la conoscenza superiore.

 

La dedizione di cui parliamo qui è però da pensarsi potenziata, perché solo con una dedizione potenziata ci si può innalzare ai mondi superiori, e va sperimentato il perdere se stessi, almeno come stato d’animo. Dobbiamo perciò sempre di nuovo ripetere che mai si potrà giungere a una conoscenza superiore solo con i concetti della scienza attuale o con la forma di pensiero in uso oggi.

Ci sia chiaro che la scienza attuale e il pensiero in uso oggi lavorano sulla base della normale volontà umana, cioè di facoltà umane connesse con l’egoismo, basate su sensazioni, su sentimenti, su idee ereditate o derivate dall’educazione.

In merito ci si può molto illudere, e si continua a farlo. Taluno per esempio obietta: perché dovrei accettare la scienza dello spirito? Io nulla accetto che non corrisponda a quel che sono già in grado di pensare, nulla accetto senza prima averlo esaminato. Certo, nulla va accettato se non è provato. Se però di fronte ad ogni cosa si cerca di affermare soltanto se stessi e si accetta soltanto quel che già si sa, non si fanno passi in avanti!

 

Chi vuol diventare chiaroveggente non dirà mai di accogliere solo quel che ha esaminato in precedenza, ma deve potersi del tutto liberare da ogni sorta di egoismo, e attendere, come una “grazia”, quel che il mondo stesso gli rivela. Non possiamo chiamarla altrimenti. Attendere tutto dalla grazia che illumina.

Come si conseguono infatti le conoscenze chiaroveggenti?

Solo potendo escludere tutto quanto si è appreso in precedenza.

Di solito si pensa di avere un proprio giudizio. Si dovrebbe invece dire: il mio giudizio fa rivivere ciò che i miei antenati mi hanno trasmesso, oppure si basa sugli istinti che mi spingono a giudicare. Mai si riconosce che quelli sono giudizi umani. Chi sempre cerca di affermare i propri giudizi, ignora di essere tenuto al guinzaglio, di essere schiavo dei suoi pregiudizi, tutto ciò deve essere eliminato, se si vuol giungere alle conoscenze superiori.

 

L’anima deve svuotarsi, deve poter aspettare con calma che dal mondo dell’occulto le si avvicini ciò che non è né spaziale né temporale, libero da oggetti ed eventi. Mai dovremmo credere di poter acquisire la conoscenza chiaroveggente conquistandola; potremo soltanto far maturare in noi uno stato d’animo atto ad accogliere l’illuminazione o la rivelazione che ci verrà data. Così solo dalla grazia, che ci si avvicina e ci trasmette i suoi doni, potremo attenderci quel che ci dovrà essere dato.

Come si manifesta una siffatta conoscenza? come si manifesta ciò che dovremo ricevere se ci saremo sufficientemente preparati? Si manifesta come lo stato d’animo di chi è nelle grazie del mondo spirituale. Se volessimo descrivere quel che ci si avvicina (siano esse entità oppure anche altro), e ci viene incontro per colmarci di conoscenza e di grazia, potremmo usare soltanto un’espressione: è qualcosa che produce in noi grazia, che dona, che dà.

 

Immaginiamo la natura di un essere la cui principale caratteristica consista nel donare, nel dare, nell’offrire; immaginiamo che, per poter effondere grazia intorno a sé, per poter riversare grazia, per poter donare grazia, gli occorra ritornare alla visione del sacrificio offerto dai Troni ai Cherubini! Pensiamo che, mentre i Troni sacrificano ai Cherubini, si avvicini loro un essere il quale, osservando ciò che sta avvenendo, si senta spinto a sua volta a donare, a offrire i suoi doni e largire grazia. Pensiamo di guardare una rosa e restarne incantati, di sentire cioè un senso di beatitudine per ciò che chiamiamo bello. Pensiamo ora che, avendo osservato il sacrificio offerto dai Troni ai Cherubini, un altro essere si senta spinto a effondere intorno a sé tutto ciò che ha, a riversarlo nel mondo, a donarlo: avremmo così descritto le entità che la Scienza occulta denomina Spiriti della saggezza, quelle che sull’antico Sole si aggiungono alle entità che già abbiamo imparato a conoscere sull’antico Saturno.

