Secondo ritmo

Possano udirlo gli uomini


 

Il secondo ritmo ci conduce nell’ambito animico del mondo soprasensibile.

Nelle sue regioni basse, questa sfera giunge in stretto contatto con il mondo terrestre.

Per cui, da quell’ambito agiscono gli esseri spirituali che nell’attuale periodo dell’evoluzione terrestre

hanno un legame particolarmente stretto con l’evoluzione dell’umanità.

 

Nella breve introduzione a questo ritmo, Rudolf Steiner usò due espressioni, le quali, come abbiamo già potuto vedere, si riferiscono a tali esseri. Vogliamo in primo luogo, indicare queste parole introduttive:

• «Miei cari amici! Facciamo penetrare nuovamente nei nostri cuori le parole che, dai segni del tempo, ci devono dare in giusta maniera necessaria autoconoscenza».

 

Qui, l’espressione «segni del tempo» ci indica presenza di Michele e l’espressione «autoconoscenza» l’attività spirituale al quale oggi ci conduce l’essere Anthropos-Sofia. Ma poiché l’autoconoscenza consiste soprattutto nella conoscenza del proprio io, il secondo ritmo inizi con i gradi del suo divenire.

Nel contempo, sotto il segno di Michele e Sofia, entriamo nel mondo spirituale, più precisamente nell’ambito animico di esso. Del fatto che in questo ritmo si tratti del «mondo animico» ne rende testimonianza la pronuncia delle parole «anima» e «animica/o» per ben cinque volte nel commento a questo ritmo: esso vuole essere scritto «davanti all’anima», in esso si tratta di un «processo animico»; le sue singole parti hanno una «connessione animica», in queste parole sono contenuti «ritmi interiori dell’anima», e infine si parla dell’«anima dell’uomo» che in questo grado con l’aiuto della «corrispondente meditazione» vuole conseguire la vera «autoconoscenza».

Un ulteriore prova che questo ritmo ci conduce nell’ambito animico, è costituita dal dato di fatto che, Rudolf Steiner usò due volte la parola «autoconoscenza», all’inizio e alla fine del suo commento. Con ciò, viene indicata la più importante attività dell’anima in questo grado nel cammino dopo la morte.

Al vero e proprio ritmo di questo giorno, Rudolf Steiner diede nuovamente inizio con la lettura delle tre parti microcosmiche della meditazione, nelle quali è rappresentato l’archetipo corporeo-animico-spirituale dell’uomo, quale io.22 Questo si collega al fatto che l’attenzione dell’uomo nel mondo animico, come nel precedente ritmo, è rivolta all’attività animico-spirituale con le conseguenze morali della passata vita terrena.

 

Poi Rudolf Steiner «da queste parole universali»

estrasse nuovamente i tre gradi del divenire dell’io individuale, quale ritmo particolare,

ma caratterizzandoli ora come tre «processi animici».

• In questi tre processi si tratta di quanto segue: nella vita terrena l’anima dell’uomo è di triplice natura,

e si palesa nelle tre parti costitutive autonome dell’anima: l’anima senziente, l’anima razionale e l’anima cosciente.

 

Nel contempo queste tre anime portano ad espressione i tre gradi consecutivi del divenire dell’io.

• Nell’anima senziente l’uomo presagisce solo appena l’apparizione dell’io,

sperimentandosi in misura elevata come un essere, non ancora completamente collegato con il mondo spirituale,

che da esso «ha la sua esistenza» e da lì viene guidato dalle entità gerarchiche.

Questa condizione dell’io, che storicamente nell’evoluzione dell’umanità

si è conservata fino al terzo periodo di civiltà egizio-babilonese – caldaica,

può essere caratterizzata nel miglior modo con le parole:

 

L’io proprio [dell’uomo]

nell’Io divino

ha la sua esistenza.

 

• La vera e propria nascita dell’io individuale avviene nell’anima razionale o affettiva.

Storicamente questo momento subentra nel quarto periodo di civiltà greco-latina.

Perciò, è proprio in questo periodo che si compie il Mistero del Golgota sulla terra o la nascita dell’Io universale

con il quale, da questo momento, ogni io individuale può «congiungersi» come con il suo più alto archetipo divino.

• Questa seconda condizione può essere espressa nel miglior modo con le parole:

 

L’io proprio

all’Io universale

congiungono.23

 

• Nel terzo grado infine, nell’anima cosciente, il cui sviluppo ha luogo nell’attuale, quinto periodo di civiltà,

si compie il completo e definitivo sviluppo dell’io individuale,

il quale tuttavia, in un primo momento, si rivolge completamente al mondo fisico-sensibile.

