Le tredici notti sante come rivelazione del mistero della memoria

Il corso dell’anno come via di iniziazione – Natale


 

Come abbiamo visto l’esperienza interiore delle tredici notti sante è direttamente collegata alla vivificazione della memoria umana, poiché questo è in un certo modo il tempo in cui la Terra ricorda più intensamente le esperienze fatte in estate nelle vastità del cosmo. Per questo, nell’esame della realtà esoterica delle tredici notti sante, seguiremo quel cammino di vivificazione interiore della memoria a cui fanno riferimento i versi di Rudolf Steiner:

 

« Nel principio vive il ricordo,

E il ricordo continua a vivere,

E divino è il ricordo.

E il ricordo è vita

E questa vita è l’io dell’uomo

Che scorre nell’uomo stesso.

 

Non lui solo, il Cristo in lui.

Se si ricorda della vita divina

Nel suo ricordo è il Cristo.

E quale vita raggiante del ricordo

Risplenderà il Cristo

In ogni diretta presente tenebra ».

 

Già un primo esame della composizione e del contenuto mostra che questa meditazione si suddivide in due parti di sei versi ciascuna la cui differenza fondamentale sta nella triplice menzione del Cristo nella seconda parte.

 

Il primo verso: « Nel principio vive il ricordo »

guida la nostra memoria verso i primordi dell’esistenza umana, all’epoca dell’antica Lemuria quando tutti gli uomini terrestri, nella persona di Adamo, il padre primigenio dell’umanità, ricevettero le potenzialità per lo sviluppo della coscienza dell’io individuale.

• Come l’uomo adulto retrocedendo con il ricordo non può risalire al di là del momento in cui, attorno al terzo anno, si accese in lui la prima scintilla dell’autocoscienza,

• così la memoria dell’umanità, che riposa inconscia in ciascuno di noi anche se assopita, e che può essere riportata alla coscienza attraverso le comunicazioni della scienza dello spirito, può risalire solo fino al momento in cui la coscienza dell’io si destò per la prima volta nell’umanità, e cioè fino all’ultimo terzo dell’epoca lemurica.15

 

La vita dell’uomo scorre in un continuo alternarsi di veglia e di sonno e tuttavia, nella memoria, essa si fonde in una corrente ininterrotta.

Parimenti si fonde in una corrente ininterrotta la memoria dell’umanità intera, esposta nella genealogia del vangelo di Luca che risale fino al padre primigenio Adamo, e addirittura a Dio.16

 

L’uomo contemporaneo, senza l’aiuto della scienza dello spirito non può risalire fino al «ricordo che vive nel principio», non può cioè risalire oltre il momento del peccato originale, poiché gli effetti dell’altra memoria presente in lui, quella acquisita nel corso delle sue incarnazioni terrestri, sono troppo forti e lo separano dal ricordo del suo «principio».

Ma la saggezza della direzione universale dispose affinché questo ricordo delle origini non andasse perduto per l’umanità. Ciò potè realizzarsi per il fatto che dalla corrente del normale progresso dell’umanità venne sottratta un’entità che aveva il compito di divenire il portatore celeste del «ricordo che regna nel principio».

Questa entità è l’anima natanica.

Essa è il rappresentante dello stato puro e paradisiaco dell’umanità prima del peccato originale.

 

« E il ricordo continua a vivere »

Queste parole ci mostrano che il ricordo celeste del paradisiaco stato di innocenza dell’umanità

continua a vivere, preservato «dal principio», nell’anima natanica.

Esso viene amorevolmente protetto dall’anima natanica nelle altezze solari,

per il bene dell’ulteriore evoluzione dell’umanità.

 

In un certo senso si può dire che questo ricordo, che non è il ricordo astratto e pallido dell’uomo ordinario, bensì un ricordo vivente ed essenziale, è l’anima natanica stessa.

Infatti,

• così come la memoria abituale dell’uomo costituisce il contenuto effettivo dell’io,

• così il «ricordo che regna nel principio»

costituisce una sostanziale un’unità con l’io dell’anima natanica.17

 

Da quanto è stato detto risulta comprensibile anche il significato di questo terzo versetto.

«Il ricordo che regna nel principio»,

che risale cioè fino all’epoca precedente il peccato originale, è per sua stessa natura divino.

 

Infatti solo in conseguenza del peccato originale l’uomo dovette abbandonare i mondi divino-spirituali.

Fino ad allora egli aveva vissuto in seno alle entità divine dei mondi superiori (archai e arcangeli)

come parte indissolubile del loro essere.

