Le operazioni alchemiche


 

1. La premessa morale

Scopo ultimo della Grande Opera alchemica è, come sappiamo, la fabbricazione dell’Oro dell’arte. Ogni operazione dell’alchimista è quindi diretta a questo fine. I falsi alchimisti, o soffiatori di carbone, divorati dalla sete di potenza che concede la ricchezza, intendevano lo scopo della loro arte nel senso volgare della parola e non in quello mistico-magico superiore, che è stato già caratterizzato nel corso di questo studio.

 

Gli Adepti invece erano consci del loro grande fine e sapevano che l’uomo, il quale eleva e nobilita se stesso, lo fa per amore della missione umana e coopera con il suo sforzo personale alla sublime opera creatrice delle Potenze divine. Perciò lo sforzo del vero alchimista era e doveva essere un atto morale. Gli alchimisti dicevano: «Colui che desidera la Pietra Filosofale per la ricchezza ch’essa può dare e per il bene materiale ch’essa può procurare, non la troverà giammai».

Queste parole ci fanno ricordare che un simile monito si trova alla fine del primo capitolo dell’opera steineriana Come si conseguono conoscenze dei mondi superiori? :

▸ «Chi aspira alla conoscenza superiore per accumulare tesori di sapere o per dominare sugli uomini, non la conseguirà giammai. Chi invece la desidera per purificare e nobilitare il suo essere, potrà avanzare di molti passi».

 

Questo atteggiamento morale, e il fine iniziatico dell’alchimista Adepto, non ci devono lasciar supporre che la sua attività si esaurisse unicamente in pratiche ascetiche interiori e che egli lasciasse le fatiche di laboratorio agli spregiati attizzatori di carbone. La conoscenza dell’Adepto era cosí profonda che egli sapeva che vi è un rapporto morale-naturale tra l’anima dell’uomo e l’universo fisico.

 

Nel laboratorio egli ricercava conoscenze di ordine naturale

e le mutava in conoscenze di ordine morale.

Perciò il laboratorio dell’alchimista era al contempo un santuario

nel quale non mancava mai il tabernacolo con la lampada accesa.

La fusione interiore tra sapienza e moralità elevava l’Adepto al di sopra della schiera degli uomini comuni.

 

La natura gli rivelava i suoi segreti attraverso le impressioni morali che egli ne riceveva. Le conoscenze cosí acquisite gli permettevano a loro volta di agire potentemente sulla sua stessa anima per trasformarla e nobilitarla. L’Adepto, per esempio, esponeva una verga di ferro all’azione del fuoco e poi la immergeva nell’acqua. Il ferro cosí si temperava, cioè acquistava proprietà che prima non aveva. Questo processo di ordine naturale permetteva all’Adepto di comprendere l’analogo processo di ordine morale che subisce l’anima dell’uomo quando passa attraverso le prove del fuoco e dell’acqua. Non è senza caso che la parola “tempera” sia parente della parola “temperamento”, che sta a denotare la presenza dei quattro elementi entro la complessione umana.

Tanto l’una quanto l’altra derivano poi da “tempus”, che indica le forze elementari entro la natura.

In verità una sola legge divina e una sola materia cosmica governano ogni aspetto della realtà.

 

2. Uomo e natura

Non a torto l’alchimista affermava che non vi è nulla nella natura che non sia al contempo nell’uomo.

È appunto la Scienza dello Spirito antroposofica

che ci aiuta ad estendere il concetto di umanità fino agli estremi limiti del nostro cosmo solare.

 

La vera e la sola opera creatrice degli Dei è l’Uomo.

• Non vi è nulla di creato che non sia una parte dell’uomo.

Dovunque volge lo sguardo, l’uomo non scorge altro che se stesso.

• I minerali sono umanità rimasta indietro al grado di Saturno;

• le piante sono umanità fermatasi al grado solare;

• gli animali sono umanità evoluta solo fino al grado lunare.

 

Qualora non si voglia dare alla parola un significato deteriore, è giusto definire la natura quale scoria dell’uomo. Perciò i segreti della natura che l’alchimista cercava, erano in realtà i segreti dell’uomo. Con le forze della natura egli sapeva di poter agire sull’uomo, e con le forze dell’uomo sulla natura.

Tra le piú grandi leggi cosmiche scoperte dall’alchimia, è quella che soltanto il simile agisce sul simile.

Gli alchimisti affermavano che la loro scienza era allo stesso tempo Teosofia e Medicina, perché le conoscenze che essa trasmetteva erano atte a svelare i segreti dell’opera divina e a risanare l’organismo umano malato. Ciò è possibile solo per il fatto che, prendendo un medicamento tratto dai minerali o dalle piante, l’uomo assume in sé delle forze che appartengono alla sua stessa natura.

