Grecità e cristianesimo

O.O. 353 – La storia dell’umanità e le civiltà del passato – 05.03.1924


 

Sommario: Grecità e cristianesimo

Nessi soprafisici nella vita umana. Grecità e cristianità. Originario significato del carnevale. Nessi non fisici nella telegrafia senza fili, nei gemelli, nelle premonizioni di animali di catastrofi naturali e di morti. Visione della natura dei Greci e di più antichi popoli. Il mistero del Golgota nel periodo greco-latino. L’essere umano proviene e ritorna nel mondo spirituale. Gesù e Cristo. Nei misteri culto e dottrina erano molto uniti. Figli di Dio e figli dell’uomo. Che cosa è sceso nel mondo col Cristo Gesù. La somiglianza nelle diverse lingue.

 

Ebbene, signori miei, qualcuno ha qualcosa da chiedere?

 

Viene chiesto qualcosa in merito al carnevale, se il dott. Steiner può dirne qualcosa.

Quale ne è l’origine? che cosa significa?

 

Dott. Steiner: Se intende quale ne sia lo scopo, il carnevale non lo si comprende chiedendone lo scopo perché, almeno secondo il modo in cui oggi lo si festeggia, si deve ammettere che in definitiva l’umanità potrebbe cavarsela negli anni a venire anche senza il carnevale. Secondo le concezioni odierne si può senz’altro dire che il carnevale non ha uno scopo. Neppure ha più il suo significato originario. Per il carnevale le cose sono andate come per i paramenti, gli abiti cerimoniali e così via. Un tempo avevano un senso, ma a poco a poco lo hanno perduto. Certo, a poco a poco lo perdono anche le altre feste dell’anno; gradualmente perdono di significato, se non vengono rinnovate. Per il carnevale non è certo stato fatto molto perché riacquistasse il suo significato. In effetti esso agirebbe in profondità nella vita sociale, se riavesse il significato originario che aveva per esempio nella Roma antica, dove però veniva festeggiato un po’ prima.

 

Se ritorniamo alla Roma antica, troviamo che la gente, se così si può dire, era suddivisa come la è ora: uno era funzionario, un altro guerriero, un terzo lavoratore e così via, anche se la suddivisione nella vita sociale era ancora più rigida di quanto non sia oggi. Chi era schiavo poteva venir comprato! Si può così dire che nella Roma antica la differenza fra gli uomini era molto più grande. Almeno per alcuni giorni dell’anno spariva però la coscienza della propria posizione. Certo oggi si parla di democrazia e si intende, almeno in teoria, che tutti gli uomini siano uguali. Senz’altro i Romani non lo credevano, e per loro era un uomo vero solo chi era nato in una classe superiore. Sappiamo che fin quasi ai nostri giorni per certa gente è valso ancora il detto: “solo da barone si comincia ad essere uomini”. Chi è meno di barone non è uomo.

 

Nella Roma antica la suddivisione era naturalmente molto forte. Anche se allora la nobiltà non era ancora stata introdotta come poi lo fu, perché essa deriva infatti dal cosiddetto periodo feudale, era tuttavia usuale una grande differenza fra gli stati sociali. Tuttavia per qualche giorno all’anno gli uomini dovevano essere uguali, doveva dominare la democrazia. Naturalmente gli uomini non potevano presentarsi con la loro faccia abituale, altrimenti li si sarebbe riconosciuti; dovevano portare una maschera. Erano allora quel che erano le maschere. Vi era anche un re del carnevale e poteva fare in quei giorni quel che voleva: poteva dare ordini, mentre di solito li riceveva. In quel periodo tutta Roma impazziva per alcuni giorni, usciva dalla norma; la gente poteva comportarsi in modo diverso rispetto ai superiori, non doveva essere cortese nei loro confronti. Solo per pochi giorni gli uomini erano uguali. La regola aveva naturalmente portato che in quei giorni la gente proprio non piangesse e non fosse in lutto; si era contenti di vivere così per pochi giorni; da quella gioia sono poi nati i divertimenti del carnevale. La gente faceva i più strani scherzi, se era libera per un paio di giorni. Nacque così il piacere del carnevale.

