Sulle Gerarchie Spirituali

Le 12 notti sante e le Gerarchie Spirituali – Parte I (2b)


 

Dopo aver letto nella scrittura stellare a proposito del passato e del futuro dell’uomo, possiamo ora cercare di leggervi qualcosa sul Cristo stesso, sull’«Agnello Mistico»; sulla Sua vita nel Cosmo prima del Mistero del Golgota e sulla Sua discesa, attraverso tutti i mondi delle Gerarchie Superiori, fino alla terra e all’umanità per il suo perfezionamento.

 

Dobbiamo tuttavia prima prepararci ad un tale esame. Saranno per noi una preparazione alcuni dati sulle Gerarchie Spirituali, contenuti nel ciclo di Rudolf Steiner «Le entità Spirituali nei corpi celesti e nei regni della natura» (O.O. 136). In questo ciclo, nella conferenza del 10 aprile 1912, troviamo la seguente classificazione delle Gerarchie in relazione alla loro azione sulle stelle fisse, sugli astri erranti (pianeti) e sui satelliti dei pianeti (innanzi tutto sulla sfera lunare che circonda la Terra).

 

• Sulle stelle fisse agiscono direttamente le Gerarchie Superiori dai Serafini agli Spiriti della Saggezza compresi,

• sui pianeti le Gerarchie si manifestano dai Serafini fino agli Spiriti della Forma,

• mentre sulla Luna (sulla sfera della Luna) dai Serafini fino agli Arcangeli.

 

Una particolare posizione in questa classificazione è occupata dal Sole,

che ha due aspetti: stellare e planetario.

 

Tuttavia anche qui si conferma la legge citata:

• le Gerarchie dai Serafini agli Spiriti della Saggezza sono collegate soltanto con l’aspetto «stellare» del Sole,

• e gli Spiriti del Movimento e gli Spiriti della Forma, che pure hanno in esso il punto di partenza della loro attività, sono collegati soltanto al suo aspetto «planetario».

 

Ora si chiarisce il senso interiore del «passaggio» della Bilancia dalla regione «oscura» dello Zodiaco a quella «luminosa», poiché quella parte di Spiriti del Movimento che ha preso il cammino dell’ascesa al rango di Spiriti della Saggezza, si elevò in tal modo dalla sfera delle costellazioni planetarie alla sfera delle costellazioni stellari, e da quel momento la Bilancia è diventata quella regione del cerchio Zodiacale sotto la cui guida tutte le forze planetarie sono correlate alle forze stellari. Ciò che è stato detto può essere espresso anche nel modo seguente: ormai gli Spiriti del Movimento legati alla Bilancia mantengono l’equilibrio, fungendo da intermediari fra la regione puramente stellare degli Spiriti della Saggezza (Vergine) e la regione planetaria degli Spiriti della Forma (Scorpione-Aquila).48

 

Questa posizione particolare della Bilancia nel cerchio dello Zodiaco, legata al fatto che il Sole è contemporaneamente pianeta e stella, può aiutarci anche a comprendere in modo più corretto un altro punto della lunga citazione sopra riportata, che dapprima può apparire piuttosto contradditoria.

 

Quando Rudolf Steiner parla dello scopo superiore dell’evoluzione dell’Io umano, del suo raggiungimento del gradino di Uomo-Spirito, il quale, secondo lo schema a pag. 51, è in relazione con la regione della Vergine, egli dall’altro lato collega questo scopo con la Bilancia, mentre la Bilancia stessa è nel senso più stretto legata allo Spirito Vitale.

In altre parole, Rudolf Steiner descrive l’uomo soltanto fino alla Bilancia, sebbene l’uomo sia iscritto nel cerchio dello Zodiaco fino alla Vergine compresa.

 

 

Vi è qualcosa di simile anche per quanto riguarda l’Agnello, sebbene nella direzione dall’alto verso il basso. Rudolf Steiner Lo inscrive nel cerchio dello Zodiaco soltanto fino alla Bilancia, sebbene, in un certo senso, al «corpo cosmico» dell’Agnello appartenga anche la regione dell’Aquila (Scorpione).

