L’azione dell’anima natanica negli antichi e nei nuovi misteri. Portatrice del Cristo e ricettacolo del Cristo

Il corso dell’anno come via di iniziazione – Dall’avvento a Pasqua


 

Il passaggio dagli antichi ai nuovi misteri, compiutosi in virtù delle azioni del Cristo Gesù alla svolta dei tempi, ha segnato profondamente la storia spirituale dell’umanità. Da quel momento tutta la vita misterica precedente ricevette un orientamento completamente nuovo.

 

Prima del Golgota i compiti dei misteri antichi erano

sia la conservazione del legame tra uomini e mondi superiori,

sia la realizzazione di una corretta discesa dell’umanità nella sfera terrestre,

per la conquista della libertà individuale e della piena autocoscienza.

 

Il compito dei nuovi misteri, sorti dopo il Golgota,

è la preparazione della via per una risalita ai mondi spirituali libera e cosciente.

 

Tutto quanto veniva coltivato in modo occulto nei templi antichi, non è scomparso dalla storia dell’umanità con il sorgere dei tempi nuovi. Dopo aver attraversato una metamorfosi spirituale tutto ciò venne interiorizzato, passando dai santuari segreti dell’antichità, alle anime umane, quale forza interiore. Le virtù platoniche più volte ricordate sono parte essenziale di questa eredità degli antichi misteri. Perciò vogliamo ancora occuparci di esse, per coglierne un aspetto che ci introdurrà al tema fondamentale di questo capitolo.

 

Prendiamo le prime tre: giustizia, misura (avvedutezza) e coraggio.

Come abbiamo già detto il loro corretto sviluppo nel periodo dell’avvento

è una sorta di ripetizione animico-morale

dei tre sacrifici compiuti dall’anima natanica nei mondi spirituali, nelle epoche lemurica ed atlantica.

 

In quei lontani tempi l’anima natanica si offrì per tre volte in sacrificio allo spirito solare del Cristo, vale a dire, nel linguaggio delle antiche tradizioni misteriche, divenne per tre volte ‘Cristoforo’, portatrice celeste del Cristo. In virtù di ciò essa divenne per i tempi successivi l’archetipo di tutti i misteri precristiani, sia della via settentrionale, sia di quella meridionale. Infatti in ambedue le correnti, ancorché in maniera diversificata, i discepoli aspiravano a un unico fine: diventare cristofori, cosa che a quei tempi era possibile solo attraverso l’esperienza del Cristo fuori della Terra, nell’alta sfera solare.

 

Di questa costante presenza dell’anima natanica nei misteri antichi, Rudolf Steiner dice:

▸ «Quest’anima [natanica] è dunque tale che non la si poteva incontrare esteriormente come essere umano, ma poteva essere contemplata solo dagli antichi chiaroveggenti. Da costoro essa veniva effettivamente percepita; essa, per così dire, ‘frequentava’ i misteri16 (…) si può dire che veniva protetta e curata nei misteri, e da qui veniva inviata al di fuori allorché si verificava qualcosa di importante in seno all’umanità; ma essa vi poteva apparire soltanto in un corpo eterico e per questo potè essere percepita soltanto finché sussistette l’antica chiaroveggenza.17 (…) Ecco perché là dove nella storia sorgono simili scuole [sedi di misteri] si aveva coscienza di un’anima che accompagnava l’umanità».18

 

Cosicché fin dai tempi più remoti,

l’anima natanica prese parte alla storia spirituale dell’umanità

quale celeste archetipo del fine supremo dei misteri ‘precristiani’.

 

La fondamentale importanza dell’anima natanica per la vita dei misteri antichi ci prospetta ora una domanda:

qual è il suo ruolo nei nuovi misteri?