 

La conseguenza fu che, poiché alla gente piaceva, il carnevale si è conservato. Le cose però si conservano anche se non se ne sa più il senso originario. Così il carnevale è rimasto come un periodo nel quale si fanno scherzi, perché allora si facevano scherzi audaci. Poi la Chiesa trovò che era necessario far seguire anche il mercoledì delle ceneri, affinché ci si sentisse colpevoli e non si facesse tutto quel che si voleva. Il cristianesimo, almeno nei primi tempi, sviluppò l’uso della penitenza, e si ebbe la quaresima. Aveva naturalmente un senso far seguire la quaresima al carnevale, poiché la gente non si era imposta privazioni, ma aveva fatto tutto quel che dava piacere, nella misura in cui ciò era possibile. In seguito fu anche peggio: non si dovevano mangiare le cose che prima si mangiavano. Era allora come se il tempo non fosse passato. Si sono così combinate queste feste.

 

A Roma però il carnevale era molto prima, più o meno attorno all’attuale periodo natalizio, perché tutto è stato in seguito un po’ spostato in avanti. Per questo lo abbiamo come è oggi. Credo che la data del carnevale sia dappertutto determinata da quella della Pasqua; per quanto mi è noto solo a Basilea viene festeggiato una settimana dopo. Da come sento però, la differenza si risolve nel festeggiarlo due volte!

 

Questo appunto si può dire in merito alla domanda posta. Di molte cose che avvengono nell’umanità si può dire che in origine avevano un senso che poi è andato perduto. E allora ci si chiede: perché mai è così?

 

Forse qualcun’altro ha altre domande da fare?

 

Una persona presente: Vorrei chiedere al dott. Steiner di continuare la storia cominciata l’ultima volta

Un altro presente: Vorrei chiedere al dott. Steiner se un uomo possa recare offesa a un altro o gli possa far del male, o comunque possa influire su un altro. La signora A aveva un bambino di tre anni che vedeva sempre esseri che si presentavano alla porta o alla finestra. Il bambino passava notti irrequiete, specialmente se la signora aveva a che fare col bucato (la signora dava la biancheria all’altra signora); allora il bambino diventava sempre inquieto. Più avanti non è più successo; la signora è poi morta. Vorrei chiedere se il dott. Steiner pensa la cosa possibile.

 

Dott. Steiner. Naturalmente sono cose che capitano un po’ dappertutto e nelle quali giocano sia superstizione, perché la gente è credulona, sia fatti. Deve comunque esser chiaro che nel mondo vi sono nessi che non sempre si possono seguire fisicamente. Voglio partire da nessi molto semplici.

 

Immaginiamo una vendemmia: si raccoglie l’uva e la si pressa, si prepara il vino, lo si versa nelle botti e lo si mette in cantina. Si nota che nel periodo in cui matura la stagione successiva, quando cioè il vino fermenta, quello vecchio è per così dire irrequieto. Senza che vi sia un legame fisico, essi sono in qualche modo legati. È un semplice fatto che mostra come nella natura stessa vi siano legami che non si possono senz’altro seguire con gli occhi.

 

Come sapete, vi è oggi la possibilità di superare la visibilità abituale. Basta soltanto pensare che nella natura inanimata vi sono oggi dispositivi con i quali si superano le cose comunemente visibili (non quelle sottilmente visibili, ma quelle comunemente visibili); basta pensare solo al telegrafo senza fili. Su che cosa si basa? Occorre avere in qualche luogo un eccitatore elettrico, al quale non si collega filo alcuno e che sta di per sé. In qualche altro luogo, senza alcun collegamento, vi è un apparecchio all’interno del quale vi sono sottili particelle che vengono messe in movimento. L’apparecchio si chiama coesore. Come risulta, non vi è alcun collegamento fisico, ma sollecitando qui una carica elettrica succede che altrove arrivino dei segnali: mettendo quindi gli apparecchi in sintonia si può ricevere una comunicazione, come se vi fosse un contatto elettrico attraverso fili. Certo occorre disporre di elettricità, ma appunto non la si può vedere; la comunicazione si diffonde senza un visibile collegamento fisico. Abbiamo cioè nella stessa natura inanimata un collegamento che ci permette di dire: quel che è visibile può essere superato, almeno fino a un certo grado.