Entrambe le regioni, quella dell’Agnello e quella dell’uomo, si toccano nel segno della Bilancia e in ciò sta la ragione per la quale questo segno è posto particolarmente in risalto da Rudolf Steiner.

 

Poiché «il corpo dell’Agnello», per la sua essenza, è legato soltanto al mondo delle stelle fisse, Rudolf Steiner non menziona in relazione ad esso la regione dell’Aquila, poiché nell’Aquila (Scorpione) si trova unicamente l’arto planetario dell’Agnello.49 (Del modo in cui, nel corso dell’evoluzione questo arto planetario si sia unito al corpo stellare dell’Agnello, si dirà in seguito).

L’uomo al contrario può per ora realizzarsi soltanto nell’ambito dell’esistenza planetaria. Perciò, parlando dell’uomo, Rudolf Steiner pone nuovamente l’accento sulla Bilancia, e non sulla Vergine. (Quanto detto verrà ulteriormente chiarito nell’esposizione seguente).50

 

Possiamo ora rivolgerci direttamente al processo della discesa dell’Essere del Cristo, a partire dalle altezze cosmiche, sulla Terra, cercando di descrivere questa discesa nel linguaggio della scrittura stellare.

Come punto di partenza dobbiamo porre davanti alla nostra anima ancora una immagine dal ciclo «Le Entità spirituali nei corpi celesti e nei regni della natura» (O.O. 136). In esso, nella conferenza del 7 Aprile 1912, Rudolf Steiner riferisce che,

• oltre agli Esseri delle nove Gerarchie Celesti già note agli antroposofi,

nel Cosmo esistono altri Esseri, più elevati ed universali,

che formano i loro singoli arti costitutivi dagli Spiriti stessi delle diverse Gerarchie.

Questi Esseri, per la loro natura sono talmente elevati

e talmente diversi da tutto ciò con cui l’uomo ha abitualmente a che fare

che ci si può avvicinare ad una sia pur lontana rappresentazione d’Essi

soltanto per mezzo del paragone (analogia).

 

Rudolf Steiner sceglie il paragone con l’uomo. Egli dice:

▸«come l’uomo consiste dei corpi fisico, eterico, astrale, e ancora dell’anima senziente, dell’anima razionale e dell’anima cosciente, e a partire da quest’ultima egli può, per ora, soltanto contemplare dal basso verso l’alto la trinità superiore del suo essere che si libra sopra di lui, Manas, Buddhi e Atma, così gli Esseri cosmici in questione, usando la stessa immagine, consistono di 6 arti costitutivi, solo che essi non hanno come loro arto inferiore «qualcosa che noi definiamo corpo fisico come nell’uomo, ma qualcosa che noi stessi dobbiamo definire come Essere, come Spirito della Forma. Come noi viviamo nel nostro corpo fisico, così gli Esseri di superiore grandezza vivono avendo come loro arto inferiore gli Spiriti della Forma o, se volete, uno Spirito della Forma. Al posto di ciò che noi uomini abbiamo come corpo eterico, questi Esseri hanno come loro secondo arto gli Spiriti del Movimento; al posto di ciò che noi abbiamo come corpo astrale questi Esseri hanno gli Spiriti della Saggezza; al posto della nostra anima senziente questi Esseri hanno come loro quarto arto i Troni o Spiriti della Volontà; al posto della nostra anima razionale questi Esseri hanno come quinto arto i Cherubini, come sesto, invece della nostra anima cosciente, essi hanno i Serafini.

