03 (c) Il pensare e la Libertà. (L’essere del Mistero di Michele)

Il mistero di Michele


 

Da quanto già indicato in questo capitolo risulta chiaramente che non fu Lucifero a donare un tempo all’umanità l’intellettualità e la libertà, spianando ad essa la via in tale direzione, ma che furono esseri spirituali superiori che nel mondo soprasensibile sottostanno direttamente al Cristo: ma davanti a tutti Michele, quale Suo volto solare. Come ciò vada compreso, possiamo seguirlo nel miglior modo nel fenomeno della libertà e delle sue diverse forme o dei suoi diversi gradi.

 

• Se la libertà luciferica (come già menzionato, essa è soltanto una condizione per la vera libertà) è solo emancipatoria per condurre l’umanità gradualmente alla completa separazione dal mondo spirituale e dalla sua buona guida, allora il secondo tipo,

• la libertà universalmente umana, venuta sulla Terra con l’intelligenza cosmica, è già di un tipo del tutto diverso. Essa è una libertà per qualcosa, e perciò già collegata con la crescente responsabilità dell’uomo per le sue azioni nel mondo.

 

Oggi ogni uomo che si trova nella corrente evolutiva storico-culturale dell’attuale civiltà possiede questa libertà universalmente umana. Per cui Rudolf Steiner dice in merito: ▸«Invero la ‘libertà’, come l’atto, è data direttamente a ciascun uomo che intende se stesso nel periodo attuale dell’evoluzione dell’umanità. Nessuno, a meno che non voglia negare un fatto evidente, può dire: ‘La libertà non esiste’» (O.O. 26, Massima 110).

E che oggi possa essere così è unicamente dovuto alla conseguenza del «dono divino» di Michele all’umanità; è il diretto risultato del fatto che l’intelligenza cosmica di Michele è venuta sulla Terra ed è stata accolta dagli uomini.

Se nella nostra attuale epoca di Michele questa libertà generalmente valida viene compresa in giusta maniera, allora l’uomo sa che essa è presente nella sua anima anche affinché egli possa vivificare in libera volontà il suo pensare divenuto sempre più astratto-intellettualistico.

 

• La via a questo la troviamo nella prima parte de La filosofia della libertà.

In essa è indicata la direzione nella quale l’uomo non attiva solo nella sua testa l’intellettualità che ha a disposizione,

ma la sviluppa fino al punto in cui a poco a poco essa afferra tutto l’uomo.65

• In questo modo egli giunge all’esperienza del secondo tipo di libertà,

che gli permette di eseguire nel mondo anche le azioni descritte nella seconda parte de La filosofìa della libertà.

Qui si tratta di azioni di puro «amore per l’oggetto»,

le sole che possono essere definite come azioni dell’uomo veramente libere sulla Terra.

 

Rudolf Steiner caratterizza nel seguente modo come questi due tipi di libertà siano collegati con Michele e la sua attività cosmica: «Quando l’uomo cerca la libertà senza egoismo, quando la libertà diventa per lui puro amore per l’azione da compiere, allora egli ha la possibilità di avvicinarsi a Michele» (0.0. 26, 16.11.1924; corsivo di Rudolf Steiner).

E continua: ▸«Quando l’uomo, come essere libero, si sente vicino a Michele, egli è sulla via di portare la forza dell’intellettualità ‘nell’intero suo essere’; egli pensa sì con la testa, ma il cuore sente il chiarore o l’oscurità del pensiero» (ibidem).

E da tale sentire «il chiarore o l’oscurità del pensiero» cresce nell’uomo la responsabilità per le sue azioni del tutto nel senso di Michele.

 

Per raggiungere il secondo tipo di libertà, come è descritto nel libro La filosofia della libertà, l’uomo deve – come abbiamo già visto – trasformare in sé anche il suo pensare, ossia la qualità interiore della sua intelligenza.

Infatti, al grado superiore della libertà deve appartenere indispensabilmente anche un grado superiore dell’attività pensante.

Detto più precisamente: Soltanto tale grado superiore del pensare può essere un fondamento per la corrispondente esperienza della libertà.

Come abbiamo già visto, la libertà e l’intellettualità sono discese insieme sulla Terra dallo stesso mondo spirituale66 e pertanto non vanno separate l’una dall’altra.67

 

Questo superiore o secondo tipo di pensare ne La filosofia della libertà è chiamato da Rudolf Steiner anche il «pensare puro» (O.O. 4, cap. IX), perché nella sua attività funziona in modo indipendente dal cervello ed è quindi libero dai sensi.

Sono infatti soprattutto le impressioni dei sensi alle quali oggi sottostà ampiamente il pensare comune, che lo rendono «impuro» e «sensibile».

Perciò Rudolf Steiner scrive: ▸«Il gradino più alto della vita individuale è il pensare concettuale puro, senza riguardo a un determinato contenuto percettivo» (ibidem).

Esattamente in tale connessione, nello stesso capoverso del libro viene poi introdotto il concetto del «pensare puro».

 

Tuttavia, prima di trattare il terzo grado dell’intellettualità, e corrispondentemente il terzo tipo di libertà, va menzionato ancora una volta il secondo grado in base ad una particolare descrizione dei tre tipi di pensare nell’uomo, data da Rudolf Steiner nel 1921, nel ciclo pubblico dal titolo La realtà dei mondi superiori a Cristiania (Oslo).

Là egli definisce

• il primo tipo il pensare «comune» o «deduttivo»68

• e il secondo tipo, di certo riallacciandosi a Goethe, il pensare «organico-morfologico».

 

Nel corso della conferenza, tuttavia, egli usa ancora altre definizioni, delle quali ciascuna mette in rilievo una determinata qualità. Così egli parla del «pensare libero dai sensi» che «si sviluppa in forme, in immagini» e che perciò può essere definito anche «pensare immaginativo» o «pensare che dà forma». Poi lo definisce anche «un pensare interiormente vivente», e con ciò viene indicato che è collegato soprattutto con il corpo eterico dell’uomo, così come il pensare ordinario appartiene al corpo fisico o più precisamente al cervello.

Infine egli aggiunge: ▸«Rimane del tutto valido l’antico modo di pensare, per ciò che riguarda la vita ordinaria e l’attività scientifica ordinaria. A questo tipo di pensare se ne affianca però un altro» (O.O. 79, 26.11.1921).

 

Nella stessa conferenza Rudolf Steiner parla inoltre del passaggio dal pensare comune al pensare morfologico che si crea nella disciplina descritta nel suo libro L’iniziazione e nel corrispondente capitolo de La scienza occulta. In tale contesto egli nomina anche il suo libro La filosofia della libertà e spiega perché esso venne compreso così poco.