 

La cosa può andare avanti. Prendiamo ad esempio due gemelli: anch’essi non sono più legati fisicamente, quando abbiano raggiunto una certa età. Uno è magari in un luogo, l’altro in un altro. Pure, proprio nei gemelli si può rilevare che se ad esempio uno dei due a un certo momento ha una malattia, anche l’altro che sta lontano la ha. Oppure, se uno a un certo punto per qualche ragione è triste, anche l’altro lo è. Tutte queste cose mostrano che nel mondo esistono effetti dei quali non si può parlare come se si trattasse di effetti fisici.

 

Se poi si guarda al regno animale, si nota subito che gli animali hanno percezioni che nell’uomo non esistono. Supponiamo ad esempio che in un posto qualsiasi stia per aversi un terremoto o un’eruzione vulcanica che avrà conseguenze molto dannose per gli uomini. Gli uomini sono tranquilli, mentre gli animali scappano, abbandonano il posto, magari giorni prima. Anche qui si può vedere che gli animali hanno una sensibilità per qualcosa che fisicamente non si percepisce. Se la si percepisse nel fisico, anche l’uomo lo percepirebbe.

 

Da tutto questo vedete che esistono legami possibili al di là della sfera fisica. Osservando tali sottili legami, arriviamo a vedere che a volte anche esseri umani avvertono in loro qualcosa che di certo non hanno potuto percepire fisicamente. Voglio dire ad esempio di qualcuno (sono cose che capitano in migliaia di casi) che d’improvviso trasale e ha davanti a sé come un’immagine (naturalmente un sogno) ed esclama: Il mio amico! Dev’essergli successo qualcosa! — L’amico è lontanissimo, magari in America. Si viene poi a sapere che era morto in quel momento. Cose del genere succedono senz’altro. Da avvenimenti del genere di nuovo si costata come possano esservi effetti senza che vi sia alcun legale fisico.

 

Devo comunque dire che per l’umanità è bene che cose del genere non siano tanto frequenti; di certo sarebbe una brutta storia se fossimo disposti in modo da percepire tutto ciò che chiunque pensasse o dicesse di male su di noi. Certo nel caso del telegrafo occorre avere l’apparecchio, collegarlo all’altro con il filo per avere la trasmissione. Lo stesso avviene col telegrafo senza fili: si ha la trasmissione se tutto è disposto come si deve. In genere chi è sano non risulta inserito in tutte le correnti che possono esistere; in casi speciali però può senz’altro capitare di essere inseriti in qualcosa di diverso.

 

Non posso addentrarmi nel caso presentatomi, per la buona ragione che forse chi lo ha riportato non è sicuro se si tratti di un caso accertato; forse non l’ha vissuto lui stesso, ma ne ha solo letto o sentito parlare. Desidero però esaminare un caso simile che può chiarire anche quello citato. Vorrei sempre parlare di cose che siano del tutto accertate, perché altrimenti si cade con troppa facilità in un parlare a vanvera. Immaginiamo che la signora A durante la gravidanza abbia litigato con la signora B, sua vicina di casa. Capita a volte che la gente litighi! Magari la vicina di casa B nel litigio ha stramaledetto la signora A, la quale si è molto spaventata quando la signora B ha urlato e imprecato.

 

Il bambino che poi nascerà dipenderà in qualche modo dalla signora B, che a sua volta dipenderà dal bambino; potrà così accadere che il bambino sarà sensibile per la biancheria che la signora B dovrà lavare per lui, sempre che tale signora lo faccia. D’altro canto sarà importante anche per lei ricevere la biancheria da lavare, poiché si sarà pentita un po’ di quel che ha fatto e avrà bisogno di qualcosa dalla casa A per tranquillizzarsi a sua volta. Nel momento in cui questo le verrà tolto, cercherà in tutti i modi di riaverlo. Può darsi il caso che persone, senza essere ladri per natura, rubino qualcosa che desiderano. Diventano ladri solo per quella cosa; di solito non rubano, ma cercano di avere in ogni modo proprio quella cosa. Poiché esistono influssi spirituali-animici sulla salute delle persone, può perfino succedere che, se viene loro tolta quella cosa, cadano in una specie di consunzione, in una febbre consuntiva, e ne muoiano, oppure muoiano di un colpo al cuore o di un collasso nervoso. Tutto ciò è possibile.

