Gli anni di apprendistato – Terza epoca (14-21/corpo astrale)

Rudolf Steiner e la Fondazione dei Nuovi Misteri


 

Ora comincia la terza epoca della vita di Rudolf Steiner, quella nella quale il giovinetto, secondo la descrizione nell’«Educazione del bambino», inizia la formazione definitiva e l’autonomia della propria vita di pensiero.

La tendenza a perfezionare le forze di pensiero è uno dei tratti decisivi di questa fase, perchè in quest’epoca dominano le forze di Venere e si sviluppa il corpo astrale, che è il portatore delle forze di pensiero nell’uomo.

Per Rudolf Steiner questa epoca della sua vita inizia con il fatto che egli si interessa con particolare intensità di Kant, la cui opera principale, «La critica della ragion pura» gli capita in mano a 14 anni.

 

Con Kant sorgono in lui delle questioni fondamentali relative all’essenza del pensiero,

al suo ruolo nell’evoluzione dell’uomo, alle sue possibilità,

ma anche ai problemi del superamento di quei confini della conoscenza,

ai quali la filosofia di Kant si arrestava, e con essa tutta la cultura europea occidentale:

«Durante le vacanze continuai assiduamente la lettura di Kant, rilessi più di venti volte di seguito molte pagine, perchè volevo giungere a un giudizio sulla posizione del pensiero umano di fronte all’attività creatrice della natura.»24

 

In queste parole si allude già a quei pensieri che più tardi condurranno Rudolf Steiner alla sua “Filosofia della libertà”, alla esperienza della realtà del mondo che risulta dalla congiunzione dell’idea con la percezione.

«Dall’altro lato mi occupava continuamente la portata della capacità umana di pensiero. Sentivo che il pensiero poteva venir educato ad essere una forza che accolga realmente in sè le cose e i procedimenti del mondo

Con ciò viene ad espressione che in questo tempo egli comincia a lottare per creare un nuovo modo di pensare, che egli deve conquistare per tutta l’umanità.

 

Da allora in poi i problemi di pensiero in tutti i loro aspetti assumono una posizione centrale nell’insieme della sua ricerca spirituale: come si può trasformare e rinvigorire il pensiero, così che diventi un mezzo appropriato per penetrare nei mondi soprasensibili e nello stesso tempo un punto d’appoggio che conferisca alla conoscenza soprasensibile la stessa autenticità, come quella inerente alla verità matematica?

Tuttavia una tale lotta per l’essenza del pensiero lo conduceva innegabilmente ad una maniera di osservazione per la quale il pensiero stesso comincia già ad alludere alla sua fonte superiore, alla questione dell’io umano, che per prima può gettar luce sui suoi misteri e sulle sue possibilità.

 

• Si preparò così un importante punto di svolta nello sviluppo di Rudolf Steiner,

il trapasso dai problemi di pensiero a quelli dell’io, da Kant a Fichte.

 

Proprio a 14 anni Rudolf Steiner inizia inoltre la sua «più che quindicennale attività di educatore ed insegnante privato.»Ciò gli dette la possibilità di venire a contatto con i processi di sviluppo delle forze dell’anima dell’uomo, collegate particolarmente con il corpo astrale:

«…fui obbligato ad occuparmi in un’età precoce di psicologia pratica. Imparai a conoscere, presso i miei allievi, le difficoltà dello sviluppo animico.»

 

Così Rudolf Steiner si avvicinò all’anno 1879, all’inizio della nuova epoca di Michele, dalla quale doveva venire all’umanità una nuova corrente di rivelazioni soprasensibili dalle altezze della sfera del sole, per dare ad essa l’impulso di rinnovamento spirituale.

