Calore come sacrificio, luce come virtù di donazione, acqua come rinuncia.

O.O.132 – L’evoluzione secondo verità – 14.11.1911


 

Sommario: Calore come sacrificio, luce come virtù di donazione, l’acqua si forma come rinuncia dei Cherubini dell’offerta ricevuta e l’accettazione della stessa da parte degli esseri luciferici. Il male. Il sacrificio di Isacco. Giuda nel Cenacolo di Leonardo, l’effetto inconscio derivato dall’osservazione dell’affresco.

 

Nelle due ultime conferenze abbiamo cercato di rendere evidente che in tutti i fenomeni del mondo, dietro alle sostanze materiali, è da ricercarsi un elemento spirituale. Abbiamo cercato di caratterizzare l’aspetto spirituale che sta dietro alle manifestazioni del calore e ai fenomeni dell’aria che si muove. Poiché ci siamo riferiti a un antichissimo, primordiale passato della nostra evoluzione per descrivere le condizioni spirituali che stanno a fondamento della sostanza materiale, abbiamo dovuto osservare la vita della nostra anima.

Per caratterizzare qualcosa, dobbiamo infatti ricavare da qualche parte le idee necessarie. Non bastano le sole parole: dobbiamo ricorrere a ben determinate immagini. Le condizioni spirituali di cui dobbiamo parlare sono talora tanto lontane da quel che sperimentiamo oggi, da quel che oggi possiamo conoscere, che per descriverle dobbiamo appellarci non solo a condizioni generali dell’anima, ma ad altre.

 

Abbiamo visto che la più profonda natura delle manifestazioni del calore o del fuoco, va ricercata in sfere assai distanti da quelle in cui si trovano il fuoco o il calore fisico usuali. Certo dovrà sembrare ben grottesco all’uomo attuale che tutte le manifestazioni del calore, o fuoco, siano da far risalire al sacrificio compiuto da certe entità spirituali che abbiamo incontrato nell’antica incarnazione saturnia della nostra Terra, al sacrificio che i Troni offrirono ai Cherubini in quel tempo primordiale. In verità dobbiamo dire che quel sacrificio, dal quale ha origine l’evoluzione del mondo, ci si presenta illusoriamente nei fenomeni del calore, o fuoco.

Similmente, l’ultima volta abbiamo detto che dietro a ciò che chiamiamo aria o gas vi è qualcosa di lontanissimo che abbiamo chiamato “virtù donatrice”, vi è l’effondersi in totale dedizione dell’essenza di entità spirituali, essenza contenuta in ogni alito di vento, in ogni flusso d’aria. Ciò che dunque percepiamo fisicamente è in realtà soltanto un’illusione, una maya, e ne avremo una giusta idea solo risalendo al corrispondente elemento spirituale.

 

Nella verità del mondo il calore (o fuoco) e l’aria sono presenti altrettanto poco quanto nell’immagine riflessa dallo specchio è presente chi si guarda allo specchio. Come infatti l’immagine riflessa dallo specchio è per noi in sostanza solo un’illusione, così il fuoco, il calore e l’aria sono soltanto illusioni; le verità che ne stanno alla base sono come è l’uomo vero nei confronti della sua immagine riflessa dallo specchio.

• Nel mondo della verità non dobbiamo cercare calore e aria, ma sacrificio e virtù donatrice.

Nel passaggio dall’evoluzione dell’antico Saturno a quella dell’antico Sole, all’azione del sacrificio si è aggiunta quella della virtù donatrice. Sull’antico Sole, cioè nella seconda incarnazione della nostra terra, troviamo qualcosa che è meno distante dalle condizioni attuali della nostra evoluzione. Oggi dobbiamo aggiungere un concetto che si riferisce al mondo della verità, e non al mondo dell’illusione. Prima di passare alle vere e proprie condizioni dell’evoluzione, vogliamo acquisire un determinato concetto.

 

Quando nella vita usuale facciamo qualcosa, quando compiamo un’azione, di norma essa ha alla sua base un impulso di volontà. Qualunque cosa si faccia, solo un movimento della mano oppure un’importante azione, ha come suo fondamento un impulso di volontà. Da esso deriva ogni cosa, ogni azione che da noi procede. Si potrebbe ora osservare: per un’azione forte e importante che abbia da produrre del bene, occorre un impulso volitivo maggiore che non per un’azione di minor importanza. In genere si sarà inclini a presumere che la grandezza di una azione dipenda dall’intensità dell’impulso volitivo.

• Però è soltanto fino a un certo grado giusto dire che rafforzando la nostra volontà riusciamo ad attuare nel mondo qualcosa di grande. A partire da un certo punto, non è più così.