 

Se volessimo perciò porre il quesito: qual è la caratteristica degli Spiriti della saggezza che sul Sole si aggiungono alle entità spirituali di Saturno? dovremmo rispondere: la loro principale caratteristica è la virtù di donare, di largire grazia, di dare. Dovremmo aggiungere che gli Spiriti della saggezza sono i grandi donatori, sono i grandi elargitori del cosmo!

• Come dei Troni abbiamo detto che sono i grandi sacrificatori,

• così degli Spiriti della saggezza dobbiamo dire che sono i grandi elargitori,

che riversano nel cosmo i loro doni, che li offrono nel cosmo, creandovi ordine.

Questa è l’azione compiuta sul Sole, l’operazione compiuta sul Sole dagli Spiriti della saggezza: donare se stessi al loro ambiente. Che cosa ci si presenta esteriormente, osservando quel che è avvenuto sull’antico Sole, cercando di riceverne come una sensazione superiore?

 

Nella Scienza occulta troviamo così descritto tutto ciò: il Sole consiste, oltre che di calore, anche di aria e di luce. Dicendo però soltanto così, è come se si dicesse di vedere in lontananza una nuvola grigia, e un pittore che volesse dipingere l’impressione che ne riceve dipingesse appunto) quella nuvola grigia. Se però si avvicinasse di più, anziché una nuvola grigia forse vedrebbe uno sciame di moscerini. In realtà, quella che riteneva una nuvola grigia, era soltanto una somma di molti esseri viventi.

Similmente avviene se da lontano guardiamo all’esistenza dell’antico Sole: guardandolo da lontano, ci appare illusoriamente come un corpo di aria e di luce; se invece lo osserviamo da vicino, non troviamo più solo un corpo di aria e di luce, ma la grande virtù donatrice degli Spiriti della saggezza.

 

Nessuno descrive giustamente l’aria, se si limita alle sue qualità fisiche esterne. Quelle sono soltanto un’illusione, sono solo una manifestazione esterna. Dietro ad ogni manifestazione di aria, vi sono le azioni degli Spiriti della saggezza. I moti dell’aria, lo spirare dell’aria, sono manifestazioni della virtù donatrice di entità macrocosmiche. Comprende giustamente l’aria soltanto chi dice di non percepire solo aria; in verità sono presenti gli Spiriti della saggezza che largiscono i loro doni, che irraggiano qualcosa nel loro ambiente.

Così ora sappiamo che cosa significhi dire che l’antico Sole consisteva di aria. Ora sappiamo che si trattava di un donare, che gli Spiriti della saggezza effondevano il loro essere e che questo si manifestava esteriormente come aria.

 

Ora però sull’antico Sole si presenta al chiaroveggente qualcosa di singolare. Per chiarircelo, dobbiamo farci di quella virtù donatrice un’idea ancor più precisa, ricavandola dalla vita della nostra anima.

A tal fine, ricordiamo il sentimento che noi stessi proviamo quando, grazie allo stato d’animo della dedizione, riusciamo a compenetrarci di una conoscenza, di un’idea. Di una siffatta idea, che così sorge in noi, abbiamo sempre una determinata sensazione. Non è un’idea che riguarda la scienza; ne abbiamo la migliore sensazione se ci rivolgiamo all’arte, quando per esempio l’idea tende a impadronirsi in qualche modo del colore o della forma, tende a effondersi nel mondo e a donarsi al mondo in autonomia.

L’essenza di una tale facoltà di effondere doni si può caratterizzare dicendo: vi è connessa una produttività, una creatività, in quanto quell’effondere, quel donare sono essi stessi creativi.

 

Chi ha un’idea di cui sente che può trasformarsi in un bene per il mondo, chi ha un’idea che si estrinseca in un’opera d’arte, o in qualcosa di simile, ha anche un giusto concetto della produttività della virtù donatrice.