L’uomo trae dalla sua stessa umanità le forze di cui abbisogna. Conscio di questa legge fondamentale, il genio di Paracelso pose sull’alchimia le basi della moderna medicina scientifica. Del resto la stessa legge si manifesta in maniera mirabile nel grandioso processo della nutrizione.

 

3. L’omologia della realtà

L’unità è la grande legge dell’universo.

Dice Zosimo (III sec.): «Ogni cosa procede dall’unità, ogni cosa si ordina nell’unità, ogni cosa è moltiplicazione dell’unità».

L’unità dell’opera divina è data dall’uomo.

Ogni realtà creata, come abbiamo visto, è umanità a diversi stadi della sua evoluzione. L’essere è l’unità del molteplice sussistere dell’universo creato. Eppure l’essere appare non semplice, ma complesso. Non unità dunque, ma dualità viene ad espressione attraverso ogni forma di essere.

 

La dualità è data    • dalla forma e dal contenuto,

• da una essenza interiore e da un aspetto esteriore,  • dall’Anima e dal Corpo.

Ciò vale tanto per l’uomo, quanto per l’universo.

 

Alla luce delle considerazioni fin qui svolte, non deve perciò far meraviglia che gli alchimisti attribuivano anche ai metalli un contenuto animico-spirituale trascendente. Essi avevano giustamente osservato che non vi è realtà che non presupponga un’essenza intima, una tintura, secondo la quale si conforma poi l’aspetto esterno della cosa.

Se chiamiamo    • Spirito l’aspetto interno     • e Materia l’aspetto esterno della  r e a l t à,

possiamo dire che   • non vi è Spirito senza Materia     e che  • non vi è Materia senza Spirito.

 

 

Questa legge si esprime con chiarezza nel segno del macrocosmo, che è dato dall’intreccio di due triangoli, l’uno bianco, con il vertice in alto, e l’altro nero, con il vertice verso il basso.

Spirito e Materia, Fuoco ed Acqua, sono dunque presenti in ogni realtà. Eppure l’esagramma lascia intendere che la dualità che ne deriva non è sostanziale, ma solo formale.

Spirito e Materia, Fuoco ed Acqua, non sono che “posizioni” e “tinture” diverse di una stessa sostanza. Dunque anche la complessità costitutiva dell’essere è ancor sempre unità.

 

La Scienza dello Spirito atroposofica ci conduce nella concretezza di questa legge del reale. Essa c’insegna che ciò che è il mondo morale dell’uomo in vita diventa il suo mondo naturale dopo la morte. E se consideriamo similmente la realtà in rapporto con la coscienza delle Gerarchie e dell’Uomo, ci appare che la Natura, se è il mondo esterno dell’Uomo, è al contempo il mondo interno delle Gerarchie.

Spirito e Materia, o, secondo gli alchimisti, Fuoco ed Acqua, sono in sé omologhi, ossia nascondono sotto l’apparenza diversa la loro identità sostanziale.

 

4. La via umida e la via secca

Ne deriva che ogni azione su uno dei due princípi, si riverbera di necessità anche sull’altro, o subito o in prosieguo di tempo. Il processo di perfezionamento del metallo e dell’iniziazione individuale può quindi essere intrapreso da due parti.

• Si può, in altre parole, svolgere un’azione sulla corporeità per influenzare l’anima

• o viceversa agire sull’elemento animico-spirituale per determinare un cambiamento fisico-corporeo.

Nel primo caso si parla in alchimia di processo per via umida, nel secondo caso di processo per via secca.

 

L’iniziazione presso gli antichi indiani e nel Medioevo si svolgeva quasi esclusivamente per via umida.

Gli esercizi respiratori e le pratiche ascetiche, modificando lo stato fisico-corporeo,

agivano fin dentro l’essenza spirituale dell’individuo.

 

Nei tempi moderni, e in particolar modo nel metodo antroposofico-rosicruciano, si preferisce procedere per via secca, cioè si vivifica e si potenzia l’elemento animico-spirituale in maniera da renderlo indipendente dall’arto corporeo. In tal modo però si opera anche una metamorfosi del corpo fisico nelle sue disposizioni piú sottili.

Questa spirale, che mostra la polarità fra l’azione del Piombo e quella dell’Argento, fra l’azione dello Stagno e quella del Mercurio fra l’azione del Ferro e quella del Rame, cela uno dei piú profondi segreti della natura umana.

