Le nove Beatitudini come germe del karma futuro dell’umanità

Il figlio dell’uomo


 

Non esiste altro tema che nell’odierno mondo occidentale sia pensato o immaginato nei modi più vari di quello relativo al karma, la legge del destino umano. Per alcuni, il karma rappresenta la somma di tutti i legami che ancorano un uomo alla realtà terrestre, come risultato degli errori passati. In questo caso essi cercano di ‘annullare’ il karma, facendo in modo di non rimanere ‘intrappolati’ nei suoi legami. Per altri vale la legge della retribuzione – ossia della ricompensa e della punizione -, ed essi si comportano di conseguenza per acquisire meriti, al fine di ‘guadagnarsi’ la buona sorte futura. Altri ancora lo considerano come un governo benevolo del mondo, che con apparente severità guida l’uomo attraverso gioie e dolori, preparando però dietro le quinte un inevitabile ‘lieto fine’ per il mondo intero, sicché si deve avere fiducia nel proprio destino e affidarsi ad esso.

 

Queste opinioni sul karma sono unilaterali, anche se non false: contengono infatti qualcosa di vero sul karma, ma ne riducono il contenuto morale, immettendovi, per calcolo o per comodità, elementi personali. Per un atteggiamento cristiano nei confronti del karma, la cosa più importante è invece comprendere che

il karma è la scuola dell’umanità

ove vengono compiute, grado a grado, le grandi esperienze della Passione del Cristo Gesù

– dall’umiltà della Lavanda dei piedi, attraverso la Crocifissione, fino alla Resurrezione.

 

Per quanto diverso possa apparire, se guardato dal l’esterno, il karma di singole individualità o di gruppi umani è, dopo il Mistero del Golgota, null’altro che l’esperienza successiva dei sette gradi della Passione del Cristo, preceduti dall’incontro, nelle forme più diverse, con le tre tentazioni nel deserto. Di conseguenza, il ‘karma positivo’ dell’umanità nel futuro non consisterà nella comparsa in terra di un numero sempre crescente di ‘fortunati’, ma in un aumento di coloro ai quali sarà concesso di legare il proprio karma a quello dell’impulso del Cristo, ossia di compiere nel proprio destino le esperienze in grado di dischiudere loro a poco a poco la conoscenza nel mistero cristiano.

 

Il karma umano dell’impulso del Cristo è stato però predisposto dai gradi della Passione e della Resurrezione del Cristo Gesù.

• Gli uomini che, affrontando le prove delle tre tentazioni, hanno deciso di seguire l’impulso del Cristo, non diverranno ‘fortunati’ nel loro karma, ma ‘beati’ (makàrioi), il che significa che il karma positivo dell’umanità consisterà, non in una fuga dalla sofferenza e dai dolori, ma piuttosto nello sperimentare in modo nuovo tali sofferenze e dolori. L’impulso del Cristo può irradiare nella sofferenza umana: in ciò consiste il karma positivo dell’umanità dopo il Mistero del Golgota. In conseguenza di questa trasformazione interiore, sorgerà a poco a poco un nuovo tipo umano costituito da coloro che, accanto ai ‘fortunati’ che godranno della loro buona fortuna, e agli ‘sfortunati’ afflitti dalla loro sfortuna, formeranno una terza categoria: sono quelli che nel Sermone della montagna vengono chiamati ‘beati’ – i makàrioi.

Essi, nel gioire della loro fortuna, non dimenticheranno la sfortuna altrui, e d’altra parte nella sfortuna, sperimenteranno la virtù consolatrice dello Spirito vivente. Ciò che è espresso nel simbolo delle rose rosse sboccianti luminosamente dalla croce nera, diverrà sempre più una realtà per coloro che sono chiamati makàrioi nel Sermone della montagna.

 

La condizione di uno di essi voleva mostrare Goethe nell’elevatissima figura che compare nel suo Wilhelm Meister, e a cui da un profondo sapere diede il nome di ‘Makarie’ (Macaria), riallacciandosi così al nesso evangelico qui indicato. Macaria potè descrivere tutti i moti dei corpi celesti senza osservarli al telescopio, poiché aveva, nella circolazione eterica del suo sangue, un riflesso esatto dei movimenti celesti. Possedeva il sapere delle costellazioni celesti poiché le portava nel proprio essere. Poteva aprire quest’essere allo spazio cosmico, poiché non era ricolmo di ciò che si oppone alle rivelazioni del cosmo, e che tinge l’intera personalità di gioie e dolori egoistici. Il fatto che Macaria fosse tanto vuota, tanto povera interiormente, le consentiva di conoscere del cielo più di quanto sia abitualmente possibile agli uomini. In tal modo Macaria rappresenta l’adempimento della promessa contenuta nella prima Beatitudine del Sermone della montagna (Mt 5:3) – nella quale il Cristo Gesù enuncia la condizione fondamentale di appartenenza alla categoria umana dei makàrioi: l’essere vuoti, poveri interiormente, ossia essere ‘mendicanti dello Spirito’.