 

Certe azioni che possiamo compiere, azioni che si riferiscono soprattutto al mondo spirituale, stranamente non dipendono dal rafforzamento degli impulsi volitivi. Certo, nel mondo fisico in cui di norma viviamo, la grandezza delle azioni dipenderà dall’intensità del nostro impulso volitivo, perché tanto più dobbiamo sforzarci quanto più vogliamo conseguire. Nel mondo spirituale non è però così, anzi avviene proprio il contrario. Per compiere là le azioni più importanti, per ottenere i maggiori risultati, non è affatto necessario un aumento dell’impulso volitivo, ma è necessaria piuttosto una certa rinuncia. Possiamo partire dalle più piccole azioni solo spirituali.

 

• Non raggiungiamo un determinato effetto spirituale

mettendo quanto più è possibile in moto la nostra bramosia, o dandoci quanto più è possibile da fare,

ma otteniamo determinati risultati solo frenando i desideri e le brame, e rinunciando a soddisfarli.

• Supponiamo che qualcuno abbia l’intenzione di arrivare a qualcosa mediante un’azione spirituale interiore.

• In tal caso dovrà prepararvisi soprattutto sopprimendo desideri e brame.

 

Mentre nel mondo fisico si conseguono forze maggiori, ci si rafforza di più se si mangia molto, se ci si alimenta bene (descrivo solo un fatto, e non dò un consiglio), nel mondo spirituale si ottiene invece un risultato importante se si digiuna, se ci si adopera a sopprimere, a domare desideri e brame.

Per ottenere i massimi risultati spirituali, ma potremmo anche chiamarli effetti magici, sarà sempre necessaria una preparazione connessa con la rinuncia a desideri, a brame, a impulsi volitivi che sorgono in noi.

 

Quanto meno si “vuole”, quanto più si lascia che la vita ci si svolga attorno

e nulla si desidera, ma si prendono le cose come vuole il destino

quanto più si accetta il destino con le sue conseguenze, e si rinuncia tranquillamente

a tutto ciò che altrimenti si sarebbe voluto ottenere nella vita e per la vita,

tanto più forti si diventerà riguardo all’azione del nostro pensiero.

 

A qualcuno molto ingordo, a cui piaccia soprattutto mangiare e bere e anche per altri riguardi sia molto cupido, se si tratta di un maestro o di un educatore, risulterà ben presto che con le parole che rivolge ai suoi alunni non gli riesce di ottenere molto; in loro quelle parole entrano da un orecchio ed escono dall’altro. Potrebbe anche pensare che la causa sia da attribuirsi agli alunni stessi. Non sempre però è così.

Chi abbia un ideale di vita superiore, chi viva in modo sobrio, che mangi soltanto quanto è necessario al suo sostentamento, e che soprattutto sia incline ad accettare le cose come il destino gliele manda, noterà a poco a poco che le sue parole acquistano maggior forza e il suo sguardo maggiore intensità; non dovrà neppure più guardare il suo alunno, basterà che gli stia vicino, basterà che lo incoraggi anche senza parole, ed il suo pensiero influirà sul ragazzo beneficamente. Tutto dipenderà dal grado di rinuncia raggiunto dal maestro nella soddisfazione dei suoi desideri.

 

Per chi è attivo spiritualmente e aspira a conseguire effetti nei mondi superiori,

la via giusta passa per la rinuncia.

 

Molte illusioni ci si possono fare al riguardo, e le illusioni non portano a giusti risultati, proprio perché appaiono come realtà. Tutti conoscono quello che nella vita ordinaria vien chiamato ascetismo, l’automortificazione. In molti casi può essere una voluttà: il soggetto la sceglie ad esempio per il desiderio di ottenere qualcosa, oppure anche per soddisfare altri desideri. Allora però l’ascetismo non opera, perché esso ha senso soltanto se si presenta come fenomeno concomitante di una rinuncia già fondata nello spirito. Cerchiamo dunque di sviluppare il concetto di rinuncia, il concetto della rinuncia creativa.

È per noi di grande importanza acquisire la rinuncia (ci è dato sperimentarla nella nostra anima) come qualcosa che è lontano dalla vita quotidiana e grazie a cui possiamo fare un passo verso la comprensione dell’evoluzione dell’umanità.

Qualcosa del genere avvenne infatti nel corso dell’evoluzione, per esempio nel trapasso fra l’antico Sole e l’antica Luna.

Nelle sfere delle gerarchie superiori (che sappiamo connesse col progresso dell’evoluzione) accadde appunto qualcosa di simile al rinunciare. Consideriamo ancora una volta l’evoluzione dell’antico Sole; prima però volgiamo la nostra attenzione su qualcosa che ci è già noto, ma che finora ha potuto apparirci per molti versi enigmatico.

 

Ho più volte ricordato taluni processi evolutivi che riguardano entità rimaste indietro nel corso dell’evoluzione. Così sappiamo che nella nostra umanità si sono introdotte le entità luciferiche. Abbiamo visto che durante l’evoluzione terrestre esse si sono insinuate nel corpo astrale umano, perché sull’antica Luna non avevano potuto raggiungere il normale grado evolutivo.

