Sofìa e Maria

La celeste Sofia e l’essere Antroposofia


 

Una delle manifestazioni essenziali della celeste Sofìa, fin dai tempi più antichi, consiste nel fatto che gli esseri gerarchici a lei connessi si mostravano ai discepoli degli antichi misteri e ai successivi mistici solo in forma spirituale. Questo significa che nessuna singola parte costitutiva della Sofìa si incarnò mai completamente in un concreto essere umano terreno, nemmeno nei grandi iniziati; infatti in tal modo nell’uomo non avrebbero operato le forze di un essere delle gerarchie, ma tutte le sette parti della Sofìa, cosa che nessun uomo della terra potrebbe sopportare senza pagare con la morte immediata. E nondimeno in tutta la storia terrestre c’è un singolo caso di tale incarnazione. Essa ebbe luogo alla svolta dei tempi e si compì in modo del tutto particolare. Abbiamo già parlato di questa incarnazione alla fine della seconda parte di questo libro: si tratta della Maria-Sofìa che stava sotto la croce del Golgota insieme con Lazzaro-Giovanni.

 

• Ma come potè Maria accogliere pienamente le forze della celeste Sofìa,

diventando così l’archetipo delle sue forze sulla terra per tutti i tempi a venire?

• Questo fu possibile solo per il fatto che l’altra Maria, la madre del Gesù natanico,

prese parte a questo processo sul piano soprasensibile.

• Infatti, a differenza dell’uomo incarnato in un corpo fisico,

l’anima che dimora nei mondi spirituali può unirsi senza ostacoli con tutte le gerarchie superiori, fino alle più alte.16

 

La Maria natanica, che al tempo del battesimo al Giordano dimorava già da tre settenni nei mondi spirituali, in quel momento aveva raggiunto da tempo la sfera solare, vale a dire poteva unire il proprio essere con le forze non solo della terza, ma anche della seconda gerarchia,17 cioè con l’intera pienezza delle forze cosmiche della Sofìa.

In tal modo, dimorando nella sfera solare, essa potè assumere in sé queste forze in misura molto maggiore di quanto è possibile a una comune anima umana dopo la morte. Ella infatti era stata ‘adombrata’ dalle forze della Sofìa già durante la sua vita terrena, dato che l’anima paradisiaca della Maria natanica proveniva direttamente dal suo grembo cosmico, dove tornò immediatamente dopo la morte diventando, grazie all’esistenza trascorsa tra gli uomini, la più importante mediatrice tra l’umanità e la celeste Sofìa.

 

Nella quarta e nella quinta conferenza del ciclo sul vangelo di Luca18 Rudolf Steiner disse che l’entelechia del Gesù natanico venne sulla terra dalla «grande loggia madre dell’umanità» dove fu «custodita e protetta» dopo il tempo del peccato originale.19

La «loggia madre» stessa, nel suo massimo aspetto, si trova entro la sfera solare,20 dove costituisce il punto focale, il luogo di massima concentrazione delle forze della Sofìa, nella misura in cui queste sono collegate all’evoluzione terrestre. Per questo la loggia si chiama anche loggia-«madre»: poiché essa costituisce il più importante centro della Sofìa nel nostro sistema solare e da essa le forze della Sofìa fluiscono direttamente dal Sole sulla Terra. Questo processo è diretto dal grande Manu stesso.21

 

In questa grande «loggia madre dell’umanità»

dimorava sin dai primordi, insieme con il Gesù natanico,

anche l’entelechia di sua madre, la Maria natanica

che, come suo figlio, si incarnò per la prima volta in un corpo fisico alla svolta dei tempi.

 

Così, per la comune appartenenza alla «grande loggia-madre», sorse un profondo legame spirituale tra la futura anima portatrice del Cristo e la rappresentante delle forze della celeste Sofìa sulla Terra. Ma al tempo in cui l’entelechia del futuro Gesù natanico era più legata al Cristo, agendo da mediatrice tra lui e l’umanità durante i tre gradi preparatori al mistero del Golgota,22 l’entelechia della sua futura madre agiva da mediatrice tra l’umanità e le forze delle celeste Sofìa.

