03 – Come si conseguono conoscenze dei mondi superiori? – Calma interiore

O.O. 10 – L’Iniziazione – (Come si conseguono conoscenze dei mondi superiori?)


 

Calma interiore

 

Il discepolo dell’occultismo viene avviato fin dall’inizio del suo cammino sulla via della venerazione e dello sviluppo della vita interiore. La scienza dello spirito fornisce anche norme pratiche, per mezzo delle quali si può seguire quella via e sviluppare la vita interiore. Queste regole pratiche non sono dettate arbitrariamente. Esse provengono da esperienze remotissime e da un antichissimo sapere. Dovunque si tratti di indicare le vie alla conoscenza superiore, esse vengono date allo stesso modo. Tutti i veri maestri della vita spirituale sono d’accordo sul contenuto di queste regole, anche se non le presentano sempre con le medesime parole. Tale differenza marginale, in realtà soltanto apparente, deriva da circostanze che qui non occorre considerare.

 

Nessun maestro della vita spirituale vuole esercitare per mezzo di tali regole un ascendente su altri uomini. Non vuole ledere l’indipendenza di alcuno, perché nessuno apprezza e custodisce l’indipendenza umana meglio di un occultista. Nelle prime pagine di questo libro è stato detto che la catena che avvince tutti gli iniziati è spirituale, e che due leggi naturali formano le grappe che tengono uniti gli anelli di questa catena. Non appena però l’iniziato esce dal suo recinto spirituale e si presenta al mondo, egli deve tener conto di una terza legge. Essa dice: sorveglia ogni tua azione, ogni tua parola, in modo che per opera tua non si rechi offesa alla libera volontà di alcuno.

Chi ha compreso che un vero maestro dell’occultismo ha l’anima completamente compenetrata da questo atteggiamento, sa anche di non rinunziare affatto alla propria indipendenza quando segue le regole pratiche che gli vengono consigliate.

 

Una delle prime di tali regole può essere espressa all’incirca con le seguenti parole del nostro linguaggio: « Procurati momenti di calma interiore e in questi momenti impara a distinguere l’essenziale dal non essenziale ». È stato detto qui che questa regola pratica suona così in « parole del nostro linguaggio », perché originariamente tutte le regole e gli insegnamenti della scienza dello spirito venivano comunicati in un linguaggio di segni simbolici. E chi vuole imparare a conoscerne l’intera portata e tutto il significato deve prima acquistare la comprensione di tale linguaggio simbolico. Questa comprensione è subordinata al fatto che egli già abbia iniziato ì primi passi nella scienza dello spirito. Egli può però percorrere questi passi, se segue scrupolosamente le regole che qui vengono date. La via è aperta a chiunque abbia ferma volontà.

Semplice è la regola suddetta, riguardo ai momenti di calma interiore. E semplice anche la sua osservanza. Ma essa conduce alla mèta soltanto se viene intrapresa con serietà e severità pari alla sua semplicità. Verrà perciò detto senza preamboli il modo in cui questa regola debba essere seguita.

 

Il discepolo della scuola occulta deve, nella sua vita quotidiana, isolarsi ogni giorno per breve tempo, per occuparsi di cose del tutto diverse da quelle che formano la sua giornaliera occupazione. E anche il modo in cui se ne occupa deve essere completamente differente da quello che adopera nelle occupazioni che riempiono la sua giornata. Questo non va inteso nel senso che ciò che egli compie in quei momenti di isolamento non abbia a che fare col contenuto del suo lavoro quotidiano. Al contrario: l’uomo che cerca nel giusto modo tali momenti di calma, osserva ben presto che da essi appunto riceve appieno la forza per il suo compito giornaliero. Né si deve credere che l’osservanza di questa regola possa veramente sottrarre ad alcuno il tempo per attendere ai propri doveri. Se una persona non disponesse realmente di altro tempo, cinque minuti al giorno sarebbero sufficienti. Tutto dipende dal modo in cui quei cinque minuti vengono impiegati.