Volendo fare un paragone grossolano, come nelle nostre scuole a volte gli scolari rimangono indietro, così nell’evoluzione cosmica anche gli esseri cosmici rimangono indietro, intervenendo nell’evoluzione in un secondo momento. Qualcosa del genere fanno qui sulla Terra gli esseri luciferici rimasti indietro sull’antica Luna.

Qui sarebbe facile chiedere: quelle entità sono davvero manchevoli, sono deboli per l’evoluzione del mondo? perché sono rimaste indietro? È un pensiero che può venirci.

 

Possiamo però formularne anche un altro, e cioè che

mai l’uomo sarebbe giunto alla libertà, a una propria libertà di decisione,

se sull’antica Luna le entità luciferiche non fossero rimaste indietro.

 

• Così da un lato, per il male, l’uomo deve ringraziare le entità luciferiche se nel suo corpo astrale esistono brame, istinti, passioni, che sempre lo spingono verso il basso, lo attirano verso regioni inferiori dell’esistenza.

• D’altro lato, se non avesse la possibilità di diventare malvagio, di deviare dal bene grazie all’influsso delle entità luciferiche sul suo corpo astrale, l’uomo non potrebbe operare liberamente, non potrebbe avere quella che noi chiamiamo la libertà del volere, il libero arbitrio.

 

Dobbiamo dunque dire: agli esseri luciferici siamo debitori anche della nostra libertà.

• Ne risulta che il pensiero che le entità luciferiche ci abbiano fatto soltanto abbassare,

è unilaterale e non coglie nel segno;

• dobbiamo piuttosto considerare il loro restare indietro come un bene,

come qualcosa senza cui non avremmo potuto conseguire, nel vero senso della parola, la nostra dignità umana.

 

Nel restare indietro delle entità luciferiche ed arimaniche è riposto qualcosa di assai profondo, qualcosa che esisteva già sull’Antico Saturno, sebbene lì ben difficilmente si possa riuscire a coglierlo e ad esprimerlo con parole. Sull’antico Sole possiamo invece già coglierlo e caratterizzarlo con chiarezza, tenendo presente il concetto oggi descritto della rinuncia.

Alla base del restare indietro di certe entità, e dell’influsso derivatone,

sta in sostanza una rinuncia da parte di entità più elevate.

Osserviamo ciò che ci si presenta sull’antico Sole. Abbiamo detto che i Troni, o Spiriti della volontà, offrono un sacrificio ai Cherubini. Come abbiamo visto, essi offrono quel sacrificio non solo durante l’epoca saturnia, ma lo proseguono anche durante l’epoca solare.

 

Avevamo dunque avuto un’immagine:

i Troni, o Spiriti della volontà, che offrono ai Cherubini un sacrificio.

• Quell’offerta sacrificale è la vera essenza di tutte le condizioni di calore, o fuoco, esistenti nel mondo.

 

Se però risaliamo nella cronaca dell’akasha, possiamo chiaramente notare sull’antico Sole che i Troni sacrificano, permangono nella loro attività sacrificale; abbiamo così i Troni sacrificanti e inoltre un gran numero di Cherubini che ricevono l’offerta e accolgono in sé ciò che fluisce dal sacrificio, vale a dire il calore. Però un certo numero di Cherubini rinunciano al sacrificio, non accolgono l’offerta. Dobbiamo dunque completare l’immagine che l’ultima volta ci eravamo fatta.

• In quell’immagine abbiamo i Troni sacrificanti e i Cherubini che accettano il sacrificio; • abbiamo però anche i Cherubini che non accettano il sacrificio e respingono l’offerta.

È interessantissimo seguire il processo nella cronaca dell’akasha.

Durante l’antico Sole vediamo il calore e il fumo sacrificale (fluente dalla virtù donatrice degli Spiriti della saggezza) salire verso l’alto, fumo che ad opera degli Arcangeli viene poi riflesso in forma di luce dalla estrema periferia del Sole.

Vediamo però anche dell’altro, come se entro lo spazio dell’antico Sole ci fosse anche qualcosa di ben diverso: vediamo non soltanto che il fumo sacrificale viene riverberato come luce degli Arcangeli, ma anche che taluni Cherubini non lo accolgono; rifluisce perciò, si ingorga, lasciando scorgere nello spazio solare nuvole sacrificali che si ingorgano: offerta sacrificale che ascende e discende; offerta che viene accolta e viene respinta, che ritorna in se stessa.

L’incontrarsi delle formazioni di nuvole spirituali nello spazio dell’antico Sole, in certo modo lo troviamo in quelle che l’ultima volta abbiamo chiamato le due dimensioni del Sole, il fuori e il dentro, lo troviamo come uno strato di separazione.

