La sala grande

Le 12 notti sante e le Gerarchie Spirituali – Parte II (3b)


 

Una legge completamente diversa ci viene incontro nella sala grande,

che in tutti i suoi elementi e con particolare forza

rappresenta il principio superiore della metamorfosi spiritualizzata.

 

Nelle sue conferenze aventi come argomento il primo Goetheanum, Rudolf Steiner non si stancò di ripetere che sostanzialmente esso fu costruito non tanto in base a leggi architettoniche, quanto piuttosto in base a leggi musicali e perciò fu così poco compreso dal mondo esteriore. Proprio questa particolarità del primo Goetheanum apparve con forza tutta particolare in tutto il carattere ed in tutta la forma architettonica della sala grande. Possiamo osservare questa particolarità innanzitutto nell’esempio seguente.

 

Nei capitelli delle sette colonne, che inquadrano lo spazio della grande cupola, dai lati sud e nord, è mostrata in forma artistico-plastica tutta l’evoluzione della nostra Terra, dallo stadio dell’antico Saturno fino al futuro stadio di Venere. Inoltre non sono tanto i capitelli stessi a rivestire l’importanza maggiore, bensì quelle forze interiori di evoluzione che ogni volta chiedono la metamorfosi e il passaggio da una forma all’altra. Queste forze spirituali agiscono allora ad immagine dell’armonia superiore delle sfere, per così dire, nell’«intervallo» fra i singoli capitelli (colonne). Troviamo otto di questi intervalli in ogni lato della grande sala. Il primo fra essi precede il capitello di Saturno; esso attinge la sua formazione dalle forze creatrici del Macrocosmo, che lo riempiono dell’armonia delle sfere, mentre l’ultimo intervallo, dopo il capitello di Venere, favorisce la nuova unione della l’orma superiore, che completa tutta la serie, con la Musica Cosmica che lo ha generato.

 

In tal modo nel complesso noi abbiamo nella sala grande 14 (2×7) forme manifeste e 16 (2×8) «intervalli creatori», che le creano a partire dal mondo spirituale e provocano la loro ulteriore metamorfosi. Questo numero di «intervalli», 16, che sta alla base della concezione musicale-architettonica della sala grande, è colmo di un profondo significato.

 

Nel campo musicale-euritmico, a questo rapporto numerico nella sua totalità, la scala di sette note di base circondata da otto intervalli, corrisponde l’Ottava. Così abbiamo, nella grande sala del primo Goetheanum, in una forma spaziale-visiva due «scale sonore» che vanno dall’intervallo di prima (capitello di Saturno) all’intervallo di settima (capitello di Venere) e più oltre fino all’intervallo di ottava, che ci conduce già direttamente attraverso il portale della scena nella sala piccola, che si presenta nel suo complesso come ottavo suono.

 

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Per comprendere tutto il significato spirituale di questo ottavo suono conclusivo, che forma l’ottava in relazione alla prima, dobbiamo prendere in considerazione le seguenti parole di Rudolf Steiner:

▸ «Un giorno … quando subentrerà l’esperienza dell’ottava … proprio allora l’esperienza musicale costituirà per l’uomo la prova che Dio esiste, poiché egli vivrà l’Io due volte, una volta come Io interiore fisico (prima) e la seconda come Io esteriore spirituale (ottava)» (O.O. 283, 7.3.1923) cioè l’Io dell’Universo.

 

Nel primo Goetheanum questo Io dell’Universo aveva la sua espressione nell’immagine scolpita del Rappresentate dell’Umanità, situata ad est nella sala della piccola cupola.

Inoltre, nelle due volte otto intervalli che abbracciano tutto lo spazio della grande cupola, si riflettono i rapporti della corda vibrante dalla tonica fino all’ottava (da 1 a 2).

 

Il numero 16, considerato dal punto di vista delle vibrazioni sonore, dà il Do 1 (do Subcontra), di frequenza 16 Herz, che corrisponde al suono più basso dell’organo e contemporaneamente chiude in basso la scala dei suoni recepiti dall’uomo medio, il cui organo dell’udito è conformato in accordo ai toni d’ottava formati a partire da questo Do 1.

Rudolf Steiner più dì una volta richiama l’attenzione sul fatto che tutta la figura umana è interiormente «accordata» proprio su questa tonalità.131

 

Tutti i suoni situati al di sotto di questo Do 1 sono percepiti dall’uomo soltanto come rumore materiale. E ciò significa che nel suono di Do 1 le armonie delle sfere132 portate dall’etere sonoro entrano direttamente in contatto con la materia inanimata universale e possono, a partire di là, agire su di essa, portandola in movimento e trasformandola. Quest’ultima cosa può essere molto chiaramente osservata nel movimento e nella vivente metamorfosi dei capitelli, colonne, zoccoli ed architravi della sala grande.

Ne consegue che la sala grande del primo Goetheanum, dal punto di vista musicale, manifesta di per sè l’accordo fondamentale dell’essere umano, il «suono dell’Anthropos» e con ciò è una vera e propria incarnazione dell’«uomo musicale».

 

Abbiamo in questo modo nella sala grande, in quanto legge manifesta nelle forme, il numero 14, e come legge musicale nascosta, che suscita la loro comparsa dal regno spirituale universale del tempo ed il loro successivo movimento spaziale e le metamorfosi, il numero 16. Quest’ultimo numero è anche il numero del fiore di loto situato nella regione della laringe umana e, come abbiamo visto, legato al secondo gradino del processo di acquisizione cosciente da parte dell’uomo del controllo delle correnti spirituali del suo corpo eterico, processo descritto all’inizio di questo capitolo.