 

Di fatto le nove Beatitudini sono ‘caratterizzazioni’ dei nove arti costitutivi dei makàrioi del futuro; ossia la ‘descrizione’ degli stati attraverso cui i makàrioi dovranno passare nei nove arti costitutivi dell’entità umana, per realizzare ciò che è riposto nel karma positivo dell’umanità. Esse sono al tempo stesso i pilastri della scuola spirituale dell’esoterismo cristiano, giacché una scuola esoterica si forma essenzialmente per il fatto che il karma positivo venga previsto e considerato come possibilità effettiva e, in base a ciò, vengano ideati esercizi spirituali che contengano in sé l’estratto di tutti gli sforzi ed esperienze inerenti alle prove e alle situazioni implicite nella prevista direzione del karma positivo.

 

Si consideri da questa prospettiva un esercizio spirituale classico, dato da Rudolf Steiner nel suo libro La scienza occulta: quello della concentrazione sulla Rosacroce. L’esercizio è presentato in tre momenti successivi. Dapprima si tratta di raccogliere una serie di rappresentazioni vivamente sentite in un’immagine costruita energicamente e mantenuta presente nella coscienza. Segue lo sforzo per cancellare coscientemente l’immagine così creata e vivificata, in modo che rimanga come oggetto della concentrazione la sola attività dell’anima che aveva costruito e tenuto in vita l’immagine. Finalmente l’ultimo gradino dell’esercizio consiste nell’estinguere coscientemente anche questo contenuto senza immagini, affinché possa essere raggiunto e mantenuto un perfetto vuoto di coscienza.

 

Tale è lo svolgimento di un esercizio spirituale. Che cos’è in realtà questo svolgimento? Da dove proviene? Su che cosa si modella? Si modella sullo svolgimento del karma positivo dell’umanità durante la quinta epoca di cultura post-atlantidea, e contiene in sé l’estratto di tutto il dramma che le anime umane dovranno vivere nel corso del loro destino durante un lungo periodo di tempo! Infatti quell’esercizio deriva dalla visione anticipata della direzione del karma positivo dell’umanità nel futuro.

 

Invero si ha ragione ad affermare che l’esercizio spirituale descritto in La scienza occulta racchiude in sé, in forma condensata, un contenuto profetico non minore di quello di molti libri profetici dell’Antico Testamento. Chiunque pratichi quell’esercizio con impegno, vedrà schiudersi una via attraverso la quale potrà guardare in profondi segreti della storia futura del mondo.

 

Guardiamoci dal rendere un simile compito tanto facile da ridurlo all’affermazione: il futuro positivo dell’umanità consiste nel trovare la via verso l’immaginazione, da questa all’ispirazione, e infine all’intuizione. No, non è questo schema che conta, ma la percezione del processo nella storia spirituale dell’umanità, che offrirà alle anime umane la possibilità di raccogliere dapprima una ricchezza’, frutto del proprio lavoro interiore; dopo di che seguirà un tempo in cui tempeste spirituali del destino estingueranno tutte le luci che fino a quel momento avevano brillato così chiaramente, sicché nella coscienza dell’uomo si diffonderanno un’oscurità, un vuoto e una solitudine che molti forse non saranno neanche in grado di sostenere; infine le anime saranno guidate in un deserto tale, che anche il loro ultimo rifugio, la loro stessa attività sarà loro sottratta. Non ci saranno allora autorità alle quali l’uomo potrà richiamarsi, nessun maestro dall’esterno, nessun appoggio. In quel nulla l’anima dovrà immergersi senza sapere se potrà resuscitare.

 

Il menzionato esercizio spirituale, in cui è racchiuso in forma concentrata il destino futuro dell’umanità, contiene in realtà il processo dell’uomo che si fa ‘mendicante’, quale è indicato nella prima Beatitudine. Se in questa infatti è detto: “Beati i mendicanti dello Spirito, poiché di essi è il regno dei cieli” (makàrioi hoi ptocòi topnéumati, hoti autòn estin he basiléia tori ouranòn), così l’esercizio della Rosacroce dato da Rudolf Steiner dice attraverso i suoi tre gradi: “Esercita le tue forze nel creare la tua ricchezza interiore! Abbandona questa ricchezza dopo averla creata! Affidati come mendicante allo Spirito!”

 

Le Beatitudini e l’esercizio spirituale hanno il medesimo contenuto: la differenza è che le Beatitudini sono la promessa di un karma futuro, mentre l’esercizio rappresenta lo sforzo per portare a compimento quella promessa.

 

Solo dopo aver acquisito un sentimento riguardo alla portata cosmica e al significato pratico delle nove Beatitudini in generale, è giunto il momento di passare a considerarle singolarmente.