Il mistero pentecostale – L’esperienza dello Spirito Santo nel tempo presente

Il corso dell’anno come via di iniziazione – Pasqua, Ascensione, Pentecoste.


 

Alla fine del capitolo precedente abbiamo esaminato il rapporto tra il Convegno di Natale e l’originario mistero di Pentecoste. Tale rapporto ci dischiude la natura interiore del Convegno di Natale e il suo significato per la storia.

 

Infatti esso è il primo atto compiuto interamente nello spirito,

liberamente e pubblicamente nell’epoca dell’anima cosciente.

 

Ma abbiamo visto che un simile atto che procede dallo Spirito Santo è possibile solo se l’iniziato ha sperimentato la pienezza del contenuto esoterico della Pentecoste, vale a dire se ha conseguito il sesto grado sulla via della moderna iniziazione cristiano-rosicruciana.

Si pone ora una domanda fondamentale per il presente: che cosa sperimenta l’iniziato moderno che, elevatosi al sesto grado dell’iniziazione cristiano-rosicruciana, conquista l’esperienza personale del mistero della Pentecoste? Cosa significa per l’iniziato contemporaneo raggiungere il grado di «fusione nel macrocosmo» conservando tuttavia la coscienza individuale? Cosa può comunicare all’umanità e con quali parole, colui che nel ventesimo secolo abbia sperimentato la pienezza della Pentecoste in modo assolutamente consapevole e che può quindi essere chiamato a buon diritto «pieno di Spirito Santo»?29

 

Vogliamo qui riportare alcune di queste parole, che ci parlano della massima esperienza di una vita, e che sono come una grande promessa al nostro tempo privo di spiritualità. Sono le parole di un uomo vissuto in mezzo a noi, vissuto in seno all’umanità del XX secolo, che ha svelato per la prima volta alla coscienza contemporanea, fondandosi sulla propria personale esperienza, il segreto di ciò che alberga nel profondo dell’uomo che è «ripieno di Spirito Santo».

Circa a metà del suo ultimo intenso anno di vita, Rudolf Steiner parla con poche e semplici parole a tutti gli uomini di buona volontà della sua più profonda esperienza interiore, aprendo all’umanità incommensurabili orizzonti di progresso.

 

Nella conferenza tenuta a Dornach il 4.6.1924, tre giorni e mezzo prima della festa di Pentecoste, l’ultima nella vita terrena di Rudolf Steiner, troviamo queste parole:

▸ «Ai suoi più intimi discepoli il Cristo disse: «Guardate la vita della Terra: essa è affine alla vita del cosmo; il Padre vivifica la Terra e il cosmo che la circonda, vivifica tutto l’universo; il Dio Padre è il Dio dello spazio. Devo però annunciarvi che io vengo dal Sole, dal tempo, dal regno che accoglie l’uomo solo dopo la morte, io sono giunto a voi muovendo dal tempo. Se mi accogliete, disse il Cristo, voi accogliete il tempo e non soggiacete allo spazio. Voi dovete però trovare il passaggio dalla triade ‘fisico, eterico, astrale’ alla triade ‘eterico, astrale, sé spirituale’. Il sé spirituale è altrettanto poco presente nella sfera terrena quanto poco l’elemento fisico-terreno nel cosmo. Ma io ve ne porto il messaggio perché vengo dal Sole.

Il Sole ha in verità un triplice aspetto.

Se si vive nel Sole e di là si guarda alla Terra si vedono l’elemento fisico, l’elemento eterico e quello astrale, oppure si guarda a ciò che vi è nel sole stesso e allora si vede solo il sé spirituale. Guardando o ricordando la Terra si vede l’elemento fisico. Guardando invece altrove, si vede dall’altra parte il sé spirituale. Nel mezzo rimangono stabili solo l’elemento eterico e quello astrale. Guardando però nell’universo scompare del tutto l’elemento terreno e si ha invece l’elemento eterico, quello astrale e il sé spirituale. Sarà questa la prospettiva che avremo quando attraverseremo la sfera solare fra morte e nuova nascita.

Immaginiamo ora che l’uomo si incapsuli del tutto nell’essere della Terra con il suo atteggiamento animico: egli potrà sentire l’elemento divino, perché da questo è nato: ex Deo nascimur.

Immaginiamo ancora che egli non si incapsuli soltanto entro il mondo spaziale, ma che accolga il Cristo che è venuto nel mondo spaziale muovendo da quello temporale, portando il tempo stesso entro lo spazio della Terra. Così egli supera la morte nella morte: ex Deo nascimur, in Cristo morimur.

Il Cristo porta questo messaggio: una volta che si è superato lo spazio e si impara a conoscere il Sole quale creatore dello spazio, quando ci si sente nel Sole grazie al Cristo, ci si sente trasposti nel Sole vivente, scompare allora l’elemento fisico-terreno, rimangono eterico ed astrale. L’elemento eterico si ravviva, ora non più come l’azzurro del cielo, ma come rosato splendore del cosmo. Da quel colore rosato non risplendono verso il basso le stelle, ma le stelle ci toccano con i loro effetti d’amore.