 

A questo stato primigenio dell’umanità si riferiscono anche i versi citati della prima parte della Pietra di fondazione:

 

« Dove nell’imperante

Essere creatore del mondo

L’io proprio

Nell’io divino

Ha la sua esistenza ».

 

• Le parole «l’io proprio ha la sua esistenza nell’io divino» delle gerarchie superiori spiegano perché Rudolf Steiner

a volte definisce l’anima natanica un essere umano altre volte un essere sovra-umano, divino.

 

Così ad esempio, il 30.12.1913 a Lipsia:

▸ «Non abbiamo quindi a che fare con un uomo, bensì con un’entità sovra-umana (…) che viveva nel mondo spirituale»;18

e al termine della stessa conferenza:

▸ «questa sorta di azione concertata, di reciproca appartenenza

fra l’entità del Cristo e l’entità umana del Gesù natanico.»19

 

Oppure, nella conferenza del 10.2.1914:

▸ «A proposito di questo bambino Gesù natanico,

dobbiamo sapere che non si tratta di un’entità umana come le altre.

Egli non aveva altre vite terrene dietro a sé, ma aveva vissuto in precedenza solo nei mondi spirituali».20

 

E nella conferenza del 5.3.1914 leggiamo:

▸ «Questa parte dell’entità umana divina che si trattenne nei mondi spirituali,

questo essere spirituale è disceso per la prima volta in un corpo fisico quale bambino Gesù natanico».21

 

« E il ricordo è la vita »

La vita costituisce la sostanza fondamentale dell’anima natanica,

che è la custode del corpo eterico di Adamo non contaminato dalla tentazione,

descritto immaginativamente nella Bibbia come «albero della vita».

Ma essa è anche autentica «anima vivente», poiché «il ricordo che regna nel principio» e che essa conserva,

è un ricordo vivente che porta in sé la pienezza delle forze creatrici

che nella restante umanità dovevano estinguersi pressoché totalmente in seguito alla discesa nella materia.

 

Rudolf Steiner ne parla nei seguenti termini:

▸ «Quest’anima sorella fu in un certo qual modo tenuta in serbo e non fu immessa nell’evoluzione umana.

Essa restò permeata solo delle forze che avevano creato l’uomo.»22

 

« E questa vita è l’io dell’uomo »

Questo verso ci dice che

nei mondi spirituali l’anima natanica è anche la portatrice dell’io superiore dell’uomo,

quell’io di cui la restante umanità perse la coscienza in conseguenza del peccato originale,

sostituita progressivamente dalla coscienza dell’io ordinario.

 

Quest’ultima però è dono di Lucifero, non degli Dei, e affinché l’influsso di Lucifero sull’umanità non divenisse troppo potente l’anima natanica apparve in una «incarnazione riflessa» nel quinto millennio a.C. e cioè immediatamente prima dell’inizio del Kali-Yuga, nella figura di Krishna.

 

Krishna intervenne per risvegliare il principio dell’io superiore

presente, benché assopito, nell’interiorità di ciascun uomo.

Dice Rudolf Steiner:

«Sollevando lo sguardo verso Krishna l’uomo contempla il proprio sé superiore.

 

Ma al contempo egli guarda un altro uomo nel quale egli venera ciò che lui stesso è in potenza,

e che tuttavia è diverso da lui, più simile a un dio che a un uomo23

 

Così l’anima natanica (Krishna) è anche il principale avversario di Lucifero, poiché già all’epoca lemurica essa era riuscita, con l’aiuto di Michele, a respingere la tentazione nel Paradiso, rimanendo da allora perfettamente libera dal suo influsso.24

Essa è perciò ▸ «quel che vi è di più interiore nell’uomo, il suo vero io, che abbiamo visto identificarsi con Krishna, che abbiamo visto brillare nell’impulso di Krishna.»25

In Krishna abbiamo ▸ «ciò che nel budhi e nel manas è direttamente connesso con le grandi e generali sostanze del cosmo, con l’elemento divino che vive e tesse nel mondo.»26

▸ «Così sta Krishna in rapporto con l’uomo: come il macrocosmo sta al microcosmo, come l’uomo verace (io superiore) sta al piccolo uomo ordinario (io abituale).»27

 

« Che scorre nell’uomo stesso ».

Tuttavia fino a quando l’uomo non sarà in grado di farne l’esperienza cosciente,

questo io superiore continuerà a scorrere in lui in modo incosciente.

Questa coscienza cominciò a destarsi nell’umanità dal 1899 con la fine del Kali-Yuga.

