03 – La realtà del Cristo nell’arte

Il gruppo scultoreo


 

A questo punto è lecito porsi con chiarezza dinanzi agli occhi che cosa in realtà significa che all’inizio del XX secolo, trascorso il primo quarto dell’epoca dell’anima cosciente, direttamente dalle sue forze, sia stata creata l’immagine autentica, sino ad ora unica, del Cristo. Quando oggi osserviamo più attentamente questo eccezionale volto, che apparve soprattutto nel busto plasmato da Rudolf Steiner a Pasqua del 1915, possiamo anche sentire ciò che allora Friedrich Rittelmeyer portò ad espressione nelle seguenti parole: «Poi tuttavia divenne sempre più chiaro che non era più possibile immaginarsi il Cristo diversamente. Nella sua sublime purezza questa figura del Cristo è ampiamente superiore a tutte le altre. … In ciò non si trovava forse una promessa: Io voglio ritornare a dimorare presso di voi.»27 Infatti, più di novantacinque anni dopo la sua nascita, la sua forza d’azione, specialmente davanti allo sfondo dei tragici eventi del XX secolo e alla luce dell’apparizione del Cristo eterico, è aumentata ancora decisamente.

 

 

E ogni uomo che nel nostro tempo e nel futuro – secondo Rudolf Steiner ancora per almeno tremila anni – ha avuto o avrà ancora la grazia dell’incontro con il Cristo eterico, può riconoscere il pieno significato di questa opera d’arte, perché ora questo volto gli è noto dalla propria esperienza spirituale. Da quanto detto risulta tuttavia anche l’opposto, e cioè che il lavoro meditativo con il volto del Rappresentante dell’umanità, soprattutto nel menzionato busto scultoreo, può preparare l’uomo nel miglior modo all’incontro con il Cristo eterico e persino condurlo ad esso.

 

La spiegazione che Rudolf Steiner dà per una certa asimmetria nel volto del Rappresentante dell’umanità, in particolare nell’ambito della fronte, indica l’elemento eterico. Infatti, appena ci si innalza dal mondo fisico-sensibile al mondo eterico-spirituale, là tutto diventa asimmetrico-vivente. A tale riguardo Rudolf Steiner dice anzitutto dell’essere spirituale in alto a sinistra e poi del volto del Rappresentante dell’umanità: • «Proprio in questo essere noterete qualcosa, anche se viene ad espressione soltanto in accenni: Vedrete che appena si tratta di figure spirituali deve agire immediatamente un’asimmetria. … Appena si entra nello spirituale il corpo eterico agisce già distintamente in modo asimmetrico» (0.0. 181, 3.7.1918). E poi egli continua: «Qui [nella figura centrale] anche la testa doveva essere plasmata un po’ in modo asimmetrico…. Come ciò è pensato in modo asimmetrico [qui è intesa soprattutto la formazione della fronte], artistico, lo vedrete soltanto nella testa completata della figura centrale» (ibidem).

 

In un’altra conferenza, dove si tratta altrettanto dell’asimmetria del volto della figura centrale, Rudolf Steiner mette in rilievo, che essa è una particolare espressione della motilità interiore di questo volto, che con ciò manifesta in un certo senso una regolarità più eterica che fisica: • «Ed ora viene ad espressione che nella figura centrale ha dovuto essere posta una maggiore motilità interiore di quella [abitualmente] possibile per l’uomo» (0.0. 157, 10.6.1915).

 