 

Vediamo dunque nel centro i Troni che sacrificano,

in alto i Cherubini che accolgono il sacrificio e quelli che non lo accolgono

e lo respingono, facendo nascere per così dire un anello di nuvole;

nella zona periferica abbiamo le masse di luce riverberate.

 

Immaginiamo il quadro vivamente: lo spazio, la massa dell’antico Sole, globo cosmico oltre il quale nulla dobbiamo pensare; dunque solo lo spazio fino agli Arcangeli. Immaginiamo inoltre nel centro la formazione di un anello creato dall’incontro fra le offerte sacrificali accolte e quelle respinte. Da tali offerte sacrificali accolte e respinte, nasce sull’antico Sole qualcosa che possiamo chiamare uno sdoppiamento, una separazione di tutta la sostanza solare.

Possiamo paragonare la struttura dell’antico Sole a quella del nostro attuale pianeta Saturno, un globo circondato da un anello. Sull’antico Sole le masse sacrificali, ingorgandosi, spingono verso l’interno ciò che è nella parte mediana, mentre la massa esterna si dispone come in un anello. Abbiamo così in effetti la sostanza solare suddivisa in due parti ad opera delle potenze sacrificali che si ammassano.

 

Che cosa avviene, poiché taluni Cherubini rinunciano ad accogliere l’offerta dei Troni?

Ci avviciniamo a un capitolo difficilissimo; e lo si potrà comprendere solo meditando lentamente il contenuto dei pensieri che ora esporrò. Solo riflettendo molto a lungo sui concetti, sui pensieri che ci vengono presentati, riusciremo a scoprire quali più profonde realtà vi sono celate.

 

La RINUNCIA di cui abbiamo parlato deve essere collegata con il formarsi,

con la nascita del tempo che come sappiamo ebbe origine già sull’antico Saturno.

 

Abbiamo visto che sull’antico Saturno il tempo ha origine con la nascita degli Spiriti del tempo, delle Archai, e che prima dell’antico Saturno non ha senso parlare di “tempo”; esso presuppone comunque una ripetizione, e possiamo quindi dire che il tempo continua, permane.

Il “permanere” contiene già in sé il concetto di tempo. Se quindi diciamo che il “tempo permane” significa che se nella cronaca dell’akasha osserviamo l’antico Saturno e l’antico Sole, troviamo che sull’antico Saturno il tempo era sorto e che sull’antico Sole il tempo già esisteva.

Se ora tutti i processi fossero continuati come li abbiamo caratterizzati nelle due ultime conferenze, il tempo sarebbe stato un elemento di ogni successivo evento dell’evoluzione. Non potremmo concepire che il tempo fosse escluso da qualche evento successivo.

 

Abbiamo visto che gli Spiriti del tempo hanno avuto origine sull’antico Saturno e che il tempo si è intessuto in ogni cosa. Così tutte le immagini che finora abbiamo pensato sull’evoluzione, dobbiamo pensarle congiunte col tempo. Se dunque fosse avvenuto soltanto ciò che è stato descritto, l’offerta sacrificale e la virtù donatrice, tutto sarebbe stato soggetto al tempo. Nulla vi sarebbe stato di non soggetto al tempo. Vale a dire che • tutto sarebbe stato soggetto al sorgere e al perire, anch’essi connessi col tempo.

I Cherubini che avevano rinunciato ad accogliere il sacrificio, a ciò che è riposto nel fumo sacrificale, lo fecero perché in quel modo essi si sottrassero alle caratteristiche del fumo sacrificale. Di quelle caratteristiche fa parte anzitutto il tempo, e con ciò il sorgere e il perire.

 

Con la rinuncia dei Cherubini è perciò sorto un divenire avulso dai rapporti temporali.

Quei Cherubini trascendono il tempo, non si assoggettano al tempo.

Così, durante l’evoluzione dell’antico Sole avviene in certo modo una SEPARAZIONE:

• certi processi si susseguono in linea retta dall’antico Saturno,

ossia il sacrificio e la virtù donatrice che rimangono in rapporto col tempo.

 

Altre condizioni invece, dovute ai Cherubini che avevano rinunciato ad accogliere il sacrificio, si sottrassero al tempo, conseguirono l’eternità, la durata, si esclusero dal sorgere e dal perire.

 

• È ben singolare che

DURANTE L’EVOLUZIONE DELL’ANTICO SOLE

SI GIUNSE A UNA SCISSIONE IN TEMPO ED ETERNITÀ.

Sull’antico Sole, per la rinuncia dei Cherubini, come caratteristica di certe condizioni che sono entrate nell’evoluzione,

è stato raggiunto lo stato di eternità.

 

• Osservando quel che avviene nella nostra interiorità, abbiamo notato che dall’anima umana

possono scaturire determinati effetti, se si riesce ad attuare una rinuncia.