È sorta allora (nel 1899una nuova epoca luminosa che permette all’uomo di sperimentare in coscienza

il nuovo impulso penetrato nell’umanità al tempo del Golgota e attivo da allora in modo invisibile nel suo io.

 

« Non lui solo, il Cristo in lui ».

Questo settimo verso è il verso centrale di tutta la meditazione.

Esso ci dice come l’uomo che aspiri a un’esperienza cosciente del cammino esoterico dato nelle tredici notti sante, immergendosi veramente nel mistero del Natale, potrà sentire che su quella strada egli non è solo. Da un certo momento in poi qualcuno cammina al suo fianco.

 

E se l’immersione meditativa nell’essenza del «ricordo di Natale» è sufficientemente intensa

da portarci a «vivificare effettivamente nel nostro cuore, nel nostro intelletto e nella nostra volontà

quell’originaria notte di Natale di due millenni or sono»,28

allora questo ricordo diverrà vivente in noi, simile a un’entità che ci sta accanto,

ci si potrà rivelare il mistero di colui che ormai ci accompagna nel nostro cammino solitario.

Ormai l’uomo non è più solo. Egli percepisce in sé la presenza divina: il Cristo stesso in lui.

 

« Se si ricorda della vita divina »

vale a dire se sa immergersi con piena forza interiore nell’essenza del mistero di Natale, nell’essenza del mistero dell’anima natanica, portatrice di quella «vita divina» di cui l’uomo potè fruire in altra epoca, prima del peccato originale, e che riconquisterà un giorno in grado più elevato, quando in lui l’antico Adamo si sarà perfettamente metamorfosato nel nuovo Adamo per mezzo della forza del Mistero del Golgota.

Ma questa metamorfosi interiore può cominciare già fin da ora se l’uomo riesce ad attingere alle forze che possono davvero vivificare il ricordo, e che sgorgano come sorgente nell’anima dalla meditazione sull’originaria «vita divina» che l’uomo dovette un tempo abbandonare. E se ciò avviene si rivela all’uomo il grande mistero della propria esistenza, contenuto nel seguente verso della meditazione:

« Nel suo ricordo è il Cristo ».

 

 


 

Note:

15 – Il chiaroveggente può investigare anche più lontano nel passato, ma con altri mezzi: non immergendosi nella propria interiorità, ma leggendo la cronaca dell’akasha. È un processo paragonabile a quello per cui noi, se vogliamo conoscere i fatti dei nostri primi anni di vita, non potendo basarci sulla nostra esperienza interiore, dobbiamo farceli raccontare dalle persone che ci erano vicine.

16 – È importante che il Natale sia preceduto dal giorno di Adamo ed Èva (il 24 dicembre). Questo fa si che le tredici notti sante nell’insieme possano essere considerate un cammino di evoluzione dell’umanità dall’antica Lemuria fino all’inizio dell’era cristiana, dal primo introdursi nell’uomo della sostanza-io, fino al «farsi carne» dell’io cosmico del Cristo. Rudolf Steiner dice: «Così è giusto collocare al 6 gennaio la nascita del Cristo, e le tredici notti sante devono essere il periodo della contemplazione dell’anima, là dove può essere percepito tutto ciò che l’uomo deve attraversare nelle incarnazioni da Adamo ed Èva fino al mistero del Golgota» (26.12.1991, O.O.127).

17 – Di come l’anima natanica possieda un io tutto particolare si è già detto altrove (vedi pag, 41).

18 – O.O.149, 30.12.1913

19 – Ibidem

20 – O.O.148, 10.2.1914

21 – O.O.152, 5.3.1914; vedi anche parte 111, nota 19.

22 – O.O.146, 3.6.1913

23 – O.O.142, 30.12.1912

24 – O.O.146, 5.6.1913

25 – O.O.146, 3.6.1913

26 – O.O.142, 30.12.1912

27 – Ibidem. Altrove Rudolf Steiner dice: «E oggi noi dobbiamo dire: siamo alla fine dell’epoca che cominciò al tempo della Bhagavad Gita» (O.O.146, 5.6.1913), e cioè del Kali-Yuga. Cosicché l’anima natanica opera tre volte direttamente nell’umanità: 1. Cinquemila anni prima di Cristo come Krishna 2. Nei fatti di Palestina 3. A cominciare dal XX secolo (cioè dopo la fine del Kali-Yuga) come corpo di luce del Cristo risorto. In quest’ultimo caso essa non si incarna in un corpo fisico, ma opera nella sfera spirituale adiacente alla Terra

28 – Parole pronunciate in occasione della posa della Pietra di fondazione della Società Antroposofica Universale.