 

Il motivo sta appunto nel fatto che

• questo libro può essere compreso veramente non con il pensare ordinario, ma soltanto con il pensare morfologico

o, nella terminologia del libro sopra citato, con il «pensare puro».

Continuando, Rudolf Steiner descrive il passaggio

• al terzo tipo di pensare che egli definisce il «pensare qualitativo».

Potremmo nominarlo anche il pensare «spirituale»

o, come risulterà dall’ulteriore illustrazione, il «pensare micheliano».69

 

A questo si giunge attraverso una specie di processo di rovesciamento che nella conferenza è descritto nel seguente modo:

▸«[È] un pensare che non solo vive in forme che vanno modificandosi [come il secondo tipo di pensare], ma che è capace di rovesciare all’esterno la configurazione dell’interno, cambiando anche di forma» (ibidem).

 

Per raggiungere ora questo pensare, dobbiamo non solo interrompere definitivamente ogni collegamento con lo spazio, come nel primo pensare, ma anche con il tempo, come viviamo in esso nel secondo pensare. Infatti, qui ▸«penetriamo in una realtà che si trova al di là di spazio e tempo» (ibidem).

Solo attraverso tale misterioso rovesciamento giungiamo al «pensare qualitativo …, perché nel processo di rovesciamento, di inversione che è stato descritto si modifica completamente l’intera qualità del pensare» (ibidem).

 

E per che cosa è necessario questo terzo grado del pensare?

È necessario per entrare in libertà e piena coscienza nel mondo spirituale:

▸«Del resto il rafforzamento del pensare, e poi quel suo rovesciamento di cui ho già parlato, quel pensiero sopra-morfologico, hanno il solo scopo di poter penetrare nei mondi superiori con piena e chiara coscienza. Ora si possono realmente sperimentare questi mondi superiori con un contenuto spirituale» (ibidem).

 

• Ma per afferrare con maggior precisione l’essenziale differenza tra il secondo e il terzo tipo di pensare, si può benissimo richiamare alla memoria la pianta archetipica di Goethe. Il contemplare la pianta archetipica nella propria anima appartiene ai frutti più belli del secondo pensare, quello morfologico, che Goethe conosceva perfettamente. Se egli si fosse innalzato al terzo grado del pensare, allora nella sua meditazione avrebbe portato l’immagine della pianta archetipica al di là della soglia del mondo spirituale, ove questa immagine subirebbe un completo rovesciamento. Allora nel mondo spirituale oggettivo la pianta archetipica sarebbe apparsa a Goethe in una nuova figura, quale vivente entità spirituale, e cioè come anima di gruppo delle piante.70

 

Il pensare puro, che per Rudolf Steiner ha due significati, assume una particolare posizione in tale contesto.

• Da un lato va messo alla pari del pensare libero dai sensi.

Infatti, «purificare» il pensare significa liberarlo da ogni influsso che dal mondo materiale, mediante i sensi del corpo, penetra nell’anima. (A questo pensare possono persino appartenere già l’attività di pensiero su verità matematiche e alcune questioni filosofiche.)

• D’altra parte è quel pensare che, attraverso la porta della condizione eccezionale (vedi O.O. 4, cap. III), esce definitivamente dall’organizzazione corporea71 e per ciò viene messo in grado di oltrepassare la soglia del mondo spirituale.

In questa seconda qualità, il pensare puro è colmato del tutto dalla volontà, e ciò lo si può raggiungere soltanto mediante un’intensa meditazione. In questo modo esso costituisce il passaggio, o il ponte, tra il secondo e il terzo tipo di pensare descritti in questo capitolo.

 

Se vogliamo immaginarci ancor più concretamente le conseguenze derivanti da una così rigorosa meditazione, possiamo porre davanti ai nostri occhi il modo in cui Rudolf Steiner stesso già nella sua gioventù ha percorso i descritti gradi del pensare. Occupandosi intensamente delle più diverse scienze nell’Istituto Tecnico di Vienna e studiando per diversi anni la filosofia, egli riuscì a portare all’apice il pensare scientifico, cosa che nel suo periodo veniva raggiunta raramente.

Occupandosi più tardi per anni degli scritti scientifici di Goethe, gli fu data la migliore possibilità di sviluppare in sé anche il pensare morfologico. Da ciò, includendo anche le corrispondenti opere di Schiller, gli si aprì la via alla definitiva versione de La filosofia della libertà, i cui germi tuttavia possono essere già trovati nel 1886 nel suo libro Linee fondamentali di una gnoseologia della concezione goethiana del mondo (O.O. 2).72

 

Anche verso la terza forma del pensare Rudolf Steiner potè fare molto presto i primi tentativi; probabilmente – almeno all’inizio – con l’aiuto del Maestro rosicruciano che rimase senza nome e dal quale egli, già di per sé dotato di una certa chiaroveggenza, ricevette insegnamenti sistematici nel senso della moderna disciplina occulta. Secondo le sue stesse parole, questo Maestro gli aveva indicato le vie occulte che più tardi condussero alla nascita de La scienza occulta.

Ciò che questo significò, in realtà, come abbiamo già visto nel secondo capitolo, Rudolf Steiner lo illustrò verso la fine della sua vita quando, dopo il Convegno di Natale, egli giunse a spiegare la nascita di questa opera centrale dal punto di vista esoterico. Così, egli descrive come, dopo che lui stesso era sufficientemente progredito nel cammino di iniziazione rosicruciano nel senso del libro L’iniziazione, prese poi L’antropogenesi di Haekel, trasformò i contenuti di essa nella sua meditazione e la portò incontro agli Dei oltre la soglia del mondo spirituale, per ricevere dopo da loro ciò che è descritto sul- l’evoluzione del mondo nel libro La scienza occulta.

 

• Questo metodo di pensare in tre gradi, Rudolf Steiner lo ampliò a poco a poco alle altre scienze nella loro forma materialistica o naturalistica, nella quale allora si presentavano principalmente. Egli compì la stessa cosa con l’arte divenuta naturalistica e persino con la religione, tutto questo, quale contenuto di pensiero, venne anzitutto innalzato dal pensare ordinario al pensare morfologico e sottoposto ad una completa trasformazione, affinché nel terzo tipo di pensare potesse assumere una forma, per poi offrire questi contenuti agli Dei al di là della soglia. Questi restituirono a Rudolf Steiner quanto loro donato, ed egli potè poi consegnarlo agli uomini sulla Terra quale Antroposofia.74

In fondo, qui si tratta di una possente metamorfosi che può essere compiuta soltanto da un uomo in cosciente collaborazione con gli Dei, e cioè unicamente sulla base della trasformazione del pensare umano che si è innalzato nel mondo spirituale attraverso i descritti tre gradi. La vera e propria metamorfosi, tuttavia, avviene soltanto nel raggiungere il terzo grado.