 

In altri termini: in che modo agisce l’anima natanica in seno all’umanità dopo il suo quarto sacrificio, al quale noi possiamo accostarci sviluppando una verace comprensione del mistero del Golgota, fondata sui nuovi misteri cristiani, sulla nuova Iside-Sofia? Qual è inoltre il suo rapporto con le virtù di fede, amore, e speranza, le tre colonne su cui poggia il tempio dei nuovi misteri?

Per rispondere dobbiamo richiamare

la differenza essenziale tra i primi tre sacrifici dell’anima natanica e il quarto.

 

Nei primi tre essa apparve nel divenire dell’umanità quale il grande Cristoforo celeste, per tre volte portatrice nel cosmo dell’entità del Cristo.

Nel quarto sacrificio, dopo essersi incarnata sulla terra nel Gesù del vangelo di Luca, raggiunta l’età di trent’anni, quest’anima non fu più soltanto ‘esteriormente’ portatrice del Cristo nel macrocosmo, ma fu il primo essere umano ad accogliere in sé il Cristo fin nel più intimo nucleo del proprio essere, cosicché il Cristo, al tempo del battesimo al Giordano potè unirsi ad essa e nel corso dei tre anni successivi impregnare i suoi corpi astrale, eterico e fisico. Questo fatto costituì una scossa della storia dell’umanità che nei misteri antichi non si era mai verificata.

 

Si apriva all’umanità una possibilità assolutamente nuova

di congiungersi al Cristo e per suo tramite all’intero macrocosmo.19

 

Questa nuova unione col Cristo (che si realizza non più a mezzo dell’ascesa alla sfera solare, ma sulla Terra stessa accogliendo l’impulso del Cristo nell’io, nel sacro tabernacolo dell’essere umano) costituì successivamente il fine ultimo di ogni vero mistero cristiano che aveva le sue sorgenti nell’evento centrale della storia del mondo: il mistero del Golgota. Di questa fondamentale differenza fra antichi e nuovi misteri e del fatto che agli antichi non era accessibile il fine supremo dei nuovi misteri, dice Rudolf Steiner:

▸ «Questo era precisamente il grado di iniziazione [negli antichi misteri] in virtù del quale l’uomo diventava un portatore del Cristo, cioè della natura solare: non uno che accoglie in sé la natura solare, ma uno che ne è portatore. Come la luna piena è portatrice della luce solare così l’iniziato diveniva un portatore del Cristo, un cristoforo. Questa iniziazione al grado di Cristoforo, era un’esperienza assolutamente reale».20

 

La natura del quarto sacrificio dell’anima natanica consiste in questo: che essa, per la prima volta nella storia della vita misterica, divenne non portatrice del Cristo, bensì ricettacolo che accoglie il Cristo in sé, e per tale fatto, ideale ultimo di ogni mistero veramente cristiano, in primo luogo dei nuovi misteri di Michele-Cristo, dati all’umanità con la scienza dello spirito ad indirizzo antroposofico e fondati nel convegno di Natale nell’anno 1923. Infatti, come ha già fatto rilevare Zeylmans von Emmichoven, il primo dei due versi chiave della quarta parte della Pietra di fondazione:

« Luce divina

Cristo – Sole »

si riferisce all’anima natanica.21

 

Questi versi sono nel loro insieme l’indicazione di un superiore ideale dei nuovi misteri, dell’essere umano primigenio che accoglie in pienezza il sole del Cristo, così da permeare i propri involucri con la sostanzialità della «luce divina», dello Spirito Santo che fluisce dal Cristo e grazie a ciò, percorrere la via che conduce alla conquista dello scopo di tutto l’eone terrestre.22

 

Così dal tempo dei fatti di Palestina,

l’anima natanica agisce nel mondo come archetipo dell’uomo interamente permeato dal Cristo

e al tempo stesso archetipo della futura evoluzione di tutta l’umanità,

di cui già abbiamo parlato descrivendo le tre future rivelazioni del Cristo nei prossimi periodi di civiltà.

