Risposte a domande
O.O. 327 – Impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura – 12.06.1924
Sommario: Sul diluire, l’agitare e il distribuire del preparato “cornoletame”. Conservazione e uso delle corna di mucca. La caotizzazione nei semi. La capacità riproduttiva e nutritiva nei cereali.
La diluizione è da fare in proporzione aritmetica?
R. Steiner: Ci sarà da dire parecchio su questo argomento. Probabilmente risulterà che con l’aumento della superficie da irrorare sarà necessaria una maggior quantità di acqua e, in proporzione, una minore quantità di “corno-letame”; con un numero relativamente minore di dosi si potranno così concimare maggiori superfici. A Dornach avevamo venticinque corna e per il momento abbiamo distribuito il prodotto prima in un grande orto, usando il contenuto di un corno per ogni mezzo secchio d’acqua. Poi abbiamo preparato un secchio intero con due corna. In seguito avevamo da concimare una superficie notevolmente più estesa, e abbiamo adoperato sette corna in sette secchi di acqua.
Nel caso si debbano trattare vaste superfici, è permesso mescolare il “corno-letame ” con un agitatore meccanico, o non è bene?
Il problema è se si debbano prendere le cose con scrupolosa severità, o se si possa decidere di scivolare un po’ alla volta sulla via dei surrogati. E. fuori dubbio che il mescolare la soluzione a mano è ben diverso che farlo per mezzo di una macchina. Naturalmente un cultore delle macchine non vorrà ammetterlo. Ci si figuri però quale immensa differenza vi è se realmente si agita la soluzione a mano, con la presenza cioè di tutti i sottili movimenti che la mano genera nell’agitare, con tutto il resto che accompagna il processo e magari anche con le sensazioni, oppure se si agita semplicemente a macchina. Certo la gente non crede che ci sia questa differenza, ma la si osserva pedino in campo medico. Mi si creda, non è lo stesso preparare un medicamento manualmente oppure fabbricarlo a macchina. L’uomo passa qualcosa a ciò che lavora, se esegue di persona la lavorazione; è qualcosa che non deve far sorridere. Spesso mi è stata chiesta la mia opinione sui farmaci Ritter, quelli che alcuni dei presenti conoscono in medicina appunto come farmaci Ritter. Forse è anche noto che taluni li osannano per le strepitose guarigioni così ottenute, e altri dicono che sono invece quasi inattivi. Naturalmente gli effetti ci sono, ma io sono saldamente convinto che se questi farmaci venissero introdotti sul mercato, i loro effetti si ridurrebbero parecchio, perché proprio per questo genere di farmaci non è indifferente se sia o non sia il medico stesso a somministrarli di persona ai suoi pazienti. Quando tutto si svolge in una cerchia ristretta, nel somministrare la medicina il medico porta con sé un certo entusiasmo. Si dirà che l’entusiasmo non può venir pesato sulla bilancia; certo, ma esso comunica le sue vibrazioni, e i medici si sentono elevare lo spirito quando sono presi da entusiasmo. Si sa che la luce agisce moltissimo sui medicamenti, e perché mai l’entusiasmo sarebbe escluso da questa azione? Esso trasmette molto, opera molto, e per suo mezzo i medici entusiasti di oggi ottengono grandi risultati. I farmaci Ritter agiscono molto fortemente proprio per questo motivo. Con l’entusiasmo si possono ottenere grandi effetti, mentre introducendo una preparazione in serie si vedrebbero probabilmente svanire gli effetti. Di tutto questo va tenuto conto; una lavorazione che comprenda tutto quel che può fluire da una mano umana, e non si tratta di poco, è ben diversa da quella fatta a macchina. Sono sicuro che un po’ alla volta questo lavoro di mescolare a mano diventerà un vero divertimento, e non si penserà a una macchina neppure se occorreranno molte dosi di “comoletame”. Si arriverà a fame un lavoro domenicale come passatempo postprandiale, quando si avranno molti ospiti da intrattenere. Il risultato sarà ottimo e senza bisogno di macchine.
La distribuzione di mezzo secchio d’acqua su di una superficie di circa 1500 metri quadrati comporta già piccole difficoltà tecniche. Se si deve aumentare il numero dei corni, il tutto non è solo proporzionato al loro numero, ma le difficoltà aumentano in proporzione assai maggiore, la distribuzione diventa parecchio più difficile. Conviene allora aumentare la quantità di acqua? oppure attenersi alla proporzione data di un corno per mezzo secchio e distribuire questo mezzo secchio per la superficie indicata?