 

Si può quindi dire che queste cose avvengono nel mondo e sono anche spiegabili perché appunto, senza che vi sia un legame fisico, a determinate condizioni viene senz’altro esercitato un influsso su qualcuno da parte di un altro. Ma si deve poter sempre cercare una ragione. Nel caso che mi è stato presentato la ragione sarà magari stata un’altra, ma se, ad esempio, durante la gravidanza vi fosse stato qualcosa fra le due donne, questo potrebbe essere la causa di ciò che più tardi vi è stato fra il bambino e quella donna.

 

Ora, signori miei, è stato espresso il desiderio che io racconti ancora qualcosa riguardo a quel che ho detto l’ultima volta. Vi ho mostrato come nell’antica India, forse quattro o cinque millenni fa, gli uomini vivessero in condizioni del tutto diverse da oggi. Appunto secondo la particolare loro natura e il modo in cui i popoli convivevano, gli antichi Indiani erano giunti a farsi un’idea del corpo fisico.

 

A loro volta gli Egizi, la cui terra era sotto l’influsso del Nilo, al quale, per così dire, dovevano tutto ciò che avevano e che erano, avevano formato l’idea del corpo eterico umano, perché grazie al fiume si erano resi conto del corpo eterico.

I Babilonesi e coloro che vivevano in Assiria, poiché grazie all’aria pura e all’altitudine avevano potuto osservare facilmente le stelle in determinati periodi dell’anno, si erano resi conto del corpo astrale.

Infine gli Ebrei, che ai loro primordi dovettero migrare, che non erano sedentari, mentre lo divennero più tardi, e che pensavano e sentivano secondo l’interiorità della loro natura, formarono l’idea dell’io umano.

 

Si ebbe così a poco a poco la nozione del corpo fisico, del corpo eterico, del corpo astrale e dell’io. Guardate, la parola Jahvè altro non significa che “Io sono l’io sono”. Questo è il suo significato letterale. Poiché Jahvè è considerato il massimo Dio, con la religione del massimo Dio si indica con chiarezza l’io umano.

 

Seguendo lo svolgimento della storia troviamo che in effetti tutti questi popoli espressero nei loro pensieri e nei loro sentimenti ciò che avevano sperimentato. L’indiano sperimentava una natura fertile e ricca in cui tutto fioriva e cresceva: una ricca e rigogliosa natura. Percepiva in modo speciale la ricchezza della sfera fisica, e dalla sua visione ebbe di conseguenza l’idea del corpo fisico. A loro volta l’egizio, vedendo l’aiuto che gli dava il Nilo che egli vedeva, formò la dottrina dell’etere. Tutti questi popoli svilupparono in effetti ciò che sperimentavano.

 

Di fronte a tutto questo stava un altro popolo. Alla lavagna ora vi mostro tutte le diverse regioni: qui l’antica India, qui l’Arabia che confina con l’Egitto e il suo Nilo, il resto dell’Africa settentrionale e dall’altra parte del mare l’Europa. Abbiamo poi l’Assiria e la Palestina dove si stabilirono gli Ebrei e infine la Grecia. In Grecia si erano stabiliti e mischiati popoli che vi erano migrati dai più diversi paesi dell’Asia e dell’Europa. Vi trovarono abitanti originari, e in quella penisola europea si andò formando a poco a poco il popolo greco. Era un popolo che vorrei dire fu il primo ad aprire gli occhi per vedere qualcosa del mondo che non fosse stato solo interiormente sperimentato. L’indiano sperimentava la natura dall’interiorità, l’egizio sperimentava gli effetti eterici, gli Assiri sperimentavano il corpo astrale nelle stelle, e gli Ebrei l’io. Come ho detto, i Greci per primi aprirono gli occhi verso l’esterno e osservarono il mondo. In realtà gli altri non avevano osservato il mondo, e si può quindi dire che l’osservazione della natura non fu sviluppata in modo speciale né dagli Indiani, né dagli Egizi, né dai Babilonesi, né dagli Ebrei. Tutti loro non erano molto coscienti della natura, perché non avevano aperto gli occhi per guardare fuori da loro stessi. Con i Greci nasce l’osservazione della natura, perché essi appunto aprirono gli occhi e la osservarono. Così in Grecia in effetti l’uomo si rese conto del mondo esterno.