 

Dopoché Michele, il potente Arcangelo del Sole vinse, nel mondo spirituale, le potenze avversarie,

l’umanità deve a poco a poco compiere la stessa impresa, seguendo l’esempio della vittoria di Michele sul drago,

per ottenere la quale oggi l’umanità deve soprattutto scacciare dal pensiero l’effetto delle potenze avverse,

scacciarlo dall’intelletto, tanto sprofondato nel materialismo,

e raggiungere, attraverso la spiritualizzazione del pensiero, la ricongiunzione con la sfera di Michele,

affinchè, sulla base di questo ricongiungimento con lo spirito, si stabilisca una cultura veramente spirituale.

 

Non ci si può allora stupire che quell’anno, così importante per tutta l’evoluzione dell’umanità sulla Terra, sia stato di grande significato per lo sviluppo interiore di Rudolf Steiner. Proprio nell’anno 1879 i genitori si trasferiscono a Inzersdorf vicino a Vienna.

Nell’estate di quell’anno, all’inizio del suo studio a Vienna, egli impara a conoscere l’opera di Fichte e gli si presenta, come problema fondamentale della vita spirituale occidentale, l’interrogativo: che cosa è l’io?

É il problema basilare della vita spirituale dell’Occidente.

 

La ricerca di una risposta ad esso fu la linea direttrice della sua azione successiva.

La missione di Rudolf Steiner

può essere vista nella fondazione della scienza dello spirito

come scienza dell’io superiore dell’uomo, e nell’indicazione della via verso di esso.

 

Il più importante raggiungimento, nella via di realizzazione della scienza dello spirito,

fu in quel tempo la nuova concezione dell’essenza dell’«io»:

«I miei sforzi per afferrare i concetti delle scienze naturali mi avevano portato alla fine

a vedere nell’attività dell’«io» umano l’unico punto di partenza per una vera conoscenza

 

Ma una tale concezione del significato centrale dell’io nel processo di conoscenza, pose Rudolf Steiner di fronte a un nuovo compito, quello di ritrovare la via dall’’io al mondo, alla natura, ciò che egli formulò in quell’epoca nel modo seguente:

«Fino allora mi ero tormentato per trovare dei concetti per i fenomeni della natura, partendo dai quali fosse possibile trovarne uno per l’”io”; adesso, al contrario, volevo, partendo dall’io, penetrare nel divenire della natura. Spirito e natura stavano allora davanti alla mia anima in tutta la pienezza del loro contrasto. Per me esisteva un mondo di esseri spirituali; il fatto che l’io, che è spirito, vive in un mondo di spiriti, era per me percezione immediata. La natura però non voleva trovar posto nel mondo spirituale ch’era per me viva esperienza.»

 

Con queste parole Rudolf Steiner accenna chiaramente ad un altro lato importante della sua futura missione terrena, quella di riunire natura e spirito mediante l’impulso dell’io e con ciò costruire la via per la spiritualizzazione della cultura dell’umanità. Questa mèta richiede sforzi quasi sovrumani e sarà raggiunta solo al suo quarantesimo anno, quando sarà, nel contempo, venuto il momento di presentarsi al mondo come Maestro.

Non è per caso che Rudolf Steiner afferri per la prima volta questi due compiti fondamentali della sua futura missione proprio nell’anno 1879, quando inizia la nuova epoca di Michele, perchè gli avvenimenti spirituali che si svolgono in quel momento dietro ai fenomeni terrestri sono tanto significativi, che si devono rispecchiare nella sfera terrena, nel mondo degli uomini.

 

Come sappiamo da Rudolf Steiner, anche per l’Arcangelo Michele il fatto di prendere di nuovo su di sè la guida dell’umanità è un evento profondamente significativo, è una svolta nel suo proprio divenire, che lo collega d’ora in poi, in modo particolare, con l’evoluzione della Terra.