 

Durante tale periodo, l’uomo deve completamente staccarsi dalla sua vita giornaliera. I suoi pensieri e i suoi sentimenti devono acquistare un colorito diverso dal consueto. Egli deve passare con l’anima in rassegna le sue gioie, i suoi dolori, le sue pene, le sue esperienze, le sue azioni. E di fronte ad essi deve atteggiarsi in modo da considerare tutto ciò che di solito sperimenta da un punto di vista superiore. Basta riflettere come nella vita ordinaria si considerino le esperienze e le azioni degli altri in modo del tutto diverso da quello in cui si considerano le proprie. Né potrebbe essere altrimenti, perché in ciò che noi stessi sperimentiamo e operiamo, ci troviamo intessuti, mentre l’esperienza e l’azione degli altri viene da noi soltanto considerata. Durante quei momenti di isolamento occorre perciò sforzarci di considerare e giudicare le proprie esperienze e azioni come se non fossero state da noi stessi sperimentate o fatte, ma da altri.

Immaginiamoci, per esempio, che qualcuno sia stato colpito da grave sventura. Quanto diversamente non si contiene egli di fronte a quella disgrazia di quello che non farebbe, se essa avesse invece colpito un’altra persona? Nessuno lo considera ingiustificato. È inerente alla natura umana. E come in questi casi straordinari, così è nelle vicende quotidiane della vita. Il discepolo della scienza occulta deve acquistare la forza di porsi, in determinati momenti, di fronte a se stesso come un estraneo. Egli deve osservare se stesso con la calma interiore di un critico. Se vi riesce, le sue esperienze gli si palesano sotto una nuova luce. Fino a che si è intessuti in esse, e si fa parte di esse, ci si trova legati tanto al non essenziale quanto all’essenziale.

Ma quando si consegue la calma interiore propria di una visione generale, l’essenziale si scinde dal non essenziale. Dolore e gioia, ogni pensiero, ogni proposito ci si palesano diversamente quando ci si pone in tal modo di fronte a se stessi. E come se per una giornata intera si fosse rimasti fermi in ima località, e se ne fossero guardate le parti piccole altrettanto da vicino come le grandi; e poi la sera, saliti sopra una vicina altura, si desse uno sguardo d’assieme sull’intera località. Il rapporto fra le parti appare allora ben diverso da quando ci si era dentro. Con gli avvenimenti del nostro destino attualmente vissuti non si arriva a questa esperienza, né occorre arrivarvi; ma con quelle più lontane occorre che il discepolo della vita spirituale si sforzi di riuscirvi. Il valore di tale tranquilla autosservazione interiore non dipende tanto da ciò che con essa si vede, quanto piuttosto dal trovare in sé la forza che sviluppa tale calma interiore.

 

A lato del suo « uomo di tutti i giorni » — volendolo denominare così — ogni uomo porta infatti nella sua interiorità anche un uomo superiore. Questo uomo superiore rimane nascosto finché non venga destato; e ogni uomo non lo può risvegliare in sé che da se stesso. Finché però tale uomo superiore non è stato destato, rimangono nascoste anche le capacità superiori, che sono latenti in ogni uomo, e che conducono alle conoscenze superiori.

Finché il discepolo non sente il frutto della calma interiore, egli deve continuare a seguire seriamente e severamente la regola sopra prescritta. Per chiunque perseveri, arriverà il giorno in cui spiritualmente gli si farà la luce attorno; in cui a un occhio, che egli finora non conosceva in sé, si dischiuderà un mondo completamente nuovo.

 

Non occorre che si verifichi alcun cambiamento nella vita esteriore del discepolo per il fatto che egli comincia a seguire questa regola. Egli attende ai suoi doveri come per il passato; all’inizio continua a sopportare i medesimi dolori ed a sperimentare le medesime gioie. In nessun modo potrà venir così allontanato dalla « vita ». Anzi, egli potrà dedicarvisi tanto più pienamente nel resto del giorno, in quanto nei suoi momenti d’isolamento gode di una « vita superiore ». Gradatamente questa « vita superiore » esercita la sua influenza su quella ordinaria; la calma dei momenti di isolamento eserciterà la sua azione anche sulla vita quotidiana. Tutto l’uomo diventerà più calmo, acquisterà sicurezza, in tutte le sue azioni, non si lascerà più turbare da ogni possibile incidente.

Il discepolo dell’occultismo, così avviato, diventerà gradatamente sempre più capace, per dir così, di guidare se stesso, e meno soggetto a lasciarsi guidare dalle circostanze e dalle influenze esteriori. Valuterà ben presto quanta sorgente di forza siano per lui quei brevi periodi di isolamento. Comincerà a non irritarsi più per inezie che prima lo irritavano; molte cose che prima paventava non susciteranno più in lui nessun timore. Egli acquista una concezione completamente nuova della vita.