E come noi contempliamo ciò che noi acquisiremo gradatamente nel futuro della Terra, così questi Esseri guardano verso l’alto a ciò che va oltre l’Essenza delle Gerarchie. Come noi parliamo dei nostri Manas, Buddhi, Atma, o Sè spirituale, Spirito vitale e Uomo-Spirito, questi Esseri guardano verso la loro Spiritualità Originaria, a partire dal loro arto serafico, come noi a partire dalla nostra anima cosciente. Solo a partire da lì questi Esseri hanno qualcosa di analogo a ciò che noi chiamiamo la nostra vita interiore spirituale. È straordinariamente difficile suscitare delle rappresentazioni di ciò che vi è lassù al di sopra delle Gerarchie, per così dire l’Essenza Spirituale degli Spiriti più elevati stessi» (O.O.136, 7.4.1912).

 

Se cerchiamo di esprimere nel linguaggio stellare l’Essenza di questi «più alti Spiriti», allora dobbiamo dire: in Cielo essi appartengono alla regione che si estende dall’Aquila (Spiriti della Forma) ai Gemelli (Serafini).

Se prolunghiamo ora il paragone fatto da Rudolf Steiner, possiamo partire anche dal fatto che l’uomo è soggetto all’evoluzione. Attualmente tutta l’umanità vive nell’epoca dell’anima cosciente, nel 6° periodo di cultura l’uomo sarà illuminato dal Sè spirituale (questa sarà la prima anticipazione terrestre dello stadio di Giove), in seguito, nel 7° periodo di cultura gli diverranno accessibili, sia pure soltanto come dono dall’alto, le forze dello Spirito Vitale, (e ciò sarà la prima anticipazione dello stadio di Venere).

Qualcosa di simile si può supporre in relazione ai più alti Spiriti descritti.

 

Come risultato della loro evoluzione anch’essi possono aprirsi ad influssi ancora più elevati di quelli della sfera dei Serafini, possono aprirsi a ciò che, conformemente alla terminologia cristiana, può essere definito come Spirito Divino o Santo, e Figlio Divino. Nel linguaggio della scrittura stellare questo si esprimerebbe nel fatto che «più alti Spiriti» avrebbero incorporato al loro arto «serafico» superiore, che sta nei Gemelli, influssi ancora più elevati provenienti dalla regione del Toro e dell’Ariete. In tal modo sarebbe apparsa una specie di Entità ottopartita in grado di entrare direttamente in contatto con la sfera che si trova al di là dello Zodiaco.

 

Che cosa si sarebbe manifestato in conseguenza dell’apparire di una tale «Sovra-Entità»? Una conseguenza di ciò sarebbe stato che, per la prima volta nel nostro Cosmo, si sarebbe presentata la possibilità di un’azione diretta del divino Principio del Figlio dall’alto verso il basso, fino alla Gerarchia degli Spiriti della Forma compresa (cioè fino alla sfera dello Scorpione-Aquila) e questa stessa «Sovra-Entità» sarebbe divenuta il vero corpo cosmico dell’«Agnello mistico».

 

Ora, abbiamo, nella storia del divenire della nostra Terra, qualche avvenimento che confermerebbe quanto da noi affermato che testimonierebbe di una tale partecipazione del Figlio Stesso alla nostra evoluzione planetaria per il tramite degli Spiriti della Forma? Sì, tale avvenimento esiste, ed è la creazione dell’uomo da parte degli Elohim, descritta nella Bibbia.

 

Di questo avvenimento Rudolf Steiner parla nel modo seguente:

▸ «Gli Elohim … dissero: Ora fateci creare l’uomo! – Allora essi tesserono in un’unica opera, ciò che ciascuno di loro poteva tessere singolarmente. Essi tesserono insieme tutte le attività che avevano portato con sè da stadi precedenti, per far sorgere, infine, l’uomo.

Tutte queste Gerarchie dunque che hanno preceduto quella dell’uomo e che noi designamo come Serafini, Cherubini, Troni, come Spiriti della Saggezza, del Movimento, della Forma, come Archai o Spiriti della Personalità, come Spiriti del Fuoco o Arcangeli e come Esseri angelici, tutte queste Entità abbiamo trovato nell’atto di tessere ed infondere essenza in tutta questa esistenza.