Rudolf Steiner descrive questo processo spirituale nella conferenza del 17 febbraio 1918 a Monaco, con le seguenti parole:

«Prima che fosse giunta la metà del XIX secolo, all’inizio degli anni quaranta, l’Arcangelo Michele si dispose a passare da semplice arcangelo a spirito del tempo e a conseguire una evoluzione tale da poter intervenire nella vita dell’uomo, non solo dal punto di vista sopraterreno, ma direttamente dal punto di vista terreno.»25

 

• Sappiamo dalle molteplici descrizioni fatte da Rudolf Steiner

che gli angeli, avendo sviluppato il sè spirituale,

stanno in particolare connessione con il corpo astrale umano,

gli arcangeli con il corpo eterico e le arcai, o spiriti del tempo, con il corpo fisico,

poiché sono già saliti allo sviluppo dell’uomo spirituale.

Perciò Michele deve elevarsi al rango di spirito del tempo

per operare nell’uomo intero, fin nel suo corpo fisico,

ovvero, come dice Rudolf Steiner, per potersi recare giù nella sfera terrena.

 

Ma dell’altro è collegato con questa discesa di Michele nella sfera terrena: Rudolf Steiner descrive (nella conferenza del 2 giugno 1907) la natura degli esseri della gerarchia delle arcai, consistente di sette membra, la cui inferiore corrisponde al quarto membro costitutivo dell’uomo, al principio dell’io.26

 

Ciò si collega con il fatto che

• le arcai, che si possono chiamare anche spiriti della personalità

secondo la terminologia scientifico-spirituale,

sono i primi io del nostro cosmo

che già nell’antico Saturno hanno percorso il loro «grado umano»,

e hanno posto in quell’epoca la disposizione allo sviluppo dell’io, durante l’epoca della Terra,

nel germe del corpo fisico umano, allora formato dalla gerarchia dei Troni.

 

Se ora ci rendiamo consapevoli che Michele si reca nella sfera terrena nella sua qualità di spirito del tempo, vale a dire come un essere il cui membro costitutivo inferiore è l’io, cioè proprio là dove, dall’antica epoca lemurica, è presente l’io di ogni singolo uomo,27 possiamo dire allora che

 

• questa discesa, che si compie nell’anno 1879,

conferisce a Michele la possibilità, in quanto spirito del tempo,

di raggiungere l’io dell’uomo partendo dal suo proprio ambito.

 

Dall’anno 1879

Michele, dalla sfera direttamente confinante con la Terra,

ispira tutti i problemi che sorgono nell’uomo sul mistero dell’io:

possiamo dire perciò che le esperienze su descritte di Rudolf Steiner nell’anno 1879,

connesse al problema dell’io, indissolubilmente collegate alla sua ulteriore missione terrena,

sono il risultato diretto dell’ispirazione che egli stesso riceve in quel tempo da Michele.

 

Ma quell’anno, così importante per l’umanità, che cade circa alla metà del terzo periodo settennale della vita di Rudolf Steiner, settennio nel quale l’uomo sviluppa prima di tutto le forze del corpo astrale e ne diviene cosciente, quest’anno porta a lui non solo un’esperienza centrale del problema dell’io, bensì anche delle esperienze occulte straordinariamente significative. Egli ne parla in forma più che altro esteriore nel modo seguente:

«Allora (nell’estate del 1879) concentrai sempre più coscientemente la mia attività

nel riversare in pensieri la visione immediata che avevo del mondo spirituale

 

Si può già sentire in queste parole il carattere particolare della nuova chiaroveggenza dell’epoca di Michele.

Rudolf Steiner parlerà dell’oggetto della sua contemplazione spirituale di quel tempo, nelle annotazioni di Barr:

 

«In quell’epoca (quella della conoscenza di Fichte nell’anno 1879) mi si fece completa chiarezza

– e ciò appartiene già agli influssi occulti esteriori – sulla rappresentazione del tempo.

Questa conoscenza non aveva alcun rapporto con i miei studi e fu diretta completamente dalla vita occulta.

