Il Fantoma e il Corpo di Resurrezione

Il Mistero della resurrezione


 

A questo punto va messa in rilievo la differenza tra ciò che Rudolf Steiner nel ciclo Da Gesù a Cristo definisce Fantoma e il corpo di resurrezione che qui va inteso nel senso della meditazione della Pietra di Fondazione.

 

• Del Fantoma nel ciclo menzionato Rudolf Steiner dice in generale che esso è

il ripristino della forma spirituale originaria del corpo fisico, corrotta dal peccato originale.

 

Questa forma soprasensibile nacque ancora sull’antico Saturno mediante il sacrificio dei Troni e dopodiché continuò ad essere sviluppata dalle diverse Gerarchie negli eoni dell’antico Sole, dell’antica Luna e dall’inizio della Terra.

Ne consegue che l’uomo, con il ripristino del Fantoma venne collegato a nuovo con l’origine cosmica della sua evoluzione fino all’antico Saturno e perciò anche con la primissima origine del suo Io.

Infatti, è possibile riconoscere il vero rapporto dell’Io con il corpo fisico e con ciò l’enigma della coscienza dell’Io, soltanto se ripercorriamo l’evoluzione del mondo fino all’antico Saturno.

Infatti, «chi vuole conoscere l’Io nel suo mondo, deve essere in grado di immaginarsi un mondo come lo era quello dell’antico Saturno» (O.O. 132, 31.10.1911 ).

In questo modo si estende la realtà della resurrezione fino all’antico Saturno, o fino a ciò che nell’Apocalisse viene nominato l’Alfa dell’evoluzione del mondo.

 

Alla resurrezione si aggiunge tuttavia ancora l’aspetto del futuro che si estenderà fino allo stato avvenire di Vulcano attraverso i gradi evolutivi di Giove e Venere, e viene definito l’Omega dell’evoluzione del mondo.

I due aspetti messi insieme danno il vero significato della parola «Io Sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine» (Ap 1,8).

 

Ciò significa che il Mistero del Golgota,

quale risplendere del più alto principio dell’«Io Sono» nell’evoluzione della Terra,

comprende l’intera evoluzione del mondo, dall’antico Saturno (Alfa), al futuro Vulcano (Omega).

 

Riguardo tale parola Rudolf Steiner più tardi, in una conferenza già dopo il Convegno di Natale dice:

► «Con l’Io Sono l’Alfa e l’Omega’ dell’Apocalisse di Giovanni

abbiamo definito ciò che l’uomo sarà alla fine del periodo di Vulcano.

Alla fine dell’evoluzione di Vulcano anche l’uomo potrà dire: Io sono l’Alfa e l’Omega.»

 

Però al centro di questa evoluzione cosmica si trova il Mistero del Golgota.

E in questo senso Rudolf Steiner continua:

► «Guardiamo al Mistero del Golgota

da ciò che ci siamo immaginati quale principio, centro e fine dell’evoluzione dell’umanità.

Quell’entità incarnata in Gesù nel Mistero del Golgota

all’incirca a metà del periodo cosmico [tra Saturno e Vulcano] dell’evoluzione umana,

si trova nell’evoluzione cosmica al punto in cui l’uomo si troverà alla fine dell’evoluzione di Vulcano.

Qui abbiamo l’entità, quale Dio, che sarà l’uomo, quale uomo, alla fine dell’evoluzione di Vulcano»

(O.O. 346, 7.9.1924).

 

Con ciò Rudolf Steiner non si riferisce soltanto al Fantoma, il cui essere risale all’antico Saturno, ma si riferisce soprattutto al corpo di resurrezione, che rappresenta la futura condizione di Vulcano. Qui non si tratta dell’eone di Vulcano come tale, ma si tratta soprattutto della sua «fine», vale a dire del passaggio agli ulteriori gradi dell’evoluzione che oggi si sottraggono ancora a qualsiasi caratterizzazione in parole del linguaggio umano, ai quali tuttavia il Cristo continuerà a guidare gli uomini.

 

Nella stessa conferenza Rudolf Steiner caratterizza la condizione stessa di Vulcano in questo modo:

► «Mentre l’uomo a poco a poco accoglie tutto ciò che è mondo e lo congiunge a tutto il suo essere fino a quando un giorno su Vulcano avrà congiunto con sé l’intera dimensione del mondo, questo intero grande universo del quale egli fa parte, allora sarà colui che egli era all’inizio dell’evoluzione di Saturno e tutto il mondo. Egli diverrà il suo Alfa e Omega, l’uomo, e in lui congiunto tutto ciò che è mondo» (corsivo di Rudolf Steiner).