Si potrà aumentare l’acqua, ma credo che bisognerà cambiare il metodo per agitarla. Si può prima mescolare in mezzo secchio d’acqua la dose di un corno, e poi diluire il quantitativo fino a riempire un secchio, naturalmente tornando ad agitare. Ma credo che si possa fare meglio calcolando la minor quantità di sostanza necessaria per mezzo secchio, preparando poi il concime a mezzi secchi per volta, anche usando meno di un corno per volta. Quel che conta soprattutto è che si giunga a un’intima compenetrazione. Non è affatto sufficiente versare la sostanza nell’acqua e mescolare per avere una vera reciproca compenetrazione che deve essere in realtà intima; versando una sostanza relativamente densa, se non la si mescola con la massima energia, non si ottiene un radicale mescolamento. In ogni caso credo che per un uomo sia più agevole mescolare numerosi mezzi secchi con poca sostanza piuttosto che tornare a mescolare una seconda volta la soluzione preparata.
Dato che vi possono essere particelle solide, è permesso filtrare il liquido per poterlo poi distribuire meglio col nebulizzatore?
Credo che non sarà necessario perché, se si è agito con sufficiente rapidità, si ottiene una soluzione piuttosto opaca e non occorre preoccuparsi che ci siano ancora resti solidi; la soluzione sarà facile da nebulizzare. Il puro letame di mucca è il migliore, e non credo che si debba fare la fatica di ripulire il prodotto, anche se vi sono corpi estranei. Se poi ce ne fossero, essi verrebbero ad agire più in modo favorevole che negativo perché, col processo di concentrazione e la successiva diluizione, altro non agisce se non l’irradiazione; non agiscono più le sostanze, ma l’irraggiamento dinamico, e non si corre affatto il pericolo che, nel punto in cui venisse a cadere un corpo estraneo, crescano poi patate con gemme lunghe e null’altro. Non credo proprio che si corra questo pericolo.
Pensavo soltanto al funzionamento del nebulizzatore.
Se è per questo, si può senz’altro filtrarti, non nuoce affatto. Meglio ancora se si fanno macchine con filtro incorporato.
Non è stata posta la questione se si debba pesare la massa che si estrae dal corno, per ottenere una certa proporzione nella soluzione. Il mezzo secchio si riferisce ai secchi usati in Svizzera e sottintende un certo numero di litri?
Mi sono servito di un secchio svizzero, quello in uso per la mungitura nelle stalle, e la proporzione è stata determinata a occhio. Si dovrebbe ora tradurla in termini di peso.
Le corna possono essere adoperate più volte, oppure devono essere prese ogni volta quelle di bestie appena macellate?
In base a quel che se ne può sapere, perché ancora non sono state fatte prove, penso che un corno possa essere adoperato da tre a quattro volte successive, e che più in là non si possa andare.
Potrebbe forse esistere la possibilità che, dopo esser state adoperate per tre o quattro anni, le corna vengano riposte in stalla e usate ancora per un altro anno. Non so neppure di quante corna possa disporre un’azienda; se si debba procedere con molta economia oppure no. Sono problemi a cui per il momento non posso rispondere.
Da dove sì possono far venire le corna dì mucca? Dall’Europa centrale o da quella orientale?
È indifferente da dove verranno, basta non prenderle da un deposito di carogne; devono essere più fresche possibile. Per quanto paradossale, è però interessante che la vita in occidente, nell’emisfero occidentale, è completamente diversa da quella nell’emisfero orientale. Vivere in Africa, Asia o Europa è diverso che vivere in America. Potrebbe quindi darsi che corna di mucche americane debbano essere attivate con una tecnica diversa. Potrebbe forse risultare che nelle corna americane il letame debba essere più compresso, reso più denso, magari pigiato ben bene. È meglio usare corna della regione in cui si vive, perché vi è una grande affinità fra le forze insite nelle corna di una certa regione e le altre forze che operano nella regione stessa; le corna con forze estranee potrebbero trovarsi in contrasto con le forze attive nella terra in cui vengono poste. Si deve anche tener conto del fatto che molto spesso le mucche che forniscono le corna in una certa zona non sono direttamente della regione stessa. Basterà però considerare che, quando una mucca si è nutrita per tre o quattro anni di seguito in una regione, vi è vissuta tre o quattro anni, si può considerare come appartenente a quella regione, se non è ima mucca americana.
Che età devono avere le corna? devono essere dì mucche giovani o vecchie?
