02 – Primo grado. L’origine storica del bolscevismo

L’incontro con il male


 

Lo svolgimento storico del bolscevismo in Russia è direttamente collegato alla tragedia della prima guerra mondiale, divenuta fonte di quasi tutti i maggiori disastri dell’umanità del XX secolo. Per questo motivo Rudolf Steiner compì ogni possibile sforzo per disvelarne le autentiche cause, esponendo nel modo più dettagliato, nelle sue conferenze e nei suoi articoli, quegli avvenimenti che ne furono causa.

 

Nella presente trattazione non possiamo includere tutto il vastissimo materiale prodotto sull’argomento da Rudolf Steiner. In ogni caso gli innumerevoli fatti storici e i concreti documenti da lui addotti, uniti alla loro giusta comprensione sulla base dei dati forniti dalla scienza dello spirito, gettano sugli avvenimenti una luce del tutto nuova, presentando frequentemente anche fatti di pubblico dominio sotto una diversa angolazione, che non trovava né trova a tutt’oggi posto nella letteratura storica ufficiale.49

 

All’inizio del XX secolo vi erano due potenze

che auspicavano con forza un grande evento bellico in Europa:

• la prima era la FRANCIA che, dopo la sconfitta nella guerra del 1870-1871 con la Germania (da cui ebbe origine l’impero tedesco dei Kaiser), aspirava a una rivincita e, soprattutto, bramava l’annessione dell’Alsazia e della Lorena ai suoi territori.

• La seconda era la RUSSIA, ove era presente un forte partito militare, sorto dalla corrente del panslavismo che si basava su un documento di provenienza segreta, divenuto in seguito noto come il presunto testamento di Pietro il Grande.50 I membri di questo partito si proponevano lo scopo di fondare nel sud-est dell’Europa, con qualunque mezzo, una confederazione di popoli slavi occidentali e orientali da contrapporre al resto dell’Europa. A impedirlo vi era però l’impero austro-ungarico, la cui caduta avrebbe consentito ai popoli slavi della monarchia dell’area danubiana che ne facevano parte di confluire nella confederazione panslavista sotto l’egida della Russia.

 

La terza potenza europea che rivestì un ruolo decisivo nella prima guerra mondiale fu l’INGHILTERRA, che aveva allora un’enorme influenza in tutte le relazioni politiche in Europa e, innanzitutto, sulla possibilità di una futura guerra o pace nei suoi territori. A quel tempo proprio l’Inghilterra avrebbe potuto scongiurare la guerra ma, per motivi politici di diversa natura, non volle farlo.51

Nell’Europa centrale infine, esisteva ancora la GERMANIA del Kaiser che temeva costantemente di essere stretta in una morsa, col risultato di essere costretta ad ingaggiare una guerra su due fronti, quello orientale e quello occidentale. Tale era la situazione politico-militare in Europa alla vigilia della prima guerra mondiale.

 

Già prima, nel 1895, al palazzo dello Zar a San Pietroburgo era comparso Helmuth von Moltke, un inviato del Kaiser tedesco, con il compito di consegnare al sovrano russo un quadro recante l’iscrizione: «Popoli d’Europa, serbate il vostro sacro patrimonio». Esso raffigurava esponenti di varie nazionalità dell’Europa cristiana, in veste di vigorose fanciulle in armatura e brandenti spade, riunite sotto il segno della croce. Sotto la guida dell’Arcangelo Michele si univano contro il pericolo cinese e mongolo proveniente da Est, rappresentato da una figura assisa sulle nuvole nella posa del loto: sotto di essa, le città dell’Europa già in preda alle fiamme e alla distruzione. Questo quadro forniva una visione del tutto diversa dell’azione comune dei popoli cristiani d’Europa rispetto a quella che si realizzerà nel 1914.52

 

