Il carattere fondamentale dell’annuncio del Regno da parte del Cristo Gesù

Il figlio dell’uomo


 

Nell’ultimo capitolo abbiamo considerato i tre gradi principali dell’opera del Cristo Gesù

l’annuncio per mezzo della parola,

la rivelazione mediante segni e miracoli,

e il compimento grazie alla Passione –

in relazione con le tre tentazioni nel deserto.

 

Quelle considerazioni hanno mostrato che l’annuncio del Regno fu possibile grazie alla vittoria sulla prima tentazione e, che proprio per quel motivo, doveva essere qualcosa di affatto peculiare – interamente diverso da un semplice istruire, raccontare o descrivere.

 

Ora è per noi importante tenere presente questa distinzione, per formarci una rappresentazione e un sentimento riguardo alla natura dell’annuncio da parte del Cristo Gesù per mezzo della parola. Ciò è tanto più necessario, poiché altrimenti è praticamente impossibile comprendere i discorsi del Cristo Gesù, così come ci vengono trasmessi dai Vangeli.

Per esempio, il Sermone della montagna dà adito ai peggiori equivoci, se viene inteso come un semplice riassunto di una ‘predica’ o di una ‘discorso’, ridotto in forma di sentenza. A vederlo in quest’ottica, si cade nell’equivoco che fu sostenuto, ad esempio, da Leo Tolstoi nella forma del suo ‘cristianesimo pratico’.

Se, d’altra parte, si guarda al Sermone della montagna, non come a una dottrina, ma come a una sorta di simbolo, esso rimane per aria, e non possiamo farne uso nella vita reale. Difatti, considerato come semplice simbolo, il Sermone della montagna perde ogni significato per le aspirazioni e l’agire dell’umanità, e può tutt’al più essere utilizzato a scopo edificatorio. Se lo prendiamo infine come una serie di raccomandazioni, lo abbassiamo a un livello, ove i problemi più urgenti diventano quelli del servizio militare o della dieta vegetariana.

 

In realtà il Sermone della montagna non era né una dottrina né un simbolo, ma un’azione spirituale per mezzo della parola, la cui portata è di gran lunga superiore a quella di un’istruzione per mezzo di dottrine o di un’azione risvegliatrice per mezzo di simboli. Il ‘Regno’ non fu semplicemente presentato nelle sue caratteristiche fondamentali alla comprensione dei discepoli e neanche reso accessibile figurativamente al loro sentire.

Si compì invece una fecondazione del loro essere che andò ben più in profondità della comprensione o del sentimento possibili in quelle circostanze, una fecondazione che solo gradatamente, nel corso di molte vite, dovrà portare i suoi frutti sotto forma di un cosciente atteggiamento conoscitivo e morale. Le parole del Sermone della montagna non erano dirette solamente alle personalità incarnate lì presenti ma, tramite esse, alla loro intima essenza che procede di incarnazione in incarnazione.

 

Il Sermone della montagna era diretto all’Io dell’uomo

ed era perciò l’espressione di un modo di parlare

capace di giungere, tramite gli involucri del corpo fisico, eterico ed astrale, all’Io dell’uomo.

 

L’io in quell’occasione fu stimolato a compiere un movimento spirituale secondo linee di forza derivate dalle forme interiori del Sermone della montagna. Questo movimento morale-spirituale, o ‘gesto’, divenne esperienza dell’Io, il quale da allora, in tutte le sue incarnazioni, mira a realizzarlo attraverso i suoi involucri.

Una forma spirituale di tal genere sta alla base, per esempio, della preghiera del Padre nostro. Rudolf Steiner ne ha descritti i tratti fondamentali nel libretto intitolato Il Padre nostro, che riporta il testo di una sua conferenza tenuta a Berlino nel 1907. Un’altra ben determinata forma sovrasensibile sta alla base delle nove Beatitudini.

 

Non dobbiamo meravigliarci se quella forma viene espressa da Rudolf Steiner, nella suddetta conferenza,

mediante “una semplice figura geometrica”, poiché il più elevato linguaggio spirituale

può essere espresso solo in forma di figure geometriche.

 

• Le forme colorate hanno a che fare con il corpo eterico, quelle acustiche con il corpo astrale;

ma se deve essere espressa una verità, afferrabile dapprima mediante la pura attività dell’Io,

allora si può ricorrere soltanto all’incolore e silenziosa regione delle figure geometriche.