 

 

Gli alchimisti antichi sapevano che per influenzare uno stato di coscienza spaziale, bisognava agire sullo stato corrispondente di coscienza temporale, e viceversa. Cosí “l’eccedenza mercuriale” veniva corretta con una somministrazione di Stagno. Il Mercurio conduce l’uomo indietro nel tempo, lo porta in quella sfera spirituale in cui aveva dimora prima di discendere sulla Terra, ma in questo cammino a ritroso egli dovrebbe procedere a tastoni come un cieco, se lo Stagno non gli aprisse al contempo la coscienza che è atta ad illuminare la realtà spaziale di Giove.

 

Gli alchimisti agivano in questo senso in modo concreto, somministrando dosi metalliche in estrema diluizione. Oggi sarebbe oltremodo pericoloso procurarsi una coscienza superiore mediante l’ingestione di sostanze metalliche, perché nel frattempo il corpo fisico ha subíto un radicale cambiamento. Tuttavia la conoscenza della corrispondenza fra l’uomo superiore e l’uomo inferiore può essere di estrema utilità per il medico. Oggi può sembrare stravolgente l’affermazione del Dottor Steiner che per curare la tosse bisogna procurare una diarrea artificiale, e che le cause di certe malattie mentali vanno ricercate in lesioni intestinali. Eppure non è piú stravagante il fisico quando insegna che per sollevare l’estremità di un’asse in bilico bisogna porre un peso sulla estremità opposta.

 

Vogliamo fare sui Fiori del Loto ancora un’ultima osservazione.

I Fiori di Loto, come sapete,

• nella loro forma luminosa e raggiante,

sono chiare finestre che ci permettono di guardare nel Mondo Soprasensibile;

• sono invece, nella loro forma ottenebrata e caotica, propria dell’uomo comune, le porte infernali

attraverso le quali entrano nell’anima i demoni degli istinti incontrollati e delle passioni irrefrenabili.

 

In un testo alchemico antico, accanto ai Fiori del Loto sono indicati i nomi delle sette passioni, dei sette peccati capitali della natura umana: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola e lussuria. In considerazione di ciò, gli alchimisti definivano “metalli neri o alterati” quelli che agiscono nella natura umana. Nel mito egizio si parla del traviamento di Iside. Iside, prima di abbandonarsi all’amplesso fecondatore di Osiride, deve spogliarsi delle sue sette vesti nere.

 

5. Unguento e tintura

Cerchiamo ora di capire che cos’è che produce nei metalli il processo di oscuramento e di alterazione.

Gli alchimisti ricollegavano a questo fatto due espressioni di uso generale: unguento e tintura.

Questi due termini sono passati dall’alchimia alla farmacia, perdendo perfino l’ombra del loro significato originale.

Ogni uomo nasce in un gruppo nazionale o razziale ben definito. I caratteri propri del popolo a cui appartiene gli s’imprimono addosso e ne modellano la forma fisica senza qualsiasi sua partecipazione. Quest’azione modellatrice di forme agente dall’esterno veniva chiamata dagli alchimisti “unguento”.

 

• L’espressione “unguento solfureo” valeva appunto per indicare quell’estratto eterico che si eredita dai genitori e che conforma il corpo fisico secondo leggi non legate all’entelechia spirituale.

Invece di unguento, spesso si trova nei testi il termine di “olio”. Si badi che gli alchimisti, usando questa nomenclatura, non avevano in mente l’aspetto esterno del composto, ma la sua azione specifica interna. Cosí, per esempio, chiamavano “unguento solfureo” o “olio di vetriolo” quel composto chimico tremendamente corrosivo che oggi conosciamo con il nome di acido solforico (H2SO4) e che non è né un unguento né un olio. Se in un trattato alchemico troviamo scritto: «Per questa operazione devi usare l’olio di vetriolo», dobbiamo saper leggere: «Impiega le forze del corpo eterico».

 

Qualcosa di diverso si collega con il concetto di “tintura”. Se l’uomo accoglie tanto profondamente in sé un ideale che esso diventa sangue del proprio sangue e carne della propria carne, allora questo fatto, pur non riuscendo a modificare la conformazione fisica, la tinge di un particolare colore. I gesuiti hanno un colore proprio, e anche noi antroposofi abbiamo un colore proprio che ci accomuna sopra tutte le differenze, che pur sussistono, di nazione e di razza. Cosí se unguento od olio vale per estratto eterico, tintura vale per essenza astrale.

È appunto un’essenza astrale che dà alla rosa il suo meraviglioso colore.