Come già ricordato, in Russia dal movimento panslavista53 si formò un partito attivo che si adoperò coscientemente affinché la guerra si scatenasse in Europa. Per conseguire i propri scopi, i suoi membri tentarono di esercitare una crescente pressione morale e politica sul carattere debole dello Zar. Nella cerchia più prossima a Nicola II, tuttavia, vi era allora una personalità che, grazie alla sua influenza sul sovrano, contrastava i loro piani con sempre maggiore intensità. Si trattava di Rasputin. Non è questo il luogo per descrivere più approfonditamente le caratteristiche di questa personalità, per molti aspetti ambigua. Basti solo sottolineare due dei suoi tratti: l’indubbia dedizione allo Zar e le doti di chiaroveggenza, sebbene di tipo atavico. Grazie a questo dono Rasputin poteva determinare con certezza chi, nell’ambiente più prossimo allo Zar, gli fosse veramente devoto e chi no. Su questo si basavano soprattutto i consigli che egli dava a Nicola II quando gli raccomandava, per i diversi incarichi dello stato, persone che spesso non vi erano adatte quanto a capacità. Rasputin si orientava infatti in base a criteri del tutto differenti, e precisamente sulla fedeltà allo Zar. Se non si considera quanto detto, viste dall’esterno le nomine conferite dallo Zar su consiglio di Rasputin appaiono del tutto insensate e addirittura dannose, come spesso testimonia la maggior parte degli storici, che scrivono unicamente della sua cattiva influenza sugli affari di stato. Nonostante ciò, Rasputin aveva assolutamente ragione nel ritenere che nella cerchia più vicina a Nicola II vi fossero effettivamente molte persone che non gli erano fedeli, specie tra i sostenitori del partito della guerra. Essi erano membri della loggia massonica francese del «Grande Oriente», per cui dovevano rappresentare innanzitutto gli interessi della Francia, anteponendoli a quelli della Russia. Per costoro Rasputin era un ostacolo considerevole. Per questo motivo, ben tosto essi progettarono un primo attentato alla sua vita,54 organizzato nel suo villaggio natale, Pokrovskoe. Sopravvissuto per miracolo, Rasputin fu costretto a trattenersi per un certo tempo in Siberia a curarsi le ferite riportate.

 

Allora la Francia proclamò la mobilitazione generale e il partito panslavista, approfittando di questa situazione e dell’assenza di Rasputin a palazzo, cominciò a far pressione sullo Zar perché anche in Russia si facesse altrettanto. I tragici avvenimenti nei Balcani offrirono a questo partito un valido motivo, e infatti in Europa si verificò proprio la situazione che la Germania temeva come un incubo fin dall’inizio: una guerra su due fronti. Anche la Germania proclamò dunque la mobilitazione generale. La guerra in Europa divenne da quel momento inevitabile.

 

Quando Rasputin, che si trovava al nord, venne a sapere dell’ordine impartito da Nicola II (la mobilitazione generale), scrisse allo Zar una lettera divenuta famosa. In essa si parlava della guerra contro la Germania come della peggiore disgrazia che potesse capitare alla Russia e, in base alle visioni chiaroveggenti di Rasputin, conteneva la descrizione particolareggiata delle sofferenze che avrebbero coinvolto la Russia, sprofondata in un bagno di sangue.55 Conoscendo il contenuto di questa lettera, non vi sono dubbi che al suo autore si aprirono visioni profetiche non tanto degli orrori e calamità della prima guerra mondiale, quanto del terrore e delle sciagure ancora maggiori causate dalla rivoluzione bolscevica e dal periodo di terrore rosso che ne sarebbe seguito.

Così il partito della guerra raggiunse il suo scopo. Come risultato degli avvenimenti bellici e della crisi politica che ne scaturì, in Russia il sovrano fu costretto ad abdicare al trono, aprendo così la via del potere al partito dei fautori della guerra.