 

Gli Indiani erano coscienti che il mondo fisico è una parte del mondo intero, e l’uomo con la nascita vi è disceso dal mondo spirituale al quale ritorna dopo la morte. Gli Egizi credevano di dover conservare le mummie affinché l’uomo potesse ritornare sulla terra, sempre però guardando in modo speciale alla sfera spirituale. I Babilonesi vedevano la volontà degli spiriti nel cielo stellato, nell’elemento astrale che osservavano. Degli Ebrei sappiamo che erano dell’idea che Jahvè li avrebbe ricondotti agli antichi tempi nei quali avevano vissuto i loro antenati. In sostanza anch’essi guardavano a ciò che unisce l’uomo al mondo spirituale.

 

Per i Greci le cose erano diverse. In effetti essi per primi amarono il mondo. Ai popoli che li avevano preceduti il mondo esteriore non diceva molto, ma ai Greci moltissimo. Vi è un’espressione greca che dice: «È meglio essere mendicante nel mondo di sopra (cioè in Grecia, sulla terra) che re nel regno delle ombre (cioè dei defunti). In altre parole i Greci anzitutto amavano il mondo e di conseguenza acquisirono anche una concezione della natura.

 

Gli altri popoli ad esempio avevano sviluppato un’immagine dell’uomo; in particolare gli Indiani nei tempi più antichi ne ebbero già una certa immagine. Non la svilupparono però sezionando un uomo morto in laboratorio. Se avessero dovuto farlo in quel modo non sarebbero mai arrivati alla loro immagine dell’uomo. Sentirono invece, poiché in quel tempo era ancora possibile, come si comportano il fegato o i polmoni. Lo sapevano per interiore conoscenza. Ciò li portò con la loro grande saggezza a sentire e sperimentare ad esempio come funzioni il fegato. Oggi sentiamo soltanto il sapore di un pezzo di carne che abbiamo in bocca. L’indiano sapeva per intima esperienza come un pezzetto di carne si comporti nell’intestino, che cosa facciano il fegato e la bile, proprio come oggi sentiamo in bocca un pezzetto di carne che stiamo mangiando.

 

Gli Egizi svilupparono la geometria, perché ne avevano bisogno. Ogni volta dovevano stabilire i confini dei campi, dopo le piene del Nilo. Era comunque qualcosa che derivava dalla testa.

I Babilonesi svilupparono l’astrologia, la conoscenza delle stelle, cioè qualcosa che non era legato con la sfera terrestre; non avevano infatti grande interesse per la sfera terrestre. Che neppure gli Ebrei avessero un forte interesse per la sfera terrestre risulta dal fatto che in sostanza essi non guardavano a tutto il mondo sensibile che avevano attorno; potevano pensare bene, ma non si interessavano per le cose del mondo esterno che avevano intorno.

 

Il popolo che aveva il massimo interesse per ciò che il mondo dei sensi gli presentava era quello greco. Studiando i Greci, è interessante scoprire che essi tuttavia vedevano il mondo in modo diverso da come lo vediamo oggi. È interessantissimo. Oggi vediamo il cielo azzurro. I Greci proprio non avevano un’impressione dell’azzurro come noi, ma vedevano il cielo molto più scuro, quasi nero con qualche sfumatura verdastra. Percepivano invece molto più forte il rosso. Con la scialba percezione che abbiamo del rosso davvero non possiamo immaginare la forte impressione che i Greci ricevevano dal colore rosso. Proprio perché nell’umanità si è a poco a poco sviluppata la sensazione per l’azzurro, sono sbiadite le impressioni sensorie. Comunque i Greci acquisirono anzitutto amore per tutto quel che avevano attorno. Di conseguenza svilupparono in modo speciale quella che oggi chiamiamo mitologia. I Greci onoravano tutto un mondo divino: Zeus, Apollo, Athena, Marte, Venere; dappertutto vedevano dèi. Onoravano tutto un mondo divino, perché ovunque si presentava loro animata e spiritualizzata tutta la natura che amavano. La natura si presentava loro non morta come noi la vediamo, ma ovunque animata e spiritualizzata. Onoravano ovunque gli dèi nella stessa natura che amavano.

 

Di conseguenza, durante il periodo greco per tutti i popoli che dipendevano dalla civiltà greca, dalla cultura greca, dalla vita spirituale greca, andò perduto lo spirito che in effetti era stato sperimentato dagli Indiani, dagli Egizi, dai Babilonesi.