In genere, nell’alchimia il termine “tintura mercuriale” sta ad indicare una qualità animica che si riverbera fin nell’aspetto fisico esteriore. L’alchimista diceva che da ognuno dei sette metalli planetari si può estrarre la tintura, previa chiarificazione o imbiancamento. Difatti i metalli, come li conosciamo, non sono atti a tingere perché contengono la sostanza nera plumbea, l’ombra terrestre. Abbiamo già detto, parlando del Piombo Nero, che questo fatto dipende dall’influenza arimanica.

 

6. La terrestrità metallica

Vediamo ora di comprendere piú chiaramente che cosa sia questa ombra nera, questo elemento terrestre presente in ogni metallo.

La Materia Prima cosmica, di cui abbiamo già parlato, viene elaborata dalle sublimi Potenze spirituali durante la grande evoluzione planetaria, e diventa

• su Saturno, per opera della prima Gerarchia, sostanza fisica;

• sul Sole, per opera della seconda Gerarchia, sostanza eterica;

• sulla Luna, per opera della terza Gerarchia, sostanza astrale.

Aiutiamoci, anche questa volta, con una tabellina.

 

 

• La cosa piú difficile è di comprendere che cosa sia la sostanza fisica, perché di solito si suole contrapporre il concetto di fisico al concetto di spirituale. Ciò è fondamentalmente errato. Sostanza fisica, sostanza eterica e sostanza astrale fanno parte di una stessa realtà spirituale. Anzi il grado fisico è il piú alto dei tre gradi per mezzo dei quali si esprime lo Spirito.

Sappiamo che ad un certo momento dell’evoluzione avviene l’intromissione arimanica. Arimane agisce cosmicamente e modifica, secondo la sua natura, la sostanza astrale in Acqua e la sostanza eterica in Aria. Però non è sufficientemente forte da poter opporre la sua azione a quella dei sublimi Spiriti della prima Gerarchia. Davanti alla sfera di Saturno deve retrocedere, cioè non può modificare secondo la sua natura la sostanza fisica e creare un elemento superiore all’Aria.

Perciò ritorna in basso e sotto all’Acqua pone qualcosa che non ha alcun equivalente spirituale, ma che è della sua stessa natura: ciò è il solido, la Terra. Ora possiamo rappresentarci i quattro elementi nel modo seguente.

 

 

Da ciò si vede che nulla è meno adatto a dare un’idea dell’elemento fisico che il solido materiale ond’è fatta la Terra. Solo il Fuoco, cioè l’elemento che è stato sottratto all’influenza arimanica, è l’espressione della sostanza fisica saturnia. Perciò solo il Fuoco può liberare i metalli dalla loro ombra oscura e restituirli al loro essere primitivo.

 

I metalli, se sottoposti ad altissime temperature, bruciano allo stesso modo che la carta o il legno. C’è però una differenza per quanto riguarda il residuo di ceneri. La cenere della carta pesa meno che la carta, ma la cenere di un metallo pesa piú che lo stesso metallo. Il fenomeno ha lasciato per molti secoli perplessi i chimici. Oggi non è piú un mistero, perché si sa che la combustione dei metalli è accompagnata da un violento processo di ossidazione. L’operazione viene chiamata calcinatura metallica, sebbene la calce non c’entri proprio per niente. La chimica ha ereditato il termine dall’alchimia senza curarsi del suo significato.

Gli alchimisti attribuivano l’aumento del peso delle ceneri metalliche alla presenza del Piombo Nero che, come abbiamo visto, calcifica lo scheletro umano. Avevano dunque ragione di chiamare “calcinatura” la combustione dei metalli, perché essa mette in evidenza il potere calcificante del Piombo.

Gli alchimisti chiamavano semplicemente Piombo o Terra la parte metallica che veniva ridotta in calcina per mezzo della combustione.

 

7. La progressione cosmica della sostanza

Jacob Böhme dice che l’Oro è nascosto nel Piombo e gli alchimisti chiamavano il Piombo “Oro inverso”. Per comprendere ciò, ricordiamoci che su ogni pianeta attraverso il quale passa l’evoluzione cosmica, sorge una nuova forma di sostanza. Cosí su Saturno sorge la sostanza fisica, sul Sole la sostanza eterica, sulla Luna la sostanza astrale. Sulla Terra avviene un divario.

Gli Dei creano la sostanza egoica, cioè la sostanza ond’è costituito il corpo dell’Io,

e Arimane fa sorgere la mineralità solida come qualcosa che non ha alcun equivalente spirituale.

 

 

Sappiamo già che la sostanza egoica viene chiamata dagli alchimisti “Oro”

e che lo stato minerale vien detto “Piombo Nero”.