 

Ed è questo nuovo rapporto dell’anima natanica con il Cristo e con l’umanità che sta alla base dell’esperienza profetica dell’apostolo Paolo a Damasco, quando il Cristo gli apparì nella forma in cui dal XX secolo appare all’umanità.

 

Paolo contemplò il Cristo avvolto in una splendida aura di luce,

che era la stessa anima natanica, che da allora accompagna il Cristo come in un vestito di luce.

 

Rudolf Steiner chiede:

▸ «Cosa era necessario perché il Risorto potesse apparire animicamente in modo così intenso come è apparso a Paolo? Cos’era quella veste di luce in cui il Cristo apparve a Paolo sulla via per Damasco? Di che si trattava? Da dove veniva?»23

Più oltre, in risposta a tale domanda, Rudolf Steiner continua:

▸ «Ciò che apparve a Paolo a Damasco è il Cristo. Lo splendore di luce del quale il Cristo è rivestito, è Krishna. E poiché Cristo assunse Krishna come proprio involucro animico, per mezzo del quale continuò in seguito ad operare, in quello splendore di luce che irraggiò dal Cristo è contenuto anche ciò che un tempo aveva costituito il contenuto della sublime Gita.»24

 

Da queste parole vediamo che lo «splendore di luce di cui era rivestito il Cristo», questo «involucro animico per mezzo del quale egli continuò ad operare» (e cioè fino ai tempi nostri e oltre nel più lontano futuro) altro non è che l’anima natanica che ha intessuto la veste di luce per il Cristo-Sole eterico nel mondo astrale, dalle correnti di luce divina-astrale: «Luce divina, Cristo-Sole».

Rudolf Steiner parla qui dell’anima natanica a Damasco quale sublime archetipo dell’uomo che ha realizzato in sé la prima manifestazione soprasensibile del Cristo, divenendo ‘ricettacolo’ del Cristo e rivestendolo nel proprio corpo astrale di una veste intessuta con la più pura e splendente luce astrale.(1)

 

Tale collaborazione tra il Cristo e l’anima natanica in seno all’umanità è solo agli inizi.

• Nella sesto periodo di civiltà,

allorquando il Cristo si presenterà nel suo corpo astrale sul piano del devachan inferiore,

l’anima natanica si rivelerà al mondo quale archetipo dell’uomo che accoglie il Cristo nel proprio corpo eterico25

avendogli predisposto una nuova veste formata dalle forze planetarie e solari del devachan inferiore

dove hanno origine gli impulsi creatori del corpo eterico dell’uomo.

• Infine nella settima epoca,

allorché il Cristo si mostrerà all’umanità nel suo io macrocosmico sul piano del devachan superiore,

l’anima natanica sarà con lui.

Essa costituirà l’archetipo dell’uomo che è divenuto ricettacolo del Cristo fin nelle forze soprasensibili del corpo fisico,

che hanno le loro sorgenti nel devachan superiore, nel mondo delle stelle fisse,

dal quale l’anima natanica trarrà per il Cristo una veste stellare.

 

Questo è il quadro di tali avvenimenti dal punto di vista del cosmo.

Ma anche dal punto di vista umano esso si mostra estremamente significativo.

• Abbiamo visto che l’anima natanica agendo dal cosmo extraterrestre,

con i suoi tre sacrifici «precristiani» potè introdurre nei diversi sistemi dell’organizzazione umana l’impulso del Cristo,

mentre con il quarto sacrificio gli consentì di penetrare nell’io stesso dell’uomo,

per divenirne la sorgente delle forze intellettuali e morali.

 

Rudolf Steiner riassume così questa cooperazione tra il Cristo e l’anima natanica, in rapporto ai diversi elementi dell’organismo umano:

▸ « La scienza spirituale ci mostrerà in modo sempre più approfondito che grazie al quarto sacrificio del Cristo, e cioè il mistero del Golgota, l’io dell’uomo potrà pervenire all’altruismo.

