Nella relazione del Cristo Gesù con gli apostoli suoi discepoli possiamo vedere il prototipo della relazione di Rudolf Steiner con la Società Antroposofica.

Rudolf Steiner e la Fondazione dei Nuovi Misteri


 

Durante il Convegno di Natale

la Società come organismo unitario, venne condotta alla soglia del mondo spirituale,

e da quel momento in poi

l’elemento soprasensibile penetrò direttamente nel suo ulteriore processo di divenire.

 

Ma ciò potè avvenire solo in quanto Rudolf Steiner, al Convegno di Natale, legò il suo destino con quello della Società, dimodoché da allora in poi il cammino spirituale del Maestro non è più scindibile da quello del singolo discepolo spirituale. Perchè la corrente esoterica del movimento antroposofico, di cui era rappresentante Rudolf Steiner, venne collegata con la Società Antroposofica, vale a dire, con la comunità dei discepoli, alla quale ora, nel tempo presente, spetta di essere portatrice e strumento del movimento antroposofico.

Dunque, le vie così riunite del maestro e dei discepoli sono divenute un’unità, della quale possiamo vedere il prototipo nella relazione del Cristo Gesù con gli apostoli suoi discepoli; in altri termini, abbiamo tutti ragione di cercare il prototipo della relazione di Rudolf Steiner con la Società Antroposofica dopo il Convegno di Natale, cioè di Rudolf Steiner con i suoi discepoli, in quella del Cristo Gesù con i suoi apostoli.

 

Solo il sapere di quanto si svolse un tempo

dalla notte nel giardino del Getsemani fino all’evento di Pentecoste,

inteso come processo macrocosmico tra il Cristo Gesù e gli apostoli,

ci può trasmettere una idea della storia della Società Antroposofica

nel passato, nel presente e nel futuro.

 

Perchè, siccome al Convegno di Natale la Società Antroposofica divenne una società esoterica, così essa deve ora cercare la conoscenza delle sue leggi future laddove si può trovare, per tutti i tempi a venire, il prototipo cosmico di quella comunità di quella comunità che si basi su un principio esoterico. Perciò vogliamo adesso immergerci in quel grande dramma cosmico-umano che è la storia dei rapporti tra il Cristo Gesù e i suoi apostoli, come quelli sono rappresentati nel Quinto Vangelo. Ci si presenterà così anche il prototipo tra maestro e discepoli nella nuova iniziazione.

 

Nel III capitolo parlammo del fatto che

•  l’Entità macrocosmica del Cristo, quando dopo il battesimo nel Giordano

entrò con il suo Io nei tre involucri di Gesù di Nazaret,

si unì a poco a poco con questi, sacrificando le sue forze cosmiche,

cosicché nel corso di tre anni, da Figlio di Dio divenne Figliuol d’uomo.

• Questo divenire uomo di un Dio, colmo di profonda tragicità,

dovette essere sperimentato, in un certo senso, anche dagli apostoli, i discepoli più vicini al Cristo Gesù.

 

Ma quello che per il Cristo era un «discendere» fu un ascendere per gli apostoli,

poiché il sacrificio che l’Entità-Cristo consumava nel penetrare nei più densi involucri di Gesù,

svegliava negli apostoli delle forze che li conducevano su piani superiori di coscienza.

• Così gli apostoli, nel partecipare all’esperienza del sacrificio astrale del Cristo,

 poterono elevarsi alla percezione sul piano astrale,

e grazie al sacrificio eterico del Cristo estesero la loro coscienza fino al Devachan.9

• Ciò significa che i due primi gradi della via sacrificale

furono sperimentati coscientemente dai discepoli del Cristo Gesù.

 

Fino a quel punto fu loro possibile accompagnare il Maestro in piena coscienza,

ma non fu più così alla Cena e agli eventi nel giardino del Getsemani.

 

Durante la Cena il Cristo parlò ai suoi discepolidell’evento del suo ultimo e supremo sacrificio:

• della sua unificazione con il corpo fisico di Gesù di Nazaret,9a

• della morte sul Golgota e della vittoria sulla morte.