Rispondendo alla domanda del giovane pedagogo Waldorf Heinz Müller (1899-1968) di come egli era giunto a ritrarre il Cristo e le due potenze oppositrici, Rudolf Steiner disse quanto segue. Prima egli parlò della nascita delle figure delle potenze oppositrici: • «L’umanità del presente dovrebbe tendere a elaborarsi idee chiare delle potenze oppositrici e con ciò togliere ad esse il loro potere. È per questo che si è sforzato, così egli disse, di rappresentare ogni dettaglio nel modo più preciso possibile. In questo modo sarebbe riuscito a realizzare la massima somiglianza possibile del ritratto. – Poiché evidentemente queste parole stupirono molto il suo ospite [Heinz Müller], Rudolf Steiner aggiunse dell’altro e riferì come aveva costretto sia Arimane, che Lucifero a fargli da modello.28 Con Arimane egli riuscì soltanto dopo l’applicazione di una regolare intensa costrizione, mentre Lucifero si è adattato a tale situazione in modo relativamente facile. Stupito, ascoltando queste parole, fui colmato di devoti pensieri sulla grandezza dello Spirito che potè pronunciare tali parole come se nulla fosse.»29 In particolare quanto ulteriormente comunicato in merito mostra chiaramente l’effettiva altezza dell’iniziazione di Rudolf Steiner. Infatti, alle parole citate egli aggiunse ancora, «che aveva fissato Arimane sulla sedia sino alla fine del suo studio. Poi egli, Rudolf Steiner, concluse la seduta, ma quello si vendicò in modo cattivo: A Ovest del Goetheanum egli ha distrutto la grande vetrata rosso porpora. Allora essa riportò una crepa dall’alto al basso.»30 Anche in una conferenza per i soci, tuttavia senza entrare in simili dettagli sconvolgenti, Rudolf Steiner ha parlato di tale fatto: «Ho cercato – in una cerchia così intima ci è concesso esprimere tali cose – di plasmare queste tre figure possibilmente simili a ritratti» (O.O. 159,15.5.1915).31 Da ciò risulta con sicurezza che nessun altro potè essere di aiuto a Rudolf Steiner, nemmeno Edith Maryon. Infatti, questi ritratti scultorei potevano essere creati soltanto da una diretta contemplazione spirituale, per la quale era necessaria la forza spirituale di un iniziato del più alto rango per comandare alle potenze oppositrici nel modo descritto.32

 

In misura ancora maggiore ciò riguarda il volto del Cristo stesso, la cui rappresentazione pittorica (nei dipinti della cupola del primo Goetheanum) e scultorea in un primo momento creò a Rudolf Steiner difficoltà quasi insuperabili, non solo in qualità di artista esecutore, ma soprattutto in qualità di iniziato in contemplazione. Nel dialogo con Heinz Müller egli descrive altresì tali difficoltà, che oggi l’iniziato incontra quando nel mondo spirituale vuole trattenere il volto del Cristo vivente per un’opera d’arte, per poi densificarlo sino entro un’immaginazione e imprimerlo nella materia del mondo fisico (legno, gesso o plastilina)33: • «Poi Rudolf Steiner parlò anche della somiglianza fra il suo studio e il volto del Cristo. IncontrandoLo nel mondo spirituale, la prima impressione è che con ogni pensiero, sentimento e impulso di volontà Egli si trasformi in modo sorprendentemente forte. … Ora che il Suo essere domina libero nelle altezze eteriche, indipendente dal corpo del Gesù di Nazareth, questa continua trasformazione del Suo volto, sì di tutta la sua figura è ancora aumentata.» E poi Rudolf Steiner aggiunge le parole decisive: • «Ma ciononostante … sia la scultura, sia le rappresentazioni a colori del Rappresentante dell’umanità [è inteso l’affresco nella cupola piccola sopra l’ubicazione del gruppo scultoreo] sono configurati in modo tale da riconoscerLo subito incontrandoLo. Anche qui dunque è possibile parlare senz’altro di una specie di somiglianza nel ritratto».34

 

In quanto detto si trova la chiave del perché Rudolf Steiner interpretò sempre di nuovo diversamente la scultura lignea, mentre la rappresentava per anni in molte conferenze. Dei molti caratteristici esempi, qui ne vogliamo indicare soltanto alcuni. Così, nel 1923 connesso con la rappresentazione dell’immaginazione cosmica della Pasqua, egli dice che l’iniziato anche oggi e nel futuro, ogni anno può contemplare direttamente nel mondo spirituale la figura del Rappresentante dell’umanità, che stabilisce l’equilibrio tra le potenze oppositrici. Concretamente egli si espresse nel seguente modo, illustrando la sua descrizione con una grande immagine colorata sulla lavagna, dicendo che in ciò si tratta della • «figura del Cristo che si libera dalla materia ..come rappresentato qui [al Goetheanum] pittoricamente e plasticamente … Così, tra Arimane e Lucifero compare con la Sua figura il Cristo. Egli si pone dinanzi ai nostri occhi nella Sua veste di Risorto come apparizione pasquale» (O.O. 229, 7.10.1923). Tuttavia non solo come alla svolta dei tempi il mattino di Pasqua Egli è apparso ai Suoi discepoli, ma nel contempo come un’immagine del Cristo che «nasce dal divenire cosmico nel corso dell’anno» (ibidem). Questo è il Cristo risorto che dopo il Mistero del Golgota può essere trovato in ogni tempo – si potrebbe anche dire: nel Suo eterno presente – nell’aura spirituale della Terra.

 

Ma esistono anche esposizioni di tutt’altro tipo di Rudolf Steiner riguardanti il volto del Rappresentante dell’umanità.