I sensi hanno detto “Non io, il Cristo in noi” [primo sacrificio]. Gli organi vitali hanno detto: “Non io, il Cristo in noi” [secondo sacrificio]. Le facoltà psichiche e affettive hanno detto: “Non io, il Cristo in noi” [terzo sacrificio].26

La vita morale e intellettuale dell’uomo [nella misura in cui essa è il risultato del libero sviluppo del suo io] deve imparare a dire: “Non io, il Cristo in me”.27

Questa possibilità fu posta in seno all’umanità grazie al battesimo al Giordano (Epifania) e al successivo mistero del Golgota (il quarto sacrificio dell’anima natanica). La visione di Paolo a Damasco e le parole che egli pronunciò (divenute da allora, fondamento e méta ultima dei misteri cristiani) sono la conseguenza di tale possibilità.

Ma oggi questo processo deve avanzare ulteriormente: l’anima natanica, che accompagna il Cristo sulla via verso manifestazioni sempre più elevate, deve riflettersi quale archetipo nell’uomo e destare in lui le forze di fede affinché il corpo astrale possa dire almeno fino a un certo grado: “Non io, ma il Cristo in me”. Nella sesta epoca lo stesso dovrà dirsi per il corpo eterico in virtù del sorgere delle forze d’amore.

Infine nel settimo periodo di civiltà grazie allo sviluppo delle forze della speranza questo dovrà valere fino a un certo grado anche per il corpo fisico.28

Solo se questo avverrà, solo quando l’uomo, in virtù dell’azione dell’anima natanica nei nuovi misteri cristiani,

riuscirà ad avvicinarsi al proprio ideale, al proprio archetipo:

solo allora egli si avvicinerà anche al fine ultimo di questi misteri : diventare ricettacolo cosciente del Cristo».29

 

A questo fine supremo si riferiscono i versi finali della Pietra di fondazione, ove si parla del Cristo-Sole che agisce oggi nell’involucro luminoso dell’anima natanica, riscaldando i cuori (il sentire) e illuminando i capi (il pensare), diffondendosi nell’uomo fin nei suoi impulsi volitivi, affinché gli uomini che aspirano nei nuovi misteri ad accogliere coscientemente in sé il Cristo30 possano successivamente, per mezzo della sua forza, portare il vero bene nel mondo esterno:31

 

«Affinché diventi buono speranza

ciò a cui noi

con i nostri cuori amore

vogliamo dare fondamento

ciò che con i nostri capi

vogliamo condurre fede (conoscenza)

diretto alla meta»

 

Ciò che abbiamo detto sul ruolo dell’anima natanica per i misteri antichi e nuovi e sul suo procedere in comunione col Cristo, in passato dal cielo alla terra, e oggi di nuovo dalla terra al cielo, getta luce sul legame occulto dell’anima natanica con i tre motti rosicruciani nei quali è racchiusa l’essenza stessa della via esoterica dei misteri cristiani contemporanei:

«Ex Deo nascimur; in Christo morimur, per Spiritum Sanctum reviviscimus».

 

I destini terreni e cosmici dell’anima natanica che abbiamo descritti, il suo legame diretto e indissolubile con l’entità del Cristo dall’antica epoca lemurica fino ad oggi e nel futuro, tutto ci dice che essa stessa è la portatrice umana di quelle tre sentenze, così come il Cristo ne è il portatore cosmico.32

 

E in effetti chi, se non l’anima natanica, può essere chiamata in verità NATA da Dio

e quindi custode delle originarie forze divine,

l’anima nata quando gli elohim crearono il primo uomo, custode di forze purissime,

che le permisero di offrirsi in sacrificio al Cristo, per tre volte nei mondi spirituali,

e una volta sulla Terra nel battesimo al Giordano?

 

Di chi, se non dell’anima natanica,

che è il solo essere umano che abbia accolto in sé il Cristo sulla Terra e con lui patì il Golgota,

possiamo dire che « MORÌ con il Cristo » e « nel Cristo »?