Con queste indicazioni profetiche il Cristo Gesù voleva preparare i suoi discepoli,

affinchè potessero seguirlo coscientemente in futuro

e accompagnarlo spiritualmente fino al termine della sua via verso la croce.

Ciò significava per i discepoli che si sarebbero dovuti elevare nella loro coscienza spirituale

oltre la sfera del Devachan.10

 

Però, come ce l’annunciano i quattro Vangeli terreni, e particolarmente il quinto Vangelo celeste, le loro forze di coscienza non bastarono a raggiungere quelle altezze: essi caddero nel «sonno»…  E attraverso i secoli risuona da allora l’appello del Cristo: «Così non avete potuto vegliare neanche un’ora con me?

Vegliate e pregate, affinchè non entriate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole11

Tre volte il Cristo li chiama e tre volte essi cedono al sonno: non possono mantenersi nello stato di coscienza che avrebbe loro trasmessa l’alta conoscenza dell’Entità-Cristo e del significato cosmico del Mistero del Golgota.

 

Nella IX conferenza sul Vangelo di Marco, Rudolf Steiner si espresse così su tale questione: «Che il Cristo Gesù richiedeva da essi questa comprensione, è chiaramente accennato nel Vangelo… Che cosa avrebbe potuto accadere? Due fatti avrebbero potuto accadere: uno sarebbe stato quello che i discepoli prescelti avrebbero realmente percorso insieme a lui tutto quello che si è svolto nel Mistero del Golgota, che cioè il legame tra i discepoli e il Cristo si sarebbe mantenuto fino al Mistero del Golgota. Questo è uno dei fatti che avrebbero potuto accadere».12

Rudolf Steiner disse inoltre:

▸ «Che non questo, ma l’altro accadde, lo vediamo proprio particolarmente dal Vangelo di Marco.»

Da queste parole possiamo dedurre che l’intera evoluzione postcristiana dell’umanità si sarebbe svolta altrimenti se il collegamento del Cristo con i suoi discepoli non si fosse interrotto; ma fu il karma universale ad agire. Sarebbe ben stato possibile che gli apostoli non si addormentassero, e tuttavia essi dovettero addormentarsi! Perchè il Cristo Gesù doveva rimanere solo durante il suo ultimo e massimo sacrificio… Lui lo sapeva, e ciononostante il fatto che i discepoli cadessero nel sonno gli fu causa di un dolore smisurato.

 

Rudolf Steiner descrive l’esperienza del Cristo Gesù nel giardino del Getsemani nel seguente modo:

«Perchè il Cristo diventa triste? non è che tremi all’idea della crocifissione, ciò è evidente. Egli trema di fronte al dubbio: quelli che ho preso qui con me sopporteranno quel momento in cui si deve decidere se essi, nella loro anima, vogliono venire con me, se vogliono sperimentare tutto con me, fino alla croce? Si dovrà decidere se il loro stato di coscienza rimarrà desto, così che essi possano partecipare all’esperienza di tutto, fino alla croce. Questo è il ‘calice’ che si avvicina a lui. Ed egli li lascia soli, affinchè possano rimanere ‘desti’, vale a dire in uno stato di coscienza nel quale essi possano sperimentare con lui l’esperienza che lui deve fare. Poi se ne va, e prega: ‘Padre, porta via da me questo calice; ma pure, non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi, sia fatto’. Ciò significa: non farmi ancora provare che me ne sto tutto solo come Figliuol dell’uomo, bensì che gli altri vengano con me. Egli ritorna indietro ed essi dormono, perchè non hanno potuto mantenere quello stato di coscienza. E lui fa un nuovo tentativo, e di nuovo essi non lo mantengono, e lui lo ripete una terza volta, e nuovamente essi non lo mantengono.

Perciò gli fu chiaro di essere ormai solo, che essi non avrebbero partecipato, che non lo avrebbero accompagnato alla croce. Il calice non era stato allontanato! Egli era stato destinato al compimento solitario, solitario anche nell’anima, dell’azione. Il mondo ebbe sì il Mistero del Golgota, ma al tempo in cui avvenne, non aveva ancora la comprensione per questo evento. Neanche i più scelti, neanche gli eletti poterono resistere così a lungo13

 

Così non si realizzò la prima possibilità di comprendere il Mistero del Golgota, e da quel tempo l’esperienza della «solitudine cosmica» fu insolubilmente connessa con la nuova iniziazione. Gli apostoli caddero nel sonno, e tale sonno, ce ne dà testimonianza il Quinto Vangelo, divenne sempre più profondo.