 

Ora, voi sapete quale grande influenza la Grecia ebbe per tutta l’evoluzione dell’umanità, e ha tutt’ora! Chi oggi può mandare i figli al ginnasio, permette loro di imparare ancora oggi il greco; e in passato la consuetudine era ancora più diffusa. In passato si era per così dire considerati asini se non si conosceva il greco, o se almeno non si conoscevano gli scrittori e i poeti greci. La Grecia ebbe un fortissimo influsso sul mondo, perché i Greci per primi si interessarono al mondo.

 

Mentre in Grecia si sviluppava l’interesse per il mondo, in Asia avvenne qualcosa di importante, vale a dire che vi fu il mistero del Golgota, e questo quando la Grecia era già stata conquistata e in effetti tutto era già sotto il dominio di Roma. Che cosa significa il dominio di Roma? Roma era tutta compenetrata dallo spirito greco. I Romani colti avevano tutti imparato il greco; tutte le persone colte a Roma conoscevano appunto il greco, che aveva acquisito in ogni campo la massima influenza. Mentre così la civiltà greca si diffondeva, in Asia, in una poco nota provincia romana (perché infatti gli Ebrei erano anch’essi dominati, e la Palestina era diventata provincia romana) comparve un uomo, Gesù di Nazareth, che diceva cose del tutto diverse da quelle che fino allora erano state dette. Poiché diceva qualcosa di particolare, si può anche immaginare che non fosse subito compreso dagli altri. In principio fu infatti compreso solo da pochi.

 

Che cosa diceva in effetti la personalità di Gesù che si era presentata in Palestina? Nel modo in cui allora ci si poteva esprimere, Gesù diceva; “Oggi si crede (ed era l’oggi di allora) che l’uomo sia un essere terreno. Non è però così. È invece un essere che viene dal mondo spirituale e che vi ritorna quando muore”. Oggi, dopo che il cristianesimo è stato attivo per quasi duemila anni, ci si meraviglia che allora sia stato detto qualcosa del genere. Allora non era però così. Le visioni spirituali asiatiche e africane erano in Grecia poco conosciute, poco diffuse. Si era più indirizzati al mondo. A fronte della grecità secolarizzata, diffusa anche a Roma, l’insegnamento di Gesù di Nazareth era quindi qualcosa di importantissimo.

 

Con tutto ciò null’altro si sarebbe fatto se non far risorgere ciò che gli antichi popoli, gli Indiani, gli Egizi e gli altri già avevano detto. Sarebbe cioè risorto ciò che vi ho raccontato, sarebbe soltanto ritornato quel che già esisteva. Gesù di Nazareth non aveva però soltanto ricordato ciò che già esisteva, ma vi aggiunse dell’altro. Disse: se oggi mi rifacessi soltanto a quel che gli uomini possono aver detto, non arriverei alla dottrina dello spirito, perché gli uomini nulla più conoscono della realtà dello spirito. Quel che dico mi è giunto da fuori della terra. Egli era ben cosciente di non essere solo Gesù, ma che nella sua anima era entrata un’Entità che era il Cristo. Gesù era quello che nacque sulla terra da un corpo materno. Il Cristo era Colui che fluì nella sua anima solo in un secondo momento. Per questo nella sua anima era sorta la verità che gli uomini sono di natura spirituale.

 

Ora dobbiamo chiederci: come sono state tramandate le antiche dottrine in India, in Egitto, a Babilonia e anche presso gli Ebrei? Se oggi ci si vuole orientare nella vita spirituale, si trova che da un lato vi è la Chiesa, e dall’altro vi sono le scuole. Tutt’al più i capi della Chiesa discutono con i capi delle scuole per vedere quanto debbono influenzarsi a vicenda, ma l’una è divisa dalle altre. Non era così presso quegli antichi popoli: né presso gli Indiani, gli Egizi, i Babilonesi e neppure presso gli Ebrei. Tutto ciò che allora era legato alla sfera religiosa era in pari tempo legato alle scuole: il servizio religioso era anche servizio scolastico. Molto se ne è trasferito naturalmente ancora nel nostro tempo, ma non è più come era nei tempi antichi, quando il sacerdote era in pari tempo anche il maestro. Il sacerdote era il maestro sia in India, sia in Egitto, sia in Babilonia e così via. Il sacerdote era il maestro. Ma dove insegnava? Insegnava dove si svolgeva anche il servizio divino, dove si svolgeva il culto. Il culto era soprattutto legato con l’insegnamento e si svolgeva nei luoghi dei misteri. Non si avevano chiese e scuole, ma si avevano luoghi, istituti, che erano entrambe le due cose, e che oggi chiamiamo misteri. Si era però del parere che occorresse essere guardinghi in merito a tutto ciò che vi si insegnava.

