02 – Come si conseguono conoscenze dei mondi superiori? – Condizioni

O.O. 10 – L’Iniziazione – (Come si conseguono conoscenze dei mondi superiori?)


 

In ogni uomo esistono facoltà latenti per mezzo delle quali egli può acquistarsi conoscenze sui mondi superiori. Il mistico, lo gnostico, il teosofo parlano continuamente di un mondo delle anime e di un mondo degli spiriti, che sono per loro altrettanto reali quanto quello che si può vedere con gli occhi fisici e toccare con le mani fisiche.

Chi li ascolta può sempre dire che anch’egli può avere le esperienze di cui si parla se sviluppa in sé talune forze che ancora dormono in lui. Si tratta soltanto di sapere come occorra adoperarsi per sviluppare tali facoltà. Un consiglio al riguardo potrà venir dato soltanto da chi già possiede quelle forze.

 

Da quando esiste il genere umano, vi sono sempre state delle scuole nelle quali chi possedeva le facoltà superiori istruiva coloro che aspiravano alle medesime. Queste scuole vengono chiamate occulte; e l’insegnamento che vi si riceve si chiama insegnamento occulto.

Tale denominazione si presta naturalmente a malintesi. Chi la ode può facilmente essere indotto a credere che gli uomini capaci d’impartire tale insegnamento vogliano rappresentare una classe specialmente privilegiata che trattiene arbitrariamente il proprio sapere senza trasmetterlo ai propri simili.

Oppure può essere perfino tentato di credere che dietro a quel sapere non si nasconda forse niente d’importante poiché, se si trattasse di vera conoscenza, non occorrerebbe farne un segreto: si potrebbe comunicarla apertamente e renderne accessibile il beneficio a tutti gli uomini.

 

Coloro che sono iniziati nella natura della scienza occulta non si meravigliano affatto che i non iniziati possano pensare a quel modo. In che cosa consista il segreto dell’iniziazione può essere compreso soltanto da chi abbia egli stesso sperimentato, fino ad un determinato grado, l’iniziazione nei misteri più elevati dell’esistenza.

Si può ora chiedere: in queste condizioni, come potrà mai il non iniziato avere un interesse umano qualsiasi per la cosiddetta conoscenza occulta? Perché e come dovrebbe egli cercare qualcosa della cui natura non può formarsi alcuna idea?

Ma una domanda siffatta già poggia sopra un concetto completamente erroneo della natura della conoscenza occulta. In realtà non vi è differenza fra la conoscenza occulta e ogni altra conoscenza o capacità dell’uomo. La conoscenza occulta è un mistero per l’uomo medio soltanto nel senso in cui la scrittura è un mistero per chi non l’ha imparata. E come ognuno può imparare a scrivere purché scelga la via giusta, così ognuno può diventare un discepolo, e magari anche un maestro di occultismo, purché cerchi la giusta via.

 

Sotto un solo riguardo le condizioni sono in questo caso diverse da quelle della conoscenza e della capacità esteriore. La povertà, o le condizioni culturali del suo ambiente, possono privare una persona della possibilità di acquistare l’arte della scrittura; per l’acquisto della conoscenza e delle capacità nei mondi superiori non esiste ostacolo per chi seriamente le ricerchi.

Molti credono che occorra andare qua e là in cerca dei maestri della conoscenza superiore per riceverne spiegazioni.

Ma vi sono due verità da tener presenti:

• anzitutto chi aspira seriamente alla conoscenza superiore non paventerà nessuna fatica, nessun ostacolo, per cercare un iniziato che lo possa guidare nei segreti superiori del mondo.

• D’altra parte ognuno può anche essere sicuro che in qualunque caso l’iniziazione gli giungerà, purché vi sia in lui seria e degna aspirazione alla conoscenza.

Esiste infatti per tutti gli iniziati una legge naturale che li spinge a non negare a nessun vero aspirante la conoscenza che gli è dovuta.

Ma vi è un’altra legge altrettanto naturale che inibisce venga comunicato alcunché della conoscenza occulta a chi non ne sia chiamato. E un iniziato tanto più è perfetto, quanto maggiore severità pone nell’osservare queste due leggi.

 

La catena spirituale che abbraccia tutti gli iniziati non è esteriore, ma le due leggi citate formano solide grappe, che tengono assieme le parti che costituiscono quella catena.

