Il passaggio dall’antica chiaroveggenza astrale alla saggezza di natura intellettuale.

O.O. 92 – Leggende e misteri antichi – 05.05.1905


 

Sommario: Il passaggio dall’antica chiaroveggenza astrale alla saggezza di natura intellettuale. L’incisiva rappresentazione di questo evento nelle antiche saghe germaniche e in alcune scene dell’Anello del Nibelungo di Wagner. La quadruplice iniziazione di Wotan. Loki e Baldur quali rappresentanti del regno della Luna e di quello del Sole.

 

Vedremo, in queste conferenze, come Wagner innalzi dapprima al rango di dèi i personaggi dei suoi drammi musicali, e poi li abbassi al rango di uomini, per rappresentare la liberazione e la redenzione dell’umanità al suo stesso interno.

 

Fin dall’inizio dell’Anello del Nibelungo ci si fa innanzi quello che è il motivo conduttore di tutta la quinta epoca della Terra, ovvero dell’epoca postatlantica: la nascita dell’io, la nascita della coscienza di sé dall’elemento astrale. Sappiamo infatti che l’acqua rappresenta, in senso occulto, l’elemento astrale. Se vogliamo cogliere l’atmosfera che domina in Wagner, dobbiamo rifarci ai miti nordici. Pur senza essere pienamente cosciente di tutti i particolari, Wagner ha saputo comunque rendere la forza e la portata simbolica di ciò che vive in questi miti. Chi si lascia coinvolgere dall’insieme di vicende centrate intorno agli dèi nordici, scoprirà che questi dèi hanno un che di tragico; tutto culmina in un preciso momento finale, quello del crepuscolo degli dèi. In che consiste questo tratto di fondo, dal quale è nata un’opera d’arte tanto meravigliosa [come l’Anello del Nibelungo di Wagner]?

 

Proviamo a figurarci l’aspetto della Terra abitata dall’umanità nordica delle origini. Vi troveremmo un clima tropicale, che non aveva nulla da invidiare all’attuale clima dei tropici; vivevano nelle regioni nordiche scimmie antropomorfe e animali simili agli elefanti e alle giraffe. Rispetto a oggi la natura era sostanzialmente diversa. A queste condizioni subentrò a poco a poco la cosiddetta glaciazione, e comparvero i nostri progenitori, con la loro civiltà primitiva. Dalle conseguenze della glaciazione ebbe quindi origine la posteriore civiltà germanica.

 

Misteri e scuole misteriche erano presenti anche nel nord. Vi erano i misteri dei drotti e, in area più occidentale, quelli dei druidi, misteri molto profondi. Dietro ad essi stava un iniziato: Wotan. Residui degli antichi misteri druidici si sono conservati a lungo soprattutto nelle regioni di popolazione celtica. In Inghilterra ve ne era ancora traccia all’epoca della regina Elisabetta. Dopo di allora sono scomparsi. Gli antichi misteri dei drotti e dei druidi narrano di un chela, Sig o Sigge, che a una certa età rinunciò alla propria individualità e divenne capace di accogliere in sé un’individualità superiore. Questo è un avvenimento che si trova descritto in tutti i misteri. Anche Gesù, quando riceve il battesimo da Giovanni, offre il proprio corpo a un’individualità superiore. Tutto quello che si riferisce a Sig rammenta il mistero per cui un chela può rinunciare alla propria individualità per un essere superiore. Wotan aveva preso dimora in Sig per preparare quanto avrebbe dovuto compiersi nel futuro.

 

A ogni discepolo dei misteri si insegnava che al mondo degli dèi nordici sarebbe subentrato il cristianesimo. L’opera di Wotan è interamente diretta a prepararne l’avvento. Nel loro migrare verso il deserto del Gobi, alcuni gruppi di Atlantidi si erano fermati nel nord dell’Europa. Mentre dunque nel sud si succedevano i quattro periodi di civiltà, qualcosa accadeva anche nel nord. Anche qui si succedettero quattro fasi evolutive, l’ultima delle quali è costituita appunto dal crepuscolo degli dèi.