Possiamo allora dire che in un certo senso il collegamento tra la Maria natanica con la Sofìa non si interruppe mai; le forze della celeste Sofìa poterono compenetrare indisturbate il suo essere nei mondi spirituali, prima e dopo la sua vita terrena, mentre durante l’incarnazione quelle stesse forze splendevano nella sua anima quale ricordo spiritualizzato dei mondi soprasensibili.

 

Emil Bock caratterizzò così il suo essere celeste:

▸«In una purezza e perfezione immacolate si riflette nel suo essere e nel suo volto un archetipo divino che nei mondi spirituali aleggia sopra l’umanità. Così come nel bambino che ella dovrà partorire si riflette e si incarna l’archetipo del bambino, l’archetipo della fanciullezza quale quintessenza di tutto l’essere fanciullo sulla terra, così la Maria di Luca [quella di cui si parla all’inizio del vangelo di Luca] è l’archetipo trasposto sulla terra di tutto l’essere femminile verginale, l’immagine del ‘eterno femminino’, la donna fra le donne (…) così come nel bambino Gesù natanico doveva incarnarsi l’essere paradisiaco di Adamo preservato nei mondi spirituali dal peccato originale, così in sua madre sembrava divenire visibile sulla Terra la natura paradisiaca di Èva preservata dal peccato originale».23

 

Dopo che essa si era elevata alla sfera solare spirituale e quindi in un atto sacrificale aveva rinunciato ad ascendere alla sfera della prima gerarchia per formare il seme cosmico del corpo fisico per una successiva incarnazione terrena, la sua entelechia si riavvicinò alla terra e riempì i corpi eterico e astrale della Maria salomonica al momento del battesimo al Giordano.

E poiché la Maria natanica per i motivi che abbiamo detto era in grado di concentrare straordinariamente in sé le forze della celesta Sofìa, ella potè in questa forma ‘umanizzata’ compenetrare l’altra Maria fin nel corpo fisico.24

La conseguenza fu che la Maria salomonica riacquistò la verginità, vale a dire divenne simile alla figura perfetta e indivisa (settemplice) della divina saggezza o Sofìa nella sua verginità.25

 

In proposito Rudolf Steiner dice:

▸«In quel tempo [al battesimo nel Giordano] la parte immortale della madre originaria del Gesù natanico tornò a scendere; proprio in quel momento essa operò una trasformazione nell’altra madre, quella che era stata accolta nella casa del Giuseppe natanico (la Maria salomonica), e la rese nuovamente vergine. Così durante il battesimo al Giordano fu restituita a Gesù l’anima della madre ch’egli aveva perduto. La madre che gli è rimasta nasconde ora in sé l’anima della madre originaria, della Maria che nel vangelo di Luca è chiamata benedetta» (Le. 1,28).26

 

Da allora nella persona di Maria vivente sulla terra abbiamo il grande archetipo della pienezza delle forze incarnate sulla terra della celeste Sofìa oppure, ed è la stessa cosa, l’unica incarnazione della Sofìa stessa sulla terra. Questo archetipo opera da allora realmente nell’evoluzione dell’umanità, anche se gli uomini potranno cominciare a realizzarlo solo a partire dal sesto periodo di civiltà e la sua piena attuazione potrà avvenire solo nel periodo di civiltà successivo, di cui il sesto sarà premonizione e preparazione.27

 

Ma quali saranno i primi passi sulla via di questa realizzazione nel sesto periodo?

Sappiamo che questa sarà un’era luminosa, legata alla discesa del principio del sé spirituale nell’umanità.28 Questo significa che in quel tempo ogni uomo avrà la possibilità di stabilire una relazione cosciente con la gerarchia degli angeli già durante la vita terrena, poiché gli angeli sono nel nostro cosmo i portatori del sé spirituale pienamente sviluppato.29 In questo processo gli uomini riceveranno un aiuto particolare dai mondi superiori, dalle anime dei morti a loro legate karmicamente, per cui l’intera evoluzione spirituale e culturale dell’umanità poggerà su una relazione cosciente con queste anime.

 

Al proposito disse Rudolf Steiner:

▸«Nel sesto periodo di civiltà il sé spirituale si formerà per il fatto che i morti

diverranno i consiglieri spirituali dei vivi sulla terra».30

 

Così come l’entelechia della Maria natanica al momento del battesimo nel Giordano agì dai mondi spirituali sull’altra Maria, colmandone tutto l’essere fin nel corpo fisico con le forze cosmiche della celeste Sofìa, così gli uomini, che allora si troveranno all’apice della civiltà, potranno intervenire dopo la morte fra gli altri uomini rimasti sulla terra.

