Tre vie all’Antroposofia

Del Rapporto con Rudolf Steiner


 

La nuova venerazione

Le contraddizioni che l’intelletto astratto crede di constatare nell’Antroposofia, esigono in realtà una nuova qualità del pensare, in grado di produrre relazioni autonome dalla propria attività interiore, nelle quali le presunte contraddizioni si trasformano in un cammino evolutivo. Così, anche nel libro di Rudolf Steiner L’iniziazione si trovano tre gradi, nei quali può essere sviluppata conseguentemente la qualità della venerazione, immutabile per il moderno cammino di iniziazione, che tuttavia al puro intelletto potrebbero apparire come posizioni contraddittorie.

 

Il primo grado è la venerazione infantile. Qui il bambino venera una determinata persona, e come giustificato in questo periodo, entra anche in una certa dipendenza da essa, poiché il bambino è un essere che imita. E per un determinato periodo di età la facoltà dell’imitazione è una qualità che favorisce senz’altro lo sviluppo del bambino. Ancor più, questo primo grado è assolutamente necessario per poter più tardi nella vita raggiungere il secondo grado, quello della venerazione nei confronti della verità e della conoscenza.

 

Esercitando ciò in modo giusto è possibile ascendere al terzo grado dell’atteggiamento di riconoscimento e venerazione nei confronti di una determinata persona, ora tuttavia in piena libertà interiore e senza alcuna dipendenza da essa. Qui ora si tratta di un tipo di venerazione del tutto nuovo, che scaturisce da una più profonda conoscenza dell’uomo e delle sue più alte mete. Questa conoscenza stessa consiste nel fatto che, nelle grandi individualità progredite, le quali non parlano solamente della verità, bensì vivono in essa, questa a poco a poco non è più separabile dal loro più intimo essere e perciò non è in contraddizione con la libertà umana.

 

Il più alto esempio della verità

Il più alto esempio in merito è il Cristo Gesù, che corrispondeva in assoluto a questo ideale e perciò potè dire di sé: «Io sono la verità» (Gv 14,6). Qui abbiamo il passaggio dalla comprensione della verità ancora imperfetta e limitata del «Che cosa» alla comprensione superiore della verità del «Chi».

 

Con ciò è indicato anche il cammino che percorre ogni vero iniziato cristiano e che ha percorso anche Rudolf Steiner. Infatti, tutta l’opera della sua vita è nata dall’indagine nel mondo spirituale, che è anche il mondo della verità. E questo mondo della verità non consiste in concetti astratti, ma soltanto in diversi tipi di entità spirituali, che manifestano esse stesse differenti gradi di verità. Perciò, se un uomo come Rudolf Steiner, durante tutta la sua vita ha rappresentato per iscritto e verbalmente tutti i contenuti del mondo spirituale in forma moderna, scientifica, questo fu possibile soltanto mentre nel suo essere egli incorporava qualcosa della verità stessa.

 

A questo – se soltanto si è in grado di riconoscerlo – è possibile portare incontro pienamente una nuova venerazione sviluppata in libertà, che ha le sue radici in una reale comprensione dell’uomo.

Una tale venerazione in libertà, dalla giusta comprensione Rudolf Steiner ve l’aveva per esempio nei confronti degli altri grandi Maestri dell’umanità e la portò spesso ad espressione, soprattutto durante le sue «Lezioni Esoteriche».

 

▸ «Io posso e mi è lecito guidare soltanto nella direzione in cui il sublime Maestro guida me stesso. Lo seguo in piena coscienza in tutto ciò «che dico agli altri» (O.O. 264, Lettera dell’1 1.8.1904; corsivo di Rudolf Steiner).

▸ «In tali cose [esoteriche] io sono soltanto l’instrumento di entità superiori, che venero con umiltà» (O.O. 264, Lettera del 12.8.1904; corsivo di Rudolf Steiner).

▸ «E con questo Vi do anzitutto il benvenuto come facente parte di noi nel nome dei Santi Maestri, ai cui piedi io pongo ciò che posso e contro la cui volontà, nella vita coscientemente non vorrò mai fare qualcosa. Siano benedetti, i sublimi» (O.O. 264, Lettera del 2.1.1905).

