Il mistero pentecostale – Il trapasso dall’antica alla nuova iniziazione

Il corso dell’anno come via di iniziazione – Pasqua, Ascensione, Pentecoste.


 

Come abbiamo già ricordato, il Quinto vangelo ci dice che gli apostoli e i discepoli accolsero sia gli insegnamenti del Risorto durante i quaranta giorni, sia l’evento dell’ascensione, in uno stato di coscienza immaginativa ancora attenuato, quasi sognante.1 Ciò significa che i grandiosi segreti dei mondi spirituali, nelle loro anime non erano ancora pervenuti alla chiara coscienza di veglia. Essi avevano potuto sperimentare il Cristo quale portatore della pienezza delle forze macrocosmiche nella sfera terrestre e tuttavia queste stesse forze non erano ancora penetrate in loro, ma erano rimaste, anche al momento dell’Ascensione, al di fuori di loro, in modo tale che lo stesso evento dell’Ascensione potè da loro essere contemplato solo in modo spirituale esteriore.2

Essi si trovavano infatti al grado in cui avevano sì conquistato la conoscenza del nuovo rapporto fra micro e macrocosmo ma non erano stati fecondati da quest’ultimo, non si erano fusi con esso. Ecco perché, nel vangelo di Giovanni, il Cristo dopo la resurrezione dice a Maria Maddalena: «Non toccarmi, poiché non sono ancora salito al paterno fondamento dell’universo.»3

 

Dopo la resurrezione dai morti e nell’episodio dell’Ascensione,

il Cristo si trova ancora fuori dal mondo degli uomini;

egli non ha ancora gratificato la loro coscienza individuale

con le forze che aveva immesse nell’esistenza terrestre in virtù del Golgota.

 

• Perché questo si realizzasse

occorreva aggiungere alla festa dell’Ascensione quella della Pentecoste,

la festa dell’effusione dello Spirito Santo sugli apostoli.

 

• Solo perché fecondati dallo spirito macrocosmico dell’amore,

gli apostoli poterono destarsi nella coscienza individuale a ciò che in loro ancora riposava,

posto nel profondo delle loro anime dai giorni vissuti accanto al Cristo Gesù,

durante la predicazione, la passione e dopo la resurrezione, fino all’Ascensione.

 

Nelle conferenze dedicate al Quinto vangelo, Rudolf Steiner descrive questo ‘risveglio’ degli apostoli alla Pentecoste:

▸ « Essi sperimentarono questo risveglio in modo particolare; sentirono effettivamente che qualcosa scendeva a loro dall’Universo, qualcosa che poteva qualificarsi solo come la sostanza dell’amore omnioperante.

Gli apostoli si sentirono come fecondati dall’alto da questa sostanza d’amore e come risvegliati dalla condizione di sogno che abbiamo descritta. Pareva loro come se fossero stati destati dalla forza primigenia dell’amore che permea e riscalda l’universo, e si sentivano come se questa forza originaria d’amore si fosse calata nell’anima di ciascuno di loro singolarmente ».4

 

• Ormai gli apostoli erano «uomini risvegliati dallo spirito dell’amore cosmico»

ed erano «fecondati dall’amore cosmico omnioperante.»5

• Si rivelò alla loro personale e diretta esperienza tutto ciò che fino a quel momento era loro accaduto.

Per esempio, potevano dire dei quaranta giorni trascorsi con il Risorto:

▸ «Il Cristo, il Risorto, era con noi.

Ci ha accolti incoscienti nel suo regno, ha camminato con noi svelandoci i segreti del suo regno.»6

 

È infatti solo nella Pentecoste

che il Cristo si è unito in modo definitivo con l’intera esistenza degli uomini,

calando nel loro intimo ciò che prima giaceva nelle altezze del macrocosmo:

▸ «Dopo l’evento di Pentecoste, l’entità del Cristo vive

quello che per gli uomini è paragonabile al trapasso nei mondi spirituali: la comparsa entro la sfera terrestre.

