II° passo: Trasformare i pensieri antroposofici in immagini e immaginazioni (sentimento).

La celeste Sofia e l’essere Antroposofia


 

Sebbene lo studio dell’antroposofia sia divenuto una parte essenziale della nostra vita interiore che ci dà le risposte sui più profondi significati della vita e del nostro destino, risposte senza le quali non potremmo più vivere, tuttavia potremmo sentire che i nostri pensieri antroposofici sono ancora di tipo piuttosto astratto.

 

A questo grado l’antroposofia è paragonabile a una nuova lingua, che cerchiamo di imparare con tutte le sue difficoltà. Inizialmente dobbiamo appropriarci delle singole lettere, poi delle parole, delle regole grammaticali e così via, prima di essere in grado di leggere il testo completo che ci schiude la porta di un mondo completamente nuovo.

 

Si può dire:

nell’antroposofia impariamo una lingua le cui parole sono nascoste in tutte le cose del mondo;

è lo spirito che riposa in ogni cosa e attende di essere decifrato,

compreso e liberato tramite le conoscenze riconquistate dall’uomo.

Per raggiungere questo dobbiamo però fare un primo passo,

acquisendo l’antroposofia in forma concettuale, prima di poter procedere.

 

Affrontando il secondo passo,

dobbiamo imparare a vivere l’antroposofia interiormente in modo artistico,

e cioè dobbiamo imparare a trasformare con forza propria tutti i suoi pensieri

in immagini e immaginazioni.

 

In tal modo la scienza dello spirito diverrà per noi la massima opera d’arte, un potente dramma che avvolge l’intero universo; più grandioso ad esempio del Faust di Goethe, oppure della Divina Commedia di Dante. Questo dramma non è rappresentato solo sul palcoscenico, seguito da noi come spettatori seduti su comode poltrone; di esso noi siamo parte integrante, ne siamo persino i principali attori.

Vivendo l’antroposofia in questo modo saremo in grado di sperimentare tutta la sfera dei sentimenti, dalla gioia e dalla beatitudine al dolore e alla disperazione.

 

Quando, nel percorrere questo cammino, saremo giunti al punto in cui,

ogni qualvolta ci dedicheremo allo studio dell’antroposofia saremo in grado

di trasformare i pensieri della scienza dello spirito con la forza della nostra anima

in immagini o immaginazioni piene di vita,

immagini che veramente afferrano e trasformano tutti i nostri sentimenti e le nostre percezioni,

allora a poco a poco ci accorgeremo che si sta sviluppando in noi una facoltà completamente nuova:

la facoltà di vivere in percezioni completamente indipendenti dal nostro corpo fisico.

 

Generalmente le persone sono convinte che il pensare in confronto al sentire sia particolarmente difficoltoso, ad esempio se si cerca di elaborare la Scienza della logica di Hegel oppure gli scritti sulla logica di Aristotele.

Si è dell’avviso che il sentire sia facile come il respirare.

Questo è vero, ma solo se limitiamo le nostre osservazioni ai sentimenti ben noti della nostra vita ordinaria, che vengono provocati quasi esclusivamente da percezioni esteriori o da desideri interiori egoistici. È ovvio che trovandoci dinanzi a un meraviglioso paesaggio non possiamo fare altro che percepire la sua bellezza; e se non possiamo sopportare qualcuno, in noi si manifesta l’antipatia ogni qualvolta riaffiora soltanto il ricordo di tale persona. Se invece tentiamo di suscitare un intenso, profondo sentimento nella nostra anima, senza aver ricevuto stimoli o impulsi esteriori o interiori, ne sentiremo immediatamente la singolare difficoltà.

In realtà dunque, il nostro sentimento è molto debole,

se non è sostenuto dai nostri desideri o dalle percezioni dei sensi.

 

Nel medio evo era ancora diverso. Un monaco nella sua cella era capace di avere delle potenti percezioni ponendo lo sguardo su qualcosa di apparentemente del tutto insignificante come ad esempio un piccolo sasso o una pianta. Nell’osservazione egli poteva sperimentare in sé, attraverso la sua forza animica, l’intera maestà divina e la gloria della creazione. Più tardi, nel XIV secolo, per Dante fu ancora possibile scrivere una poesia che parlava di una meravigliosa signora, in modo così intimo e appassionato come si trattasse della sua amante, mentre in realtà si trattava della signora ‘Filosofia’.11 Questa forza del sentimento è diminuita da tempo. Se oggi cerchiamo di sviluppare la medesima intensità di sentimento per la filosofia di Hegel o Leibnitz, come per quello che proviamo per un’amante, scopriremo subito quanto debole sia in realtà il nostro sentire. Possiamo allora chiederci quanti uomini sanno ancora che cosa è il vero amore spirituale, l’amore totalmente libero da qualsiasi sensorialità.

 

In generale si può dire che l’uomo odierno non è pienamente cosciente dei suoi sentimenti. Vive nella sfera dei sentimenti pressoché come nei suoi sogni, i quali nella maggior parte dei casi rispecchiano soltanto circostanze esteriori o soggettività animiche.

 

• Se cerchiamo di trasformare in noi i pensieri antroposofici in immagini o immaginazioni viventi,

a poco a poco iniziamo a destarci nei nostri sentimenti,

poiché queste immagini non sono soggettive e arbitrarie,

ma corrispondono agli avvenimenti e processi reali del mondo spirituale.

• In questo modo viviamo già nel mondo dell’immaginazione,

anche se non ancora in modo chiaroveggente nel vero senso della parola.