 

E poi Rudolf Steiner aggiunge, che nella condizione di Vulcano

«l’uomo racchiuderà in sé tutto il mondo divino» (ibidem).

 

Con ciò è espresso che su Vulcano l’uomo nel suo proprio essere,

sino entro i tre sistemi del suo corpo fisico trasformato, predisposto sull’antico Saturno,

accoglierà l’intero cosmo, ma anche e soprattutto «tutto il mondo divino»,

vale a dire il mondo di tutte le nove Gerarchie e delle forze della Santa Trinità che agiscono attraverso di esse.

 

Con ciò tocchiamo nuovamente il contenuto della meditazione della Pietra di Fondazione, in cui è portato ad espressione l’essere del corpo di resurrezione.

Qui vanno nuovamente messe in rilievo la differenza come pure la concordanza fra il Fantoma e il corpo di resurrezione (secondo il punto di vista in cui li si osserva), poiché entrambi indicano la stessa realtà, mentre

• il Fantoma indica il suo aspetto passato nell’antico Saturno

• e il corpo di resurrezione l’aspetto futuro, che si estenderà sino a Vulcano e persino oltre.

 

Anche nel ciclo Da Gesù a Cristo Rudolf Steiner indica tale aspetto futuro:

«Perché l’importante non è quel che il Cristo Gesù ha insegnato, ma quel che ha dato all’umanità.

La sua risurrezione è il nascere di una nuova parte costitutiva della natura umana,

di un corpo incorruttibile» (0.0. 131,11.10.1911).

 

Così, nel Mistero del Golgota non si trattò soltanto del ripristino del Fantoma,

bensì soprattutto della creazione o della nascita di qualcosa di completamente nuovo

che Rudolf Steiner qui definisce come un «corpo incorruttibile».

 

In tale contesto Rudolf Steiner dice del Fantoma:

«Ciò che veramente era stato destinato all’uomo dai reggenti [dalle Gerarchie] dell’[antico] Saturno, dell'[antico] Sole e dell’[antica] Luna si sollevò dalla tomba: era il puro Fantoma del corpo fisico, con tutte le caratteristiche del corpo fisico» (ibidem).

Con ciò viene indicato con chiarezza l’aspetto passato del Fantoma.

 

Nella stessa conferenza Rudolf Steiner continua:

«Ciò che allora [all’uomo, dopo il peccato originale] gli venne tolto a seguito delle influenze luciferiche, può essergli restituito in quanto tuttora esiste come corpo risorto del Cristo» (ibidem).

 

Anche da queste parole deriva: qualcosa che una volta, in tempi primordiali, esisteva in una forma pura, è venuto meno agli uomini e venne poi «restituito» loro nella sua forma e purezza originaria mediante le azioni del Cristo (O.O. 131, 10.10.1911).

 

Il collegamento del corpo di resurrezione con il più lontano futuro dell’umanità e della Terra con Vulcano invece e persino con ciò che verrà dopo, si manifesta dai seguenti risultati dell’indagine spirituale di Rudolf Steiner. Così egli descrive il passaggio da Vulcano al successivo sistema universale (cosmo) nelle seguenti parole:

«Nell’evoluzione di Vulcano tutti gli esseri che per così dire sono derivati da piccoli inizi dell’esistenza di Saturno, sono spiritualizzati nel più alto senso; tutti insieme sono divenuti non più soltanto Sole, ma super-Sole. Vulcano è più che Sole, e con ciò ha raggiunto la maturità al sacrificio, la maturità al dissolvimento di sé» (O.O. 110, 14.4.1909).

 

Rudolf Steiner descrive così il sacrificio che da Vulcano condurrà al successivo grado dell’evoluzione del mondo:

• Prima il Sole, che allora si sarà elevato al grado di super-Sole, ► «riaccoglie in sé i suoi pianeti [e] diventa Vulcano.

E ora tutto l’insieme si dissolve e dalla sfera di Vulcano si forma in seguito una sfera cava.

.. Dunque il [super-] Sole si dissolverà nell’universo, si offrirà in sacrificio, Irradierà la propria entità.

… Vale a dire: quando un Sole è giunto al punto di essersi ricongiunto con i suoi pianeti, esso diventa un circolo,

diventa esso medesimo uno zodiaco [nuovo]», e esso stesso «può generare e creare da sé un nuovo sistema solare».