Il Cristo non entra in un devachan, in un mondo spirituale [fino al mondo degli archetipi], come fa l’uomo con la morte;

il Cristo compie il sacrificio di costruirsi il proprio cielo in terra, di cercarlo quaggiù (…)

è questo un mistero di sconfinata grandezza: dopo la Pentecoste l’entità del Cristo è sulla Terra con noi;

prima non era quaggiù, accanto alle anime umane».7

 

Solo dopo questo momento importantissimo per l’intera umanità possiamo dire: la grande entità macrocosmica del Cristo si è congiunta definitivamente con l’intero essere dell’uomo, con gli uomini sulla Terra, con il microcosmo umano. Ormai per tutti i tempi futuri si è aperta per ogni uomo la possibilità di avvertire la presenza diretta del Cristo macrocosmico, in virtù dell’esperienza interiore del nuovo Spirito Santo che emana dal Cristo, lo Spirito che feconda l’anima con l’amore cosmico e desta la coscienza dell’io alla percezione dei mondi superiori, rendendo l’uomo testimone cosciente e servitore dello spirito.

 

Ormai per l’uomo è possibile elevarsi al mondo spirituale in modo assolutamente nuovo,

fondendosi al macrocosmo in modo del tutto interiore nella piena integrità della propria autocoscienza.

Questa possibilità di una nuova chiaroveggenza assolutamente cosciente,

venne posta quale seme per tutta la storia degli uomini, nel mistero della Pentecoste.

 

La Pentecoste è da allora il grande archetipo della nuova iniziazione,

che porta l’uomo a ricongiungersi coscientemente con la propria patria spirituale,

vale a dire il macrocosmo ovvero lo stesso regno del Padre.

 

Di questo alto grado di coscienza raggiungibile solo al sesto grado dell’iniziazione contemporanea cristiano-rosicruciana, Rudolf Steiner dice:

▸ «Allorché il discepolo dello spirito si è aperta la strada fino a una siffatta conoscenza [del rapporto fra macro e microcosmo] qualcosa di nuovo può verificarsi in lui. Egli comincia a sentirsi parte integrante nella costruzione dell’universo pur percependosi nella propria assoluta individualità. È come un consacrarsi al mondo intero, un fondersi con esso ma senza perdere la propria identità.

Questo grado di iniziazione può essere definito come il ‘divenire uno con il macrocosmo’. È fondamentale sapere che questo ‘divenire uno’ non porta all’annullamento della coscienza individuale nella dispersione dell’entità umana nel tutto. Quest’opinione testimonierebbe una capacità di giudizio non adeguatamente addestrata».8

 

Alla fine del passo Rudolf Steiner sottolinea l’importanza «fondamentale» della differenza

fra la via di iniziazione antica e quella moderna nell’unione col macrocosmo.

• Ciò che nell’antico metodo iniziatico si svolgeva spontaneamente

nel corso di un processo di sonno profondo e misterioso, simile alla morte,

• oggi si può conseguire in uno stato di lucida coscienza individuale,in virtù dell’unione diretta con il Cristo sulla Terra.

 

Infatti passando attraverso la morte e la resurrezione, il Cristo ha mostrato all’umanità il vero volto della morte, ponendo con ciò le basi per l’immortalità dell’io individuale dell’uomo, gratificandolo delle forze dell’eternità, conferendogli cioè la facoltà di conservare la chiara coscienza di veglia a tutti i gradi dell’ascesa nel cosmo spirituale:

▸ «Ma questa possibilità che la morte, che altrimenti sarebbe annientamento, divenga il seme dell’io eterno, è stata data dall’impulso del Cristo. Il vero aspetto della morte è stato presentato per la prima volta sul Golgota. Il Cristo ha sposato la morte e per questo fatto la morte sul Golgota è l’inizio di una nuova vita, (…) di un nuovo Sole.

Ed ora, dopo che l’uomo si è conquistato un io per l’eternità, può venire meno quello che era il discepolato di un tempo [l’antica via di iniziazione], può scomparire tutto ciò che è superato, e l’uomo può andare verso il futuro con il suo io salvato, che diventerà sempre più l’immagine dell’io del Cristo».

 

• Ma se la salvezza dell’io umano è avvenuta quale risultato del mistero del Golgota, il fatto che questo io nel futuro potrà «diventare sempre più l’immagine dell’io del Cristo»,10 fu possibile solo con la Pentecoste, allorché l’io umano venne compenetrato da parte del nuovo Spirito Santo emanato dal Cristo.11 Ecco perché Rudolf Steiner dice:

 

▸ «Niente ci dà un’immagine così bella dello spirito che scende entro l’io dell’uomo,

quanto il racconto del miracolo di Pentecoste».12

 

In tal senso l’evento di Pentecoste è davvero la pietra di fondazione della nuova iniziazione cristiana, che ha le sue sorgenti nel mistero del Golgota, e deve sostituire l’antica iniziazione ancora connessa alla storia precristiana.

