I° gruppo della meditazione (Ia parte)

Rudolf Steiner e la Fondazione dei Nuovi Misteri


 

La saggezza dei Rosacroce (I gruppo, I parte)

che, secondo le sue origini, deriva ancora dalla sfera del Padre,

dovette, dopo il Mistero del Golgota, venire rinnovata mediante la compenetrazione con l’impulso-Cristo.

• Ciò avvenne (e fu nello stesso tempo l’inizio della corrente rosicruciana nel mondo)

attraverso l’iniziazione di Christian Rosenkreutz a metà del XIII secolo,

come Rudolf Steiner lo descrisse esaurientemente nella conferenza del 27 settembre 1911 a Neuchatel.

 

Allora l’iniziazione di Christian Rosenkreutz si svolse così che

dodici eminenti individualità si riunirono in una sede di misteri d’Europa,

• delle quali sette portavano in sè la sapienza dell’antica Atlantide,

• altre quattro la sapienza delle quattro culture postatlantiche trascorse,

• e l’ultima il sapere più intellettuale dei tempi più recenti.

Undici incarnavano dunque tutta la sapienza precristiana dell’umanità,

l’ultimo invece le nuove conoscenze scientifiche.

 

Siccome però, come Rudolf Steiner rileva in particolare, l’intera umanità attraversava allora un’epoca di transizione, durante la quale perfino per gli iniziati era chiuso l’accesso al mondo dello spirito, ciascuno degli appartenenti al collegio dei dodici attingeva le sue conoscenze dal ricordo (1,5) di sue vite terrene trascorse, quando i mondi superiori erano stati ancora accessibili per lui.

Così la completa sapienza dell’evoluzione del mondo venne conferita al tredicesimo,

che l’accolse fino nel suo corpo fisico e perciò venne condotto all’esperienza di Paolo davanti a Damasco.

 

Questo incontro diretto con il Cristo lo abilitò ora

a trasformare la sapienza ricevuta nello spirito dell’impulso-Cristo,

così come questo opera nella sfera spirituale della Terra dal tempo del Mistero del Golgota.

• Poscia il tredicesimo ritornò ai dodici questa antichissima sapienza dell’umanità, trasformata dalle forze del Cristo.

 

Fu questo l’inizio occulto della corrente dei Rosacroce,

alla cui base sta la rivelazione del Cristo dalla sfera cosmica del Padre,

che noi abbiamo ancora da considerare nella sua forma rinnovata

nella prima parte della meditazione della pietra fondamentale.

 

L’ulteriore sviluppo della Rosacroce ebbe luogo così che Christian Rosencreutz si reincarnò nel XIV secolo,

e, dopoché si fu ripetuta in lui l’esperienza di Paolo, questa volta proprio a Damasco,

e dopo aver visitato, nel corso di sette anni, tutti i centri occulti di quel tempo,

fondò la vera e propria corrente dei Rosacroce, come via occidentale di iniziazione cristiana in Europa.

 

Pose allora anche la base per quella via spirituale medievale che conosciamo come Alchimia

e che Rudolf Steiner descrive esaurientemente nella conferenza del 28 settembre 1911 a Neuchatel.

 

Questa via consisteva di tre gradini:

• in primo luogo l’alchimista considerava il processo di salificazione.

L’immergersi in esso lo aiutava a superare a poco a poco le passioni inferiori del suo corpo astrale,

in quanto dirigeva tutte le sue forze animiche verso idee superiori e spirituali,

e ciò lo conduceva infine, dopo lungo esercitarsi, a sperimentare pensieri cosmici, i pensieri degli dèi.

▸ «Io adoro i pensieri degli dèi, i pensieri delle entità divino-spirituali che stanno dietro alla maja della natura»8,

così parlava a se stesso il Rosacroce sul primo gradino.

 

Sul secondo gradino egli dirigeva la sua attenzione particolarmente verso il processo di soluzione,

che i Rosacroce chiamavano il processo dell’argento vivo o del mercurio.

Approfondendo tale processo, che serviva a purificare il suo corpo eterico,

diventava capace di passare per i gradi sempre più elevati dell’amore.

Sul secondo gradino egli diceva a se stesso:

▸ «L’amore di Dio ha operato là fuori per millenni, come l’amore opera nella mia interiorità».