Nè il Mistero del Golgota, nè la Risurrezione dopo tre giorni, nè gli insegnamenti del Risorto durante i seguenti quaranta giorni, a nulla di tutto questo i discepoli furono in grado di partecipare con piena coscienza. Il loro sonno era come ricolmo di sogni meravigliosi.14

Ma la loro situazione divenne particolarmente tragica dopo l’Ascensione, quando provarono la sensazione di essere abbandonati dal Cristo; e nel loro profondo dolore sperimentarono ora, in maniera umana e in forma infinitamente più debole, quello che il Cristo aveva sperimentato quando essi lo avevano abbandonato alla completa solitudine nel giardino del Getsemani.

 

Durante i dieci giorni tra Ascensione e Pentecoste essi furono sfiorati dall’esperienza del Cristo nel Getsemani.

Così comandava il karma universale. Ne parlò Rudolf Steiner il 17 maggio 1923 a Cristiania, nel seguente modo:

▸ «E ora piombò sui discepoli del Cristo, dopoché essi ebbero fatta questa esperienza, un’afflizione che non è comparabile con alcunché possa esserci in Terra quanto ad afflizione… I discepoli hanno patito immensamente in quel periodo di tempo che ci vien indicato nei dieci giorni successivi all’Ascensione, perchè era svanita per loro la visione del Cristo. E da quel dolore, da quella infinita afflizione è scaturito poi quello che noi chiamiamo l’arcano di Pentecoste.

I discepoli di Cristo, dopo aver perduta, nella loro chiaroveggenza esteriore istintiva, la visibilità del Cristo, la ritrovarono interiormente nella sensazione, nell’esperienza dell’afflizione, attraverso il dolore»15

▸ «E i discepoli di Cristo dissero ora, dopo aver perduto per dieci giorni la visibilità esteriore del Cristo: abbiamo visto il Mistero del Golgota. Questo ci dà la forza di sentire nuovamente il nostro essere immortale. Ciò viene espresso simbolicamente dalle lingue di fuoco.»

 

Furono queste, secondo il Quinto Vangelo, le esperienze più importanti degli apostoli nel tempo che corre tra gli avvenimenti nel giardino di Getsemani e Pentecoste. Ma il punto culminante di queste esperienze fu l’illuminazione interiore del giorno di Pentecoste:

• dal massimo dolore e dalla più profonda passione

risultò la festività universale della conoscenza.

 

Rudolf Steiner connette, nella medesima conferenza, queste esperienze degli apostoli che condussero al giorno universale della Pentecoste, con la ricerca di conoscenza sulla via spirituale antroposofica:

▸ «Ogni grande conoscenza reale è stata generata dal dolore e dall’ansia. Quando si tenta di percorrere la via dei mondi superiori, con i mezzi di conoscenza che sono descritti nella scienza dello spirito, si può giungere ad una meta solo se si passa attraverso il dolore. Senza aver patito, e patito molto, e perciò essersi liberati dalla depressione provocata dal dolore, non si può riconoscere il mondo spirituale.»

 

Queste parole, derivate dall’esperienza dell’iniziazione moderna, dette a spiegazione delle esperienze interiori degli apostoli nel tempo tra Ascensione e Pentecoste, ci rendono possibile di vedere nell’esperienza del dolore, una tappa determinata sulla via spirituale, una tappa che possiamo ritrovare anche nella storia della Società Antroposofica, come comunità esoterica.

Se ora prendiamo come prototipo cosmico gli avvenimenti che sono descritti nel Quinto Vangelo, e cerchiamo di comprendere, nel senso delle parole sopra citate di Rudolf Steiner, le leggi di sviluppo della comunità esoterica moderna, risulta il seguente quadro.