 

Era appunto una vecchia concezione, quella secondo cui l’uomo doveva prima essere maturo per ricevere una determinata conoscenza. Oggi è del tutto superata. E così coloro che nei misteri erano i più alti dignitari venivano chiamati “padri”. Qualcosa è rimasto, ad esempio nella chiesa cattolica certi sacerdoti sono chiamati “padri”. In tempi antichi presso gli Indiani, gli Egizi, i Babilonesi e così via vi erano ovunque quelli che in effetti erano iniziati nel sapere, che avevano conoscenze e che erano chiamati i “padri”. Se poi quei padri insegnavano a coloro che avevano accolto e dei quali stimavano che potessero essere maturi, oltre ai padri si avevano anche quelli che si chiamavano i “figli”. Tutti gli altri uomini che non erano accettati nei misteri venivano chiamati i “bambini” dei padri, oppure “figli e figlie”. Si può così capire che là si era formata una certa visione. Allora gli uomini erano molto più credenti di quanto non siano oggi; davvero in senso spirituale, chi era nei misteri veniva considerato “padre”, padre spirituale. Anzitutto si credeva che i padri spirituali fossero in più stretto contatto con gli dèi che non gli altri, i quali dovevano perciò ricevere il messaggio, la comunicazione dai padri. Poco alla volta gli uomini sono diventati molto dipendenti dai padri. Lo stato che oggi la chiesa cattolica, credo, vorrebbe con piacere stabilire era del tutto naturale nei tempi antichi. Dappertutto era così, e nessuno si ribellava. Appunto si diceva: per essere un vero uomo occorre o diventare un “padre” ed essere in relazione con gli dèi, oppure venire a sapere qualcosa degli dèi appunto dai padri.

 

Si era dunque uomini accettando quel che dicevano coloro che erano nelle scuole, nei misteri. Sorse così la differenza fra “figli degli dèi” e “figli dell’uomo”. Venivano chiamati figli degli dèi coloro che erano nei misteri, perché potevano guardare gli dèi come loro padri. Si chiamavano invece figli dell’uomo coloro che vivevano al di fuori e ai quali veniva comunicato che cosa vi era nei misteri. Si distinguevano così negli uomini i figli degli dèi e i figli dell’uomo. Oggi tutto ciò sembra persino ridicolo, ma allora era del tutto naturale. Se non proprio qui in Svizzera, certo nei paesi confinanti e magari fino a qualche tempo fa si distinguevano le eccellenze dagli uomini normali, i nobili dagli altri. In tempi antichi era comunque del tutto naturale distinguere fra figli degli dèi e figli dell’uomo.

 

Colui che poi si denominò Cristo Gesù disse: figli di Dio non si diventa grazie ad altri uomini, ma grazio a Dio stesso. E lo si diventa soltanto essendone coscienti. Gli antichi dicevano: il padre dei misteri deve portarcelo a coscienza. Il Cristo Gesù dice: si porta in sé già il germe del divino, e lo si può estrarre da se stessi, se vi si tende nel modo giusto.

 

Con questo il Cristo Gesù insegna ciò che rende tutti gli uomini uguali nell’anima su tutta la terra, superando così la grande differenza fra i figli degli dèi e i figli dell’uomo.

 

La gente ha poi frainteso tutto questo nei modi più diversi, gli antichi perché non volevano che si arrivasse a non più distinguere fra figli degli dèi e figli dell’uomo, quelli venuti dopo perché in genere non capivano che cosa significasse. Proprio come oggi non si sa più che cosa sia il carnevale, così allora non si sapeva più che cosa fosse inteso per “figli degli dèi” e “figli dell’uomo”. Di conseguenza nella Bibbia, nel Nuovo Testamento si ha di continuo che il Cristo Gesù venga chiamato una volta Figlio di Dio e un’altra volta Figlio dell’uomo; in realtà quando viene usata l’una o l’altra forma si intende in effetti che le due forme possono venir usate nello stesso senso, per questo se ne parla alternativamente. Se non si sa da che cosa ciò proviene non si possono davvero comprendere i Vangeli. Oggi in realtà essi vengono capiti male proprio da coloro che vi si riconoscono.

