Dal Natale all’Epifania

Il corso dell’anno come via di iniziazione – Natale


 

Nei seguenti versi della meditazione data quale pietra di fondazione,

abbiamo la precisa caratterizzazione dell’anima natanica prima della sua comparsa sulla Terra,

allorquando il suo io umano-celeste dimorava ancora appieno nell’io divino delle gerarchie solari superiori:

 

« Anima dell’uomo! (…)

Esercita il ricordare nello spirito

Nelle profondità dell’anima

Dove nell’imperante

Essere creatore del mondo

L’io proprio

Nell’io divino

Ha la sua esistenza ».

 

Il presentimento di questo antichissimo stato riposa come memoria superiore nelle segrete «profondità dell’anima» di ogni uomo e può essere risvegliato a Natale che è l’epoca più adatta a ridestare il ricordare profondo (o superiore), in una reale vivificazione della memoria.

 

« Esercita il ricordare nello spirito

(…) e tu vivrai veramente

nell’essere universale dell’uomo ».

 

Questi versi sono tratti dalla prima parte della Pietra di fondazione

e le parole in corsivo «ricordare nello spirito» e «vivrai», si riferiscono a una tale vivificazione del ricordo.

• Solo un ricordare vivente può farci da guida attraverso le tredici notti sante, l

e notti cioè che gettano un ponte tra il Natale, festa della nascita di Gesù, e l’Epifania,

festa della nascita del Cristo nel battesimo al Giordano.

 

Fino all’anno 354, nelle prime comunità cristiane il Natale veniva celebrato il 6 gennaio,

in quanto festa della nascita del Cristo nella sfera della Terra.

Oggi invece l’avvenimento esteriore più importante di questo periodo è la nascita di Gesù il 25 dicembre.

Questo spostamento di data fu il risultato della perdita del ricordo dell’entità divina del Cristo,

in contrapposizione all’entità terrena di Gesù di Nazareth.

 

Solo nell’ambito della scienza dello spirito ad orientamento antroposofico l’umanità può riacquistare una vera comprensione non solo dell’uomo Gesù, ma anche dell’entità cosmica del Cristo accolta in lui con il battesimo al Giordano.

Dice Rudolf Steiner:

▸ «Perciò proprio nella nostra epoca deve affermarsi la comprensione dell’impulso del Cristo: a

lla via di Gesù deve aggiungersi la via del Cristo».4

 

A partire da una tale comprensione le tredici notti sante ritrovano il loro profondo significato, poiché rappresentano un reale cammino interiore che porta dall’esperienza del mistero terrestre di Gesù (il 25 dicembre) a quella del mistero cosmico del Cristo (il 6 gennaio).

«Da Gesù a Cristo»: queste parole compendiano l’essenza esoterica delle tredici notti sante.

 

Ma la guida su questa via

che porta dall’«io proprio» all’«io divino», all’«essere universale dell’uomo»,

è il ricordo del quarto sacrificio dell’anima natanica, della nascita del bambino Gesù descritta nel vangelo di Luca.

Se questo ricordo viene interiormente vivificato, il Cristo stesso può penetrare in esso:

il Cristo dimora nel ricordo vivificato, divenuto vivente.

 

A quest’epoca dovremmo in un certo modo rendere la nostra anima simile all’anima natanica, per poter similmente a lei accogliere il Cristo nel nostro io. Peraltro questo accogliere il Cristo non avviene in modo esteriore come durante il battesimo al Giordano, ma in maniera puramente interiore, attraverso la vivificazione della memoria. Così le tredici notti sante possono divenire per noi la strada alla realizzazione delle parole dell’apostolo Paolo: «Non io, ma il Cristo in me» nel loro senso più profondo.5 In questo può aiutarci la seguente meditazione di Rudolf Steiner, in cui i versi del vangelo di Giovanni assumono una forma che manifesta la natura del mistero della memoria umana:6

 

« Nel principio vive il ricordo,

E il ricordo continua a vivere,

E divino è il ricordo.

E il ricordo è vita.

E questa vita è l’io dell’uomo

Che scorre nell’uomo stesso.

Non lui solo, il Cristo in lui.

Se si ricorda della vita divina

Nel suo ricordo è il Cristo.

E quale raggiante vita del ricordo

Risplenderà il Cristo

In ogni diretta presente tenebra».

 

Questi dodici versi contengono l’indicazione esoterica per la vivificazione della nostra memoria nel corso delle tredici notti sante. Il punto di partenza è il ricordo della nascita dell’anima natanica.