 

Nel sesto periodo di civiltà questa assunzione delle forze della Sofìa sarà possibile, sulla terra, per il fatto che l’uomo sperimenterà i misteri della Sofìa in cui il discepolo si preparerà coscientemente a questo scopo.31 E solo nel sesto periodo questo collegamento con la celeste Sofìa sarà accessibile per tutti gli uomini. Sarà anche il tempo in cui il Cristo, incorporandosi nell’umanità in misura crescente come suo superiore io di gruppo, verrà sperimentato come uno spirito che compenetra l’intera evoluzione terrestre.32

Allora anche l’azione delle forze della celeste Sofìa nell’umanità avrà raggiunto una tale intensità che la sua presenza verrà sperimentata come la fusione in una nuova anima di gruppo, che apparirà come una sorta di immagine terrestre dell’anima omnicomprensiva del Sole, in grado di accogliere come in un grembo materno lo spirito del Cristo-Sole quale «io superiore» della Terra. Questo porterà l’umanità terrena ad avvicinarsi, nella propria configurazione animico- spirituale, alla struttura interiore del Sole, il che sarà un passo importante verso il futuro ricongiungimento della Terra con il Sole.

 

Riguardo al sesto periodo di civiltà,

che come abbiamo visto porterà una prima precognizione del futuro sopra descritto,

va notato che grazie alla diffusione dei misteri della Sofìa sulla terra

comincerà il progressivo superamento delle odierne forme di concepimento e procreazione

(intendiamo il concepimento tramite l’incontro dei due sessi).

 

Al proposito Rudolf Steiner disse:

▸«Nel sesto periodo di civiltà postatlantico andrà a poco a poco esaurendosi la fertilità umana che riceve l’impulso dalle potenze della luce. Le potenze oscure dovranno intervenire affinché la cosa possa continuare. Noi sappiamo che il sesto periodo di civiltà ha i suoi semi nell’Europa orientale. L’occidente europeo svilupperà la forte tendenza a non lasciare proseguire la procreazione umana, la procreazione fisica, oltre il sesto periodo di civiltà, portando la terra in un’esistenza più spirituale, più psichica».33

 

L’Europa orientale potrà raggiungere questo scopo solo se in essa i futuri misteri della Sofìa raggiungeranno una diffusione particolarmente vasta e una grande influenza.34 In questi misteri l’uomo imparerà a sviluppare una vera, interiore e integra saggezza(80) il che in senso occulto significa l’unione con le forze della celeste Sofìa fino alla sua più alta parte costitutiva, gli Spiriti della saggezza, e quindi la piena penetrazione delle sue forze nell’uomo, fin nel corpo fisico. Questo porterà alla trasformazione della procreazione terrena in una facoltà del tutto nuova e superiore.(81) Questo processo ha il suo archetipo nel miracolo della trasformazione della Maria salomonica (tramite l’intermediazione della Maria natanica), quando ella si colmò delle forze cosmiche della verginità fin nel suo corpo fisico.35

 

Da quanto detto deriva anche il particolare significato dell’incarnazione femminile nel sesto periodo di civiltà.

In quell’epoca nascere donna sarà un particolare dono del destino.36

Infatti per le donne sarà molto più semplice che per gli uomini raggiungere i massimi gradi di iniziazione nei misteri della Sofìa, poiché l’organizzazione maschile per sua natura è calata eccessivamente nella materia fisica, mentre l’organizzazione femminile lo è in modo insufficiente; l’essere umano ideale sta di conseguenza tra le due.37

 

Questa differenza tra l’organizzazione maschile e femminile si esprime nell’intera evoluzione culturale e storica dell’umanità. Così nell’odierno quinto periodo di civiltà (di cui è trascorso circa un terzo) l’esistenza umana è caratterizzata da una profonda penetrazione nella materia fin dal suo inizio. La più importante caratteristica di questo periodo è connessa con lo sviluppo dell’anima cosciente: durante quest’epoca l’uomo deve attraversare la materia nel mondo, per conquistarsi in essa la libertà individuale.38 Per questo il principio maschile è in questo tempo il fattore dominante in quasi tutti i campi della vita.