 

Dopo l’incendio del primo Goetheanum, la coscienza dei membri della Società Antroposofica si era molto smorzata. Questo colpo si dimostrò troppo forte per la maggioranza di essi, nonostante che il maggior carico gravasse sulle spalle di Rudolf Steiner. Ma dopoché la Società Antroposofica aveva trascurato di salvare la «Casa della parola» con la sua vigilanza e la sua attività interiore, anch’essa non riusciva a riaversi dal colpo. La conseguenza ne fu l’ulteriore decadenza, che condusse infine, nell’anno 1923, alla divisione della società tedesca. Ecco perchè Rudolf Steiner, durante la conferenza introduttiva del Convegno di Natale, rilevò che le rovine del primo Goetheanum, che si vedevano dalla finestra, fossero anche un’immagine dello stato della Società Antroposofica, prima dell’inizio di questo Convegno.

Ma la vera origine interiore di tanto sfacelo era il fatto che i soci sprofondavano in un sonno sempre più profondo. Ciò aveva condotto alla situazione che Rudolf Steiner si ritrovasse in completa solitudine, nonostante egli avesse fatto, durante tutto il 1923, immensi sforzi per portare a un cambiamento, fino al momento – poche settimane prima dell’inizio del Convegno – in cui egli prese la sua decisione in rapporto al movimento antroposofico e la Società Antroposofica. La notte nel giardino del Getsemani si era calata in lui: «Non avete potuto vegliare neppure un’ora meco?»16

 

Fu in completa solitudine che Rudolf Steiner dovette prendere l’ultima risoluzione. Noi possiamo avere solo un barlume di quanto sia stata difficile questa «preghiera per il calice»… Ma neanche il Convegno di Natale potè arrestare in misura sufficiente il processo dell’addormentamento. Si dimostrarono insufficienti la comprensione dei propri impulsi, ma anzitutto la premura attiva per realizzarli – vale a dire, parlando esotericamente, di lavorare al pareggio del karma comune.

Fu questa la vera ragione per la quale Rudolf Steiner non potè rimanere di più sul piano fisico, insieme agli antroposofi, per continuarvi il suo compito; perchè, nonostante la grandiosa attività di Rudolf Steiner dopo il Convegno di Natale, il necessario risveglio non ebbe luogo.

 

Non si può neanche dire che non ci fossero nell’ambiente di Rudolf Steiner delle personalità in grado di vegliare. Evidentemente ce ne sono state. Ci furono discepoli che erano coscienti, come Giovanni «sotto la croce», tuttavia molti sprofondarono ancor più profondamente nel sonno, come fece Pietro dopo la sua triplice rinnegazione. E ci fu pure qualcuno come Tommaso… Ma in generale non avvenne quello che Rudolf Steiner sperò fino all’ultimo momento, quando parlava della propria guarigione. La conseguenza ne fu la sua dipartita dal piano fisico, così improvvisa e inaspettata dalla maggioranza degli antroposofi. Perchè su tutto dominò il karma universale. Ita Wegman comunica nei suoi ricordi su gli ultimi mesi della vita terrena di Rudolf Steiner, che la svolta decisiva avvenne solo negli ultimissimi giorni.

 

E ora, dopoché il Maestro ebbe abbandonato i suoi discepoli, gli antroposofi dovettero provare qualcosa della solitudine, dell’abbandono per i quali era passato Rudolf Steiner prima del Convegno di Natale: possiamo sentire come prototipo cosmico di quella situazione, l’esperienza della comunità esoterica degli apostoli, quando essi, dopo l’Ascensione, si sentirono abbandonati dal loro Maestro celeste.

 

Ma per gli apostoli poteva avvenire ancora dell’altro. Venne l’ora in cui essi, nella loro profonda solitudine, furono finalmente in grado di dire: «Abbiamo visto il Mistero del Golgota. Questo ci dà la forza di sentire nuovamente il nostro ente immortale. – Ciò si esprime simbolicamente nelle lingue di fuoco (Pentecoste)»

Così gli apostoli, cinquanta giorni dopo il Mistero del Golgota e dieci giorni dopoché il Cristo non era più stato raggiungibile dal loro sguardo, traendolo dai loro profondi dolori e pene attraverso il ricordo («Abbiamo visto…») del Mistero del Golgota, e in quanto ne accolsero gli impulsi («ci dà la forza…»), poterono sperimentare il proprio «ente immortale», ciò che significa il nuovo Spirito-Cristo in se stessi! Infatti la via della Pentecoste conduce dal «memorare», attraverso alla «riflessione» alla «veggenza».