 

Sebbene, in seguito ad un continuo lavoro interiore, anche il colore fluirà col tempo nelle loro linee, che giungeranno poi ad emettere suoni, questi colori e suoni sono però di natura ancor superiore rispetto a quelli relativi agli ambiti di espressione spirituale già menzionati. L’effetto più importante del Sermone della montagna fu dunque il fatto spirituale-sovrasensibile dell’attivazione delle forze intrinseche dell’Io. Quest’attivazione fu il risultato di un movimento secondo le linee di determinate forme spirituali-morali ben definite e poste maestosamente dal Cristo Gesù di fronte all’essere più profondo degli uomini. L’influenza che fluiva dal Cristo era di natura simile a quella che nei tempi antichi fluiva dalle Exusiai, o Spiriti della forma (Elohim), i genitori spirituali dell’Io umano.

 

• Ai primordi, infatti, gli Spiriti della forma impressero nell’essere degli Io umani le forme della missione dell’umanità sulla Terra. Ciò che era avvenuto grazie alle Exusiai prima di ogni incarnazione, nella condizione del devachan, avvenne ora in stato di incarnazione sulla Terra grazie al Cristo Gesù nel Sermone della montagna.

L’umanità aveva già dimenticato il ‘nome’ che i suoi ‘Padri nei cieli’ le avevano assegnato. Quel nome le fu restituito sulla Terra dal Cristo e riecheggiò nuovamente nel Sermone della montagna. Mediante l’annuncio del Regno fu ricordato all’umanità il suo nome. L’obliata missione cosmica dell’umanità, che un tempo riluceva nelle profondità dell’anima come proprio intimo ricordo, fu ridestata dalla potenza delle forme che fluivano dal Regno grazie alla parola di Cristo.

 

L’eccezionalità dell’azione spirituale della parola del Cristo Gesù, viene messa in risalto anche dagli Evangelisti. Per esempio San Luca dice: “Ed essi furono stupiti della sua dottrina; infatti la sua parola era [radicata] nella Exusìa” (kai exepléssonto epì te didaché autoù, oti eri exusìa en ho lògos autoù – Lc 4:32).

Era questa “parola-Exusìa” che distingueva il Sermone della montagna dalle dottrine e dai discorsi degli altri maestri, i Farisei e i Sadducei, ma anche gli stessi Esseni. Mentre la parola di quei maestri era una parola ‘periferica’, ossia non penetrava oltre gli involucri dell’Io umano ed era quindi in un certo senso ‘astratta’, la parola del Cristo Gesù era ‘sostanziale’ e si trasmetteva all’intimo essere dell’uomo. Questo si rinforzava a tal punto, da lasciar fluire le forze vitali fin nel corpo fisico, nel cervello fisico.

Quell’azione rafforzatrice che dall’intimo essere giunge fino al corpo fisico, viene chiamata il “pane dal cielo”, mentre l’azione che mette in movimento il corpo eterico – ossia lo rende capace di movimenti propri nel mare del mondo elementare che lo circonda – viene denominata “pesce”.

 

La moltiplicazione dei pani e dei pesci fu il processo spirituale reale

che ebbe luogo nei corpi fisici ed eterici, come conseguenza delle parole del Cristo Gesù.

 

La parola dei Sadducei e dei Farisei offriva invece ‘pietre’ al posto del ‘pane’ e ‘serpenti’ al posto dei ‘pesci’. Infatti il rigido legalismo dei Sadducei era pietra per le forze interiori dell’uomo, mentre l’agilità della sottile casistica farisaica era un’agilità da serpente: non rafforzava il corpo eterico, consentendogli un’autonomia di movimento nel proprio elemento, ma lo rendeva atto a muoversi sopra la superficie della Terra, senza radicarlo nella realtà terrestre, e neanche innalzarlo alla realtà del sovrasensibile.

 

Il Cristo Gesù non parlava ‘come uno scriba o un fariseo’. Egli non istituì una nuova legge morale né interpretò la vecchia in modo nuovo, ma mediante la sua parola fecondò il karma positivo dell’umanità per il futuro.

Tale fu il processo che si svolse durante il Sermone della montagna: un nutrimento dell’umanità con pani e pesci, ossia un rafforzamento dell’Io umano, fino a renderlo capace di dominare, dal proprio essere interiore, non solo il corpo astrale, ma anche quello eterico e quello fisico.

Non si trattò di una dottrina o di un simbolismo, bensì del fluire dell’impulso del Cristo. L’impulso del Cristo agì però in modo simile a come avevano agito gli Elohim (Exusiai), allorché insufflarono l’odem della vita nel primo uomo.