A proposito di un’effigie di Widar

Il corso dell’anno come via di iniziazione – Appendice


 

Nel citato di pagina 343, in merito alle caratteristiche esoteriche dell’entità di Widar, Rudolf Steiner dice:

▸ «Persino l’iconografia è indeterminata, tanto che nei pressi di Colonia è stata trovata una effigie che [gli studiosi] non hanno saputo interpretare ma che in realtà altro non è che un’effigie di Widar».

 

È del tutto plausibile che l’effigie a cui si riferisce Rudolf Steiner sia una pietra tombale francone rinvenuta a Niederdollendorf nel 1901, nei pressi di Colonia e oggi conservata nel Landesmuseum di Bonn.(1)

 

Consideriamone sia pur brevemente il significato dei vari elementi compositivi.

Sulla faccia anteriore della pietra troviamo la raffigurazione di un essere umano aggredito da una bestia a forma di drago o serpente a tre teste, di cui colpiscono anzitutto le fauci spalancate nel tentativo di divorare l’uomo al centro.

Già il fatto che in natura non esiste un animale simile, ci dice che si tratta di una scena immaginativa realizzantesi sul piano soprasensibile e nella quale la figura posta al centro è un’entità spirituale.

Dalla loro posizione rispetto alla figura centrale si evince che le tre teste rappresentano le minacce ai tre sistemi costitutivi dell’essere umano: il sistema del capo, il sistema ritmico e il sistema degli arti e del ricambio. Questi sistemi costituiscono il fondamento fisico delle tre facoltà animiche di base: pensiero, sentimento e volontà.

 

• Così una delle teste della fiera tenta a fauci spalancate

di divorare il capo, raffigurato a tutto tondo, quasi un disco solare.

• La seconda fauce tenta di azzannare la spalla e la mano sinistra dell’uomo,

le parti cioè che in avvenire saranno strettamente collegate al cuore.1

• Infine la terza fauce spalancata assale minacciosa l’uomo ‘dal basso’ a partire dalla sfera della volontà,

ovvero in senso fisiologico, dalla zona del metabolismo.

 

A questo triplice assalto si oppongono le tre forze interiori dell’uomo simboleggiate da tre oggetti:

il pettine, la spada e la borraccia.

 

• Il pettine è tenuto dall’uomo con la mano destra e respinge l’assalto al sistema del capo.

Fin dagli antichi tempi il pettinare i capelli era un atto rituale che provocava il rafforzamento del nesso fra l’uomo e determinate forze macrocosmiche in cui gli stessi capelli fungevano come da organo di percezione sensibile-soprasensibile, una sorta di apparato recettore col cui aiuto l’uomo antico accoglieva forze spirituali solari, riceveva ispirazioni provenienti dai mondi superiori (vada qui ricordato l’episodio del Sansone biblico). Nell’antichità (e in oriente questa tradizione si è conservata in un certo grado fino ai nostri giorni) il sacerdote o la persona officiante doveva obbligatoriamente portare barba e capelli lunghi,2 perché a quei tempi i capelli lunghi aiutavano l’uomo ad accogliere i pensieri universali dal macrocosmo, direttamente dalla sfera solare.

Tali ispirazioni dell’intelligenza cosmica a quell’epoca non appartenevano ancora all’uomo ma erano gestiti dell’arcangelo solare Michele che operava dalle lontananze del cosmo. Il pettinare i capelli era un rito misterico che significava ‘mettere ordine’ nel nesso fra l’uomo e la sfera dell’intelligenza cosmica, per accoglierlo e usarlo correttamente, respingendo in tal modo l’attacco della prima fauce della bestia (nella leggenda di Loreley vi sono reminiscenze di questo fatto).

 

• Il secondo oggetto è una spada a un solo taglio.

L’uomo la tiene sulla parte sinistra del petto vicino al cuore con la mano che la belva tenta di sbranare.

Qui la spada è l’immagine delle forze del coraggio presenti nel sistema ritmico dell’uomo e fondate sul cuore,

capaci di vincere la seconda fauce della bestia.

 

• Il terzo oggetto è una borraccia posta ai piedi dell’uomo, contrassegnata con il simbolo del sole.

Essa serve per contenere acqua, dove l’acqua è l’immagine delle forze eteriche purificate

che devono permeare l’intero sistema delle membra e del ricambio,

affinché l’uomo possa vincere la terza fauce della belva.