 

E se ci rendiamo consci che il tempo, nei rapporti occulti, ha significato ben diverso, possiamo allora dire che la Società Antroposofica, dalla dipartita di Rudolf Steiner fino al tempo presente, ha sperimentato un tempo che corrisponde all’epoca che gli apostoli percorsero tra l’Ascensione e la Pentecoste.

 

Oggi perciò è nostro compito di muoverci con le forze migliori del nostro essere, e in fedeltà all’antroposofia ad acquisire una comprensione sempre più grande del Convegno di Natale, coltivandone il ricordo. E dovremmo accoglierne gli impulsi, ciò che è possibile solo se posiamo nel nostro cuore e nella nostra anima la pietra d’amore dodecaedrica dei nuovi misteri. Infatti quegli impulsi sono la fonte delle vere forze soprasensibili viventi, con l’aiuto delle quali solamente possiamo adempiere all’alto compito che è stato oggi posto a noi antroposofi.

 

Se noi dedicheremo tutte le nostre forze a lavorare in questa direzione, potremo sperare che all’evento dell’Ascensione, con il quale possiamo paragonare nel senso suddetto la dipartita di Rudolf Steiner dal piano fisico, seguirà una festività universale della conoscenza.

Vi ha più volte accennato Rudolf Steiner nelle sue conferenze sul Karma: ha detto che l’antroposofia, alla fine di questo secolo, raggiungerà il suo apogeo, e dovrà pure ricevere un nuovo impulso evolutivo. Ma ciò è possibile solo se l’impulso fondamentale dell’antroposofia, se l’impulso del Convegno di Natale sarà compreso, accettato e realizzato.

 

Perciò possiamo dire:

l’esperienza del Convegno di Natale,

allora e oggi in tutta la sua realtà spirituale,

è la vera Pentecoste degli antroposofi.

 

Perchè la festività della Pentecoste è quella della conoscenza di quello che avvenne una volta come dato di fatto nella sfera terrestre, ma che allora non potè ancora venir riconosciuto nella sua essenza segreta.

Il Convegno di Natale è tra noi! Dovremmo lottare per riuscire a penetrare fin là dove esso esiste come incrollabile realtà. A tanto ci possono condurre le tre esercitazioni fondamentali della meditazione della pietra fondamentale:

«Pratica il memorare nello spirito»

– cerchiamo nel ricordo lo spirito del Convegno di Natale, allora potremo imparare a comprenderlo.

«Pratica la riflessione dello spirito»

– la riflessione sullo spirito del Convegno di Natale ci può aiutare ad accogliere i suoi impulsi;

ad accoglierli anzitutto come promessa solenne al «buono spirito del Goetheanum»,

di cui ci parlò così efficacemente Rudolf Steiner la sera del 1 gennaio 1924.

«Pratica la visione spirituale»

– la visione dello spirito del Convegno di Natale ci dà la forza di realizzare nel mondo i suoi impulsi,

perchè attraverso di esso avviene che

 

«…le divine eterne mete

la luce dell’essere universale

al singolo io

per il suo libero volere

donano.»

 

Così lo sviluppo del movimento antroposofico e della Società Antroposofica, delle cui fondamenta spirituali ci parlano le conferenze sul karma, ci invita a realizzare il mistero della Pentecoste. Ciò porterà all’apogeo della corrente antroposofica.

▸ «Vediamo un potente appello cosmico-tellurico appressarsi alle concatenazioni karmiche dei membri della Società Antroposofica. Abbiamo già… (nell’ultima conferenza) udito, come esso si estenderà a tutto il XX secolo e come l’apogeo sarà raggiunto alla fine del XX secolo.»18

 

Per considerare ora più esattamente che cosa intendesse Rudolf Steiner con questo apogeo dell’evoluzione antroposofica alla fine del nostro secolo, vogliamo volgerci ancora una volta a quei misteri che sono congiunti con gli impulsi micheliani-antroposofici.