Prima egli si accingeva forse timidamente a questa o a quell’impresa e si diceva: « Mi manca la forza per compiere questo lavoro nel modo che vorrei ». Ora invece questa idea non gli si presenta più, anzi gliene viene una del tutto diversa. Egli si dice ora: « Raccoglierò tutta la mia forza per eseguire questo lavoro quanto meglio mi sarà possibile »; e soffoca il pensiero che potrebbe renderlo sgomento, perché sa che il timore potrebbe nuocere al suo lavoro, e ad ogni modo non potrebbe contribuire per niente a migliorarne la riuscita. In tal modo un pensiero dopo l’altro si fa strada nella concezione che il discepolo dell’occultismo ha della vita, ed essi tutti sono fecondi e proficui per l’intera sua vita. Essi sostituiscono quelli che l’ostacolavano e lo indebolivano. Egli comincia a guidare la barca della sua vita, con un corso sicuro e fermo, tra i flutti della vita, mentre prima essa veniva sbattuta qua e là dalle onde.

 

Tale calma e sicurezza reagiscono anche sull’intero essere umano. A mezzo di esse cresce l’uomo interiore; e con lui crescono quelle interiori facoltà che conducono alle cognizioni superiori, perché, grazie al progresso conseguito in tale direzione, il discepolo dell’occultismo arriva gradatamente a determinare egli stesso come le impressioni del mondo esteriore debbono agire sii di lui. Egli ode per esempio una parola detta con l’intenzione di offenderlo o d’irritarlo.

Prima del suo discepolato nell’occultismo egli ne sarebbe rimasto veramente offeso o irritato. Poiché ora persegue il sentiero del discepolato occulto, egli è capace di estrarre da quella parola il pungiglione offensivo e irritante, prima che possa penetrare nella sua interiorità. Oppure un altro esempio. L’attesa rende l’uomo facilmente impaziente; ma se egli si è avviato sul sentiero dell’occultismo, si sentirà talmente compenetrato, durante i suoi momenti di calma, dal senso della inutilità dell’impazienza, che questo senso lo invaderà ogni qualvolta egli sperimenti impazienza. Svanisce l’impazienza che voleva manifestarsi, e il tempo, che altrimenti sarebbe andato perduto per le fisime dell’impazienza, durante l’attesa verrà forse impiegato per qualche osservazione utile.

 

Occorre ora rendersi conto della portata di tutto ciò. Occorre riflettere che « l’uomo superiore » si trova in continua evoluzione nell’uomo, che la possibilità di una evoluzione regolare gli viene fornita soltanto dalla sopra descritta calma e sicurezza. Le onde della vita esteriore premono sull’uomo interiore da tutte le parti, se invece di dominare la vita, egli si lascia dominare da essa. Un uomo siffatto può essere paragonato a una pianta costretta a svilupparsi nella fessura di uria roccia: essa languisce, finché non le si procuri spazio. All’uomo interiore nessuna forza esteriore può procurare spazio. Glielo può dare soltanto la calma interiore che egli procura alla sua anima. Le condizioni esteriori possono modificare soltanto la situazione esteriore della sua vita, ma non potranno mai destare « l’uomo spirituale » in lui. Il discepolo dell’occultismo deve generare in se stesso un uomo nuovo, superiore.

 

Questo « uomo superiore » diventa allora il « sovrano interiore » che guida con mano sicura le condizioni dell’uomo esteriore. Finché l’uomo esteriore conserva il predominio e la direzione, quello « interiore » è suo schiavo e non può perciò sviluppare le proprie forze. Se il destarsi della mia collera dipende da altri che da me, io non sono padrone di me stesso, oppure — per dir meglio — non ho ancora trovato il sovrano in me. Devo sviluppare in me la capacità di non permettere alle impressioni del mondo esteriore di avvicinarsi a me, se non nel modo che io stesso ho determinato; allora soltanto potrò diventare discepolo dell’occultismo. E solo per quel tanto che il discepolo cercherà seriamente quella forza, egli potrà giungere alla mèta.

Poco importa, quanto progresso egli faccia in un determinato tempo; importa soltanto che egli cerchi seriamente. Molte persone già da anni seguono con lena quella via, senza osservare in se stesse nessun notevole progresso; molte di esse però, che non hanno disperato ma sono rimaste costanti, hanno poi conseguito d’un tratto il « trionfo interiore ».