Secondo lo spirito della cosa ritengo che le mucche di mezza età siano le migliori. Sono tutti problemi che vanno sperimentati.
Dì che dimensione devono essere le corna?
Press’a poco da 30 a 40 centimetri, vale a dire delle dimensioni delle corna di una mucca dell’Allgàu. nell’Alta Baviera.
È anche importante se il corno proviene da un bue, da un toro o da una mucca?
È molto probabile che se si usano corna di bue la cosa non funzioni del tutto, e che quelle di toro diano un risultato relativamente scarso. Per questo parlo sempre di corna di mucca. Di regola le mucche sono di sesso femminile! Intendo quindi animali femminili.
Qual è il miglior momento per seminare cereali, frumento?
La risposta a questa domanda sarà completa quando parlerò appositamente delle semine. L’epoca delle semine è naturalmente molto importante, e corre una gran differenza fra il seminare vicino ai mesi invernali o lontano. Seminando vicino ai mesi invernali si otterrà un’intensa forza riproduttiva; se si è più lontani si avrà per i cereali una maggiore capacità nutritiva.
Il preparato “cornoletame” può essere anche mischiato con sabbia? E la pioggia ha conseguenze?
Per quanto si riferisce alla sabbia si può farlo senz’altro. Noi non lo abbiamo provato. Quanto all’effetto della pioggia è pure qualcosa che andrebbe sperimentato. È da supporre chi la pioggia non comporti alterazioni e che provochi anzi un consolidamento di quel che si vuole ottenere. D’altra parte si tratta di una concentrazione di forze talmente intensa che si potrebbe persino pensare che il piccolo urto provocato dalle gocce, cadendo, provochi troppa dispersione. Nulla da obiettare in merito al mischiare della sabbia fra il letame.
Come è possibile evitare danni nella conservazione del corno dì mucca e del suo contenuto?
In queste cose di norma vale il principio che l’evitare pretesi influssi dannosi genera spesso più danni che il non far niente; come oggi con la mania di disinfettare tutto, spingendosi di regola troppo in là. Per le medicine della nostra corrente terapeutica abbiamo dovuto constatare che se vogliamo evitare in modo assoluto ogni possibilità di formazione di muffa, finiamo per adoperare metodi che frenano l’azione terapeutica stessa. Non ho un gran timore di questi diversi danni, non sono poi così gravi; è meglio non darsi tanto da fare in cerca di metodi di purificazione e lasciare le cose come stanno. A Dornach avevamo messo vesciche di maiale perché la terra non entrasse. Una pulitura particolare delle corna stesse non è raccomandabile. Bisogna rendersi conto che non sempre la sporcizia è qualcosa di “sporco”. Se ci s’impiastriccia il viso magari con uno strato sottile di oro si tratta di sporcizia, eppure l’oro adoperato non è sporco. Quel che sembra sporcizia non è sempre tale. Lo sporco può talvolta essere proprio un mezzo conservante.
Si deve in qualche modo favorire il processo di caotizzazione interna del seme?
È possibile favorirlo, ma non sarà necessario perché, quando si arriva alla formazione del seme, si ha già di per sé un massimo di caotizzazione, e non è necessario favorirlo. Va invece sostenuta la concimazione, ma per il seme non credo che sia il caso di sostenere artificialmente la caotizzazione, una volta che esso sia fecondato, perché questo comporta già di per sé la completa caotizzazione. Lo si potrebbe naturalmente fare rendendo 108 il terreno più silicico di quello che già non sia perché, attraverso la silice, operano gli elementi cosmici che vengono captati dalla terra. Si potrebbe dunque seguire questa via, ma non credo che sia necessario.
Quanto conviene che siano grandi le superfici sperimentali di terreno? Non sarà necessario fare anche qualcosa per le forze cosmiche che devono essere conservate fino alla germinazione della nuova pianta?
Su questo punto si potrebbero fare diversi esperimenti. In queste cose è relativamente facile dare direttive, ma l’estensione più adatta allo scopo va ricercata sperimentando. Per questa domanda l’esperimento è abbastanza facile; per esempio si possono seminare due aiuole contigue con del frumento e del trifoglio spagnolo. Si avrà allora modo di vedere conte una pianta, che per propria tendenza passa in seme con facilità, quale è il frumento che si trova sempre in questo stato, Con l’uso della silice mostri una diminuita formazione di semi. Nel trifoglio spagnolo si vedrà che la formazione del seme viene completamente impedita, oppure che avviene in ritardo, Sperimentando su questi fenomeni si possono sempre prendere a paragone le caratteristiche del frumento, vale a dire di una pianta che forma molti semi, e compararle con quelle analoghe del trifoglio spagnolo, delle leguminose; si otterranno così interessanti risultati sulla formazione dei semi.