In una conferenza egli dice per esempio che nel gruppo scultoreo il Cristo è rappresentato veramente come apparve alla svolta dei tempi in Palestina. Ciò è in contrasto con la maggior parte delle rappresentazioni canoniche, nelle quali il Cristo porta la barba.35 Durante una conferenza con proiezioni a Berna Rudolf Steiner mette in rilievo: «Il dipinto della testa del Cristo tra Arimane e Lucifero [riguarda anche la figura centrale del gruppo scultoreo]. … Vedete che ho cercato di plasmare il Cristo senza barba; in verità le immagini del Cristo hanno la barba soltanto dalla fine del quinto, sesto secolo. Naturalmente nessuno deve credermi, ma questo è il Cristo come si presentò a me nella contemplazione spirituale, e così Egli deve essere rappresentato senza barba.36

 

Esistono anche indicazioni di Rudolf Steiner che il gruppo scultoreo riporta una determinata scena dalla vita terrena del Cristo-Gesù, conosciuta come la tentazione nel deserto; in questo caso è tuttavia rappresentata seguendo il Quinto Vangelo. Così, secondo le immagini della Cronaca dell’Akasha la triplice tentazione si compì in modo tale che nella tentazione sulla montagna fu soltanto Lucifero ad avvicinarsi al Cristo Gesù; sul pinnacolo del tempio Lucifero e Arimane agirono insieme; e alla fine nella tentazione di trasformare le pietre in pane agì Arimane da solo. In modo corrispondente sono distribuite le potenze oppositrici anche nella composizione della scultura lignea: in alto Lucifero da solo che precipita nell’abisso; a sinistra della figura centrale Lucifero e Arimane che agiscono insieme; e in basso Arimane da solo nel suo regno sotto la Terra, dopo il terzo attacco fallito.37 In riguardo al rapporto del gruppo scultoreo con le tentazioni del Cristo nel deserto Rudolf Steiner mette in rilievo: • «Un gruppo scultoreo in legno dell’altezza di nove metri, nel quale era raffigurato il Rappresentante dell’umanità quale Cristo nella tentazione di Arimane e Lucifero, doveva servire come qualcosa in cui è riassunto tutto ciò che viveva come forme e avesse sempre potuto essere detto o rappresentato artisticamente nel Goetheanum» (O.O. 84, 9.4.1923).38

 

Infine possiamo indicare un terzo esempio mediante le parole nelle quali Rudolf Steiner mette in riferimento la sua opera artistica con il battesimo nel Giordano o, più precisamente, con Listante subito dopo: • «Al centro di questo gruppo ci sarà una figura come, vorrei dire, Rappresentante del più alto elemento umano, che potè svilupparsi sulla Terra. Perciò sarà anche possibile percepire tale figura del più alto elemento umano nell’evoluzione della Terra come il Cristo che ha vissuto per tre anni entro l’evoluzione della Terra nel corpo del Gesù di Nazareth» (0.0. 159, 18.5.1915).

E poi egli si esprime in modo ancor più preciso: • «Sarà un compito particolare plasmare questa figura del Cristo in modo tale da poter vedere da un lato come l’essere di cui si tratta dimora in un corpo umano terrestre, come tuttavia questo corpo terrestre in ogni espressione, in tutto ciò che gli appartiene, è compenetrato spiritualmente con ciò che dalle altezze cosmiche, spirituali, nel trentesimo anno di vita è penetrato quale Cristo in questo corpo terrestre» (ibidem).

 

Questo momento, quale fatto storico universale del quale Giovanni Battista potè rendere la sua unica testimonianza, dobbiamo soltanto immaginarcelo del tutto concretamente. Nelle acque del fiume Giordano entra un uomo – Gesù di Nazareth -, che Giovanni conosceva bene da anni, se non da decenni, e cioè per la prima infanzia trascorsa insieme,39 sino all’incontro e ai dialoghi più tardi nella Comunità degli Esseni.40 E dopo il battesimo dalle acque esce ancora sempre un uomo, tuttavia ora portando in sé la suprema, universale, sì, la centrale entità del mondo spirituale. Infatti, da questo momento il Figlio di Dio inizia a splendere attraverso il Figlio dell’uomo. Ciò si manifestò soprattutto nel fatto che da allora il volto di questo essere terrestre era la più pura espressione dello stupore, dell’amore e della coscienza morale e per cui superava tutto ciò che ci si può immaginare in assoluto di collegato con un volto umano e le sue possibilità di espressione.41 Un compito connesso con la figura centrale del gruppo scultoreo era anche quello di configurare artisticamente tale trasformazione. Per la prima volta nella storia dell’umanità, in un’opera d’arte fu portata la realtà del Cristo che si trova oltre il tempo dal mondo spirituale nel mondo terreno, e resa con ciò visibile a tutti gli uomini nella figura del Rappresentante dell’umanità.