 

Complessivamente quindi sulla faccia ‘esterna’ della pietra abbiamo la rappresentazione immaginativa

dell’entità di Widar, che lotta in sembianze umane nel suo aspetto ‘micheliano’ contro la bestia.

La bestia ha natura simile a quella del drago, dunque natura anti-micheliana e tuttavia tiene le fauci spalancate, carattere peculiare del lupo Fenris. Infatti tutta la forza del lupo risiede nella sue fauci spalancate.3

 

Ad esse Widar oppone il proprio silenzio che, nel nostro caso, si esprime nell’atto di pettinarsi ritualmente,

onde rafforzare il legame con le forze della saggezza solare cosmica.

Un secondo attributo di Widar è la spada che tiene nella mano sinistra in prossimità del cuore. Nel crepuscolo degli Dei, Widar affonda la spada nella gola del lupo Fenris trapassandogli il cuore.

Infine ai suoi piedi vediamo la borraccia da viaggio con l’acqua.

 

Secondo la mitologia nordica le «scarpe spesse» sono una caratteristica di Widar. Esse sono confezionate con gli scarti delle punte e dei tacchi delle scarpe preparate dagli uomini. L’immagine delle scarpe, a prescindere dal ruolo che esse assumono nella lotta di Widar contro il lupo3a evidenziano un altro aspetto di Widar: Widar il viandante che decide di legare il proprio destino a quello degli uomini sulla terra e di camminare spiritualmente accanto a loro.4

 

Nell’antichità il simbolo delle scarpe «che non si logorano», accanto al significato proprio del viaggiare, simboleggiava anche la connotazione morale del pellegrinaggio, in quanto ricerca purificatrice delle fonti dell’acqua solare della vita, simboleggiata nella borraccia contrassegnata dal simbolo solare. Così Widar ci appare in questa immagine facendo dono di saggezza ai pensieri, di coraggio al sentimento e di purezza e forza alla volontà, in qualità di autentico servitore e seguace di Michele capace di fornire all’uomo le forze spirituali che gli consentono di vincere la bestia tricipite simile a un drago (il lupo) nel crepuscolo degli Dei.

 

Si può anche asserire che le immagini di questa faccia della pietra raccontano al tempo stesso il destino del guerriero franco defunto che dopo la morte entra a far parte della schiera di Widar5 per combattere con i tre doni le forze del lupo e imboccare la via verso il nuovo eone verso cui lo guida Widar, il dio vincitore.

Questo aspetto di Widar come guida al nuovo eone è raffigurato sull’altra faccia della pietra. Pur nella sua austerità grafica e nella modestia dei mezzi artistici questa incisione non ha quasi eguali fra le opere artistiche degli antichi popoli germanici per l’intensità con cui riesce a parlare all’anima.

 

Sulla faccia anteriore Widar è rappresentato nel suo aspetto ‘micheliano’, connesso soprattutto alla sua vittoria nel crepuscolo degli Dei. Sul rovescio Widar è raffigurato in rapporto con il regno solare e la sua massima guida: il Cristo.

Questa immagine richiama profeticamente al carattere dell’attività di Widar dopo il crepuscolo degli Dei, nel nuovo ‘eone-Sole’ dell’evoluzione del mondo, cominciato in conseguenza del mistero del Golgota sulla Terra.

 

Ci si presenta l’immagine di un’alta entità legata al Sole.

Intorno al suo capo un’aureola solare. Sul suo petto un cerchio, simbolo del Sole di cui egli porta le forze nel cuore.

E dal cuore dardeggiano raggi di luce che illuminano tutto lo spazio circostante con le forze solari dell’etere di luce.6

Questo flusso di luce irradia dalla figura a destra e a sinistra in forma di triangoli divergenti,

mentre in alto e in basso forma un’aura romboidale (come due triangoli adiacenti) simile a un involucro eterico,

a una forma eterica.

 

Nella mano destra, al posto del pettine (segno dell’intelligenza ancora gestita dal cosmo) Widar tiene una lancia,

immaginazione del pensiero purificato e liberato, divenuto ormai interamente proprietà dell’uomo

e che egli ora dirige in lucida coscienza verso l’alto, verso la sfera eterica del cosmo.

 

A questo punto si deve ricordare che, nella visione immaginativa, il pensiero dell’uomo rafforzato e finalizzato si mostra spesso in forma di freccia o di lancia (quest’ultima era anticamente tra l’altro anche simbolo di potere magico, spirituale).7

In basso, proprio sotto la figura centrale, abbiamo la rappresentazione della metamorfosi che la belva-drago deve subire dopo essere stata sconfitta da Widar. Essa è ormai ricacciata nelle profondità della terra dove resta incatenata a mezzo delle forze dell’etere di luce (i triangoli di luce la circondano non solo dall’alto ma anche dal basso).