Per esaminare un poco più dettagliatamente il trapasso dall’iniziazione antica precristiana alla nuova iniziazione cristiana, consideriamo il sentiero dell’antica iniziazione persiana più volte descritto da Rudolf Steiner.13 Vi troviamo le seguenti sette tappe fondamentali:

 

  1. Corvo
  2. Nascosto o occulto
  3. Combattente
  4. Leone
  5. Persiano (il nome del popolo a cui apparteneva l’iniziato)14
  6. Eroe solare
  7. Padre15

 

Rinunceremo ad esaminare in questa sede la differenza fra l’antico cammino di iniziazione e quello nuovo cristiano-rosicruciano, sviluppatosi dal primo e anch’esso composto di sette gradi. Una tale analisi ci porterebbe troppo lontano. Ci limiteremo pertanto al raffronto del sesto grado delle due vie.

 

Nell’iniziazione cristiano-rosicruciana

• il sesto grado viene denominato «fusione con il macrocosmo»

• mentre nell’iniziazione persiana porta il nome di «eroe solare».

 

Nelle conferenze dedicate al Quinto vangelo Rudolf Steiner dice:

▸ «Quando veniva raggiunto il sesto grado dell’antica iniziazione, quello di eroe solare, si attivava nell’iniziato non solo quanto era necessario per guidare un popolo, ma qualcosa di superiore. (…) Se al quinto grado l’iniziato doveva uscire dal proprio corpo, (…) chi doveva diventare un eroe solare doveva uscire dal proprio corpo ed eleggere realmente a sua dimora il Sole stesso, mentre appunto era fuori dal corpo. (…) L’eroe solare viveva dunque per il tempo della sua iniziazione insieme all’intero sistema solare: il Sole era la sua dimora come per l’uomo normale lo è la Terra, che è il suo pianeta (…) Negli antichi misteri ciò si poteva ottenere solo al di fuori del corpo. Quando poi si rientrava nel proprio corpo, ci si ricordava di quanto si era sperimentato fuori di esso e lo si poteva applicare (…) per l’evoluzione e la salvezza di tutta l’umanità.»16

 

Colui che veniva iniziato al sesto grado dell’iniziazione persiana, si trovava dunque fuori del proprio corpo e veniva rapito sul Sole durante il sonno di tre giorni nel tempio. Tuttavia il tratto caratteristico dell’iniziazione antica era il fatto che quando l’iniziato saliva alla sfera solare non poteva conservare la propria autocoscienza di veglia. Conseguenza ne era che la sua coscienza non poteva cogliere subito e direttamente ciò che sperimentava sul Sole, ma solo in seguito, dopo il risveglio nel tempio, in quanto «ricordo dell’esperienza».

 

Ed è qui che avviene il più importante mutamento di tutta la vita misterica dell’umanità,

• in virtù del fatto che il Cristo passò per la morte e la resurrezione.

Grazie a questo fatto e alla conseguente unione del Cristo con l’evoluzione terrestre,

comparve per la prima volta nella storia dell’umanità la possibilità

di raggiungere il sesto grado iniziatico già sulla Terra,

accogliendo lo Spirito Santo che fluisce dal Cristo.

Nasceva così la possibilità di sperimentare la pienezza della vita solare

pur restando nel proprio corpo fisico ovvero, in altri termini:

ascendere alla sfera solare conservando la coscienza di veglia individuale.

 

Questo evento si realizzò di fatto per gli apostoli alla Pentecoste.

Da allora questa festa è l’annuncio profetico di questa condizione umana, allorché molti si eleveranno fino a un tale grado di penetrazione nei mondi soprasensibili, fatto oggi possibile solo a mezzo dell’iniziazione cristiana-rosicruciana.

 

Rudolf Steiner affronta questo radicale mutamento della vita misterica dell’umanità nella Pentecoste con la descrizione della metamorfosi spirituale del sesto grado dell’antica iniziazione:

▸ «Che cosa sperimentavano gli eroi solari durante i tre giorni e mezzo della loro iniziazione, mentre erano per così dire non sulla Terra, ma sul Sole? Sperimentavano la comunione col Cristo che prima del mistero del Golgota non era ancora sulla Terra. Tutti gli antichi eroi solari erano ascesi così nelle sfere spirituali superiori, perché nei tempi antichi solo là si poteva sperimentare la comunione con il Cristo. Da quella sfera, alla quale era necessario ascendere durante l’iniziazione antica, il Cristo discese sulla Terra.