 


 

Note:

27 – F. Rittelmeyer, Meine Lebensbegegnung mit Rudolf Steiner (Il mio incontro con Rudolf Steiner), Stoccarda 10 1983.

28 – Nella conferenza con proiezioni del 3.7.1918 (O.O. 181) Rudolf Steiner dice ai suoi ascoltatori: «La testa di Arimane è come la vedete qui, veramente Spirito, se posso usare la paradossale espressione; ma sapete come spesso emerge qualcosa di paradossale, quando si caratterizza spiritualmente. Egli è veramente secondo il modello fedele allo Spirito, artisticamente fedele alla natura. Arimane doveva stare ‘seduto’, per poterlo realizzare».

29 – H. Müller, Spuren auf dem Weg. Erinnerungen (Tracce nel cammino. Ricordi), Stoccarda 21 976.

30 – Vedi nota precedente; corsivo H. Müller.

31 – Tale plasmare «simile a ritratti», soprattutto la figura centrale, così come al momento essa appare nel mondo spirituale, vale a dire dall’eterno presente, non contraddice – nel senso delle spiegazioni di Rudolf Steiner a Heinz Müller – il fatto che qui si tratta altresì di un ritratto nel senso storico. In merito le parole di Rudolf Steiner stesso: «Così all’inizio della nostra era si è realmente aggirato in Palestina il Cristo nella persona dell’uomo Gesù di Nazareth…. Ho cercato di creare un ritratto fedele del Cristo» (O.O. 194, 13.12.1919).

32 -Una volta Rudolf Steiner disse a Assja Turgenieff: «Nelle figure [delle due potenze oppositrici] ho dovuto rendere molto più mite, altrimenti gli uomini non sarebbero riusciti a sopportarlo» (A. Turgenieff, Erinnerungen an Rudolf Steiner und die Arbeit am ersten Goetheanum / Ricordi di Rudolf Steiner e del lavoro al primo Goetheanum, cap. «Die Groppe» / «Il groppo», Stoccarda 21 973).

33 – Anche a Friedrich Rittelmeyer Rudolf Steiner a tale proposito disse che una difficoltà del tutto specifica nella rappresentazione scultorea del volto del Cristo consisteva nel riuscire a riprodurre negli occhi soltanto attraverso l’intaglio l’espressione dell’infinita compassione e dell’immenso amore emanati nella vita dal Cristo.

34 H. Müller, Spuren auf dem Weg. Erinnerungen (Tracce nel cammino. Ricordi), Stoccarda 21 976.

35 – Questo condusse tuttavia al fatto che allora il Cristo venne spesso rappresentato somigliante a Dio Padre e così la decisiva differenza tra queste due prime Persone della Trinità sparì quasi del tutto. Ma tale fatto ha un significato ancor più profondo. Infatti, dopo essere stato nel quarto secolo il cristianesimo sollevato a religione di Stato del regno romano, il volto del Cristo ottenne sempre di più i tratti del divino Padre, perché con ciò si cercavano di giustificare soprattutto le pretese del potere dello Stato e più tardi della Chiesa.

36 – Rudolf Steiner, Der Baugedanke des Goetheanum (Il pensiero architettonico del Goetheanum), conferenza con proiezioni del 29 giugno 1921, Dornach 3 1986.

37 – Qui si trova il motivo laterale del gruppo a sinistra visto dall’osservatore.

38 – Già molto prima (nell’estate del 1915) Rudolf Steiner disse a Friedrich Rittelmeyer. «Cercavo di afferrare il Cristo nell’istante della tentazione» (F. Rittelmeyer, Meine Lebensbegegnung mit Rudolf Steiner / Il mio incontro con Rudolf Steiner, Stoccarda 10 1983).

39 – In molte immagini Raffaello, di certo dall’inconscio ricordo, ha rappresentato questa comune infanzia. Vedi S. O. Prokofieff, Eterna individualità. La biografia karmica di Novalis, cap. 4, «Dopo la svolta dei tempi», Widar Edizioni 2001.

40 – Vedi O.O. 148, 5.10.1913.

41 – Vedi dettagli in S. O. Prokofieff, Eterna individualità. La biografìa karmica di Novalis, cap. 2, «Alla svolta dei tempi», Widar Edizioni 2001.