Era la conoscenza che c’è una evoluzione retrospettiva interferente con quella progressiva,

quella astrale-occulta. Questa conoscenza condiziona la contemplazione spirituale.»29

 

Dopoché egli ebbe compiuto un passo tanto decisivo sul suo cammino spirituale,

si sviluppò pienamente in lui la facoltà di seguire i defunti oltre la morte:

«Io scorgevo… il mondo spirituale come una realtà. Mi si rivelava in piena visibilità l’individualità spirituale

per ogni uomo… Seguivo gli uomini defunti, inoltrandomi nel loro cammino entro il mondo spirituale.»30

 

Dopoché ebbe stabilito con le proprie forze il compito della sua vita ed ebbe raggiunto, nell’evoluzione cosciente di queste forze, la maturità necessaria alla loro realizzazione, il discepolo era pronto all’incontro con il messaggero del Maestro, poiché come egli scrive:

«Non incontrai subito il M. (Maestro), bensì solo un suo inviato.»31

Dobbiamo infatti riconoscere l’incontro del diciottenne Rudolf Steiner con il raccoglitore di erbe Felix Koguzki (1839-1909), come un evento specialmente importante dell’anno 1879, perchè fu per lui il primo uomo con il quale potè parlare apertamente delle sue esperienze interiori. Fu per lui un aiuto significativo, poiché la solitudine spirituale, che aveva avuto inizio fin dalla sua prima infanzia, si era in misura particolare accresciuta nella terza epoca della sua vita:

«Quanto alla mia visione del mondo spirituale, avvenne in generale che nessuno voleva sentirmene parlare.»32

▸ Con quell’uomo semplice e di estrazione popolare «si poteva parlare del mondo spirituale come con qualcuno che ne aveva esperienza… Si esprimeva in modo come se egli stesso fosse, nella sua personalità, solo l’organo parlante di un contenuto spirituale che volesse esprimersi da mondi occulti. Stando insieme a lui si potevano gettare sguardi profondi nei misteri della natura.»

▸ Egli «era pienamente iniziato ai segreti dell’attività di tutte le piante e del loro rapporto con il cosmo e con la natura umana. Per lui avere rapporto con gli spiriti della natura era qualcosa di ovvio, di cui parlava senza alcuna esaltazione, ma tanto più destava entusiasmo negli altri33

 

La vita esteriore di Rudolf Steiner in quell’epoca era occupata per un verso dagli studi della scuola tecnica superiore, laddove «i programmi ufficiali vertevano su matematica, chimica, fisica, zoologia, botanica, mineralogia e geologia»,34 per l’altro verso nel primo anno universitario egli fece la conoscenza di Karl Julius Schröer, che teneva delle lezioni di storia della letteratura tedesca. Questo incontro aveva delle ragioni profondamente karmiche.35

 

Rudolf Steiner incontrò nella personalità di Schröer un rappresentante eminente della cultura tedesca del XIX secolo, al quale egli fu debitore di conoscenze essenziali nel campo dell’estetica.

«A lui ci si sentiva attratti in quanto uomini… Ci si sentiva presso di lui come in un’oasi idealistica, in mezzo all’aridità desertica della cultura materialistica tedesca.»36

In quell’epoca Schröer si dedicava completamente allo studio dell’opera di Goethe.

«La sua vita e tutti i suoi pensieri erano rivolti a Goethe. Lavorava all’edizione e all’introduzione della seconda parte del “Faust” avendo già fatto pubblicare la prima parte.»37

Più tardi Rudolf Steiner si espresse sulle sue intime conversazioni con Schröer su Goethe:

«Quando sedevo a tu per tu con Schröer avevo sempre l’impressione che fosse presente una terza persona, lo spirito stesso di Goethe.»

 

La profonda attenzione e l’amore che Schröer nutriva per il grande poeta, si comunicarono anche a Rudolf Steiner e approfondirono i loro rapporti di amicizia. Più tardi, su raccomandazioni di Schröer, egli venne attirato nel lavoro di pubblicazione degli scritti scientifici di Goethe, ai quali egli potè poi riferirsi nei suoi primi propri scritti di teoria della conoscenza, quando sviluppò il suo metodo scientifico-spirituale.