Abbiamo già indicato sopra le quattro tappe più importanti nella realizzazione di questi impulsi, e li abbiamo paragonati alle quattro parti costitutive dell’essere umano, con l’io, con i corpi astrale, eterico e fisico.

 

L’impulso micheliano-antroposofico come tale,

deriva dai mondi superiori, nei quali è stato preparato in tre eventi soprasensibili.

 

• In primo luogo le entità della prima gerarchia

mandarono l’intelligenza cosmica giù nelle teste degli uomini.

Così l’uomo, da uomo-cuore divenne uomo-testa, quello che produce da sè i propri pensieri.19

Questo avvenne all’inizio del XV secolo, quando vennero istituite in Terra le scuole esoteriche della Rosacroce.

 

• Il secondo evento fu la fondazione della scuola soprasensibile di Michele nel XV secolo,

che durò più di trecento anni.

Al suo punto di partenza ebbe luogo anche il primo evento, che i partecipanti alla scuola vissero dalla sfera solare.

 

• Il terzo evento infine è il grande culto immaginativo che si effettuò

alla svolta dal XVIII al XIX secolo, nella sfera soprasensibile confinante con la Terra.

 

Detto con le parole di Rudolf Steiner:

▸ «Quello che vive nell’antroposofia, è suscitato principalmente dalla scuola di Michele nei secoli XV/XVI

e da quel culto che ebbe luogo soprasensibilmente alla fine del XVIII e al principio del XIX secolo».22

 

Questo impulso micheliano-antroposofico configurato in triplice maniera, entrò poi nell’umanità alla svolta tra il XIX e il XX secolo, per prender corpo definitivamente sul piano fisico, dopo uno sviluppo durato ventun’anni, con il Convegno di Natale.

Ma l’espressione di questo fatto è il sorgere dei nuovi misteri di Michele, nella cui fondazione vediamo cominciare a realizzarsi quello che Michele stesso aveva indicato alle anime che lo circondavano nella scuola soprasensibile, come il più importante compito della sua futura epoca di signoria.

Di questo compito si è parlato più volte in questo libro: esso consiste nel fatto che l’intelligenza cosmica sfuggita a Michele deve essergli restituita nelle anime degli uomini che si mantengono fedeli alla sua sfera.

Questo può appunto avvenire oggi nei nuovi misteri, i cui impulsi dovrebbero compenetrare tutti i campi di attività e di cultura umani.

 

Nella conferenza del 21 agosto 1924 a Torquay, Rudolf Steiner indica un ulteriore aspetto importante di questo compito. Vi si parla della corrente di Artù e della corrente del Gral, le due correnti esoteriche della vita spirituale dell’occidente. Rudolf Steiner descrive queste correnti così che è riconoscibile il loro rapporto con l’evento di Michele nel mondo. In particolare egli presenta il fatto che

• nella corrente di Artù avviene che l’intelligenza ancora cosmica di Michele

inspira dalle altezze celesti i cavalieri di Artù.

• Nella corrente del Gral invece abbiamo a che fare con un’indicazione profetica

che l’intelligenza cosmica verrà un giorno afferrata sulla Terra

e spiritualizzata dalle anime umane compenetrate dall’impulso-Cristo.

 

Dopo aver descritto queste due correnti in tal maniera come i due poli che hanno determinato lo sviluppo della vita spirituale occidentale, Rudolf Steiner prospetta il più grande problema dell’epoca di Michele nel seguente modo:

▸ «Così nel confrontare, in certo modo, l’una con l’altra queste due correnti, troviamo il grande problema che allora s’impose, vorrei dire, da quanto stava storicamente davanti all’uomo: Le conseguenze del principio-Artù e le conseguenze del principio-Gral.

Si poneva il problema di come possa trovare, non solo un uomo come Parsifal, ma come trovi anche Michele stesso la via dai suoi protettori di Artù, che vogliono assicurare la sua signoria cosmica, ai suoi protettori del Gral, che vogliono aprirgli la strada dentro ai cuori e agli animi degli uomini, affinchè egli possa afferrare l’intelligenza.