E se noi seguiamo ciò che la Genesi riporta, fino al coronamento dell’edificio che compare con l’uomo al cosiddetto sesto stadio della creazione, se noi prendiamo in considerazione tutto il tessere e l’essere, per così dire, dell’evoluzione della Terra precedente all’uomo, troviamo già li tutte le diverse Gerarchie. E tutte queste Gerarchie dovevano agire insieme, per preparare ciò che infine apparve nell’uomo.

Possiamo dire perciò: il chiaroveggente, o i chiaroveggenti, che ci diedero il libro della Genesi, avevano una chiara coscienza del fatto che le Gerarchie enumerate dovevano aver già partecipato al lavoro di preparazione alla creazione dell’uomo. Ma essi dovevano pure avere una coscienza del fatto che per la creazione dello stesso uomo, per il coronamento ultimo di tutto questo Ordine Gerarchico, era necessario ancora un aiuto dall’esterno dalla regione che in un certo senso si trova ancora più in alto di tutte queste Gerarchie.

Rivolgiamo perciò il nostro sguardo oltre la regione dei Serafini, verso un’Entità Divina ancora sconosciuta e appena presentibile. Seguiamo l’attività di uno dei membri delle Gerarchie, ad esempio l’attività degli Elohim: finché essi non erano giunti alla decisione di coronare le loro opere con la creazione dell’uomo, fu sufficiente che conformassero la loro propria attività all’attività delle altre Gerarchie, fino ai Serafini compresi (cioè dallo Scorpione-Aquila ai Gemelli). Ma poi fu loro necessario un aiuto da quel punto verso il quale noi appena presentendolo appuntiamo il nostro sguardo – verso questa regione che sta, per così dire, oltre i Serafini» (O.O. 122, 22.8.1910).

 

A quanto detto va aggiunto ancora, e ciò è importante soprattutto per la nostra esposizione, quanto Rudolf Steiner dice più avanti a proposito degli stessi Elohim e della loro evoluzione interiore:

▸ «Quando gli Elohim vollero dirigere la loro attività creativa verso queste vertiginose altezze, in modo da poter ricevere aiuto da questa parte (dalle regioni al di sopra dei Serafini), dovette allora accadere qualcosa che noi vogliamo comprendere in tutta la sua portata. Essi dovettero, per così dire, crescere al di sopra di se stessi. Dovettero imparare a potere più di quanto erano stati in grado nell’opera preparatoria … Così il gruppo degli Elohim dovette, per così dire, crescere oltre se stesso.»

▸ Poiché «ciò che l’uomo era, era nel contempo soltanto una rappresentazione, su cui dovevano agire insieme … In questo stesso lavoro essi pervennero ad un grado superiore dell’evoluzione, fecero progredire la loro unità fino a costituire una realtà, in modo che essi ora non erano soltanto sette, ma in modo che l’eptade era divenuta un tutto, così che potremmo ora parlare di Elohità, la quale si manifesta in modo settemplice. Questa Elohità si è formata per prima. Essa è ciò verso cui gli Elohim si sono elevati … E questa unità reale degli Elohim, nella quale i singoli Elohim sono attivi in quanto membri, agiscono come organi, viene chiamato nella Bibbia Jahve-Elohim.» (O.O. 122, 22.8.1910).

 

Se ora mettiamo queste parole di Rudolf Steiner in relazione con tutto quanto detto in precedenza, vedremo che questa Entità eptapartita, che apparve dalla fusione degli Elohim, forma come una sorta di riflesso nella sfera degli Spiriti della Forma, di quella «Sovra-Entità» della quale si parlava prima. In tal modo, da un lato gli stessi Elohim appartengono all’arto costitutivo inferiore di questa «Sovra-Entità», dall’altro, nella loro propria sfera, essi si uniscono in una nuova entità che nei suoi sette arti costitutivi, in modo «microcosmico», ripete tutti e sei gli arti della «Sovra-Entità», dagli Spiriti della Forma ai Serafini (vedi pag. 54-55 e oltre), e ancora il settimo arto, che riflette l’evoluzione della «Sovra-Entità» da noi già descritta, e che si estende fino alla sfera dello Spirito Cosmico (Toro).51