• E queste immaginazioni si presentano così reali e vive

come quelle, che più avanti percepiremo nel mondo spirituale.

 

Come il primo, anche questo secondo passo può essere realizzato soltanto attraverso uno sforzo animico libero e personale; nessuno può intervenire, in tal caso non saremmo più liberi.

Il frutto più importante di questo studio sarà il risveglio di un amore crescente, sempre più intenso e intimo verso l’antroposofia, e a poco a poco tutte le forze del nostro cuore e della nostra anima confluiranno ad essa in calda riconoscenza.

 

Questa facoltà del sentimento libero dai sensi ci dà la possibilità di utilizzarlo da ora in poi

come nuovo organo di percezione;

ciò non sarà meno oggettivo del pensare che applicavamo in precedenza.

 

Goethe descrive questa nuova facoltà come un’arte che permette di indagare e scoprire le più profonde leggi e forze della natura, con precisione scientifica.12 La sua teoria dei colori e la metamorfosi delle piante sono soltanto gli inizi di questo nuovo metodo di avvicinarsi ai fenomeni della natura, un metodo che da allora è stato portato avanti tramite Rudolf Steiner con il goetheanismo. Novalis è stato il primo a comprendere pienamente Goethe in questo ambito, ed è stato colui che definì «idealismo magico» questa capacità di utilizzare il sentire, nel suo ulteriore sviluppo, come organo di percezione.

 

Questo nuovo organo, sviluppato coscientemente, ci potrà anche aiutare a penetrare nei motivi spirituali che stanno alla base degli attuali e sconvolgenti avvenimenti e processi. Questi avvenimenti si riveleranno progressivamente come manifestazioni di una realtà spirituale, conducendoci alla comprensione delle forze occulte che oggi agiscono nel mondo. Si tratta di un nuovo approccio alla storia, denominato da Rudolf Steiner «osservazione sintomatologica».13 Essa ci metterà in grado di affrontare uno dei maggiori problemi del nostro tempo, vale a dire di distinguere il bene dal male nella nostra attuale civiltà. In realtà questo non è così facile come lo era in tempi precedenti, ad esempio nel medioevo. Oggi molte cose appaiono all’insegna del bene e sembrano positive, ma in verità spesso sono del tutto negative e viceversa, come dimostrano poi in seguito gli eventi.

 

Se prendiamo in esame più attentamente questo fatto notiamo che in questo ambito è particolarmente necessaria e urgente una reale capacità di discernimento. Altrimenti un sempre maggior numero di esseri umani subirà abusi spirituali e verrà usato, senza esserne consapevole, per scopi malvagi, come già succede spesso oggi.

 

Se però abbiamo fatto il secondo passo nello sviluppo descritto, il sentire si trasformerà in un nuovo e preciso strumento di percezione per le realtà dell’essere più profonde e spesso nascoste. Allora prima o poi apparirà dinanzi a noi, nel suo globale significato spirituale, l’immaginazione centrale del nostro tempo, l’immaginazione dello Spirito del tempo Michele che lotta contro il drago. Impareremo a percepire sempre di nuovo questa potente immaginazione nei suoi più diversi aspetti, dietro ai più svariati eventi del presente, creandoci in tal modo la base conoscitiva per diventare veri servitori di Michele sulla terra. Impareremo ad aiutarlo nella lotta contro le azioni delle potenze del drago, arimaniche, nell’evoluzione umana, nel senso in cui oggi ne parla l’antroposofia.

 

Così a questo secondo grado dello studio, i pensieri dell’antroposofia non afferrano soltanto il nostro pensare,

ma anche il nostro sentire che abbiamo reso oggettivo.

In ultima analisi impariamo a ‘pensare’ con il cuore,

quando i pensieri spirituali del capo si trasformeranno in immaginazioni viventi,

nate dal puro entusiasmo del sentire umano per le verità spirituali, sì, per Michele stesso.

 

Questa disposizione interiore è descritta da Rudolf Steiner come un accogliere l’essere ‘Michele’ direttamente nei cuori e nelle anime umane. Rudolf Steiner disse:

▸ «Egli [Michele] libera i pensieri dall’ambito del capo; libera ai pensieri il cammino verso il cuore; sprigiona l’entusiasmo dal sentimento, cosicché l’uomo possa vivere con la dedizione dell’anima tutto quanto si rivela nella luce dei pensieri. L’epoca di Michele è iniziata. I cuori iniziano ad avere pensieri; l’entusiasmo non scaturisce più soltanto dall’oscurità mistica, bensì dalla chiarezza dell’anima sostenuta dai pensieri. Comprendere questo significa accogliere Michele nel proprio cuore. I pensieri che oggi aspirano ad accogliere lo spirituale devono provenire da cuori che battono per Michele, quale fiammeggiante sovrano dei pensieri cosmici».14 [1]

 


 

Note:

11 – Vedi in merito conf. del 3.2.1913: ‘L’essere antroposofia’, pubblicata in: Schicksalszeichnen auf dem Entwicklungswege der anthroposophischen Gesel- Ischaft, Dornach 1943.

12 – Egli scrive per esempio: «Il bello è una manifestazione di occulte leggi naturali, le quali senza tale apparizione sarebbero rimaste nascoste in eterno» (O.O. le).

13 – 0.0. 185

14 – 0.0. 26, Cap. ‘All’inizio dell’epoca di Michele’  (1)

       (1) – Nella conferenza del 29.3.1910 (O.0.119) Rudolf Steiner rileva che la facoltà di «poter pensare con il cuore, con il sentimento» è un’importante premessa per conseguire il grado immaginativo delle conoscenze superiori.