E aderisce a noi il grande problema del nostro tempo che ci sta davanti: che nella signoria di Michele il cristianesimo debba venir compreso in un senso più profondo

Tra queste due rocche (quella di Artù e quella del Gral) sta il poderoso interrogativo: come diventerà Michele il nuovo datore di impulsi per la comprensione della verità del Cristianesimo?»23

 

Per preparare le anime alla soluzione di questo problema, che doveva presentarsi alla umanità nel 1879 con l’inizio della nuova signoria di Michele, era sorta la scuola di Michele nell’alta sfera del Sole, nella quale si manifestò l’essenza esoterica delle suddette correnti:

▸ «Si formò una schiera di Michele, la quale accolse nelle regioni soprasensibili del mondo spirituale quelle dottrine dei maestri micheliani dell’antica epoca di Alessandro, quelle dei maestri micheliani dei tempi della tradizione del Gral, e anche di quei maestri micheliani come esistevano in impulsi come quello di Artù24

Da queste parole di Rudolf Steiner possiamo desumere quali e quanti eterogenei rappresentanti delle più diverse correnti congiunte con l’avvento cosmico di Michele, partecipassero alla scuola soprasensibile. Infatti accanto ai platonici della scuola di Chartres, ai domenicani aristotelici e a quei due gruppi di anime che anelavano all’antroposofia, dei quali Rudolf Steiner ci parla più volte nelle conferenze sul karma, vi presero parte anche i rappresentanti delle correnti di Artù e del Gral, così come i rappresentanti della vera Rosacroce, poiché, secondo le parole di Rudolf Steiner, si adoperavano, nel loro lavoro spirituale, per incontrare Michele nel mondo spirituale.25

A tutte quelle numerose anime accomunate dalla devozione alla sfera di Michele e dalla aspirazione di fondare sulla Terra un nuovo cristianesimo micheliano, era stato posto da Michele questo grande compito:

 

• dovevano operare nella nuova epoca di Michele, affinchè nelle anime umane possa avvenire  q u a l c o s a 

che renda possibile, non solo all’uomo Parsifal, ma a Michele stesso,

di trovare la via dalla corrente di Artù alla corrente del Gral,

la via verso il nuovo dominio della sua intelligenza nei cuori e nelle anime degli uomini.

 

• E questo «qualcosa» è la grande immaginazione del Gral,

che deve oggi presentarsi un’altra volta all’umanità nella nuova forma micheliana.

 

 


 

Note:

9          – Vedi O.O.123, X conferenza, nella quale Rudolf Steiner dice che i due primi gradini delle esperienze soprasensibili degli apostoli corrisposero alla coscienza immaginativa (l’alimentazione dei cinquemila e il cammino sulle acque) e alla coscienza ispirativa (la trasfigurazione).

9a – II Cristo rivela ai suoi discepoli durante l’Ultima Cena il segreto della sua unificazione con il corpo fisico di Gesù di Nazaret, attraverso il Mistero della comunione, ove pane e vino alludono all’unione del Cristo con la carne e con il sangue di Gesù. Poiché solo grazie a questa unione il Cristo può, dopo il Mistero del Golgota, unirsi al «corpo» della Terra stessa (Giov.13,18), così come con la carne e con il sangue di ogni uomo su di essa.

10        – Adesso gli apostoli avrebbero dovuto conseguire il III grado di coscienza, quella intuitiva, per ascendere fino alla sfera del Budhi e in essa sperimentare l’eterna immagine primordiale dei dodici, attorno al tredicesimo.

11         – II Vangelo di Matteo, 26,40-41.

12        – O.O.139, 23/9/1912, Ed. scientifica 1957 pag. 173.

13        – Id. pag. 174 175.

14        – O.O.148, 2/10/1913, EAM 1989 pag. 20.

15        – O.O. 226,1 conferenza del 17/5/1923, RA1958 pagg. 41 42.

16        – Vangelo di Matteo, 26,40.

17        – Vedi nota 15 di questo capitolo.

18        – O.O. 237,1/8/1924, EAM 1988 pag. 120.