 

Tuttavia, malgrado i successi iniziali, sul fronte russo e tedesco ci si ritrovò in un vicolo cieco fino al 1917. Le azioni militari cessarono in diversi luoghi. Soldati russi e tedeschi gettarono le armi e fraternizzarono apertamente, poiché né gli uni né gli altri vedevano il senso di quella guerra fratricida. A quel punto, l’unico passo sensato da parte della Russia sarebbe stato l’immediata conclusione di una pace separata con la Germania, corrispondente ai suoi più autentici interessi vitali. Ciò tuttavia non avvenne perché, com’è noto, la schiacciante maggioranza dei membri del partito della guerra assurto al potere (il cosidetto partito provvisorio) facevano parte della menzionata loggia del «Grande Oriente». Per esservi ammessi avevano giurato di anteporre a tutto gli interessi della Francia. In Francia si temeva sempre più proprio la pace separata fra Russia e Germania poiché, in tal caso, la Germania avrebbe potuto spostare il suo esercito orientale sul fronte occidentale, col risultato di porre sotto minaccia Parigi. Ciò non doveva avvenire in nessun caso. Di conseguenza, contro tutti i veri interessi della Russia, la guerra contro la Germania continuò «fino alla vittoria». Il nuovo governo russo dunque, scegliendo di proseguire la guerra con tutti i mezzi, di fatto tradì la Russia.

 

La prosecuzione forzata della guerra con ogni mezzo, comunque, ben presto causò nella stessa Russia una situazione politica interna del tutto peculiare. Alla generale aspirazione del popolo russo alla pace si unirono le speranze dei contadini – all’epoca la maggioranza della popolazione – che subito dopo la guerra si sarebbero realizzate riforme agrarie universali. (Già prima della guerra una proposta simile, avanzata da uno dei partiti del centro, era stata discussa dalla Duma).

 

In questo stato d’animo di aspirazioni e speranze, le parole «pace» e «terra» potevano esercitare un effetto davvero magico e allettante su larghi strati della popolazione. I bolscevichi non mancarono di utilizzare questo stato di cose, avendo fin dall’inizio posto al centro della loro propaganda queste due parole magiche. Nelle loro bocche, tuttavia, non si trattava che di slogan propagandistici. Perché parlando di «pace» i bolscevichi intendevano una guerra civile ancor più sanguinosa e il terrore rosso che ne sarebbe seguito, mentre parlando di «terra» essi sottintendevano un «comunismo militare» che avrebbe causato una carestia senza precedenti nel sud della Russia e la conseguente eliminazione delle masse contadine russe, la cui parte migliore fu sterminata fisicamente, mentre tutti i sopravvissuti furono cacciati a forza nei kolkhoz o nei sovkhoz. Queste le reali conseguenze della promessa «terra e pace» da parte dei bolscevichi.

 

Si può dire, in verità, che in modo geniale e diabolico i bolscevichi seppero sfruttare la pesante crisi politica causata in Russia dalla guerra mondiale: senza di essa, Lenin e i suoi seguaci mai avrebbero potuto prendere il potere. Era dunque nel giusto Rudolf Steiner quando chiamava il bolscevismo un frutto della grande tragedia europea – la prima guerra mondiale.

 


 

Note:

49 – Vedi Rudolf Steiner, Considerazioni su eventi del presente, vol. I e II (0.0. 173/174) ed Esigenze sociali dei tempi nuovi, (0.0. 186).

50 – Vedi Polzer-Hoditz Ludwig, Das Testament Peters des Crossen. Der Kampf gegen den Ceist (Il testamento di Pietro il Grande. La lotta contro lo Spirito), Dornach 1989.

51 – Vedi maggiori dettagli in Ferguson Niall, Der falsche Krieg (La guerra sbagliata), trad. dall’inglese, Stoccarda 1999.

52 – La riproduzione di questo quadro è stata pubblicata nel libro Helmuth von Moltke 1848-1916. Dokumente zu seinem Leben und Wirken (Helmuth von Moltke 1848-1916. Documenti sulla vita e le opere), vol. I, Basel 1993.

53 – Questo movimento panslavo della fine del XIX secolo non va confuso con le aspirazioni degli slavofili che, nella metà dello stesso secolo, non perseguirono mai scopi politici.

54 – Rasputin fu ucciso in seguito al secondo attentato contro di lui, il 30 dicembre 1916.

55 – Brani di questa lettera sono pubblicati nel libro di Fedjuschin V. B., Russlands Sehnsucht nach Spiritualitàt, Theosophìe, Anthroposophie und die Russen (Nostalgia di spiritualità della Russia. Teosofia, Antroposofia e i Russi), Schaffhausen 1988.