 

Anche Friedrich Rittelmeyer si ricorda un dialogo con Rudolf Steiner sul suo Maestro spirituale: ▸ «Indimenticabile mi è in particolare lo sguardo con il quale Rudolf Steiner di uno di questi due uomini spirito disse: ‘Questa era una Personalità molto importante!’ […] E nello sguardo c’era la venerazione che un grande sapiente esprimeva ad un altro Grande.»11

 

Qui non si deve pensare che Rudolf Steiner con queste parole sia improvvisamente decaduto ad antiquati costumi teosofici» o persino divenuto infedele all’essere dell’alto ideale della sua propria Filosofìa della libertà, ma si tratta di rigorose leggi occulte, le quali non possono essere semplicemente giudicate con la coscienza «borghese» che si sente sempre «libera».

 

È del tutto naturale che non si acquista subito una tale fiducia interiore, sulla quale unicamente può fondarsi una libera venerazione, ma deve svilupparsi anzitutto dalla libertà e dalla conoscenza. Allora tuttavia, questa fiducia e questa venerazione non hanno semplicemente nulla a che fare con una «fede cieca» o con un «seguito privo di pensiero», ossia con la «devozione tradizionale», in breve con le antiche forze di venerazione. Il fatto che Rudolf Steiner non contesta assolutamente la giustificata venerazione che per esempio si può portare incontro ad un genio o a uomini altrimenti dotati, consegue dalle seguenti parole nel libro L’iniziazione:. «Questi uomini benedetti da Dio meritano sincera venerazione, ma non per questo il lavoro della disciplina occulta dovrà essere considerato superfluo» (O.O. 10, capitolo «L’iniziazione»).

 

A quanto detto non si possono semplicemente contrapporre le parole di Rudolf Steiner: ▸ «Non vorrei essere venerato, bensì compreso.» Infatti, la nuova venerazione appunto non è quella che precede la vera comprensione dell’altro uomo, ma è del tutto contrariamente, quella che segue ad una tale comprensione e, in un senso più profondo, può persino nascere soltanto da essa.

 

La critica da una coscienza ingenua

Negli ultimi decenni è possibile osservare in modo crescente che tra gli antroposofi, i quali in sostanza devono tutto a Rudolf Steiner e non di rado vivono soltanto dei frutti della sua opera, sempre più spesso si sentono critiche che a volte si intensificano sino ad una sentenza finale. Non di rado una tale critica viene fatta anche pubblicamente, a voce o per iscritto. A mio avviso ciò non ha assolutamente nulla a che fare con possibili domande riguardo il contenuto, che possono emergere nello studio dell’Antroposofìa, che vanno considerate e riconsiderate da un’anima cosciente veramente sviluppata.

 

Questa critica a Rudolf Steiner da parte di alcuni antroposofi mi appare invece non come una conquista dell’anima cosciente e men che meno, quale frutto di un pensare intuitivo particolarmente sviluppato, ma come il risultato di una coscienza ingenua non riconosciuta. Perché?

Nel ciclo «Pensiero umano e pensiero cosmico»12 Rudolf Steiner rappresenta la verità, quale accordo di dodici punti di vista, sì persino di dodici concezioni del mondo.13 Questo risultato di indagine costituisce un essenziale inizio metodico dell’Antroposofia. Infatti, in verità il mondo spirituale è estremamente complicato e in base alla sua natura così fondamentalmente diversa nei confronti del mondo fisico, non si lascia portare assolutamente in modo semplice in una concettualità terrena. Perciò il ricercatore dello Spirito, per rendere comprensibili i risultati delle sue indagini agli altri uomini, deve considerare sempre a nuovo gli stessi fenomeni spirituali dai più diversi punti di vista.

 

Se fotografo un albero da diversi lati e poi confronto le foto l’una con l’altra, allora soltanto la coscienza ingenua può trarre la conclusione, che poiché le foto sono diverse l’una dall’altra, si tratta ogni volta di un altro albero o di contraddizioni nella sua riproduzione. Questo esempio Rudolf Steiner lo applica anche alle verità scientifico-spirituali. Qui tuttavia, per il solo pensare intellettuale spesso ci sono veramente «contraddizioni» insopportabili che possono essere superate soltanto mediante Io sviluppo di un pensare vivente, vale a dire un pensare di una visione globale e che crea dei collegamenti.