 

Così avete sentito che cosa in effetti è venuto nel mondo attraverso il Cristo Gesù. Se oggi mi occupo soprattutto di cose esteriori, devo aggiungere che dappertutto vi furono tali grandi differenze fra gli uomini. Basti pensare all’antica India. Come per gli animali si distinguono le specie, si distinguevano i bramini, i guerrieri, i contadini e gli operai. Gli Egizi avevano tutto un esercito di schiavi. Le caste non erano altrettanto rigidamente delimitate, ma in certo senso pure esistevano. Anche in Grecia e a Roma vi era una differenza fra i nati liberi e gli schiavi. Nel corso dell’epoca moderna queste differenze esteriori sono state spazzate via, perché è stata spazzata via la differenza fra figli degli dèi e figli dell’uomo. Dunque, anche su tutta la vita sociale dell’umanità è stato esercitato un enorme influsso a seguito di ciò che avvenne in Palestina col Cristo Gesù.

 

Per tutto ci si può ora chiedere se davvero si sia in grado di riscontrare da dove in effetti proviene lo spirito che penetra negli uomini dal di fuori della terra. Oggi è difficilissimo parlare di queste cose, perché in effetti tutto viene visto materialisticamente. Prendiamo l’esempio del linguaggio. Sappiamo che vengono parlate diverse lingue in diverse regioni, in diversi paesi della terra; pure le lingue hanno tutte una misteriosa somiglianza. Non sempre le somiglianze sono evidenti come fra il tedesco, l’inglese o l’olandese, pure è vero che esse hanno una certa somiglianza, sebbene siano diverse. Ad esempio si può scoprire che la lingua parlata in India, anche se non la si capisce, nelle radici delle singole parole è simile al tedesco, sempre che si approfondisca il problema.

 

Che cosa dice la gente, volendo oggi spiegare il perché? Il linguaggio è sorto in un punto della terra (perché tutto deve derivare dalla terra); poi i popoli sono migrati, le lingue si sono in qualche modo adattate, cambiando qualcosa. Tutto però deriva da un unico linguaggio.

 

È la più grande superstizione sorta nell’epoca moderna.

 

Ebbene, signori miei, è una superstizione scientifica, come potrebbe essere la seguente. Immaginiamo che un uomo viva in India e abbia caldo quando brilla il sole, e abbia quindi l’opinione che l’uomo possa scaldarsi. Più tardi gli uomini scoprono in Europa che d’estate anch’essi sentono il caldo. Ora però non usano l’intelletto, ma i sensi e dicono: che ci si riscaldi non lo si può spiegare nel presente, però nell’antica India gli uomini sentivano il caldo; sono poi migrati in Europa e vi hanno trapiantato la caratteristica di sentire il caldo. Chi lo dicesse sarebbe di certo matto. I dotti linguisti dicono però la stessa cosa! Non dicono che se una lingua in Europa è simile a un’altra in India è perché in India aveva agito dal di fuori sulla terra lo stesso influsso che in Europa, ma dicono che il linguaggio è migrato. Se in due regioni qualcuno sente il caldo non si dice che egli abbia la proprietà di sentire il caldo grazie alla migrazione, ma si guarda al sole comune che riscalda sia in India, sia in Europa. Se dunque si trova che in luoghi lontani vi sono lingue simili fra loro, ciò non dipende quindi dal linguaggio che è migrato, ma piuttosto dal fatto che un comune influsso esterno alla terra agisce sui popoli delle più diverse regioni della terra, proprio come fa il sole su tutta la terra.

 

Ma poiché gli uomini non vogliono affatto ammettere che abbia luogo un influsso dal di fuori della terra nell’elemento spirituale, inventano le cose più diverse di cui non ci si accorge che sono pazze, perché gli autori sono così dotti. Se gli uomini non temessero di essere considerati pazzi, negherebbero ovunque che il sole scalda e direbbero: ai primordi è sorta una volta la caratteristica di potersi riscaldare, e poi questo fatto si è trasferito su tutta la terra. Negherebbero l’influenza solare, se ciò non fosse una pazzia! Tale aspetto va considerato, se si vuol comprendere la formazione del cristianesimo.

 

Per ulteriori risposte oggi è troppo tardi; ne possiamo parlare sabato prossimo.