 

I miti nordici ci descrivono il susseguirsi di questi quattro periodi preparatori. Durante tutto il loro corso Wotan viene iniziato per quattro volte, e ogni volta a un grado più alto. Nella sua prima iniziazione, al tempo del primo periodo di civiltà, egli pende per nove giorni dalla croce, dal legno del frassino cosmico. Poi lo raggiunge Mimir, che gli insegna le rune. Anche qui il pendere dalla croce ha un significato salvifico. Nella seconda iniziazione, Wotan si procura la bevanda della saggezza, custodita da Gunlòd in una grotta. Egli deve penetrare, sotto le spoglie di un serpente, in questa grotta sotterranea, ove dimora tre giorni per appropriarsi della bevanda. Nella terza iniziazione, corrispondente al terzo periodo di civiltà, è costretto a sacrificare uno dei suoi occhi. E l’occhio della saggezza di cui parlano le leggende, e che rammenta i Ciclopi monocoli, simboleggianti gli uomini dell’epoca lemurica. Noi abbiamo perso da lungo tempo l’uso di questo occhio, del quale si può ancora trovare traccia nei neonati. È l’occhio del chiaroveggente. Perché Wotan deve sacrificarlo? In ogni epoca della Terra torna brevemente a ripetersi quanto si è già compiuto in precedenza. Anche nel terzo periodo di civiltà era dunque necessario un rinnovato sacrifìcio della chiaroveggenza, perché potesse aprirsi la strada a quella saggezza di natura intellettuale che balena per la prima volta in Wotan e che costituisce il segno distintivo del pensiero europeo. La quarta iniziazione di Wotan è collegata a Sigfrido, il germoglio degli dèi, il germoglio di Wotan. Per la prima volta, al posto del dio subentrano iniziati umani.

 

Sigfrido viene iniziato. Egli deve risvegliare Brunilde, la coscienza superiore; passando attraverso le fiamme, attraverso il fuoco, deve mondarsi dalle passioni. Compie in tal modo la purificazione, la catarsi. In precedenza aveva ucciso il drago, aveva vinto i sensi inferiori, e aveva acquistato con ciò l’invulnerabilità, restando tuttavia vulnerabile in un punto, fra le scapole. La vulnerabilità di questo punto richiama simbolicamente il fatto che all’umanità del quarto periodo di civiltà manca ancora qualcosa, qualcosa che solamente il cristianesimo poteva portare. Doveva venire Uno, che sarebbe stato invulnerabile là dove Sigfrido ancora non lo era: il Cristo, che avrebbe portato la croce reggendola su quel punto fra le scapole nel quale Sigfrido poteva essere colpito a morte.

 

Di fronte al cristianesimo doveva fallire anche l’ultima onda d’urto, l’assalto degli Atlantidi. Le genti al comando di Atli – Attila, Etzel – sono infatti di stirpe atlantica. Davanti al cristianesimo, che muove loro incontro nella persona di papa Leone I, questi popoli mongolici si ritirano. La civiltà dei tempi antichi lascia il posto al cristianesimo.

 

Nei miti, l’evoluzione veniva rappresentata un tempo con immagini simboliche. Così è anche per il mito di Baldur, nel quale dobbiamo vedere ancora una volta un iniziato nordico. Qui si adempiono tutte le condizioni dell’iniziazione. L’enigma di Baldur cela in sé una profonda verità, e il posto singolare che Loki occupa nella saga nordica si può realmente capire solo su questa base. La madre di Baldur, come sappiamo, messa in allarme da sogni funesti, fa giurare a tutti gli esseri di non arrecargli del male. Gliene sfugge solo uno, una pianta trascurabile, il vischio, e proprio con il vischio, che non ha prestato il giuramento, Loki prepara la freccia che dà poi al dio cieco Hödur quando gli dèi bersagliano Baldur per gioco. Il dio Baldur viene ucciso dal tiro di Hödur.