Infatti, le entità che hanno formato lo zodiaco nuovo ora «sono ascese fino a compiere il grande sacrificio cosmico» (ibidem).

 

Per questa possente metamorfosi che un giorno consisterà nel capovolgimento cosmico dal punto al cerchio, alla svolta dei tempi venne posto il fondamento quale germe per il futuro. Questo avvenne per il fatto che a metà dell’eone terrestre la Parola Universale stessa venne sulla Terra («E la Parola si fece carne», Gv 1,14).

 

• Dal cerchio infinito della Sua attività creatrice universale

essa si concentrò in un punto, nel corpo del Gesù di Nazareth.

 

Nelle sue conferenze sul Quinto Vangelo Rudolf Steiner dice in merito:

► «L’entità solare macrocosmica [del Cristo] si formò secondo la figura del microcosmo umano,

si restrinse e condensò, si compresse sempre più, per divenire sempre più simile al microcosmo umano.

… L’entità del Cristo dovette sentire come la potenza e la forza divina gli sfuggiva sempre più

mentre diveniva simile al corpo di Gesù di Nazareth. Poco alla volta il Dio divenne uomo» (O.O. 148, 3.10.1913).

 

Nella stessa conferenza Rudolf Steiner dice inoltre:

► «Ma da che cosa è sorta l’esistenza terrestre del Cristo? Essa è sorta dalla profondissima

sofferenza che eccede ogni capacità umana di immaginare che cosa sia il soffrire.»

 

Riguardo le sofferenze del Cristo Gesù nel Suo cammino di passione, le indagini di Rudolf Steiner dall’ambito del Quinto Vangelo indicano in una direzione del tutto diversa da quella seguita generalmente.

Secondo questo, le più grandi sofferenze del Cristo

non consistevano in quelle dell’uomo Gesù, come ripercorribili da ogni uomo,

ma superavano ampiamente ogni dimensione dell’immaginabile.

Secondo il Quinto Vangelo, questa immensa sofferenza

era connessa soprattutto con il divenire uomo dello Spirito cosmico del Cristo.

 

Rudolf Steiner descrive questo processo

• come l’infinito «comprimersi» o «restringersi» del Suo essere divino

sino al completo divenire tutt’uno con il corpo del Gesù di Nazareth,

• mentre Egli sperimentò in modo crescente la scomparsa del suo potere divino.

 

Per una migliore comprensione si potrebbe prendere in aiuto la seguente immagine:

Ci si rappresenti il Sole, con la sua intera forza cosmica, con la quale tiene insieme tutto il sistema planetario, entrare nell’angusto spazio di un minuscolo corpo umano che si trova di fronte ad esso. E comunque questa immagine quasi inimmaginabile per la nostra facoltà immaginativa può essere per noi soltanto approssimativa.

• Infatti, nel Cristo non «si fece carne» soltanto il Sole spirituale,

bensì persino un essere che oltrepassa all’infinito l’intera sfera solare.

 

A questo processo se ne aggiunse tuttavia un altro, che per il Cristo divenne la sorgente di una sofferenza ancora immensamente più grande. Rudolf Steiner descrive questa situazione nelle seguenti parole:

«Non dobbiamo immaginarci che questo corpo, nel quale dimorava il Cristo – all’incirca un anno e mezzo dopo il battesimo nel Giordano – fosse come un altro corpo: era invece fatto in modo che un’anima umana comunque lo avrebbe sentito immediatamente decomporsi, poiché solo la possente entità macrocosmica del Cristo riusciva a tenerlo unito. Era un continuo lento morire per la durata di tre anni. E quando si verificò il Mistero del Golgota questo corpo era arrivato al limite della disintegrazione» (0.0. 130, 9.1.1912).

 

Così, dal contenuto del Quinto Vangelo emerge che

il Cristo nel Getsemani non lottava con la paura per il destino preso liberamente su di sé e nemmeno con la paura della morte, che proverebbe ogni uomo prima di una morte da martire, ma Egli lottava con la morte stessa, vale a dire con le potenze arimaniche nel suo corpo, che volevano trascinarlo anticipatamente nel mondo spirituale ancor prima che Egli avesse compiuto il suo compito nell’umanità, il ripristino del Fantoma per tutti gli uomini.

Infatti, le forze del Fantoma ripristinato, nel periodo della passione avevano abbandonato quasi del tutto la materia del corpo. E ora il Cristo stesso, con le proprie forze doveva tenere insieme questa materia del Suo corpo non più sostenuta dal Fantoma.

