03 – Il piccolo Guardiano nella Filosofia della libertà

Il Guardiano della Soglia e «La filosofia della libertà» – I


 

Il compito più importante che l’uomo deve assumersi nell’incontro con il piccolo Guardiano della Soglia

consiste nella completa trasformazione di esso.

 

«Io devo diventare un’entità perfetta e splendida,

se mi voglio salvare dalla distruzioneTu hai potuto crearmi;

ma hai assunto al tempo stesso il dovere di trasformarmi» (O.O. 10, pag. 158, 159).

 

Se ora guardiamo con più precisione in che modo il lavoro alla trasformazione del Guardiano

deve essere eseguito dal discepolo dello Spirito, possiamo trovare due direzioni.

 

Il Guardiano si manifesta anzitutto quale portatore

delle caratteristiche dell’uomo provenienti dalle sue precedenti incarnazioni.

• Egli le porta con sé nell’incarnazione attuale

e costituiscono il primo campo nel lavoro alla trasformazione del Guardiano.

Qui si tratta delle più profonde qualità caratteriali dell’uomo.

 

Perciò in un senso più profondo (karmico) Rudolf Steiner definisce il Guardiano della Soglia persino

il «carattere» dell’uomo stesso.

• «Per quanto orribile possa essere la figura di questo Guardiano, essa tuttavia

è soltanto l’effetto della passata vita del discepolo, è soltanto il suo proprio carattere,

destato a vita indipendente al di fuori di lui» (pag. 160).

 

Il secondo lavoro al Guardiano consiste

nel combattere le distorsioni della sua figura che nascono sempre a nuovo,

che emergono di continuo nell’attuale incarnazione dai motivi non puliti, egoistici dell’uomo,

mediante i suoi pensieri, sentimenti e azioni e diventano visibili nel Guardiano.

 

«E se da ora in poi opererai o penserai qualcosa di non giusto, vedrai subito questa tua colpa riflettersi

in un contorcimento orribile e demoniaco della mia figura» (pag. 158).

 

Riassumendo possiamo dire che il necessario lavoro al Guardiano deve essere eseguito in assoluto

contemporaneamente in entrambe le direzioni:

trasformando il carattere umano

(le qualità caratteriali che l’uomo porta con sé dalle sue precedenti incarnazioni);

• e in base alla purificazione dei suoi motivi (derivanti dalla sua attuale incarnazione)

con le conseguenze risultanti per il pensare, sentire e volere.

 

Questo duplice lavoro al Guardiano trae origine dal fatto che questo è collegato in particolare essenzialmente

con le situazioni della Soglia date nella vita dell’uomo – la nascita e la morte.

Così egli si manifesta, non visibile per l’uomo comune, al suo decesso,

quale portatore di ciò che nella vita terrena trascorsa ha prodotto dai suoi motivi.

 

Tutte le conseguenze derivanti, che le potenze superiori del Karma leggono nella figura del Guardiano,

dopodiché nella vita tra la morte e una nuova nascita,

vengono trasformate in una nuova disposizione caratterologica per la successiva vita terrena dell’uomo.

Con questa egli appare poi nella sua nuova incarnazione.

 

Così il Guardiano partecipa altrettanto al processo che termina con la nascita terrena.

Infatti, come egli stesso comunica al discepolo dello Spirito:

«A causa mia le potenze che dirigono il Karma determinavano la tua nuova nascita» (pag. 159).

 

In base a quanto detto, ora possiamo comprendere meglio in che modo nel IX capitolo della Filosofia della libertà

– senza usare la terminologia antroposofica – Rudolf Steiner descrive con precisione e dettagliatamente

entrambi i cammini di purificazione del Guardiano della Soglia.

 

È vero che hanno differenti posizioni di partenza, alla fine tuttavia conducono alla stessa meta.

• Il primo cammino inizia nella «disposizione caratterologica» che di massima

ogni uomo porta con sé nell’attuale incarnazione dalla sua precedente vita terrena.

• Il secondo cammino trova il suo inizio nei «motivi»

che attualmente inducono l’uomo a pensieri, sentimenti e azioni morali o immorali.

 

La cosa meravigliosa è che, senza nominarlo expressis verbis,

mediante questo doppio punto di partenza, Rudolf Steiner

inserisce nella sua Filosofia della libertà l’idea della reincarnazione, quale realtà interiore,

la quale è una parte inseparabile della vera conoscenza dell’essere dell’uomo.

 

(Qui dobbiamo ricordare il fatto, che nella sua autobiografia La mia vita (O.O. 28)

egli descrive come già molto prima di scrivere questo libro, la verità dell’idea

della reincarnazione era divenuta una realtà vissuta dalla propria esperienza spirituale.)

 

Infatti, da quanto detto consegue

che i motivi morali di una vita, dai quali nel presente l’uomo agisce e opera,

nella vita terrena successiva diventano le sue disposizioni caratterologiche.

Se ora ci rivolgiamo all’essere dei due cammini,

come descritti nel mio libro sull’Antroposofia e «La filosofia della libertà» (cap. 12), troveremo che

• nel primo cammino, che parte dalla «disposizione caratterologica»,

sin dall’inizio l’uomo è collegato fortemente con la sua corporeità, ossia dipende da essa.

 

Infatti, nel grado inferiore di esso

l’uomo viene guidato e dominato da «bisogni inferiori, puramente animali»,

collegati tutti con le funzioni del corpo, quale determinante impulso della sua vita istintiva (0.0. 4, pag. 111,112).