Sappiamo che l’evoluzione della Terra è stata preceduta da un’altra epoca evolutiva, quella della Luna. La materia lunare era simile alla sostanza vivente. Alcune delle piante lunari sono rimaste allo stadio originario, e il loro perpetuarsi nel nuovo mondo, quello posteriore all’epoca lunare, rappresenta perciò un elemento di disturbo. Esse non possono crescere sul suolo minerale, ma solo su un altro essere vivente; sono organismi parassiti. Il vischio appartiene a questo genere di piante lunari. Loki è una divinità della Luna. Anch’egli risale all’epoca lunare, durante la quale era perfetto, mentre ora rappresenta l’imperfezione, il male. Adesso capiamo anche perché, nei drammi di Wagner, Loki si presenti con una duplice natura, insieme maschile e femminile. Come sappiamo, l’unisessualità compare in coincidenza con l’uscita della Luna dal pianeta comune. La nuova creazione è retta da Baldur, dio del Sole. Matura a questo punto un conflitto fra vecchia e nuova creazione, fra il regno della Luna e quello del Sole, e Baldur, il rappresentante della civiltà solare, cade vittima di questo conflitto. Hödur, il dio cieco, rappresenta la cieca necessità della natura presente nel regno minerale. Egli doveva rendersi colpevole perché potesse affermarsi un certo elemento di progresso, mentre Baldur, nei misteri, era destinato a nuova vita dopo che Loki ne aveva causato la morte per mano di Hödur.

 

Sono queste le impressioni che ci pervadono nel seguire le opere di Richard Wagner. Osserviamo la scena nell’Ora del Reno. Le figlie del Reno custodiscono l’aureo tesoro. Per loro, da principio, il nano Alberico arde di desiderio. Poi si desta in lui la cupidigia dell’oro, ed egli rinuncia all’amore, perché deve rinunciare all’amore chi mira a possedere l’oro e il potere. Così Alberico forgia l’anello. A che cosa è associato quest’anello? Al possesso, all’egoismo; fino a quando non è isolato, l’uomo non chiede nulla per sé. L’egoismo nasce soltanto là dove l’individuo è cinto dall’anello dei sensi. Alberico deve rinunciare all’amore; lui, che è il rappresentante della coscienza di sé, si circonda della fisicità. Il corpo fisico si struttura secondo le stesse leggi che governano la natura, dalla quale si ottiene l’oro delle figlie del Reno. All’oro è connesso l’egoismo, è connessa l’esistenza separata. Qui l’oro è la saggezza che si acquisisce con l’esperienza, e non la saggezza creativa, cui l’uomo deve prima sapersi aprire, se vuole raggiungerla. Torniamo indietro nel tempo, a quando i sessi erano ancora indifferenziati; l’uomo, in quel tempo, non aveva ancora la capacità di pensare, di crearsi una coscienza di sé grazie al pensiero. Tutto ciò che creava era un prodotto dell’amore. Per conseguire una spiritualità superiore, egli avrebbe dovuto rinunciare a una metà della forza produttiva, sarebbe dovuto diventare l’uomo unisessuale.

 

Come si arrivò a tutto questo? Grazie all’opera di esseri che avevano agito in epoche anteriori. Era necessario che la Terra subisse una trasformazione perché l’uomo potesse ottenere questa solida corporeità. Wotan apparteneva a tempi più antichi, ai tempi della fluttuante nebbia di fuoco. La sua primitiva dimora era là dove le forze incontaminate del fuoco ancora dominavano la Terra, e sulle acque gravava ancora lo spirito di Dio. Ora egli doveva trasformare la propria dimora in una robusta fortezza; la Terra doveva solidificarsi. La dimora degli dèi, il Walhalla, viene edificata dai giganti. Essi sono gli uomini dell’epoca lemurica, i giganti della Lemuria, che non hanno ancora una spiritualità elevata. Per questo i giganti, ossia l’umanità che emerge a fatica dalla corporeità, pretendono Freya: ancora una volta, una figura femminile. Essa rappresenta la coscienza, quella coscienza che è necessaria per conservarsi, per non perdere la giovinezza.