• Un tale orientamento iniziale dell’io umano, unicamente rivolto

alle impressioni che accoglie mediante gli organi dei sensi esteriori,

ha un’importanza straordinariamente grande per il suo divenire interiore.

 

Infatti, solo mediante un tale collegamento con il mondo fisico,

l’io può giungere all’esperienza della vera libertà interiore.

E solo quando ha conseguito tale esperienza di libertà, esso può rivolgersi nuovamente al mondo superiore,

adesso però nella sua piena libertà, per realizzare con il tempo nella propria evoluzione l’ideale,

il quale nel ritmo di questo giorno appare nella veste delle seguenti parole:

 

All’io proprio

perché possa volere in libertà

donano.

 

D’ora in poi le gerarchie stesse donano all’uomo la loro «luce universale» e gli danno così la possibilità di diventare un collaboratore cosciente nel processo della loro realizzazione delle «eterne mete degli Dei» nell’evoluzione.

Dopo la morte (come pure nella moderna iniziazione)

tutte le tre parti costitutive dell‘anima compiono una completa metamorfosi,

trasformandosi per l’io, in organi di percezione spirituale del mondo superiore, in cui esso ora si trova.

Così,

• l’anima cosciente si trasforma in anima immaginativa

(vale a dire in un organo di percezione immaginativa del mondo spirituale nell’esistenza dopo la morte);

• l’anima razionale o affettiva si trasforma in anima ispirativa

• e l’anima senziente in anima intuitiva (vedi O.O. 145, 29.3.1913).

 

Ne consegue, che l’uomo, il quale dopo la morte si trova nel «mondo animico»,

• grazie alle percezioni immaginative dell’anima cosciente, può percepire l’azione degli Angeli;

• con l’aiuto delle ispirazioni dell’anima razionale o affettiva può sperimentare l’opera degli Arcangeli

• e per mezzo delle intuizioni dell’anima senziente può contemplare la creazione delle Arcai.

 

In tale contesto, le nominate tre categorie di spiriti gerarchici agiscono nel «mondo animico»

dalle forze delle sfere planetarie alle quali appartengono:

• gli Angeli dalla sfera lunare;

• gli Arcangeli dalla sfera di mercurio

• e le Arcai dalla sfera di venere.

 

Infatti, le forze di queste tre sfere planetarie determinano l’intera vita dell’uomo dopo la morte nel «mondo animico»,

ed egli sperimenta i pianeti stessi in conformità, ai tre sistemi del proprio organismo cosmico:

«Come nell’esistenza terrestre la testa, il cuore, le membra

così adesso [subito dopo la morte, l’uomo] ha [in sé]… la luna, mercurio e venere»  (0.0. 227,28.8.1923).

 

Questo spiega anche il perché Rudolf Steiner iniziò questo ritmo

con la lettura delle tre parti microcosmiche della meditazione, le cui prime parole sono:

 

Anima dell’uomo!

Tu vivi nelle membra…

Tu vivi nel battito del cuore e del polmone…

Tu vivi nel capo in riposo…

 

• Per comprendere meglio il collegamento del ritmo di questo giorno con i tre pianeti luna, mercurio e venere, le cui forze spirituali compenetrano l’intero «mondo animico», va ricordato che l’uomo dopo la sua morte, quando entra nella prima sfera cosmica o sfera lunare, che è quella più vicina alla terra, incontra in essa i cosiddetti maestri lunari della saggezza, i quali in antichissimi tempi del passato insegnavano nei misteri agli uomini della terra la sacra saggezza primordiale dell’umanità, senza scendere tuttavia fino all’incarnazione fisica, ma vivendo solo in corpi eterici. Più tardi queste elevate entità lasciarono la terra e trasferirono il loro campo d’azione nella sfera lunare.

Rudolf Steiner spiegò i motivi nel seguente modo:

«Non si poteva continuare a insegnare questa antica saggezza perché se l’avessero ulteriormente ricevuta gli uomini non sarebbero… pervenuti alla libertà, non sarebbero potuti arrivare a un libero volere» (O.O. 231, 17.11.1923 -1).

 

Agendo dalla luna, ora tuttavia, questi maestri della saggezza poterono dotare l’uomo dopo la morte di tale saggezza primordiale durante il suo passaggio nella loro sfera senza distruggere la sua libera volontà. Ma il principale contenuto della loro saggezza è costituito dalla rivelazione delle «eterne mete degli Dei» riguardanti l’evoluzione terrestre. Poiché tuttavia nel mondo spirituale la saggezza si rivela come luce spirituale, si può qui parlare della «luce dell’essere universale» che l’anima dell’uomo riceve da questi maestri nell’attraversare la sfera lunare.