E’ l’aria che pervade l’antico Sole. Se pensiamo all’idea creatrice nella mente dell’artista e a come essa si trasfonda in sostanza materiale, prescindendo da ogni altra cosa, abbiamo la natura spirituale dell’aria. Dove vi è aria abbiamo a che fare con qualcosa di simile. Essendovi sull’antico Sole tale viva produttività, ne conseguì anche un altro fatto.

 

Ricordiamo che gli Spiriti del tempo hanno avuto origine già durante l’evoluzione dell’antico Saturno, e che perciò sull’antico Sole il “tempo” esisteva come eredità saturnia. Esisteva dunque sull’antico Sole una possibilità che sull’antico Saturno ancora non era data, ossia la possibilità di donare. Pensiamo che cosa infatti sarebbe il donare, se il tempo non esistesse: non si potrebbe neppure donare, perché il donare consiste nel dare e nel ricevere. Senza il secondo, il donare non sarebbe neppure pensabile. Esso deve consistere in due atti: nel dare e nel ricevere, altrimenti non avrebbe scopo.

 

Sull’antico Sole però il dare e il ricevere si contrappongono in modo davvero singolare. Esistendo già il tempo, il dono offerto sul Sole all’ambiente viene conservato nel tempo, sussiste per così dire nel tempo. Il dono degli Spiriti della saggezza permane dunque nel tempo. Deve però avvenire qualcosa che lo riceva, qualcosa che lo riceva in un momento successivo. Così in un momento precedente gli Spiriti della saggezza donano, mentre il ricevere, di necessità connesso col dono, si presenta in un momento successivo.

 

Possiamo farci una giusta idea di tutto ciò, se anche qui ricorriamo alla nostra esperienza animica. Immaginiamo di voler comprendere qualcosa o di voler formulare un pensiero. Poi di averlo formulato. L’indomani di nuovo ci ripensiamo e disponiamo la nostra mente a tornare su ciò che abbiamo pensato ieri. Quel che ieri avevamo creato, oggi viene accolto.

Così erano le cose sull’antico Sole: ciò che prima era stato donato, rimane per un momento successivo e poi viene accolto. Che cos’è propriamente quell’accogliere? Sull’antico Sole era un fatto, un evento, che si distingueva da ogni altro solo perché era un evento successivo.

 

Gli Spiriti della saggezza donavano. Ma chi doveva ricevere?

Affinché qualcuno possa ricevere, deve prima esserci.

 

Come sull’antico Saturno dal sacrificio dei Troni avevano avuto origine, erano per così dire nati gli Spiriti del tempo, così sul Sole dal dono degli Spiriti della saggezza hanno origine, nascono le entità che chiamiamo Arcangeli. Sull’antico Sole sono quelle che ricevono il dono. Lo ricevono però in un modo assai particolare: vale a dire che non lo tengono per sé, ma a loro volta lo restituiscono riverberandolo, come lo specchio riverbera un’immagine.

Gli Arcangeli hanno dunque sul Sole il compito di accogliere in un momento successivo ciò che era stato loro donato in un momento precedente; per cui in un momento successivo il dono sussiste ancora e viene da loro riflesso e restituito. Abbiamo perciò sul Sole un precedente donare e un successivo ricevere, un ricevere però che è come un raggiante riverbero di ciò che esisteva già prima.

 

Immaginiamo la Terra non come è adesso, ma come se oggi potesse riflettere, riverberandolo, quel che è accaduto prima. Noi sappiamo che qualcosa di simile avviene realmente. Adesso siamo nel quinto periodo postatlantico di civiltà, in cui vengono riverberati gli eventi del terzo periodo, del periodo egizio-caldaico. Ciò che era avvenuto allora, oggi viene ricevuto e riverberato. Questa è una specie di ripetizione del dare e ricevere sull’antico Sole.