 

•  Sul terzo gradino, coronamento della via di iniziazione,

il Rosacroce medievale doveva sperimentare il processo di combustione, o processo di solforizzazione,

che lo colmava di senso di sacrificio di fronte alle potenze superiori e lo abilitava a purificare il suo corpo fisico,

a trasformarlo nel corpo del futuro, a lavorare al corpo di risurrezione.

Questa mutazione del proprio corpo fisico mediante le più elevate forze di sacrificio,

si può chiamarla l’opera alla «pietra del saggio»,

che era il modello e la mèta della aspirazione di ogni vero Rosacroce medievale.

 

In connessione a ciò Rudolf Steiner disse:

▸ «Ecco perchè gli alchimisti hanno sempre affermato che il corpo umano consiste in verità

delle stesse sostanze di cui è fatta la pietra del saggio, tutta trasparente e chiara come cristallo».9

 

Così questi tre gradini conducevano a poco a poco il discepolo spirituale del medio evo

a compiere nella sua interiorità, in maniera microcosmica,

i grandi processi macrocosmici che rappresentano nel cosmo i pensieri, l’amore e il senso di sacrificio degli dèi.

 

Non è difficile riconoscere questa stessa via, nella sua forma rinnovata, nella meditazione della pietra fondamentale, la quale però all’opposto della via di iniziazione dell’alchimista medievale, ha luogo in maniera puramente interiore e meditativa, senza l’osservazione di esperimenti esterni. Così

 

• la IIIª parte della meditazione ci conduce a sperimentare i pensieri cosmici degli dèi,

affinchè essi rivivano nei pensieri dell’uomo:

▸ «e veramente tu penserai / nelle umane profondità dello spirito» (III,12-13).

Ma nello stesso tempo ci possiamo avvicinare, mediante questa parte nella sua biarticolazione (I e II capoverso)

al primo gradino della conoscenza del nesso tra microcosmo e macrocosmo.

 

• La IIª parte ci conduce verso l’amore cosmico degli dèi,

che per il singolo uomo è dapprima sperimentabile attraverso la spiritualizzazione dell’amore umano:

«e veramente, tu sentirai nell’attività dell’anima umana» (II,12-13).

Qui il rapporto vicendevole tra microcosmo e macrocosmo è già diventato più profondo.

 

• Nella parte della meditazione veniamo finalmente condotti ad abbandonarci sacrificalmente ai sommi dèi.

 

Il principio del servizio sacrificale che qui, nel cosmico memorare (1,5), ascende fino al sacrificio primordiale dei Troni sull’antico Saturno, i quali effusero la sostanza del calore o del fuoco, che il Rosacroce medievale osservava nel processo sulfureo di combustione, sacrificio che servì di base al corpo fisico umano («Dalla divinità si sustanzia l’umanità» 1,20), questo principio del sacrificio ci si presenta qui direttamente e dovrebbe trovare la sua risposta, sull’altare del mondo, nel nostro servizio individuale, nella nostra devozione sacrificale. Ma questa offerta ci avvicina al processo puramente interiore (in corrispondenza del tempo) della trasformazione del nostro corpo fisico nella «pietra del saggio».

Come è spiegato nella VI conferenza del ciclo «Da Gesù a Cristo» questa è un’immagine del fantòma del corpo fisico umano, che venne redento per tutta l’umanità dal Cristo durante il Mistero del Golgota.

 

Così la prima parte della meditazione della pietra fondamentale contiene

• tanto il più segreto ideale dall’aspirazione dei Rosacroce,

• quanto la mèta propria della loro via iniziatica,

come si presenta per es. nel libro «Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz»

dove la vera mèta e il culmine di tutta la via di iniziazione

è la trasformazione del corpo fisico umano nel nuovo corpo di risurrezione,

attraverso l’accoglimento dell’impulso- Cristo.

 

• Se ora ci rendiamo conto che questo corpo di risurrezione o fantòma, secondo la sua essenza e la sua sostanza,

è il risultato dell’opera di tutte le gerarchie superiori,

a partire dalla nostra epoca terrestre fino ad arrivare, a ritroso, all’inizio dell’antico Saturno,

quando i sommi spiriti della prima gerarchia (I,16), per formare il germe del corpo fisico umano,

dovettero creare un intero cosmo «dall’oceanica entità dello spirito» (I, 4),

• se ci portiamo a coscienza tutto questo, cominciamo allora

a comprendere le parole della meditazione della pietra fondamentale

che proprio in questa parte parlano dell’operare dello Spirito Padre delle sommità,

il quale attraverso la prima gerarchia generò l’essere spaziale (I, 3) di Saturno,

come base per il divenire dell’umanità, nelle cosmiche profondità (I,14-15).