 

Nel sesto periodo invece, che sarà collegato con l’avvento del sé spirituale e con l’inizio della progressiva spiritualizzazione dell’umanità, sarà il principio femminile a dominare.(82)

Questo carattere dei due periodi deriva anche dal fatto che con l’anima cosciente deve anche venire raggiunto il massimo grado di evoluzione dell’io umano individuale; solo quando avrà raggiunto questo grado l’io dell’uomo potrà cominciare l’ascesa dalla materia al soprasensibile tramite la spiritualizzazione dell’anima cosciente.

A differenza del quinto, il sesto periodo di civiltà sarà un periodo in cui il sé spirituale scenderà quale dono dei mondi spirituali per l’umanità, un tempo in cui la sostanza divina si infonderà nelle anime degli uomini.

(Tuttavia un lavoro diretto al pieno sviluppo del sé spirituale, comparabile a quello che oggi l’uomo fa sull’anima cosciente, sarà possibile solo nello stato di Giove).

 

Qui però si cela un grave pericolo.

Prima che inizi il sesto periodo nell’anno 3573, l’umanità dovrà ancora trascorrere più di 1500 anni nel quinto periodo di civiltà, sviluppando a pieno e spiritualizzando l’anima cosciente, per accogliere poi in sé in piena coscienza e libertà il sé spirituale. La necessità di accogliere il sé spirituale proprio entro l’anima cosciente, fu caratterizzata da Rudolf Steiner con queste parole:

▸«Ora [dopo il quinto periodo di civiltà] all’anima cosciente spetta il compito di afferrare il sé spirituale, così che il sé spirituale illumini l’anima cosciente. Questo deve venire preparato a poco a poco come compito del sesto periodo di civiltà. Questa [sesta] civiltà sarà nel senso più eminente una civiltà ricettiva [vale a dire sarà collegata con il principio femminile], poiché dovrà aspettare devotamente la penetrazione del sé spirituale nell’anima cosciente, e viene preparata tramite i popoli dell’Asia occidentale e quelli slavi che si spingono avanti [verso ovest] nell’Europa orientale».39

 

Ma prima che possa cominciare questa civiltà, l’anima cosciente deve essere preparata ad accogliere il sé spirituale, vale a dire che sono ancora necessari 1500 anni prima che l’umanità possa realizzare il massimo ideale del quinto periodo di civiltà postatlantico. Rudolf Steiner descrive questo ideale nella sua FiloSofìa della libertà e lo chiama «individualismo etico».40

Se questo però non avviene e l’umanità cerca di ottenere il sé spirituale per così dire evitando l’anima cosciente, tramite l’anima razionale (affettiva) o addirittura tramite l’anima senziente, allora il principio del sé spirituale si diffonderà sulla terra in forma luciferica e invece dei misteri della Sofìa sorgerà la loro controimmagine luciferica.

 

Affinché questo non avvenga e affinché l’umanità nel corso dei prossimi 1500 anni non resti senza collegamento con la celeste Sofìa, le fu mandato come guida e consigliere l’essere AntropoSofìa. Esso può venire trovato al nostro tempo da ogni uomo di buona volontà tramite lo studio della moderna scienza dello spirito, così come abbiamo descritto nella prima parte di quest’opera.

Da tutto questo consegue che l’antropoSofìa fondata da Rudolf Steiner sulla terra nel nostro quinto periodo di civiltà postatlantico è l’unica via non luciferica verso il sé spirituale. Infatti il cammino antroposofico della conoscenza dello spirito conduce al sé spirituale tramite la spiritualizzazione dell’anima cosciente, grazie alla compenetrazione dell’anima cosciente da parte della nuova sapienza della Sofìa, che viene donata oggi all’umanità da AntropoSofìa, la messaggera della celeste Sofìa.

 

Secondo l’esoterismo cristiano questo processo può essere definito anche come la progressiva trasformazione dell’anima cosciente dell’uomo in una Sofìa microcosmica,41 che può così accogliere in piena consapevolezza il sé spirituale e tramite esso trovare l’accesso alla sfera della Sofìa celeste. Questa è la vera via micheliana, che porta alla Sofìa in accordo con lo Spirito del nostro tempo, basandosi sulle forze dell’io individuale che nasce nell’anima cosciente;42 in tal modo essa è anche l’unica via corretta per arrivare alla Sofìa nel nostro quinto periodo postatlantico.