 

Da un altro lato l’organo della laringe è legato nell’essere umano alla sua attitudine alla parola, al verbo. Ed una tale parola, spiritualizzata a partire dalla fonte della Scienza spirituale, deve sempre e nuovamente risuonare nel Goetheanum dal pulpito, posto nella parte più occidentale della sala grande e scolpito nel legno, secondo il modello fornito dal Rudolf Steiner, sotto forma di laringe umana.

 

Di questa particolare risonanza della Parola che doveva in questo modo riempire tutto lo spazio della sala grande, in direzione da Est a Ovest, Rudolf Steiner dice quanto segue:

▸ «E si guardavano le forme delle colonne, degli architravi, tutto questo parlava un linguaggio che era la continuazione di quello proveniente dal pulpito, come un linguaggio che era come una interpretazione dello spirituale attraverso le idee. Le parole continuavano a risuonare lungo le forme, che erano plasticamente modellate.» (O.O. 233, 31.12.1923).

E in un’altra conferenza precedente:

▸ «… poiché si vedrà nelle forme, che, vorrei dire, ci circondano come forme artistiche d’impressione, l’impronta di ciò che dovrà essere fatto, detto, agito in parole viventi nel nostro edificio. Una parola vivente, ecco cos’è il nostro edificio!» (O.O.286, 7.6.1914)

 

Un dialogo spirituale superiore fra la parola vivificata dallo spirito, spiritualizzata dell’uomo e le forme della sala grande, create dalle armonie eterico-sonore di tutto il nostro Cosmo, come rivelazione del Verbo eterno degli stessi Dei, doveva a poco a poco riempire lo spazio della grande cupola

▸ «… come la natura ha creato nell’uomo la laringe per la parola, così noi creiamo le laringi (nelle forme del primo Goetheanum) attraverso le quali gli Dei ci possano parlare … Ciò diverrà vivente in noi e lo proveremo allora: qui tu siedi e lo Spirito del mondo ti parla» (O.O.286, 17.6.1914).

 

Il luogo di un tale dialogo, il luogo, dove gli uomini avrebbero potuto imparare a parlare con gli dei, tutto ciò avrebbe dovuto diventare il primo Goetheanum, in accordo con tutto il suo pensiero costruttivo artistico.

Esprimendo questo pensiero precisamente con i termini usati nel libro «L’iniziazione», noi possiamo dire: «… proprio in ciò consiste l’evoluzione superiore ad un determinato grado (si intende il grado a livello del quale si devono svolgere i processi descritti sopra (Vedi pag. 145-6), alle correnti e ai movimenti del corpo eterico completamente indipendenti dalla coscienza si aggiungono correnti che l’uomo stesso provoca in modo cosciente».

 

Cioè al Verbo eterico degli Dei, che risuona incontro all’uomo da tutte le forme ed i colori del primo Goetheanum, doveva, col tempo, aggiungersi la parola ispirata dell’uomo stesso, che egli stesso «avrebbe provocato in modo cosciente», come base del citato dialogo spirituale. E ciò significa che il Verbo pronunciato dall’uomo dal pulpito della sala grande, doveva diffondersi e risuonare in essa dapprima in direzione del portale occidentale, lungo le due pareti disposte a semicerchio, lungo le colonne egli architravi e poi, a partire dal lato ovest della sala, già in modo inudibile per l’orecchio esteriore dell’uomo, sulle ali di correnti puramente eteriche, che si muovono in senso contrario, nella direzione della metamorfosi eterica dei capitelli e degli architravi, da Saturno a Venere, questo verbo doveva – davanti alla tenda chiusa(1) – irradiare verso l’esterno, attraverso le forme dei portali nord e sud, in una disposizione compositiva simile a delle braccia umane largamente aperte verso il mondo.

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E queste forme eteriche circolanti del suono udibile e non udibile nel primo Goetheanum corrispondono esattamente alle direzioni delle correnti del corpo eterico, al secondo gradino dell’evoluzione spirituale, nel quale, «le emanazioni (eteriche) che partono dalla laringe (pulpito nella parte orientale della sala grande), si modellano in forme rotonde, di cui un certo numero si dirige verso il fiore di loto a due petali, per prendere poi, a partire di là, come correnti ondeggianti, il cammino lungo le mani» (ibid.)

 

 


 

Note tra parentesi:

(1) – Le conferenze nella sala grande, di regola, si dovevano tenere con la tenda chiusa, che nascondeva tutto lo spazio della piccola cupola (scena).

 

Note:

131. A questo proposito vedi O.O.282, e anche M. Renold, «Von Intervallen, Tonleitem, Toenen und dem Kammerton C = 128 Hz» (Philosophisch-Anthroposophischer Verlag, Dornach, 1985), e E. Bindel «Die Zahlengrundlagen der Musik im Wandel der Zeiten» (Freies Geistesleben, 1985).

132. Per maggiori dettagli sul rapporto dei quattro eteri con i piani superiori dell’esistenza vedi «Il ciclo dell’anno come cammino di iniziazione all’esperienza dell’Essere del Cristo». Secondo la Scienza dello Spirito il luogo ove risiede l’Armonia delle Sfere è il Devachan inferiore.