Aforismi tratti da una conferenza per soci del 24 Agosto 1924 a Londra / 88-102

O.O. 26 – Massime antroposofiche – 07.09.1924


 

Nello stadio cosmico attuale della sua evoluzione, la coscienza umana sviluppa tre forme di coscienza:

di veglia, di sogno e di sonno senza sogni.

 

La coscienza di veglia sperimenta il mondo esteriore che cade sotto i sensi,

costruisce delle idee su di esso, e sulla base di tali idee può formarne altre

che riflettano un mondo puramente spirituale.

La coscienza di sogno sviluppa immagini che trasformano il mondo esteriore,

collegando per esempio al sole che batte sul letto l’esperienza di sogno di un incendio con molti particolari.

 

Oppure pone dinanzi all’anima il mondo interiore umano in immagini simboliche, per esempio ponendo nell’immagine di una stufa surriscaldata il cuore che batte velocemente. Anche i ricordi rivivono trasformati nella coscienza di sogno. A ciò si aggiungono i contenuti di immagini che non sono presi dal mondo dei sensi, ma da quello spirituale; questi però non offrono la possibilità di penetrare conoscitivamente nel mondo spirituale perché la loro essenza crepuscolare non permette di elevarsi del tutto alla coscienza di veglia, e perché quello che in essa affiora non può venire realmente compreso.

 

Nell’immediatezza del risveglio è però possibile afferrare abbastanza del mondo del sogno, in modo da rendersi conto come esso sia la copia imperfetta di uno sperimentare spirituale che riempie il sonno, ma che si sottrae per la sua massima parte alla coscienza di veglia. Per vedere questo, è sufficiente configurare l’istante del risveglio in modo che questo non faccia comparire in un sol colpo il mondo esteriore dinanzi all’anima, ma che l’anima, ancora senza guardare verso l’esterno, si senta protesa verso quanto ha sperimentato interiormente.

 

La coscienza di sonno senza sogno

permette all’anima di attraversare le esperienze che appaiono nel ricordo

soltanto come qualcosa di indistinto nel compiersi del tempo.

Si potrà continuare a parlare di tali esperienze come di qualcosa che non esiste,

fino a quando non si penetrerà in esse mediante la indagine scientifico-spirituale.

 

Se però questo avviene, se si sviluppa la coscienza immaginativa ed ispirata nel modo indicato nella letteratura antroposofica, allora affiorano dalla oscurità del sonno le immagini e le ispirazioni di esperienze provenienti da passate esistenze terrene. Allora si potrà anche vedere il contenuto della coscienza di sogno. È un contenuto non afferrabile dalla coscienza di veglia; esso indirizza al mondo in cui l’uomo si trattiene fra due esistenze terrene, quale anima disincarnata.

Se si impara a conoscere che cosa nascondano la coscienza di sogno e di sonno per l’attuale fase cosmica, si aprirà la via per comprendere le forme evolutive della coscienza umana nei tempi primordiali. Non vi si può arrivare mediante l’indagine esteriore, perché le testimonianze esteriori conservate portano soltanto ad effetti postumi di esperienze antecedenti il periodo storico della coscienza umana.

La letteratura antroposofica dà spiegazioni su come sia possibile arrivare ad osservare tali esperienze mediante l’indagine spirituale.

 

Nell’antica epoca egizia tale indagine trova una coscienza di sogno molto più vicina a quella di veglia di quanto non avvenga oggi nell’uomo. Le esperienze di sogno riecheggiavano come dei ricordi nella coscienza di veglia; e questa non forniva soltanto le impressioni sensorie da afferrare in ben definiti pensieri; ma ad esse legava lo spirituale che agiva nel mondo dei sensi. Di conseguenza l’uomo era istintivamente inserito con la sua coscienza nel mondo che aveva lasciato a seguito della sua incarnazione terrena, e nel quale sarebbe di nuovo entrato quando avesse passato la porta della morte.

I documenti scritti conservati, e altre cose, dànno a chi penetri oggettivamente nel loro contenuto una chiara immagine di una tale coscienza; essa è caratteristica di un tempo di cui non esistono testimonianze esteriori.

 

La coscienza di sonno degli antichissimi tempi egizi contiene sogni del mondo spirituale,

così come l’attuale coscienza di sonno contiene sogni presi dal mondo fisico.

 

Presso altri popoli si trova ancora un’altra coscienza. Il sonno proiettava le sue esperienze nello stato di veglia, ed in modo che in tale proiezione vi fosse istintivamente una visione delle ripetute vite terrene. Le tradizioni relative alla conoscenza delle ripetute vite terrene, attraverso gli uomini primitivi, derivano da tali forme di coscienza.

Nella conoscenza immaginativa sviluppata si ritrova ciò che in tempi antichi esisteva, istintivamente ed in forma crepuscolare, nella coscienza di sogno. Tale conoscenza è però pienamente cosciente come la vita di veglia.