 

Nel ciclo di conferenze pubbliche già menzionato, Rudolf Steiner cerca di rendere ancor più comprensibile l’essere di questa metamorfosi ai suoi ascoltatori con la seguente immagine: ▸«Avverrebbe qualcosa di simile al rovesciamento di un guanto: l’interno viene rovesciato in fuori e al tempo stesso si modifica l’elasticità. Nasce una forma diversa: sarebbe come se un guanto non venisse soltanto rovesciato, ma assumesse (dopo essere stato rovesciato in fuori) una forma del tutto diversa, per effetto di nuove e diverse forze di elasticità» (O.O. 79, 26.11.1921).

E poi, rivolgendosi direttamente ai suoi ascoltatori egli aggiunge: ▸«Si vede dunque che per dare anche solo un primo accenno a questo terzo tipo del pensare, io mi trovo costretto a ricorrere a qualcosa di molto complicato» (ibidem).

 

Come è possibile comprendere questo paragone? La chiave è costituita dalla moderna scienza naturale stessa – che oggi spesso ci viene incontro in forma materialistica repellente, dietro alla quale tuttavia si nasconde una spiritualità particolarmente alta -, che poteva nascere soltanto sulla Terra in base all’evoluzione scientifica.73

Questa spiritualità è completamente nuova sulla Terra

ed è ancora sconosciuta agli Dei nel mondo spirituale.

Essi hanno perciò un possente interesse per tale nuova spiritualità; ancor più, ne hanno assolutamente bisogno loro stessi, ma possono riceverla soltanto da quegli uomini che, come Rudolf Steiner (o prima i rosacroce76), sono m grado di rovesciare nella loro meditazione le conoscenze scientifiche per giungere così alla spiritualità nascosta in esse.77

Questa viene così liberata dal suo legame con le forme esteriori di pensiero materialistiche e ottiene una configurazione del tutto nuova che può essere portata incontro agli Dei.

Come abbiamo già visto, ciò è tuttavia possibile soltanto al grado del terzo tipo di pensare.

 

Ora giungiamo al punto decisivo dell’intero cammino.

Esso consiste nel portare incontro agli Dei oltre la soglia, nel modo descritto, le conoscenze della scienza (ma anche i prodotti dell’arte naturalistica e così via), vale a dire: ▸«Se in tal modo si portano su nel mondo spirituale allora effettivamente si incontra Michele, purché si siano sviluppate le facoltà necessarie» (O.O. 233a, 13.1.1924).

• Come già citato sopra dalle «Lettere di Michele» di Rudolf Steiner, mediante il secondo tipo di pensare, riallacciandosi alla Filosofia della libertà, si giunge soltanto «nelle vicinanze» di Michele. Ma quando sulla via descritta si raggiunge anche il terzo tipo di pensare, Michele potrà essere incontrato coscientemente nel mondo spirituale. Allora gli si riporta la sua intelligenza caduta sulla Terra, tuttavia non nella sua forma originaria – poiché nel frattempo essa ha attraversato l’anima umana – ma, secondo il descritto rovesciamento, in una forma del tutto nuova che per il regno di Michele significa un possente progresso.

Come possiamo ora comprendere che le gerarchie, attraverso la restituzione dell’intelligenza trasformata da parte degli uomini, riceveranno qualcosa di completamente nuovo? Se prendiamo ancora una volta in considerazione ciò che è già stato menzionato prima – cioè che l’intelligenza cosmica in realtà porta ad espressione i modi comportamentali delle gerarchie tra di loro – allora la trasformazione dell’intelligenza nell’attraversare l’anima dell’uomo significa una possibilità del tutto nuova in riferimento alle «reciproche regole comportamentali delle gerarchie»; vale a dire, le gerarchie stesse entreranno così in nuovi reciproci rapporti, per esse assolutamente necessari, per costruire dall’attuale cosmo della saggezza un futuro cosmo dell’amore (vedi 0.0. 13).

 

La prima spinta a questa nuova creazione cosmica deve tuttavia partire dagli uomini, e cioè dal loro pensare trasformato in triplice maniera.

Quanto detto agisce anche di riflesso sull’uomo stesso. Così, dopo aver descritto questo nuovo rapporto con Michele prima dal lato cosmico, ora possiamo caratterizzarlo ancora dal lato più umano. Come formulato da Rudolf Steiner, l’evoluzione dell’uomo appare allora così: ▸«Ma nell’osservazione dell’elemento materiale esteriore può tornare a inserirsi, in nuova forma, l’esperienza della spiritualità, e con essa l’osservazione spirituale».78

 

Goethe aveva già fatto i primi passi su questa nuova via. Per questo Rudolf Steiner potè porre il rapporto di essa con la natura alla base del «goetheanismo» da lui creato. Lui stesso tuttavia procedette molto di più. Infatti, egli accolse in sé nel modo descritto tutta la scienza materialistica del suo periodo e la trasformò secondo la disciplina rosicruciana in qualcosa di completamente nuovo.

Rudolf Steiner ne dà la seguente descrizione: ▸«Il patrimonio di conoscenze naturali acquistato sotto il segno del materialismo può essere afferrato dalla vita animica interiore in modo conforme allo Spirito» (ibidem).

Questo grado di evoluzione interiore corrisponde esattamente a ciò che prima venne definito quale terzo tipo di pensare o pensare micheliano.

 

Immediatamente dopo le ultime parole citate, Rudolf Steiner descrive le conseguenze concrete che questo porta con sé per l’evoluzione individuale dell’uomo e il suo rapporto con Michele: ▸«Michele, che parlò ‘dall’alto’, può essere udito ‘dall’intima interiorità’, dove prenderà la sua nuova dimora».

Espresso in modo più immaginativo: ▸«L’elemento solare che per lunghe epoche l’uomo ricevette in sé soltanto dal cosmo, risplenderà nell’interiorità dell’anima. L’uomo imparerà a parlare di un ‘Sole interiore’. Per questo, nella sua esistenza fra nascita e morte, egli non sentirà meno di essere un’entità terrena, ma riconoscerà il proprio essere vivente sulla Terra come guidato dal Sole» (ibidem; corsivo di Rudolf Steiner).