 

Grazie a questo fatto, l’Unità eptadica degli Elohim è in grado, come un Tutto, di percepire in sè l’impulso di una sfera ancora superiore, dell’ottava sfera, – l’Impulso del Figlio Stesso al fine, con l’aiuto di questo Impulso, di creare l’uomo», in verità «ad immagine e somiglianza di Dio». (Genesi 1,26-27). In quanto ora esposto vi è anche l’indicazione del fatto che, al corpo dell’Agnello Mistico», composto di soli arti stellari, si è unito un arto planetario, consistente dell’insieme dei sette Elohim.

 

Con quanto detto ci siamo preparati ad un esame più dettagliato del processo di discesa cosmica del principio stesso del Figlio o del Cristo, come «Agnello Mistico».

 

 


 

Note:

48. Vedi nota N. 83.

49. Il fatto che nel «Corpo dell’Agnello», sebbene soltanto esclusivamente come suo arto planetario, rientri ugualmente la regione dell’Aquila (Scorpione), è confermato innanzitutto dal fatto che, nei tempi antichi, il Cristo agiva dal Sole sulla Terra in particolare attraverso i sei Elohim solari, appartenenti alla Gerarchia degli Spiriti della Forma (O.O. 103, 20.5.1908), e secondariamente dai fatti della Scienza spirituale contenuti nella conferenza del 27.8.1924 (O.O. 240). In questa conferenza Rudolf Steiner dice che il Cristo, quando discese dal Sole sulla Terra, lasciò su di esso il suo Uomo Spirito, lasciò poi nell’area intorno alla Terra (nel mondo dei pianeti) il Suo Spirito Vitale e con il solo Suo Sè spirituale discese negli involucri terrestri di Gesù di Nazareth. Nel linguaggio della scrittura stellare lo si può esprimere così: l’Uomo Spirito del Cristo è legato alla regione della Vergine (vedi schema a pag. 51), a questa regione è legato anche l’aspetto stellare superiore del Sole. Lo Spirito Vitale è in relazione con la regione della Bilancia, dove si toccano e si equilibrano reciprocamente gli influssi stellari e planetari. Perciò agendo in seguito nell’area della Terra, lo Spirito Vitale del Cristo vi svolge precisamente il seguente ruolo: egli porta gli influssi stellari superiori ad agire giustamente sulla Terra come pianeta. Infine il Sè spirituale del Cristo, nel momento della sua incarnazione sulla Terra, porta direttamente nell’esistenza terrestre, in quanto appartiene all’unico arto planetario dell’Agnello.