 

Nella sfera lunare, insieme ai maestri della saggezza agiscono nel contempo anche gli Angeli.

E se l’uomo con l’aiuto degli organi di percezione della sua anima immaginativa

entra in un giusto rapporto con essi, egli può sviluppare in sé le forze di volontà

di cui necessita per accogliere la saggezza primordiale dai maestri lunari.

• Poiché solo così l’uomo può avere più «intendimento per le figure angeliche

che allora compaiono nella loro sfera. Quell’intendimento introdurrà nell’uomo

le forze di cui a quel punto egli deve compenetrarsi,  e che sono soprattutto forze del volere.

Dopo la morte non domina in prevalenza la riflessione, ma il volere.

Il volere si trasmuta in percezione, diviene tutto il mondo vitale dell’uomo» (0.0. 231, 17.11.1923-1).24

 

Ora i maestri lunari nei flussi della luce spirituale, iniziano a riversare nella volontà risvegliata nel modo descritto, la loro saggezza primordiale, la quale, (così come la luna riflette la luce solare), riflette le «eterne mete degli Dei». Dopodiché l’anima del defunto sperimenta questa saggezza accolta dalla volontà umana, quale nuovo organo di percezione, come giudizio oggettivo del mondo spirituale sul suo valore morale per il mondo delle gerarchie, in cui essa ora deve proseguire il suo cammino dopo la morte.

Rudolf Steiner descrisse questa condizione nel seguente modo:

«…E soltanto nella sua esistenza subito dopo la morte, nel mondo delle anime, l’uomo torna di nuovo sotto l’azione delle entità che anticamente erano sulla terra. Sono esse che dopo la morte, con il giudizio del remoto passato agiscono in modo correttivo su ciò che l’uomo ha fatto sulla terra» (O.O. 227, 28.8.1923).

 

Questo «giudizio» dei maestri lunari sull’uomo consiste nel fatto, che quando essi nella sfera lunare lo dotano di saggezza universale, si palesa immediatamente fino a che punto il suo essere morale corrisponde o non corrisponde a tale saggezza.

Si può anche dire, che nella misura in cui l’anima viene illuminata dalla luce della loro saggezza, divengono visibili tutti gli offuscamenti e le macchie oscure delle sue mancanze. E soltanto nella misura in cui il contenuto morale , dell’anima è affine a questa luce, si apre ad essa la possibilità di accogliere la saggezza conferitale, nella sua volontà risvegliata dagli Angeli come luce-guida, di cui essa ha bisogno nel suo ulteriore peregrinare spirituale.

Per l’uomo il significato della dimora nel «mondo animico» consiste nel fatto, che egli si inserisce gradatamente e con crescente intensità nel mondo spirituale, e questo è possibile soltanto mediante un consecutivo superamento del legame, portato con sé dall’incarnazione terrestre, delle sue forze animiche del pensare, sentire e volere con il corpo fisico e con le impressioni dei sensi esteriori. E’ anche per questo che l’uomo dopo la morte, nelle tre sfere cosmiche di luna, mercurio e venere, che costituiscono il «mondo animico», opera alla consecutiva purificazione di tutte le influenze terrestri sul pensare, sentire e volere.

 

• Cosicché nella sfera lunare avviene la purificazione del pensare, che nel «mondo animico»

si presenta in forma di ricordi dei pensieri della vita terrena passata.

Questa trasformazione del pensare («e tu veramente: penserai») avviene per il fatto,

che gli Angeli «all’io proprio» dell’uomo nella sfera lunare

«donano» un primo vero sguardo nel mondo spirituale oggettivo.

 

• Nel successivo grado, nella sfera di mercurio,

avviene la purificazione del sentire umano («e veramente tu sentirai») per il fatto,

che l’uomo entra in contatto con gli Arcangeli, i quali dimorano in questa sfera

e che lo aiutano non solo ad accogliere nuove rivelazioni dal mondo spirituale, come avvenne nel precedente grado,

bensì a raggiungere una «congiunzione» dell’«io proprio» con il circostante mondo spirituale.

 

• Infine, entrando nella sfera di venere o il luogo cosmico delle Arcai (gli spiriti della personalità),

l’uomo nell’accogliere le loro forze e con il loro aiuto

può purificare la sua volontà insieme alla sua intera precedente vita terrena («e veramente tu vivrai»)25

e così conseguire la possibilità non solo di «congiungere» il suo «io proprio» al mondo spirituale,

bensì anche di divenire cosciente, che da esso «ha la sua esistenza» e per cui, ora può «veramente vivere» in esso.