 

Ed è Loki, ora, colui che dall’elemento igneo può costruire qualcosa di appropriato alla natura inferiore. Loki evita a Wotan il sacrificio di Freya, fa sì che quest’ultima rimanga presso gli dèi. Che cosa serve all’uomo? Gli serve l’anello, gli serve quella che è la normale corporeità. Alla passione, che è necessaria alla natura dei sensi, bisogna rinunciare in favore dell’amore più alto. Prima che lo sviluppo giunga al culmine, deve essere formata anche l’anima. I giganti rinunciano a Freya, all’amore. L’amore è rimasto presso gli dèi. I giganti si sono accontentati dell’anello, dell’elemento dell’oro, cui è attaccata una maledizione. Soltanto con il cristianesimo l’amore farà nuovamente la sua comparsa.

 

La mitologia nordica è percorsa da una vena tragica. Vediamo che Wotan si rammarica di dover cedere il dominio a un individuo nato dal genere umano. Intenzionato a conservare il comando, egli cerca di tornare in possesso dell’anello. Quindi incontra Erda, e presso di lei apprende la saggezza. Erda è lo spirito della Terra, la coscienza dell’intero genere umano per tutto il tempo della sua evoluzione terrestre. Le sue figlie, le Norne, rendono nota la coscienza superiore della Terra, espongono il sapere primordiale della Terra relativo a passato, presente e futuro. Le Norne districano la conoscenza individuale; al di sopra del sapere individuale sta la coscienza, cui attiene il carattere dell’eternità.

 

Wotan lascia l’anello ai giganti, fra i quali si scatena la lotta. La separatezza genera il conflitto, e qui si innesta il motivo della spada, nel quale si esprime il passaggio dall’umanità che finora è vissuta per lo più in comunione alla nuova umanità, quella della separatezza, della guerra dell’uno contro l’altro. Wotan finisce con il rendersi chiaramente conto della sua posizione nei confronti dell’umanità, e in particolare del suo rapporto con la quinta epoca della Terra.

 

L’arcobaleno unisce il Walhalla alla Terra. Nella saggezza occulta, il significato dell’arcobaleno è particolarmente importante. Abbiamo presente quello che appare dopo il diluvio universale. Lo stesso simbolo lo ritroviamo ora nel mito nordico, dove sta a significare il passaggio dall’epoca atlantica a quella postatlantica. Nell’epoca atlantica l’aria era molto più densa e l’acqua molto più fluida di oggi; non c’erano precipitazioni, piogge, come quelle che conosciamo noi. Un arcobaleno, allora, non poteva formarsi. La terra ove crebbero le genti nordiche è detta non senza ragione regno della nebbia, Nifelheim. Da questo regno della nebbia si formarono le masse d’acqua che inondarono il continente atlantico. Solo alla fine dell’epoca atlantica, dopo l’inondazione, compare l’arcobaleno. L’indagine occulta chiarisce il significato di questo fenomeno. Nella Bibbia, nell’arcobaleno del diluvio, così come nell’arcobaleno-ponte dei miti nordici, ci troviamo davanti a qualcosa che rappresenta l’unione fra uomini e dèi. La vittoria di Sigfrido su Wotan* significa che l’uomo, a questo punto, prende il posto degli antichi dèi. E la preparazione di quello che sarà il compito della quinta epoca: far sì che le guide dell’umanità, i maestri, sorgano dall’interno stesso del genere umano. Prima, le guide dell’umanità scendevano dai mondi superiori. Adesso diverrà un maestro colui che sarà passato attraverso tutti gli stadi evolutivi dell’umanità – solo, più rapidamente degli altri uomini – e la guiderà in quanto essere più progredito.

 

La prossima volta torneremo ancora a parlare di Sigfrido e apprenderemo altro ancora intorno a questa evoluzione. Vedremo come Wagner abbia saputo valersi della forza dei miti nordici per rappresentare ciò che ha impresso all’umanità il suo moto più profondo. Di qui trae origine la straordinaria capacità di elevazione e di penetrazione dei drammi wagneriani.