L’Io umano incorporato nella greve e opaca scorza minerale

è appunto, secondo l’espressione böhmiana, l’Oro nascosto nel Piombo.

 

Il Piombo è Oro inverso, nel senso che manifesta le stesse forze per ottenere un effetto del tutto opposto.

L’Io è l’elemento “fisso”, determinato per eccellenza.

 

Tutte le tele di Raffaello e tutte le sinfonie di Beethoven portano un’impronta inconfondibile, che è come il suggello dell’Io possente che le ha create. Ogni creazione spirituale è diversa, perché la sostanza ond’è formata segue le proprie leggi; uguale però in ognuna è il principio creatore, che qui vogliamo chiamare Essenza Spirituale. Perciò nell’infinita molteplicità delle forme abbiamo l’unità dell’Essenza Spirituale. Questa è appunto l’azione dell’Io, cioè dell’Oro.

 

Immaginatevi ora degli stampi rigidi tutti uguali, in ognuno dei quali viene colata della sostanza fusa diversa, che poi raffreddandosi assume la forma dello stampo. Ne risulta che diverse sostanze hanno una stessa forma esteriore. Cioè nella molteplicità dell’essenza abbiamo l’unità della forma rigida. Questa è l’azione di Arimane, del Piombo. Nel Piombo vediamo l’inversione del principio unitario dell’Oro.

 

Consideriamo i metalli. Sono tutti diversi per il colore e per le qualità proprie. In che cosa consiste la loro unità?

Secondo gli Dei, nella Materia Prima

che sta alla base di ogni sostanza e che non si può concepire se non come essenza unica superspirituale.

Secondo Arimane, nella gravità

che agisce in tutti i corpi e che li uniforma per mezzo di una stessa legge esterna.

 

8. L’Oro: punto d’arresto della creazione

Secondo un fondamentale concetto alchemico,

la Natura, nel portare ad evoluzione la materia, non giunge al termine della sua opera.

La sua attività s’arresta ad un determinato limite di sviluppo, onde la materia è imperfetta, è incompiuta.

Il punto d’arresto della creazione naturale è segnato dal sorgere dell’Oro.

Un alchimista lasciò scritto: “La Natura sospende il suo lavoro nell’Oro”.

 

Ciò significa che gli Dei, dopo aver dotato l’uomo dell’Io, ritraggono la loro attività.

L’Io rappresenta il culmine dell’azione divina; esso è però il punto piú basso dell’azione autonoma umana.

L’uomo deve partire dall’Oro per arrivare all’Oro.

 

Il suo ulteriore sviluppo dev’essere cioè un’autoctisi, un’autocreazione.

Il culmine sarà ancora una volta l’Oro, cioè l’Io Superiore.

In alchimia è perciò essenziale la distinzione fra l’Oro della natura (Io inferiore) e l’Oro dell’arte (Io Superiore).

La creazione dell’Oro artificiale rappresenta il limite estremo delle possibilità umane, e giace nel piú lontano avvenire. Raggiunto quel culmine, l’azione umana, almeno provvisoriamente, deve arrestarsi.

 

9. Dal primo principio al punto d’arresto

• Abbiamo visto che la Materia Prima rappresenta la base superspirituale della creazione cosmica. Essa è il principio che non ha principio, è cioè il principio primo.

Nel processo evolutivo la Materia Prima dà origine al Fuoco e all’Acqua.

 

Consideriamo ora il fatto con maggior esattezza.

Che cos’è veramente il Fuoco e che cos’è veramente l’Acqua?

Essi rappresentano il doppio aspetto della realtà cosmica

che ha un contenuto interno (il Fuoco) ed una forma esterna (l’Acqua).

 

Perciò in alchimia i segni congiunti del Fuoco e dell’Acqua rappresentano il macrocosmo.

Il simbolo è conosciuto con il nome di esagramma, o croce di Salomone.

 

L’esagramma sta a significare che l’Anima del Cosmo e il Corpo del Cosmo

sono ancora liberi e in pieno rigoglio creativo.

 

 

Affinché l’Io possa sorgere nell’uomo, è necessario

che i due princípi cosmici del Fuoco e dell’Acqua si contraggano, si uniscano intimamente tra loro.

 

 

• In concreto accadde, come sapete da Rudolf Steiner, che a un determinato momento dell’evoluzione umana

il corpo eterico venne a coincidere con il corpo fisico.

La contrazione dei due elementi fa trasformare l’esagramma in pentagramma.

 

Questo è il segno del microcosmo, dove il macrocosmo ha arrestato la sua attività.

Qui lo Spirito-Io può esprimersi direttamente nella realtà esterna.

