La celeste Sofìa e la Trinità

La celeste Sofia e l’essere Antroposofia


 

Qui si para un ulteriore e opposto pericolo.

Esso consiste nel confondere la Sofìa con la seconda o con la terza persona della Santa Trinità,

per il fatto che alcune delle sue funzioni nel nostro cosmo ricordano l’azione del Logos o dello Spirito Santo.

 

Come già ricordato nella seconda parte di questo lavoro non si sono sottratti completamente a questo pericolo nemmeno importanti mistici e teologi. Questo fatto si spiega come segue.

Nella conferenza del 28 aprile 1907 dedicata all’esame scientifico-spirituale del Padre Nostro, la più importante preghiera cristiana,7 in relazione alle manifestazioni delle forze del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nel nostro cosmo, Rudolf Steiner parlò di Volontà, Regno e Nome.

 

• Il Padre costituisce il centro dell’edificio cosmico, è la fonte della Volontà divina che deve manifestarsi.

• Il Figlio (Logos) crea dalle forze della «periferia», suscitando la molteplicità degli esseri dell’universo,

ovvero il grande Regno universale, che nel processo della creazione rappresenta la realizzazione della volontà divina

e al contempo il suo riflesso che tende a tornare nel centro.

• La terza persona della Trinità, lo Spirito Santo, opera nel processo in cui i singoli esseri

diventano coscienti della collaborazione di Volontà e Regno in tutte le manifestazioni del cosmo.

Nel destarsi di questa coscienza sta la fonte dell’individualità di ogni singolo essere,

che per il fatto di accogliere in sé lo spirito,

diventa un essere che tende a raggiungere l’autocoscienza: un essere-io, ovvero Nome.

 

Queste due ultime qualità che si esprimono nel processo creativo della Trinità sono presenti anche nella Sofìa:

• in primo luogo il carattere al contempo rappresentativo e creativo della sua azione

(rappresentativo in relazione a ciò che è sopra di lei e creativo in relazione a ciò che è sotto di lei);

• in secondo luogo la sua facoltà di destare una coscienza individuale nella molteplicità di tutti gli esseri a lei collegati.

 

Così, nella sua azione entro l’universo creato, la celeste Sofìa svolge una doppia azione.

• Da una parte essa «riflette» in unità l’attività creativa sia della seconda sia della terza persona della Trinità,

• d’altra parte la «porta» a manifestazione;

essa stessa però non è né l’una né l’altra persona della Trinità,

bensì un elemento di congiunzione tra quelle e l’umanità terrena.

 

Questo trova conferma anche nella sua conformazione gerarchica: essa consiste solo di esseri della seconda e della terza gerarchia, che rappresentano nel cosmo il principio del Figlio (il Cristo) e dello Spirito,8 ma non da esseri della prima gerarchia, rappresentanti il principio del Padre.

Quando alcuni singoli mistici ritennero l’azione mediatrice della Sofìa una diretta manifestazione dei principi originari, la scambiarono erroneamente con il Logos creativo o con lo Spirito Santo, ma mai con il Padre.

 

Particolarmente frequente è stata la confusione con lo Spirito Santo. Questa derivò non tanto dal fatto che la parola ‘Spirito’ in ebraico antico e in molte lingue orientali è femminile, quanto soprattutto dalla scarsa capacità di distinguere tra lo Spirito Santo e i diversi esseri che lo rappresentano nel cosmo: angeli, arcangeli e archai. Infatti quando questi esseri si manifestavano all’umanità come messaggeri (parti costitutive) della Sofìa, molti mistici li ritenevano entità ‘femminili’ o dee, ma quando essi, quali entità individuali, erano al contempo anche portatori dell’impulso dello spirito,9 allora era straordinariamente difficile afferrare la differenza tra lo Spirito Santo e la Sofìa nelle concrete esperienze mistiche, e questo causava facilmente degli errori.

 

Questo spiega meglio anche il motivo per cui nella letteratura antica si parla così spesso di entità ‘femminili’ dei mondi superiori. Esse non sono altro che manifestazioni di diverse categorie di entità della terza gerarchia, che operano come messaggeri (parti costitutive) della celeste Sofìa.

 

Così per esempio nella mitologia greca troviamo diverse generazioni di dee e divinità femminili. Alla generazione più antica appartengono Gea e Rea, a quella intermedia Demetra ed Era, alla più giovane Afrodite, Artemide (Diana), Pallade-Atena, Persèfone ed altre. Dal punto di vista delle gerarchie la generazione più antica appartiene al rango delle archai, quella intermedia agli arcangeli, la più giovane agli angeli;10 all’osservazione occulta esse appaiono però non in quanto tali, ma come messaggeri (parti costitutive) della celeste Sofìa e si manifestano di conseguenza in figura ‘femminile’.