Possiamo quindi affermare che quanto nel tempo antico poteva essere raggiunto da pochi singoli, venne raggiunto in modo naturale nei giorni della Pentecoste da coloro che erano discepoli del Cristo.

Mentre prima le anime umane avevano dovuto salire al Cristo,

ora era il Cristo a scendere verso gli apostoli.

In un certo modo essi erano divenuti tali da portare in sé il medesimo contenuto che gli antichi eroi solari avevano avuto nelle loro anime. La forza spirituale del Sole si era riversata nelle anime di quegli uomini e da allora in poi continua ad agire nella storia. Affinché ciò potesse avvenire (…) dovette compiersi l’evento di Palestina, il mistero del Golgota».17

 

Se nel mistero del Golgota e nell’Ascensione

l’impulso del Cristo è in rapporto con i corpi fisico ed eterico dell’uomo,

nel mistero di Pentecoste si connette all’animico-spirituale dell’uomo, vale a dire il corpo astrale e l’io.

 

Infatti il Cristo realizzò il mistero del Golgota in modo tale …

▸ …«che dieci giorni dopo l’ascensione egli diede agli uomini la possibilità di compenetrare con l’impulso del Cristo anche la loro componente animico-spirituale, ovvero il corpo astrale e l’io. Questa è l’immagine della festa Pentecoste: la forza di comprensione del mistero del Golgota compenetra l’animico-spirituale. È la discesa dello Spirito Santo. L’azione del Cristo si è compiuta per l’umanità intera. Al singolo individuo, che deve comprendere questo evento, egli invia lo Spirito Santo, affinché l’animico-spirituale trovi accesso alla condizione umana generale.

Attraverso lo spirito l’uomo deve appropriarsi nella sua interiorità animico-spirituale del mistero del Golgota. Le due immagini si stagliano una dopo l’altra nella storia dell’umanità, così che l’Ascensione ci dice:

l’evento del Golgota si è compiuto per il corpo fisico e per il corpo eterico dell’umanità generale.

Il singolo uomo deve renderlo fecondo accogliendo lo Spirito Santo.

Con ciò l’impulso del Cristo diviene individuale per ciascun uomo.»18

 

Lo spirito che alla Pentecoste scese sugli apostoli, è lo spirito dell’amore universale,

ma al tempo stesso lo spirito della conoscenza del mistero del Golgota,

poiché nell’io macrocosmico del Cristo

tutta la saggezza del passato diventa amoreun amore che agisce conoscendo.19

 

▸ «Il Golgota è un libero atto cosmico che scaturisce dall’amore del cosmo

e che può essere colto solo dall’amore dell’uomo.»20

 

Alla Pentecoste, come risulta dai vangeli e come conferma l’investigazione spirituale contemporanea, lo Spirito Santo discese sul capo degli apostoli21 e in virtù di ciò il Cristo potè parlare ai loro cuori22 senza soffocare, bensì destando e fortificando la loro coscienza individuale.23

 

Con ciò fu instaurato il principio di una nuova cooperazione entro l’uomo

tra le forze del Padre, del Figlio (del Cristo) e dello Spirito Santo,

cooperazione che da allora e per tutti i tempi a venire costituisce la base di ogni vero mistero cristiano

il cui scopo finale è l’unione dell’uomo-microcosmo con il macrocosmo, senza rinunciare alla natura individuale.

 

In questo senso va compresa la definizione fondamentale dell’antroposofia,

in quanto via verso i nuovi misteri cristiani, come risulta dalla massima di Rudolf Steiner:

▸ «L’antroposofia è una via di conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell’uomo

allo spirituale che è nell’universo. Essa appare nell’uomo come un bisogno del cuore e del sentimento.»24

 

In altre parole l’antroposofia è una «via di conoscenza» ispirata dallo Spirito

che penetra liberamente nel capo degli uomini e va incontro ai bisogni del cuore, dove opera il Cristo;

il bisogno del cuore è quello dell’unione dello spirito dell’uomo con lo spirito dell’universo,

del micro col macrocosmo, dell’io individuale con il regno del Padre, con la sfera della vita cosmica.