 

In pieno contrasto con questa via stanno i tentativi di instaurare oggi un culto mariano artificiale basato sulle forze dell’anima razionale (affettiva), come si cerca di fare in alcune cerchie della chiesa romano-cattolica. Questi tentativi possono essere considerati una via luciferica per giungere al sé spirituale evitando l’anima cosciente. Questo tipo di culto, che era completamente sconosciuto nei tempi apostolici, contraddice apertamente sia tutta la tradizione del primo cristianesimo sia i vangeli stessi. Il carattere luciferico di questo culto si mostra nel fatto che esso ha prodotto una sorta di doppio arimanico con l’ultimo dei dogmi cattolici vincolanti, vale al dire il dogma della «ascensione fisica» di Maria. Questo dogma, insieme con quello della «infallibilità del Papa», mostra quanto profondamente il materialismo sia penetrato nel cristianesimo cattolico romano.43

 

Nel dogma della «ascensione fisica» di Maria, il mondo spirituale (la sfera solare della Sofìa, con la quale l’entelechia di Maria si unì spiritualmente dopo la sua morte) viene rappresentato in modo del tutto materiale, come un luogo dove si trovano «i corpi fisici». Per la sua natura questo dogma esemplifica in modo lampante la legge spirituale a cui faceva riferimento Rudolf Steiner in una delle sue conferenze,44 secondo Cui la cura delle tendenze luciferiche che nella vita esteriore portano ad evitare lo sviluppo dell’anima cosciente, fa nascere nel subcosciente un fortissimo impulso arimanico, che poi si esprime all’esterno in rappresentazioni chiaramente arimaniche come quella dell’ascesa «fisica» al cielo di Maria.

 

Così da una parte, il dogma della «infallibilità» del Papa è oggi un fortissimo ostacolo per l’umanità cristiana all’esperienza del Cristo eterico. In questo modo infatti il regno soprasensibile (eterico) del Cristo, il regno che «non è di questo mondo» (Gv 18,36) viene scambiato con la sua controimmagine terrena del «regno di questo mondo», un regno che oggi si presenta anche nella forma di uno Stato del Vaticano politicamente attivo, con un ‘Presidente-Papa’ che è «rappresentante di Cristo sulla Terra». D’altra parte, il dogma dell’ascensione fisica di Maria ostacola altrettanto seriamente la via dell’umanità moderna verso la vera esperienza della celeste Sofìa, come un’entità puramente spirituale dei mondi superiori. Infatti rappresentarsi l’ascensione di Maria (la sua riunione con la sfera della Sofìa) in modo fisico, blocca la comprensione della vera natura della celeste Sofìa, che è assolutamente soprasensibile.

 

Si può dire che il protestantesimo agì in modo molto più giusto quando, all’inizio del quinto periodo di civiltà, per l’impulso dell’anima cosciente che si andava sviluppando, dapprima rinunciò al culto di Maria nella sua forma cattolico-romana come non più conforme ai tempi, e poi all’inizio del XX secolo, tramite i suoi migliori rappresentanti ispirati dallo Spirito del tempo, pose la questione di un nuovo culto del Cristo, corrispondente all’odierna epoca dell’anima cosciente. La risposta venne dall’essere AntropoSofìa (tramite la mediazione di Rudolf Steiner) nella forma del nuovo culto e dei nuovi riti della «Christengemeinschaft» (Comunità dei cristiani).45

 

Quanto detto non contraddice il fatto che nel sesto periodo di civiltà sorgeranno dei veri misteri della Sofìa che verranno fondati anche come culti. Ma questo deve avvenire nelle giuste forme e a tempo debito, vale a dire dopo che l’intera umanità avrà fatto la piena esperienza dell’anima cosciente sotto la guida dell’essere AntropoSofìa.

Per questo motivo Rudolf Steiner non solo rinunciò a fondare un culto mariano nella Christengemeinschaft, ma nelle sue conferenze parlò pochissimo dei misteri della celeste Sofìa. L’umanità deve prima portare a termine i compiti dell’odierno periodo dell’anima cosciente, che è trascorso per un terzo scarso, prima di potersi dedicare correttamente ai compiti del prossimo periodo di civiltà. Chi vuole fare prima il secondo passo, inevitabilmente inciamperà e soccomberà alla seduzione luciferica o arimanica.