 

Così per esempio Rudolf Steiner si diede molta premura per mostrare che gli argomenti della teologia razionale del XIX secolo, la quale indicava sempre di nuovo cosiddette «contraddizioni» tra i quattro Vangeli, non risultano veri, poiché essi archetipicamente non rappresentano altro che i quattro diversi punti di vista della stessa verità, i quali tuttavia si integrano l’uno con l’altro e conducono ad una unità superiore.

A questo punto ci si accorgerà immediatamente, che con ciò è interessato un piano superiore nel nostro rapporto con Rudolf Steiner, e cioè un piano sul quale un qualsiasi «dubbio» non è più giustificato. Infatti, non si tratta più soltanto del grado dello studio, bensì chiaramente e inequivocabilmente di un ulteriore grado, che semplicemente non è possibile conseguire senza un intimo rapporto tra l’allievo dello Spirito e il Maestro spirituale. Se tuttavia questo rapporto viene raggiunto nel cammino occulto conseguentemente percorso, esso rimane anche dopo la morte.

 

Anche il dubbio nei diversi gradi della disciplina spirituale ha conseguenze del tutto differenti. Se all’inizio dello studio della scienza dello spirito esso può dare persino un impulso che aiuta a progredire, nel regolare cammino di iniziazione esso è non solo un ostacolo, ma può diventare uno dei più grandi nemici di qualsiasi conoscenza superiore. Questo tuttavia può essere sperimentato soltanto mediante il pensare vivente, il quale anche in questo senso non costruisce alcuna contraddizione, ma riconosce con tutta chiarezza, che le stesse qualità animiche in differenti gradi evolutivi possono avere un significato completamente diverso, tra l’altro persino polare. Non riconoscendolo o ignorandolo, senza accorgersene si rimane impigliati in una «coscienza ingenua».

 

La domanda: «È possibile essere antroposofo, senza considerarsi allievo di Rudolf Steiner?» dipende quindi da che cosa si intende con «essere antroposofo». Se si tratta di una persona che vorrebbe rimanere allo studio dell’Antroposofia nel senso di una conoscenza esteriore di essa, allora si può anche rispondere con un sì. Se invece si tratta di una vera disciplina spirituale nel senso del libro L’iniziazione, allora è Rudolf Steiner stesso a dare una risposta inequivocabile a questa domanda: Qui la fiducia personale nei confronti del Maestro spirituale è irrinunciabile. Altrimenti questo cammino non può essere semplicemente percorso. Questo è possibile trovarlo in molti punti nell’opera di Rudolf Steiner.14

 

Tre vie all’Antroposofia

Nell’articolo «Teosofia e attuali correnti spirituali» Rudolf Steiner descrive tre vie che possono condurre l’uomo odierno all’Antroposofia e con ciò alla realtà del mondo soprasensibile.15

 

• La prima via ha come fondamento un «sano e originario sentimento della verità» nei confronti delle comunicazioni del ricercatore dello Spirito. Negli uomini del presente tuttavia, questo «sentimento della verità» sta sparendo, perché l’attuale civiltà ha un orientamento del tutto contrario. Ciononostante, questa via è di un’importanza particolarissima.

 

Rudolf Steiner scrive: ▸ «Essi [gli uomini che percorrono questa via] lasciano agire sui loro diretti sentimenti ciò che viene dato alla luce nella Teosofia [nell’Antroposofia], e questi sani sentimenti, non offuscati dalla filosofia e dalla critica scientifica, dice loro che quanto dato alla luce è giusto … Coloro che in questo modo si dedicano alla Teosofia [Antroposofia] riconoscendo, in un certo senso sono i più importanti e i più preziosi.» Qui Rudolf Steiner mette in rilievo anche «il loro sentimento di fiducia».

 

Da tali parole consegue inequivocabilmente che in nessun caso Rudolf Steiner ritiene questa prima via meno giustificata delle altre due. Egli la mette persino particolarmente in rilievo e continua: ▸ «Un uomo che non è stato privato della salute del sentimento da parte dell’intelletto sofisticato, sente veramente la verità.»