Ecco perchè l’incontro con Schröer nella vita interiore ed esteriore ebbe tanta importanza per lui; ciononostante egli potè seguirlo solo fino ad un determinato grado:

«Schröer era idealista… Egli sentiva la vita nell’esistenza delle idee,

mentre per me la vita dello  s p i r i t o  stava  d i e t r o  alle  i d e e .»

 

Qui sta la distinzione fondamentale tra Schröer e Steiner; così fu visibile la tragedia dei migliori spiriti della seconda metà del XIX secolo, i quali non poterono ancora trovare l’accesso alla nuova spiritualità di Michele, che cominciò a operare di nuovo nell’anno 1879. Non poterono penetrare fino al suo spirito reale, al suo essere, nonostante il loro mondo delle idee, bello e elevato. Sotto questo aspetto l’incontro con Schröer è quasi un segno che la direzione del mondo manifestava nella linea di vita di Rudolf Steiner, un segno che accennava al senso e all’importanza della sua stessa missione e significava che lui poteva ormai far assegnamento solo sulle sue proprie forze.

 

Grazie a queste esperienze esteriori ed interiori egli fu, alla fine del suo terzo settennio e all’inizio del suo periodo solare (dal 21° al 42° anno), preparato all’incontro con colui che egli chiamò più tardi il «suo Maestro».

Con tale incontro si chiude l’epoca degli anni di apprendistato di Rudolf Steiner

e si apre a lui, in corrispondenza con la tradizione rosicruciana, il grado di compagno.

 

Questo incontro ha già i lineamenti del nuovo principio di iniziazione, la cui essenza consiste nel fatto che il discepolo deve sempre fare il primo passo, al quale segue la risposta del mondo spirituale. Questo principio trova la sua espressione per tutti i tempi futuri, nelle parole del Cristo «Bussate, e vi sarà aperto»; è contenuto anche nell’iniziazione di Parsifal, quando nel castello del Graal deve, per compassione e per amore, porre per primo la domanda sul significato degli avvenimenti.

Parlando dell’importante incontro che egli ebbe poco dopo aver compiuto i vent’anni, egli disse:

«Il mio Felix era solo una specie di preannunciatore di un’altra personalità, la quale si servì di un mediatore per suscitare nell’anima del ragazzo, che stava già nel mondo spirituale i fatti regolari e sistematici che si devono conoscere nel mondo spirituale stesso.

Quella personalità si servì… particolarmente dell’opera di Fichte, per allacciarsi in essa a determinate considerazioni dalle quali risultarono dei fatti in cui si possono riconoscere i germi per la ‘Scienza occulta’, che quello stesso ragazzo, fattosi uomo, scrisse più tardi. Molto di quanto divenne la ‘Scienza occulta’ fu allora dibattuto in collegamento a frasi di Fichte.»38

 

Secondo le comunicazioni di Schurè, il Maestro indicò allora a Rudolf Steiner anche i due principali avversari con i quali avrebbe dovuto misurarsi sulla via dello spirito: con il toro dell’opinione pubblica e con il drago della scienza naturale materialistica.39

In queste due immagini sono facilmente riconoscibili i due avversari spirituali Lucifero40 e Arimane. Già dalla sua prima gioventù Rudolf Steiner sentì che era sua missione di infilarsi nella pelle del drago, per vincerlo. Allora venne dal Maestro elevato e rafforzato in lui, alla piena luce della coscienza, quanto aveva portato interiormente per tanti anni.

 

Grazie all’incontro con il «Maestro» tutto quanto Rudolf Steiner aveva sperimentato spiritualmente fino allora, venne sistematizzato e come elevato ad un nuovo grado. Da allora l’esperienza interiore assunse il rigore e l’obiettività che sono propri alle scienze della matematica e della geometria:

«Alla mia anima si presentava così una veggenza spirituale non fondata su oscuri sentimenti mistici, ma svolgentesi in una attività spirituale che, nella sua trasparenza, si poteva pienamente paragonare al pensiero matematico. Mi avvicinavo in tal modo a quell’atteggiamento dell’anima nel quale credevo di poter giustificare la visione del mondo spirituale che portavo in me, anche di fronte al foro del pensiero scientifico sulla natura. Mi trovavo, al tempo in cui queste intime esperienze mi passavano per l’anima nel mio ventiduesimo anno.»41

 

• Così Rudolf Steiner mediante questo intenso sviluppo interiore

e per le esperienze occulte che faceva lavorando su Fichte, che si può definire il «filosofo dell’io»,

si preparò al successivo periodo della sua vita, quello solare.