50. Il fatto che Rudolf Steiner, parlando dell’uomo, metta in secondo piano il suo arto costitutivo superiore, l’Uomo-Spirito (Vergine), ha un particolare significato. Fino ad un certo punto la spiegazione di ciò è rintracciabile nella correlazione (riportata a pag. 56-57), fra le corrispondenti regioni dello Zodiaco ed i gradini fondamentali dell’iniziazione cristiano-rosacruciana. Del settimo gradino, a differenza che degli altri sei, Rudolf Steiner non dice quasi mai nulla nelle sue conferenze. Nelle prime edizioni de «La Scienza occulta» egli definisce questo gradino «Beatitudine in Dio»; nelle edizioni ulteriori si limita ad indicarlo in modo generico come azione reciproca di tutte le attitudini conseguite con i gradini precedenti: «Il vissuto d’insieme delle esperienze precedenti come stato d’animo di base». Il motivo di ciò sta nel fatto che il settimo gradino appartiene già al Cosmo stellare non più a quello planetario, perciò non può essere espresso con la parola del linguaggio umano, poiché per concepirlo è necessario saper pensare al di fuori del cervello fisico. Questa capacità più elevata è necessaria anche per poter concepire l’ultima incarnazione della nostra Terra, lo stadio di Vulcano (vedi O.O. 11), sul quale l’uomo raggiungerà la completa evoluzione del principio dell’Uomo Spirito. Perciò Rudolf Steiner, neppure di questo futuro stato, dà comunicazioni ne «La Scienza occulta». Nel libro «Cronaca dell’Akasha» di Vulcano è detto soltanto: «Su questo pianeta sarà raggiunto lo scopo preliminare dell’evoluzione dell’umanità. Lo stato di coscienza che l’uomo raggiungerà allora si chiama «Beatitudine in Dio» o anche «Coscienza spirituale». Anche se solo tra parentesi possiamo aggiungere ancora che, come l’ascesa verso le sfere zodiacali non si limita al gradino della Vergine, ma vi sono ancora cinque gradini successivi, dal Leone all’Ariete, cosi tutta l’evoluzione universale non si conclude con lo stadio di Vulcano, ma vi sono ancora cinque ulteriori stadi, ancor più elevati. Nella «Cronaca dall’Akasha» Rudolf Steiner ne parla così: «Dopo lo stadio di Vulcano l’uomo si evolverà ulteriormente e raggiungerà stadi di coscienza ancora più elevati. Come l’occhio fisico scruta le lontananze grigie e nebbiose, così l’occhio interiore del chiaroveggente getta uno sguardo nelle lontananze dello spirito su ulteriori cinque stati di coscienza la cui descrizione è tuttavia impossibile. Si può dunque parlare nell’insieme di dodici stati di coscienza».

51. Come risulta da quanto detto in precedenza, i sei Elohim si manifestarono nella loro sfera come riflesso di quei sei arti della «Sovra-Entità» che nell’umanità corrispondono ai suoi tre arti costitutivi «fisici» ed «animici»: al corpo fisico, corpo eterico, corpo senziente, e all’anima senziente, razionale e cosciente. Il settimo Elohim, Jahve, rappresenta il principio dell’Io all’interno di questa unità. Nella rivelazione a Mosè, Jahve dice di sè: «Io sono l’Io sono». Perciò la sua designazione di settimo Eloah è convenzionale, in realtà egli è il quarto Eloah che si presenta come una concentrazione o il centro degli altri sei. Nel suo libro «Teosofia» (O.O. 9) Rudolf Steiner dice dell’Io: «… quando l’uomo dice Io a se stesso inizia in lui a parlare qualcosa che non ha nulla in comune con nessuno dei mondi dai quali… sono presi gli involucri (si intendono i sei arti costitutivi sopra elencati)». L’«Io», a sua volta, si dà allo spirito per esserne riempito … Lo spirito irradia nell’Io e vive in esso come nel suo «involucro». Egli forma l’Io dall’interno verso l’esterno … Questo Spirito che forma l’Io e che vive all’interno dell’Io in quanto Io, sia dunque chiamato «Sè Spirituale» … Il Sè Spirituale è la rivelazione del mondo spirituale all’interno dell’Io». Questa definizione del Sè Spirituale in relazione all’Io, caratterizza anche, nel modo più preciso, il rapporto di Jahve come rappresentante del principio dell’Io con l’immagine cosmica originaria del Sè Spirituale, cioè dello Spirito Santo (Toro), che invia le sue rivelazioni dalla sfera sovrastante le Gerarchie. Questo gradino superiore, che gli conferiva la possibilità di riflettere nella sfera degli Spiriti della Forma l’impulso dello Spirito Santo, fu raggiunto da Jahve stesso grazie al sacrificio che egli offrì abbandonando il Sole e trasferendo il centro della sua attività nella regione della Luna. Per questo Rudolf Steiner collega l’impulso dello Spirito Santo con la sfera della Luna, e parla pure di Jahve come del portatore e latore dello Spirito Santo (O.O.96, 1.4. 1907). Quanto detto chiarisce anche il motivo per cui nella religione dell’antico testamento l’adorazione del vitello d’oro era considerata come la violazione più grave della volontà di Jahve (Vedi pag. 44 e nota 36).