L’Oro brilla alla luce del Sole e gli Dei vedono coronata la loro opera.

 

Ecco dunque i segni delle tre fasi della creazione.

 

 

10. Il lievito nuovo: l’Io

La strada dell’uomo comincia là dove finisce quella degli Dei.

• Gli Dei gli hanno fatto un dono supremo: l’Oro dell’Io.

• Ora egli deve andare avanti da solo fino al raggiungimento della meta suprema: l’Oro dell’Io Superiore,

che lo eleva nel rango degli Spiriti creatori.

 

Il pentagramma diventa in tal modo il simbolo dell’operoso sforzo dell’uomo teso al bene piú alto.

Esso sta ad indicare che l’uomo può raccogliere tutte le sue forze per iniziare un’opera nuova.

 

Spirito e materia, fusi in un’unità di forze poderose,

stanno a disposizione dell’uomo per la sua opera piú alta.

Il pentagramma è il mattone fondamentale dell’edificio che l’uomo eleva per sua libera iniziativa.

 

Voi sapete che nel “Faust” di Goethe, Mefistofele si ritrae impaurito dinanzi al pentagramma. Infatti questo genio malefico sa che gli è precluso l’accesso in quel regno dello Spirito che l’uomo crea col libero impulso del suo Io.

L’uomo dunque, guidato dalla luce dell’Io, procede per la sua strada da solo.

 

Che cosa avviene della Terra?

Anche da essa gli Dei, esaurito il loro sforzo, si sono ritirati come l’ondata che, raggiunta la costa, ritorna indietro col risucchio.

Rimane dunque abbandonata a se stessa?

La Terra è costituita dai quattro elementi.

In questi però opera la forza del “Sale” che porta all’arresto, alla sincope, all’irrigidimento.

La Terra è un cosmo irrigidito per opera del Sale.

Possiamo rappresentarla con lo stesso segno del macrocosmo, tagliato però dalle rette simbolo dell’azione salina.

 

 

Questo geroglifico può essere semplificato e ridotto a una croce

(la Croce degli Elementi) con i bracci verticali sbarrati.

Ne risulta un segno noto con il nome di Croce pontificale o Croce di Lorena.

 

 

• Come l’opera dell’Io umano principia dal pentagramma,

• l’opera dell’Io divino comincia dalla Terra inaridita e salata.

La Terra, espulsa dal ritmo creatore divino e ridotta a Sale, non resta abbandonata a se stessa.

 

La forza cosmica dell’Io cristico penetra nella scorza irrigidita della Terra

e con ciò il nostro pianeta diventa il lievito di un nuovo avvenire cosmico.

La Croce di Lorena diventa cosí il simbolo dell’opera nuova del Cristo (la Redenzione),

come il pentagramma è il simbolo dell’opera nuova dell’uomo.

 

 

11. L’arte spagirica e il Caduceo di Mercurio

La realtà è complessa.

• L’unico elemento semplice è la “Materia Prima” dei Filosofi, ma questa sta al di là del mondo creato.

 

Quanto piú progredisce, tanto piú la scienza s’accorge che ogni cosa è un’organizzazione di parti. La recente scoperta dei fenomeni di isotopia ci rivelò che anche i metalli, che prima si credevano essere elementi semplici, sono in realtà dei “miscugli” chimici.

 

L’uomo stesso è un “miscuglio”.

In ogni sua parte confluiscono attività e princípi diversi.

Ogni composto però è del tutto dissimile dagli elementi che lo compongono.

• L’acqua è di natura affatto diversa dall’idrogeno e ossigeno che la compongono.

La ricerca dell’elemento semplice è pertanto indispensabile

sia per lo scienziato che vuol conoscere, sia per l’artefice che vuol creare.

 

Gli alchimisti chiamavano se stessi spagirici. Tra alchimia e spagiria corre lo stesso rapporto che c’è tra arte e tecnica. La spagiria è la tecnica piú alta dell’arte regale ermetica. Parleremo della tecnica spagirica piú diffusamente in seguito, quando tratteremo delle operazioni alchemiche. Per ora ci basta dire che la spagiria si connette con Ermete o Mercurio.

Gli antichi si immaginavano Mercurio presente in ogni avvenimento che segna una separazione di forze. In una delicata tela del Botticelli, pittore simbolista, vediamo Mercurio che alza il Caduceo per separare il giorno dalla notte, la primavera dall’inverno. Del resto, l’astro splendente di Mercurio brilla nel cielo soltanto nei crepuscoli mattutini e serali. A torto chiamiamo quell’astro Venere.

 

La verga di Mercurio scinde dunque la realtà nei suoi princípi essenziali.