 

Così,

• mediante la sua unione con gli Angeli nella sfera lunare l’uomo viene a conoscenza

di ciò che pensa il cosmo gerarchico del suo essere morale-spirituale;

• nella sua unione con gli Arcangeli nella sfera di mercurio egli sperimenta

come il cosmo gerarchico sente il suo essere morale-spirituale

• e dimorando insieme alle Arcai nella sfera di venere, si rivela ad esso

l’intero oggettivo significato morale-spirituale della sua vita per il cosmo gerarchico.

 

Nel contempo egli può sperimentare

• come le forze lunari, che riflettono la luce del sole, gli «donano i suoi» pensieri;

• come le forze di mercurio aiutano il suo sentire a «congiungersi» con il circostante mondo spirituale;

• e grazie alle forze d’amore di venere egli può ancorare alla «sua esistenza» nel mondo spirituale tutta la sua vita

(la sua volontà).

Il processo di purificazione e di trasformazione dell’uomo nel «mondo animico»

è collegato direttamente all’azione delle entità della terza gerarchia.

 

«Durante la sua esistenza lunare [incluso le sfere di mercurio e di venere],

dopo la morte, l’uomo è in sostanza in relazione con la gerarchia di Angeli, Arcangeli

ed Arcai, e non avverte ancora per nulla le gerarchie superiori» (O.O. 227, 29.8.1923).

 

• Nella sfera lunare le vengono «donate» dagli Angeli le prime rivelazioni spirituali,

• nella sfera di mercurio, con l’aiuto degli Arcangeli,

egli «congiunge» se stesso già in misura elevata al mondo spirituale circostante

• e nella sfera di venere egli diviene gradualmente cosciente che da esso, egli stesso «ha la sua esistenza».

 

Questa coscienza spirituale si risveglia nell’uomo, grazie alla partecipazione delle Arcai al suo destino.

Adesso egli diviene parte inseparabile del mondo spirituale,

un «cittadino» di esso del tutto legittimo, che d’ora in poi lo vive come la sua vera patria.

Nello stesso momento adesso l’uomo incomincia anche a vedere i suoi rapporti sociali sulla terra nella loro vera luce.

 

• Il suo Angelo custode lo dota del sapere riguardante i rapporti karmici

avuti durante la sua vita terrena con altri uomini;

• l’Arcangelo guida del popolo in cui egli nacque e con il quale era collegato durante la sua ultima incarnazione,

svela dinanzi a lui l’essenza dei suoi rapporti karmici con questa comunità di uomini.

• E lo spirito del tempo guida (un’entità della gerarchia delle Arcai)

fa conoscere all’uomo il significato karmico della sua appartenenza all’intera umanità nell’epoca determinata.

 

Una tale rivelazione per l’uomo riguardante i suoi rapporti karmici

con altri uomini, con il suo popolo e con l’intera umanità,

può essere descritta anche con l’ausilio delle parole «donano», «congiungono», «ha la sua esistenza».

Infatti, quando nasciamo sulla terra,

• ci viene «donato» l’aiuto dell’Angelo custode;

• ci «congiungiamo» con l’uno o l’altro popolo;

• e ci accorgiamo di «avere la nostra esistenza» nel grembo di una determinata epoca nell’evoluzione dell’umanità.

 

Quando l’uomo ha così attraversato le tre fasi di purificazione

del suo pensare, sentire e volere durante la sua ascesa nel «mondo animico»,

egli raggiunge infine il grado in cui può

• «pensare nelle profondità dello spirito umano»,

• «sentire nell’attività dell’anima umana»,

• «vivere nell’essere universale dell’uomo».

E con ciò si rivela ad esso l’archetipo spirituale del suo essere corporeo-animico-spirituale.

 

In conseguenza, per la prima volta, egli può

riconoscersi come essere universale unito all’intero cosmo;

sentire la sua vita animica in continua attività creativa o nell’attività dell’anima,

• e sperimentare nel suo spirito la facoltà di avanzare con le proprie forze di conoscenza

fino alle profondità dello spirito umano,

le quali nei mondi superiori si rivelano anche come fondamenti dell’intera edificazione universale.

 

Soltanto quando l’uomo ha raggiunto questo grado,

egli è pronto per il prossimo passo decisivo nel suo peregrinare dopo la morte:

il passaggio dal «mondo animico» al «mondo degli spiriti»

oppure, ciò che è la stessa cosa, solo osservata da un punto di vista un po’ diverso,

il passaggio dalla sfera lunare alla sfera solare.