• Abbiamo anche visto che sull’antico Sole, ad opera di certe entità divino-spirituali,

venne conseguito lo stato di immortalità, di eternità, grazie alla loro rinuncia ad accogliere il sacrificio,

ad accogliere ciò che proveniva dal sacrificio e dai doni della virtù donatrice.

 

• Se sull’antico Saturno abbiamo visto sorgere il tempo,

• sull’antico Sole invece abbiamo visto certe condizioni sottrarsi al tempo.

Comunque ho detto (e prego di prenderne nota) che ciò si era già andato preparando sull’antico Saturno,

per cui lo stato di eternità non ha inizio soltanto sul Sole;

con chiarezza e con evidenza però, in modo tale da poterlo rendere in concetti, lo si osserva soltanto sul Sole.

 

Su Saturno la distinzione fra eternità e tempo è tanto tenue,

che i nostri concetti e le nostre parole non si dimostrano sufficientemente acuti

per poterla già caratterizzare durante quell’evoluzione.

 

Così abbiamo compreso il significato della rinuncia, della rinuncia degli dèi al tempo dell’antico Sole, e dell’acquisto dello stato di immortalità. Quale ne fu la conseguenza?

Dalla Scienza occulta, che con le sue descrizioni in certo senso dovette rimanere nell’ambito della maya, apprendiamo che all’evoluzione dell’antico Sole seguì quella dell’antica Luna, dopo che al termine dell’epoca solare tutto si immerse in uno stato crepuscolare, in un cosmico caos, per poi risorgere come antica Luna.

 

Vediamo allora riemergere il SACRIFICIO dei Troni come calore.

Il calore che esisteva sul Sole riappare di nuovo sulla Luna,

• così come riappare la VIRTÙ DONATRICE in forma di gas, di aria.

Anche la rinuncia perdura, la RINUNCIA AL SACRIFICIO.

Quella che abbiamo chiamato RINUNCIA è in tutto ciò che avviene sull’antica Luna.

 

Realmente la rinuncia che possiamo sperimentare nell’anima dobbiamo pensarla sull’antica Luna presente come forza, come un’eredità dell’antico Sole, così come pensiamo le altre cose che esistono nel mondo.

 

• Il SACRIFICIO PRIMORDIALE appare nella maya come CALORE,

• e la VIRTÙ DONATRICE appare nella maya come GAS o ARIA,

• mentre la RINUNCIA appare ora nella maya come liquido, come ACQUA.

L’acqua è maya, e non esisterebbe nel mondo se non avesse la rinuncia come suo fondamento spirituale.

• Ovunque nel mondo compaia l’acqua, vi è rinuncia degli dèi.

• Come il calore è un’illusione che cela il sacrificio,

• come l’aria è un’illusione che cela la virtù donatrice,

• così l’acqua in quanto sostanza, in quanto realtà esteriore, è un’illusione dei sensi, è solo un’immagine riflessa;

• l’acqua esistente come realtà è la rinuncia di talune entità ad accogliere ciò che donano altre entità.

 

Possiamo proprio dire che nel mondo l’acqua può scorrere, solo se alla sua base vi è una rinuncia. Ora sappiamo che col passaggio dal Sole alla Luna, lo stato aeriforme si condensa in stato liquido; l’acqua cioè nasce solo sulla Luna, mentre sul Sole ancora non esisteva. Le masse di nuvole che durante l’evoluzione dell’antico Sole si erano per così dire accalcate, sulla Luna, nel processo di condensazione in acqua, diventano il mare lunare.

 

Tenendo presente tutto ciò, riusciremo anche a comprendere la domanda che si potrebbe porre.

Dalla rinuncia nasce l’acqua, che nella sua vera realtà è rinuncia.

È, un concetto spirituale ben singolare per la realtà dell’acqua!

 

Possiamo perciò porre il quesito: vi è una differenza

• fra lo stato che sarebbe subentrato se i Cherubini non avessero rinunciato,

• e quello che invece è subentrato perché hanno rinunciato? viene manifestata in qualche modo tale differenza?

Sì, viene espressa dalle conseguenze che di quella rinuncia compaiono chiaramente nelle condizioni dell’antica Luna.

 

Se cioè quella rinuncia non ci fosse stata, se anche i Cherubini rinunciatari avessero accolto il sacrificio loro offerto, parlando per immagini, avrebbero avuto nella loro sostanza il fumo sacrificale, e le loro azioni sarebbero state espresse dal fumo sacrificale.

• Supponiamo che quei Cherubini avessero compiuto un’azione: in tal caso la loro azione sarebbe apparsa esteriormente nei fenomeni dell’atmosfera; ciò che i Cherubini non rinunciatari avessero compiuto con la sostanza del sacrificio sarebbe stato espresso nella mutevole forma delle nuvole.

• Essi però respinsero l’offerta, e in tal modo passarono dal perituro all’imperituro, dal transitorio al durevole.