 

«Dalla divinità si sustanzia l’umanità» (ex deo nascimur) (I, 20) –

questo detto rosicruciano accenna a quell’antico stato del nostro cosmo,

quando venne creato il germe primordiale del fantòma del corpo fisico umano,

che allora apparteneva all’umanità nel suo complesso come un grande Proto-Adamo,

e che nei tempi seguenti si sarebbe ulteriormente sviluppato durante gli eoni del Sole, della Luna e della Terra.

Infatti la creazione del fantòma del corpo fisico risale all’azione delle forze del Padre sull’antico Saturno.

 

La redenzione di questo corpo, grazie al Cristo Gesù durante il Mistero del Golgota, portò ad ogni uomo la possibilità – partendo dal suo essere compenetrato dall’Io-Cristo – di lavorare sui suoi involucri, fino giù sul corpo fisico, e in corrispondenza al sommo ideale e alla mèta propria dei Rosacroce, di trasformarlo a poco a poco nel nuovo corpo di risurrezione.

Anche Rudolf Grosse nell’ultimo capitolo del suo libro sul Convegno di Natale, accenna al fatto che la I parte della meditazione della pietra fondamentale contiene in maniera occulta la via che conduce, attraverso il costante lavoro dell’io sulla serie discendente dei suoi involucri, fino alla completa trasformazione del corpo fisico.

 

In particolare egli indica il rapporto tra i due versi della I parte della meditazione:

«e veramente tu vivrai / nell’umano essere universale» (1,12-13)

e la salvazione del fantòma del corpo fisico durante il Mistero del Golgota.

 

Allora venne aperta dall’azione del Cristo Gesù ad ogni uomo

la possibilità di vivere veramente con il proprio io nel suo corpo fisico,

in quel corpo che può d’allora in poi venir salvato, per opera dell’io,

dal regno della morte, in cui venne sospinto dalla tentazione luciferica,

purché l’io stesso si congiunga con l’impulso-Cristo.

 

Infatti questo fantòma, di cui i Troni posero il germe sull’antico Saturno,

su cui nei tempi successivi lavorarono gli Spiriti della saggezza sull’antico Sole,

gli Spiriti del movimento sull’antica Luna, e gli Spiriti della forma sulla Terra;

questa creazione comune delle somme gerarchie, nella quale, fino al Mistero del Golgota,

l’io umano non potè più vivere a causa delle forze di morte provocate da Lucifero,

questo fantòma venne ristabilito dal Cristo in tutto il suo essere originario,

poiché egli è il vero, incorruttibile corpo umano, del quale può accogliere un germe ogni uomo

che abbia compenetrato il suo io con la forza che conduce alla risurrezione.

 

Così questa conoscenza del vero corpo umano, che è un’immagine dell’attività creativa delle somme gerarchie,

dal cui grembo – «nell’umano essere universale» (1,13) – egli è stato generato, ci conduce anche alla conoscenza

del rapporto tra le forze microcosmiche e quelle macrocosmiche dell’evoluzione dell’umanità:

• dell’origine dell’umanità dalle forze cosmiche del Padre,

• del suo decadimento da esse per la tentazione luciferica,

• e della sua riunificazione con quelle, grazie all’azione sacrificale del Cristo sul Golgota.

 

Per suo mezzo venne conferita all’uomo individuale, attraverso la trasformazione del suo corpo fisico,

la possibilità di partecipare, poco alla volta, alla pienezza della vita cosmica (1,12-13).

 

Questa sublime condizione è la prima anticipazione sulla Terra della futura condizione di Vulcano, ossia con le parole della meditazione: «l’io singolo/ nell’io divino/ si sustanzia» (I, 9-11). Ciò corrisponde al VII e ultimo gradino della via iniziatica rosicruciana, che Rudolf Steiner chiama «Beatitudine in Dio» e caratterizza con le stesse parole come la futura condizione di Vulcano, nella quale l’uomo vivrà in un corpo fisico trasformato in uomo spirituale.