Questa triplice esperienza è nel contempo anche l’apice del processo di autoconoscenza,

che attraversa come un filo rosso l’intero periodo di permanenza nel «mondo animico».

 

Per cui Rudolf Steiner concluse il suo commento al ritmo di questo giorno non solo con la parola «autoconoscenza», la quale, come abbiamo visto, è la chiave più importante per la sua comprensione, ma egli colloca questa parola anche nel contesto, che in modo più completo illustra l’intero processo di trasformazione, vissuto dall’anima dell’uomo in questa tappa della sua peregrinazione dopo la morte: in conclusione del suo commento, egli esorta a sentire meditativamente, vale a dire nella piena «quiete dei pensieri» come sono i versi di questo giorno, «come [sono] le espressioni dei misteri cosmici, in quanto questi misteri cosmici risorgono nell’anima dell’uomo quale autoconoscenza umana».

È certamente quasi impossibile caratterizzare meglio il significato della permanenza nell’ambito del mondo spirituale, dove l’uomo deve purificare la sua anima fino a tal punto, da essere in grado di riflettere in tutta pienezza i più profondi misteri del cosmo. L’anima deve unire a sé questi misteri e portarli poi con sé, quale frutto essenziale della sua autoconoscenza, nei mondi superiori, affinché possano «risorgere» in essa.

 

Detto diversamente, tutte le esperienze che l’uomo porta con sé dalla terra

nel mondo superiore nel «mondo animico» (Kamaloka)

devono passare attraverso una specie di morte, per poi sorgere a nuovo nell’anima,

ma ora non come un sapere ricevuto dall’esterno (saggezza),

bensì come qualcosa che è divenuta una parte costitutiva inseparabile dell’io.

 

In conclusione del suo libro La scienza occulta, Rudolf Steiner indica la vera e propria meta dell’evoluzione terrestre:

la trasformazione dell’antico «cosmo della saggezza»,

che afferriamo sulla terra con le percezioni degli organi di senso esteriori, in un nuovo «cosmo dell’amore».

 

• Ciò che dunque è la più elevata e definitiva meta dell’intero eone terrestre

e si compirà sulla terra soltanto alla fine della sua evoluzione, si sta preparando già oggi nei mondi spirituali,

per il fatto che l’anima dell’uomo, dopo essersi purificata nel «mondo animico»,

raggiunge da sé il grado in cui in essa risorgono i misteri cosmici (la saggezza dell’antico cosmo),

quale autoconoscenza, che porta in sé i germi viventi del nuovo cosmo dell’amore,

germi, che l’anima dell’uomo porta con sé nella sfera solare per continuare a lavorare ad essi in quella sfera

per il bene dell’intera evoluzione del mondo.

 

Per questa ulteriore attività, essa ha tuttavia bisogno di un’immagine guida.

La divina entità del Cristo venne sulla terra come tale «universale archetipo dell’amore» (O.O. 13).

Essa venne sulla terra «per compiere il Mistero del Golgota, affinché l’uomo,

grazie all’insegnamento del Cristo, all’insegnamento del Mistero del Golgota26,

accolga sulla terra la possente forza che gli permetta il passaggio dal mondo animico alla regione degli spiriti,

dalla regione lunare a quella solare» (0.0. 227, 28.8.1923).

 

Il secondo ritmo del Convegno di Natale è la preparazione a questo passaggio.

 

 


 

Note:

22 – Queste tre parti microcosmiche della meditazione stanno all’inizio di tutti i sette ritmi del Convegno di Natale, poiché solo la continua visione di questo archetipo corporeo-animico-spirituale dell’uomo, rende possibile conservare la coscienza dell’io individuale in tutti gli stadi dell’esistenza dopo la morte.

23 – La parola chiave di questa parte del ritmo «congiungono» caratterizza con particolare precisione la natura dell’anima razionale e (o) affettiva, poiché entro questa parte costitutiva dell’anima, che dalle origini possiede un doppio carattere, deve aver luogo una continua «congiunzione» dell’elemento razionale, che costituisce il passaggio all’anima cosciente, con l’elemento affettivo, che tende all’anima senziente.

24 – Questo chiarisce anche il perché Rudolf Steiner alla fine della prima parte microcosmica della meditazione invece del verbo «vorrai» ha usato il verbo «vivrai» (Vedi più avanti in questo ritmo).

25Vedi nota 18.

26 – Come ci ricordiamo, di questo parla il ritmo primordiale del Convegno di Natale, dato il 25 dicembre.