 

La sostanza del sacrificio continuò però ad esistere, fu per così dire congedata dalle forze che altrimenti i Cherubini avrebbero accolto; non ha più bisogno di seguire gli incitamenti, gli impulsi dei Cherubini, perché essi l’hanno licenziata, respinta.

Che cosa accade allora di quella sostanza?

• Accade che se ne impadroniscono altri esseri i quali, poiché i Cherubini non hanno più la sostanza del sacrificio, diventano indipendenti dai Cherubini stessi, diventano autonomi, esistono accanto ai Cherubini; altrimenti, se questi ultimi avessero accolto la sostanza del sacrificio, quegli esseri non sarebbero divenuti autonomi e avrebbero continuato ad essere diretti dai Cherubini.

 

• Da tutto ciò è derivata la possibilità che subentrasse il contrario della rinuncia, che altri esseri attirassero a sé la sostanza sacrificale abbandonata, ed operassero in essa. Sono le entità che rimangono indietro. Il rimanere indietro è quindi una conseguenza della rinuncia dei Cherubini. Mediante la sostanza sacrificale a cui rinunciano, i Cherubini stessi offrono alle entità che restano indietro la possibilità appunto di rimanere indietro.

• In quanto un sacrificio viene respinto, altre entità che non vi rinunciano, che aspirano a soddisfare e ad esprimere i loro desideri e le loro brame, possono impadronirsi della sostanza sacrificale, dell’oggetto del sacrificio, e hanno così la possibilità di agire come entità autonome accanto ad altri esseri.

• Col procedere dell’evoluzione dal Sole alla Luna, divenendo immortali i Cherubini, fu data la possibilità ad altre entità di separarsi nella loro sostanzialità dalla continua evoluzione dei Cherubini e in genere da quella delle entità immortali.

 

Vediamo dunque che la più profonda ragione del rimanere indietro, non consiste in una colpa originale di coloro che rimasero indietro (volendo parlare di colpa). È importante che lo comprendiamo.

Se i Cherubini avessero accolto il sacrificio, le entità luciferiche non avrebbero potuto restare indietro, perché non avrebbero avuto l’occasione di incorporarsi nella sostanza del sacrificio. Affinché ci fosse la possibilità che delle entità diventassero in quel modo indipendenti, dovette prima esservi la rinuncia.

Dalla saggia direzione del mondo fu dunque disposto che fossero gli stessi dèi a suscitare i loro avversari. Se gli dèi non avessero rinunciato, nessuna entità avrebbe potuto loro contrapporsi.

Si potrebbe anche dire: gli dèi prevedevano che, se la creazione fosse proseguita come era iniziata su Saturno e sul Sole, non avrebbero mai potuto nascere entità libere, operanti con libero arbitrio. Affinché tali entità potessero nascere, doveva esser possibile che esistessero nel cosmo oppositori, che vi fosse un’opposizione in esseri soggetti al tempo.

 

• Se fossimo noi soli dèi a organizzare ogni cosa, non riusciremmo mai a crearci una tale opposizione. Sarebbe ben facile, accettando ogni sacrificio, padroneggiare tutta l’evoluzione. Questo però non lo faremo; vogliamo entità indipendenti da noi, che possano contrapporcisi. Per questo rinunciamo ad accogliere il sacrificio; grazie alla nostra rinuncia, permettiamo ad altre entità di accoglierlo e di diventare così nostri oppositori.

 

Vediamo così che

L’ORIGINE DEL MALE non è da ricercarsi nelle entità cosiddette malvagie,

ma nelle entità cosiddette buone che, con la loro rinuncia,

fecero sì che il male nascesse nel mondo ad opera delle entità in grado di diffonderlo.

 

Ora qualcuno potrebbe obiettare, e prego di far agire il pensiero sull’anima: “Finora avevo degli dèi un’opinione migliore! E cioè che gli dèi potessero creare la libertà umana anche senza creare la possibilità del male. Come mai gli dèi buoni non poterono creare qualcosa come la libertà umana senza portare nel mondo il male?

Qui vorrei ricordare quel re di Spagna che trovava il mondo terribilmente complicato e che un giorno affermò che se il mondo lo avesse creato lui, lo avrebbe fatto meno complicato! L’uomo può anche pensare che il mondo avrebbe potuto essere più semplice: gli dèi però conoscono meglio le cose, e perciò non permisero all’uomo di creare il mondo!

Si potrebbero caratterizzare queste relazioni anche con maggiore esattezza, per la scienza del conoscere. Supponiamo che qualcosa abbia necessità di un sostegno e che perciò venga eretta una colonna. Qualcuno potrebbe obiettare che lo si sarebbe potuto fare anche diversamente. Oppure, se per costruire occorre un triangolo, perché deve avere solo tre angoli? Un dio potrebbe anche fare un triangolo che non abbia tre angoli!