 

Così la prima parte della meditazione della pietra fondamentale

ci indica, nella forma rinnovata nel segno del tempo presente, la trasformazione del corpo fisico,

nella quale l’Io dell’uomo sperimenta se stesso «nell’umano essere universale»

e nel quale può «veramente vivere» una vita macrocosmica.

Questa è però la mèta definitiva dell’evoluzione del mondo e il massimo ideale iniziatico della Rosacroce medievale.

 

A quanto è stato detto dianzi c’è ancora da aggiungere che questo operare del Rosacroce alla trasformazione del corpo fisico, del corpo che si estrinseca spazialmente soprattutto nel sistema delle membra (I, 2), corrisponde, nel sistema dell’organismo sociale triarticolato, all’ambito della libera vita spirituale.10

Ecco perchè Rudolf Steiner volle rinnovare nel segno del rosicrucianesimo quasi tutti i settori della vita spirituale moderna, e lo fece nell’unificare e continuare a sviluppare armonicamente le tre principali sfere dell’attività umana: scienza, arte e religione.11

 

 


 

Note:

8 – O.O.130, 28/9/1911, EAM 1988 pagg. 22-23.

9 – O.O. 131,10/10/1911, EAM 1972 pag. 149.

10 – A questa relazione della triarticolazione dell’organismo sociale con la triarti- colazione dell’organismo umano, alluse Rudolf Steiner nella conferenza del 24/6/1920 (O.O.197). C’è inoltre da rimarcare che nella presente considerazione, nel confrontare la meditazione della pietra fondamentale con la triarticolazione dell’organismo sociale, partiamo dai primi capoversi delle parti I,II,III. Si può tuttavia condurre un analogo confronto anche partendo dai secondi capoversi. Allora l’indicazione in essi contenuta alle sfere del Padre, del Figlio e dello Spirito, in collegamento con i tre motti rosicruciani, conduce ad altri nessi (vedi la conferenza del 25/12/1918, O.O.187).

11 – In relazione alla realizzazione del grande ideale del rosicrucianesimo più veritiero, di una reale sintesi di scienza, arte e religione, si deve osservare che anche la meditazione della pietra fondamentale nel suo insieme indica una via verso questa sintesi. In essa queste tre importantissime sfere di attività umana raggiungono la loro massima sintesi, dapprima mediante il processo di spiritualizzazione interiore, poi, nella IV parte, mediante l’impuIso-Cristo, impulso base dell’evoluzione della Terra. Così

• nella III parte abbiamo a che fare con una scienza che diviene scienza dello spirito,

la quale parla all’uomo della grande sapienza cosmica.

• Nella II parte viene animata l’arte

la quale poi, nella partecipazione all’esperienza della bellezza divina nel mondo,

diviene la risvegliatrice dell’amore verace.

• E finalmente la religione consegue nuovamente nella I parte il suo senso originario,

diventa «religione» del diretto collegamento con i mondi superiori,

dai quali l’uomo riceve poi gli impulsi per un agire realmente morale («e veramente tu vivrai…»),

riceve la spinta alla libera produzione del bene verace.

In quanto queste tre sfere fondamentali dell’agire umano: scienza, arte e religione, percorrono questo processo di spiritualizzazione interiore, trovano, grazie all’impulso-Cristo, la loro sintesi superiore nella IV parte.

Rudolf Steiner e la Fondazione dei Nuovi Misteri

• Così la scienza dello spirito raggiunge nei primi tredici versi (1-13) il suo massimo grado,

in quanto rivela all’umanità la sapienza sul Cristo (Cristo- sofia).

• I sei versi seguenti (14-19) parlano dell’arte spiritualizzata la quale, dopo aver accolto nell’operare del Cristo

il principio possente della trasformazione e spiritualizzazione della materia,

manifesta la nuova bellezza del mondo, illuminata dalla luce divina del Cristo-Sole.

• Infine negli ultimi cinque versi (20-24) abbiamo il sommo principio della religione,

che trasforma la volontà dell’uomo fino alla capacità di sacrificarsi al mondo stesso

in nome delle grandi mete del cosmo spirituale-divino,

che in esso devono realizzarsi e furono portate in Terra dal Cristo Gesù.

• Così la IV parte della meditazione della pietra fondamentale

conduce al reale risveglio della sapienza del Cristo, dell’amore del Cristo e della capacità cristica di sacrificio,

quali veri fondamenti della scienza, dell’arte e della religione rinnovate.