Potrai vivere in intima amicizia con un iniziato, ma rimarrai separato dal vero suo essere finché tu stesso non, sia iniziato. Potrai godere pienamente del cuore e dell’affetto di un iniziato, ma egli ti affiderà il suo segreto solo quando sarai maturo per accoglierlo.

Lo potrai adulare, lo potrai torturare; nulla varrà a determinarlo a svelarti qualcosa che egli sa di non doverti confidare, perché al gradino della tua evoluzione non sei ancora in grado di accogliere in modo giusto quel mistero nella tua anima.

Le vie che rendono l’uomo maturo ad accogliere un segreto sono ben determinate.

La loro direzione è tracciata con lettere indelebili ed eterne nei mondi dello spirito nei quali gli iniziati custodiscono gli arcani superiori.

 

Nei tempi antichi anteriori alla nostra «storia» i templi dello spirito erano anche esteriormente visibili; oggi, quando la nostra vita è diventata così vuota di spiritualità, essi non esistono nel mondo che è visibile all’occhio esteriore. Ma spiritualmente esistono dappertutto, e chiunque cerchi può trovarli.

Soltanto nella propria anima l’uomo può trovare i mezzi che gli schiudano la parola degli iniziati. Egli deve sviluppare in sé certe, facoltà fino a un determinato grado superiore, e allora potranno essergli partecipati i tesori più elevati dello spirito.

Un determinato atteggiamento fondamentale dell’anima deve servire d’inizio. L’occultista chiama questa disposizione fondamentale il sentiero della venerazione, della devozione, di fronte alla verità e alla conoscenza.

Soltanto chi possiede questa disposizione fondamentale può divenire discepolo dell’occultismo. Chi ha esperienza in questo campo sa quali tendenze si possono osservare fin dall’infanzia in coloro che diventano più tardi discepoli dell’occultismo.

 

Vi sono bambini che alzano lo sguardo con santo timore a determinate persone che essi venerano. Il rispetto che sentono per tali persone è così grande che nel più profondo del cuore vieta loro di far sorgere pensiero alcuno di critica o di opposizione.

Tali ragazzi diventano giovanetti e giovanette, ai quali fa bene al cuore poter alzare lo sguardo verso qualcosa che sia degna di venerazione. Dalle file di questi giovani provengono molti discepoli dell’occultismo.

Se ti sei mai trovato dinanzi alla porta di una persona venerata e hai provato per questa tua prima visita un sacro timore nel girare la maniglia per entrare nella camera, che per te è un « santuario », si è in tal caso manifestato in te un sentimento che può essere il germe del tuo futuro noviziato nell’occultismo.

Per ogni giovane è una fortuna portare in sé tali sentimenti come tendenze. Non si deve però credere che queste tendenze siano germi di sottomissione o di schiavitù.

Quella che era venerazione infantile di fronte agli uomini,

si trasforma più tardi in venerazione per la verità e la conoscenza.

 

L’esperienza insegna che meglio sanno tenere alta la fronte gli uomini che hanno imparato a venerare dove la venerazione è al suo posto; ed è al suo posto ovunque sorga dalle profondità del cuore.

Se non sviluppiamo in noi il profondo sentimento che esiste qualcosa di superiore a noi, non troveremo in noi neppure la forza di svilupparci fino a qualcosa di più elevato.

 

L’iniziato si è conquistato la forza di sollevare la testa fino alle vette della conoscenza soltanto perché ha condotto il suo cuore nelle profondità della venerazione e della devozione.

Si può ascendere alle altezze dello spirito soltanto attraverso la porta dell’umiltà.

Non puoi raggiungere una giusta conoscenza, se prima non hai imparato a rispettarla.

 

L’uomo ha certamente il diritto di affissare gli occhi nella luce, ma egli se lo deve acquistare. Nella vita spirituale vi sono leggi come in quella materiale.

Una bacchetta di vetro, strofinata con una stoffa adatta, diventa elettrica, cioè acquista la forza di attirare corpuscoli. Ciò corrisponde a una legge di natura. Basta conoscere un poco di fisica per saperlo.

Similmente chi ha imparato i princìpi fondamentali della scienza occulta, sa che ogni sentimento di vera devozione che si sviluppa nell’anima smuove una forza che presto o tardi può condurre al progresso nella conoscenza.