 

Ed infine chi se non essa,

può essere chiamata «RISORTA nello Spirito Santo che emana dal Cristo »,

allorché apparve a Paolo a Damasco quale « veste splendente » del Risorto?

 

Cosicché l’anima natanica risulta per noi non solo l’archetipo del fine supremo dei nuovi misteri, ma anche la guida diretta alla realizzazione di tale fine:

nel « ricordare » i suoi tre sacrifici celesti,

nel « riflettere » sul suo quarto sublime sacrificio

e nel « contemplare » i suoi tre futuri sacrifici soprasensibili, di cui il primo già si compie oggi a partire dal XX secolo.

 

Il primo compito dei misteri cristiani moderni,

fondati durante il convegno di Natale del 1923 con la posa della meditazione della Pietra di fondazione,

è proprio quello di rendere possibile la contemplazione di questo primo nuovo sacrificio,

alla luce del neonato Spirito del tempo.

 

 


 

Note tra parentesi:

(1) – Di questo processo ci si occuperà dettagliatamente nel capitolo: ‘La nuova apparizione del Cristo nell’eterico’.

 

Note:

16 – O.O. 142, 1.1.1913

17 – Ibidem

18 – O.O. 146, 3.6.1913

19 – È possibile anche dire che a Natale l’anima natanica si incarnò sulla Terra quale archetipo del fine degli antichi misteri, vale a dire quale entità che era stata per tre volte «portatrice del Cristo». Viceversa all’Epifania, avendo «accolto in se» il Cristo, essa intraprese la via dei nuovi misteri che dopo tre anni raggiunse il culmine nella Pasqua allorché sulla collina del Golgota «accolse» il Cristo fin nel proprio corpo fisico.

Questo getta luce anche sul significato dell’incontro di Gesù di Nazareth con i misteri antichi nelle loro tre varianti fondamentali (giudaica, pagana, essena) prima del compimento dei trent’anni. Grazie a tali incontri egli potè convincersi che l’antico ideale d’iniziazione incarnato in lui, quale risultato della sua azione cosmica nel passato, non era più accessibile sulla Terra all’epoca degli eventi di Palestina. Infatti nei misteri giudaici, la voce di Bath-Kol non raggiungeva più la sfera solare, in quelli pagani operavano sempre più sovente i demoni e l’essenismo non poteva che accogliere rare anime elette, votando così il resto dell’umanità a una sorte ancora più triste (cf. 5 e 6.10.1913, O.O. 148).

Inoltre tutte queste esperienze di Gesù di Nazareth vennero rese intensissime dal fatto che all’età di dodici anni si unì a lui l’io di Zarathustra. Per questo Gesù potè da un lato percepire in quell’io tutti più grandi risultati dei misteri solari e soprattutto l’esperienza dell’ascesa alla sfera solare, nel la direttrice dal basso vero l’alto. D’altro lato egli stesso portava in sè il ricordo, il riflesso celeste (la controimmagine) di quella via, ma nella di rettrice opposta, dall’alto verso il basso, il ricordo della discesa dell’anima natanica dalla regione solare all’incarnazione terrestre per la preparazione della discesa dello spirito solare del Cristo. A causa di questa duplice esperienza il senso dell’impossibilità di elevarsi alla sfera solare dovette essere sperimentato da Gesù con particolare forza. Infatti allora persino Zarathustra, il massimo iniziato solare, non aveva più la forza di realizzare una tale ascesa.