 

Tutto quello che abbiamo detto si può riassumere in una scena che si trova all’inizio degli Atti degli Apostoli, in connessione con la descrizione del mistero di Pentecoste. Nel primo capitolo, dopo l’elencazione dei nomi di tutti gli undici apostoli, «Maria, la madre di Gesù» (1,14) viene citata una sola volta, «insieme con [altre] donne».(83) Dopo che sono stati nominati gli apostoli è detto: «Tutti costoro erano assidui e concordi nella preghiera…», e solo dopo vengono menzionate le donne con Maria.

 

Il primo capitolo degli Atti degli Apostoli si chiude con il racconto della sostituzione di Giuda con il dodicesimo apostolo Mattia, e il secondo capitolo si apre direttamente con la descrizione della Pentecoste. Esso comincia con le parole: «Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire tutti costoro si trovavano insieme nello stesso luogo (2,1). Ecco che troviamo per la seconda volta le parole «tutti costoro», riferite chiaramente la prima volta (1,14) solo agli apostoli, prima agli undici e poi ai dodici. Se consideriamo poi che nella descrizione del vero e proprio evento di Pentecoste, nel secondo capitolo, non si fa alcun cenno alla «Madre di Gesù», risulta chiaro che abbiamo qui un mistero. Infatti non c’è alcun dubbio che Maria in questo importante momento per l’ulteriore evoluzione del cristianesimo sulla terra, fosse presente insieme con gli apostoli. Ma perché gli Atti non ne fanno direttamente menzione?

 

Nella iconografia cristiana questo enigma trova un riflesso in due diversi aspetti della rappresentazione dell’evento di Pentecoste. In un tipo di immagine (icona) nella scena della discesa dello Spirito Santo sono raffigurati solo gli apostoli; nell’altro tipo, al centro tra gli apostoli, sta la figura di Maria.

 

La risposta a questo problema deriva dalla descrizione fatta sopra. Non c’è infatti alcuna contraddizione, ma un riferimento a due diversi periodi di evoluzione postatlantica: il quinto periodo o ‘maschile’, rappresentato dai dodici apostoli, e il sesto periodo o ‘femminile’, guidato da Maria. Poiché il primo passo, quello che porta dall’epoca dell’anima razionale-affettiva (in cui ebbero luogo tutti gli eventi del vangelo) all’epoca dell’anima cosciente, deve essere fatto prima del secondo che porta dall’anima cosciente al sé spirituale. Anche nella descrizione degli eventi di Pentecoste, gli Atti degli Apostoli fanno riferimento diretto solo ai dodici apostoli, e la presenza di Maria viene semplicemente sottaciuta. Ella rimane come nascosta sotto il velo del segreto che dovrà sollevarsi soltanto nei misteri della Sofìa nel sesto periodo di civiltà.

 

E così, prima che questo mistero possa venire svelato completamente, dobbiamo attraversare il quinto periodo, l’epoca in cui l’umanità scende in massimo grado nella materia. Un archetipo dell’opera spirituale nella nostra epoca è conservato nella descrizione della Pentecoste riportata negli Atti degli Apostoli, dove l’accento viene messo con decisione sulla partecipazione degli apostoli a questo avvenimento, e non sulla presenza di Maria.

 

Come già detto il mistero di Maria-Sofìa deve rimanere celato fino al suo tempo, vale a dire fino all’inizio del sesto periodo di civiltà, per proteggere l’umanità dal pericolo di una penetrazione luciferica nel mondo spirituale. Questo pericolo cresce oggi sempre più, in conseguenza della diffusione di diverse forme di esperienze spirituali ataviche da una parte, e dall’altra in seguito al fatto che sorgono nuove sette che cercano di estendere il principio dei sessi all’intera costituzione del cosmo, fatto che in ultima analisi porta a confondere il Cristo con una figura assolutamente luciferica della Sofìa.

 

 


 

Note tra parentesi:

(80) – In russo: ‘zelomudrie’, che significa anche ‘castità’.