Intorno alla verga stanno attorcigliate due serpi. L’una divora l’altra.

 

 

Che cosa significa questo simbolo? La verga ha separato la realtà in due parti,

ma l’una è ancora della stessa sostanza dell’altra.

 

La diversità delle cose è solo apparente;

la distinzione sta nella coscienza e non nella realtà.

• La diversità appare laddove viene segnato un limite  • e la realtà viene costretta in un confine.

  L’infinito è sempre uguale a se stesso.

 

12. Il geroglifico arcaico dell’uomo

 

 

In non pochi testi alchemici si trova per l’uomo il geroglifico seguente.

Appare dal segno che l’uomo è diviso in due parti.

• La prima è retta dalla coscienza (simboli del Sole e della Luna);

• la seconda è dominata dalle energie elementari e dal Solfo allo stato puro (simbolo dell’Ariete).

 

È interessante notare che proprio nella parte piú bassa dell’uomo,

si trova l’energia cosmica piú alta, quella del Solfo.

Il Solfo incombustibile o Solfo allo stato puro è il primo agente universale.

 

Non saprei definirlo meglio che come la forza fisica degli Dei, per mezzo della quale essi modellano, plasmano, formano e trasformano di continuo la realtà cosmica. Una forza immensa sarebbe data all’uomo, se egli riuscisse ad operare con le forze del Solfo che risiedono nella parte inferiore del suo essere.

 

13. Il mago

Il mago significa etimologicamente il Potente.

Egli è potente perché con le sue forze solfuree può agire sugli elementi e scatenare le loro energie.

 

 

Ciò che non è dato all’uomo comune, è dato al mago.

Il mago è tale, perché ha messo in attività il suo Fiore del Loto a quattro petali,

di cui ogni petalo è legato a uno degli elementi della Natura.

Il simbolo di questo Fiore del Loto è la croce elementare.

Per indicare che il Fiore è in movimento, in attività, si suol porre all’estremità di ogni braccio una lineetta.

 

La Croce gammata o uncinata che risulta in tal modo, è il simbolo della dignità e della potenza del mago.

In alchimia indica il sublimato solfureo, termine diverso per la stessa realtà.

 

14. Il vetriolo

Gli alchimisti erano molto guardinghi nell’uso dei solfurei.

La miniera del Solfo (cioè la regione infera umana) veniva detta “il fondo tenebroso della vita”.

Per penetrare là dentro bisognava adoperare il vetriolo, secondo l’insegnamento di Zosimo che i solfurei sono dominati dai solfurei.

Basilio Valentino, che conosceva a fondo i misteri pagani e cristiani e che è perciò uno degli alchimisti maggiori, esplica cosí la potenza del “VITRIOL”:

▸ «Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultam Lapidem».

 

Cioè: «Visita le parti interiori della Terra, rettificando troverai la pietra occulta»: prima di penetrare nelle profondità inconsce del proprio essere, cioè in quelle regioni dove i moderni psicanalisti trovano ogni sorta di brutture, bisogna rettificarle mediante il vetriolo. Il concetto resta difficile anche se tradotto in termini moderni. Si tratta di metamorfosare le forze sessuali, di distaccarle dalla corporeità per portarle in una sfera del tutto diversa.

In tal modo la forza sessuale diventa forza di pensiero limpida come il vetro: vetriolo.

Con questa forza cosí trasformata, si può allora ritornare nella regione infera

e dominare le cieche potenze elementari.

Si apprende allora che ciò che vi è di piú basso nell’uomo, è il piú alto nel cosmo.

 

Dice Jacob Böhme: ▸ «Per conoscere la generazione delle stelle, bisogna conoscere la generazione della vita». Difatti gli organi riproduttivi dell’uomo furono creati dalla forza dei Serafini, come si può leggere nella Scienza Occulta di Rudolf Steiner. L’alchimista esperimentava anche in pratica la potenza chiarificatrice del Solfo. Trattava con il Solfo i metalli e otteneva composti cristallini.

Dal colore, chiamava:

Ciò era un aiuto per comprendere la forza che doveva usare per purificare se stesso.

 

15. Uomo e Donna

A questo punto mi pare che sia necessaria una distinzione.

Abbiamo messo in rapporto con le forze creatrici tre sostanze: l’Arsenico, il Salnitro e il Solfo.

Ognuna delle tre sostanze esplica un’azione differente nel grandioso fatto della generazione.

 

L’Arsenico è il principio maschile, cioè la potenza della generazione;

il Salnitro è il principio femminile, cioè l’amore di generare una creatura dal proprio seno;

il Solfo è la forza che modella, che plasma il creato.