Essa comunque si realizzò (grazie all’eccezionalità dell’anima natanica) nel momento in cui l’io di Zarathustra lo abbandonò per un breve tempo. Ciò si verificò durante rincontro di Gesù con uno dei culti pagani. La gente che lo seguiva lo sospinse all’altare, dove «cadde come morto» (vale a dire fu temporaneamente abbandonato dall’io di Zarathustra). Allora, secondo Rudolf Steiner, « l’anima di Gesù di Nazareth, lacerata, si sentì rapita come in un regno spirituale, come nel dominio dell’esistenza solare, e come originata nella sfera dell’esistenza solare, sentì risuonare le parole… » (4.10.1913, O.O.148). Fu allora che dalla voce metamorfosata di Bath-Kol Gesù udì dalla sfera solare ciò che in seguito Rudolf Steiner donò all’umanità quale testo del Padre Nostro macrocosmico, che svelava le cause della conclusione del tempo degli antichi misteri e la necessità di un nuovo impulso.

Cosicché Gesù di Nazareth dovette sperimentare in primo luogo il fatto che la voce di Bath-Kol che in altri tempi aveva ispirato gli antichi profeti, non riusciva ormai più ad elevare l’anima umana fino alla sfera solare (vale a dire: la comunione con il mondo spirituale nella direttrice dal basso verso l’alto non era più realizzabile). E quando presso l’altare pagano egli potè malgrado tutto elevarsi alla sfera solare percepì il Padre nostro macrocosmico, che indicava che il Cristo a quell’epoca non poteva più essere trovato nel Sole poiché aveva intrapreso la sua discesa verso la Terra (cf. Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, cap. ‘La via del maestro dell’umanità’). Questo però significa che anche un’azione simile a quella dei precedenti sacrifici celesti dell’anima natanica (nella direttrice dall’alto verso il basso) era divenuta impossibile. Una siffatta doppia e quindi assoluta impossibilità del legame con il Cristo secondo l’ordine antico riempì l’anima di Gesù di Nazareth della più profonda angoscia e la preparò alla sua più alta missione: accogliere in sé il Cristo sulla Terra stessa per la salvezza di tutta l’evoluzione umana.

20 – O.O.233, 21.4.1924

21 – V. Zeylmans van Emmichoven, La pietra di fondazione, cap. ‘La stella a cinque punte e il Cristo-Sole’.

22 – Maggiori dettagli nella nota 163, parte XII.

23 – O.O.142, 1.1.1913

24 – Ibidem

25 – Rudolf Steiner dice che il vangelo di Luca, compilato attraverso l’ispirazione dell’anima natanica ricevuta da Paolo e da Luca, è diretto al sesto periodo di civiltà postatlantico (cf. 8a conferenza O.O.124). L’anima natanica è per eccellenza un’entità eterica e alla sesta epoca manifesterà l’immagine del Cristo nel suo corpo eterico macrocosmico entro la sfera solare.

26 – Cf. il capitolo ‘Le tre azioni celesti dell’anima natanica’

27 – O.O.152, 1.6.1914

28 – Questo non contrasta con il fatto che l’umanità deve sviluppare nel quinto periodo l’anima cosciente, nel sesto il sé spirituale e nel settimo lo spirito vitale. Chi però già oggi percorre la via del discepolato spirituale, cerca già oggi la via dall’anima cosciente al sé spirituale e, se prosegue il suo cammino iniziatico anche nelle vite successive, cercherà di sviluppare lo spirito vitale nella sesta epoca e il seme dell’uomo spirituale nella settima.

29 – Circa la possibilità in linea di principio di percorrere tale via alla nostra epoca, si veda l’esame esoterico della vita di Rudolf Steiner nella prima parte del libro Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri.

30 – «Non semplicemente sollevare lo sguardo al Cristo, ma riempirsi del Cristo: questo è il cristianesimo di cui deve parlare l’antroposofia» (O.O. 207, 16.10.1921).

31 – Sono i versi conclusivi della Pietra di fondazione. Nel senso di quanto esposto possiamo stabilire i seguenti collegamenti con le nuove virtù, nel loro senso esoterico:

« affinché sia buono » — speranza « con i nostri cuori » — amore « con i nostri capi » — fede

32 O.O. 187, 22.12.1918