 

Il nostro sforzo deve essere quello di vivificare la memoria al punto che l’entità del Cristo possa gradualmente penetrarvi ed agire. Si tratta di un processo animico del tutto interiore e personale, che trova compimento nella realizzazione del motto: «Non io ma il Cristo in me», motto che costituisce il fine ultimo dell’ascesa lungo i tredici gradini che portano «da Gesù a Cristo». Infatti queste parole profondamente misteriche dell’apostolo Paolo contengono la vera e piena comprensione del mistero del Cristo-Gesù, vale a dire del Cristo e dell’anima natanica.

 

▸ «Comprendere l’impulso del Cristo»,

dice Rudolf Steiner

«significa non solo aspirare alla perfezione,

ma anche accogliere in sé

qualcosa che viene espresso in modo pregnante nelle parole

«non io ma il Cristo in me».

 

▸ «“Io” è la parola di Krishna (vale a dire dell’anima natanica); “non io ma il Cristo in me” è la parola dell’impulso del Cristo».7

 

Conformemente alla terminologia utilizzata da Rudolf Steiner nell’opera La soglia del mondo spirituale si può dire:

le quattro settimane d’avvento ci conducono

dall’esperienza dell’io abituale, ordinario, verso ‘l’altro’ io, quello superiore;

il cammino esoterico attraverso le tredici notti sante ci porta ancora oltre,

dall’io superiore verso l’io autentico, vale a dire verso l’io macrocosmico del Cristo in noi.8

 

Dal punto di vista del moderno cammino d’iniziazione possiamo dire:

• come durante l’avvento può realizzarsi una graduale penetrazione del discepolo nella propria interiorità

fino all’incontro, immediatamente prima del Natale, con il piccolo guardiano della soglia,

che detiene le chiavi della vera autoconoscenza,

• allo stesso modo l’esperienza cosciente dell’Epifania guida il discepolo al macrocosmo,

al cui ingresso gli si fa incontro il grande guardiano della soglia.

 

Così il cammino da Gesù a Cristo diviene per il discepolo dello spirito un cammino di conoscenza

che lo porta dall’esperienza del piccolo guardiano della soglia all’incontro col grande guardiano della soglia.

Si tratta in ambedue i casi, a Natale come all’Epifania, di varcare la soglia del mondo spirituale,

però nei suoi due diversi aspetti, quello microcosmico e quello macrocosmico.

• Nel primo caso si manifesta soprattutto il piccolo guardiano della soglia che sorveglia l’ingresso nel microcosmo,

• mentre nel secondo caso il grande guardiano della soglia, posto all’ingresso nel macrocosmo.

 

Rudolf Steiner dice:

▸ «Chi al risveglio penetra coscientemente nella natura dei propri involucri impara a conoscere il piccolo guardiano della soglia (…) la vita mistica è così l’ingresso nella propria entità umana alle cui porte sta il piccolo guardiano della soglia».9

E sul secondo guardiano:

▸ «Anche la sera, quando ci addormentiamo, si trova un guardiano della soglia all’ingresso che dobbiamo varcare: è il grande guardiano, che non ci permette di entrare nel mondo spirituale se non siamo sufficientemente preparati. Infatti correremmo dei pericoli precisi se volessimo sostanziare il nostro io nel mondo spirituale, senza averlo prima reso forte e saldo».10

 

Nell’iniziazione moderna il discepolo deve incontrare ambedue i guardiani,

poiché solo la loro comune azione svela la visione del passato e del futuro universali,

senza la quale manca il corretto orientamento nei mondi superiori.

 

Nell’ultimo capitolo de L’iniziazione Rudolf Steiner scrive:

▸ «Quando il discepolo penetra nel mondo soprasensibile la vita acquista per lui un nuovo significato; egli vede nel mondo sensibile il terreno in cui germogliano i semi di un mondo superiore. E in un certo modo quel mondo ‘superiore’ gli sembrerà incompleto senza quello ‘inferiore’. Gli si aprono due prospettive. Una sul passato e l’altra sul futuro. Egli contempla un passato in cui il mondo sensibile ancora non esisteva (…) egli apprende che dapprima fu creato il mondo soprasensibile, e tutto il sensibile si è da questo sviluppato.»11

 

Quindi rivolge lo sguardo al futuro.