Chi ha disposizione a sentimenti di devozione, o ha la fortuna di acquistarli a mezzo di una giusta educazione, porta seco una buona preparazione per quando cercherà più tardi nella vita l’accesso alle conoscenze superiori.

Chi non porta seco una tale preparazione si trova di fronte a difficoltà fin dal primo gradino del sentiero della conoscenza, a meno che non si accinga energicamente, per mezzo dell’autoeducazione, a creare in sé l’atteggiamento di devozione.

 

Ai nostri tempi è di speciale importanza che su questo punto si rivolga la massima attenzione.

La nostra civiltà è piuttosto proclive a criticare, a giudicare, a sentenziare, e tende poco alla devozione, alla devota venerazione.

I nostri figli si dànno già molto più alla critica che non a una devota venerazione.

Ma ogni critica, ogni censura, danneggia le forze dell’anima per la sua conoscenza superiore, quanto invece le sviluppa la devota venerazione.

Non intendo con ciò dire niente contro la nostra civiltà. Non si tratta qui affatto di criticarla. Proprio alla critica, al consapevole giudizio umano, al concetto di « vagliare tutto e conservare ciò che vi ha di meglio » siamo debitori della grandezza della nostra civiltà.

 

Mai l’uomo sarebbe arrivato alla scienza, all’industria, al commercio, all’ordinamento giuridico della nostra epoca, se non avesse esercitato ovunque la sua capacità di critica e non avesse applicato ovunque la norma del suo criterio.

Ma abbiamo dovuto pagare quanto di civiltà esteriore abbiamo acquistato con una corrispondente perdita di conoscenza superiore, di vita spirituale.

Occorre però sottolineare che, nei riguardi della conoscenza superiore, non si tratta di venerare gli uomini, ma la verità e la conoscenza.

 

Di una cosa conviene rendersi ben conto: che un uomo, completamente immerso nella civiltà tutta esteriore della nostra epoca, incontra gravi difficoltà per giungere alla conoscenza dei mondi superiori. Vi riesce soltanto, se lavora energicamente su di sé.

Ai tempi in cui le condizioni della vita materiale erano semplici, era anche più facile conseguire un’elevazione spirituale.

Ciò che meritava venerazione, ciò che era da considerarsi come sacro, emergeva maggiormente sulle condizioni ordinarie del mondo circostante.

In epoca di critica gli ideali si abbassano.

Altri sentimenti subentrano alla venerazione, al rispetto, alla devozione e all’ammirazione.

 

La nostra epoca respinge sempre più indietro tali sentimenti, e così la vita giornaliera consente assai di rado all’uomo di venir con essi in contatto.

Chi cerca la conoscenza superiore deve crearli in sé.

Deve infonderli da sé nella propria anima.

A questo non si giunge con lo studio, ma soltanto con la vita.

Chi vuol diventare discepolo dell’occultismo deve perciò educarsi energicamente all’atteggiamento devozionale.

Nell’ambiente che lo circonda, nelle proprie esperienze, egli deve cercare ovunque ciò che può imporgli ammirazione, rispetto.

 

• Se incontro un uomo e biasimo le sue debolezze,

mi tolgo forza per acquistare conoscenze superiori;

• se cerco invece amorevolmente di approfondirmi nelle sue qualità, accumulo tale forza.

Il discepolo deve sempre ricordarsi di seguire questo consiglio.

 

Gli occultisti esperti sanno di quanta forza vadano debitori alla circostanza che, di fronte a tutte le cose, essi guardano sempre al lato buono, e si astengono dal giudicare. Questa non deve però rimanere una semplice norma esteriore della vita.

Deve invece impossessarsi dell’interiorità più profonda dell’anima nostra.

 

L’uomo ha nella sua mano la facoltà di perfezionarsi, di trasformarsi col tempo completamente. Ma questa trasformazione deve compiersi nella sua interiorità più profonda, nella vita del suo pensiero.

Non basta che esteriormente, col mio contegno, io dimostri rispetto verso un essere. Devo avere questo rispetto nel mio pensiero.

Il discepolo dell’occultismo deve appunto cominciare dall’accogliere la devozione nella vita dei suoi pensieri. Deve sorvegliare i pensieri di irriverenza e di critica negativa nella sua coscienza. E appunto a questo scopo deve coltivare in sé pensieri di devozione.