Certo, in molte situazioni della vita occorre una gran forza per procurarsi dei momenti di calma interiore. Ma quanto maggiore è la forza necessaria, tanto più è importante ciò che si consegue. Nel sentiero dell’occultismo tutto dipende dall’energia, dalla verità interiore e dalla completa sincerità, con le quali il discepolo è capace di contemplare se stesso e tutte le proprie azioni, come se si trovasse di fronte a una persona completamente estranea.

 

Con la nascita del suo proprio uomo superiore, si è però caratterizzata soltanto una parte dell’attività interiore del discepolo dell’occultismo; occorre aggiungervi dell’altro. Quando cioè l’uomo è di fronte a se stesso come ad un estraneo, egli osserva tuttavia soltanto se stesso; egli vede le esperienze e le azioni con cui si è trovato connesso per le condizioni particolari della sua vita. Occorre che le superi. Deve elevarsi ad un punto di vista puramente umano che non abbia più nulla a che fare con la sua situazione particolare.

Egli deve passare a considerare le cose che lo concernerebbero in generale quale essere umano, anche se vivesse in condizioni completamente diverse, in tutt’altra situazione. In questo modo viene suscitato in lui qualcosa che trascende l’elemento personal. Egli dirige così lo sguardo verso mondi superiori a quelli coi quali viene in contatto nella vita quotidiana, e comincia allora a sentire, a sperimentare, che appartiene a tali mondi superiori. Si tratta di mondi dei quali i suoi sensi, le sue occupazioni quotidiane, non gli possono dir niente.

Allora soltanto l’uomo comincia a trasferire il centro del suo essere nella propria interiorità. Egli ascolta le voci interiori che gli parlano nei momenti della calma; Coltiva nella propria interiorità una corrispondenza con il mondo spirituale. Egli è sottratto alla vita quotidiana. Il rumore di essa è per lui attutito. Attorno a lui vi è silenzio. Egli respinge tutto ciò che gli ricorda tali impressioni esteriori. La sua anima si riempie tutta di calma contemplazione interiore, di dialogo con il puro mondo spirituale. Tale serena contemplazione deve diventare per il discepolo dell’occultismo una necessità naturale della vita.

Inizialmente è del tutto immerso in un mondo di pensieri; deve sviluppare un sentimento vivo per questa serena attività del pensiero. Deve imparare ad amare ciò che gli affluisce dallo spirito. Ben presto egli smette di sentire questo mondo del pensiero come meno reale delle cose giornaliere che lo circondano. Comincia a trattare i suoi pensieri come le cose nello spazio. Si avvicina allora per lui anche il momento in cui comincia a sentire come ciò che gli si rivela nella calma dell’intimo lavoro del pensiero sia più elevato, più reale, delle cose che esistono nello spazio.

Egli sperimenta che nel mondo del pensiero si esprime la vita; si accorge che nei pensieri non vivono semplici ombre, ma che attraverso di essi gli parlano entità nascoste. Delle voci cominciano a parlargli dal silenzio. Prima i suoni gli pervenivano soltanto a mezzo dell’orecchio, ora gli risuonano attraverso l’anima. Un linguaggio interiore, una parola interiore gli si è rivelata. La prima volta che il discepolo sperimenta questo momento, si sente invaso da beatitudine infinita. Una luce interiore si riversa sull’intero suo mondo esteriore. Si inizia per lui una seconda vita. La corrente di un mondo divino, apportatore di divina beatitudine, scorre attraverso di lui.

 

Una tale vita dell’anima in pensieri, che sempre più si allarga fino a diventar vita che si svolge nell’essenza spirituale, dalla gnosi e dalla scienza dello spirito è chiamata meditazione (riflessione contemplativa). La meditazione è il mezzo per arrivare alla conoscenza soprasensibile. Ma in tali momenti il discepolo non deve abbandonarsi ai sentimenti. Non deve avere nell’anima sentimenti indefiniti; ciò non potrebbe che impedirgli di arrivare alla vera conoscenza spirituale. I suoi pensieri devono formarsi con chiarezza e precisione.