 

È altrettanto insensato che un triangolo non abbia tre angoli,

quanto che gli dèi abbiano creato la libertà senza creare anche la possibilità del male e della sofferenza.

Come il triangolo ha tre angoli, così, grazie alla rinuncia da parte di certe entità spirituali,

LA LIBERTÀ RICHIEDE LA POSSIBILITÀ CHE IL MALE ESISTA.

 

Tutto ciò riguarda la rinuncia degli dèi, che così crearono l’evoluzione dall’immortalità

dopo che, con la rinuncia al sacrificio, si erano serviti dell’immortalità per ricondurre il male al bene.

• Gli dèi non evitarono il male, perché solo esso può offrire all’umanità la possibilità della libertà.

Se avessero evitato il male, il mondo sarebbe oggi povero, e non multiforme.

 

PER AMORE DELLA LIBERTÀ

• gli dèi dovettero permettere che nel mondo entrasse il male,

• e di contro dovettero tenere per sé il potere di ricondurre il male al bene.

Quel potere può nascere solo come effetto di una rinuncia.

 

Le religioni esistono per presentare in immagini, in immaginazioni, i sommi misteri del mondo. Oggi siamo risaliti fino a fasi primordiali dell’evoluzione e abbiamo aggiunto ai concetti di sacrificio e di virtù donatrice quello di rinuncia, facendo un passo avanti nella conoscenza della verità, in contrapposto alla maya, all’illusione.

Le medesime immagini e i medesimi concetti sono presentati all’umanità anche dalle religioni. Nella religione biblica vi è qualcosa che fa comprendere il senso del sacrificio e della rinuncia al sacrificio. È il racconto di Abramo che deve offrire il proprio figlio a Dio, e della rinuncia di Dio al sacrificio del patriarca.

Se facciamo nostro il concetto della rinuncia, possiamo accogliere in noi le idee che abbiamo presentato.

 

Tempo fa avevo detto: supponiamo che il sacrificio di Abramo fosse stato accettato, e Isacco sacrificato. Poiché discende da lui tutto l’antico popolo ebraico, accettando il sacrificio Dio avrebbe tolto alla Terra tutto quel popolo.

Con la sua rinuncia, Dio concesse a tutta la discendenza di Abramo di evolversi in una corrente autonoma, sottraendola così al proprio intervento. Se avesse accolto il sacrificio, avrebbe accolto in sé anche tutta la corrente evolutiva dell’antico popolo ebraico: perché in tal caso Isacco, sacrificato, sarebbe stato presso Dio, il quale invece, avendo rinunciato a Isacco, cedette tutta la linea evolutiva alla Terra.

Così nell’immagine significativa del sacrificio del vecchio patriarca,

i concetti di rinuncia e di sacrificio ci diventano chiaramente comprensibili.

 

Possiamo trovare anche in un’altra scena della nostra storia la rinuncia di entità superiori, e anche qui ci è dato richiamarci a qualcosa a cui abbiamo già accennato l’ultima volta: l’affresco di Leonardo da Vinci, la sua Cena.

Quella scena ci presenta in certo modo il senso di tutta la nostra Terra, il CRISTO.

Volendo immergerci in tutto il significato del dipinto, rammentiamo le parole del Vangelo: «Credi tu che io non possa raccomandarmi al Padre mio, il quale mi manderebbe subito più di dodici legioni di Angeli?»

 

• Ciò che in quel momento il Cristo avrebbe potuto ben facilmente fare, viene rifiutato, rinunciato.

La massima rinuncia del Cristo Gesù ci si manifesta quando, grazie ad essa,

Egli permette al suo stesso avversario, a Giuda, di entrare nella sua cerchia.

 

Se nel Cristo Gesù vediamo tutto quanto ci è possibile, dobbiamo riconoscere in Lui un’immagine delle entità che abbiamo individuato a una certa tappa dell’evoluzione, e che avevano rinunciato ad accogliere il sacrificio, perché la loro natura è la rinuncia.

 

• Il Cristo rinuncia a ciò che sarebbe accaduto se non avesse permesso a Giuda di assumere il ruolo di suo avversario,

• come nell’evoluzione dell’antico Sole gli stessi dèi fecero nascere i loro avversari con la loro rinuncia.

• Vediamo dunque ripetersi sulla Terra quegli eventi in immagine:

il Cristo in mezzo ai dodici con Giuda il traditore, ovvero come si presentarono gli avversari delle potenze cosmiche.

Il Cristo stesso dovette contrapporsi al suo avversario

affinché nell’evoluzione potesse attuarsi ciò che per l’umanità è di infinito valore.

 

L’affresco di Leonardo ci fa una così profonda impressione perché ricorda un grandioso momento cosmico con le parole: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, quegli mi tradirà», perché vediamo in un’immagine terrena l’avversario degli dèi loro contrapposto.