 

Quanto abbiamo detto è di natura cosmica e non si riferisce al fatto sessuale dell’uomo e della donna. Tuttavia si manifesta anche nell’uomo e nella donna.

Intanto è da notare che la distinzione sessuale non è cosí semplice come si crede.

 

Ogni essere umano è al contempo uomo e donna.

• L’uomo ha in sé la donna, come la donna ha in sé l’uomo.

L’uomo fisico contiene Arsenico ed è capace di fecondare;

la donna fisica contiene Salnitro ed è atta a venir fecondata.

Questo è un fatto noto, ma non mostra che un aspetto del rapporto che corre fra l’uomo e la donna.

Vi è anche un altro aspetto, e il non conoscerlo genera le piú fosche tragedie, che travolgono la società umana.

 

L’anima della donna contiene Arsenico e può fecondare l’anima dell’uomo che contiene Salnitro.

Edouard Schuré, in un libro meraviglioso, tratteggia le figure delle donne ispiratrici dei grandi geni umani.

L’anima della donna è dunque virile e deve fecondare l’anima femminile dell’uomo.

 

La donna partorisce fisicamente e l’uomo partorisce spiritualmente.

L’unione coniugale è felice quando è feconda e in un senso e nell’altro.

Ciò avviene di rado e perciò i dissapori turbano la pace di tante famiglie.

 

L’uomo, anche se mediocre, trova ben difficile la vita accanto a una donna che non sa risvegliare e rendere produttiva la sua anima.

Il fuoco, l’entusiasmo che ardono nell’anima della donna non sono di natura femminile: sono Arsenico, sono forze virili.

Ciò si manifesta persino nell’aspetto fisico. «Ingerite arsenico e le vostre carni si rassoderanno e diventeranno rosee, le vostre pupille fiammeggeranno». E non è questo l’aspetto della donna giovane e sana?

La donna ha l’anima piena di Arsenico.

 

16. Il Ferro

Il Ferro nell’uomo è la forza della volontà.

In questo senso è, secondo gli alchimisti, Solfo incombustibile allo stato “fisso”.

È, in altre parole, potenza di dare forma a se stessi in quanto esseri spirituali.

 

 

Il Ferro, quale si trova nell’uomo comune, è impuro, si ossida facilmente e non resiste alla fusione.

Questo modo di dire è chiaro e non ha bisogno di essere spiegato.

Il Ferro va pertanto trattato con fuoco e con acqua per essere trasformato in Acciaio.

Con ciò s’intende dire che la virtú eroica dell’uomo si esercita e si perfeziona

attraverso le prove del Fuoco e dell’Acqua. Che cosa siano queste prove, è noto.

 

Con l’Acciaio si costruisce la spada della volontà, che è la stessa spada che brandisce Michele.

La spada serve per essere confitta nel cuore del Drago.

La spada resta nella Bestia abbattuta, come il seme resta nella terra.

 

Dopo che ha riposato per qualche tempo nel corpo putrefatto del Drago, ecco che la spada fa sbocciare da sé le rose.

Fuori di metafora: la volontà, dopo aver vinto l’elemento arimanico, si trasforma in forza pura che agisce senza passione e riporta alla vita gli elementi inferiori.

Abbiamo cosí il simbolo rosicruciano della Rosa che sorge dall’impugnatura della spada.

 

 

17. L’uomo cosmico

 

Il simbolo vuole indicare che le forze inferiori dell’uomo sono ora in rigoglio come i fiori a primavera. L’anima celebra la sua nuova stagione spirituale. L’uomo può elevare al Cielo le forze che si è acquistato negli abissi del mondo e adoperarle per i suoi alti fini cosmici. Abbiamo cosí un nuovo simbolo: l’Ermete di Cillene che eleva le braccia verso il Sole sorgente. Era il segno proprio della cultura atlantica, durante la quale l’uomo era ancora in rapporto con gli Dei.

 

 

18. Il Fiore del Loto, Chiave del Regno Celeste

Tutto l’uomo è un fiore che dal limo abissale della Terra sorge ed apre la sua corolla nelle sublimi regioni celesti,

come il loto che dal fango del fiume si eleva alla luce del Sole.

L’iniziato è la gemma del Loto, la sillaba sacra AUM pronunciata dai Deva.

 

 

Il Fiore del Loto diventa cosí la Chiave del Regno Celeste.

In un bassorilievo egiziano si vede la dea Iside che dà la Chiave a un Faraone Iniziato, pronunciando le parole:

«Io ti do la vita, la stabilità, la purezza, come Ra, eternamente».