Dobbiamo pensare che gli Spiriti della saggezza donavano, elargivano, e che gli Arcangeli accoglievano. In tal modo si produceva qualcosa di ben particolare che possiamo comprendere nel giusto modo, se immaginiamo una sfera tutta chiusa dal cui centro venga irraggiato in dono qualcosa; il dono s’irraggia fino alla periferia della sfera e da lì viene riverberato all’interno, fino a raggiungere di nuovo il centro. Alla periferia interna della sfera vi sono gli Arcangeli che lo riverberano indietro. All’esterno della sfera nulla dobbiamo pensare.

 

• Dal centro emana ciò che proviene dagli Spiriti della Saggezza che s’irraggia da ogni lato, che viene accolto dagli Arcangeli e torna indietro riverberato. Che cos’è il dono degli Spiriti della saggezza che si riverbera raggiante nello spazio? che cos’è la saggezza irraggiata e restituita a se stessa? È la LUCE!

Così gli Arcangeli sono anche da considerarsi i creatori della luce. La luce non è quella che ci appare nell’illusione esteriore: quando ci si presenta, vi troviamo riverberati i doni degli Spiriti della saggezza; e dietro dobbiamo sempre presumere l’esistenza degli Arcangeli. Perciò dobbiamo dire: dietro al raggio di luce che ci illumina stanno gli Arcangeli; che però ci possano irraggiare luce, avviene perché ci rimandano l’irraggiamento ricevuto, cioè la virtù donatrice degli Spiriti della saggezza.

 

Abbiamo così l’immagine dell’antico Sole. Dobbiamo in certo modo pensare una sede centrale in cui si trova adunato tutto quanto è provenuto dall’antico Saturno: i sacrifici offerti dai Troni ai Cherubini, e gli Spiriti della saggezza immersi nell’osservazione di quei sacrifici. Da quell’osservazione sorge in loro l’impulso a effondere, irraggiandola, la sostanza del loro essere, ossia la saggezza che fluisce come virtù donatrice. Questa sostanza però, essendo compenetrata dal tempo, viene emanata e poi restituita; abbiamo così un globo internamente illuminato dalla virtù donatrice riverberata.

Dobbiamo infatti pensare l’antico Sole risplendente di luce non verso l’esterno, ma verso l’interno. In tal modo viene a crearsi qualcosa di nuovo che possiamo così descrivere: immaginiamo gli Spiriti della saggezza, al centro del Sole, immersi nell’osservazione dei Troni sacrificanti; grazie appunto a quell’osservazione essi effondono il loro essere che poi ricevono restituito come luce dalla periferia interna del Sole. Tutto è illuminato. Ma che cosa ricevono gli Spiriti della saggezza da coloro che, avendo prima accolto, ora riverberano?

 

• Essi avevano donato al macrocosmo il loro essere, avevano donato la loro interiorità. Ora il loro essere torna a loro da fuori. Vedono la loro interiorità distribuita in tutto il mondo e riverberata da fuori come luce, come riflesso del loro stesso essere.

Interno ed esterno sono i due poli contrapposti che ora ci si presentano.

• Il prima e il dopo ora si tramutano in dentro e fuori; e così nasce lo “SPAZIO”!

 

Grazie alla virtù donatrice degli Spiriti della saggezza, sull’antico Sole ha origine lo spazio. Parlare di spazio prima di allora, si può solo in senso figurato. Invece sul Sole ora lo spazio esiste, per il momento però solo in DUE DIMENSIONI: non ancora un sopra e un sotto, una destra e una sinistra, ma solo un FUORI e un DENTRO. In realtà questi due poli contrapposti erano già apparsi verso la fine dell’antico Saturno; ma in quanto reali creatori dello spazio, soltanto sull’antico Sole essi manifestano il loro vero significato.

 

Se di tutti questi processi ci facciamo un’idea ricorrendo a un’immagine,

• come per Saturno siamo ricorsi all’immagine dei Troni che offrono in sacrificio se stessi ai Cherubini e che in tal modo fanno per così dire nascere gli Spiriti del tempo,

• ora possiamo ricorrere all’immagine di un corpo fatto di luce, però di una luce che non s’irraggia ancora verso l’esterno, ma è presente solo all’interno come riverbero.