19        – Rudolf Steiner parlò di questo evento soprasensibile più esattamente il

28/7/1924, O.O. 237, EAM 1988 pag.104 (vedi anche nota 83 del V capitolo).

20        – Nella conferenza del 28/7/1924, Rudolf Steiner ne parla a Dornach: questo evento «ebbe luogo nel primo terzo del XV secolo, nel tempo in cui, dietro le quinte dell’evoluzione moderna, venne fondata la scuola dei Rosacroce». (O.O. 237, EAM 1988 pag.103) La fondazione delle scuole dei Rosacroce avvenne sotto la direzione di Cristian Rosenkreutz stesso il quale, dopo la sua iniziazione nel 1250 circa, si reincarnò di nuovo nel 1378 e operò in un corpo fisico fino al 1484 (vedi anche O.O. 262, II parte).

21        – Vedi la descrizione del V e VI ritmo del Convegno di Natale nel V capitolo di questo libro, e anche le note 83 e 95 del V capitolo. Così

▸ possiamo seguire tutta la via cosmico-terrestre della nascita dell’antroposofia,

come essa consista di sette grandi tappe, corrispondenti alle sette parti costituenti l’essere umano:

• l’evento soprasensibile all’inizio del XV secolo,che ebbe luogo nella sfera della prima gerarchia,

cioè nella sfera dell’intuizione (Devachan superiore), corrisponde all’uomo spirituale,

• la scuola solare di Michele nel XV-XVI secolo che ebbe luogo nella sfera dell’ispirazione (Devachan inferiore),

corrisponde allo spirito vitale,

• e finalmente il culto immaginativo sul piano astrale della fine del XVIII secolo fino all’inizio del XIX secolo,

corrisponde al sè spirituale.

Così le tre tappe superiori celesti della preparazione dell’antroposofia

corrispondono alle tre parti costitutive superiori dell’entità umana.

Le quattro tappe del suo sviluppo terreno, che furono considerate a pag. 344 di questo capitolo,

corrispondono alle quattro parti costitutive inferiori dell’entità umana: all’io e ai corpi astrale, eterico e fisico.

• In tal modo ci sta davanti tutto lo sviluppo dell’antroposofia,

dall’evento cosmico all’inizio del XV secolo fino al Convegno di Natale 1923/24

e rappresenta una consecutiva discesa dell’impulso spirituale

dalla sfera del Devachan superiore fino alla definitiva incorporazione sulla Terra,

in un tutto settemplice in sè perfetto, che appare come un essere vivente

e deve progredire sulla Terra a poco a poco sulla via dello sviluppo ascendente.

Rudolf Steiner parla come segue dell’antroposofia, non solo come essere vivente, bensì come un «uomo invisibile» (cioè un essere consistente di sette principi).

▸ «L’antroposofia è in sè un uomo invisibile che se ne va attorno tra gli uomini visibili, versò la quale… si ha la massima responsabilità pensabile, e deve esser presa realmente come una persona invisibile, qualcosa di esistente, che va interrogata nelle singole eventualità della vita su cosa ha da dire… è assolutamente necessario che tutto quanto succede avvenga, come a dire, su richiesta dell’uomo antroposofia. Ciò appartiene alle condizioni di vita: riconoscere l’antroposofia come un essere vivente.» (O.O.258,16/6/1923).

22        – O.O. 238, 16/9/1924. Dell’evento soprasensibile nella sfera della prima gerarchia all’inizio del XV secolo, non è qui detto nulla, poiché, secondo la sua essenza, è da rappresentarsi come il nucleo nascosto della scuola soprasensibile di Michele.

23   – O.O. 240, 21/8/1924.

24   – Id. Id.

25   – Su questo rapporto dell’impulso di Michele con l’essenza della Rosacroce, vedi più precisamente nella conferenza del 13/1/1924 a Dornach (O.O.233a) oppure RA 1946/259, e anche l’articolo «Ostacoli ed aiuti alle forze di Michele al sorgere dell’epoca dell’anima cosciente» (Das Goetheanum, 6/12/1924, O.O. 26, EAM 1969 pag. 124).