Diversi spiriti della terza gerarchia all’interno dell’entità della celeste Sofìa possono temporaneamente anche servire e farsi portatori dell’una o dell’altra qualità della seconda gerarchia. Così per esempio Pallade-Atena, che aveva il rango di angelo, poteva mediare per gli Spiriti della saggezza, e Artemide (Diana) per gli Spiriti del movimento; da questo deriva anche il rapporto tra quest’ultima e la fertilità (vedi la figura della Diana di Efeso), poiché sull’antico Sole gli Spiriti della saggezza dotarono l’uomo del corpo eterico, ponendo in tal modo anche le basi del regno vegetale;11 tuttavia furono gli Spiriti del movimento che esplicarono appieno queste forze di saggezza quali forze generatrici di vita. E infine dietro Afrodite stavano in pura forma misterica gli Spiriti della Forma, il cui compito era di inserire le forze dell’amore nell’evoluzione terrestre.12

 

Le forze della celeste Sofìa si manifestano in modo particolarmente puro nelle figure di Demetra e Persèfone, che appartengono rispettivamente al rango degli arcangeli e degli angeli. Esse erano presenti nei misteri eleusini. Più tardi, già nell’era cristiana, Persèfone divenne la Dea Natura13 che si rivelò all’esperienza di mistici profondi come Alanus ab Insulis o Brunetto Latini, il maestro di Dante.14

 

Secondo Rudolf Steiner tra questa figura e quella precedente stava una differenza essenziale: in Persèfone i greci (e questo vale in una certa misura anche per la Iside degli antichi Egizi) percepivano ciò che compenetra l’intera natura come principio ‘di quiete’, ‘di permanenza’, mentre i mistici cristiani della scuola di Chartres nella figura della dea Natura vedevano il principio spirituale della natura «che mette tutto in movimento, che continuamente trasforma».15 Dal punto di vista occulto questo significa che tramite l’angelo ‘Persèfone’ nei misteri eleusini si manifestavano Spiriti della saggezza, mentre tramite l’angelo ‘Natura’ si manifestavano Spiriti del movimento (e dietro la Iside egizia si manifestavano entità arcangeliche tramite cui agivano però anche Spiriti della saggezza).

 

Tra il popolo queste dee avevano tratti antropomorfo-luciferici e a volte anche arimanici, ma nelle sedi dei misteri, specialmente nel momento di massima fioritura, i neofiti iniziati potevano entrare in relazione con le diverse entità della terza gerarchia, e tramite queste potevano ricevere ispirazioni da entità ancora superiori. Da questo punto di vista, sarebbe più giusto dire che tramite ciascun membro della Sofìa opera in maniera «sobornica» il suo intero essere settemplice, anche se in ogni singolo caso un determinato essere gerarchico si manifesta in modo più evidente degli altri esseri, a seconda dello scopo della manifestazione.

 

 


 

Note:

7 – O.O.96

8 – O.O.260, 25.12.1923

9 – Ibidem

10 – Questo non contraddice il fatto che Rudolf Steiner una volta caratterizzò tutte le divinità greche e germaniche come appartenenti alla gerarchia degli Angeli (Vedi O.O.110, risposta ad una domanda postagli dopo la conferenza serale del 24.4.1902). Infatti, questo non esclude in alcun modo che attraverso di esse potessero rivelarsi agli antichi greci e germani anche entità più elevate della terza gerarchia (arcangeli e archai). Infatti nei mondi spirituali gli esseri più evoluti agiscono spesso attraverso esseri inferiori a loro e questo dipende dalla facoltà degli uomini di percepirli, conforme all’epoca, al popolo e così via, a cui questi appartengono. E così, nella risposta citata, Rudolf Steiner potè dire che tutti gli dèi degli antichi germani erano angeli ed in un’altra conferenza ad esempio, che Wotan era un’archè rimasto al grado di arcangelo. Arcangeli furono anche Lòdur, Hònir e così via (vedi O.O.121, 14.6.1910).

11 – O.O. 11 e O.O.13

12 – O.O. 121, 11.6.1910

13 – O.O. 26 cap. ‘Pensieri di Natale: il mistero del Logos’

14 – O.O. 237,13.7.1924; O.O. 238,10.9.1924; O.O. 240,18.7.1924; O.O.243,

14.8.1924

15 – O.O.187, 29.12.1918