A tal fine gli servirà di aiuto il non abbandonarsi ciecamente ai pensieri che sorgono in lui. Egli deve piuttosto compenetrarsi di pensieri elevati che gli uomini progrediti, già penetrati nello spirito, pensarono in simili momenti. Come punto di partenza deve prendere gli scritti che sono essi stessi derivati dalle rivelazioni provenienti dalla meditazione.

Il discepolo dell’occultismo troverà oggi tali scritti nella letteratura mistica, gnostica e in quella scientifico-spirituale; da essi potrà attingere la sostanza per la sua meditazione. Gli stessi cultori dello spirito hanno riposto in tali scritti i pensieri della scienza divina: lo spirito li ha fatti rivelare al mondo per mezzo dei suoi messi.

 

Per mezzo della meditazione si verifica nel discepolo una completa trasformazione. Egli comincia a formarsi rappresentazioni completamente nuove, sulla realtà. Tutte le cose acquistano per lui un valore diverso. Conviene sempre ripetere che tale trasformazione non lo rende estraneo al mondo. Egli non viene affatto allontanato dalla cerchia giornaliera dei suoi doveri perché impara a vedere che la più piccola azione da lui compiuta, la più piccola esperienza che gli si presenta, è connessa con le grandi entità cosmiche e con i grandi eventi cosmici.

Se, mediante i suoi momenti di contemplazione, questo nesso diventa per lui evidente, egli si dedica con nuova e maggior forza alla cerchia giornaliera della sua attività. Ora sa infatti: ciò che egli opera e soffre viene da lui operato e sofferto per amore di un grande nesso spirituale cosmico. Dalla meditazione scaturisce non indolenza, ma forza per la vita.

 

Il discepolo dell’occultismo attraversa la vita con passo sicuro. Qualsiasi prova essa gli apporti, egli procede eretto. Prima egli non sapeva perché lavorava, perché soffriva, ora lo sa. È evidente che tale attività meditativa conduce meglio allo scopo, se viene esercitata sotto la direzione di uomini sperimentati; uomini che sappiano di scienza propria come convenga meglio procedere. Si ascolti dunque il consiglio e la direzione di tali uomini. Non per questo si perde la propria libertà. Mentre non si potrebbe procedere che in modo incerto e a tastoni, per mezzo di tale direzione il nostro lavoro procede sicuro verso la mèta.

Chi è in cerca degli uomini dotati di conoscenza ed esperienza in tale direzione, non busserà mai invano. Sia conscio soltanto che egli cerca il consiglio di un amico e non la supremazia di un dominatore. Si troverà sempre che gli uomini, i quali veramente sanno, sono i più modesti, e che ben lungi da loro è il desiderio di quello che gli uomini chiamano potere.

 

Chi si eleva per mezzo della meditazione a ciò che congiunge l’uomo allo spirito, comincia a dar vita in sé all’elemento eterno che non è limitato da nascita e morte. Possono dubitare di tale elemento eterno soltanto coloro che non lo hanno essi stessi sperimentato.

La meditazione è dunque la via che conduce l’uomo anche alla conoscenza, alla visione del nocciolo eterno indistruttibile del proprio essere. E soltanto per mezzo di essa l’uomo può arrivare a tale visione. La gnosi, la scienza dello spirito, parlano dell’eternità di questo nocciolo dell’essere, della sua reincarnazione. Spesso si chiede perché l’uomo non sa niente delle esperienze che si svolgono al di là di nascita e di morte.

La domanda non va posta in quel modo, ma piuttosto in quest’altro: come si consegue tale conoscenza? La giusta meditazione ne apre la via. Per suo mezzo risorge il ricordo di esperienze che giacciono al di là di nascita e morte.

Ognuno può acquistare questo sapere; ognuno di noi possiede la capacità di conoscere e di vedere da sé ciò che viene insegnato dal vero misticismo, dalla scienza dello spirito, dall’antroposofia e dalla gnosi. Deve soltanto scegliere i mezzi adatti. Soltanto un essere munito di orecchi e di occhi può percepire suoni e colori; e anche l’occhio non può percepire se manca la luce che rende le cose visibili. La scienza occulta dà i mezzi per sviluppare gli orecchi e gli occhi spirituali, e per accendere la luce spirituale.

 

L’insegnamento della disciplina spirituale può dirsi costituito da tre gradini:

1) la preparazione, che sviluppa i sensi spirituali;

2) l’illuminazione, che accende la luce spirituale;

3) l’iniziazione, che mette in relazione con le entità superiori dello spirito.