Di conseguenza la sua forza spirituale viene metamorfosata dalla potenza della luce, e si pone ormai al servizio del bene, divenendo la base su cui si erge la figura luminosa e trionfante di Widar.

I due motivi si ripresentano sui due fianchi della pietra. Alla sinistra della faccia anteriore abbiamo il motivo della bestia sotto l’aspetto di un essere simil-serpente a due teste, e a destra un motivo ornamentale che richiama il fiume Thund, che segna in confine tra il mondo degli Dei e quello degli uomini e sulle cui rive si svolge lo scontro finale tra Widar e Fenris.8

 

Così la pietra tombale di Niederdolledorf ci manifesta due aspetti fondamentali di Widar,

corrispondenti alle due grandi epoche dell’evoluzione dell’umanità,

al cui punto di congiunzione ebbe luogo il massimo evento di tutta l’evoluzione terrestre: il mistero del Golgota.

 

 


 

Note tra parentesi:

(1) – Vedi l’articolo di Herbert Seufert Uber den Widar-Stein pubblicato sul ‘Goetheanum’ (anno 65 n. 20 maggio 1986). Seifert fu il primo a richiamare l’attenzione dell’autore sull’esistenza di questa pietra e sul suo possibile legame con l’effigie «sconosciuta» di Widar menzionata da Rudolf Steiner.

 

Note:

1 – In una delle sue prime conferenze Rudolf Steiner dice che la mano sinistra e il cuore appartengono alle parti del corpo fisico che, a differenza per esempio della mano destra, sono il germe di un nuovo organo spirituale nel lontano futuro (vedi O.O.93a, 29.9.1905).

2 – Nella conferenza del 23.11.1909 (O.O.117) Rudolf Steiner parla del significato occulto dei capelli nei tempi antichi: «Nei nostri capelli dobbiamo vedere il resto di una sorta di raggiera attraverso cui anticamente la forza solare veniva infusa nell’uomo. L’uomo è apparso in seguito sempre mimo dotato di capigliatura per il progressivo passaggio dalle antiche facoltà di chiaroveggenza alla facoltà di pensiero e di calcolo intorno al mondo esteriore. Gli uomini dei tempi atlantici e dei primi tempi post-atlantici dobbiamo immaginarceli ricchi di peli e capigliatura, in quanto ancora illuminati dalla luce spirituale».

3 – Vedi Rudolf Meyer Apocalisse nordica. Le raffigurazioni di questo lato della pietra possiamo rappresentarcele non solo in maniera spaziale ma anche in quanto processo temporale. Infatti non abbiamo «tre teste», ma tre «attacchi» successivi, da parte di un essere demoniaco che aggredisce uno dopo l’altro i tre sistemi dell’organismo (pensare, sentire e volere). Onesto processo temporale può essere reso solo spazialmente nell’arte figurativa.

3a – Secondo l’Edda nuova (parte 1,51) Widar nella sua lotta contro il lupo ponila sua «spessa scarpa» sulla mascella inferiore di Fenris e allenandogli con la mano quella superiore gli squarcia la gola. Secondo l’Edda antica ( Voluspa 41) Widar trafigge con la sua spada il cuore del lupo.

4 – R. Myer, Apocalisse nordica.

5 – New Edda leggiamo:

«Cinquecentoquaranta porte ha Walhalla, ottocento guerrieri escono insieme da ciascuna di queste porte per combattere contro Fenris» (Grimnismal 20).

6 – Il triangolo è la forma in cui si esprime la legge centrifugale dell’etere di luce. Vedi Gùnther Wachsmuth: Die àtherischen Bildekràte im Kosmos, Erde und Mensch, cap. 2, Dornach 1924.

7 – Nelle scuole rosicruciane l’immagine della lancia in connessione con la tradizione esoterica del Gral era data ai discepoli quale rappresentazione del «raggio solare spirituale» quale «cosiddetta cara lancia d’amore», il segno delle forze dello spirito solare fecondante (O.O. 98, 5.11. e 15.12.1907). Nella conferenza del 6.6.1907 Rudolf Steiner usa in questa connessione anche il termine «raggio spirituale di saggezza» (O.O. 99).

8 – «Scroscia il Thund / e il pesce del lupo gigante / nuota felice nei flutti» (Edda, Grimnismal 18)