 

Con ciò viene richiamato esattamente il grado di evoluzione interiore raggiunto da Rudolf Steiner stesso a Weimar quando, intorno all’età di 33 anni, concluse il lavoro alla Filosofia della libertà.

Questo libro, in tutto il suo processo di formazione, è quindi anche un eccezionale esempio di tutto ciò che significa la guida solare di Michele in un’anima, quando appunto lo Spirito del tempo stesso, quale «Sole interiore», inizia a parlare «dall’interiorità» dell’anima e questo discorso cosmico viene anche sentito dall’uomo.

Questa è la via sulla quale nel nostro tempo è possibile l’incontro con Michele nel mondo spirituale adiacente alla Terra, come già descritto nel capitolo 2 in riferimento a Rudolf Steiner.

 

Se per il meditante la meta di tale guida solare interiore è quella di incontrare prima o poi Michele stesso, e con ciò divenire un combattente nella sua schiera cosmica, allora si potrebbe persino dire che qui si tratta dello stesso processo descritto da Rudolf Steiner da due differenti lati:

il cosciente incontro con Michele nel mondo spirituale adiacente alla Terra

• e il portare l’impulso di Michele quale «Sole interiore» nella propria anima.

 

Nella conferenza del 13 gennaio 1924, già più volte citata in questo libro, Rudolf Steiner dice inoltre che anche i rosacroce di allora cercavano sempre di nuovo di incontrare Michele in questo modo. Prima dell’inizio della sua attuale epoca (1879) questo fu loro possibile «soltanto come in un sogno».

▸«Dalla fine dell’ultimo terzo del diciannovesimo secolo gli uomini possono incontrare Michele coscientemente nello Spirito» (ibidem).

 

Così, Rudolf Steiner è il primo rosacroce che incontrò Michele su questa via in piena coscienza e che nei suoi libri La filosofia della libertà e L’iniziazione rese accessibile a tutti gli uomini del nostro tempo questa via a Michele. – Pertanto è giustificato definire pensare micheliano il tipo di pensare usato. Infatti, con ciò l’uomo può ricondurre a Michele la sua intelligenza divenuta terrena trasformata, per cui diventa possibile una collaborazione con l’attuale Spirito del tempo quale volto cosmico del Cristo: «Gli uomini devono collaborare con gli Dei, con Michele stesso» (O.O. 240, 19.7.1924).

 

Come il secondo tipo di pensare, caratterizzato ne La filosofia della libertà quale «pensare puro»,79 corrisponde all’essere della libertà che è già stato descritto in questo libro, così al terzo tipo di pensare corrisponde un’ulteriore forma della libertà che Rudolf Steiner caratterizza con le seguenti parole: ▸«La filosofia della libertà procede da forze conoscitive puramente umane, quando esse siano in grado di portarsi nel campo dello spirito. Per conoscere ciò che viene conosciuto attraverso il mio libro, non è ancora necessario accostarsi ad esseri di altri mondi. Si può dire però che la Filosofia della libertà ci prepara a conoscere sulla libertà quel che poi possiamo sperimentare accostandoci spiritualmente a Michele».80

 

E che cosa può apprendere della libertà un moderno rosacroce che nel modo descritto ha incontrato Michele coscientemente e ha poi iniziato ad «accostarsi» spiritualmente a lui? O, spiegato ancor più concretamente: Che cosa ha sperimentato Rudolf Steiner stesso in merito?

Egli trovò ▸ «la possibilità di procurarsi in modo scientifico-spirituale la luce sull’essere cosmico della libertà» (ibidem; corsivo di Rudolf Steiner).

 

Nell’ultima conferenza citata egli descrive altresì che cosa ciò significhi. Là egli caratterizza come Michele oggi agisca in modo del tutto diverso da tutti gli altri Spiriti del tempo planetari. Infatti, egli è l’unico che come rappresentante e custode dell’intelligenza solare conta in piena misura sulla libertà umana. Perciò di fronte all’uomo egli diviene uno «Spirito silenzioso … chiuso in sé» (O.O. 233a, 13.1.1924).

Gli altri Spiriti del tempo trasmettono costantemente agli uomini i loro impulsi, le loro ispirazioni, le spinte ad agire, Michele invece rinuncia a tutto ciò. Egli si unisce non alle cause, ma unicamente alle conseguenze di ciò che gli uomini in libertà «creano dallo spirituale» (ibidem).

Michele giudica le conseguenze di tali azioni dal punto di vista della direzione di tutto il cosmo. Se davanti ad essa sono giuste, allora egli accoglie nel mondo spirituale le conseguenze di tali libere azioni degli uomini, dove esse divengono azioni cosmiche, vale a dire pietre di fondazione del nuovo cosmo dell’amore. Con ciò Michele diviene il «vero e proprio eroe spirituale della libertà» (ibidem).

Ed è nella sfera di questa libertà micheliana (che può essere definita anche libertà solare) che ora l’uomo giunge in questo terzo grado di trasformazione del suo pensare, ossia della sua intelligenza. D’ora in poi egli è iniziato nell’«essenza cosmica della libertà» (0.0. 26, 9.11.1924; corsivo di Rudolf Steiner).

 

Anche la possente immagine di Michele che nel cerchio degli altri Arcangeli planetari si trova da solo, come illustrato da Rudolf Steiner in una conferenza (0.0. 237, 8.8.1924), appartiene a questo grado di iniziazione. E se ci si chiede quale sia la causa di tale opposizione tragica, allora tra altri motivi troviamo anche questo: Solo Michele sostiene in modo irremovibile la libertà umana, avendo fiducia e sperando che gli uomini sulla Terra superino la grande prova della libertà e portino su nel mondo spirituale il fuoco della libertà acceso sulla Terra, affinché gli Dei e gli uomini possano incontrarsi in una nuova forma, prima mai esistita, vale a dire in piena libertà.

Michele, però, attinge la forza di cui ha bisogno per tale stare in solitudine nel cosmo dal suo originario collegamento con il Sole quale sorgente cosmica della libertà, ma soprattutto dal fatto che dal Mistero del Golgota egli si trovò nel cammino per divenire sempre più il volto cosmico del Cristo.

 

In una conferenza Rudolf Steiner accenna persino che Michele nel nostro tempo, o più precisamente nell’anno 1879, è già divenuto in piena misura il volto del Cristo. Questo è anche il motivo per cui egli rappresenta soltanto un’unica via al Cristo, adeguata all’uomo attuale e descritta nell’Antroposofia.