 

Mediante la conoscenza ispirata si diviene allo stesso modo consci delle antichissime osservazioni istintive che ancora rivelano qualcosa delle ripetute vite terrene. L’attuale storia dell’umanità non si addentra in queste trasformazioni delle forme di coscienza umana. Essa ama credere che in sostanza le forme attuali di coscienza siano sempre esistite, fin da quando esiste un’umanità terrena.

Si preferisce considerare fioriture della fantasia poetica di un’umanità primordiale ciò che richiama altre forme di coscienza: i miti e le favole.

88Nella coscienza desta del giorno l’uomo sperimenta se stesso nell’epoca attuale come situato nel mondo fisico. Questa esperienza gli nasconde che nella sua propria entità esistono gli effetti di una vita fra morte e nascita.

89Nella coscienza di sogno l’uomo sperimenta in modo caotico il proprio essere congiunto disarmonicamente con la spiritualità del cosmo. La coscienza di veglia non può cogliere il vero e proprio contenuto della coscienza di sogno. Alla coscienza immaginativa e ispirata si rivela che il mondo dello spirito, nel quale l’uomo vive fra morte e nascita, partecipa all’edificazione del suo essere interiore.

90Nella coscienza di sonno senza sogni l’uomo, senza esserne cosciente, sperimenta il proprio essere come compenetrato dei risultati di precedenti vite terrene. La coscienza ispirata e intuitiva perviene alla visione di questi risultati, e scorge l’influenza di vite terrene precedenti nel decorso del destino (karma) di quella attuale.

91Nella nostra epoca la volontà entra nella coscienza ordinaria solo attraverso il pensiero. La coscienza ordinaria può però riferirsi solo a ciò che è percepibile ai sensi. Anche della propria volontà essa afferra solo quel tanto che ne penetra nel mondo sensibile della percezione. In questa coscienza l’uomo sa dei suoi impulsi volitivi solo mediante l’osservazione rappresentativa di se stesso, come solo mediante l’osservazione sa del mondo esterno.

92Il karma che agisce nella volontà è una qualità inerente ad essa e proveniente da vite terrene precedenti. Non può quindi essere afferrata per mezzo delle rappresentazioni dell’esistenza sensibile ordinaria che sono volte esclusivamente alla vita terrena attuale.

93Poiché queste rappresentazioni non possono afferrare il karma, relegano l’incomprensibile che si fa loro incontro dagli impulsi volitivi umani nell’oscurità mistica della costituzione corporale; esso invece è l’effetto di vite terrene precedenti.

94 — Con la vita ordinaria della rappresentazione, che è trasmessa attraverso i sensi, l’uomo sta nel mondo fisico. Per accogliere quest’ultimo nella sua coscienza, egli ha bisogno che il karma taccia nella vita della rappresentazione. In quanto dedito ad essa, l’uomo in certo modo dimentica il suo karma.

95Nelle manifestazioni della volontà agisce il karma. Ma l’effetto resta nell’incosciente. Sollevando all’immaginazione ciò che agisce incoscientemente nella volontà, si afferra il karma. Si sente in sé il proprio destino.

96Se ispirazione e intuizione intervengono nell’immaginazione, allora, oltre agli impulsi del presente, si rende percepibile nell’azione della volontà il risultato di vite terrene precedenti. La vita passata si dimostra attiva in quella di oggi.

97Chi si esprime all’ingrosso può dire: nell’anima dell’uomo vivono pensare, sentire e volere. Chi guardi più per il sottile deve dire: il pensare contiene sempre un sostrato di sentire e volere, il sentire uno simile di pensare e volere; il volere uno di pensare e sentire. Solo che, di fronte agli altri contenuti animici, nella vita del pensiero predomina il pensare; nella vita del sentimento, il sentire; nella vita della volontà, il volere.

98Il sentire e il volere della vita del pensiero contengono il risultato karmico di vite terrene precedenti. Il pensare e il volere della vita del sentimento determinano karmicamente il carattere. Il pensare e il sentire della vita della volontà strappano la vita terrena presente dalla concatenazione karmica.

99Nel sentire e volere del pensiero l’uomo esplica il suo karma del passato; nel pensare e sentire della volontà, prepara il karma del futuro.

100I pensieri hanno la loro vera e propria sede nel corpo eterico dell’uomo. Ma lì essi sono entità-forze viventi. Si imprimono nel corpo fisico. E come « pensieri impressi » hanno quel carattere di ombra nel quale li conosce la coscienza ordinaria.

101Ciò che nei pensieri vive come sentire, proviene dal corpo astrale; ciò che vive in essi come volere, proviene dall’« io ». Nel sonno il corpo eterico dell’uomo rifulge nel suo mondo di pensieri; solo che l’uomo non vi prende parte perché ha estratto dal corpo eterico e dal fisico il sentire dei pensieri con il corpo astrale, il volere degli stessi con l’« io ».

102Nell’attimo in cui, durante il sonno, il corpo astrale e l’io sciolgono il legame coi pensieri del corpo eterico, ne stringono un altro col « karma », con la visione degli eventi svoltisi attraverso le ripetute vite sulla terra. Questa visione è negata alla coscienza abituale; una coscienza soprasensibile perviene ad essa.