 

La seconda via conduce direttamente nel mondo spirituale ed è descritta da Rudolf Steiner nel libro L’iniziazione. Questa via richiede soprattutto all’uomo che in tal senso vorrebbe divenire un allievo dello Spirito, la piena fiducia in colui che gli trasmette questa via, vale a dire in questo caso – in Rudolf Steiner stesso. Così nell’articolo leggiamo ancora: ▸ «Colui che cerca, difficilmente ha a disposizione un altro mezzo se non la fiducia, che può avere in colui dal quale provengono tali istruzioni.» In questo punto si parla anche della nascita di una «fiducia sempre più grande, indistruttibile nelle conoscenze spirituali».16

 

La terza via è soprattutto quella dell’uomo dalla «profonda disciplina filosofica».

▸ «Ci vuole tuttavia una filosofia veramente profonda, non una filosofia che si ferma a metà strada.»

 

Troviamo le sorgenti di una tale «profonda filosofia» nei grandi pensatori dell’idealismo tedesco, come pure nelle prime opere filosofiche di Rudolf Steiner.

Non si deve tuttavia confondere questa «via filosofica» con quella della direzione filosofica degli scettici, il cui rappresentante più conosciuto era Michel de Montaigne. Non sono le sue famose parole: «Filosofare – significa dubitare» che fanno progredire in questa terza via, bensì un atteggiamento interiore del tutto diverso. Questo lo troviamo soprattutto nella filosofia di Fichte, Schelling e Hegel, nei quali non si trattò di un «dubbio» di qualche tipo, bensì contrariamente dell’incrollabile fiducia nella forza del pensare umano e quindi nell’essere umano stesso.

 

 

Dopo essermi occupato intensamente dell’Antroposofia per più di trent’anni, sono giunto alla ferma convinzione di trovare in Rudolf Steiner uno dei più veri, più belli e più puri Spiriti umani, mai vissuti sulla Terra. E la sua biografia è un Mistero, le cui profondità sino ad oggi sono ancora poco scandagliate.

 

Per me Rudolf Steiner, come difficilmente un altro uomo, è colui, che nel moderno seguito del Cristo, non solo parlava e scriveva delle verità spirituali, bensì le viveva anche e con ciò le ha unite inseparabilmente a tutto il suo essere – egli era veramente queste verità spirituali.

 

Perciò la venerazione che si può avere nei confronti dell’essere di Rudolf Steiner è solo tanto più grande, quanto più si giunge alla vera comprensione di esso. Allora essa è oggettiva e profondamente fondata nella disciplina occulta, che egli diede agli uomini del presente. Nasce nella sana anima dell’uomo, non perché Rudolf Steiner l’abbia richiesta, bensì nasce in piena libertà, quale facoltà futura del tutto nuova, che può essere coltivata in sé soltanto da se stessi, nel senso delle parole di Goethe sulla venerazione poste come epigrafe innanzi al precedente capitolo.

 

 


 

Note:

11 – Friedrich Rittelmeyer, Meine Lebensbegegnung mit Rudolf Steiner (Il mio incontro con Rudolf Steiner), Stoccarda 1983, pag. 103.

12 – O.O. 151.

13 – Se aggiungiamo i sette stati d’animo della concezione del mondo (vedi O.O. 151), è comprensibile che il pensare stesso di due uomini può essere del tutto differente. Così Rudolf Steiner più volte mette in rilievo che per esempio il pensare di Vladimir Solovjov o di Leo Tolstoj (soprattutto nel suo libro «Sulla vita») si differenzia fondamentalmente dal modo di pensare in Europa Centrale e Occidentale. Tuttavia, Rudolf Steiner considera soprattutto il primo rappresentante dell’anima cosciente.

14 – Vedi anche le parole di Rudolf Steiner a pag. 16 di questo libro, come pure le sue parole nel prossimo capitolo.

15 – In questo articolo del 1908 per la sua propria corrente spirituale Rudolf Steiner usa ancora il nome «Teosofia».

16 – Vedi fonte citata, pag. 289 e seg.