(81) – La natura di questa nuova facoltà resterà nascosta fino all’inizio del sesto periodo di civiltà.

(82) – Dato che la sesta epoca durerà 2100 anni, di fatto tutte le anime che in quel periodo avranno raggiunto un grado di civiltà generale, avranno la possibilità di passare almeno una volta per un’incarnazione femminile.

(83) – Dopo Maria vengono citati anche i “fratelli” di Gesù

 

Note:

16 – Secondo le indagini scientifico-spirituali di Rudolf Steiner, una parte essenziale delle esperienze dell’anima dell’uomo dopo la morte, durante la sua ascesa nel macrocosmo spirituale tra due incarnazioni, consiste in una tale conseguente unione con la schiera ascendente delle gerarchie sempre più elevate. Così l’anima, per un periodo che comporta all’incirca un terzo della vita terrena, dimora nell’ambito della terza gerarchia (nel mondo delle anime), dopo di che entra nell’ambito della seconda gerarchia o sfera

solare (il regno degli spiriti), dove trascorre la maggior parte del tempo tra due vite terrene. E soltanto dopo, prima di inziare la nuova discesa sulla Terra, tocca l’ambito più elevato della prima gerarchia (vedi precisazioni in merito: O.O. 227, 231, 239).

17 – Secondo Emil Bock, la Maria natanica che morì nel dodicesimo anno dell’era cristiana compì 25 anni poco dopo la trasformazione del Gesù natanico nel tempio (vedi Le. 2,42-51), (vedi: Emil Bock, Infanzia e giovinezza di Gesù, cap. ‘L’immagine della Madonna’, 5° volume della serie «Contributi alla storia spirituale dell’umanità», Ed. Arcobaleno, Oriago (VE). Nel periodo del battesimo nel Giordano essa dimorava già da tempo nella sfera solare (nell’ambito di azione della seconda gerarchia). Infatti, essendo secondo la sua natura un essere puro, paradisiaco, dopo la morte non dovette attraversare il kamaloka, bensì venne accolta subito, in un primo momento nell’ambito della terza gerarchia e poi in quello della seconda gerarchia, vale a dire, si elevò spiritualmente in seno alla celeste Sofia.

18 – O.O. 114, 18 e 19.9.1909

19 – O.O. 114, 18.9.1909

20 – Nella conferenza del 30.12.1913 (O.O. 147) descrivendo le tre fasi cosmiche che precedettero il mistero del Golgota come pure la partecipazione ad esse dell’entelechia del futuro Gesù natanico, Rudolf Steiner indica per due volte la sfera solare come «luogo di dimora» di queste tre fasi cosmiche, ciò che rende possibile nominare il luogo in cui si trovava la «grande loggia madre» nella quale venne custodita l’entelechia del Gesù natanico fino alla sua incarnazione sulla Terra alla svolta dei tempi (O.O. 114, 18.9.1909). Ciò tuttavia non esclude che la grande «loggia» solare nella sfera eterica adiacente alla Terra possa avere anche una rappresentanza.

21 – O.O. 114, 18.9.1909

22 – Vedi nota 20

23 – E. Bock, Infanzia e giovinezza di Gesù, parte V, ‘Due vite di Maria’, § ‘L’essere verginale’, 5° volume della serie «Contributi alla storia spirituale dell’umanità», Ed. Arcobaleno, Oriago (VE)

24 – Questa unione delle due Marie in un nuovo essere più evoluto, di cui l’uno era rivolto al mondo terrestre e l’altro al mondo soprasensibile, alla sfera della Sofia, potè compiersi soltanto grazie al rapporto karmico formatosi e sviluppatosi sulla Terra tra di esse, mentre era incarnata anche la Maria natanica, e coltivarono rapporti reciproci.