Con le seguenti parole Rudolf Steiner mette in rilievo questo nuovo grado nell’evoluzione di Michele: ▸«Oggi Michele è dunque di nuovo il reggente universale del mondo, ma l’umanità deve rivolgersi a lui in un modo nuovo. Ora Michele non è più il volto di Jahvè, ma il volto del Cristo Gesù. Adesso dobbiamo avvicinarci all’impulso del Cristo attraverso Michele» (O.O. 195, 25.12.1919).

E nella stessa conferenza egli aggiunge: ▸«Si potrebbe anche dire ‘via di Michele’ come pure ‘via della conoscenza scientifico-spirituale’».

Se prendiamo inoltre in considerazione ciò che Rudolf Steiner nella conferenza del 2 maggio 1913 (0.0. 152) dice del secondo Mistero del Golgota, quello soprasensibile nella seconda metà del secolo XIX, e del rapporto di Michele con questo evento, allora diventa ancor più chiaro perché Michele nel nostro tempo divenne definitivamente il volto del Cristo e collabora in modo così decisivo al Suo ritorno eterico.

 

Ritorniamo al descritto cammino dell’iniziato. Soltanto ora egli è preparato a imparare veramente ciò che all’inizio di questa illustrazione quale meta dell’evoluzione accennata venne formulato così: ▸«a pensare con il Cristo, ad essere libero con il Cristo» (vedi anche pag. 65). Infatti, è Michele stesso che ora conduce al Cristo, essendo il Suo volto, quando l’uomo nel modo descritto è entrato nel regno di Michele.

Se a questo punto ci ricordiamo che la via nel primo grado nel pensare ha inizio là dove nel moderno pensare astratto le moderne forze umane agiscono più intensamente, allora comprendiamo «come per mezzo dell’immagine di Michele nella sfera di Arimane, l’uomo debba in libertà essere sottratto ad Arimane c condotto al Cristo».81

 

Adesso l’iniziato cristiano ha afferrato pienamente il Mistero del rapporto dell’uomo con l’essere della libertà nel senso micheliano. Tuttavia, il qui descritto cammino diviene per lui possibile soltanto grazie al fatto che alla svolta dei tempi il Cristo, per puro amore e in piena libertà, ha compiuto il Suo atto di sacrificio (senza averne bisogno per se stesso) nel Mistero del Golgota. Con ciò agli uomini fu data la libertà che dalla Terra può crescere sino a dimensioni cosmiche, senza perdere la sua origine umana. Questo divenne possibile soltanto per il fatto che

nel Cristo, quale unico essere divino che aveva attraversato una completa incarnazione umana,

poterono unirsi, in una nuova sintesi, la libertà umana e la libertà cosmica,

affinché l’uomo in questo cammino micheliano al Cristo

sia in grado di portare nel mondo spirituale qualcosa del tutto nuovo,

che persino i supremi Dei non conoscevano prima.

 

In parole profondamente commoventi alla fine del suo centrale ciclo cristologico Da Gesù a Cristo Rudolf Steiner rivela questo Mistero del rapporto del Cristo con la libertà umana. Per l’importanza delle parole vogliamo riportare qui la completa citazione:

▸«Con l’influsso luciferico venne sviluppata la disposizione all’io libero, e questo dovette essere permesso dal Dio Padre. Dopo che l’io, per ottenere la libertà, dovette essere costretto nella materia, per essere nuovamente liberato dalla costrizione nella materia occorreva che tutto l’amore del Figlio conducesse all’evento del Golgota.

Soltanto così fu resa possibile la libertà degli uomini, la completa dignità umana. Possiamo diventare esseri liberi grazie a un atto di amore divino. Come uomini possiamo dunque sentirci liberi, ma non dobbiamo mai dimenticare che dobbiamo tale libertà all’atto di amore di Dio. … – Gli uomini non dovrebbero poter afferrare l’idea della libertà senza l’idea della redenzione grazie al Cristo; solo così l’idea della libertà è giustificata. Se vogliamo essere liberi, dobbiamo fare il sacrificio di sentirci debitori del Cristo per la nostra libertà. Allora soltanto la possiamo realmente percepire. Chi crede che la sua dignità umana sia limitata perché è debitore al Cristo, dovrebbe riconoscere che le opinioni degli uomini non hanno importanza alcuna di fronte ai fatti cosmici, e che arriverà il momento in cui riconoscerà ben volentieri che la sua libertà è stata conquistata dal Cristo» (O.O. 131, 14.10.1911).82

 

Alla luce di tale archetipo nato nel Mistero del Golgota, la qui intesa libertà dell’uomo diventa il fondamento del più alto amore spirituale, definito in greco «Agape»; cosicché da questi due elementi fondamentali della libertà e dell’amore, un giorno, in futuro, nel cosmo spirituale nascerà la nuova gerarchia – definita da Rudolf Steiner decima gerarchia.

• In tutto l’ordinamento gerarchico del mondo questa realizzerà poi qualcosa di fondamentalmente nuovo. Infatti, ad essa sarà possibile agire nel cosmo creando universalmente, tuttavia non mediante ispirazioni dall’alto, bensì dalla sua propria forza interiore, come già disposto ne La filosofia della libertà per l’attuale grado evolutivo umano.

 

Rudolf Steiner descrive nelle seguenti parole questa possente prospettiva universale:

▸«Abbiamo dunque nell’uomo un membro delle nostre gerarchie e lo vediamo differire grandemente dagli altri. Vediamo come la condizione dell’uomo sia diversa da quella dei Serafini, Cherubini e Troni, diversa da quella delle Dominazioni, Virtù e Potestà, diversa anche da quella degli Spiriti della personalità o Principali, degli Spiriti del fuoco o Arcangeli, e di una parte degli Angeli [che non sono decaduti al male].

Se guarda verso il futuro, l’uomo può dirsi: io sono chiamato a cercare nella mia più profonda interiorità tutto quello che mi spinge all’azione, e non nella vista della Divinità [della Trinità], come i Serafini» (0.0. 110, 18.4.1909-11).

 

Questo significa che un giorno l’uomo raggiungerà il grado dell’assoluta assenza di presupposti nella conoscenza,

e quindi anche nell’azione creatrice, non solo sul piano umano, bensì anche sul piano cosmico;

egli sarà veramente in grado di creare dal nulla.83

 

Quanto in queste parole risplende quale ultima meta di tutta l’evoluzione dell’umanità, in germe può essere cominciato dall’uomo già oggi, quando nel descritto cammino di sviluppo del suo pensare avrà raggiunto il quarto e anzitutto più alto grado, mentre ora in libera volontà offre al Cristo la libertà micheliana da lui conseguita («dobbiamo fare il sacrificio»), per poi, come già detto, poter essere libero insieme al Cristo.