Se dunque l’uomo si immedesima davvero in tutto questo, egli può sentirsi ritto sulla Terra, avendo abbandonato l’elemento fisico, ma in presenza di quello eterico che lo illumina e lo compenetra in un colore lilla-rosato. Le stelle non sono più punti luminosi, ma raggi d’amore, simili ad amorevoli carezze umane. Sentendo in sé l’elemento divino, il divino fuoco universale che da lui irradia come fiamma, sentendosi nell’universo eterico, sperimentando le manifestazioni spirituali nel cosmico irraggiare astrale, nell’uomo nasce l’interiore esperienza dello spirito che irraggia, verso la quale l’uomo è chiamato nell’universo.

Quando quelli a cui il Cristo aveva trasmesso il messaggio si furono compenetrati abbastanza a lungo di questo pensiero, allora ne sentirono l’effetto nelle lingue di fuoco della Pentecoste. Sentirono il morire a seguito del decadere e dello stillare dell’elemento fisico-terrestre: sentirono però anche che non era la morte, ma che il sé spirituale dell’universo si apriva per la Terra fisica: per Spiritum Sanctum reviviscimus».30

 

L’iniziato la cui coscienza si desta nella sfera del Sole sperimenta precisamente questo flusso del « sé spirituale dell’universo » che proviene dalla regione oltre le stelle.

• Questo « irraggiamento pieno d’amore », questa discesa dello Spirito Santo quale sostanza del sé spirituale universale dalla regione cosmica che sta oltre le stelle, è di fatto l’esperienza che gli apostoli fecero alla Pentecoste e che Giovanni, «il discepolo che il Signore amava», fece ancor prima in modo perfettamente cosciente sotto la croce (difatti per Giovanni il mistero del Golgota fu anche evento di Pentecoste).31

 

Sebbene in forma un poco diversa Rudolf Steiner parla di questa esperienza dello Spirito Santo quale esperienza fondamentale del moderno iniziato cristiano già nel 1908, nell’ultima conferenza del ciclo di Amburgo sul vangelo di Giovanni:

▸ «Attraverso tutte le esperienze fatte nel corso della catarsi

l’uomo purifica il corpo astrale fino a trasformarlo nella ‘vergine Sofia’.

E alla vergine Sofia si fa incontro l’io cosmico, l’io del mondo, che opera l’illuminazione,

che fa sì che l’uomo abbia intorno a sé luce spirituale.

Questo secondo elemento che si aggiunge alla vergine Sofia, l’esoterismo cristiano lo chiamava e lo chiama tuttora “lo Spirito Santo”. Per cui ci si esprime del tutto correttamente in senso esoterico-cristiano dicendo:

l’iniziato cristiano consegue con la sua disciplina iniziatica la purificazione e il raffinamento del suo corpo astrale; egli trasforma il corpo astrale in vergine Sofia e viene illuminato dall’alto, (o se vogliamo ‘adombrato’) dallo Spirito Santo, dall’io cosmico.

E colui che viene così illuminato, che ha ricevuto lo Spirito Santo, parla ormai diversamente. Come parla l’iniziato cristiano? Quando egli parla di Saturno, del Sole o della Luna, della natura umana o dei processi dell’evoluzione, le sue opinioni non contano nulla. Quando un uomo siffatto parla di Saturno è Saturno stesso che parla in lui. Egli è lo strumento; il suo io è tacitato, in quei momenti è divenuto impersonale; attraverso quella persona parla l’io cosmico che si vale di essa come d’uno strumento».32

 

Tutto ciò è espresso anche nelle seguenti parole della seconda parte della Pietra di fondazione:

 

« Dove le fluttuanti

Azioni del divenire universale

L’io proprio all’io universale

Congiungono ».

 

E questo esperire altro non è che il compimento per l’iniziato cristiano contemporaneo del motto misterico

«Non io, ma il Cristo in me» che apre le porte della verace esperienza della «pienezza dello Spirito Santo».33

 

Rudolf Steiner attraversò in quanto uomo del nostro tempo tutte le esperienze sopra descritte,

e per questo può a buon diritto essere chiamato, nel più profondo senso esoterico:

l’apostolo(1) moderno del Cristo Gesù.

 

 


 

Note tra parentesi:

(1) – Al fine di evitare malintesi, è bene sottolineare che la denominazione ‘apostolo’ è qui intesa non in senso generico, ma in quanto termine occulto. In tal senso il grado esoterico di ‘apostolo’ viene raggiunto da chiunque in una data epoca storica abbia fatto personalmente l’esperienza della Pentecoste.

 

Note:

29 – O.O. 114, 20.9.1909

30 – O.O. 236, 4.6.1924

31 – Le parole di Rudolf Steiner indicano chiaramente gli elementi costitutivi dell’esperienza in questione:

1 «il divino fuoco universale quale essere dell’uomo»

2. «il percepirsi nell’universo eterico»

3. «l’esperienza della manifestazione dello spirito nel raggiare astrale del l’universo»

4. «l’esperienza interiore del raggiare dello spirito al quale l’uomo è chiamato nell’universo» (quest’ultima è collegata a ciò che viene descritto come «sbocciare del sé spirituale dell’universo»).

Nel corso di un approfondimento meditativo di questi quattro passaggi e possibile avvertire il loro nesso con le quattro parti della Pietra rii tonda zione, circostanza che ci consente, non fosse altro che come presentimento, di avvicinarci alla sorgente stessa della loro ispirazione.

32 – O.O. 103, 31.5.1908

33 – Cf. Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, capitoli 2 e 3