25 – in merito O.O. 114, 19.9.1909, O.O. 148, 6.10.1913 e nota 23

26 – O.O. 114, 19.9.1909

27 – Sull’articolazione dell’evoluzione storica dell’umanità nelle diverse epoche vedi O.O. 104

28 – In connessione Rudolf Steiner fece la seguente esposizione: Nel «sesto periodo di civiltà postatlantico (…) il sé spirituale giunge a maturazione, entro il quale l’uomo non può vivere senza veggenza» (O.O. 186, 7.12.1918)

29 – O.O. 175, 20.2.1917

30 – O.O. 182, 30.4.1918

31 – In merito al mistero della Sofia vedi Sergej O. Prokofieff Ewige Individua- litàt. Zur karmischen Novalis-Biographie (Individualità eterna. La biografia karmica di Novalis), cap. 12, Dornach 1987, come pure Die geistigen Aufgaben Mittel und Osteuropas (I compiti spirituali dell’Europa centrale e dell’est), parte V, cap. 6, e parte VII, Dornach 1993

32 – O.O. 130, 21.9.1911 e 4.11.1911. Wl. Solowjeff definì questa condizione futura «stato divino dell’umanità». Si può trovare la descrizione di questa dal punto di vista scientifico-spirituale, come pure il suo processo di nascita in Sergej O. Prokofieff Il corso dell’anno come via d’iniziazione all’esperienza dell’entità del Cristo. Un esame esoterico delle feste dell’anno, parte IV, cap. 6, Ed. Arcobaleno, Oriago (VE)

33 – O.O. 177, 28.10.1917

34 – nota 31

35 – nota 25

36 – nota 31, Ewige Individualitàt (Individualità eterna), cap. 12

37 – O.O. 116, 9.3.1910

38 – O.O. 121, 9.6.1910

39 – O.O. 121, 16.6.1910

40 – O.O. 4, cap. IX

41 – O.O. 103, 31.5.1908

42 – L’unico uomo che presagì questo futuro già nel passaggio dal XVIII al

XIX secolo fu il poeta e mistico tedesco Novalis. Proveniente da famiglia rigorosamente protestante, ottenne grazie all’illuminazione interiore l’accesso alla sfera cosmica della Sofia e sperimentò il mistero del suo legame con la Maria alla svolta dei tempi (vedi i suoi Inni alla notte, Canti spirituali e Canti a Maria). Così il rapporto di Novalis con Maria-Sophia è emerso direttamente dalla sua individuale esperienza spirituale, come pure dai ricordi delle sue passate incarnazioni. Era fondato sulle forze di un’anima cosciente completamente sviluppata, per cui non aveva bisogno di alcuna tradizione, né esteriore, né ecclesiastica o di dottrine teologiche, ma scaturì da esperienze coscienti nel mondo spirituale. Così Rudolf Steiner potè dire di esso: «Scorriamo le opere di Novalis, e ovunque troviamo punti di partenza per il più puro insegnamento antroposofico, fino nei particolari, basta per così dire scovarli. Così si può vedere come Novalis sia compenetrato da un cristianesimo antroposofico» (O.O. 143, 16.5.1912). Vedi precisazioni in merito in Sergej O. Prokofieff Ewige Individualitàt. Zur karmischen Novalis-Biographie (Individualità eterna. La biografia karmica di Novalis), Dornach 1987

43 – Il dogma dell’«ascensione corporea di Maria» fu stabilito nel 1950 dal Papa Pio XII; il dogma dell’«infallibilità del papa» dal Papa Pio IX nel 1. concilio vaticano del 1870. Sul significato occulto del dogma dell’«infallibilità» del papa vedi precisazioni in: S. O. Prokofieff Die geistigen Quellen Osteuropas und die kunftigen Mysterien des heiligen Gral (Le sorgenti spirituali dell’Europa dell’est e i futuri misteri del santo Graal), cap, 18 2. ed, Dornach 1995

44 – O.O. 184, 22.9.1918

45 – La «Christengemeinschaft» (Comunità dei cristiani) fu fondata nell’anno 1922 dal pastore protestante Friedrich Rittelmeyer (1872-1938) e ricevette per mezzo di Rudolf Steiner, ciò che da allora costituisce il suo contenuto spirituale: un nuovo culto cristiano, «La consacrazione dell’uomo». Nella conferenza del 30.12.1922 (O.O. 219) Rudolf Steiner disse in merito: «Il movimento di rinnovamento religioso [Christengemeinschaft] costituitosi in modo autonomo, ha tratto il suo contenuto dall’antroposofia». Sulla fondazione della Christengemeinschaft vedi precisazioni in: H.-W. Schròder Die Christengemeinschaft, Entstehung, Entwicklung, Zielsetzung (La comunità dei cristiani, nascita, sviluppo, meta), Stoccarda 1990