 

Non solo sulla croce, ma piuttosto nella crocifissione del cadavere del suo corpo fisico che si stava disintegrando, Egli dovette portare le sofferenze di ciò con dolori inimmaginabili e sino all’ultima parola sulla croce: «Tutto è compiuto» (Gv 19,30).

In merito Emil Bock comunica:

• «La sofferenza necessaria per completare la Sua missione richiede dagli involucri terreni [del Gesù] un tale sforzo che vi è un grave rischio che la morte avvenga prematuramente: Arimane è in agguato e vuole sfruttare questo istante. Luca, il medico, descrive in modo preciso ciò che sta accadendo. È soltanto colpa delle traduzioni diffuse che ciononostante la scena fu fraintesa nell’errata umanizzazione. Dove nella Bibbia di Lutero sta scritto: ‘E lottando con la morte, pregò con maggior fervore’ (22,44), il testo letterale è questo: ‘Ed entrando in agonia.’ In senso clinico subentra dunque già la lotta con la morte. Quando Luca aggiunge: ‘Il suo sudore si manifestava in gocce di sangue che cadevano sulla Terra’, non fa che precisare i sintomi dell’agonia»

(E. Bock, I tre anni, cap. «Venerdì Santo», Ed. Arcobaleno, Oriago (VE) 1993.)

 

• Non l’umanizzazione delle vere sofferenze del Cristo Gesù nel suo cammino di passione, bensì la loro dimensione veramente sovrumana vorrebbero renderci comprensibili il Quinto Vangelo e le indagini di Rudolf Steiner.

Infatti,

soltanto perché il Cristo percorse questo inimmaginabile cammino di sofferenza sino alla fine, al ripristino del Fantoma sulla croce potè seguire anche la resurrezione, nella quale esso fu compenetrato dalle forze del corpo di resurrezione.

Soltanto da questa sofferenza sovrumana del Cristo,

dopodiché è nato non solo un amore umano, bensì l’amore cosmico,

quale Impulso-Cristo agente sulla Terra sino alla fine di tutti i tempi.

 

«Da queste sofferenze è nato l’onnioperante amore cosmico» (O.O.148, 3.10.1913),

• il quale poi il giorno della Pentecoste fecondò le anime degli apostoli.

Da allora essi sapevano:

► «La morte di Gesù di Nazareth era la nascita dell’onnioperante amore cosmico entro le sfera terrestre»

(ibidem 2.10.1913).

 

• Così, sulla collina del Golgota,

dalla sofferenza sovrumana del Cristo è nato l’amore cosmico,

che quale perenne evento pentecostale afferrerà sempre più uomini

per rendere loro comprensibili i Misteri alla svolta dei tempi.

• E così, infinitamente profonda come fu la sofferenza del Cristo

nel Suo Cammino macrocosmico dalla periferia al punto,

così infinitamente grandi un giorno saranno la gioia e il giubilo dell’umanità,

quando alla fine del periodo di Vulcano compierà la metamorfosi rovesciata,

dal punto al nuovo cerchio universale.

 

Che questa metamorfosi alla fine di Vulcano sia possibile, è dovuto all’azione del Cristo sul Golgota.

Infatti, soltanto se gli uomini, iniziando dalla Terra e nei successivi eoni di Giove e di Venere,

stabiliscono il cosciente rapporto con il sacrificio del Cristo e la sua conseguenza, il corpo di resurrezione,

su Vulcano saranno in grado di ascendere loro stessi alla descritta «grande offerta di sacrificio cosmico».

Questo sarà per loro il più alto grado di evoluzione e della forza creatrice,

che nascerà dall’«amore cosmico», quale nuova creazione,

emersa alla svolta dei tempi dalla più profonda «impotenza del Dio divenuto uomo»  (ibidem).

 

L’Ascensione del Cristo sta dinanzi a noi come un’anticipazione profetica

di ciò che poi avverrà alla fine del periodo di Vulcano.

Dopo avere Egli attraversato nel Mistero del Golgota il punto zero universale

e dopodiché congiunto la forza cosmica della resurrezione con l’intera evoluzione della Terra, « fu assunto in cielo »

(ciò che questo significa nel senso scientifico-spirituale verrà chiarito di seguito in questo capitolo)

« e si assise alla destra di Dio » (Me 16,19).

 

Con ciò viene indicato il «cerchio» più grande, che avvolge l’intero cosmo

e nel contempo è la sorgente di tutte le forze creatrici nell’universo.

 

«Ciò infatti che fa lui [il Padre], lo fa ugualmente il Figlio» (Gv 5,19).