 

Dobbiamo pensare lo spazio interno di una sfera; nel suo centro si ripetono tutti gli eventi di Saturno: i Troni, come inginocchiai di fronte agli alati Cherubini, che sacrificano il proprio essere, e gli Spiriti della saggezza immersi nell’osservazione del sacrificio. Poi, sempre osservando quel sacrificio, l’ardore che ne è il fondamento si trasmuta nella dedizione degli Spiriti della saggezza; e quell’ardore, quel calore, è da rappresentarsi sensibilmente come l’aria che s’innalza dal sacrificio come fumo sacrificale.

 

Ci facciamo un quadro completo della situazione se pensiamo i Troni sacrificanti inginocchiati davanti ai Cherubini, e intorno a loro, in coro, gli Spiriti della saggezza tutti dediti al sacrificio che si sta compiendo nel centro del Sole, tutti dediti alla visione del fumo sacrificale che si effonde in tutte le direzioni e che alla fine si condensa in nuvole, dalle quali si formano le figure degli Arcangeli. Questi, dalla periferia interna del Sole, riverberano come luce il dono del fumo sacrificale, illuminando l’interno, restituendo il dono ricevuto dagli Spiriti della saggezza, e creando così la sfera del Sole. Essa è un dono, fatta di calore ardente e di fumo sacrificale. Alla sua estrema periferia stanno gli Arcangeli, creatori della luce, che riproducono dopo quel che sul Sole esiste prima; ciò richiede tempo, ma viene restituito come luce. Che cosa dunque conservano gli Arcangeli? Conservano ciò che precede; riverberano i doni che ricevono dagli Spiriti della saggezza, e restituiscono come spazio ciò che era avvenuto in successione temporale, ciò che avevano ricevuto dalle Archai, o Principati. Gli Arcangeli sono così gli Angeli del principio perché sviluppano in un tempo successivo ciò che prima esisteva già. Sono Arcangeli, Messaggeri del principio!

 

È magnifico scoprire che il nome di Arcangeli, tramandatoci dalla conoscenza occulta, ci è trasmesso da un’antichissima tradizione dalla scuola di Dionisio l’Areopagita, discepolo di Paolo. È proprio magnifico vedere che il nome fu coniato in modo da offrirci quel che vi era là! Ciò deve colmarci di venerazione somma, e ci fa sentire congiunti con le antiche scuole della saggezza, della scienza iniziatica; sentiamo in pari tempo come l’antica saggezza sia fluita in noi e come la si comprenda appieno, pur essendoci noi resi indipendenti dalla tradizione. Chi, pur essendo autonomo nella sua indagine, si senta anche solo un poco in armonia con le antiche forme di espressione, si sentirà inserito col proprio spirito nell’operare degli Spiriti del tempo. È davvero magnifico sentirsi congiunti con l’intera evoluzione dell’umanità, potersi sentire saldi sulla nostra via.

Gli Arcangeli conservano la memoria dei primi princìpi.

 

Ciò che è avvenuto in una data incarnazione planetaria si ripete in un tempo successivo, solo che vi si aggiunge sempre qualcosa di nuovo. Così sulla nostra Terra riappare sempre, per così dire, la natura dell’antico Sole.

Ritorniamo alle immagini, alle sensazioni che abbiamo potuto far nostre finora: ci si è presentato il quadro dei Troni che sacrificano, dei Cherubini che accolgono il sacrificio, del calore ardente irraggiato dal sacrificio, del fumo sacrificale effuso in forma di aria, della luce raggiante riverberata dagli Arcangeli che conservano per i tempi successivi ciò che si era svolto all’inizio. Tutte queste sensazioni possono suscitare in noi una giusta comprensione di ciò che è connesso con la creazione.