 

Ogni momento in cui ci si adopera a scoprire nella propria coscienza ciò che essa alberga di censura, di biasimo e di critica sul mondo e sulla vita, ci porta di un passo più vicino alla conoscenza superiore.

E l’ascesa diventa rapida, se in tali momenti riempiamo la nostra coscienza soltanto di pensieri che destino in noi ammirazione, rispetto, venerazione per il mondo e la vita.

 

Chi ha esperienza di queste cose, sa che in ognuno di questi momenti si destano nell’uomo forze che altrimenti resterebbero latenti.

Con questo mezzo vengono aperti gli occhi spirituali nell’uomo.

Egli principia a vedere attorno a sé cose che prima non poteva vedere.

Comincia a comprendere che prima egli non vedeva che una parte del mondo circostante. Ogni uomo che incontra gli si palesa come una figura del tutto diversa da quella di prima.

 

Naturalmente, per mezzo di questa sola norma di vita, egli non sarà ancora in grado di vedere ciò che, per esempio, è descritto quale aura umana, perché per giungere a tanto è necessario seguire una disciplina ancora più elevata. Ma egli può appunto salire a questa disciplina più elevata, quando abbia prima esercitato una disciplina energica nella devozione.

Il cammino del discepolo dell’occultismo per il « sentiero della conoscenza » si compie in modo silenzioso e inosservato dal mondo esteriore.

Non occorre che alcuno scorga in lui un cambiamento.

Egli continua a compiere i consueti doveri; provvede ai suoi affari come prima.

La trasformazione si svolge esclusivamente nella parte interna dell’anima che sfugge allo sguardo esteriore.

Per prima cosa l’intera vita affettiva dell’uomo viene completamente irradiata dalla disposizione fondamentale alla devozione per tutto ciò che è degno di venerazione. In quest’unico sentimento fondamentale tutta la vita della sua anima trova il proprio centro. Come il sole vivifica coi suoi raggi tutto ciò che vive, così nel discepolo dell’occultismo la devozione vivifica tutti i sentimenti dell’anima.

Da principio l’uomo stenterà a credere che sentimenti come il rispetto, la venerazione, e così via, possano avere a che fare con la sua conoscenza.

Ciò dipende dal fatto che si tende a considerare la conoscenza come una facoltà a sé, senza relazione alcuna con ciò che altrimenti si svolge nell’anima.

Ma non si riflette che è l’anima che conosce; e per l’anima i sentimenti sono ciò che per il corpo sono le sostanze che ne formano il nutrimento.

 

Se al corpo si dànno pietre invece di pane, la sua attività cessa.

Così avviene per l’anima.

Per essa la venerazione, il rispetto, la devozione sono sostanze nutrienti che la rendono sana, forte; forte anzitutto per l’attività della conoscenza.

L’irriverenza, l’antipatia, l’insufficiente valutazione di ciò che è degno di stima determinano la paralisi e la morte dell’attività conoscitiva.

 

Per l’occultista questo fatto è visibile nell’aura.

Un’anima che adotta sentimenti di venerazione e di devozione effettua una trasformazione nella propria aura.

Talune sfumature cromatiche spirituali che possono indicarsi come rosso-giallastre, rosso-brune spariscono, e vengono sostituite da sfumature di colore rosso-turchino.

In tal modo però si apre la capacità conoscitiva che accoglie notizie di fatti dell’ambiente circostante di cui prima non aveva sentore.

 

La venerazione desta una forza simpatica nell’anima, e per mezzo di questa attiriamo dagli esseri che ci circondano delle proprietà che altrimenti rimarrebbero nascoste.

Diventa ancora più efficace ciò che si può conseguire per mezzo della devozione quando vi si aggiunga un altro genere di sentimento.

Esso consiste nell’imparare ad abbandonarsi sempre meno alle impressioni del mondo esteriore, ed a sviluppare invece un’attiva vita interiore.

 

Un uomo che corre da un’impressione del mondo esteriore all’altra, sempre in cerca di « distrazione », non trova la via alla scienza occulta.

Il discepolo dell’occultismo non deve rendersi insensibile al mondo esteriore;

ma la sua ricca vita interiore deve indicargli la direzione in cui abbandonarsi alle impressioni di esso.