▸ «Esso rivela un gradino superiore del mondo soprasensibile, che conterrà i frutti dei semi gettati oggi nel sensibile. Quest’ultimo, come tale, verrà superato, ma i suoi risultati verranno incorporati in un mondo superiore.»12

L’entità spirituale che apre al discepolo la ‘visione sul passato’ è il piccolo guardiano ▸ «in cui si manifesta solo il risultato del tempo passato, mentre dei germi dell’avvenire vi è solo quello che in quel passato vi si è intessuto. Ma l’uomo deve portare nel mondo soprasensibile futuro tutto ciò che può estrarre dal mondo dei sensi. Se volesse limitarsi a portare con sé ciò che del passato è intessuto nella propria controimmagine egli avrebbe compiuto la sua missione terrena solo in parte. Per questo dopo un certo tempo13 al piccolo guardiano della soglia si accompagna il grande.»14

 

• Ed è il grande guardiano che svela al discepolo la visione sul futuro.

In sintesi,

considerando queste esperienze iniziatiche dal punto di vista del corso dell’anno possiamo dire:

a Natale, acquisendo una vera autoconoscenza, l’uomo si avvicina al piccolo guardiano della soglia

che può allora aprirgli la prospettiva sul passato e in special modo sulla trascorsa metà dell’anno.

All’Epifania invece, nel vestibolo di una vera «conoscenza cosmica»,

l’uomo si avvicina al grande guardiano della soglia che gli consente di contemplare il futuro,

e in primo luogo la metà dell’anno a venire.

 

Tutto ciò concorda con le parole di Rudolf Steiner citate in precedenza per cui il piccolo guardiano della soglia viene sperimentato in un cosciente risveglio, mentre il grande guardiano in un cosciente addormentarsi. Infatti nella metà dell’anno precedente il Natale la Terra sperimenta una sorta di risveglio, e dopo l’Epifania una sorta di sonno (vedi pag. 11). E le tredici notti sante, questo «periodo singolare» che nel corso dell’anno separa i due processi descritti, costituiscono la chiave per l’esperienza dei misteri di tutto il corso dell’anno.(1)

 

 


 

Note tra parentesi:

(1) – Cf. appendice 1

 

Note:

4 – O.O. 146, 5.6.1913

5 – Nella conferenza del 7.3.1914 Rudolf Steiner dice a tal proposito: «La via verso la realizzazione delle parole: “Non io, ma il Cristo in me”, sarà resa più agevole dalla progressiva penetrazione dell’impulso del Cristo entro la memoria umana» (O.O. 152, 7.3.1914).

6 – Ibidem

7 – O.O. 146, 5.6.1913

8 – Nel penultimo capitolo de La soglia del mondo spirituale (O.O. 17) troviamo la descrizione dei tre lo’ dell’uomo in relazione ai suoi tre involucri: «1. Il corpo fisico nel mondo sensoriale. Per suo mezzo l’uomo si conosce come entità indipendente [io]… II. Il sottile corpo eterico nell’ambiente elementare. Per suo mezzo l’uomo si conosce come membro del corpo vitale della Terra… III. Il corpo astrale nell’ambiente spirituale. Per esso l’uomo è membro del mondo spirituale. Esso contiene anche ‘l’altro io’ dell’uomo, che trova la sua espressione nelle ripetute vite terrene. IV. Il vero io in un mondo ‘sovraspirituale’. Qui l’uomo si riconosce come entità spirituale anche se vengono meno tutte le esperienze nei tre mondi precedenti, cioè tutto il vissuto dei sensi, del pensare, sentire e volere».

Che per «altro io» si debba intendere l’io superiore dell’uomo viene testimoniato da un passo al capitolo ‘Le ripetute vite terrene…’: «È in lui ma di immagine, essenzialmente, quasi a volersi evidenziare come entità auto noma, che dai flutti dell’anima emerge un secondo io, come autonomo, gerarchicamente superiore al primo sé. Esso si comporta come un ispiratole del primo sé, che si fonde a sua volta con l’altro sé, quello che gli è sovra ordinato». E oltre: «La coscienza soprasensibile di questo ‘altro io’ chiama ‘io’ l’insieme del suo destino, allo stesso modo in cui l’uomo fisico si chiama ‘io’. Ciò che con un termine orientale si definisce ‘karma’ è legato al ‘altro io’, all’«entità-io spirituale».

9 – O.O.124, 19.12,1910

10 – Ibidem

11 – O.O.10

12 – Ibidem

13 – Ne La scienza occulta, al luogo corrispondente si trova la parola «subito».

14 – O.O.14