 

Nel quadro animico che abbiamo appunto descritto, inteso più spirituale, abbiamo anche ciò che prima era più fisico. Vedremo ora in quel quadro la comparsa del Cristo sulla Terra; saremo in grado di comprendere ciò che da Lui vi è stato portato, solo se prima avremo fatto nostro il concetto della virtù donatrice, della virtù elargitrice di grazia che riflette nella luce cosmica nella sostanza interna del Sole, tutta pervasa e illuminata da quella luce. Se eleviamo il quadro ora descritto e lo trasformiamo in un’immaginazione, pensando che tutto ciò venga portato sulla Terra ad opera di quell’Essere e che tutti quegli eventi si svolgano sulla Terra, potremo sentire più a fondo la vera natura spirituale dell’impulso) del Cristo. Se al cospetto di ogni raffigurazione nella nostra anima potrà vivere un oscuro presagio di tutto ciò, comprenderemo come quel che abbiamo descritto possa rivivere sulla Terra.

 

Immaginiamo che tutto quanto abbiamo descritto dell’antico Sole si sia concentrato nell’anima di un Essere, che vi sia penetrato per poi riapparire in seguito per operare sulla Terra. Immaginiamo trasportato e riverberato sulla Terra un estratto di tutto quanto era stato creato in virtù del sacrificio primordiale, del fumo del sacrificio, del tempo creatore di luce e della virtù donatrice, immaginiamo tutto ciò concentrato in un Essere che trasmette e riflette dal cosmo beatitudine di luce e calore. Adunati attorno a lui sono uomini terrestri a loro volta chiamati a riverberare il tutto, a conservarlo per il resto dell’esistenza terrena.

 

Nel centro vi è colui che, in virtù del suo sacrificio, largisce grazia, con intorno coloro che la devono accogliere, affinché la sostanza del sacrificio primordiale e quant’altro vi è connesso siano per così dire trasferiti nell’esistenza terrestre.

D’altra parte dobbiamo immaginare la possibilità che il sacrificio venga distrutto, che l’effetto della grazia data all’uomo possa essere sia accolto, sia respinto. Pensiamo tutto questo incorporato in un’intuizione, e lo potremo sentire di fronte alla Cena di Leonardo da Vinci: tutto il Sole con gli esseri del sacrificio primordiale, con la virtù donatrice, con la beatitudine ardente, con la luce gloriosa, tutto riverberato animicamente da coloro che sono prescelti a conservare il passato per il futuro, però in modo che per la terra possa anche venir respinto ad opera del traditore.

Si può così sentire che sulla Terra riappare l’essenza dell’antico Sole. Non lo si senta in modo esteriore e intellettuale, ma in modo veramente artistico, e si avrà allora il sentimento di quali siano le forze che emanano da una eccelsa opera d’arte che in certo senso ridà l’estratto di tutta l’esistenza terrestre.

 

Vedremo la prossima volta come il Cristo provenga dalla sfera del Sole e comprenderemo meglio quel che spesso dico: se da Marte uno spirito discendesse sulla Terra e vedesse tutto quel che vi è, forse non comprenderebbe nulla della Terra salvo la sua missione, facendo agire su di sé la Cena di Leonardo. Quell’abitante di Marte potrebbe vedere come l’esistenza solare è occultata in quella terrestre, gli sarebbe chiaro il significato della Terra, e direbbe: indipendentemente da quale angolo si guardi ciò che avviene sulla Terra, ne colgo il suo significato. Me ne si presenta l’azione grazie ai colori e alla figura centrale circondata dai suoi discepoli; sento allora ciò che gli Spiriti della saggezza provavano sull’antico Sole e l’eco ne risuona nelle parole: «Fate questo in memoria di me!» La conservazione del passato nel futuro: queste parole ci diventano comprensibili, se le riconnettiamo con tutta l’evoluzione cosmica che abbiamo imparato a conoscere.

 

Ho voluto solo accennare a come quella sublime opera d’arte sia connessa con tutto il divenire del mondo.

La prossima volta sarà nostro compito comprendere l’entità del Cristo, alla luce della natura spirituale dell’antico Sole, per poi passare alla natura spirituale dell’antica Luna.