Per questo ripeto spesso: se un abitante di Marte potesse scendere sulla Terra, troverebbe tutte le cose terrestri più o meno interessanti e comprensibili, ma osservando l’affresco di Leonardo, apprenderebbe qualcosa che si ebbe nel cosmo, qualcosa cioè di connesso sia con Marte, sia con la Terra, sia con tutto il sistema solare: apprenderebbe qual è il significato della Terra per il cosmo.

 

Ciò che ci si presenta agli occhi nella Cena di Leonardo, ha un senso per tutto il cosmo:

la CONTRAPPOSIZIONE di determinate potenze alle immortali potenze divine.

 

• Quando in mezzo ai suoi apostoli ci appare il Cristo, che sulla Terra è il vincitore della morte, il Cristo che sulla Terra supera la morte e ci mostra il trionfo dell’immortalità, veniamo rimandati al significativo momento universale in cui gli dèi si separarono dallo stato temporale dell’esistenza, riportando vittoria sull’esistenza temporale, e conseguirono lo stato dell’immortalità. Guardando la Cena di Leonardo da Vinci, il nostro cuore può sentire tutte queste cose.

 

Non si deve obiettare che chi guarda la Cena con anima semplice, non sa tutto ciò di cui oggi abbiamo parlato.

Non occorre che lo sappia, perché alla misteriosa profondità dell’anima umana

non occorre comprendere con l’intelletto ciò che solo sente.

Conosce forse il fiore le leggi della sua crescita? No, eppure cresce ugualmente.

 

• Come non occorre al fiore conoscere le proprie leggi, • così all’anima umana non occorre l’intelletto

per sentire quale smisurata grandezza vi sia quando le si palesano Dio e il suo avversario,

quando le sta davanti IL PIÙ SUBLIME EVENTO, l’ANTITESI fra imperituro e perituro.

• NON OCCORRE COMPRENDERE: una magica forza si effonde nell’anima

• quando ci troviamo di fronte a un’opera che rispecchia tutto il significato del mondo.

 

Anche l’artista che la crea non occorre che sia un occultista; tuttavia nell’anima di Leonardo erano attive le forze atte ad esprimere quel sommo evento, quell’evento tanto significativo.

Le grandi opere d’arte agiscono con tanta potenza perché sono profondissimamente congiunte con tutto il senso dell’ordinamento del mondo.

• In passato gli artisti, senza esserne a pieno coscienti, senza saperlo, erano congiunti con quel senso. L’arte però si estinguerebbe, non potrebbe proseguire, se in futuro la scienza dello spirito, che è a conoscenza di tutte queste cose, non le offrisse un nuovo sostegno.

 

L’arte subconscia ha un suo passato, ed è giunta al suo termine.

L’arte che si ispira alla scienza dello spirito è al suo inizio, al principio del suo sviluppo. È l’arte dell’avvenire.

 

Come è vero che in passato all’artista non occorreva conoscere ciò che è a fondamento delle opere d’arte, così è vero che in futuro l’artista dovrà conoscerlo, però con le forze che rappresentino di nuovo una specie di infinito, che colgano di nuovo un elemento dell’anima pregno di contenuto.

 

Non possiede infatti la scienza dello spirito chi ne fa una scienza intellettualistica,

chi la esprime in schemi e paradigmi,

ma la possiede chi è in grado di sentire, per ogni idea che essa sviluppa,sacrificio, virtù donatrice, rinuncia,

ovvero ciò che trascende parole e idee, e che tutt’al più può esprimersi con immagini dai molti significati.

 

• Si possono usare gli schemi quando si crede che l’evoluzione del mondo si svolga in concetti astratti.

• Non vanno però bene per presentare concetti vivi e reali

come quelli di sacrificio, di virtù donatrice e di rinuncia.

• Questi tre logoi si possono ancora presentare con schemi,

se i logoi vengono pensati come poco più che cinque lettere dell’alfabeto.

 

• Se invece si vogliono presentare realmente i concetti di sacrificio, di virtù donatrice, di rinuncia,

si deve farlo servendosi di immagini spirituali come le abbiamo descritte l’ultima volta:

i Troni sacrificanti, che innalzano ai Cherubini la loro offerta,

il fumo del sacrificio che si effonde, gli Arcangeli che riverberano la luce.

 

Quando la prossima volta passeremo all’evoluzione dell’antica Luna, vedremo il quadro arricchirsi sempre più, vedremo che dovrà aggiungersi in concreto qualcosa di simile a una fluidificazione delle masse di nuvole accumulate, a una condensazione in pioggia delle nuvole lunari e balenare delle folgori ad opera dei Serafini. Dovremo passare a immagini più ricche delle quali dovremo dire: il futuro umanità troverà la possibilità di creare anche il materiale artistico, i mezzi artistici per esprimere nel mondo ciò che altrimenti si può leggere solo nella cronaca dell’akasha.