Tutto ciò può avvenire soltanto quando l’uomo, nel senso del menzionato compito, ha anche imparato a pensare nel senso del Cristo.

 

In conclusione dalla prima parte di questa esposizione, vogliamo indicare più concretamente come viene conseguita la suprema libertà quale conseguenza del duplice compito sopra menzionato, di poter essere liberi insieme al Cristo e di poter pensare insieme al Cristo.

Rudolf Steiner dà una chiara risposta nel suo discorso durante la Posa della Pietra di Fondazione al Convegno di Natale, mettendo in rilievo il calore cosmico e la luce cosmica del Cristo, con i quali devono essere compenetrati e rafforzati il calore umano e la luce umana che vivono nell’anima come qualità morali, affinché l’uomo possa giungere alla sua destinazione sulla Terra:

▸«E noi possiamo rafforzare quel calore dell’anima e quella luce dell’anima che ci occorrono, nel miglior modo, se li vivifichiamo con il calore e con la luce che alla svolta dei tempi irradiò nella tenebra del mondo quale luce del Cristo» (O.O. 260, 25.12.1923).

 

Rudolf Steiner condensa poi queste parole nella quarta parte della Meditazione della Pietra di Fondazione, nel rivolgersi, in una sorta di preghiera, al Cristo che vuole donarci queste due forze cosmiche, di cui abbiamo assolutamente bisogno per il nostro essere uomini:

«Luce divina,

Cristo-Sole,

Riscalda

I nostri cuori,

Illumina

I nostri capi»

(ibidem).84

 

Successivamente, nel suo Articolo «La missione di Michele nell’epoca della libertà umana» (O.O. 26, 9.11.1924), Rudolf Steiner caratterizza che cosa significhi tale unione dell’anima umana con il calore del Cristo e la luce del Cristo.

Qui egli mette nuovamente in rilievo la necessità di accogliere il calore spirituale e la luce spirituale dal Cristo:

▸«Così [l’uomo] deve vivere di fronte al Sole spirituale, al Cristo, che ha congiunto la propria esistenza con l’esistenza terrestre; e da Lui deve ricevere vivente nell’anima ciò che nel mondo spirituale corrisponde al calore e alla luce» (ibidem).

Egli spiega inoltre che cosa questo significhi.

▸«Affinché conquistasse la sua libertà» l’uomo doveva perdere l’originario rapporto

con «l’essere divino-spirituale dei primordi».

 

Il nuovo collegamento con esso viene poi portato dal Cristo, con il Suo calore spirituale, all’uomo nel frattempo divenuto libero. Con ciò la libertà umana raggiunge un’ulteriore dimensione cosmica.

Ma per trovare in sé questo calore spirituale, ossia per accoglierlo nel proprio Io, l’uomo deve prima giungere ad un rapporto interiore con il Cristo. ▸«L’uomo si sentirà compenetrato dal ‘calore spirituale’ quando sperimenterà il ‘Cristo in sé’» (ibidem).

• Le note parole di Paolo: «Non io, ma il Cristo in me»,83 ottengono la loro piena realtà e il loro pieno significato in connessione con il «calore spirituale» derivante dal Cristo.

 

Quando l’uomo da quel momento in poi in questo calore è unito nella sua anima con il Cristo, allora egli sperimenta che cosa è la reale e vera umanità. Senza sentire minimamente limitata la sua libertà interiore, l’uomo viene colmato nella sua anima del sentimento fondamentale: ▸«Cristo mi dà la mia essenza umana» (ibidem).

Ciò significa che l’uomo, nel pieno possesso della sua libertà, mediante il calore del Cristo nella sua anima si sente coscientemente unito con l’intero cosmo divino-spirituale.

▸«Una volta che sia esistente questo sentimento, si aggiungerà anche l’altro per il quale l’uomo, grazie al Cristo, si sentirà sollevato al di sopra della mera esistenza terrena, sentendosi uno col mondo stellare circostante la Terra, e con tutto il divino-spirituale che può venir riconosciuto in quel mondo stellare» (ibidem; corsivo di Rudolf Steiner).

 

Quando ciò sarà raggiunto, l’uomo potrà andare incontro al suo futuro cosmico

▸«in modo da potere, in quell’avvenire, rimanere fedele ai doni originari delle sue entità divino-spirituali, malgrado nei loro mondi egli abbia sviluppato la propria libera individualità» (ibidem).

 

A tale prospettiva per il futuro dell’evoluzione dell’umanità Rudolf Steiner accenna durante il Convegno di Natale nelle parole della Posa della Pietra di Fondazione, nel punto in cui egli parla di come l’uomo può riconoscersi ▸«quale uomo individualmente libero nell’operante agire cosmico degli Dei, quale uomo universale, uomo individuale nell’uomo universale, agente quale uomo individuale nell’uomo universale per il futuro dei mondi» (O.O. 260, 25.12.1923).

Qui si trova il punto di partenza per il nuovo operare creativo dell’uomo che raggiunge non solo una dimensione terrestre bensì, in modo crescente, una dimensione cosmica.

 

Nell’Articolo sopra citato, Rudolf Steiner dice anche che la possibile paura di tale prospettiva evolutiva, ossia dell’unione della sua libertà con l’entità del Cristo, rigetterà gli uomini indietro nell’ambito di Lucifero. Infatti, ogni tentativo di ritornare al bene primordiale del passato, senza il pieno sviluppo della libertà individuale e la sua unione con il Cristo, conduce inevitabilmente alla dipendenza da Lucifero.

La stessa cosa avviene nell’accogliere la luce spirituale dalle mani del Cristo.

 

Con la luce è collegata sempre un’attività pensante.

L’intelligenza cosmica risplende finché rimane in rapporto con la sua origine.

Essa è la luce spirituale che colma il cosmo di splendore e di gloria.

Per amore della sua libertà l’uomo dovette separarsi da questa luce.

 

Dopo, non potè più vederla venire a sé dall’esterno con la sua forza luminosa spirituale, ma potè sperimentarla ancora soltanto nella propria anima in forma di pensieri-ombra, di fronte ai quali tuttavia egli si sentiva il vero e proprio creatore.

D’ora in poi essi erano di sua proprietà.