È indifferente la scelta del momento in cui nebulizzare sul campo il preparato diluito?
Di sicuro non è indifferente, se si vogliono conservare le corna come tali dopo averle tolte dal terreno. Di regola però le si può lasciare nel terreno fino al momento dall’uso; non peggiorano neppure se vi rimangono anche tutto l’inverno e una parte dell’estate. Se però si fosse costretti a conservarle diversamente occorrerebbe farsi una cassetta riempita di torba, tutta imbottita di torba. Le corna ripiene si collocano all’interno della cassetta affinché la forte concentrazione del prodotto permanga inalterata. Non si dovrebbe invece in nessun modo cercare di conservare la soluzione già diluita. La si deve mescolare quando si prevede di adoperarla entro un breve spazio di tempo.
Nel caso sì voglia trattare del frumento dì semina invernale, sì devono usare le corna ripiene dopo tre mesi che sono state tolte dal terreno?
Il meglio è lasciarle in seno alla terra finché giunga il momento di adoperarle. Se vengono usate in imminenza dell’autunno, le si lasci fino al momento in cui si devono adoperare. Il letame non si deteriora.
Le forze eteriche e astrali non sì vengono a disperdere a causa della finezza della nebulizzazione nell’aria per mezzo del nebulizzatore?
Assolutamente no. Queste forze hanno un legame molto forte. A meno che non lo si voglia cacciar via a priori, per lo spirito in genere vi è meno da temere che scappi, che non per la materia.
Come sì devono trattare con ì componenti minerali le corna che hanno passato sotto terra il perìodo estivo?
Le corna non subiscono danni se vengono estratte dal terreno e conservate in un posto qualsiasi. Si possono gettare in un mucchio, e questo non danneggia le sostanze minerali che hanno passato sotto terra i mesi estivi; può perfino giovare anche esporle al sole.
Le corna devono venir interrate nello stesso campo in cui avverrà in seguito la concimazione, oppure sì possono mettere una vicino all’altra in qualche altro posto?
La differenza sarebbe talmente modesta che può esser trascurata.
Praticamente la cosa migliore sarà di trovare un posto in cui si abbia terra relativamente migliore, cioè non una terra molto mineralizzata ma piena di humus, e in essa, nello stesso posto, possono venir interrate tutte le corna di cui si ha bisogno.
Come ci sì comporta in agricoltura per quanto sì riferisce alle macchine? Sì dice che non sì debbano usare macchine.
Già, questo è davvero un problema che nella sua sostanza non trova una risposta se si parte da un punto di vista strettamente agricolo. È fuori dubbio che nelle condizioni della vita sociale moderna, è una domanda assai anacronistica chiedere se si debbano o no usare macchine. Oggi sarà difficile fare gli agricoltori senza usare macchine. D’altra parte non tutti i processi sono così intimamente connessi con quelli naturali quanto quello dell’agitare la soluzione o altri analoghi. Proprio come si dovrebbe evitare di intervenire con mezzi solo meccanici in un processo tanto intimo della natura, così la natura stessa provvede nei riguardi degli altri elementi, affinché per le cose che nulla hanno a che fare con l’elemento meccanico, anche usando le macchine non si arrivi molto lontano. Nella formazione del seme la macchina ha davvero scarsa influenza; ci pensa la natura. Comunque credo che la domanda non sia molto attuale. Oggi 1 situazione è come è; si pensa forse possibile fare oggi a meno delle macchine? Bisognerà solo stare attenti che in agricoltura non si cada in una macchinomania. Di sicuro si noterà che se qualcuno ne è affetto in qualche modo, le cose gli andranno peggio, anche se una nuova macchina porta miglioramenti, che non continuando ad operare la stessa macchina di prima fino alla sua completa messa fuori uso. Si tratta comunque di problemi non strettamente pertinenti all’agricoltura.
si può utilizzare la proporzione dì “cornoletame ”, indicata come normale, anche per una superficie di metà estensione?
Ne risulterebbero frutti ipertrofici, come ho già detto in altra occasione. Se per esempio si fa la concimazione per le patate, oppure per altre coltivazioni simili, si otterranno frutti troppo grossi, steli e fogliame dilatati, e non si raggiungerà lo scopo che ci si era prefissi. Si avrà come risultato una vegetazione lussureggiante che si forma per troppo nutrimento assorbito dalla pianta.