• Per tale motivo la meta del primo cammino, e ciò significa la crescente indipendenza dal corpo fisico,

può essere raggiunta solo mediante la trasformazione e la purificazione

della disposizione caratterologica (e con ciò degli istinti animali) portati con sé.

 

Perciò, dopo i diversi gradi, descritti da Rudolf Steiner nel IX capitolo,

soltanto in questo cammino e quale coronazione di esso si manifesta il «pensare puro».

Rudolf Steiner lo caratterizza anche come pensare libero dai sensi o dal corpo,

sul cui fondamento si rende possibile l’ultimo passo

che consiste nell’afferrare le vere intuizioni concettuali.

 

Rudolf Steiner lo formula così:

«Il gradino più alto della vita individuale è il pensare concettuale,

svincolato da un determinato contenuto percettivo

[che viene sempre fornito e affermato dal corpo e dai suoi organi].

Noi determiniamo il contenuto di un concetto per pura intuizione, prendendolo dalla sfera ideale».

E continua:

«Se agiamo sotto l’influsso di intuizioni, l’impulso alla nostra azione è il puro pensare»

(pag. 113; corsivo di Rudolf Steiner).

• E dei «puri pensieri», vale a dire di quelli indipendenti dal corpo,

Rudolf Steiner, come abbiamo visto, parla nell’appendice del 1918 al libro L’iniziazione

e li definisce il fondamento del cammino di iniziazione là descritto.

 

Il fatto che l’uomo che raggiunge tale grado del pensare intuitivo,

ha ampiamente purificato la sua disposizione caratterologica, ossia si è reso indipendente da essa,

è testimoniato dalle ulteriori parole di Rudolf Steiner:

• «È chiaro che nel senso stretto della parola un simile impulso [che fluisce dall’intuizione]

non può più venir considerato come appartenente al campo delle disposizioni caratterologiche» (pag. 113).

• Nel secondo cammino non si tratta più del puro pensare,

mentre la dipendenza dal corpo è di certo altrettanto possibile, tuttavia non una condizione necessaria.

• Ora nel grado inferiore si presentano tutte le forme del puro egoismo

che anzitutto determinano i motivi dell’agire umano.

(A tali motivi egoistici appartengono tuttavia anche spesso motivi

che non hanno le loro primarie radici nell’organizzazione corporea, come la sete di potere, l’ambizione, l’invidia.)

 

Anche questo secondo cammino conduce l’uomo attraverso i diversi gradi della purificazione dei suoi motivi

sino alla meta più alta, che tuttavia insieme a quella del primo cammino risulta la stessa.

 

• «Fra i motivi abbiamo ora indicato come il più alto l’intuizione concettuale» (pag. 117; corsivo di Rudolf Steiner).

Rudolf Steiner caratterizza come segue

la congiunzione dei due cammini nel grado più alto, nel pensare intuitivo:

• «A una più precisa riflessione risulta subito

che a questo [più alto] grado della moralità impulso e motivo coincidono» (pag. 117).

 

Nel processo interiore di purificazione che in entrambi i cammini ha luogo allo stesso modo,

e alla cui fine si trova la piena trasformazione dell’uomo, secondo quanto detto prima,

nel contempo è possibile vedere una dettagliata descrizione della trasformazione del Guardiano della Soglia.

Infatti, in tal senso egli è l’uomo stesso.

 

Conforme alla Filosofia della libertà l’uomo che vive nel pensare intuitivo

si trova già pienamente nel mondo spirituale (dapprima senza avere in esso percezioni chiaroveggenti).

Questo tuttavia è soltanto possibile, avendo purificato ampiamente il suo Guardiano

e potendo perciò prelevare liberamente dal mondo spirituale le intuizioni morali.

Nel contempo ora egli può anche

«assumere la completa responsabilità delle … [sue] azioni e dei … [suoi] pensieri» (O.O.10, pag. 158),

come deve essere conforme alla seconda rivelazione del Guardiano.

Così, esercitando il pensare intuitivo, avviene qualcosa di simile

a quanto il Guardiano alla Soglia comunica al discepolo dello Spirito:

«Quando avrai varcato la mia Soglia,

penetrerai nei regni in cui prima penetravi soltanto dopo la morte fisica.

Tu penetri in essi con piena coscienza, e da ora in poi, mentre ti aggiri esteriormente visibile sulla Terra,

tu ti aggirerai contemporaneamente nel regno della morte, che però è il regno della vita eterna»

(pag. 159).

 

Questo «regno della vita eterna» tuttavia è lo stesso regno

dal quale l’uomo che riconosce preleva le sue intuizioni morali.

In altre parole:

Si arriva in questo mondo spirituale soltanto nel duplice cammino di purificazione del Guardiano,

così come è descritto nel IX capitolo della Filosofia della libertà.

 

In questo modo nella Filosofia della libertà si trova non solo presente invisibilmente l’essere del Guardiano,

ma anche la possibilità della sua trasformazione in «bellezza risplendente» (pag. 158),

nella quale a colui che riconosce realmente si manifestano le vere intuizioni.

• Perciò già nella prima edizione del suo libro

Rudolf Steiner potè definire l’attività pensante dell’uomo in tal senso come arte

e il filosofo stesso il vero «artista dei concetti» (pag, 199; corsivi di Rudolf Steiner).