Per via di ciò l’uomo ha perduto l’originario rapporto con «la primordiale splendida luce divina» che egli possedeva ancora prima di conseguire la sua libertà di pensiero individuale.

Il Cristo riporta agli uomini questa luce primordiale del mondo.

 

A questo punto le parole di Rudolf Steiner vanno lette con attenzione, poiché sono formulate in modo straordinariamente preciso e grandioso.

Egli scrive: ▸«Nella luce che il Cristo porta all’Io umano, ricompare la luce primordiale» (O.O. 26, 9.11.1924).

 

In questa frase la parola «luce» si riferisce allo splendore dell’intelligenza cosmica, diventando essa la mediatrice della «primordiale luce» divina. Vivere quale uomo libero nella luce primordiale significa tuttavia pensare insieme al Cristo.

▸«In quell’intima comunanza col Cristo, l’anima tutta può venir illuminata, come da un Sole, dall’idea beatificante che la primordiale splendida luce divina è ricomparsa» (ibidem) e mediante il Cristo, mantenendo pienamente la propria libertà individuale, l’uomo può sperimentare in modo completamente nuovo questa luce primordiale nel proprio Io.

 

Ciò, tuttavia, non significa altro che l’uomo estende in modo conoscitivo la propria coscienza dell’Io in sempre più ampie e superiori regioni del mondo spirituale e si trova così sulla via per collegarsi come uomo libero in modo del tutto nuovo con gli Dei della sua origine, ▸«E nella luce spirituale sentirà la forza che, mentre egli percepisce, lo conduce con una coscienza sempre più elevata e più vasta al mondo nel quale, come uomo libero, egli si ritrova con le divinità della sua origine» (ibidem).

 

• Se l’uomo non innalza lui stesso l’intelligenza donatagli al grado del pensare micheliano, prima o poi ricadrà nella tentazione di ▸«voler sperimentare l’uso della libertà soltanto nell’intelletto», e questo lo condurrà «ad Arimane, il quale vorrebbe vedere il mondo attuale interamente trasformato in un cosmo di essenza intellettuale» (ibidem).

In tal caso, nel suo pensare l’uomo si avvolgerà di una oscurità impenetrabile che lo separerà dal mondo spirituale e dalle sue entità del bene. E il pensare stesso, invece di innalzarsi ai mondi superiori, continuerà ad unirsi con le forze sotterranee e alla fine trascinerà tutto l’uomo in tale abisso.

 

Dalla visione globale dell’Articolo sopra citato, nello sfondo della rappresentazione emerge l’immagine del gruppo ligneo, nel quale Lucifero incarna la paura dell’uso individuale della libertà. Arimane invece vuole legarla soltanto all’intelletto e con ciò fare dell’uomo uno schiavo della sua propria intellettualità, così che egli non possa mai più trovare un cosciente accesso al mondo spirituale.

Tra questi due Spiriti polari, che anche oggi spesso agiscono insieme soprattutto contro la libertà umana,86 si trova la figura centrale del Rappresentante dell’umanità, quale più pura manifestazione dell’amore, la sola che è in grado di unire tutte le polarità in una sintesi superiore. Sopra l’immagine globale può stare la parola con la quale Rudolf Steiner conclude la terza Massima antroposofica appartenente all’Articolo trattato. Là si tratta del ▸«collegamento con Michele, grazie al quale l’uomo trova anche la via al Cristo» (O.O. 26, Massima 120).

 

Anche nella vita di Rudolf Steiner possiamo riconoscere chiare tracce di questa via.

Come già descritto sopra, il suo incontro con Michele nel mondo spirituale adiacente alla Terra avviene nel suo 33° anno di età, nel periodo, dunque, in cui egli aveva appena concluso il lavoro alla sua Filosofia della libertà. Da allora la sua via, con nella sua anima soltanto l’immagine di Michele che egli può tenere nel suo pensare trasformato, attraversa la sfera arimanica per liberare là l’intelligenza già ampiamente occupata da Arimane. Con il trasferimento a Berlino, per Rudolf Steiner ha inizio questa «discesa agli inferi» con tutti i suoi pericoli e tutte le sue tentazioni. Ciononostante, continuando a seguire la sua via micheliana, egli cerca di raggiungere la sfera del Cristo per assolvere il compito che gli sta davanti.87

Dopo gli anni estremamente drammatici di Berlino, durante i quali venne messo in gioco tutto ciò che sino allora egli aveva raggiunto nella sua evoluzione interiore e persino la stessa sua vita, egli riuscì comunque a farsi strada alla fine del secolo. Nella sua autobiografia La mia vita (0.0. 28) egli descrive la sua grande vittoria sulle potenze arimaniche e il suo nuovo rapporto micheliano con il Cristo e il Mistero del Golgota, quale unica sorgente di tutte le forze con le quali l’intelligenza micheliana potè essere liberata dal regno di Arimane e resa il fondamento della moderna Scienza dello Spirito. Per lui si trattava dell’esperienza puramente spirituale del Mistero del Golgota, che diviene unicamente possibile mediante la spiritualizzazione delle umane forze di conoscenza.

 


 

Note: 

65 – In tale contesto Rudolf Steiner parla del «pensare vivente», che in una terminologia un po’ diversa viene definito anche pensare puro o libero dai sensi (vedi più avanti in questo capitolo).

66 – Come abbiamo già visto, questo mondo spirituale è il regno di Michele sul Sole (il luogo dal quale anche il Cristo venne sulla Terra). Perciò Rudolf Steiner dice che il Sole è la sorgente cosmica da un lato della libertà e dall’altro lato dell’intellettualità. Della prima egli esprime quasi come un inno: «E rivolti al Sole possiamo sentire: O figlio cosmico della libertà, ti sento affine con tutto quanto in me dà al mio essere la libertà e la capacità di decisione per il futuro!» (O.O. 240,25.1.1924). E della seconda egli dice in modo lapidario: «Il Sole è la sorgente di tutta l’intellettualità», (0.0.240,21.8.1924), o in un altro punto: «Tutta l’intelligenza umana deriva da Michele sul Sole» (0.0. 237, 8.8.1924).

67 – Così come le due parti de La filosofia della libertà che trattano queste qualità non vanno altrettanto separate l’una dall’altra.

68 – Egli caratterizza questo «pensare deduttivo» nel seguente modo: «Il pensare al quale oggi siamo abituati, non solo nella vita esteriore ma anche nella scienza, si affida all’osservazione esterna [alle percezioni dei sensi], della quale in certo senso segue il filo» (0.0. 79,26.11.1921).