 

Da quanto esposto risulta chiaro che nella Pentecoste dobbiamo cercare anche la sorgente dei misteri cristiani contemporanei. Ecco perché è profondamente fondato sull’evoluzione del mondo, che nell’atto di nascita dei misteri cristiani contemporanei, poteva essere posata solo una pietra di fondazione formata dalle forze spirituali che agiscono nell’entità umana dalla Pentecoste originaria.

 

Passando dal quinto al sesto grado dell’odierna iniziazione cristiano-rosicruciana e, nel corso dell’anno, dall’Ascensione alla Pentecoste, noi ci uniamo con tutto ciò che è contenuto nelle parole « conosci te stesso », quale vera conoscenza universale:

▸ « Con questo abbiamo già toccato il sesto grado, quello che viene definito «immersione nel macrocosmo ».

Chi ha conosciuto in sé il rapporto fra micro e macrocosmo, si è allargato alla conoscenza del mondo.

Questo è quel che si cela dietro l’antico motto ‘conosci te stesso’»25

 

Proprio queste parole possono servirci oggi per una migliore comprensione di quelle forze operanti nell’entità umana, dalle quali Rudolf Steiner ha tratto la pietra di fondazione dei nuovi misteri cristiani:

▸«Noi dobbiamo rinnovare questo motto secondo i segni dei tempi [cioè con la guida dello Spirito del tempo, Michele] e dire: anima dell’uomo, conosci te stessa in quanto essenziale tessuto di spirito, anima e corpo. Così comprenderemo ciò che sta a fondamento dell’essere umano (…) la sostanza cosmica nella quale opera, si sostanzia e vive lo spirito, che irradia dalle altezze e si manifesta nella testa dell’uomo; la forza del Cristo che agisce (…) ovunque all’intorno, che opera nell’aria che circonda e spira sulla Terra, lavora e vive nel nostro sistema respiratorio; e (…) le forze emergenti dalle viscere della Terra attive nelle nostre membra (…)

Partendo da queste tre forze: lo Spirito delle altezze, il Cristo all’intorno e l’opera creatrice del Padre che emerge dalle profondità, basandoci appunto su tutto questo, noi vogliamo dar forma nelle nostre anime alla Pietra di fondazione dodecaedrica. La immergiamo nel fertile terreno delle nostre anime: vi giaccia quale vigorosa testimonianza delle salde fondamenta delle nostre anime e l’attività futura della società antroposofica trovi in essa un solido punto di riferimento.»26

 

Con la nascita della Pietra di fondazione ci è data la vera natura del mistero di Pentecoste.

 

• Lo spirito che opera nelle altezze

scende quale spirito di conoscenza nel capo umano e di là penetra nel cuore.

 

• E la forza del Cristo che dal Golgota opera « all’intorno », nell’ambiente della Terra,

penetra con l’elemento aria27 nei polmoni e da lì attraverso il sangue nel cuore,

che può così ricolmarsi della sostanza stessa del Cristo.

 

Ecco perché nell’allocuzione fatta in occasione della posa della Pietra viene detto:

▸ « Il terreno adatto nel quale oggi noi dobbiamo porre questa Pietra di fondazione sono i nostri cuori, nella loro armoniosa cooperazione, nella comune buona volontà di portare con amore conviviale la volontà antroposofica nel mondo ».28

 

In queste parole, così come nell’allusione al futuro nel citato precedente, si può respirare in modo particolarmente intenso l’atmosfera di Pentecoste.

 

• Infine le forze del Padre operando dagli abissi,

compenetrano le nostre membra con la volontà che ci permette di metamorfosare in atti di bene

ciò che è disceso nel nostro corpo come luce di conoscenza,

e ciò che in forma di caldo amore irraggia dal nostro cuore verso quella luce:

 

« Luce divina

Cristo-Sole

Riscalda

I nostri cuori;

Illumina [col tuo spirito]

I nostri capi

Affinché diventi buono

[vale a dire si metamorfosi nelle nostre azioni di bene]

Ciò che noi

Vogliamo fondare col nostro cuore

E col nostro capo

Vogliamo condurre

Diretto alla mèta ».

 

Così la forza con cui al Convegno di Natale

venne plasmata e deposta nei cuori e nelle anime degli uomini la Pietra di fondazione di una nuova vita dello spirito,

sgorga dalla Pentecoste originaria di duemila anni fa, che segnò il trapasso dall’antica alla nuova iniziazione.