Come ci si comporta con le piante da foraggio nelle quali si vuole proprio abbondanza di vegetazione? o con gli spinaci?
Credo che anche in questi casi si debba usare soltanto lo stesso mezzo secchio per il contenuto di un “cornoletame”, così come abbiamo fatto a Dornach per una superficie che in conclusione era soltanto un orto. Per coltivazioni su superfici più estese ne occorrerà perfino di meno. Questa è la proporzione ottimale.
È indifferente il letame da usare, se di mucca, di cavallo o di pecora?
Il materiale migliore per la preparazione in questione è senza dubbio il letame di mucca. Ci si potrebbe chiedere, e anche indagare, se si possa usare il letame di cavallo. Volendo adoperare il letame di cavallo, occorrerà avviluppare il corno di mucca con dei crini di cavallo tratti dalla criniera, in modo da rendere attivo quel che nel cavallo è nella criniera, dato che esso non ha corna.
L ’operazione va fatta prima o dopo la semina?
Il meglio è farla prima della semina. Quest’anno potremo vedere come essa agisce. Siamo infatti arrivati in ritardo e in alcuni casi dovremo farla dopo la seminagione. Vedremo se è di 112 impedimento o no. Va da sé che si debba farla prima della semina, affinché il terreno sia già impregnato.
Si possono usare le corna usate per il letame anche per introdurvi il minerale?
Lo si può certamente, ma va notino che le corna non vanno adoperate più di tre o quattro volte. Esse perdono le loro forze già dopo averle usate tre o quattro volte.
Ha importanza chi sia la persona che esegue il lavoro? Può farlo chiunque, oppure deve essere un antroposofo?
Questo è proprio il problema, ma a porlo oggi si rischia il ridicolo. Posso ricordare che vi sono persone alle quali i fiori coltivati sul davanzale della finestra crescono meravigliosamente, e altre con le quali essi non crescono affatto, appassiscono. Sono fatti. Tutto quel che avviene, inspiegabile alla mentalità corrente, ma evidente interiormente per influsso dell’uomo stesso, avviene anche perché ad esempio un uomo mediti, si prepari con una vita meditativa; ne ho parlato ieri. Quando al medita si vive in tutt’altro nesso con l’azoto che contieni le immaginazioni. In questo modo ci si mette in condizione che tutto ciò diventi realmente operante; ci si pone in una simile condizione anche di fronte all’intera crescita del mondo vegetale. Solo che ai nostri tempi la cosa non è tanto evidente quanto lo era quando queste realtà erano riconosciute. Vi furono tempi in cui gli uomini veramente sapevano che con certe pratiche divenivano capaci di prendersi cura della crescita vegetale. Siccome oggi non si bada più a queste cose, è determinante altra gente, e questi effetti sottili vengono perduti perché si circola continuamente fra persone che non pensano a questi fatti. Per questo motivo è anche facile venir contraddetti se si usa qualcosa di simile, e di conseguenza mi sento impedito dal parlare liberamente di queste cose se davanti a molta gente, perché oggi naturalmente, per le condizioni stesse in cui si vive, queste idee possono essere confutate con facilità. Nei colloqui che abbiamo avuto nella sala Bock, il nostro amico Stegemann aveva posto una domanda molto delicata, e cioè se si possano combattere i parassiti per questa via, cioè con la concentrazione o con simili mezzi. È fuori discussione che sia possibile, operando in modo adeguato. Soprattutto nel periodo fra la metà di gennaio e la metà di febbraio, quando la terra sviluppa al massimo le sue forze che in quel tempo sono in essa alla loro massima concentrazione; se si istituisse un periodo festivo per praticare simili concentrazioni, l’effetto non mancherebbe. Lo ripeto, è una domanda delicata, ma essa ha una risposta positiva nel senso indicato. Solo che tutto deve esser fatto in consonanza con Finterà natura. Si deve sapere che non è lo stesso fare un esercizio di concentrazione in pieno inverno o in piena estate. Nei detti popolari vi sono molte cose che possono dare cenni importanti all’uomo dei nostri giorni. Ieri avrei potuto facilmente aggiungere ancora che, tra le molte cose che dovevo fare in questa incarnazione e che non ho potuto fare, vi era anche l’idea che mi venne quando ero ancora giovanissimo: quella di scrivere una specie di filosofia del contadino, descrivendo i concetti che egli sviluppa in tutto quanto gli viene