Quando un uomo dotato di sentimenti e di animo profondo attraversa un bel paesaggio alpestre ciò che egli sperimenta è diverso da quello che può sperimentare un uomo di poco sentimento. Soltanto ciò che sperimentiamo interiormente ci dà la chiave per le bellezze del mondo esteriore.

 

C’è chi, navigando, sperimenta nella sua anima soltanto poche esperienze interiori; altri invece sente sul mare l’eterno linguaggio dello spirito cosmico; gli si svelano profondi misteri della creazione.

Bisogna aver imparato a regolare i propri sentimenti e le proprie rappresentazioni, se si vuole sviluppare un rapporto profondo con il mondo esteriore.

• In ogni suo fenomeno il mondo esteriore è riempito di splendore divino;

ma occorre avere prima sperimentato il divino nella propria anima,

se lo si vuole trovare nell’ambiente che ci attornia.

 

Al discepolo dell’occultismo si insegna a riservarsi nella vita dei momenti in cui, solo e tranquillo, possa concentrarsi in se stesso. In tali momenti egli non deve però dedicarsi alle vicende del proprio io. Ciò raggiungerebbe il contrario di quello che ci si prefigge. In tali momenti egli deve piuttosto ascoltare con perfetta calma l’eco di ciò che ha sperimentato, di quanto il mondo esteriore gli ha detto.

Ogni fiore, ogni animale, ogni azione gli svelerà, in tali momenti di calma, arcani insospettati. Egli sarà così preparato a vedere nuove impressioni del mondo esteriore con tutt’altri occhi da prima.

Chi vuol soltanto godere delle varie impressioni che si succedono, attutisce la propria capacità conoscitiva. Chi invece, dopo aver goduto, lascia che il godimento gli riveli qualcosa, coltiva ed educa la propria capacità conoscitiva.

Egli deve però abituarsi a non dare soltanto ascolto all’eco del godimento, ma, rinunziando a gioirne ulteriormente, deve elaborare il goduto per mezzo dell’attività interiore. Qui lo scoglio è assai grande e pericoloso.

 

Invece di lavorare in se stessi, si può facilmente cadere nel contrario e voler soltanto assaporare ulteriormente e completamente il piacere. Non si sottovaluti il fatto che al discepolo si schiudono qui sorgenti incalcolabili di errore. Egli deve attraversare una schiera di tentatori della sua anima. Tutti vogliono indurire il suo « io », chiuderlo in se stesso.

Egli deve invece aprirlo per il mondo. Egli deve cercare il godimento, perché il mondo esteriore gli si avvicina soltanto per mezzo di esso.

Se si rende insensibile al godimento, diventa come una pianta che non sia più capace di attirare dall’ambiente circostante alcuna sostanza nutritiva. Se invece si arresta al godimento, si chiude in se stesso. Avrà valore soltanto per sé, non per il mondo.

Per quanto egli possa allora vivere in sé, per quanto possa coltivare il proprio « io », il mondo lo espelle. Per il mondo egli è morto.

 

L’occultista considera il godimento soltanto come un mezzo di nobilitarsi per il mondo. Il godimento è per lui un messaggero che gli fornisce, informazioni sul mondo; ma l’insegnamento ricavato dal godimento gli serve per progredire nel lavoro. Egli non impara per accumulare tesori di sapienza, ma per mettere ciò che ha imparato al servizio del mondo.

In ogni scienza occulta vi è una massima fondamentale che non è permesso di trasgredire, se si vuol raggiungere un risultato. Ogni disciplina occulta deve imprimerla nel discepolo. La massima dice:

• « Ogni conoscenza che tu cerchi al solo fine di arricchire il tuo sapere, di accumulare tesori, ti fa deviare dalla tua strada; ogni conoscenza che tu cerchi invece per maturarti sulla via della nobilitazione dell’uomo e dell’evoluzione del mondo, ti porta avanti di un passo.»

 

Questa legge esige inflessibilmente di essere osservata. Né si può essere discepolo dell’occultismo prima di averla adottata come norma di vita. Si può riassumere brevemente questa verità della disciplina occulta:

• « Ogni idea che non diventa per te un ideale, uccide una forza della tua anima;

ogni idea invece che diventa un ideale, crea in te forze vitali ».