 

 


 

Note:

1 – Vedi O.O.148, 2.10.1913

2 – Altrove Rudolf Steiner dice: «L’impulso Cristo è svanito manifestandosi negli involucri esteriori nell’unitario mondo spirituale attraverso l’Ascensione; ò riapparso nuovamente dieci giorni dopo nei cuori delle singole individualità, le prime che lo compresero» (O.O.118, 15.5.1910).

3 – Gv. 20,17

4 – O.O.148, 2.10.1913

5 – Ibidem

6 – Ibidem

7 – O.O.148, 3.10.1913

8 – O.O.13

9 – Cf. O.O.112, 4.7.1909

10 – O.O.112, 7.7.1909

II Salvando nel mistero del Golgota «la forma fisica del corpo umano» il Cristo salvò anche l’io umano, poiché questo principio appartiene a tutti gli uomini sulla Terra quali entità che attraversano «il loro stadio umano». Si può anche dire che il Cristo nel mistero del Golgota salva la stessa sostanza dell’io, riversata nell’uomo in altri tempi dai sei elohim solari per il tramite di Jahve, l’elohim di cui il Cristo portò le forze nell’esistenza terrestre (cf. conferenza del 20.8.1908, O.O.103). Invece il principio della coscienza-io individuale può essere salvato solo dagli sforzi di ciascun uomo preso individualmente per conquistarsi una conoscenza e un legame coscienti con l’impulso Cristo.

12 – O.O.12, 4.6.1908

13 – Potremmo anche dire che questa è l’iniziazione che ebbe lo stesso Zarathustra fondata successivamente da lui per i suoi discepoli.

14

15 – O.O.148, 3.10.1913

16 – Ibidem

17 – Ibidem

18 – O.O.224, 7.5.1923

19 – Non ci deve meravigliare che in taluni casi lo Spirito Santo emanato dal Cristo venga caratterizzato da Rudolf Steiner quale portatore agli uomini della ‘conoscenza’ del mistero del Golgota (cf conferenze 22.3.1909 O.O.107; 31.8.1909, O.O.113; 21.9.1909 O.O.114; 7.5.1923, O.O.224) c in altri casi quale spirito dell’amore universale (cf. conferenza del 2.10.1913, O.O.148). Difatti fin dall’antichità lo Spirito Santo proveniente dal Cristo nel mondo della Provvidenza, c operante attraverso il collegio dei bodhisattva, era lo spirito di conoscenza del Cristo per eccellenza che, dopo il mistero del Golgota si unì alla sostanza d’amore cosmico introdotta dal Cristo stesso nella

Terra. Grazie a questo l’impulso dello Spirito discese sugli apostoli alla Pentecoste portando in sé i due principi per cui esso può venire denominato «Spirito della saggezza effusa d’amore»: «prima saggezza, poi amore, poi saggezza raggiante d’amore» (24.3.1908 O.O. 102). Con ciò nel mondo delle gerarchie sono poste le basi perché in avvenire, attraverso la libera azione degli uomini compenetrati dallo Spirito della Pentecoste, lo Spirito di saggezza e quello d’amore, che dai tempi più remoti operano separata- mente nel cosmo vengano condotti ad una armoniosa cooperazione, ovvero, possiamo dire, verso una sorta di «riconciliazione» (cf. le conferenze del 24.3.1908, O.O. 102). Vedi anche il cap. ‘La riunificazione degli impulsi cosmici di saggezza e d’amore nell’esperienza del Cristo’.

20 – O.O. 26

21 – O.O. 224, 7.5.1923

22 – Vedi le parole di Rudolf Steiner nella nota 2

23 – Nella conferenza del 30.7.1922 (O.O. 214) troviamo la descrizione dettagliata del fatto che il Cristo, essendo un’entità cosmica omnipresente, entrando nell’individualità dell’uomo avrebbe necessariamente spento ogni coscienza dell’io individuale. Ecco perché egli inviò lo Spirito Santo grazie al quale ad iniziare da Pentecoste egli [il Cristo] può abitare in ciascun io umano senza spegnerne la coscienza

24 – O.O. 26

25 – O.O. 100, 29.6.1907

26 – O.O. 260 Allocuzione al Convegno di Natale del 25.12.1923

27 – Nei vangeli la discesa dello Spirito sugli apostoli è descritta così: «Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano» (Atti 2,2)

28 – Convegno di Natale, discorso del 25.12.1923. O.O. 260