69 – Alcune caratteristiche del pensare micheliano possono essere seguite già nel grado precedente e soprattutto ne La filosofia della libertà.

70 – Riallacciandosi alla terminologia de La filosofìa della libertà, Rudolf Steiner indica ancora così questo passaggio dal secondo al terzo pensare: «Ciò che prima si era presentato solo nella forma del puro pensare, si condensa poi per così dire in una realtà spirituale» (0.0. 79,29.11.1921).

71 – In tal senso bisogna distinguere tra il pensare libero dai sensi e il pensare libero dal corpo. Il primo rende indipendente l’uomo soltanto dalle impressioni dei sensi del corpo, come avviene già in una profonda riflessione su qualcosa, quando per breve tempo ci si dimentica completamente dei propri dintorni sensoriali; il secondo invece conduce l’anima in piena coscienza fuori dal corpo fisico. Con ciò, nella moderna disciplina occulta si entra coscientemente nel mondo spirituale.

72 – Quanto detto tuttavia non significa assolutamente che l’orientamento fondamentale della futura Filosofia della libertà nell’anima di Rudolf Steiner non vivesse già molto prima. Così, già nel 1881, in una lettera al suo amico di gioventù egli parlò del suo progetto di scrivere una «Filosofia della libertà», invero riallacciandosi alle opere filosofiche di Schiller (0.0.38, voi. I, Lettera del 27 luglio 1881). Qui abbiamo la testimonianza che già all’età di 20 anni egli era molto progredito sulla via del pensare puro.

73 – «Quella personalità [il Maestro] … in verità si servì delle opere di Fichte per riallacciarsi a esse con determinate osservazioni, dalle quali risultarono cose in cui dopo tutto potrebbero essere cercati i germi per ‘La scienza occulta’, che il ragazzo, divenuto uomo, più tardi scrisse» (conferenza del 4 febbraio 1913, pubblicata in Briefe von Rudolf Steiner /Lettere di Rudolf Steiner, vol. 1, Dornach 1955).

74 – Vedi 0.0. 233a, 13.1.1924. – Ciò che gli Dei consegnarono a Rudolf Steiner, egli lo riportò agli uomini sulla stessa via, vale a dire dal piano del terzo pensare al piano del secondo e poi dal secondo a quello del primo, per cui all’uomo del presente poterono divenire accessibili i contenuti scientifico-spirituali.

75 – In diversi punti della sua opera Rudolf Steiner menziona la spiritualità insita nella moderna scienza naturale, nonostante il suo orientamento materialistico unilaterale, per esempio nelle seguenti parole: «Questi tempi nuovi, secondo il loro carattere sono straordinariamente spirituali, proprio straordinariamente spirituali. E concetti più spirituali, rappresentazioni più spirituali di quelle portate in superficie mediante la moderna scienza, nell’evoluzione dell’umanità non sono mai esistite…. Esse possono venir usate come vengono usate oggi dalla scienza accademica. Sono appunto spirituali, ma vengono applicate soltanto al mondo materiale esteriore, la loro spiritualità viene negata. È tuttavia possibile applicare questi concetti scientifici anche in modo tale da usarli come sostanza meditativa, meditandoli. Allora essi conducono nel modo più sicuro entro il mondo spirituale» (0.0. 174b, 24.2.1918). Più tardi egli formula questo pensiero in modo ancor più pregnante: «Ma mentre l’osservazione di quest’epoca [del cosiddetto tempo moderno] doveva limitarsi al mondo fisico esteriore, venne sviluppandosi nell’interno dell’anima, quale esperienza, una spiritualità umana purificata, sussistente in se stessa» (0.0. 26, Articolo «L’atteggiamento dell’anima umana prima dell’inizio dell’epoca di Michele»; corsivi di Rudolf Steiner).

76 – Vedi 2° capitolo.

77 – «Questi concetti scientifici possono tuttavia essere applicati anche usandoli come materiale meditativo, meditando su di essi [invece di rivolgerli ‘soltanto … al mondo materiale esterno’]. Allora essi conducono nel modo più sicuro entro il mondo spirituale» (0.0. 174b, 24.2.1918).

78 – 0.0.26, Articolo «L’atteggiamento dell’anima umana prima dell’inizio dell’epoca di Michele»; corsivo di Rudolf Steiner.

79 – Come abbiamo già visto, il pensare puro in verità costituisce già il passaggio al terzo tipo di pensare.

80 – 0.0. 26, Articolo «La missione di Michele nell’epoca della libertà umana», 9 novembre 1924.

81 – 0.0.26, Articolo «Le esperienze e le vicende di Michele durante il compimento della sua missione cosmica», 19 ottobre 1924.

82 – Gli uomini qui intesi, che pensano ancora che la loro libertà potrebbe essere limitata per il fatto di esserne debitori al Cristo, sono coloro che non hanno ancora intrapreso il cammino descritto o si sono fermati nei loro primissimi passi.

83 – Vedi dettagli in S. O. Prokofieff, Antroposofia e «La filosofia della libertà». Antroposofia e il suo metodo di conoscenza. La dimensione cristologica e cosmico-umanitaria della «Filosofia della libertà», cap. 9, «I fondamenti metafisici dell’assenza di presupposti nella «Filosofìa della libertà», Widar Edizioni 2007.

84 – Con queste sei righe dalla quarta parte della Meditazione della Pietra di Fondazione Rudolf Steiner il 1° gennaio 1924 ha concluso l’intero Convegno di Natale.

85 – Nella Lettera di Paolo ai Galati sta scritto letteralmente: «Vivo, però non più io, ma vive in me Cristo» (2,20).

86 – Nelle sue conferenze sull’«ottava sfera» o sfera del male Rudolf Steiner descrive in modo particolarmente imponente la lotta comune di Lucifero e Arimane contro la libertà umana. Tra l’altro là egli dice: «L’aspirazione di Lucifero e Arimane è però di trascinare entro la loro ottava sfera proprio la libera volontà umana, di impedire che nasca proprio quanto scaturisce dalla libera volontà, trascinandolo nella loro ottava sfera» (O.O. 254, 18.10.1915).

87 – «Quelle persone scorgono come, per mezzo dell’immagine di Michele nella sfera di Arimane, l’uomo debba in libertà essere sottratto ad Arimane e condotto al Cristo» (O.O. 26, Articolo «Le esperienze e le vicende di Michele durante il compimento della sua missione cosmica», 26 ottobre 1924). – L’uomo può portare con sé soltanto l’immagine di Michele perché unicamente in tal caso viene conservata pienamente la sua libertà interiore.