incontro. Ne sarebbe potuto venire qualcosa di assai bello, e soprattutto sarebbe stata confutata l’asserzione di chi ritiene stupidi i contadini. Già dal modo di configurare le parole ne sarebbe risultata una sottile saggezza, una filosofia che si esprime grandiosamente sulle intimità della vita della natura. Si rimane davvero stupiti di fronte a tutto ciò che il contadino sa di quanto avviene nell’intimo della natura. Oggi non è più possibile scrivere una simile filosofia del contadino perché ai nostri tempi queste cose sono quasi interamente perdute, le condizioni non sono più come quaranta, cinquant’anni fa. Era qualcosa di molto significativo, e si poteva imparare molto di più dai contadini che all’università. Erano altri tempi; si viveva con i contadini in campagna, ed era una rarità se essi venivano qualche volta in contatto con quelli che portavano il cappello alla calabrese e che avviarono poi il movimento socialistico. Oggi tutto è cambiato; le signore e i signori qui presenti che sono ancor giovani non hanno il minimo sentore di quanto sia cambiato il mondo negli ultimi trenta o quarant’anni. Oggi è andato perduto molto del bello che circolava nei dialetti popolari, e ancor più è andato perduto il contenuto della vera e propria filosofia contadina, una specie di filosofia della civiltà. Persino nei calendari agricoli vi erano cose che oggi non vi si trovano più; avevano anche un altro aspetto esteriore, mettevano a proprio agio. Conobbi ancora calendari agricoli, magari di carta scadente, che contenevano però i segni dei pianeti disegnati a colori, e sulla copertina vi era anche uno zuccherino, un vero piccolo zuccherino che si poteva sempre leccare ogni volta che si consultava il libretto. In questa maniera il libro veniva reso anche più “gustoso”. E le persone lo adoperavano ima dopo l’altra.
Rispetto al numero dì corna da usare, ci sì deve regolare secondo il semplice intuito nel caso che sì debbano concimare vaste aree?
Lo sconsiglierei. In questo caso credo che ci si debba poggiare veramente sul ragionamento. Direi piuttosto che si faccia con buon senso che cosa occorre per ottenere sperimentalmente dei buoni risultati, ma che poi si cominci a tener conto del mondo esterno e si metta tutto in cifre, facendo delle tabelle alle quali la gente si possa attenere. Direi che se qualcuno, secondo le sue disposizioni, si sente in grado di mettere in pratica queste idee secondo il suo intuito lo faccia pure, ma non si comporti di fronte agli altri come chi disprezza le tabelle e le presenti piuttosto in modo chiaro e calcolabile. Tutto dovrebbe venir tradotto in cifre e somme ben calcolabili. È qualcosa di cui oggi la gente ha veramente bisogno. Dobbiamo usare corna di mucca se vogliamo fare bene, ma evitare incornate di toro nel presentare il problema al mondo. Sono queste le cose che facilmente conducono a resistenze. Consiglierei di passare il più possibile a compromessi, e di ben considerare i giudizi che vengono dall’esterno.
Nei cumuli di composto va usata la calce viva nelle percentuali che oggi vengono prescritte?
Il vecchio procedimento si dimostrerà senz’altro efficace, ma si deve stare attenti se si tratta di un terreno di palude, torboso, o sabbioso. Se è sabbioso occorrerà meno calce viva, mentre il terreno paludoso ne richiede ima quantità maggiore, data la formazione acida.
Che cosa succede se sì rivolta il composto?
Non lo si danneggia affatto. Dopo aver vangato, si deve però tornare a proteggerlo con uno strato di terra intorno, ricoprirlo con uno strato di terra. A questo scopo è particolarmente indicata la terra torbosa, la torba stessa.
Quale genere di potassio potrà venir impiegato durante la fase di transizione?
Sali di potassio e magnesio.
Qual è il modo migliore dì usare il letame che rimane dopo aver riempito le corna da interrare? Conviene metterlo sul terreno già in autunno, perché anch’esso attraversi il processo invernale, oppure va lasciato riposare fino alla primavera?
Occorre tener presente che la concimazione col cornoletame non sostituisce del tutto la concimazione in generale, e che naturalmente si deve continuare a concimare anche altrimenti. Il nuovo concime è una specie di concimazione sussidiarla che eleva in modo notevole il valore delle concimazioni usate fino ad ora. Si deve quindi continuare a praticare l’altra concimazione.