 

In quel tempo tutte le sue forze si dedicarono al problema dell’essere umano, ossia al mistero dell’io, in cui confluisce tutta la saggezza dell’uomo. Stava davanti a lui il compito di «ricongiungere scienza e religione, di introdurre Dio nella scienza e la natura nella religione.»42

 

Ma non si può separare il mistero dell’io, considerato spiritualmente,

dal mistero del Sole e tanto meno dal Mistero-Cristo.

Infatti

• il Cristo, come Logos universale, spiritualizza tutta la natura,

pervade della sua luce i mondi spirituali e agisce nello stesso tempo, come Persona divina,

nella più occulta e più santa interiorità del vero io dell’uomo.

• Solo in quanto il Cristo, attraverso il Mistero del Golgota, si è unito alla Terra

e da allora opera in ogni singolo io umano,

egli può collegare il mondo dello spirito con la natura.

 

Quando Rudolf Steiner si trovò sulla soglia della successiva grande epoca della sua vita,

gli si presentò il compito

• di riconoscere l’operare del Logos nella natura e nell’io umano,

• e di portare a diretta contemplazione spirituale il mistero di tale operare.

 


 

24 – O.O. 28, II cap. EAM 1961 pag. 30.

25 – O.O.174a, 17/2/1918.

26 – Nella IX conferenza della «Saggezza dei Rosacroce» (O.O. 99) Rudolf Steiner descrive gli esseri che appartengono alla gerarchia degli arcai come consistenti delle seguenti sette parti costitutive: Io, sè spirituale, spirito vitale, uomo spirituale, come quadruplicità inferiore, e Spirito Santo, Figlio (Logos) e Padre come Trinità superiore.

27 – Rudolf Steiner parla spesso del fatto che, tra i quattro regni della natura, solo l’uomo appartiene direttamente, con il suo io, alla sfera terrestre (ciò che è anche la ragione della sua individualizzazione). Già gli animali appartengono con il loro io, come io di gruppo, al piano astrale, e le piante e i minerali hanno il loro io, rispettivamente, sul Devachan inferiore e superiore, (vedi O.O. 93a, 30/10/1905)

28 – O.O. 28, III cap. EAM 1961 pag. 40.

29 – O.O. 262, 1 parte.

30 – O.O. 28, III cap. EAM 1961 pag. 45.

31 – O.O. 262,1 parte.

32 – O.O. 28, III cap. EAM 1961 pag. 45-46.

33 – O.O. 262,1 parte.

34 – Id.

35 – Su Schröer Rudolf Steiner parla esaurientemente in O.O. 238, 23/9/24. vedi anche il libro di E. Bock «Rudolf Steiner. Studien» II conf.

36 – O.O. 262,1 parte.

37 – O.O. 28, V cap. (anche per le citazioni seg.) EAM 1961, pagg. 70-71.

38 – Nota 14.

39 – Vedi la prefazione di Edouard Schurè alla sua versione francese del libro di Rudolf Steiner «Il cristianesimo come fatto mistico», che egli scrisse nel 1907 sulla base di colloqui personali con Rudolf Steiner a Barr in Alsazia.- Estratti da quella sono riportati da J. Hemleben in: «Rudolf Steiner» Hamburg 1973.

40 – Sul carattere luciferico dell’opinione pubblica, R. Steiner parla in O.O.141, 14/1/1913 EAM 1980, pag. 130.

41 – O.O. 28, III cap. EAM 1961, pag. 55.

42 – Nota 39.